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Autore: IwonLyme    21/05/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci giunti alla nona parte. Nivek e Nowell stanno per fare ritorno tra i Ribelli, cosa troveranno? Come verranno accolti?

La Voce del Re - Parte IX
 
Percorremmo il cielo ed esso sembrò celare la nostra presenza poiché veloci procedevamo e nessuno ci vide. Molti soli sorsero e tramontarono prima che riuscimmo a giungere al luogo dove ci attendevano ed una volta lì i nostri cuori sembrarono sollevarsi colmi di felicità. In lontananza cominciarono a scorgersi numerose case ed intorno ad esse tende erano state poste e fuochi erano accesi per diradare l'oscurità della notte. Sbattei forte le ali ed anche Nowell ebbe un sussulto. La nostra gente apparì avanti a noi e così fummo finalmente in pace. I dubbi svanirono. Loro erano lì e lì erano i nostri cuori.
I polmoni mi si riempirono d'aria fredda e luminosa. Ruggii con forza ed intorno a noi vibrò il Cielo. Silenziosa la grande nube si aprì sopra di noi. Si allargò e il blu luminoso si rivelò a coloro che stavano sotto di noi: il Re del Cielo era giunto e dovevano saperlo. Voci alte si sollevarono da terra e risposero al mio urlo e così arrivai nel luogo che mi aveva atteso. Così arrivarono Nowell il Solitario e Nivek Lungo Sguardo tra la gente che si ribellava al Re Orrendo.
Le zampe toccarono terra e la velocità fu rallentata dalla corsa. Nowell scese dalla mia schiena e veloce ripresi il mio corpo e così fummo davanti alle tende più esterne illuminate dall'opaca luce dei falò. La gente giungeva e si raccoglieva dove il grande Drago ed il suo Domatore erano scesi. Vi erano uomini e donne e bambini, Draghi o Domatori che fossero.
Anche i nostri compagni scesero dal Cielo e vicino a noi si fermarono. La mano di Nowell era stretta nella mia e ci eravamo trovati uniti in quel modo senza pensarci mentre i nostri petti si gonfiavano di gioia e si liberavano, si aprivano al vero, alla volontà di coloro che avevamo raccolto sotto di noi. Un luminoso raggio balenò e la luna si rivelò oltre l'ombra e quello fu l'unico posto in cui il Re Orrendo non giunse poiché vi era il Signore del Vento a respingerlo e tale era il suo potere.
Poi, quando il numero di persone cominciò a stupirci, cominciammo ad avvicinarci ed i Draghi ruggirono e gli uomini esultarono. Chiamavano i nostri nomi e per noi avrebbero affrontato la tenebra. Non osarono toccarci e non osarono avvicinarsi troppo. Elmer e Murray erano dietro di me ed anche loro destarono stupore e meraviglia. Jethro veniva salutato e molti si inchinarono anche a lui. Così i Domatori omaggiavano il mio padrone e Wren e Yorick. Ci facemmo strada tra le tende ed i volti sembravano aumentare ad ogni passo. Erano talmente tanti e tutti vicini che con difficoltà avrei distinto uno del mio popolo da un Domatore. Così doveva essere nell'accampamento di coloro che amavano la libertà e che la volevano sia per coloro che potevano essere liberi sia per coloro che non lo sarebbero mai più stati. E le voci ed i canti si univano alla meraviglia. In quel clima arrivammo alla città nelle cui strade e finestre vi erano altri ed altri ancora. Lanterne brillavano flebili e la luna rischiarava le teste tanto che difficilmente ci saremmo ingannati sul numero.
Poi in lontananza il profilo si delineò chiaro ed una figura si pose noi davanti. In mano reggeva una luce e lì ci fermammo. – Chi giunge dal Cielo a notte fonda e senza luce? – Domandò e ci sentimmo immediatamente a casa.
– Viaggiatori in cerca di un riparo, ma ancor più in cerca di un caldo sorso di buon senso. – Rispose Nowell con il riso alle labbra. – E questa notte abbiamo anche la luce.
– Dire la luna vostra luce mi fa intendere che l'audacia non vi manca. – Disse e vi fu in attimo di silenzio che si diffuse per tutto l'accampamento. – Che il Cielo stesse per portarmi qualcosa lo sapevo … ma mai avrei creduto che fosse un Re con il suo seguito. – E detto questo si inchinò profondamente. – Benvenuti tutti, miei illustri ospiti. Questa è la terra degli Avvoltoi e qui dimora il buon senso che cercate.
– Non avevo dubbi. – Concluse il mio padrone e lasciando le mie dita abbracciò Ormond che ricambiò ridendo e con la voce rotta dal pianto. Avrei desiderato vedere più chiaramente un omone come lui piangere di gioia.
– Orsù! Andate! Domani udirete le parole di coloro che sono giunti dal Cielo e che ci hanno liberato dal buio! Lasciate che riposino e che vadano a dormire! Sono giunti! Sono giunti ma ora devono riposare! – Disse sbatacchiando la lanterna ed agitando le mani al cielo e lo urlò tanto che fui sicuro lo sentissero fino ai margini delle tende. Gli uomini e le donne allora si allontanarono e lentamente ricominciammo a vedere la strada che calpestavamo e fummo sferzati da aria fresca. – Quanto attendere e quanta pena per voi, miei signori, ma ora venite, alla mia casa vi attende cibo e luce se lo desiderate. Wardell lì vi sta aspettando e credo che questa notte saranno questi due fratelli a non lasciarvi dormire.
Così ci condusse felice per la via che portava ad una casa modesta ma leggermente più grande delle altre così da poterci ospitare tutti sebbene non comodamente. All'interno un grosso tavolo di legno era coperto di cera e candele accese e carte e mappe ed altre cose che ben poco sapevo a cosa servissero. Lì era dove probabilmente decidevano ed organizzavano il più delle operazioni. Con dolcezza i Domatori concessero a noi Draghi stanchi di sederci sulle poche sedie che vi erano, ma io non lo feci poiché salutai Rastus con molta gioia e poi abbracciai Ishmael contento di vederlo sano e salvo accanto a Wardell. La gioia percorreva il mio animo e non sarei riuscito a stare sopra una sedia nemmeno se mi ci avessero legato. Le ore scorrevano veloci e così il momento di dividerci sarebbe prima o poi giunto, ma quella notte era per gli amici e per coloro che non vedevo da molto, tanto che stringendo a me Ishmael mi sentii tranquillo ed ancor più felice. Nowell parlava fitto con Wardell ed ogni tanto rideva e così il mio cuore insieme al suo veniva inondato di quello strano tepore che si prova a stare in compagnia di persone gradite.
Più candele vennero accese e presentammo Yorick, Elmer e Murray a Rastus ed Ormond. – Lui è Yorick, Ormond, fratello del Re Orrendo, colui che tentò la nostra impresa ed ora desidera prestarci una mano. – Disse Nowell e lo sguardo del capo dei Ribelli divenne subito solenne.
Si avvicinò a Yorick e chinò il capo mentre il suo corpo si serrava nel rispetto. – Mio signore, sono Ormond figlio di Ghetrand ed egli fu vostro fedele. Eravate molto caro a mio padre e fino alla morte si rammaricò per il vostro destino e la vostra caduta. Egli insegnò a me ed a mio fratello a rispettare i Draghi ed è per lui che noi serviamo questa causa e che, fin da quando abbiamo raggiunto la maggior età, ci prodighiamo contro la crudeltà del Re Orrendo.
– Ricordo tuo padre Ghetrand. Egli era un uomo gentile ed ora che mi hai rivelato la tua parentela con lui posso rivederlo con chiarezza in entrambi voi. Sono felice che lui sia vissuto senza ripercussioni. – Disse mio padre ed era molto addolcito dalle parole di Ormond.
– Una cosa, se mi permettete, desidero dire per lui visto che egli non può farlo con la sua voce. – Continuò il Domatore.
– Fa' pure e non sentirti in condizione di parlarmi con troppo riguardo. – Gli concesse il Principe Perduto.
– Egli mi disse che, sebbene ciò che grandemente avevate immaginato non è del tutto avvenuto, era convinto che senza di voi nessuno si sarebbe mai opposto a colui che manda l'ombra dall'est. Disse che il sacrificio di un uomo non può dirsi fallito se in memoria di esso molti lottano e sperano e si sacrificano a loro volta. Disse che questo infine era il piccolo compito che spettava a coloro che non avevano patito la vostra stessa pena. – Concluse e vidi lo sguardo di mio padre brillare di lacrime e di commozione. Pensava a Naisse e la sentiva accanto a sé come se infine non ne fosse stato privato.
– Le tue parole mi rendono più felice di quel che potresti pensare e ti ringrazio per avermele rivolte con tanto rispetto. – Disse posandogli una mano sulla spalla. – Ma il mio momento è passato, tale si è spento e non si può tornare ai giorni che furono. Mio figlio e mio nipote porteranno avanti i miei disegni e li hanno fatti tanto loro che sono più belli di quanto avessi potuto sperare. – Sorrise. – Infine il sacrificio di colei che amavo è valso, come tu dici, a molto più di quel che mi sembrava.
– Mio fratello Ormond è sempre stato un vostro alto ammiratore ed anche io ascoltavo con piacere mio padre che parlava di voi, ma mi perdonerete se sono meno sentimentale di lui. – Intervenne brusco Wardell. – Nowell ha detto che desideri aiutarci, in che modo? – Gli domandò ed il fratello lo ritenne sgarbato tanto da tirargli una pacca sulla testa e far scattare nel Domatore una acuta protesta.
– Desidero, se mi sarà possibile, dire ciò che so su castello, guardie, abitudini ed ogni altra cosa che, avendo vissuto con mio fratello fin dall'infanzia, credo ancora di sapere su di lui.
– Eppure all'epoca non era “orrendo”. – Aggiunse l'altro appena fu lontano dal braccio di Ormond.
– Non lo era, ma raramente una persona che si vota al male perde le irrilevanti abitudini che possedeva quando questo non le interessava.
– Ma esse sono “irrilevanti”.
– Sono rilevanti proprio perché egli le crede l'opposto. Dovete conoscere l'irrilevante per penetrare nelle difese di colui che guarda solo alle cose che stanno ben aldilà del suo potere e che crede troppo importanti per lasciarsele sfuggire. – Il suo viso fu illuminato dalla luce violenta di una candela e forte apparve il buio che oscurava la sua pelle con un lungo corso. – Se sarà un'aquila con le ali spiegate a pararsi difronte alla sua dimora egli sarà pronto a vederla, la vorrà per sé e preparerà la gabbia. Ma se sarà una mosca ad affrontarlo essa passerà sotto il suo sguardo e non vorrà vedere altro che la riguarda ed essa potrebbe perfino infettarlo senza che egli se ne accorga. – Spiegò e chiaro fu dove volesse arrivare.
– È un diversivo che vuoi offrire lui? – Gli domandò Wardell come se d'un tratto cominciasse a vedere chiaro il valore delle parole dell'uomo che suo padre aveva seguito.
– Non esattamente. – Rispose. – Voglio offrirgli un'esca e tale a parer mio sarà il nostro vantaggio.
– Perché? – Domandai e lui mi osservò facendomi vedere un'ombra di turbamento ed un lampo di ciò che pensava.
– Egli desidera essere il più forte e non baderà alle azioni di uno che crede innocuo, questa sua debolezza ci concederà il vantaggio di allontanare, se saremo bravi a sufficienza, alcuni Draghi dalla città.
– E come?
– Con un diversivo.
– Io lo dicevo! – Esclamò Wardell.
– Se qualcuno istillasse nel Re Orrendo il dubbio che un attacco si tenterà e che i Ribelli sono riuniti in un luogo preciso, allora manderà le proprie forze lontane e colpiremo quando questo avverrà.
– Intendi dire che dovremmo fare in modo che lui creda che qualcuno sia raccolto qui mentre siamo invece stanziati già fuori dalle sue mura e che, una volta lontano parte dell'esercito, dovremo attaccarlo? Ma egli, anche se dovesse venire a sapere di un'aquila che vola lontano dal suo castello da colui che crede una mosca, non è detto che allontanerà gli uomini, non è detto che si fidi a tal punto della mosca che farà da esca. – Intervenne Ormond.
– Invece egli si fiderà. – Corresse Yorick. – Poiché quella mosca un tempo fu un'aquila e non apertamente dichiarerà ciò che sa, ma sarà tanto abile da far sorgere in lui il sospetto così grandemente da renderlo certo.
Tu vuoi andare? – Saltai su ormai avendo compreso ciò che desiderava.
– Io devo andare. – Disse. – Egli vedendomi saprà che qualcosa accade ed io so come parlare a mio fratello, so come fargli credere che il figlio che credeva morto in realtà attenta alla sua vita e che prepara le sue armi in un luogo ben preciso. – Spiegò.
– Ma anche se dovessi riuscirci, come potremmo spostare tutti questi uomini senza farci vedere da nessuna delle spie di mio padre? – Chiese Nowell.
– Dimentichi che ti crede morto. – Rispose. – Egli non diffonde l'ombra per attaccare o spiare, piuttosto per intimorire. Un villaggio di Ribelli è stato distrutto come monito e, se il capo di essi fosse morto, questi, egli crede, essendo mosche senza aquila, si disperderebbero così da rendere inutile perfino un attacco. Forse egli ha spie, questo non lo nego, ma raramente un uomo accecato dal pericolo di perdere il proprio potere dà retta alla ragione e mio fratello non è famoso per riflettere, preferisce colpire e farlo crudelmente. In quanto allo spostamento non sarà un problema. A giudicare dalla strada compiuta posso dire che ci troviamo sotto la Montagna Pendente e che intorno ad essa c'è la Grande Foresta che si estende fino ad un giorno di cammino dalla capitale e dunque poche ore di volo. Passando attraverso essa pochi alla volta saremo in grado di non dare nell'occhio poiché dubito che, anche se mio fratello avesse mandato spie, esse si siano spinte qui, dove c'è la Montagna Pendente, un luogo scarsamente popolato da Draghi e Domatori. L'ovest egli perlustra probabilmente da palmo a palmo e tu, Nowell, dovresti saperlo visto che è lì che egli ti ha trovato.
– Penso che tu abbia ragione. – Concluse il mio padrone.
– Ma come potresti trarlo in inganno? – Protestai ancora io che mai sarei stato favorevole all'idea di mio padre alla mercé di colui che aveva così crudelmente trattato mia madre. – Se egli ti vedesse tornare, capirebbe che tenti qualcosa.
– Ovviamente, figliolo, ma egli crederà di avermi scovato. – Disse e seppi che infine non aveva intenzione di passare incolume quella battaglia.
– Desideri farti catturare da lui? Ti tratterà con crudeltà e lo sai.
– Lo so, ma se egli tiene tutto l'esercito nella capitale voi non avrete speranza e preferisco di gran lunga questa idea che vedervi intrappolati tutti nella rete di vendetta di mio fratello. – Abbassai il capo e, sebbene non volessi affatto concedere il mio benestare a quell'idea, sapevo che aveva ragione. – Non posso fare molto. Non ho un Drago e poco può la forza di un Mezzo Morto contro quella del Re Orrendo, ma la mia voce stregherà mio fratello ed egli farà ciò che io gli dirò credendo che sia tutta una sua idea.
– Sei fiducioso nelle tue capacità. – Commentò Wardell.
– Non di esse mi fido così grandemente quanto più della stoltezza di coloro che fanno loro primaria occupazione spezzare i deboli e mantenere il potere e la maggior dote di essi da sempre è la fretta. – Allora tutti ragionarono su ciò che aveva detto il Principe Perduto e molti furono persuasi dalle sue parole e dalla sua idea.
– Parli bene come al solito, amico mio. – Disse Wren spezzando il silenzio. – E come in passato non nutro dubbi che andrai fino in fondo a ciò che ora dici di voler fare. Ma chi ti dice che tuo fratello vedendoti non ti uccida o che non voglia affatto prestare ascolto alle tue parole? Perché egli dovrebbe ascoltare colui che ha sconfitto già una volta ed in modo così totale che da lui mai più potrà ricevere danno? – Lo interpellò e compresi come lei fosse in grado di mettere in dubbio le sue certezze e spingerlo al ragionamento ed alla ponderazione. Lei sembrava la mia unica alleata.
– Eppure dovresti anche sapere che mio fratello adora compiacersi dei propri successi e nella sua mente distorta la distruzione di un fratello è la sua più grande vittoria. – Si sedette ed intrecciò le dita. Mi sembrò molto stanco sia di ricordare i comportamenti malsani di suo fratello sia di parlare troppo a lungo del piano sconsiderato che aveva in mente. – Sono sicuro che non si tirerà indietro e mi vorrà parlare e se non vorrà farò in modo che ne abbia voglia.
– Intendi?
– Mi esporrò ed egli verrà da me. – Concluse.
– Non temi di morire? Non temi che egli ti uccida prima che tu possa parlare ed instillare in lui il dubbio?
– Mi torturerebbe e duramente, ma non mi ucciderebbe.
– Perché non lo farebbe? – Chiese Murray.
– Perché Yorick è il simbolo, l'avvertimento: ecco cosa succede a chi sfida il Re Orrendo credendo di vincere, ecco cosa succede ai superbi Ribelli. Gliel'ha scritto sulla faccia in modo che tutti leggessero. – Rispose Nowell poiché egli ben sapeva cosa volesse dire essendo lui stesso simbolo del potere e della costrizione di cui i Draghi dovevano aver paura. Anche a lui l'aveva scritto sul volto donandogli solo metà sguardo di Drago. Yorick alzò gli occhi su di lui e sembravano capirsi profondamente. – Comprendo il tuo desiderio di prendere parte a questa guerra e rispetto profondamente la tua decisione. Non mi sembra, in effetti, che abbiamo molte altre possibilità se non questa via poiché siamo in molti, ma il nemico è molto più di molto. Liberarci di parte del problema sarebbe ideale e so che non falliresti. Ma mi preoccupa doverti mandare da lui, temo che, una volta scoperto l'inganno, egli ti uccida. – Disse esprimendo non solo la sua paura ma anche la mia.
– Se dovesse finalmente sarei in pace. Naisse mi attende e ho smesso di temere la morte ormai da molto tempo.
– So anche questo, ma i vivi temono la tua morte ed a ragione poiché, se tutto andasse come desideriamo, allora ti riveleresti prezioso nell'ora della ricostruzione. – Aggiunse il Solitario.
– Desidero vedere quell'ora, ma, come anche tu hai convenuto, questa è l'unica strada.
– E per questo dobbiamo mettere a tacere le nostre paure. – Concluse Nowell sospirando. Così anche io mi trovai ormai privo di argomenti che potessero farlo desistere. In fondo nemmeno io vedevo altre vie, sebbene il mio desiderio di saperlo al sicuro fosse forte esso non doveva raggiungere la speranza di sconfiggere il Re Orrendo nel mio cuore e Yorick non mi avrebbe perdonato se l'avesse fatto.
Sebbene un abbozzo del piano fosse chiaro, molte cose dovevano essere decise e la discussione dovette spostarsi su temi che richiedevano un immediato interessamento. I Draghi Liberi preoccupavano i Domatori, essi non avevano molta fede che si sarebbero presentati nel momento del bisogno. D'altronde avevamo inviato loro messaggeri affinché giungessero nel luogo dove eravamo riuniti, ma ancora nessuno si era mostrato e questo non aveva fatto altro che approfondire quel timore che velava il cuore di Ormond sopra ogni altro. Egli aveva a cuore gli uomini che si erano riuniti intorno a lui più di tutti poiché li aveva ricercati e convinti e non desiderava che corressero troppo pericolo. Senza i Draghi Liberi, infatti, la nostra vittoria sarebbe stata molto dubbia. Comprendevo bene Ormond e desideravo rassicurarlo. Io stesso avevo raccolto i Draghi, così come lui i Domatori, ed ero sicuro che sarebbero giunti.
Parlammo a lungo e molte candele dovettero essere sostituite affinché non restassimo al buio. Il discorso si spostò poi sulle provviste per il viaggio nella Grande Foresta, la difficoltà che lì avremmo trovato e quanto tempo dovevamo attendere prima di iniziare a partire e lasciare quel luogo. Avremmo voluto agire prontamente, ma non sarebbe stato sicuro poiché eravamo ancora molto impreparati. Sembrava, infine, che non giungessimo a molto se non ad idee pericolose e che richiedevano più lucidità per essere ben ponderate.
Poi Ormond si intromise. – Se eccezionalmente dovessimo riuscire a vincere, chi prenderà il posto del Re Orrendo? – Disse facendo azzittire chiunque parlasse di altro.
– Non credo sia il momento di discutere di questo. – Lo stroncò velocemente Nowell.
– Perché lo chiedi? – Lo interrogò Wren che sembrava interessata ai dubbi dell'uomo.
– Perché tre pretendenti potrebbero allungar pretese e quale vincerà sugli altri?
– Quali sarebbero? – Intervenne Murray.
– Suo nipote, il Re dei Draghi, Nowell, il figlio del Re Orrendo e suo fratello. – Spiegò.
– Io penso che non vi saranno problemi una volta giunto il momento. – Concluse Yorick e la sua voce era molto provata sebbene fosse sempre piena della sua forza.
– Lo credo anch'io e non mi sembra che questi “pretendenti” abbiano voglia di discuterne ora. – Concluse Wardell ed Ormond cedette così alle parole del fratello maggiore e restò in silenzio. Eppure mi resi conto che aveva sollevato un buon argomento e che, prima della fine, tutti noi avremmo dovuto decidere chi sarebbe diventato Re o, per meglio dire, se ce ne sarebbe stato un altro. – Sarebbe meglio per tutti se ora decidessimo di dormire. Elmer dorme ormai da parecchio tempo e tutti mi sembrate stanchi. Perfino il Re del Cielo ha gli occhi affaticati dal sonno. Seguiteci dunque che vi mostreremo le vostre stanze. – Continuò l'uomo dai capelli biondi alzandosi e sbadigliando. Probabilmente non mancavano che poche ore all'alba e la stanchezza in esse si sentiva più feroce. Nessuno si oppose all'idea del riposo e così Rastus condusse Murray ed Elmer in una stanza, Yorick fu guidato da Ormond in un'altra, Wren e Jethro seguirono Ishmael, mentre Wardell fece strada a me ed al mio padrone. Salimmo delle scale e lui aprì la porta che custodiva un piccolo giaciglio in cui io ed il Solitario avremmo dormito volentieri. In essa vi era una piccola finestra dalla quale si vedeva la luce fioca della luna. Una sedia ed un tavolo erano gli unici arredi della stanza, ma non sarebbero serviti a molto poiché logori e traballanti.
– Grazie, Wardell. – Disse Nowell ed i due amici si guardarono per alcuni istanti.
– Non intendo salvarti oltre dalle tue responsabilità. – Lo rimproverò il Domatore.
– Esse non sono per forza mie. – Rispose il Solitario aspettandosi che lui l'avrebbe rimbeccato.
– Non prendermi per il culo, Nowell, con questa storia che può essere deciso, che si può cambiare. Io e te … e non credere che io sia un povero stupido … noi due sappiamo benissimo che prima o poi, se vinceremo ovvio, il tuo sedere si poserà su quel trono e che tu dovrai cedere alle tue responsabilità. – Sussurrò piano ma iroso Wardell e non l'avevo mai visto tanto furioso.
– Altri potrebbero …
– Sì! Potrebbero! Ma poi tu verrai. – Lo fermò. Sembrava un discorso che avevano affrontato spesso e che, malgrado quello che desiderasse il Domatore di Ishmael, non era mai giunto ad una conclusione definitiva.
– Io non lo desidero. – Disse Nowell e nella sua voce si avvertiva una sfumatura di sofferenza.
– Molte volte ognuno di noi compie cose che non desidera. – Sospirò. – Se così ti ripugna allora dovresti essere chiaro. Ormond crede che avrà un Re dopo questo scontro … tutti lo credono. Non puoi fare finta di niente.
– È per distruggere un Re che noi combattiamo, se essi desiderano un Re dovrebbero tenersi quello che già hanno. – Sbottò il Solitario e questo fece infuriare molto Wardell che, reprimendo la voglia di colpirlo, distolse da lui lo sguardo. Fu così che i nostri occhi si incrociarono ed in lui nacque un sentimento diverso, come di delusione e di speranza insieme.
– Il padrone di un Re presto ragionerà e presto capirà. – Concluse guardandolo. – Non lo vedi ed ancora sei cieco. Io vedo chiaramente e so. Riposa, amico mio, al mattino parleremo e la mia voce non ti sembrerà sgradita come ora.
– Mai essa mi è parsa sgradita. Amo Wardell, colui che mi accolse quando ero solo un povero ragazzo e che fu mio amico senza giudicarmi mai. – L'altro annuii e mi sembrò quasi arreso al destino che il Solitario aveva scelto. – Saprò rendere onore alle persone che compieranno questa impresa e non le lascerò insoddisfatte. Tuo fratello Ormond avrà di che gioire.
– Io so che egli gioirà. – Rispose e si guardarono con fratellanza e calma. – Il mattino giunge veloce questa sera. Credo che anche io andrò a dormire. – Disse e lasciò andare la porta che aveva tenuta stretta fino a quel momento.
– Wardell. – Lo richiamò Nowell. – Abbi fiducia in me. – Lo esortò.
– Ne ho sempre avuta. – Rispose un'invisibile voce e poi il rumore della porta che si chiudeva lasciò spazio al silenzio della camera.
Il Solitario si volse verso di me e sospirò stanco di tutte quelle parole che, messe in fila una dietro l'altra, avevano un peso notevole nelle vite di molti. Ogni cosa decisa era vita o morte e non vi era via di mezzo. Andavamo verso la rovina o verso la vittoria, ma in quel momento erano così mischiate che era impossibile comprendere quale delle due fosse avanti a noi. Si sdraiò sul letto e, facendosi da parte, lasciò spazio anche a me. Allora presi posto accanto a lui ed il sonno mi volò veloce sugli occhi, ma ancora resistetti. – Il padrone di un Re … – Sussurrò Nowell e mi sfiorò il capo mentre i miei occhi si chiudevano.
– Wardell vede chiaramente ed ha ragione più di quel che credi. – Dissi.
– Lo so e per questo temo ciò che mi dice.
 
Il mattino, così come era prevedibile, giunse in fretta e si addentrò di soppiatto dalle tende bianche appese alla finestra. Mi svegliai, ma, siccome Nowell ancora dormiva profondamente, restai accanto a lui ed il mio sguardo si rivolse alla tenue ombra che la stoffa produceva sul soffitto. La calma può avvolgere anche coloro che stanno per compiere azioni pericolose ed essa venne da me quel mattino. L'aria muoveva lento il bordo opaco e lo faceva oscillare. Nel mio soffitto vi era un buco quadrato ed era come guardare attraverso ad un bicchiere pieno d'acqua. Era offuscato ciò che vedevo e speravo di scorgervi oscillare una figura riconoscibile e famigliare. Eppure sapevo che nulla avrebbe mai potuto mostrarmi quella finestra di luce sul mio soffitto. Sospirai pensando che forse la mia mente iniziava a vagare troppo lontana. Mi alzai e posai i piedi a terra sfiorandomi i lunghi capelli che mi caddero sul viso. Non sopportavo quel calore e quella pesantezza. Però non avevo il coraggio di tagliargli poiché ciò che il Cielo aveva donato apparteneva ad altri e non a me stesso.
Sentii il corpo di Nowell svegliarsi dall'intorpidimento del sonno e, voltandomi, lo vidi mentre apriva gli occhi e guardava la mia schiena curva e le mie spalle rivolte a lui. Era pensieroso, come se si fosse svegliato da un sogno complicato che ancora tormentava la sua mente. Il suo occhio di Drago, contornato dalle rosse squame, brillava insolitamente, tremava luminoso come il sole in pieno inverno. Lì era la nostra vicinanza ed allo stesso tempo l'enorme distanza. Respirò a fondo ed i nostri cuori ebbero un sussulto, quasi un gemito e poi si sollevò dal cuscino. I suoi lunghi capelli rossi gli caddero sulla schiena e, come faceva di solito, li raccolse subito in una coda che, corposa gli copriva le spalle, per poi arricciarsi verso le punte. Mi oltrepassò e si trovò in piedi prima di me. Si cambiò d'abito cercando una nuova camicia negli zaini che avevamo portato con noi e poi uscì lasciandomi solo nella stanza.
In quel momento anche io mi misi in moto e, cercato a mia volta un cambio, uscii per trovare dell'acqua fresca con cui lavarmi il viso e fu in cucina che ritrovai il mio padrone mentre tra le sue mani acqua cristallina gorgogliava e gli scivolava sulla pelle appena desta. Mi guardò mentre le gocce gli bagnavano la camicia pulita. – Ti serve? – Domandò ed annuii. Così anche io mi rinfrescai e mi trovai finalmente libero dall'intorpidimento. – Dovresti sistemarti i capelli. – Disse mentre mi osservava intensamente.
– Lo desidero davvero. – Risposi ed allora mi rivolsi ancora a lui. – Anche la tua barba cresce incontrastata. – Gli feci notare.
– Lo so. – Borbottò. – Chiederò a Wardell di occuparsene. – Mi disse sedendosi al tavolo dove avevamo discusso la sera prima.
– Sembra che solo noi siamo svegli. – Dissi prendendo posto accanto a lui.
– Credo che durerà poco la nostra pace. – Continuò e vidi il sonno che ancora tentava i suoi occhi.
– Chi avrebbe mai pensato di trovarci con tutto questo … – Sussurrai. – Ero un dimenticato, un indegno ed ora mi chiamano Re e si inchinano con rispetto. – Sorrisi pensando alla comicità della cosa.
– E Re sarai fino alla fine della tua vita, mio amato compagno. – Disse lui che sembrava turbato dalla mia posizione. – Tu non puoi sfuggirne.
– Io non desidero fuggire.
– Io lo desidero. – Rispose. Gli avrei detto qualcosa ed avrei certamente cercato di farlo ragionare, se Ormond non fosse entrato nella stanza.
– Già svegli così presto? Il Signore del Vento mi perdonerà se lo dico, ma perfino ai Draghi migliori serve riposo. – Disse l'omone ridacchiando ed aprendo gli armadietti per preparare qualcosa da mangiare.
– Me ne serve invero e non meno di altri. – Risposi. – Ma potrò riposarmi a sufficienza in futuro.
Nowell si alzò dal tavolo ed uscì silenzioso, mi sembrò tornare il Solitario che avevo conosciuto a casa di Wren. Buio era, pieno di sospetti, malfidente e celava ogni angolo di sé perfino al migliore degli amici, perfino a ciò che era suo e non poteva essere altrimenti. Mi sembrò che nel suo cuore stesse conservando quel lato di sé e che, una volta giunto il momento, esso sarebbe tornato, come un'ombra che giunge da est e l'avrebbe sottratto a coloro che amava poiché Nowell credeva di recare profondo danno a chiunque si avvicinasse troppo. L'immagine di sua madre, infine, tormentava i suoi occhi ed i suoi sogni più di quanto non potesse dire. Ma tra noi non servivano parole.
Guardai il viso felice di Ormond e mi dissi che se lui alla fine della guerra avesse acclamato un Re quello non sarebbe stato Nowell che così paurosamente ritraeva la mano dal fantasma del potere che l'aveva condotto a turpi azioni ed orribili sofferenze. Non desiderava un trono e non l'avrebbe accettato. Mi rattristai per coloro che speravano, ma sapevo che non avrei obbligato il mio padrone a percorrere una strada diversa da quella che il suo cuore gli indicava e che, sebbene il mio mi spingesse altrove, alla fine avrei ubbidito a lui soltanto. Sperai che il Solitario che si era allontanato da me sentisse la mia approvazione. Ma egli non tornò fino a che tutti non furono svegli e non iniziarono a chiedere di lui.
– Nowell? Dorme ancora? – Domandò Wren mentre sistemava a Jethro la camicia.
– È sveglio. – Dissi.
– E dov'è?
– Voleva fare due passi. – Continuai e Wardell mi guardò di sbieco mostrandomi la sua piena comprensione poiché io, come lui precedentemente, lo stavo coprendo.
– Dovrebbe tornare, o non troverà nulla di colazione. – Soggiunse Elmer che aveva molta fame.
– Arriverà … – Mormorai ed i miei occhi si sollevarono verso la porta che chiusa divideva il mio corpo dal mio cuore.
– Nivek. – Mormorò la voce di Ishmael ed io mi voltai verso di lui che si era chinato vicino al mio orecchio. – Desideravo parlarti, ti andrebbe di accompagnarmi?
– Verrò in qualsiasi luogo tu desideri. – Gli risposi sorridendo e lui ne fu imbarazzato.
– La luce del volto del mio Re oggi è luminosa e molti gioiranno nel poterla vedere. – Continuò con voce d'amico e mi posò una mano sulla spalla per poi ricongiungersi al suo Domatore.
Quando ormai tutti avevano la pancia piena il mio padrone tornò e prese posto insieme agli altri per mangiare, ma tutti avvertivano l'ombra che copriva il suo animo ed io, standone vicino, sembravo brillare più intensamente. I loro occhi si rivolgevano a me in cerca di spiegazione, tuttavia non potevo fare altro che sorridere cercando di mascherare la cosa. In realtà avvertivo chiaramente che quei sentimenti non erano dubbi sulla missione o sul futuro per il mondo che immaginavamo, quanto più antichi demoni che ritornavano a bussare alla porta e nessuno avrebbe potuto scacciarli. Così come erano giunti se ne sarebbero andati, restituendoci il Domatore che conoscevamo.
Mi alzai, quando ancora Nowell stava mangiando la colazione, ed insieme ad Ishmael ci allontanammo dalla sala. L'aria vibrava e le case erano silenziose. Il mattino era ancora giovane e volentieri mi ero diretto all'aperto. Guardai il mio amico e mi parve stanco, il suo viso era percorso da una vena differente. Gli occhi gialli che mi ricordavano il mio padrone si erano scuriti ed erano diventati profondi come fossi, avrei potuto vagare cercando di capire senza riuscire davvero a comprendere. Le spalle erano curve ed il suo viso pallido e sciupato. Perfino quando sorrideva traspariva malinconia e sofferenza. Pensai che quello doveva essere il volto di colui che ama e non potrebbe. Mi avvicinai e, senza aspettare che potesse rivolgermi le parole che desiderava, lo abbracciai e nel mio petto era piccolo ed indifeso così come non l'avevo mai sentito. Era dimagrito e mi preoccupai davvero per lui. – Sire … – Sussurrò posandomi una mano sulla scapola destra. Lo sentii sorridere. Forse si chiedeva cosa mi avesse spinto a quel gesto. Forse egli non si vedeva e credeva che agli occhi di coloro che lo conoscevano bene sembrasse esattamente come al solito.
– Sono felice di vederti Ishmael, davvero felice … Cosa ti turba? Il tuo cuore sembrava aver trovato pace. – Domandai dividendomi da lui ed osservandolo negli occhi.
– C'era chi dubitava … – Mormorò ed io non compresi. – Amico mio, vedendoti ora mi sembra trascorso moltissimo tempo: il tuo viso è mutato, così il tuo corpo e la tua bellezza supera di gran lunga quella di qualsiasi altro Drago. Tanto tempo sembra passato ed io mi sento stanco e logoro. – Sorrise pallidamente. – Il mio cuore era in pace, ma la guerra lo ha ridestato e temo … temo che per me non vi sarà alcuna gioia.
– Temi la guerra? Temi di andarci?
– Temo per Wardell. – Concluse ed il buio si posò sul suo sguardo eclissando il sole. Senza che potessi ribattere cominciammo a camminare per i viottoli ed il silenzio iniziò a pesare nel mio animo mentre mi trovai a ponderare ogni parola che avrei potuto rivolgergli.
– Ishmael, Wardell non è uno sciocco e tiene in egual modo al vostro futuro, saprà proteggerlo. – Dissero le mie labbra e furono parole così semplici che mi uscirono senza che potessi controllarle. Mi guardò. Annuì e strinse tra sé le mani.
– Lo farà. – Rispose ma non riuscii a sollevarlo poiché simili erano le paure che mi avevano assillato e dalle quali a stento noi schiavi potevamo liberarci.
– Desideravi parlarmi di questo? – Domandai non avendo capito a pieno.
– Oh, no di certo … – E mi guardò mentre riacquistava un po' di colore. – … non assillerei mai il mio Re con simili preoccupazioni. – Continuò e ridacchiò.
– Prima di essere il tuo Re, se così potrò mai definirmi, sono tuo amico, Nivek, il ragazzo che conducesti in Cielo.
– Quel ragazzo sembra scomparso … Non riesco a vederlo dietro i tuoi occhi verdi ed il tuo viso che sembra quasi una stella, la tua voce me lo ricorda … ma essa è molto più potente, completamente diversa. – Io ero cresciuto, diventato un altro, mentre lui era sempre rimasto quello che era: Ishmael, il Drago di un Domatore.
– Il cuore … quello non è cambiato. – Dissi. Si fermò.
– Quello se ne è del tutto andato. – Perché mi avesse rivolto quella frase così severa non comprendevo, ma, sebbene lo guardassi interrogativo, lui non si spiegò e continuò a camminare. – Desideravo parlarti di una cosa che Wardell mi ha chiesto di riferirti. – Cominciò. – Ieri sera venuto nella nostra stanza era turbato ed una volta che gliene ho domandato il motivo lui mi ha chiesto di venire da te questa mattina e dirti ciò che ora ti riferirò.
– Ha a che fare con il trono di questo paese? – Domandai intuendo forse di cosa potesse trattarsi.
– Forse ne avrà. – Rispose. – Quando Nowell giunse da noi non era molto più giovane di quanto lo fossi tu. – Disse ed io fui stupito dal fatto che avesse il permesso di parlarmi di quell'incontro. La sua voce, come se scavasse nel mio animo, era simile a quella di Wardell, tanto che sembrava esserci lui accanto a me e lui mi avrebbe parlato del suo amico giunto in un giorno di neve.
– Venne dalla pianura e lo trovammo che era in fin di vita. Immobile giaceva nel freddo della neve ed avevamo paura per la sua vita. Lo sollevammo e lo conducemmo nel nostro accampamento. Quella fu l'unica volta che portai due passeggeri. Lo mettemmo davanti al fuoco e poi, dalla sua benda, luccicarono le squame. Non avevamo paura di lui, ma se non fosse stato così indifeso l'avremmo cacciato appena rimesso. Ma Wardell l'amò dal primo momento e lo curò come se fosse suo fratello. Non dormiva per vegliarlo e dopo tre interi giorni Nowell si svegliò. Era debole ma dalle mani del mio padrone mangiò e poi cadde ancora nel sonno. Mio padre diceva che non ce l'avrebbe fatta, ma l'animo dei Draghi era vigile dentro il corpo del Solitario e lo mantenne in salute e non morì.
– Ci vollero due settimane prima che riuscisse a mettersi in piedi, ma da noi divenne sereno e Wardell lo trattava con amore sebbene questo mettesse a disagio Nowell che, giovane ragazzo qual era, non sembrava comprendere quella gentilezza ed anzi quasi gli provocava dolore. Poi raccontò al mio signore cosa gli era successo e chiese lui di perdonarlo poiché molto male aveva fatto ai Draghi e se ne pentiva profondamente. Forse, vedendo al servizio del mio Domatore tanti sfortunati, i suoi crimini pesarono nel suo animo così tanto da non consentirgli di tacere e la loro amicizia nacque e crebbe dalla più profonda desolazione. Wardell lo perdonò e gli disse che nella sua vita avrebbe trovato il modo per ripagare coloro che aveva ucciso e che era certo della sua buonafede. Dopo tre mesi Nowell decise di partire poiché temeva che il padre lo stesse cercando e che noi fossimo in pericolo con lui. Tornò nella casa di sua madre e lì, incurante di cosa avrebbe scelto l'uomo che l'aveva messo al mondo, diede degna sepoltura alla donna e vi abitò fin quando non decise che era giunto il momento di viaggiare. Molte volte lo andammo a trovare ed il suo cuore sembrava essersi calmato, sebbene come un alito di morte lo controllasse. Al padre non importava nulla del figlio. Non lo vedeva come una minaccia e mai egli sarebbe diventato tale.
– Poi Nowell si mise in viaggio e vagò e parlò con molti di coloro che erano contro il Re Orrendo senza mai raccontare la propria storia, ma il ragazzo senza un occhio, mentre si faceva uomo, guadagnava il favore di molti e Wardell ne era felice. Il mio padrone non era mai stato favorevole ad una lotta vera e propria, come invece è il fratello, piuttosto credeva in uno scontro indiretto dove i Domatori sarebbero cambiati piano piano negli anni. Tuttavia, dopo aver conosciuto Nowell, cambiò idea e credette davvero di poter mutare le cose. Giurò di seguirlo e così fece e fa.
– Io e Wardell siamo nati lo stesso anno, entrambi in inverno. Il Domatore di mio padre ebbe il suo primo figlio nello stesso periodo in cui lui l'ebbe e, come sempre ha sostenuto, era il destino ad averci uniti poiché, quando io sarei stato maggiorenne, anche il mio signore avrebbe potuto ricercare un Drago ed io fui il primo che Wardell domò. Prese mio padre sotto custodia dopo che Ghetrand morì. Sono sempre stato insieme a lui da quando ne ho memoria e mai ho visto il mio signore così coinvolto e così interessato a qualcosa tanto quanto lo è quando si tratta di Nowell. Desiderava che ti raccontassi questa storia poiché voleva che comprendessi che il tuo padrone non si è trovato casualmente contro il Re Orrendo, ma che piuttosto questo sarebbe stato il suo desiderio se prima di te egli avrebbe avuto un Drago. La sua natura gli ha impedito di agire, non la sua volontà. – Mi osservò. – Ha aggiunto poi una cosa che nemmeno a me aveva rivelato e mi ha detto che questo è l'unico segreto che mi ha tenuto. Mio padre, che era stato mandato da noi da Ghetrand, dopo che Nowell si rimise disse a Wardell che, così come il potere del Domatore annienta il bambino Mezzo Drago alla nascita e lo conduce alla morte, così il potere del Drago doveva rafforzare il mezzo Domatore, altrimenti Nowell sarebbe morto.
– Avevo intuito ciò che mi dici. – Intervenni allora. – Quando fui costretto a donargli il mio cuore egli resistette a lungo con una profonda e mortale ferita, mi dissi che doveva essere la sua metà di Drago.
– Non è così semplice come credi, mio Re. – Sentenziò ed io lo osservai interrogativo. – I Draghi sono molto potenti quando liberi ed essi hanno abilità che i Domatori mai potranno avere. Mio padre Shiloh è stato il Drago del padre di Wardell ed ora il suo, ma prima fu di suo nonno. Sebbene abbia avuto me solo una volta che ebbe incontrato mia madre, mio padre aveva già più di ottant'anni all'epoca.
– Cosa stai cercando di dirmi?
– Nowell ha superato la trentina d'anni da molto, eppure, guardalo con attenzione, nessuno darebbe lui più di venticinque anni. – Mi fermai e lo guardai sgranando gli occhi.
– Credi che la sua metà di Drago lo mantenga in forze?
– Il mio padrone crede di sì. – Rispose e riflettei. Non avevo mai pensato a tale eventualità.
– E potrebbe perfino avergli allungato la vita … – Mormorai. Così ricordai ciò che aveva detto Wardell a Nowell: “Ma poi tu verrai.”. Era così. Alla fine ci sarebbe sempre stato un posto per lui sul trono, lui che non sentiva lo scorrere degli anni.
– Così crede ancora il mio Domatore. – Mi disse e pensai con attenzione a ciò che mi aveva rivelato.
– Se Nowell non morirà per mano di suo padre o di altri, egli potrebbe avere una lunga vita … ed un lungo regno. – Conclusi. Sospirai. – Ringrazia Wardell. Dì lui che terrò a mente ciò che mi ha voluto raccontare e che, se ne avrò occasione, parlerò volentieri con lui di ciò che lo preoccupa. – Ishmael annuì e rivolse lo sguardo alle nostre spalle.
– Ormai la gente comincerà a svegliarsi. Desidereranno le tue parole, mio Re, e non nego di volerle sentire a mia volta. – Sorrisi mentre stringevo tra loro le mani.
– Sia tu che Wardell avete un'errata percezione di me … – Rivelai. Mi si rivolse allarmato.
– Cosa intendi?
– Pensate che io possa essere ciò che non sono. Sono un Re di sangue e d'aspetto, ma, Ishmael, il mio cuore, come tu hai detto, è lontano da me ed il mio padrone lo governa. Non posso agire contro il volere di Nowell e nemmeno desidero farlo. Ciò che deciderà non dipende da me, o meglio, io posso solo parlare a lui come fa un amico, come potrebbe fare un fratello ed un compagno, ma non posso cambiargli idea perché lo desidero. Credete che le mie parole saranno così distanti da quelle di lui? Credete che i miei desideri lo sono? No … la mia natura forse, ma non la mia volontà. Parlerò al mio popolo poiché esso è mio e non c'entra Nowell, ma non lo obbligherò a governare e non lo farò se me lo ordinerà. – Presi un respiro profondo. – Anche se so che non mi ordinerebbe mai di andare contro i miei desideri.
– Non capisco, Nivek, davvero non comprendo ciò che tenti di dirmi. Sarai o no la nostra guida in futuro? Desideri che Nowell salga al trono o no?
– Entrambe le cose e non so dire quale delle due prevarrà al momento. – Sollevai lo sguardo al cielo e sorrisi pensando a quanto fosse alto e magnifico. – Ieri ero un ragazzo, oggi mi si chiede di essere un Re e di convincere colui che amo di più ad esserlo anche se questo potrebbe fargli male. Se ti chiedessi lo stesso verso Wardell, cosa mi risponderesti?
– Che non è in mio potere nemmeno se lo volessi, ma che alla fine non credo di desiderarlo. – Annuii.
– Esattamente. – Risi per scacciare il nervosismo e la pesantezza. – Io appartengo a lui prima che al mio popolo, ma nel mio cuore grande è il posto che esso ricopre e se sarò libero di scegliere verrò da voi. Verrò da voi come ora sono qui per sostenervi e per tentare fin dove la vita me lo permette.
– Mi rendono triste le tue parole e non so il perché.
– Rendono triste anche me … ma la gioia è stranamente più forte. – Gli posai una mano sulla spalla. – Non temere. Ho fiducia in Nowell e quando il momento giungerà capirà da solo cosa deve fare e non tradirà coloro che non l'hanno tradito. Sarò la vostra guida e lui al mio fianco: questa battaglia siamo stati noi a volerla.
– Non solo voi, mio Re, ma tutti coloro che vi credono. – Risi ancora e questa volta fu per la speranza.
– Così è, mio caro amico, e non resteranno delusi.
 
La folla circondava la casa di Ormond e vi erano Draghi e Domatori uniti gli uni agli altri. Avremmo dovuto rivolgere ad entrambi parole sagge, incoraggiamenti e perfino speranze. Ma io ed il mio padrone sembravamo distanti. Seduti nella stanza con il tavolo coperto di cera sospiravamo e lui pensava cupo nell'attesa. – Ishmael … – Sussurrò poi ed io lo guardai. – So cosa ti ha detto.
– Ovviamente lo sai. – Gli feci notare dato che nemmeno per un momento avevo dimenticato il fatto che lui avesse il mio cuore e che ascoltava i miei pensieri.
– Ciò che ti ha detto … io … – Sospirò ed abbassò il capo.
– Tu lo sapevi già, poiché Wardell te lo disse e tu chiedesti lui di conservare questo segreto. In nessun altro caso lui l'avrebbe celato ad Ishmael. Ma egli ha voluto rivelarmelo perché pensava che questo poteva farmi desiderare ciò che non potrei mai volere. – Mi alzai dal luogo dov'ero seduto. – Ciò che avverrà quando la guerra finirà lasciamolo nel futuro, non abbiamo ancora vinto e non ti servono questi pensieri.
– Ma io devo …
– Non devi! – Dissi secco e si trovò interdetto dal mio tono, ma non avrei permesso lui di confondersi. – Cosa desideri di più al mondo, mio padrone? – Domandai mentre gli posavo le mani sulle sue e lo osservavo negli occhi.
– Annientare l'odio che mio padre crea. Non permettere che altri soffrano.
– Ciò devi perseguire. Ciò dev'essere quello a cui deve tendere la tua mente. Non importa nulla oltre questo poiché non vi può essere nulla di più importante all'opporsi al male.
– Mio compagno … – Mormorò.
– Cosa seguirà è sicuramente meno rilevante. Non permettere mai più al tuo passato di offuscare il tuo sguardo e non lasciare che la paura del potere ti faccia fallire. Non possiamo fallire per queste futilità. – Mi alzai e lo tirai su diritto. – Non sarai il loro Re, ma questo non ti impedisce di essere il loro liberatore e ti ameranno per questo e tu sarai felice di esserlo stato.
– Hai ragione e non so come ho potuto deviare in questo modo. La paura mi ha assalito e non ho saputo resistere. – Confessò ed il buio lo avvolse feroce per poi andarsene via lasciandolo libero.
– Basta paura. – I nostri occhi restarono a lungo gli uni negli altri e la fiducia crebbe ogni attimo fino a che le nostre volontà non diventarono una e fu come volare restando con i piedi a terra. Ora era pronto. Ora era colui che aveva parlato, colui che aveva ideato quel nuovo mondo insieme a me.
– Non temerò il potere e nemmeno la morte. Non temerò di cadere o di fallire. Sconfiggerò mio padre e sarà gioia e libertà per tutti. – Con queste parole cominciò a brillare e non smise fino a che tutto non fu compiuto.
Uniti prendemmo la strada che ci portava in piazza dove avremmo parlato in mezzo alla folla. Non vi era agitazione in noi poiché compievamo semplicemente ciò che ci eravamo prefissati, ciò che dovevamo e non vi può essere dubbio dove certa è la strada da percorrere. E lì Nowell parlò ed i Domatori urlavano per lui e lo acclamavano. Non si curava di come lo chiamassero poiché nella sua mente era salda la sua identità. – Miei fedeli! Miei compagni! Saremo forti e saremo giusti. Egli non ci attende! Egli non crede che noi possiamo ribellarci. Troppo profonde sono le ferite che ci ha inferto. Troppo profondo il dolore. Abbiamo perso molto. Abbiamo perso tutto. Non possiamo essere ciò che desideriamo poiché egli non ce lo permette. Ed i nostri cuori battono per esserlo! Il mio cuore urla! Lo desidera. Ma egli non se lo aspetta. – Mi guardò. – E vinceremo perché desideriamo più noi il bene di quanto lui potrà mai desiderare il potere e la sottomissione. Sarà sempre più forte uno solo che lotta per il bene piuttosto che mille che lottano per il male. E noi siamo mille e più di mille! E lui è uno solo! E solo cadrà! E solo … solo come ha voluto essere … perirà. Perché il male muore sempre miserabilmente come ha vissuto.
– Sarà gioia! – Urlò uno.
– Sarà gloria! – Riprese Nowell. – Sarà libertà e amore! Sarà come doveva sempre essere!
– Sarà gioia! Sarà gioia! – Dissero altri. E poi sollevarono le mani e lo ripeterono fino a che il Solitario non mi fece spazio per parlare ed allora i Domatori tacquero ed i Draghi soli ascoltarono le mie parole.
Miei fratelli! – Ruggii e spezzai il silenzio con violenza. – Nero è il Cielo e nero il cuore di colui che dobbiamo affrontare. Quanta pena altri nostri fratelli vivono. Venduti. Macellati. Uccisi. Mai amati muoiono, bambini silenziosi che passano per il mondo. Ed è la crudeltà non solo del Re Orrendo ma di altri che li perseguitano. – E lamenti si levarono in maggior numero dalle donne. – La nostra rovina è dietro l'angolo. Svoltatolo saremo perduti. Non sembra esserci speranza. Eppure speranza vi è! Speranza è qui e parla, se il Cielo desidera, parla con la mia voce! Parla! E che urli! Che urli! Che il Re Orrendo la senta! Dalla mia voce e dalle mie mani riceveranno la morte coloro che tingono il Cielo!
Miei fratelli! Volerò! Volerò incontro alla morte se sarà necessario! E non per la distruzione di ciò che non può essere distrutto, ma per la salvezza, per la pace, per l'amore che non può nascere, per quello che non può compiersi! Per quell'amore! Per quell'amore che i nostri figli non possono esprimere e noi non possiamo cantare! Urlerò! Che il Cielo me ne dia la forza! Perché morto il Re Orrendo coloro che come lui perseguitano noi ed i nostri Domatori ricorderanno che mai l'amore è stato dimenticato! Che mai l'amore resterà invendicato! Mai noi ci lasceremo sopraffare! Mai volteremo le spalle ma le ali alzeremo a battaglia e voleremo! Voleremo miei fratelli! Voleremo insieme!
Voleremo Sire! Voleremo! – Urlarono mille voci e diverse cantarono. Si inchinarono e portandosi le mani alla fronte flautarono ancora.
Voleremo! Il Cielo sarà davanti a noi e non vi è ombra nel futuro! – E l'aria si sollevò vorticosa e danzò a suono della mia voce e cantai ed urlai ed i cuori dei Domatori batterono sentendo i loro Draghi così forti e potenti. Anche loro si unirono all'urlo e Nowell mi strinse forte il braccio mentre la mia voce si alzava ed i nostri cuori vibravano e piangevano di felicità. Basta paura. L'azione era giunta.

I Ribelli sono pronti a combattere, ma sarà lo stesso per i Draghi Liberi? Decideranno di unirsi davvero a coloro che reputano nemici contro un male più grande?
Spero vogliate scoprirlo con me!
Iwon Lyme
   
 
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