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Autore: Matixa    21/05/2017    4 recensioni
Le nere nubi che fino a pochi attimi prima gorgheggiavano furiose di tempesta si sono andate diradando e spessi raggi dorati, perforandole, adesso accarezzano l’oceano ormai calmo come a volerlo tranquillizzare; un moto di terrore l’attraversa al ricordo di quant’era spaventosi trovarsi in balia delle altissime onde.
Sussulti improvvisi la costringono a sputare sale e acqua.
È viva.
-Laggiù!-
Passi insonorizzati dalla sabbia le giungono alle orecchie come vibrazioni, il chiacchiericcio aumenta di volume fino a che alcune ombre oscurano la luce.
È salva.
-Portiamola da Naraku-
“Do-dove mi portate?”
“Riposa ragazza, sta buon e finirà tutto in un lampo … ”
Chiude gli occhi spaventata anche perché, dalle risate dei due tizi davanti, capisce benissimo che nulla di quello che le è appena stato detto si avvererà.
Si addormentò sotto allo sguardo ambrato di un uomo che indifferente alle parole dei suoi compagni osservava lo scorrere monotono dell’orizzonte interrotto qua e là da alcune solitarie palme.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Doveva assolutamente capire dove diavolo si trovasse.
Non sapeva da quanto tempo fosse prigioniera di Naraku perché lì dentro quel budello calcareo ci si dimenticava persino che esistesse il sole, non sapeva se là fuori la stessero cercando e Kami-sama, il solo pensiero di finire come Kagome a vita la terrorizzava alla follia.
 
Per questo ogni notte, quando ad illuminare le grotte ed i corridoi c’erano solo le luci delle fiaccole appese alle pareti facendo meno rumore possibile sgattaiolava fuori dal suo confinamento e, srotolando un gomitolo creato sfilacciando un lenzuolo per usarlo come il filo d’Arianna della famosa leggenda, si lanciava nell’esplorazione  di quella grotta immensa solo all’apparenza.
Con una scheggia di corallo spezzata da un fermaglio per capelli donatole da Naraku incideva sugli angoli in basso piccole frecce o simboli che le velocizzavano l’orientamento e nel giro di pochi giorni era riuscita bene o male a crearsi una mappa mentale della sua strana prigione.
 
Il bastardo sembrava darle tregua dato che dall’ultima volta nel bagno non lo aveva incrociato neanche per sbaglio.
Che fosse andato via per davvero?
Non poteva esserne sicura e non lo avrebbe di certo chiesto a Kagome visto che temeva fosse sotto malia quindi si era concentrata sul memorizzare le vie più brevi per raggiungere l’esterno, verso il quale non poteva dirigersi per inciso, o il bagno o quella dannata saletta rialzata dal bagliore azzurrino che, da quando Naraku era sparito era stata blindata.
Non per molto.
Quella notte infatti avrebbe  forzato il vecchio lucchetto usando una forchetta ed una forcina che aveva raccattato senza dare nell’occhio dalla cucina e dal bagno.
 
Guardandosi intorno Rin si accertò di essere sola.
Le risate ebbre degli sgherri di Naraku provenivano ovattate dalla sala-taverna ed era certa che se si fossero avvicinati li avrebbe sentiti in tempo. Ubriachi e rumorosi com’erano non esisteva proprio che la cogliessero in fallo.
 
Kagome l’aveva vista dormire di brutto nella sala dei veli mentre Sango … beh lei non l’aveva ancora vista ma a sentire dai fischi e dagli apprezzamenti doveva trovarsi alla taverna a servire ed intrattenere quei balordi maiali unti e sporchi.
 
Povera stella
 
L’avrebbe portata via, avrebbe salvato entrambe ad ogni costo.
Stringendo gli occhi sul suo obiettivo prese un bel respiro risalendo le gradinate ricavate nel tufo fino a raggiungere il pianerottolo sopraelevato ostruito da una porta di legno mezza marcia chiusa a sua volta da una catena con lucchetto.
Curiosa portò il viso accanto al foro cercando di capire cosa ci fosse all’interno e … BINGO! Un paio di schermi collegati a computer e persino un vecchio apparecchio radio erano allineati su uno sgangherato tavolino in laminato. C’erano delle carte impilate l’una sull’altra, compassi e … sbuffò nel constatare che la grandezza del foro non consentisse una più vasta visuale.
Poco male, in uno zero due sarebbe entrata e avrebbe finalmente chiesto aiuto.
Cercando di farsi bastare la pochissima luce cominciò il lavoro di scassinamento infilando la forcina e la forchetta debitamente contorta come aveva viso fare tante volte nei film ma soprattutto come un suo caro amico le aveva insegnato.
 
oooooooooooooo
 
“Guarda bene Rin, devi prima piegare i denti in questa maniera e poi, aiutandoti con un fil di ferro rigido o che so …”
“Una forcina?”
“Brava, una forcina fai così … e poi così eeeeee ….
Clack 
… Voilà!”
 
ooooooooooooooooo
 
 
CLACK!
 
“Voilà!”
 
Sorridendo al bel ricordo ma soprattutto alla riuscita del suo piano  Rin fece scorrere la catena liberando la porta scostandola pianissimo facendo attenzione a non farla cigolare gattonando poi dentro la saletta.
Tese l’orecchio per assicurarsi che tutto fosse tranquillo e trovando conferma si apprestò ad esplorare la nicchia.
 
Avvicinandosi mosse il mouse presente che scosse dallo stand-by il monitor collegato e grazie alla luce di questo Rin poté consultare la pila di fogli che si rivelarono essere mappe nautiche delle quali purtroppo capì poco o niente. Una carta in particolare però catturò la sua attenzione ed estraendola dal plico la portò più vicina allo schermo per poterla vedere meglio.
Presa com’era non fece caso all’ombra che apparve sulla porta e che silenziosa come lo era stata lei scivolò dentro la stanza, puntandola.
 
Lisciando la cartina cercò di capire quale fosse il verso giusto.
Si ricordò del particolare della rosa dei venti che se non ricordava male doveva trovarsi sempre in basso a destra e così voltò il foglio nella maniera corretta riconoscendo immediatamente.
C’erano decine di isole e isolette, leggeva Singapore sull’estremità di una di esse e, a pochi centimetri sulla carta c’era una croce rossa … non capiva cosa significasse però.
 
ooooooooooooooooooooo
 
“Vede quello scintillio signorina?”
“Si! Cos’è?”
“Sono le luci del porto di Singapore ”
 
oooooooooooooooooooooooooo
 
Ricordò il dialogo avuto con un membro della ciurma proprio prima del naufragio e un particolare le balenò alla mente.
Le luci del porto in lontananza brillavano nella notte calante ma ricordava benissimo che il cielo era limpido e benché ci fossero nuvole attorno al sole morente queste non potevano portare pioggia essendo sparse e rade, bianche e spumose tinte di grigio e d’amaranto e …
 
“Ma certo!”
 
E se il temporale l’avesse scatenato Naraku? Dopotutto era un demone oscuro, ne aveva tutto il potere, no?
… tornò a guardare la cartina e, se davvero ci aveva visto giusto, i conti tornavano; per quanto non fosse esperta era ovvio che quel segno rosso nella realtà corrispondeva al punto esatto in cui il Crimson Moon si trovava al momento dello scatenarsi della tempesta quindi il naufragio non era stato un incidente ma …
 
“ … un vero e proprio attacco?”
 
Non riuscì a stupirsi di quel pensiero che la luce di colpo si accese riportandola di colpo alla realtà … dannazione si era talmente distratta da …
Una mano lercia le ghermì la spalla costringendola a voltarsi.
 
“Guarda guarda chi abbiamo qui …”
 
Si trovò di fronte Kumo, un verme schifoso e porco che sembrava spogliarla con lo sguardo ogni volta che la guardava e che sfoggiava un ghigno sdentato e perverso in grado di far accapponare la pelle. Toccava spudoratamente il sedere a Kagome tutte le volte che gli passava di fianco e se non si era spinto oltre con lei, lo si doveva unicamente al fatto che Naraku glielo avesse categoricamente proibito.
Tuttavia in quegli occhi si rifletteva una perfidia carnale e malata che lei non aveva visto mai. Chissà da quanto era a sec-
 
“Kyah!”
 
La ghermì con un’agilità spaventosa facendola aderire al suo corpo sporco sudato ed eccitato tanto da provocarle un conato di vomito mentre con la bava alla bocca le attaccava collo e spalle a suon di viscidi baci.
 
Rin sebbene lo volesse con tutte le sue forze non osò fiatare, se gridava si sarebbe si salvata ma gli altri una volta accorsi l’avrebbero sgamata e una volta tornato Naraku non avrebbe avuto scampo.
 
Ingoiando schifo e paura lo lasciò fare sperando che si ricordasse del monito di Naraku ma quando la mano del porco le si infilò fra le cosce gemendo constatò che così non sarebbe stato.
 
“Brava bimba … lasciami fare e starò zit-”
“Wah!”
 
Kumo si accasciò su sé stesso rovinando a terra con un tonfo secco ma lei non riuscì a gioire che due occhi di brace la stavano bruciando.
 
“Sarai la causa della mia fine dannata mocciosa!”
 
Prendendo a peso morto il tirapiedi di Naraku il mozzo lo trascinò fino all’uscita spingendolo fuori e lasciandolo ruzzolare a terra in culo agli eventuali bernoccoli, era ubriaco e da far schifo e sicuramente avrebbe dimenticato tutto una volta sveglio quindi a che serviva essere delicati?
Il brusio però di colpo cesso e lo stridere di sedie avvertiva dell’alzarsi in piedi di alcuni pirati, senza perdere tempo,  strattonandola per un polso il mozzo la costrinse a seguirlo e levandola di peso la fece uscire dall’entrata spegnendo luce, chiudendo la porta e riallacciando il lucchetto con una velocità ammirevole, estraendo forchetta e pinzetta infilandosele in tasca per evitare che lei potesse riprovarci, prima di trascinarla giù per le scalette e di ritorno nella sua stanza dove con poca delicatezza venne spinta sul letto.
Le risa dei balordi nel vedere il corpo esangue del loro collega giungevano in lontananza accompagnando la sfuriata del mozzo che con occhi liquidi di rabbia la stava letteralmente incenerendo!
 
“Ma che mo-”
“Giuro che se ti ribecco a fare una cosa del genere lo dico a Naraku!”
 
Che fosse incazzato lo si capiva dalle vene gonfie del collo nonostante parlasse sottovoce il fiato usciva talmente compresso e iroso che se avesse urlato avrebbe fatto meno rumore.
 
“Non oser-”
 “Eccome se lo farò!”
 
In due passi le fu addosso ributtandola di peso dopo che punta sul vivo da quella minaccia s’era rimessa in piedi per controbattere.
 
“Il  fatto che ti abbia fatto un piacere l’altro giorno non significa che …”
“Ma perché sei con Naraku? Tu non sei come lui, come gli altri per -”
“Non sono affari tuoi mocciosa … ”
 
Voltandosi guardò oltre la soglia d’entrata per assicurarsi che i pirati fossero rientrati alla taverna in modo che non lo vedessero girare per il covo; non andava loro molto a  genio ed avrebbe destato sospetti se lo avessero beccato uscire dalla stanza della prigioniera.
… dannata ragazzina ma perché doveva sempre creare problemi?
 
“s’è quello?”
“…”
 
Senza darle ascolto schiuse gli occhi concentrandosi sulle ombre che via via scomparivano dal muro. Via libe -
Una carezza sull’attaccatura del capo lo fece scattare come una molla.
 
“Che diavolo fai?”
“C’è qualcosa che brilla lì …”
“Brilla?”
 
Toccandosi la parte sfiorata sentì solamente il normale contatto con la propria pelle.
 
“Cosa diavolo dici?”
“Fa vedere …”
“Stammi lontana …”
“Guarda che mica ti mangio …”
“Va a dormi-”
 
Si bloccò vedendola sorridergli firbetta.
 
“Se non ti abbassi mi metto a gridare!”
“Non ose-”
 
Rendendosi conto di come in pochi secondi le parti si fossero invertite tacque immediatamente fulminandola con lo sguardo.
Se lei gridava era fottuto e non ci sarebbe stato verso di aver ragione trovandosi nella sua stanza.
 
“Dannata …”
 
Esalò quell’offesa abbassandosi sulle ginocchia in modo che le sue chiari mani potessero come in precedenza scostargli i capelli trattenendo un brivido al piacere che quel contatto gli stava in fondo provocando.
 
“È sempre pelle, ma è lucidissima, come l’interno di una conchiglia …”
 
Il tocco dei suoi polpastrelli che di colpo s’era interrotto, facendogli sbarrare gli occhi che neanche s’era accorto d’aver chiuso, riprese seguendo un percorso preciso.
 
“Pare un tatuaggio ma non ne ho mai visti di così chiari e questi kanji sono antichissimi … oh …”
 
Lui non aveva mai notato nulla del genere sul proprio corpo.
Deglutendo in silenzio e respirando pianissimo per non perdere la concentrazione sul tocco di lei attese altre informazioni.
Doveva esserci dell’altro perché adesso le sue dita avevano preso a scendere oltre l’orlo della maglia che indossava verso la spalla risvegliando brividi al suo passaggio.
 
“…”
 
Per alcuni minuti ella non parlò più ma le sue carezze continuavano e benché lui sapesse che doveva scostarsi da lei, non riusciva a mandare l’impulso al cervello.
Il tocco di lei era così rilassante e confortevole da piegare il suo spirito solitario e quando, sbilanciatosi inconsciamente in avanti la sua fronte arrivò a poggiarle sullo sterno non osò fiatare preparandosi però mentalmente ad essere scansato.
Quando questo non avvenne levò lo sguardo curioso di capire cosa passasse per la mente di quella ragazzina trovandola con un espressione indecifrabile sul viso che spezzò la magia in un istante.
 
“Meglio che va-”
 
Fu in piedi con un fluido movimento ma non appena accennò a voltarsi immediatamente le mani di Rin gli cinsero una delle sue.
 
“Sei …”
“Sono?”
“Tu sei … sei … imprigionato …”
 
Imprigionato?
Che intendeva dire?
 
“Sei …”
 
Rumori di passi pesanti sul ghiaino risuonarono d’improvviso.
 
“Naraku è tornato … meglio che non mi trovi qui …  ”
 
Strattonando mollemente il proprio arto cercò di esortarla a lasciarlo ma Rin non ne voleva sapere.
 
“Devi lasciarmi …”
“No … non capisci, Naraku ti ha …”
“Lui mi ha salvato la vita sciocca!”
 
E sibilando quella frase con un gesto netto si liberò da quella presa riportando fra di loro una distanza fatta di freddezza e ostilità da parte sua.
 
“Non gli dirò niente ma questa è l’ultima volta … ora mettiti a dormire, se sospetta qualcosa siamo fottuti entrambi mi hai capita?”
 
Con occhi umidi e pieni di un sentimento a lui incomprensibile Rin annuì indietreggiando sul materasso fino a scostare il lenzuolo mettendosi a dormire dandogli le spalle.
Il mozzo rimase ad osservarla alcuni istanti per niente convinto. Respirava troppo agitatamente per sembrare sopita ed era chiaro che avesse di nuovo in mente qualche cosa ma adesso non aveva tempo di tenerla d’occhio; se si cacciava di nuovo nei guai affaracci suoi, lui doveva pensare a salvare sé stesso perché, indifferenza o no, se Naraku lo beccava lì per lui sarebbero stati davvero cazzi amari.
Spense la fiaccola principale e sgusciando fuori si dileguò nell’ombra raggiungendo i suoi alloggi nel punto più oscuro e remoto della grotta appena in tempo.
 
Pochi attimi più tardi infatti sulla soglia della stanza di Rin apparvero un paio di umidi stivali lucidi d’acqua costellati di centinaia di granelli di sabbia.
Rin non lo poté vedere in viso ma Naraku stava sorridendo soddisfatto, sotto braccio un giornale ripiegato portava in prima pagina un articolo dentro il quale spiccava un primo piano del suo viso.
 
“Rin Asari, reporter alle dipendenze della Taisho Corporation scomparsa nel nulla in seguito al naufragio del Crimson Moon dopo settimane di ricerche è stata data ufficialmente per dispersa.
[…] La giovane, orfana sin dalla tenera età, era stata accolta dai membri della famiglia Taisho come una figlia ed aveva contribuito alla rinascita del fondatore di una delle più fiorenti industrie del Giappone dopo la depressione dovuta alla perdita del suo primogenito in un analogo incidente aereo in cui si persero misteriosamente le tracce del velivolo in transito sopra l’oceano indiano.”
 
Col sangue che guizzava nelle iridi Naraku rise malignamente.
Dopo anni di paziente attesa gli si era ripresentata la possibilità di avere un vantaggio sull’odiato nemico e stavolta non l’avrebbe sprecata per nessuna ragione al mondo.
 
“Ho perso un occasione con Sesshomaru ma con lei sarà diverso …”
 
Entrando si tolse i gambali gettando il giornale sul letto spogliandosi man mano ad ogni passo sino a poggiare le ginocchia sul bordo del materasso ed incedere fino a sovrastare l’ignara ragazzina dormiente in una gabbia fatta di arti ed un corpo nudo virile e possente.
Piegando i gomiti le ghermì le labbra in un bacio lento umido e tremendamente eccitante tanto che inconsciamente anche la fanciulla si lasciò andare rispondendo languidamente ad ogni carezza di labbra e di lingua senza sapere che così facendo aveva infine scatenato la trappola del ragno.
 
“… E sicuramente più appagante …”
 
Gemendo pesantemente Naraku si leccò le labbra strappando via il lenzuolo che copriva la ragazzina stracciandole le vesti riuscendo infine a svegliarla ma stavolta non si curò della sua paura né aspettò che questa sortendo effetto la facesse svenire fissandola con un’intensità tale da darle i brividi e scatenarle dentro un calore indecifrabile ed un innato desiderio carnale che lui seppe aver funzionato quando ella volontariamente e con un sorriso sghembo allungò le mani per cingergli le spalle divaricando contemporaneamente le esili e pallide gambe accogliendolo vigorosamente a fare ciò che agognava da quasi un mese oramai.
 
… si l’avrebbe infine ammaliata.
 
Scuotendo la testa per eliminare quelle immagini eccitanti e tentatrici troppo vicine dall’esser realizzate Naraku si issò sulle ginocchia osservando le gonfie labbra della ragazzina indeciso sul serio se possederla per davvero o posticipare l’evento al giorno dopo.
Giorni e giorni di mare e ricerche estenuanti avevano avuto un enorme affanno e si sentiva veramente stanco, non gli andava di rovinare tutto quindi avrebbe pazientato ancora uno o due giorni così facendo avrebbe avuto tempo e modo di pensare in quali e quante maniere avrebbe fatto patire quel dannato Taisho.
Magari scattando delle fotografie mentre violava quella puttanella o addirittura un video in cui sotto malia Rin gli faceva i servizietti più indecenti chiamandolo mio signore o maestro o …
Deglutì sentendo il proprio membro eccitarsi alla follia grazie a quei maligni pensieri.
Aveva tempo.
Tutto il tempo del mondo.
Dopotutto nessuno sapeva che Rin era viva e, soprattutto, che era in mano sua.
 
Le rubò un ultimo bacio prima di voltarsi e lasciarla sola.
 
 
……
 
Nel buio della stanza Rin aprì gli occhi muovendosi appena per pulirsi la bocca dal sapore di Naraku.
Dannato bastardo, baciava come un dio e ancora si malediva per aver risposto consciamente rischiando un epilogo catastrofico.
 
Rischiò a levarsi a sedere, doveva riflettere e, guardò verso il comodino vedendo nella penombra della piccola fiaccola la brocca piena d’acqua, sciacquarsi assolutamente via dalla bocca qual spore così tentatore.
Sbilanciandosi per raggiungere la caraffa posò il palmo sul materasso sentendolo scricchiolare.
Abbassando lo sguardo si rese conto di star appoggiata sopra un giornale e curiosa lo prese per vedere che diceva.
 
Le si gelò il sangue nelle vene vedendo la prima pagina mentre le parole che il mozzo le aveva rivolto giorni prima le rimbombavano nei pensieri.
 
“C’è solamente una persona a questo mondo che Naraku desidera distruggere più che ogni altra cosa e si tratta proprio di Inu no Taisho; se venisse a sapere che qualcuno dei suoi prigionieri ha a che fare con lui sarebbe l’inizio di una guerra devastante fra due dei demoni più potenti della storia …”
 
 
 
Dannazione Naraku l’aveva scoperta!
 
 
 
 
Uhm … Che dire …
Ringrazio di cuore LarcheeX, Mac99, Maria76 e ComeBack per le belle parole dette nella recensione e spero che questa storia continui a piacervi.
Per tutti gli altri … uhm ecco, siete timidi? Pigri? Schifati?
Non avete proprio nulla da dirmi?
Nella scheda della storia noto una media di 200 visite per capitolo e mi gaso perché vedo che la storia è seguita però…dai, solo due recensioni per capitolo, cos’ha che non va?
Non scrivo per la gloria, ma per esercitarmi però se non ricevo feedback non riesco a migliorarmi e mi deprimo perdendo così la voglia di continuare … riguardo questa storia ho un paio di capitoli già scritti quindi li pubblicherò, ma se vedo che nonostante le letture riceverò ancora poche recensioni mollo tutto e mi do all’ippica ( cosa che già faccio btw… XD)
Non è un ricatto solo un piccolo sfogo.
Ciao ciao
  
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