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Autore: LanceTheWolf    22/05/2017    3 recensioni
Per chiunque si fosse domandato, leggendo la storia ‘Il piano’, come mai tutti avessero avuto il loro lieto fine tranne Asami, ecco il suo: “E vissero felici e contenti”… o almeno un accenno a quel che sarà.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Asami, Iroh
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Piano'
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Salve a tutti! Questo è il primo degli extra riguardanti la storia del ‘Piano’: sono One Shottine, che mostrano degli spaccati successivi agli avvenimenti narrati nella storia. La prima parte è opera mia (Lance) in quanto Mokuren, ma teme di uscire troppo dal carattere dei personaggi portando su carta Iroh II e Asami. Ovviamente anche io non sono certa di come barcamenarmi nella cosa, ma… non sono riuscita a dire di no a quegli occhioni coccolosi, quindi… ecco il primo degli extra.
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E… Asami?

By Lance
Le cose accadono.
Accadono per diletto, per dispetto, per distrazione.
Accadono perché qualcuno gli ha dato una mano.
Accadono perché qualcun altro le l’ha desiderate talmente o sperava che non accadessero mai.
Accadono per noia o semplicemente perché ‘devono’ accadere, ma… una cosa è certa: qualcosa accade sempre…

Asami aveva detestato con tutta se stessa quell’assurda situazione: Bolin e Eska erano spariti chissà dove, Mako e Koraq avevano preso i primi imballi e avevano deciso di portarli immediatamente all’Isola dell’Aria e lei… lei era rimasta sola.
Era mattina, la mattina dopo una nottata assurda, fatta di assurdi comportamenti, di assurde chiacchierate, di assurde pretese e altrettanti assurdi esiti. Ma, tutto sommato, una nottata finita alla grande.

Era stanca.
Aveva appena finito d’inscatolare gli ultimi abiti di Opal quando si rese conto di quel sole ormai alto in cielo.
Fissò stupita quel disco dorato, domandandosi come potesse essere possibile che fosse già così alto in cielo, quando le sembrava di trovarsi lì solo da poche ore, ma… in effetti se l’orologio al muro non l’ingannava, erano le dieci di mattina.
Si portò le mani ai fianchi pensierosa. Per essere stanca, come già detto, era stanca, ma non di quella stanchezza che ti chiede di dormire e, anche volendo, diciamolo: dove avrebbe dovuto mettersi a riposare?
I ragazzi, tanto avevano fatto e tanto avevano detto, che si erano liberati davvero di tutto: letti compresi. Rimaneva solo quel divano dove fino a pochi momenti prima giacevano le ultime cose della dominatrice dell’aria.
Già, era stanca, ma… un brontolio da parte del suo stomaco le ricordò che forse c’erano altri bisogni da soddisfare prima di mettersi a riposare e abbassando lo sguardo, notando i suoi pantaloni bianchi ormai ridotti a uno straccio, forse… beh, forse sarebbe stato il caso di farsi anche una doccia prima e cambiarsi quei vestiti sudici a causa di quell’improvviso trasloco.
“Quindi riassumendo.” Pensò raccogliendosi i capelli tra le mani, per allontanare un po’ il caldo e muovendosi per la stanza alla ricerca di qualcosa con cui avvolgerli per poter star comoda. “Ho caldo, ho fame, ho bisogno di un bel bagno, di vestiti puliti e… e di una bella dormita. Sì, l’ordine dovrebbe essere per lo più questo!”
Sorrise trovandosi riflessa nello specchio appeso alla parete quando, scovato in un cassetto un fazzoletto bianco lo avvolgeva intorno ai suoi riccioli per tirarli su, legandoli in una scompigliata coda di cavallo: aveva sul viso una vistosa striscia di polvere e lo stesso sulla camicetta, per non parlare delle ginocchia a forza di star carponi in terra a far scatoloni avevano cambiato colore! Neanche quando lavorava ai suoi macchinari si riduceva in quella maniera.
Ridacchiò tra sé e sé divertita, poi…
‘Dliiin! Dlooon!’
“Dlin, dlon?” Pensò, sperando che a quel suono si associasse l’arrivo di qualcuno di quei suoi ‘simpatici’ amici che l’avevano abbandonata sola a fare tutto il lavoro ‘sporco’.
Si affrettò a correre alla porta, aprendo senza pensare e…
- Generale! - Esclamò sorpresa nel trovarsi davanti il figlio della Signora del Fuoco, di prima mattina, in abiti civili e… a casa di Bolin.
- Signorina Sato! – Disse a sua volta il principe visibilmente meravigliato dalla sua presenza lì.
Istintivamente si portò una mano al volto cercando di recuperare quella improponibile figura, inveendo mentalmente verso quei tre sciagurati che l’avevano abbandonata a fare i conti con una casa da riassettare. - No… è qui! - Intervenne Iroh accostandosi e… - Lasci fare a me. – Terminò di dire mentre le sfiorava il viso per allontanare da lei quella polvere.
- Vorrei sprofondare. – Si lasciò sfuggire con un filo di voce, più imbarazzata che mai, mentre sentiva le mani dell’uomo ravviarle una ciocca di capelli.
- Mi dispiace non volevo esserle causa di maggior imbarazzo, ma se la preoccupa il suo aspetto, certo un po’ di polvere non può renderla meno attraente, tutt’altro, se posso permettermi! -
Iroh aveva un sorriso gentile. La galanteria di quel uomo era adorabile per il suo ego massacrato dal caldo e dalla stanchezza, ma quelle mani che si attardavano ad allontanarsi dal suo viso le aumentarono il rossore.
- Che maniere! - Esordì per togliersi da quell’imbarazzo, scostandosi di un passo. - Si accomodi, è stata tanta la sorpresa che… - Una pausa voluta, brevissima, prima di riprendere: - La casa non è al meglio come vede, ma… c’è ancora un divano! - Terminò assurdamente divertita.
Il generale accettò l’invito senza scomporsi. Mosse qualche passo all’interno per poi chiedere: - Bolin sta forse trasferendosi? -
- No. - Rispose con un sorriso dissentendo prima di far strada verso l’unico mobile della casa ancora degno di questo nome. - Sta semplicemente riordinando, generale. -
- Mi chiami tranquillamente Iroh, signorina Sato. - Disse lui accomodandosi su quel sofà che lei riuscì tempo-tempo a spolverare con una mano.
- E lei, Iroh, smetta di darmi del lei. -
Lui annuendo e allargando un sorriso strafottente: - Solo se voi farete lo stesso! -
- Affare fatto! - Rispose spolverandosi la mano prima di porgergliela, mano che lui non tardò a stringere per suggellare quel patto.
- Cosa posso offrirle? Ehm… offrirti? Gradisci del tea? La cucina, anche se potrebbe non sembrare, è ancora perfettamente funzionante e… -
- Non preoccuparti per me. Sei piuttosto impegnata vedo. Ero passato per il proprietario di casa. Avevamo appuntamento qui, oggi, ma… -
Si interruppe nel vederla sospirare.
- Temo se ne sia dimenticato, Iroh. Vedi sono successe molte cose in questi giorni e… mi dispiace tu abbia perso tempo… -
Il generale rise divertito. - Non fare quel visetto dispiaciuto. Non ti dona, Asami. Non credo esista espressione migliore sul viso di una bella donna di un altro altrettanto meraviglioso sorriso. Incontrarti, oltretutto, non è mai una perdita di tempo. - Una breve pausa. - E… a dirla tutta, non mi dispiace staccare un po’ dalle questioni di corte, dall’esercito, dalla Nazione del Fuoco e dalla Repubblica. - Ancora sorrise. - Piuttosto sei per caso a conoscenza di cosa avesse Bolin di tanto importante da dirmi, da potermelo riferire esclusivamente di persona? -
Lei dissentendo… - Mi dispiace. Onestamente non sapevo nemmeno che vi sentiste ancora, sono… due o… -
- Tre. - L’interruppe lui. - Sono quasi tre anni che non ci vediamo, dall’attacco del Gigante di Platino. E noi due non prendiamo un discorso vero e proprio dall’operazione contro gli Equalisti. Non a caso eravamo rimasti ancora al darci del lei. -
- È vero, sono passati sei anni da quel nostro primo incontro e per questa improvvisata rimpatriata mi sono fatta trovare impolverata e con un fazzoletto tra i capelli... Che vergogna! Mi disp… -
- Shhh! - Le sibilò posandole un dito sulle labbra. - Basta con questi ‘mi dispiace’. Di cosa dovresti dispiacerti? Di esserti fatta trovare intenta ad aiutare un amico? Del non esserci visti per anni? La vita è fatta così! Abbiamo combattuto insieme e mangiato stufato di spazzatura, ricordi? Ne abbiamo decisamente viste di peggio che una casa sottosopra. - Ancora sorrise. – Devo però ammettere di non aver mai perso i contatti con Bolin. -
Quell’accenno a un ricordo tanto lontano l’intenerì particolarmente prima di domandare: - Davvero? -
- Sì. Davvero! Addirittura si sono allentati i rapporti con l’Avatar in questi anni di tranquillità, ma… il suo più giovane cavaliere… beh… adora riempirmi di missive! A proposito, complimenti per il collaudo del nuovo Colibrì, Bolin mi ha raccontato meraviglie al riguardo. -
- Bolin ti ha…? Era un progetto a porte chiuse, insomma… - Incrociando le braccia al petto e arricciando il naso.
- Non arrabbiarti! Era talmente entusiasta dei tuoi risultati e poi… non l’ho detto a nessuno! Parola di Generale! - Concluse portandosi una mano al cuore guardandola fissamente e con una tale intensità da farle mancare il fiato.
- Beh, se è così… grazie! E sì, è stato davvero un collaudo eccellente, Iroh! – Disse accompagnando quel gesto con un cenno del capo in ringraziamento, riuscendo così a distogliere lo sguardo da quelle iridi dorate che non ricordava essere tanto invitanti.
- Non vedo l’ora di vedere la presentazione che ne farai. Quella della nuova Sato Mobile, la scorsa estate, è stata incredibile. -
- C’eri? – Esordì piacevolmente sorpresa tornando a guardarlo.
- Certo che sì! Adoro le nuove tecnologie, non dimenticare che vengo dalla nazione che ha fatto della tecnologia bellica un vanto, ma… devo ammettere di aver preferito osservare sotto mentite spoglie. Era la tua celebrazione, dovevi essere tu in primo piano, non certo questo assurdo principe! -
- Non hai nulla di assurdo! - Sorrise lei.
- Potresti ridirlo in presenza di mio nonno e di mia madre? Sai non sono esattamente di questo parere. Tutt’altro! - Disse non nascondendo un sospiro deluso.
- Situazione pesante in famiglia? -
- Non più di quella nelle altre, semplicemente essendo parte di una stirpe nobiliare, troppo spesso i nostri dissapori diventano di dominio pubblico. - Poi crucciandosi visibilmente nel vederle apparire in viso un sorriso dolce-amaro... - Scusami, temo di aver parlato senza riflettere! -
Asami dissentì con il capo. - Non fa nulla! Anche io, in passato ho avuto divergenze con… mio padre. -
- Sono stato indelicato! - Si adombrò ulteriormente portandosi una mano tra i capelli. - Se c’è un modo per rimediare… -
Forse l’incontrarsi sempre in situazioni d’emergenza, forse il parlare, in passato, esclusivamente di come annientare i loro nemici, fatto era che Asami non ricordava di averlo visto mai così… vero.
- Uhm… - Mugugnò lei ticchettandosi un ditino sulle labbra pensierosa e improvvisamente desiderosa che quella presenza accattivante non l’abbandonasse troppo velocemente. - Un modo forse c’è! Ma prima… Mi faresti compagnia per una buona Omelette? -
- Un’omelette? -
- Fidati Generale, non puoi dire di aver mangiato delle vere omelette, se non hai prima assaggiato le mie! -
- Sono così buone? -
- Non per vantarmi, ma… eccezionali direi! -

“Iroh, vergognati! Ti sei lasciato comprare da un paio di omelette affogate nello sciroppo d’acero e… due occhioni verdi!” Pensò divertito il Generale, sorridendo e sollevato uno scatole lo posava sulla pila accatastata accanto all’ingresso. “Ahhh, non sai proprio resistere alla richiesta dello sfarfallare di due paia di… lunghe ciglia. Lunghissime in questo caso.”
Il rumore scrociante dell’acqua della doccia giungeva ovattato alle sue orecchie.
Si portò le mani ai fianchi scrocchiando la schiena, rimanendo immobile qualche secondo a udire il gradevole mormorare delle gocce.
- Resistere alla tentazione di andar a far compagnia alla giovane Sato, non è facile! – Si disse con un sorrisetto malizioso mentre, portando una mano a massaggiarsi lo stomaco, scacciava via quell’idea tutt’altro che principesca.
- Coraggiosa e bella da mozzarti il fiato, ma una vera assassina tra i fornelli. - Se la rise di gusto dirigendosi verso la cucina nella speranza di trovare almeno un digestivo.
Chissà se Asami avrebbe potuto prendere in considerazione un suo invito a cena, ormai era a Città della Repubblica, tanto valeva provare.
   
 
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