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Autore: Churros25    22/05/2017    2 recensioni
“Ehi, piccola, che stai facendo?” La bambina lo osservò un momento, indecisa se fidarsi o no. I suoi papà le avevano sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, ma questo signore sembrava simpatico e gentile.
“Sto cercando di afferrare le goccioline d’acqua.”
“E ce la stai facendo?” La bambina annuì, intenta nella sua missione.
“Ora che ne dici se mi porti dalla tua mamma? Ho paura che tu possa ammalarti qua fuori.”
“Io non ho la mamma. Ho due papà!” disse fiera la piccola, mostrando il due con le dita. Dean rise, prendendole la mano e alzandosi. “Va bene, allora portami dal tuo papà.”
(tratto dal primo capitolo)
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benny, Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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CAPITOLO 3 La piccola Claire era distesa sul letto dell’ospedale, coperta fino al mento, con i lunghi boccoli che le ricadevano lungo le spalle e Castiel la guardava, mentre pensava a quanto fosse fortunato ad averla. Certo, Zeke aveva dovuto pregarlo in tutti modi possibili per convincerlo ad avere figli e molto spesso si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se non si fosse lasciato trasportare dall’entusiasmo del compagno, ma amava Claire, più di ogni altra cosa, e si emozionava sempre quando riscontrava in lei delle caratteristiche affini alle sue. “Disturbo?” Castiel si girò di scatto verso la porta, dove un Dean in camice bianco si stava affacciando alla stanza. Il moro scosse la testa, alzandosi dalla sedia posta di fianco alla figlia, e si avvicinò al dottore. “Ho i risultati degli esami di Claire, vuole che aspettiamo anche suo marito per parlarne?” “Non è mio marito, e possiamo parlarne subito.” Dean annuì, portando l’altro fuori dalla camera per lasciar riposare Claire con tranquillità. “Dagli esiti posso affermare con sicurezza che la piccola ha preso una bella polmonite.” Castiel strabuzzò gli occhi. “Oh mio dio, è grave?” Dean sorrise, trovando adorabile la preoccupazione di quell’uomo. “No, stia tranquillo. La tengo qui qualche giorno e poi dovrà sorbirsi due settimane di antibiotico, ma si riprenderà. La piccola è forte.” Castiel non riuscì a trattenere un sorriso, sentendosi un po’ più leggero. “E mi raccomando: niente fughe sotto la pioggia!” “Non so se lei ha figli, ma non è molto semplice gestirli.” “Non ho figli…” disse Dean, guardandosi la punta dei piedi. Castiel prese al balzo quel momento di distrazione del dottore per guardarlo meglio. “E’ proprio bello” pensò, non sentendosi neanche un attimo in imbarazzo per averlo pensato. Chiunque avrebbe detto che quell’esemplare di uomo fosse esteticamente perfetto. Migliaia di piccole lentiggini decoravano un viso dai lineamenti duri e precisi, caratterizzato da una mandibola tagliente e un filo di barba. Dean rialzò lo sguardo, posandolo sugli occhi blu di Castiel. Quelli di lui, invece, erano verdi, smeraldo come gli avrebbe definiti Claire, e le labbra piccole ma carnose. “Non volevo metterla a disagio” si scusò il moro. “Non si preoccupi, non tutti possono avere ciò che desiderano.” Castiel alzò un sopracciglio. “La sua compagna non vuole avere figli?” Dean scoppiò a ridere, non spostando lo sguardo dal pasticcere. “Mi piace come lei cerchi di capire la mia vita. Ma no, non ho la compagna. Come mai ha escluso che io potessi avere una moglie?” Castiel alzò le spalle. “Non porta la fede e non credo che lei sia un traditore.” “Non pensa che io potrei avere un compagno?” Il moro scoppiò in una fragorosa risata, ricevendo un’occhiata turbata da parte del dottore. “Mi scusi ma il suo aspetto da tutt’altri indizi.” “Io non ne sarei così sicuro” disse Dean, ammiccandogli e riprendendo il giro visite. Claire aprì lentamente i suoi piccoli occhi blu e si guardò in giro, incontrando la figura del padre. “Papà!” squittì, sporgendo le braccia verso di lui. Zeke si alzò dalla sedia e si sedette sul materasso, prendendole le mani. “Come ti senti, tesoro?” “Benino.” Il padre le diede un bacio sulla fronte, accarezzandole i capelli. “Papà mi ha detto che sei uscita sotto la pioggia ieri” iniziò poi, “Sai che non devi farlo più, vero? Potresti ammalarti ancora.” “Si, papà, lo so. Me lo ha detto anche il signor Smeraldo.” “Chi?” “L’amico di papà che ieri mi ha riportato in negozio” ammise, “E’ molto bello!” Zeke la guardò confuso. “E’ molto bello, eh?!” La bambina annuì, decisa. “Si, lo ha detto papà!” Il padre contrasse la mandibola, dopo aver fatto un respiro profondo. “Eccolo il signor Smeraldo!” urlò Claire, mettendosi seduta sul letto. Zeke si girò e si ritrovò di fronte la figura del pediatra, perfetta fino all’ultima piega del camice. “Ah, è lui l’amico di papà” borbottò con una punta di fastidio. “Chi è il signor smeraldo?” chiese Dean, avvicinandosi al letto. Claire lo indicò. “Che onore! E io come dovrei chiamarti?” chiese poi, rivolgendosi alla bambina. “Credo che principessa Claire vada bene.” “Allora come stiamo oggi, principessa Claire?” Lei rise divertita, rispondendo. Dean allora iniziò la visita di routine e constatò che si sarebbe ripresa nel giro di poco, con il gran sollievo del padre. Castiel era stremato, seduto su una sedia fuori dalla camera di Claire. Non tornava a casa dalla sera precedente e sarebbe toccato a lui fare il turno quella notte in ospedale. Si stava appisolando quando iniziò a squillare il suo cellulare. “Pronto?” “Ciao, sono Benny.” Castiel annuì, appoggiando la testa sul muro dietro di lui. “Ehm, c’è stato un piccolo problemino con il forno…credo di aver bruciato qualche torta.” Castiel si rizzò sul posto. “Sono arrivati i pompieri?” chiese, preoccupato. “Cosa? No, ma va. E’ tutto risolto. C’è solo un po’ di puzza e qualche torta in meno…” “Ok, allora chiudi pure il negozio. Domani apro io nel pomeriggio se riesco. Tu stai pure a casa; ti chiamo io se ho bisogno.” “Ok, salutami Claire!” Castiel chiuse la chiamata e si alzò, sbuffando, diretto alla macchinetta del caffè. “Problemi in paradiso?” chiese Dean, intento a compilare delle cartelle seduto al bancone. “Solo il mio aiutante che ha bruciato qualche torta. Si chiama Benny, dice di conoscerla” rispose Castiel, appoggiandosi al bancone di fronte al dottore. “Ah quindi è lei il nuovo capo di Benny!” scoppiò a ridere il biondo, “Vedo che ha già combinato disastri.” Castiel sorrise, passandosi una mano sul viso con aria stanca. “Vuole prendere un caffè?” gli chiese allora Dean, guardandolo con aria preoccupata. Il moro ci pensò un attimo, giusto in tempo per l’arrivo di Zeke che lo avvolse in un abbraccio. Dean abbassò lo sguardo, trovando molto interessante la compilazione di quelle cartelle. “Ti va di andare a prendere un caffè?” gli chiese Zeke, stampandogli un bacio sul collo, non curante della presenza del dottore. Castiel annuì, guardando rammaricato Dean che, alla domanda dell’altro, aveva riagganciato il suo sguardo a quello del moro. Davanti alla macchinetta del caffè Castiel rimase in un silenzio di tomba, rannicchiato su una sedia, tra le mani un bicchiere di caffè al ginseng. “Claire mi ha detto che il dottore è un tuo amico” disse Zeke, rimanendo in piedi di fronte a lui. “L’ho visto solo una volta. Ha riportato Claire in negozio quando è uscita sotto la pioggia.” Castiel aveva un tono piatto, stanco e frustato. Non aveva voglia di parlare con Zeke, né di affrontare una qualsiasi stupida discussione che sapeva stava per avere inizio. “Sicuro?” “Assolutamente. E se hai intenzione di fare una scenata di gelosia o iniziare una discussione ti blocco subito dicendoti che sono stanco e che non mi va di litigare in questo momento.” “Non avevo intenzione di fare nessuna sceneggiata!” sbottò Zeke. “Ah, no? Allora cos’era quel bacio sul collo prima, davanti al dottore? Sai che non mi piacciono le dimostrazione d’affetto in pubblico.” Zeke iniziò a parlare come se non ci fosse un domani, cercando di trovare delle scuse plausibili e tentando di convincere sia Castiel che se stesso che non era geloso e che andava tutto bene. Il compagno, a metà del lungo discorso, si era alzato e se ne era andato, dicendogli di tornarsene a casa e di dormirci su, mentre lui, finendo il suo caffè, era ritornato nella camera di Claire. Ormai la bambina dormiva da qualche ora e Castiel si era strategicamente sistemato sulla poltrona, con le gambe distese e un libro sulle gambe. Non aveva letto molto, aveva preferito di gran lunga osservare la figlia dormire, rannicchiata su un lato, come era solito dormire anche lui, e con una mano sotto la guancia. Non poté fare a meno di sorridere, mentre la piccola farfugliava qualcosa nel sonno. “Tocca a lei stanotte?” gli chiese Dean, sbucando dalla porta. Castiel annuì, sorridendo un poco. “Allora la passeremo insieme” disse il biondo, sorridendo. “Le va ancora quel caffè?” Castiel guardò la figlia, che beata stava dormendo. “Magari un’altra volta.” “Ci conto” rispose Dean, chiudendosi la porta alle spalle.
   
 
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