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Autore: Usagi    24/05/2017    1 recensioni
Seguito de "Il Richiamo della Terra". Per Hitomi è l'inizio di una nuova vita insieme all'uomo che ama, tuttavia tra responsabilità e una Gaea da ricostruire, il suo destino si intreccerà ancora una volta con quello dell'antico popolo di Atlantide. « E' giunto il momento di sperimentare le potenzialità della Macchina di Atlantide. » Storia revisionata al 05/2017 e attualmente in prosecuzione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merle, Millerna Aston, Nuovo personaggio, Van Fanel
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Cieli di Gaea '
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The Vision of Escaflowne

«L’Ultimo Paradiso»


5
Preparativi

« Asso di uccelli. Cinque di pesci. Il diavolo. Cinque di Bestie.
Se si sposasse soffrirebbe molto a causa di una persona molto vicina,
e poi potrebbe rimanere coinvolta in una guerra...?»

 

 Hitomi si disse che mancava solo un giorno, solo 24 ore – dal punto di vista terrestre - affinché tutto questo finisse.
Continuava a ripeterselo mentre indossava per l’ennesima – e forse l’ultima – volta il suo vestito. Era emozionata, certo. Come tutte le spose che il giorno successivo avrebbero coronato il loro sogno d’amore. Eppure riusciva a vedere più emozione nello sguardo di Merle e di Millerna, che in quello in proprio che le rimandava lo specchio cesellato d’oro.
« Devo ammetterlo Hitomi, con questo vestito sembri davvero bella. » Ovviamente, era stata Merle a parlare.
« Cosa stai insinuando, che di solito non lo sono? » rispose lei, pronta a litigare.
« Beh.. lo hai detto tu. » fece lei con tono di sufficienza. Maledetta gatta!
Fece per muoversi ma un ago le si conficcò nella carne all’altezza delle spalle, si raddrizzò quasi di scatto.
« Perdonatemi vostra altezza, ma se non  restate ferma non riuscirò a finire di sistemarvi questa fila di perle. » fece una ragazza alle sue spalle, costernata.
Hitomi sbuffò, scuotendo il capo.
« Coraggio Hitomi resisti! Hai voluto che eliminassimo il corpetto, almeno cerca di star ferma. » fece Millerna, in piedi di fronte a lei. Il suo ruolo era chiaro: stava controllando che le sarte facessero il lavoro migliore.
« Ti ho detto che non volevo metterlo, mi avrebbe stretto troppo in vita! »
In realtà non lo aveva neanche provato. Tuttavia aveva chiesto le modifiche il giorno successivo a quando aveva scelto il modello. Non sapeva nemmeno lei spiegare il perché, però si diceva che non sarebbe stata una cattiva idea e che il vestito non avrebbe perso della sua bellezza.
« Ecco. Abbiamo finito! » annunciò dopo averle appuntato il velo all’altezza dei capelli.
Hitomi poté finalmente rimirare la sua figura senza alcuna sarta intorno.
Certo che aveva scelto davvero bene e le sarte avevano fatto un ottimo lavoro ad accontentare i suoi desideri.
Sorrise ampiamente, mentre sentiva la gioia che si diffondeva in quella stanza.
« Ti sta benissimo Hitomi! » dichiarò Millerna, prendendole una mano.
« Grazie Millerna, io.. sono così felice. » disse, con la voce tremante.
Anche le sarte annuirono compiaciute, la loro Principessa era di rara bellezza, nonostante avesse la strana abitudine di tenere i capelli corti.
« Adesso però sarà meglio toglierlo non è il caso che si rovini il giorno prima delle nozze! » continuò la reggente di Asturia, facendo segno alle giovani cameriere di aiutare per svestirla.

Van non avrebbe potuto vedere Hitomi durante tutta quella giornata. Le tradizioni di Fanelia imponevano che gli sposi non potessero vedersi durante il giorno che avrebbe preceduto il loro matrimonio. Questo perché – oltre ai numerosi impegni che comunque lo avrebbero tenuto occupato – entrambi avrebbero dovuto sostenere una cerimonia di purificazione. Ogni rito importante sanciva la necessità di un rito di purificazione spirituale a precederlo. Lui avrebbe meditato sui propri valori di Re e di primo Samurai di Fanelia, si sarebbe raccolto in preghiera, davanti alle grandi statue dei draghi protettori del Regno a riflettere sui suoi impegni: l’amore che provava in quel momento non doveva essere secondo ai suoi doveri di Re. Lo stesso matrimonio non era altro che un sacro impegno nei confronti di Fanelia che, attraverso un legame benedetto dagli Dei, avrebbe garantito la prosecuzione dell’eredità. Il matrimonio era un dovere per un sovrano, necessario per portare avanti la stirpe. Lui, come suo padre, aveva scelto la sua futura consorte per amore, anche se aveva avuto meno difficoltà di suo padre a farlo accettare ai suoi generali.
Nonostante il crescendo di gioia che si respirava nel proprio regno e all’interno del castello lo aveva inevitabilmente coinvolto, si sentiva ancora turbato. Il motivo giaceva ancora sulla sua scrivania e gli dava da riflettere.
Si sollevò in piedi, uscendo dalla sua stanza.

« Cosa? Vuoi un duello di allenamento? » fece Allen intento a prendere la propria cintura d’arme appesa alla sedia.
« Si, Allen. Voglio allenarmi cercando di perfezionare la mia chiaroveggenza. »
« Vuoi dire la tecnica che ti ha insegnato Hitomi? »
« Proprio così » annuì, « Voglio vedere se i miei sensi sono peggiorati durante questo periodo di pace. »
Allen sorrise e allacciò la cintura d’arme, dove penzolava la sua fedele spada.
Si diressero così nella Sala degli allenamenti. Ogni volta che Van vi entrava non poteva che riportare alla memoria il sommo Balgus, suo mentore, che gli aveva insegnato tutto quello che sapeva. Medesimo insegnamento aveva impartito anche ad Allen, quando non aveva ancora compreso lo spirito del guerriero e l’aveva salvato da morte certa. Allenarsi con Allen, in qualche modo, gli dava l’impressione di seguire gli antichi insegnamenti del suo maestro. Due allievi dello stesso maestro.
Van si posizionò davanti ad Allen. Con la spada in pugno, chiuse gli occhi e si concentrò sull’immagine mentale del Cavaliere Celeste. Qualche istante dopo Allen incominciò ad attaccare e percepì lo spostamento d’aria alla sua destra. Riuscì ad evitare il colpo per un soffio.
Allen si fermò, osservandolo riaprire gli occhi. Era incerto e sembrava perplesso.
« Ancora! » esclamò il Re di Fanelia, chiudendo gli occhi, restando in posizione di difesa, pronto a respingere il colpo successivo.
Nella sua mente il silenzio cadde e il pendolo di Hitomi incominciò ad oscillare fino a quando non si mosse seguendo la direzione che esso gli indicava. La sua spada impattò prepotentemente contro quella di Allen. L’uomo dai lunghi capelli non si fermò e provò un affondo dal lato opposto ma Van lo colse in anticipo e con l’elsa della spada si portò in avanti con il busto, finendo per portare un colpo dal basso verso l’alto, al fine di disarmare l’avversario.
Non era così difficile però sorprendere il Cavaliere Celeste e con un passo a sinistra riuscì ad evitare di perdere l’equilibrio e il baricentro del suo corpo si spostò lievemente al fine di provare a colpire il fianco sinistro del Re di Fanelia. Van, ancora con gli occhi chiusi, piegò il polso verso sinistra e l’arma impattò contro quella avversaria prima che potesse sfiorare il suo corpo.
« Sei molto abile! » esclamò Allen a quel punto, visibilmente sorpreso del fatto che il giovane Re di Fanelia riuscisse ad essere suo pari nonostante si fosse precluso di vedere.
Nella mente di Van, la figura di Allen era come una sagoma chiara che si muoveva a seconda dei colpi che quest’ultimo portava. Era come lo vedesse chiaramente e non aveva bisogno di aprire gli occhi per scorgerne la posizione.
Fu proprio in quel momento, nell’attimo in cui stava per portare un altro colpo offensivo che si fermò a mezz’aria, con la spada sollevata. Volse il capo verso destra, lì dove aveva percepito la presenza del tutto estranea che immediatamente scomparve non appena si resse conto di essere stata vista.
Van aprì gli occhi, mentre Allen lo guardava preoccupato.
« Tu non hai visto niente? » gli rivolse uno sguardo serio, mentre Allen scuoteva leggermente il capo, perplesso.
« Sarà stata la mia impressione. » Scosse il capo, poco convinto. « Continuiamo! »
E le due lame, ripresero a danzare.

 
Aveva aperto l’armadio che conteneva numerosi vestiti. Non cercava niente di particolare, ma voleva solo distrarsi, dagli innumerevoli pensieri che le affollavano la mente.
Restò lì qualche secondo come cercando una risposta alle sue domande e alle sue emozioni.
In un colpo d’occhio riuscì a scorgere un indumento particolare. La sua divisa scolastica. Diversa da ogni genere di capo presente in quell’armadio, era appeso in fila insieme agli altri. Allungando la mano, l’istinto di prenderla fu forte e cedette al desiderio di rimirare quel pezzo del suo passato.
Era rovinata in più punti, d’altronde era l’unica che aveva con sé quando quel giorno aveva deciso di tornare a Fanelia. Quando l’Escaflowne era riapparso sulla pista e lei, quella volta, aveva deciso di andare di sua spontanea volontà, vinta dal desiderio di rivedere Van.
Era stato allora che lei aveva capito l’importanza dei suoi sentimenti verso il Re di Fanelia, che inizialmente era stato scontroso e forse anche troppo opportunista nel mostrare interesse unicamente ai suoi poteri.
Sorrise lievemente, quando lo sguardo ricadde sul borsone che era appoggiato su un lato dell’armadio, accanto a delle scarpe da tennis. Quelle le usava più spesso, erano molto più comode di altre calzature. Ripose con cura la divisa scolastica e focalizzò la sua attenzione nel borsone. S’inginocchiò sul tappeto e dopo averla tirata fuori fece scorrere la zip. Il suono riportò indietro ricordi piacevoli.
Dentro c’erano ancora le cose che erano rimaste dopo l’allenamento: la sua canotta insieme ai pantaloncini, una tovaglia, il deodorante, le calze, parte degli oggetti che conteneva il suo beauty case.
Spalancò lo sguardo quando si accorse di un altro oggetto che le era sfuggito e che credeva di aver perduto molto tempo prima, durante la guerra contro Zaibach.
Il suo cerca-persone. Lo prese fra le mani, e quando premendo un pulsante sentì il classico suono di risposta, si trattenne dal gridare di sorpresa.
C’era ancora un messaggio.
* Spero che tu sia felice, Hitomi. *Amano-sempai. Il nome che lei aveva salvato nella breve memoria del suo cerca-persone brillava di luce artificiale nel display.
La data era straordinariamente recente.   
Due lacrime scivolarono dai suoi occhi.
Si era felice. E loro lo avrebbero saputo, in un modo o nell’altro.
Provò a scrivere una risposta e benché i caratteri a disposizione fossero davvero pochi pregò che il messaggio affidato alle onde invisibili, potesse giungere lì dove sembrava impossibile che arrivassero.
Si sollevò in piedi e sistemò con cura ogni cosa, non prima di aver rivolto ad ognuna di esse uno sguardo d’affetto ad ogni oggetto, intriso di ricordi preziosi, che le avrebbero sempre ricordato la sua provenienza anche se la sua casa adesso sarebbe diventata Fanelia.
Ripensò alla predizione che avrebbe dovuto fare a Van, realizzando che successivamente al loro incontro non erano più riusciti a parlare dell’argomento.
Gettò uno sguardo verso le carte, e prima di poterle prendere in mano qualcuno piombò nella sua stanza producendo un gran frastuono. Conosceva quello stile.
« Hitomi! Non sei ancora pronta?! » esclamò Merle con la delicatezza di sempre.
« Ah! La cerimonia di purificazione! » si distaccò dal tavolo e incominciò a svestirsi dei suoi abiti. Sul suo letto la veste cerimoniale attendeva solo di essere indossata dalla giovane sposa.
Hitomi osservò il vestito. Aveva un qualcosa che le ricordava un kimono, ma probabilmente era la sua impressione. Era bianco e ricadeva morbido lungo i fianchi, stringendosi sotto il seno. Le arrivava fino ai piedi e aveva delle meravigliose pieghe che le ricordavano il vestito di una principessa. Un piccolo strascico partiva dalla schiena, simile ad un mantello ma lasciando le spalle scoperte. Sarebbe dovuta restare scalza e pregò che la cerimonia non fosse troppo lunga. Uscì in fretta e furia dalla stanza.
Qualche minuto dopo una folata d’aria entrò dalla finestra semi aperta e le carte lasciate sulla scrivania si mossero, spostandosi dal mazzo, fino a quando una non cadde. Nel momento in cui toccò il pavimento la Carta della Torre mostrò il suo responso.


Venne portata alle spalle del palazzo dove, all’interno del boschetto, sorgeva una modesta sorgiva d’acqua lambita da un bellissimo salice in fiore. Aveva visto più volte quel luogo, un piccolo paradiso. Ma non pensava che la cerimonia si sarebbe svolta proprio lì.
Una donna l’aiutò ad entrare nell’acqua e si posizionò lì dove il getto d’acqua le accarezzava il viso con dolcezza, senza essere fastidioso.
Sapeva cosa doveva fare. Le era stato spiegato, ed inoltre, quella pratica era ampiamente conosciuta anche in Giappone seppur per finalità diverse.
Non avrebbe dovuto spostarsi da quel luogo. Tutto ciò che doveva fare era lasciare che l’acqua la purificasse, lavando il proprio corpo e purificando il suo spirito. Chiuse gli occhi, mentre sentiva il silenzio scendere con l’andarsene di tutti gli altri. Ci sarebbero state delle guardie a debita di distanza, ma non sarebbe stata disturbata. Quella era qauclosa che riguardava solo lei.
La donna che l’aveva accompagnata era una delle sacerdotesse del culto che le rivolse un sorriso pacato prima di andarsene. Era giovane ed estremamente gentile.
« Al tramonto avrete concluso. Verrò a chiamarvi io stessa, Principessa. »
Hitomi annuì e sorrise, constatando che l’acqua non era troppo fredda, benché all’inizio le avesse fatto venire la pelle d’oca. I piedi erano ben saldi nel terreno sotto di lei che non avrebbe ceduto sotto il suo peso.
Qualche minuto dopo, ciò che udì fu solo l’acqua scorrere. Era piacevole, rilassante.
Avrebbe dovuto trascorrere solo qualche ora, visto che già era pomeriggio inoltrato. Aprì gli occhi, muovendosi di qualche passo, incurante del fatto che il vestito le si fosse appiccicato addosso. Adesso capiva perché era così largo e fatto di una stoffa così pesante. Nonostante fosse completamente fradicia non rischiava di esser vista quasi nuda da chi avrebbe dovuto proteggerla. Hitomi sorrise pensando che Van non avrebbe mai permesso di sorvegliarla se ci fosse stato un simile pericolo. Evidentemente ciò che lo preoccupava era ben altro. Hitomi richiuse gli occhi, lasciando che l’acqua le scorresse lungo le spalle e il volto.

« Hitomi.. »
Riaprì gli occhi lentamente, come se avesse dormito per tutto il tempo. Davanti a lei, la madre di Van restava in piedi, avvolta dal suo abito blu e con i lunghissimi capelli neri che le scendevano quasi fino alle caviglie. Stava nell’acqua insieme a lei, immobile e con le mani intrecciate all’altezza del grembo.
Hitomi restò senza parole e gli occhi si spalancarono per un lungo momento. L’acqua aveva smesso di scorrere. Tutto il tempo si era fermato allo stesso modo.
« Voi siete... » balbettò, senza riuscire a completare la frase a cui non aveva bisogno di risposta.
« Ti ringrazio Hitomi, confidavo tu restassi a Fanelia. Sarai una splendida regina. » e sorrise, trasmettendole una dolcezza che sembrò risollevarla di un grosso peso.
Hitomi restò ad ascoltare, come se sapesse che la donna non aveva ancora concluso. I loro incontri non erano mai stati fatti di convenevoli.
« Devi fare attenzione. Un grande pericolo minaccia te e Van, dovete restare uniti per poterlo sconfiggere e vivere finalmente sereni. »
Hitomi cercò di decifrare lo sguardo preoccupato della donna.
« Parlate dell’uomo-camaleonte? Di quale pericolo? Di chi si tratta? »
« Non dimenticare mai che tu possiedi un grande potere. Devi avere fiducia in te stessa. »
Qualcosa turbò i suoi occhi che le trasmisero una nuova urgenza.
Sparì, senza darle neanche una risposta.
« Aspetta! »
Hitomi allungò una mano lì dove si sarebbe trovata la figura della donna, prendendo solo aria. Aria che si tramutò nel corpo dell’uomo-camaleonte, alto e flessuoso, privo di mantello.
Sobbalzò, mentre lui si raddrizzò sulla schiena e fece per tenderle una mano.
L’acqua ancora immobile aveva reso immutata ogni cosa e persino il suo respiro venne meno.
« Guarda. » gli sussurrò. Ed immediatamente tutto sparì.
Calò il buio, l’oscurità profonda, e un silenzio pesante. Hitomi avvertì persino l’aria rarefarsi.
E nella sua mente, nuove immagini riapparvero, lenti e incontrastabili.
Si volse per non vedere, ma anche chiudendo gli occhi, riuscì comunque a sentire a percepire.
Era la Valle dell’Illusione nelle sue ultime ore, quando le fiamme l’avevano avvolta, quando i suoi abitanti erano morti uno dopo l’altro soffocati dal calore intenso di fiamme impossibili da spegnere, frutto del desiderio di perfezione che li aveva condotti alla dannazione e all’ira degli dei.
Hitomi s’inginocchiò portandosi le mani alle orecchie. In quel momento vide, proprio accanto a lei, due piedi. Sollevò il capo, vedendo il volto di una fanciulla con delle piccole ali sulla schiena che la guardava con gli occhi carichi di lacrime.
« Ti aiuto io a rialzarti.. » le mormorò, porgendole la mano. Hitomi l’osservò stupita. La fanciulla era meravigliosa nonostante avesse meno di dieci anni. Grandi occhi marroni, quasi rossi, erano incorniciati da un viso dalla pelle chiara e gentile, onde d’ebano scivolavano fino alle spalle ed un cerchietto dorato sulla sommità della testa, reggeva la lunga chioma, che altrimenti avrebbe finito sicuramente per finirle sul viso.
« Sto cercando la mia mamma ed il mio papà, ma loro sono andati via insieme a mio fratello. »
Hitomi si sollevò in piedi e cominciò ad avanzare insieme alla piccola bambina lungo le vie che ancora non erano state colpite dalle fiamme.
Quando una trave da una casa vicina cadde sopra di loro, Hitomi fu più veloce e spingere la fanciulla ma parte del suo vestito incominciò a bruciare.
« Aspetta, aspetta! » esclamò la bambina, correndo verso di lei, per tentare con le mani di placare le fiamme.
« Attenta, ti farai male! » esclamò Hitomi, ma in quel momento vide una luce emergere dal collo della bambina, e si rese conto che aveva proprio un ciondolo come il suo. In pochi istanti la sua attenzione si spostò dal ciondolo al suo vestito. La bambina aveva chiuso le mani l’una dentro l’altra, in silenzioso raccoglimento e le fiamme avevano smesso di ardere sul suo vestito.
La bambina barcollò leggermente e Hitomi la sostenne.
« Che ti succede? » domandò, allarmata, guardandole in volto impassibilmente avvolto da un’aria di stanchezza crescente.
« Ora che la Torre è caduta. Non ci è più permesso di realizzare i nostri desideri. » e sollevando un braccino indicò il punto da dove le fiamme avevano cominciato ad ardere ed inghiottito tutta la città.
« Quella è...» Ma Hitomi non poté continuare il suo discorso, perché la fanciulla si era sollevata in volo e aveva raggiunto altre tre persone, troppo lontane per essere riconosciute.
Proprio in quel momento una fiamma si sollevò impetuosa contro la famiglia riunita.
« Noo! » esclamò, tentando inutilmente di correre in quella direzione. Le fiamme non le costrinsero però di vedere che fine avessero fatto. Hitomi strinse i pugni, mentre avanzava, con le lacrime agli occhi per il fumo e il senso di disperazione che aveva iniziato a provare.
Ci fu un boato e d’un tratto, la terra cominciò a tremare violentemente fino a quando il pavimento sotto i suoi piedi non prese a perdere solidità. Hitomi traballò pericolosamente vicina a cadere, ma riuscì a riprendersi e inutilmente tentò di correre, ma ad ogni passo che compiva, la terra sotto di sée cedeva nel nulla del vuoto. Quando anche davanti a lei la terra cominciò a cadere finì per precipitare. Stavolta però nessuna luce sopraggiunse in aiuto portando con sé la presa rassicurante di Van. In quel momento l’immagine sparì e si ritrovò immersa nel lago, lì dove il getto della fontana la colpiva pienamente lungo il collo e la schiena. Era abbassata sulle ginocchia, con lo sguardo rivolto verso il basso, le braccia totalmente immerse nell’acqua cristallina.
Era finito tutto.
Respirò a pieni polmoni, incurante dell’acqua che le bagnava il viso e attraversava le sue narici e lambiva la sua bocca. La sensazione di oppressione all’altezza del cuore non era cessata.
Sollevò lo sguardo e chiudendo gli occhi, lasciò che quell’acqua lavasse via le tracce delle lacrime che stava intrappolando nelle sue palpebre.
Perché doveva esserle mostrato tutto questo. Che cosa aveva a che fare con quello che era accaduto oltre diecimila anni prima? Come avrebbe potuto impedirlo?
« Principessa Hitomi. »
Hitomi volse il capo, notando l’avvicinarsi della donna che precedentemente l’aveva accompagnata, nel suo sguardo poté vedere l’altrui preoccupazione.
« State bene? » domandò, inginocchiandosi nei pressi della riva, senza sfiorare l’acqua.
Hitomi annuì e si sollevò in piedi, lentamente, cercando di non impigliarsi con lo stesso vestito. La donna continuava a guardarla, perplessa.
« Siete molto pallida. Forse siete stata troppo in acqua. » le tese la mano aiutandola ad uscire dall’acqua. Hitomi cercò di abbozzare un sorriso, posando lo sguardo sulla donna.
« No, non preoccupatevi. » mormorò semplicemente e quella annuì, senza parlarle.
Venne condotta in camera sua dove era stata preparata una vasca piena d’acqua calda.
« E’ primavera ma ancora le serate sono fredde. Il rito di purificazione è concluso ma non sarebbe l’ideale prendersi un malanno proprio alla vigilia delle vostre nozze. »
« Avete ragione. » rispose con altrettanta gentilezza. E solo quando fu sola – come sua abitudine – si tolse gli abiti fradici e s’immerse nella vasca ricolma d’acqua.
Liberò un sospiro dalle labbra, mentre il proprio corpo decisamente infreddolito, riprendeva a riscaldarsi rapidamente. Chiuse gli occhi, scivolando fino a restare con solo il naso e il resto del viso fuori dall’acqua.
Hitomi non poteva fare a meno di essere pensierosa e turbata. Volse uno sguardo verso la scrivania dove aveva lasciato le carte. Sollevò il capo, curiosa. Aveva lasciato tutto in un’altra posizione. Cercò di trovare la spiegazione in una finestra lasciata aperta per dimenticanza ma così non era.
Proprio in quel momento bussarono alla porta alle sue spalle ed una donna entrò. Hitomi si volse notando che si trattava di Margaret, che le portava una grossa e calda tovaglia.
« Se volete vi aiuto ad uscire, non vorrei che scivolaste. » disse con gentilezza, approssimandosi ad un’arrossita Hitomi che si era portata le mani ad incrociarsi sul petto. Le gambe strette attorno alla propria nudità.
« Ehm... non occorre, Margaret. Lascia tutto sulla sedia qui accanto, resto ancora qualche minuto. » balbettò indecisa, come se non sapesse come rivolgersi.
« Come desiderate. » indugiò ancora sui suoi passi. « Non occorre che v’imbarazziate, Principessa. Anche io sono una donna come voi. » quindi chinò il capo ed uscì dalla stanza.
Hitomi sprofondò sotto l’acqua, immergendo anche il viso.
A quel particolare dettaglio non si era ancora abituata.
Da quando era stata abbastanza grande e la mamma le aveva dato il suo permesso, aveva sempre fatto il bagno da sola, senza l’intervento di nessuno. Sapeva che però su Gaea non funzionava così. Le persone nobili avevano il grande vantaggio di avere altre persone pronte ad occuparsi di ogni loro necessità. Questa era una tra le tante altre. In fondo, anche Van aveva degli inservienti - maschi – e spesso il discorso era ricaduto proprio sulla strana abitudine di Hitomi di non voler nessuno ad aiutarla durante quell’incombenza.
L’acqua attutiva i suoi pensieri e socchiuse gli occhi. Solo in quel momento si rese conto che il giorno dopo, meno di ventiquattro ore, sarebbe stata ufficialmente incoronata regina di Fanelia e sarebbe stata sposata!
Il cuore riprese a batterle più veloce, mentre riaffioravano tutte le paure ataviche che – si disse – ogni donna avrebbe provato prima di intraprendere una decisione di questo tipo. Ne aveva sentito parlare persino quando era stata una semplice studentessa del liceo.
Desiderosa d’aria ritornò con il viso fuori dall’acqua dopo qualche secondo. Il viso era diventato rosso e non per il calore trasmessole dall’acqua.
Stava succedendo tutto troppo in fretta.
Le visioni che aveva avuto poco prima, l’aver visto la madre di Van. Il pericolo imminente che si prospettava.
E domani, domani si sarebbe pure sposata.
Deglutì, cercando di riordinare le idee: doveva parlare con Van. Eppure non poteva, anche lui probabilmente stava sostenendo un rituale. Si, doveva pregare le sacre statue protettrici di Fanelia.
Sbuffò, sollevandosi in piedi, lentamente. Lasciando che l’acqua defluisse dal proprio corpo. Un piccolo tappeto era stato posizionato ai piedi della vasca, in modo tale da non scivolare sul pavimento freddo. Con un gesto allungò un braccio, verso la sedia a poca distanza dove era stata posizionata la grande tovaglia. Si accucciò sul letto, asciugandosi i capelli con dei panni caldi che le avevano portato. Ogni volta, ringraziava la sconsiderata fortuna che aveva nell’aver i capelli corti. Quando finì di asciugarsi, era già sera.
Bussarono nuovamente alla sua porta.
« Com’è andato il rito di purificazione? » la voce di Millerna era radiosa e gentile, sembrava più eccitata di lei.
« Ho avuto una visione. Di Atlantide. »
Millerna si rabbuiò e si avvicinò immediatamente ad Hitomi, ancora seduta sul letto con un semplice vestito indosso. Le prese le mani.
« Hitomi. Andrà tutto bene. »
« E se succedesse qualcosa domani? » incalzò, portandosi in piedi.
Millerna chinò il capo e non rispose.

 
Era inginocchiato, la spada poggiata a terra, di fronte a sé.
Silenziosamente, continuava a pensare a quello che sarebbe accaduto l’indomani.
Era felice almeno quanto era preoccupato. Sapeva che non era giusto quello che stava facendo.
Stava nascondendo ad Hitomi qualcosa di importante, ma domani le avrebbe detto tutto, quando sarebbero stati insieme e non avrebbero potuto lasciare indietro ciò che era già stato fatto. Era preoccupato per Fanelia, sentiva la minaccia di un assedio alle porte e sapeva che il suo regno non era preparato. La guerra contro Zaibach era finita da poco, da troppo poco affinché qualsiasi paese avesse potuto fornirsi di un nuovo esercito o di nuove armi. Gran parte dei guymelef erano stati distrutti e Fanelia stessa ne poteva contare appena una decina, escluso l’Escaflowne.
Van sapeva che non poteva costringere il suo regno nuovamente ad una guerra, Fanelia era già stata distrutta una volta, e solo con la grande forza di volontà dei suoi cittadini era tornato tutto al suo antico splendore. Non era il tempo di chiedere nuovi sacrifici e nuove perdite. Non l’avrebbe accettato lui stesso.
Se Hitomi non avesse avuto un ruolo centrale in quella vicenda, sarebbe partito lui stesso per la battaglia, ma sapeva che se l’avesse lasciata sola sarebbe stata ancora più in pericolo.
Van strinse un pugno che sfiorava terra, preda dell’incertezza e del dubbio.
Se domani fosse successo qualcosa, non avrebbe esitato a combattere con tutte le proprie forze. Eppure, ciò che lo torturava più di ogni altra cosa, era non poter trovare conforto fra le braccia dell’unica persona che avrebbe potuto capirlo. Al bando le tradizioni! Lui doveva vederla.
Si sollevò in piedi, guardando le statue che per delle ore avevano ascoltato le sue preghiere.
Proteggete il mio popolo e la persona che amo, non vi chiedo altro.

« Van! Che cosa ci fai qui? »
Millerna era uscita dalla stanza di Hitomi e si era ritrovata davanti proprio il Re di Fanelia.
« Devo parlare con Hitomi. » fece lui, chiedendole con lo sguardo di spostarsi.
« Si è appena addormentata, e poi lo sai che non ti è concesso vederla oggi. »
Van strinse i pugni, soffocando una risposta che non doveva riservare proprio alla reggente di Asturia.
« E’ forse accaduto qualcosa? » domandò lei, conciliante.
Van scosse il capo. « Volevo solo parlarle. »
Millerna si mosse di un passo. « Non devi proprio adesso, è già preoccupata. »
Van spalancò gli occhi. « Glielo hai detto? »
Millerna lo guardò negli occhi, quindi scosse il capo. « No, e non sai quanto mi stia risultando difficile tenerle nascosto qualcosa. Lei ha avuto delle visioni durante il rito di purificazione. Dice di aver rivisto la distruzione di Atlantide ma questa volta, è stato l’uomo-camaleonte a mostrargli un episodio diverso. »
A Van gli si annodò lo stomaco e restò momentaneamente silenzioso ma urlante di pensieri all’interno.
« Ha visto una bambina e come la sua famiglia fosse stata distrutta. L’ha spaventata. Non riesce a capire perché le vuole mostrarle tutto questo. Ha bisogno di te almeno quanto tu adesso abbia bisogno di lei, ma domani sarete sposati ed entrambi avete bisogno che questo accada prima di poter pensare ad una nuova guerra. Rimandare tutto adesso sarebbe troppo. »
Van abbassò lo sguardo. « Quel maledetto. Riesce ad entrare nella sua mente.. Non avrei dovuto organizzare le nozze così presto. »
Millerna sorrise. « Non avresti dovuto? Tutti se lo aspettavano, Van. Ed eravate in tempo di pace. Se fino ad ora non è accaduto niente, perché pensi che avverrà domani? »
« Zaibach non si è fatto di questi problemi quando si è trattato del tuo matrimonio e non ha neanche atteso che fossi proclamato re del mio popolo. »
« Ma qui non si tratta di Zaibach. Van, il tuo popolo desidera più di ogni altra cosa vederti felice, sa quanto hai fatto per loro. Adorano Hitomi e la considerano già una regina da quando ha salvato Gaea dalla distruzione. Non si meritano anche loro di godere della tua felicità? »
Van non seppe replicare ma per Millerna non ve ne fu bisogno.
« Adesso vai a riposare. Sono sicura che non accadrà niente. Entrambi non state riuscendo a godere della vostra felicità. Preoccupandovi l’uno dell’altro non state dimenticando forse che siete insieme, qualsiasi cosa dovesse accadere? Presto dovrai dire ad Hitomi quello che hai saputo, e lei dovrà dirti delle sue visioni. Cercando di non preoccuparvi per voi stessi avete riversato sull’altro la preoccupazione che tutta questa storia vi sta facendo provare. E vi ha allontanati. »
« Hai ragione. » fece Van, annuendo.
« Cerca di dormire bene Van, domani ogni cosa potrà essere chiarita. » e Millerna si allontanò di qualche passo, certa che Van non avrebbe interrotto il sonno di Hitomi.
« Millerna. » la chiamò, a bassa voce ma certo che lei si sarebbe fermata.
Ed in fatti si volse con un mezzo sorriso.
« Grazie, davvero. »
« Non c’è di che, Van. »

 

Sapeva che ci sarebbe stato il sole, ma non pensava che anche la giornata sarebbe stata così piacevolmente calda.
Aveva dormito tutta la notte, senza fare un solo incubo, senza avere alcun sogno spaventoso. Aveva riposato fino a quando alle prime luci dell’alba, non erano arrivate le cameriere, già in ansia e trepidanti per il nuovo giorno forse sorto troppo presto per loro.
Hitomi, forse ancora mezza addormentata, visse tutto come se non fosse stata in sé. Si fece persino fare il bagno obbediente e senza fiatare.
Le cameriere continuavano a dirle che era bellissima, splendida, che il giorno era meraviglioso e che fra qualche ora sarebbe stato tutto pronto. La cerimonia avrebbe avuto luogo quando il sole avrebbe raggiunto lo zenith, anche se mancavano diverse ore, tutte si comportavano come se non ci fosse tempo e lei sapeva che ad ogni ora trascorsa, un pezzetto dell’ansia che aveva accumulato andava sciogliendosi insieme ai suoi muscoli.
Il suo cervello si riattivò quando un discorso in particolare attirò la sua attenzione.
« E non avete visto il reggente di Basram. È davvero affascinante! »
Hitomi si riscosse, quindi, cercando di non tossire per i litri di profumo che le erano stati versati addosso formulò la sua domanda.
« Quindi, alla fine sono arrivati? »
« Si, vostra altezza. E hanno portato dei doni meravigliosi, dei guymelef. »
Hitomi si fece più attenta.
« Dei guymelef? » domandò, pacata.
« Esattamente! Sono dei bellissimi guymelef ornamentali, belli quasi quanto quelli di Asturia! » la donna, era troppo eccitata sia dal suo lavoro che dal fascino del reggente di Basram da non cogliere la sua preoccupazione.
In fondo, avevano prodotto “l’arma definitiva”. Hitomi sapeva che era la cosa più vicina ad una bomba atomica che avesse mai visto in quel mondo. Solo – fortunatamente – non prevedeva le drammatiche conseguenze successive al suo utilizzo. Ricordava ancora come quella sera, mentre Merle si stringeva a lei, piangendo perché in pena per Van al fronte, aveva visto quella luce grande, immensa, lambire le acque ed illuminare il cielo come un piccolo sole nascente.
Scosse il capo: era il giorno del suo matrimonio, doveva sorridere, commuoversi ed avere strani desideri con la quale tormentare le cameriere, non era il momento di preoccuparsi.
Almeno per oggi.
Non appena finì di lavarsi, indossò il suo vestito, quindi la fecero sedere ed incominciarono ad intrecciarle il velo fra i corti capelli.
Era un lavoro laborioso perché oltre ad usare dei nastri stavano adoperando dei fiori bianchi, degli iris freschi. Hitomi sentiva il cuore batterle forte nel petto: il momento si stava avvicinando.
D’un tratto arrivò Merle, che come al suo solito si fece annunciare dallo scorrere prepotente della porta.
« Hitomi!! » corse ad abbracciarla quasi con le lacrime agli occhi.
« Merle! » esclamò la ragazza, perplessa; non sapeva proprio che cosa dire.
Le accarezzò la testa con fare affettuoso mentre la gattina si metteva lì vicino a lei.
« Sapessi quanta gente si è riunita! » cominciò così, guardandola con gli occhi pieni di gioia.
« Merle... stai bene? » domandò Hitomi, un po’ preoccupata dallo slancio d’affetto della gatta.
La gattina annuì allontanandosi di qualche passo, lanciando occhiate torve alle cameriere che le avevano lanciato sguardi di fuoco nel momento in cui aveva interrotto il loro lavoro.
« Volevo solo farti gli auguri prima di ogni altra persona. In fondo me lo merito! Sto ufficialmente dandoti il permesso di occuparti del Signorino Van al posto mio! » e Hitomi sorrise, rincuorata. Tutto stava andando nel migliore dei modi.
  
Van aveva dato ordine ai suoi ufficiali di tenere gli occhi ben aperti, di controllare ogni singolo accesso al regno e di sorvegliare i cieli fin dove i loro occhi potevano scorgere. La bella giornata sembrava essere loro favorevole, almeno in questo.
Era stata una mattina pesante anche per lui, ovviamente. Aveva dormito, poco, ma sufficientemente per poter esser abbastanza lucido, nel momento in cui gli furono portati le vesti e poté cambiarsi. Era abbastanza presto e non si era fermato un momento.
Aveva presieduto al via vai di camerieri e di donne che si affrettavano ad ultimare le decorazioni sul gazebo di legno predisposto in caso di pioggia, sembrava che non ce ne fosse stato bisogno, per fortuna, ma oramai lo avrebbero usato comunque. La mattinata era stata fresca ma con l’avanzare dell’astro lungo il cielo, l’aria si era fatta più calda, piacevole e sperò che si mantenesse così per tutto il giorno.
Il luogo dove si era svolta la sua incoronazione era del tutto rinnovato. Il gazebo ospitava delle preziose panche di legno chiaro, che avrebbe accolto la maggior parte dei nobili e degli ospiti provenienti dai regni vicini.
Non c’era abbastanza spazio per far entrare tutto il popolo, ma gli spalti che erano stati allestiti durante la cerimonia di proclamazione erano ancora stabili e gran parte della gente era stata invitata a partecipare. Il castello era gremito di gente.
Van sollevò lo sguardo, osservando il cielo azzurro. Il manto svolazzava mosso da una brezza gentile, per nulla fastidioso. Guardò il cielo e pregò ancora una volta che non accadesse niente.

Hitomi si sollevò in piedi, guardandosi nuovamente allo specchio. Nell’ampia scollatura che le lasciava il vestito all’altezza delle scapole, sembrava mancasse qualcosa.
Tuttavia Millerna ci aveva già pensato e non aveva lasciato nulla al caso.
Uno dei suoi doni di nozze consisteva proprio in quel particolare gioiello. Era una collana, non troppo corta ma che ricopriva perfettamente la porzione di pelle lasciata scoperta dal vestito. Era stata lavorata finemente ed un grosso turchese andava ad intrecciarsi al centro tra una luna ed un sole. Hitomi sorrise, pensando a come quel ciondolo in fondo le si addicesse: era sempre stata chiamata “la ragazza della luna dell’illusione”, era un simbolo molto appropriato.
Quando lo indossò ricevette numerosi sguardi di apprezzamento. Arrossì quando qualcuna fece un commento lievemente malizioso su come attirasse lo sguardo in direzione del suo seno.

Il velo che le posizionarono sulla testa non le nascondeva del tutto il viso ma aveva un lungo strascico. Il modello che aveva scelto Millerna ricordava vagamente la moda di Asturia, ma Hitomi non poté fare a meno di ammettere che il suo vestito aveva anche un qualcosa dal tratto orientale, simile agli abiti tradizionali giapponesi che aveva visto sulla Terra. Era una cosa curiosa che lo stile di Fanelia ricordasse molto il Giappone medievale: un simile influsso poteva essere generato unicamente dai viaggi che gli uomini draghi divini avevano compiuto un tempo sulla Terra e al retaggio che da essa avevano tramandato sul pianeta di Gaea da loro creato grazie al potere dei desideri.
Quando finirono definitivamente di vestirla e di farle un trucco leggero Millerna aveva gli occhi lucidi.
« Adesso sei pronta a diventare una Regina. »

Il corteo della sposa si sarebbe mosso distaccato da quello dello sposo per poi ricongiungersi nel piazzale centrale. Hitomi non aveva alcuna parentela che potesse rappresentarla, per questo aveva chiesto che fossero Merle e Millerna a venire con lei, scortate da due guardie che avrebbero portati alti gli stendardi e che sarebbero state pronte a proteggerle in qualsiasi circostanza.
Quando le guardie annunciarono che era il momento Merle si avvicinò ad Hitomi e si occupò di sistemarle il velo mentre usciva dalla stanza. Per una volta, notò, non sembrava scocciata ma lieta di essere utile. Camminando lentamente, iniziò a sentirsi impacciata.
Arrossì, sentendo un tuffo al cuore per la felicità e sperò di non fare brutta figura.

Van indossava un’armatura cerimoniale che lo appesantiva.
Il suo seguito era composto dai nuovi samurai che aveva nominato quando era stato necessario ripristinare l’ordine a Fanelia. Anche loro erano bardati in armatura pesante e con le spade al seguito. Pensò a Balgus e al fatto che avrebbe tanto voluto che fosse lì, ma forse, in quel momento il suo spirito li stava comunque osservando.
Quando arrivò sul grande piazzale notò immediatamente i nobili e i dignitari presenti che occupavano gli spalti più prossimi all’altare reale.
Individuò il reggente di Basram. Era il figlio del sovrano che aveva perso la vita nell’ultima battaglia contro Zaibach. Doveva avere l’età di Allen e per sua sfortuna non era riuscito a parlargli come avrebbe dovuto. Non vi era stato il tempo, o forse il reggente si era deciso ad arrivare all’ultimo momento di proposito, solo il giorno prima, e l’unica cosa che aveva fatto era stata quella di presentargli dei guymelef in dono.
Quell’incontro si era concluso con la reciproca consapevolezza che ogni questione sarebbe stata chiarita in quei giorni, lì dove gran parte dei sovrani si era riunita. Asturia era quanto mai coinvolta nella faccenda, giacché direttamente confinante con Basram. Van aveva compreso che sarebbe toccato a Fanelia ospitare la possibile riconciliazione dei due Regni e lui avrebbe fatto di tutto per garantire che non si arrivasse ad una soluzione bellicosa.
Il bianco scintillante attirò il suo sguardo distogliendolo dai suoi pensieri.
Si volse, attirato dalla luce del sole che rendeva ancora più bianco il vestito di Hitomi.
Rimase senza parole e per un secondo fu costretto a interrompere i propri passi, come folgorato. Sentì il frastuono delle persone del popolo che si erano lì riunite ad acclamarla.

Le guardie aprivano il corteo sventolando alti gli stendardi di Fanelia. Al centro del gruppo formato da Millerna e Merle stava Hitomi. Rimase ad osservarla attentamente, ritrovandosi senza fiato dall’ammirazione.
Era bellissima e radiosa. Ora comprendeva perché non le fosse stato concesso di vedere prima quel vestito. Era come vederla per la prima volta e al contempo riconoscerla come la compagna della propria anima.
Sul suo viso nacque spontaneamente un sorriso e da quel momento, non riuscì più a staccarle gli occhi di dosso.

Ad ogni passo l’emozione stava aumentando.
Cercava di mantenere un’andatura regolare, ma dopo qualche passo si era resa conto che stava avanzando troppo velocemente e si era avvicinata troppo alle guardie. Dunque cercò di rallentare, per rimanere sempre ad una certa distanza, anche perché non poteva lasciare indietro . Era nervosa. Le mani erano congiunte in grembo ma le sentiva tremare lievemente. Il cortile non le era mai sembrato così lontano come allora.
Quando uscì all’aperto, la luce del sole per un momento l’accecò.
Era la giornata che tutti avevano sperato di trovare quel giorno.
Qualche istante dopo, sentì le urla della gente che avevano iniziato ad acclamare la sua uscita.
Sollevò il capo ed il suo sguardo trovò immediatamente la figura di Van.
Oh, lui la stava già fissando probabilmente sin dall’inizio. Non vedeva chiaramente il suo volto a causa della distanza, ma in quel momento seppe che stava sorridendo. Lo fece anche lei.
Tu-tum.
Il fiato le si spezzò in gola.
I suoi sensi si allertarono e un brivido le attraversò la schiena.
Tu-tum.  
Il cuore mancò un battito. No, no, no. Non poteva succedere in quel momento.
Van continuava ad avvicinarsi insieme ai generali, non si era ancora accorta del suo turbamento.
« Hitomi? Che succede? »
La voce di Millerna la riscosse dai suoi pensieri. Si era fermata.
Senza riuscire a risponderle riprese quasi meccanicamente ad avanzare. Non si voltò per spiegare, i suoi occhi iniziarono a guizzare da un capo all’altro del grande cortile. Doveva capire cosa stava succedendo.
I nobili si erano alzati dai loro spalti per accoglierla.
Tu-tum.
C’era qualcosa che non andava, qualcosa sarebbe presto successa. No, no, no! Non quel giorno, non ancora una volta! C’erano così tante persone.
La sua attenzione si volse finalmente nella direzione giusta.
La stava osservando come tutti gli altri, in piedi e voltato nella sua direzione, in volto, un’espressione trionfante.

Il frastuono di un'esplosione, sovrastò qualsiasi altro suono.

 

_______________

 

Sono tornata, dopo tutti questi anni. Sono imperdonabile, non è vero? 
Non posso, però, che ringraziarvi dal profondo del mio cuore per tutto l'affetto che avete dimostrato in questi anni nel continuare a recensire la storia, pur essendo incompleta da molto tempo.
Sto cercando di finirla, dopotutto. 
In questi anni il mio stile è decisamente maturato e penso che questa storia ne segni un po' il passaggio. Rivendendo "Il Richiamo della Terra" sorrido, pensando che - effettivamente - non ero che un'adolescente alle prime armi. Non è che ora sia migliorata tantissimo, ma suppongo che noterete come anche il tema della storia sia un po' più "maturo" anche se cerco di mantenere le stesse atmosfere dell'anime originale.
Il mio obiettivo, attraverso la storia, è quello di farvi rivivere i personaggi così come li avete conosciuti. Nella mia storia è ovviamente passato del tempo e la crescita psicologica dei personaggi è inevitabile tuttavia, vi chiedo un favore personale: se ritenete che io stia andando troppo OOC avvisatemi, perché vorrei essere una burattinaia che muove personaggi che tutti conosciamo, non voglio stravolgerli più di tanto!
Un bacione e a presto! 

Usagi.

  
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