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Autore: _Charlie_    24/05/2017    1 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 38:

 

Il volere dell'Universo

 

Zehelena troneggiava sulla piazza.
Era il Sole, il punto d'ancoraggio per tutti i pianeti che le orbitavano intorno.
Li analizzò con fare critico, inseguendo ogni loro gesto, percependo ogni loro respiro, ogni battito dei loro cuori.
Arya, nervosa ed impacciata, scelse di evitare il suo sguardo. Non era l'immagine di uno specchio quella che le si stagliava di fronte, bensì una donna, una dea, che vestiva il suo corpo con molta più classe ed eleganza di quanto non avesse mai fatto lei in tutta la vita. Riconobbe la carnagione color pesca, gli occhi di smeraldo, i lineamenti ed il profilo, ma indugiò sul diadema di foglie ed i capelli rosa pastello.
« Le porgo i miei omaggi » esordì Haramir, infrangendo quel breve attimo di quiete: « è un onore essere qui ».
« Condivideremo il piacere, mi creda » rispose Zehelena, la voce pacata.
Sedette sullo scranno, ticchettò le unghie sui braccioli di femori e favorì il gioco di Arya, ignorandola di proposito.
Quindi interrogò i membri della compagnia sul viaggio ed il metodo che avevano adottato per raggiungere le Scogliere, rimanendo piuttosto colpita dalla descrizione del veliero. Aveva il portamento e la grazia di una regina; la cultura e la dialettica di chi predilige lo studio a qualsiasi altra cosa. Quando Markos credette che fosse giunto il suo momento, azzardò un inchino e partì con una sfilza di indicibili lusinghe che apparvero troppo forzate – l'atteggiamento, inutile dire, non venne affatto gradito.
« Smettila! » Lo rimbeccò Cassandra: « sembri un fanatico ».
Al contrario, la giovane Mason continuò a studiarsi i lacci degli anfibi. Era così inverosimile per lei trovarsi in quella situazione che non riusciva a proferir parola. Per mesi interi aveva creduto che Zehelena fosse in realtà uno spirito, che sapesse ogni cosa riguardo alle loro vite, che in segreto li spiasse. Durante quel lungo colloquio si rese conto che invece non era affatto così, che le sue previsioni era totalmente errate.
« Arya Mason » la chiamò all'improvviso, riportandola tra i vivi: « speravo con tutto il cuore che questo giorno non ci raggiungesse mai... però, devo ammettere, che è un onore fare la tua conoscenza... trovarti qui, insieme a me, dinanzi agli occhi dell'Universo ».
Arya annuì con vigore: « vale lo stesso per me ».
« Oh, non devi sentirti agitata. Ti spiegherò tutto ciò di cui hai bisogno per vincere la Guerra che verrà ».
« Non sono agitata, è solo che... ».
« Vieni qui » la invitò lei, alzandosi: « voglio toccarti le mani ».
Per quanto risultasse originale quella richiesta, Arya non domandò alcunché; si limitò ad avanzare di un passo, guardando Beckah – i pugni chiusi.
Salì il primo gradino, imponendosi il coraggio, ne salì un altro e poi un altro ancora, finché non giunse dinanzi alla sua antenata.
Il cuore le martellò nel petto, la testa le andò in confusione totale.
« Non credere che questo faccia effetto solo a te... »
Arya deglutì, tremante: « non so in che modo, ma riesco a percepirlo ».
« Oh, quale orrida beffa » Zehelena le carezzò una gota, le labbra piegate in un ghigno: « ed è tutta colpa mia ».
« Perché siamo... ».
« Identiche? » La interruppe ancora: « una delle sue solite perfidie! »
Cielo e terra tacquero non appena le loro mani si congiunsero, come se per millenni non si fosse atteso altro evento.
Arya percepì una vibrazione ignota esiliarla da lì e condurla altrove, in un luogo di magia – molto pericolosa, molto potente. Vide le immagini di una guerriera e di una nube nera come la morte combattere, ledersi, ed infine scoppiare in una polvere di colori. Deglutì. Sul volto di Zehelena poté leggere la stessa inquietudine che aveva preso a divorarla. Quante domande e quanti enigmi si celavano nel loro passato?
« Cos'è successo? » Domandò Cassandra ad alta voce: « spiegateci! »
« Io... » cominciò Arya, stordita: « non lo so ».
Zehelena socchiuse le palpebre: « è giunto il momento che io vi racconti la mia storia ».
« Perfetto! » Esclamò Soara: « siamo venuti qui per questo! »
« Tuttavia, ho un interrogativo che mi punge ancora le labbra ».
Haramir e tutto il resto della compagnia le rivolsero un'occhiata incredula. Avevano viaggiato fino alle Scogliere per ottenere delle risposte, non altre domande! Di cosa poteva trattarsi?
Impassibile, ella pronunciò un nome che frusciò tra le rovine, si estese nell'etere e scoppiò nei timpani di tutti: « dov'è Hazelle? Per quale motivo non si trova qui, insieme a noi? »
Arya arretrò di un passo. Non le era chiaro se fosse un gioco o una presa in giro, se Zehelena conoscesse già la risposta e li stesse mettendo alla prova. Di nuovo, guardò Beckah e capì: doveva parlare, doveva essere lei a riferirglielo.
« Zehelena » cominciò, attirando su di sé l'attenzione: « Hazelle è morta ».
Frecce invisibili presero a bersagliare la scalinata. Arya notò sfumature di incredulità e orrore mescolarsi sul volto della dea, la quale crollò sulle ossa – una mano al petto.
« Com'è potuto accadere? » Il tono della voce tradì il suo male: « spiegatemelo ».
« Ma Lei non sa nulla? Non è a conoscenza degli ultimi avvenimenti? » Chiese Haramir.
« Ci deve essere un motivo se il gigante l'ha definita “prigioniera”, no? » Rispose Cassandra, attenta.
A fatica, dunque, Zehelena tentò di ricomporsi. La giovane Mason rimase al suo fianco. « Non è una menzogna, sono davvero una prigioniera. Sono chiusa qui dentro da secoli, ignara di tutto ciò che capita fuori, nel mondo reale » indugiò: « tuttavia, per una chissà quale ragione, sono riuscita a mettermi in contatto con Arya... non credete che io sia uno spirito, sono una donna in carne ed ossa ».
Arya si studiò i palmi – il contatto che aveva avuto con Zehelena, seppur breve, le aveva mostrato qualcosa di diverso dalle tracce indelebili della morte; le aveva indicato la via per l'eternità.
« Sono nata e cresciuta a Rozendhel, nel periodo in cui regnavano gli Elfi, e la Comunità Magica viveva serenamente. Mia madre era una strega audace, conosciuta persino nell'angolo più remoto del globo. Come ogni creatura, però, si mostrava assai vulnerabile dinanzi alla passione e, durante una delle sue solite scappatelle, conobbe un drago di nome Rhaego. Perdette la testa per lui ed insieme giacquero per notti e giorni, senza mai provare la benché minima stanchezza. Dalla loro unione, nacqui io: Zehelena, la Guardiana del Fuoco Aureo ».
« È merito dei suoi genitori l'esistenza di quest'invincibile potere? » Domandò Markos, convinto.
Ella scosse il capo: « trascorsi la mia infanzia principalmente con mia madre. Ero una bambina sveglia e precoce, con l'abitudine di annotare ogni singolo incantesimo che imparava. Quando compii sedici anni, scelsi di scrivere un autentico grimorio!
Oltre a ciò, all'epoca, ero solita accompagnare mia madre in ogni dove: combattevamo i cacciatori di streghe, soccorrevamo le creature magiche in pericolo e raccoglievamo erbe mediche da portare a casa.
A vent'anni, in segno di riconoscimento per aver tratto in salvo l'erede di un Re Elfo dalla cena di un negromante, egli mi regalò la sua armatura argentea e priva di una qualsiasi imperfezione. Benché fossi soltanto una giovinetta, acquisii una tale fama che ogni giorno avevo convegni su convegni, con viandanti e forestieri che abbandonavano i loro figli soltanto per venire a stringermi una mano. Uno di loro volle addirittura ritrarmi!
Ed è qui che appare la figura di Hazelle. Mi tirò fuori da quella vita che non mi apparteneva. Oh, come mi faceva sentire bene! Fuggivo via dai miei impegni e la incontravo nei boschi: parlavamo di tutto, delle nostre esperienze e di quanto ci fosse ostile quell'ambiente. Le parlai delle Scogliere di Moher, di Parigi e dell'Europa... di quanto me ne fossi innamorata.
Purtroppo, però, i venti di guerra presero a scuotere le chiome degli alberi e la morte iniziò a chiamare a sé le prime vittime: i demoni si erano ribellati alle autorità e premevano per la conquista di Rozendhel. I nostri sogni di partire e vivere insieme, lentamente, sfumarono... non so se lei si fosse mai resa conto di quanto io l'amassi, di quanto mi facesse sentir bene un suo abbraccio, una sua carezza in viso. Poche ore prima dell'infausta notte in cui l'Universo decise di parlarmi, mi passò una mano tra i capelli e mi domandò come mi sentissi. Io la baciai. Tutto stava cambiando e ce ne rendevamo conto entrambe ».
Arya non riuscì ad immaginare una Hazelle tanto dolce e romantica. Sin dal momento in cui l'aveva trovata in casa sua, a parlare con la zia Sarah, aveva stabilito che potesse essere tutto fuorché una donna capace di sperimentare l'amore. Tornò ad ascoltare il racconto di Zehelena, in silenzio e senza proferir parola.
« Non posso rivelarvi i particolari di come l'Universo mi contattò... se credete che ci sia un Dio o una Divinità superiore, non avete fatto altro che basare la vostra vita su una terribile menzogna. A regolare il nostro Universo, è esso stesso.
Mi spiegò ogni cosa, le mie origini e quelle di ogni creatura magica, le intenzioni dei demoni ed il pericolo che costituiva il Supremo. Noi due, Arya, siamo nate per un motivo; siamo pedine di una guerra antica, di un eterno conflitto tra Bene e Male... abbiamo un compito da portare a termine » si fermò un'altra volta e prese un respiro profondo, gli occhi lucidi: « migliaia e migliaia di anni or sono, in un'epoca ignota, l'Universo assistette alla nascita di una creatura orribile... senza forma, né volto, né appellativo. Era una nube nera, l'essenza della distruzione.
Ingollò pianeti e stelle, annientò interi popoli. L'Universo dovette intervenire e plasmò dal nulla la figura di una guerriera: le donò il potere della luce, un paio di grandi occhi verdi e lunghi capelli rossi. Portava indosso una corona di foglie bianche ed un'armatura forgiata nell'oro. Possedeva inoltre una spada, la lama d'acciaio e tagliente. Meera era il suo nome, Guerriera dell'Universo e prima Guardiana del Fuoco Aureo ».
« Che cosa? » Sbraitò Beckah, incredula: « ma che razza di storia è? »
« Fatemi finire. C'è dell'altro ».
Incapace di formulare una risposta, Arya serrò le labbra. Avvertì il corpo cedere sotto alla mole dei pensieri, il cuore evaderle dal petto e le gambe formicolare come non mai. Sin dal primo gemito non era stata padrona di se stessa, delle sue decisioni, della sua vita. Le lacrime le infiammarono il volto, ma tentò di nasconderle. Tacque.
« Sinceramente » iniziò Cassandra: « io mi sto perdendo ».
« Per quale motivo, l'Universo ha dovuto richiamare due persone identiche a Meera? » Domandò invece Markos, sveglio: « insomma, se Incubo è stato sconfitto... ».
« Il Supremo non è stato sconfitto » Zehelena lo interruppe bruscamente: « Meera lo ferì, ma non riuscì ad annientarlo ».
« Quindi, vaga ancora per l'Universo? » Domandò Haramir.
« Non è corretto. Meera aveva una spada dall'elsa brillante, nel cui ottone era incastonata una pietra viola. Poco prima che le venisse scagliato il colpo di grazia, ella tirò fuori la pietra, recitò un incantesimo e ne imprigionò all'interno l'ira e la distruzione » sospirò: « ora, Incubo vive all'interno della Sfera della Leggenda ».
Una percezione improvvisa attraversò l'animo di piombo di Arya. Aveva già intuito tutto.
« Meera morì, frantumandosi in una pioggia di polvere argentea che prese a danzare nel vuoto, fino a raggiungere il pianeta sul quale viviamo, trovando poi dimora negli uomini e donando loro i poteri, le Arti, una nuova vita ed un segreto da custodire per generazioni e generazioni. La Magia delle streghe è nata in questo modo ».
« E per quanto riguarda i demoni? » Chiese Soara: « non credo che siano stati originati sempre dalla stessa polvere! »
« Infatti, la parte di Incubo che venne disintegrata dalla spada di Meera scese allo stesso modo sulla Terra e diede origine alle creature dell'Inferno ».
« E la Sfera? » Esordì finalmente Arya: « perché è stata spezzata in tanti frammenti? »
« Sono solo sette » la corresse Zehelena: « quando l'Universo mi parlò, essa era ancora intatta... non voleva certo che io la distruggessi, affatto! Voleva che io tirassi fuori Incubo e lo uccidessi con le mie stesse mani. Mi donò la Spada, che aveva conservato con tanta cura per millenni, e mi consegnò la formula con la quale avrei potuto richiamarlo. Io credevo nelle mie abilità... ma non ero certo una stupida. Non volevo assecondare il gioco dei demoni! Erano loro che volevano portare l'Inferno sulla Terra, non io! Non le streghe! Quindi, decisi di infrangere la Sfera e di creare una Dimensione a parte soltanto per loro. L'Universo si arrabbiò così tanto che... ».
« Ti imprigionò » concluse Arya, seria: « nelle rovine di Meeragonthur ».
Zehelena annuì: « non avrei potuto prendere decisione più sbagliata... ora sono costretta a vivere qui per l'eternità ».
« Cosa significa esattamente “Meeragonthur”? » Le domandò Jaadir.
« “Cenere di Meera” » rispose lei: « è la lingua madre dell'Universo ».
« Dimmi di questa prigione » la spronò Arya: « continua il racconto! »
« Mi fu concesso di scegliere un posto... carino da parte dell'Universo, non trovate? Hazelle mi seguì fino alle Scogliere di Moher, ed io dovetti fingere che non mi importava più nulla di lei » vacillò: « non potevo rivelarle nulla, altrimenti sarebbe stata punita allo stesso modo. Dunque, una volta che entrai qui dentro, piansi tutte le mie lacrime ».
« Fammi indovinare: l'Universo ha sempre voluto che tu ti mettessi in contatto solo con me, vero? »
« Credo di sì, Arya. Non appena la minaccia di Incubo torna a farsi sentire, questi richiama una Guerriera Speciale ».
« Però, Hazelle ti ha visto in sogno! Poco prima di morire! »
Zehelena annuì, debole: « è vero! In un modo o nell'altro, alla fine riuscii a parlarle... inutile dire che non appena se ne accorse, l'Universo mi privò delle stagioni e della notte. In questo pseudo-cielo, brillano tre Soli... ve ne siete accorti? Non cala mai il buio, ed il caldo è insopportabile.
Vivo da sola, in compagnia di quei monaci che ogni giorno vengono e controllano che io non mi sia ammazzata. Hanno il potere di resuscitarmi, sapete? »
« Quante volte ti è capitato? Di suicidarti, intendo » le domandò Beckah.
« Più o meno, tutti i giorni ».
« È un'abominevole tortura! » Commentò Soara, le lacrime agli occhi: « come puoi resistere? »
« Se le discendenti di Meera non obbediscono al volere dell'Universo, questo è il modo in cui vengono punite! » Ora, Zehelena si rivolse unicamente ad Arya: « torna a Rozendhel, riunisci tutti i Frammenti e lascia che i demoni richiamino Incubo. Non prendere me come esempio, non ci sono scorciatoie. Dovrai eliminarlo tu stessa ».
« Il grimorio che ho trovato nella biblioteca del signor Hancock è tuo, non è vero? Avevi custodito un Frammento tra le pagine » disse Arya, certa.
« Ovvio! E ne ho conservati degli altri, proprio qui » fece per chiudere e riaprire i palmi, quando un ennesimo ruggito la deconcentrò.
La piazza rabbrividì: era un lamento, un verso rauco.
Arya fletté le ginocchia e unì le mani sulla testa; Zehelena restò a guardarla in apatia. « Non temete » iniziò: « quello che sentite è Rhaego... ha voluto seguirmi, l'idiota ».
« Rhaego? Tuo padre? » Domandò Markos, impressionato.
« Riposa per giorni interi... alcune volte mi scordo perfino della sua esistenza! » Zehelena allungò lo sguardo: « penso che tra poco ci raggiungerà ».
E in effetti, in lontananza, si poteva già scorgere una macchia d'inchiostro danzare tra le nubi e farsi a poco a poco più grande.
Arya si morsicò un labbro. Non voleva che il discorso terminasse lì, aveva ancora tante domande da porre e chiarire! Balbettò un qualcosa, attirando su di sé l'attenzione, poi tossì e ricominciò: « quindi, io sono nata solo per annientare Incubo? Sono nata da un errore che hai commesso tu? »
Zehelena la rimproverò: « non tu, entrambe siamo nate per merito di un errore ».
« “Per merito”, certo! Avresti potuto affrontare le tue paure invece, e risparmiarmi quest'infausto destino! » La ragazza si scaldò: « è un anno intero che evito ai demoni di impossessarsi di quegli strumenti, ed ora salta fuori che avrei dovuto permetterglielo! Alla fine, devo essere io a sconfiggere quella creatura terribile, no? Legittimo! Avreste potuto dirmelo prima ».
Zehelena le riservò un'occhiata penetrante: « mi dispiace, cara Arya Mason. Nel corso della vita si commettono innumerevoli sbagli ».
« Come quello di gettare un intero popolo all'interno di una Dimensione ignota? »
« Me ne pento ogni giorno ».
« Quando Morgante ha fatto la sua comparsa, io ed Hazelle siamo state rinchiuse proprio lì dentro. Io sono riuscita a scappare mediante... ».
« Un varco, lo so » terminò Zehelena, le palpebre socchiuse: « in tempi remoti, avevo già previsto una simile eventualità. Ero certa che la Dimensione non avrebbe retto alle evoluzioni della Magia. Quindi, la incantai. Se per errore una strega ci fosse finita all'interno, in automatico si sarebbe dischiuso un Portale che l'avrebbe riportata sul pianeta ».
« Hazelle non ha voluto attraversarlo » concluse Arya.
« Ho intuito anche questo ».
Un vigoroso ruggito fece tremare per l'ultima volta il terreno.
Zehelena aveva narrato una menzogna: la notte non era stata bandita da Meeragonthur, era lì che volteggiava sopra le loro teste, nel cielo limpido dell'eterno giorno. La notte era un mostro, la notte era Rhaego.
Arya si mostrò atterrita alla sua venuta. Non aveva mai conosciuto un essere simile: aveva il corpo enorme ed irto di scaglie, una testa dalla forma allungata, sormontata da corna e dotata di due larghe narici, dalle quali si sprigionava del fumo cinereo.
Non appena fu atterrato, passò in rassegna la piazza con quei suoi grandi occhi scarlatti e dalla pupilla verticale. Espose i denti aguzzi – la mascella larga e mobile come quella di un serpente. Le sue ali, inoltre, erano ampie, nere e lunghe quanto un aereo – terminanti in un artiglio.
La sua coda era una frusta squamata, in perenne movimento.
Poggiò le zampe a terra, sguainò gli artigli e ringhiò.
« Sono miei ospiti, capito? » Esclamò Zehelena: « scordati il pranzo! Mangia quei monaci, piuttosto! »
Il drago si accucciò dietro alla sua figura, gli occhi puntati su Arya.
« Quindi... lui è tuo padre? »
Zehelena annuì: « avvicinati! Non ti farà alcun male! »
« No, Arya! » Gridò Beckah: « non farlo! È pericoloso! »
Ma la curiosità vinse su tutte le altre emozioni. Arya, che si trovava già sui gradini, si avvicinò al muso della creatura – le mani tremanti. Era una formica al confronto, una nullità.
Inspirò profondamente, deglutì. Se in quell'istante fosse morta, era probabile che l'Universo avrebbe rischiato di urlare una bestemmia e avrebbe subito condotto due giovani innamorati a procreare una quarta Arya Mason. Che razza di battute le venivano in mente?
No, la storia doveva terminare lì con lei. Non ci sarebbe stata più alcuna Guardiana del Fuoco Aureo.
Rhaego si lasciò accarezzare, gli occhi fermi sulla sua figura mentre del fumo pallido gli sfuggiva dalla bocca. Era coperto di fuliggine, tracce delle sue stesse fiamme ormai estinte.

Tra le rovine, la pelle di Arya sembrò scintillare.
Fuoco nel fuoco, ella comprese le sue origini. Il sudore le colò lungo le guance, tra i seni. Espirò.
« Arya Mason » Zehelena le si avvicinò, le braccia che cullavano una spada: « accetti dunque questo dono? »
Annuì lentamente; il volere dell'Universo sarebbe stato assecondato.

 

 

 

 

 

 

 

  
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