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Autore: Cecilia    25/05/2017    0 recensioni
Le conseguenze di Flashpoint presentano il loro conto e toccherà alla Leggende, in un viaggio in un futuro prossimo, a pagarne il salato prezzo tra sconvolgenti verità ed inaspettate rivelazioni.
Fan Fiction in due momenti tra l'universo che conosciamo e quello nuovo che si crea dopo la guerra finale del tempo...
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Rip Hunter, Sara Lance, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GUERRA – Gordon Godfrey – National City 1947

Tutti gli altri erano partiti per le loro destinazioni, mentre Green Arrow, Cyborg, Lyla e i Tornado Twist erano rimasti nel passato in attesa di un’Apocalisse contro la quale stavano andando incontro decisi ad affrontarla di petto piuttosto che attendere l’inevitabile soccombere.

Dawn nonostante le sue apparenze sempre di ragazza forte e aggressiva, anche per via del suo aspetto, in quel momento camminava accanto al suo ragazzo stringendogli la mano, mentre il suo sguardo scivolava intorno a sé. C’era solo caos nelle strade causate da un profondo senso di aggressività crescente, un sentimento che aveva paura potesse colpire anche Connor al suo fianco che non smetteva di guardare in cagnesco JJ e sua madre di fronte a loro. La presa di Dawn si fece dunque più stretta come a volersi assicurare che lui non si sarebbe lasciato trascinare da quel sentimento.

«Ha sbagliato, ma non farti accecare dall’ira… la sento Connor, ti scorre nelle vene…» gli dissi lei accarezzando un suo braccio nudo e muscoloso, mentre lui seguendo il suo tocco con la mano finì per guardarla negli occhi e rubarle un bacio per tornare concentrato e lucido.

Donald aveva buttato uno sguardo alle sue spalle e sorridendo ora era tornato a guardare JJ che raggiunse in un flash.

«Qualcosa mi dice che questa non te la perdona…»

«E da cosa lo hai capito Allen?» la voce di Diggle era decisamente ironica nella sua serietà, una cosa che fece sorridere Lyla trovandolo terribilmente uguale a suo padre. Donald, nemmeno se si sarebbe impegnato, sarebbe riuscito a portare rancore verso qualcuno.

«Forse dal gelo che scorre tra voi?» la voce proveniva dal giornalista Gordon Godfrey che stava camminando verso di loro con le mani nelle tasche dell’elegante completo nero che indossava, le scarpe laccate e i pochi capelli che gli erano rimasti portati con la riga di lato. Sembrava uscito da uno di quei film in bianco e nero e il suo viso quasi gentile stonava con il peccato che rappresentava.

Era un uomo di mezza età che, se non fosse stato per l’oscurità che aveva abbracciato, magari avrebbe potuto essere un amorevole padre o un normalissimo marito e invece no, guardava il cielo e respirava il piacevole caos che aveva portato.

«I vostri amici si sono comportati bene, ma… lo sapete vero che non si può estinguere ciò che rappresentiamo? Sempre tali forze esisteranno nell’universo e non moriranno oggi… Dunque avete rimandato l’inevitabile, lo stesso che ancora si può realizzare anche solo con me e l’altro mio collega!»

Nel momento in cui Godfrey fece per tirare fuori le mani dalle tasche tutti erano già scattati: Green Arrow incoccando la freccia, Cyborg caricando il suo braccio meccanico, Lyla puntando la pistola e i Tornado Twist a prendersi per mano e scatenare la forza del loro fulmine congiunto, ma non ce ne fu bisogno perché quello tirò fuori semplicemente due pietre che mostrò loro.

«Che cosa sono?» chiese la Michaels ben attenta a non perdere nemmeno una sua mossa, mentre quello lì guardò tranquillo e serena, disposto a spiegare loro cosa fossero.

«Oh questi? Sono i vostri ricordi… o per meglio dire dei piccoli segreti che avete tra voi e io adesso sarò lieto di ridarveli!» nemmeno il tempo di reagire che gettandoli a terra emanarono un fumo nero che disperdendosi fece tossicchiare i vigilanti, ma poco dopo permise loro di prendere coscienza di alcune cose che si erano occultati l’un l’altro, non cose gravi, ma abbastanza per farli mettere uno contro l’altro esattamente come aveva fatto con il resto della popolazione di quel tempo.

Dawn aveva lasciato disgustata la mano di Connor e guardandolo di sbieco iniziò a scuotere il capo.

«Queen… ora ti vedo per quello che sei realmente…»

«E cosa vedi mh?» chiese quello andandole sotto e provocandola.

«Un impostore! Un ragazzino che non ha il minimo diritto di portare il nome di Green Arrow, non vali un centesimo rispetto a tuo padre!»

«E io vedo solo una ragazzina viziata che non sa far altro che correre, correre, correre… forse perché sei una che fugge sempre?»

«Non ci posso credere che io ti abbia amato!»

«E io che ti abbia considerato mio amico!» disse JJ mettendosi in mezzo e poggiando una mano sulla spalla di Connor prima di ricevere da quest’ultimo un pugno in pieno viso.

«Parla il principe delle menzogne! Avrei dovuto ficcarti una freccia nel petto quando ne ho avuto l’occasione!» e fu esattamente quello che fece se non fosse stato per Donald che fermò la freccia prima che colpisse JJ, ma questo scatenò Lyla che sparò contro Connor e così dovette spingerlo da parte, mentre sua sorella lo aggrediva perché aveva impedito che il suo ragazzo morisse. Era assurdo. Tutto assurdo, quanto lo era per Godfrey vedere che su quel ragazzino le sue capacità non avevano avuto effetto.

Fu quando Donald lo notò che gli venne un’illuminazione, sembrava che il suo nemico stesse andando nel panico, era forse quella la sua paura? Il non avere il potere assoluto sulla sua capacità di scatenare conflitti?

«Come è possibile? Come è possibile? Perché tu non vieni colpito dai miei poteri?»

«Che posso dirti, sono un pezzo di pane e fino ad oggi è stato il rimprovero di chiunque conosco, ma a quanto pare invece è un vantaggio!» e dopo aver fatto l’occhiolino in un flash mise ko tutti i suoi amici riuscendo a bloccarli con le manette recuperate in giro dai poliziotti a macchine o ringhiere, mentre lui tornava a fronteggiare quel tizio che lo aveva già stancato.

«Sai che ti dico? Facciamola finita!»

«Tsk! Come se fosse facile!» e mentre tutto intorno a loro impazziva di urla, minacce e gente che voleva ammazzarsi l’un l’altra, Donald cercò di scagliare più fulmini possibili contro a del pazzo, ma ovviamente siccome le cose non potevano essere facili quello diventava invisibile o si teletrasportava facendo sì che ogni suo attacco finiva nel vuoto.

Donald poi conosceva i suoi limiti e purtroppo la Forza della Velocità per lui non era come gli altri Velocisti perché era equamente divisa con sua sorella e ora operava solo al 50% senza contare che una volta sfruttata scemava lentamente. Gli rimanevano poche possibilità e considerata la resistenza e la forza sovraumana del suo avversario, con la quale lo stava pestando, le possibilità erano pari a zero, ma fu proprio mentre sentiva le sue ossa rompersi che guardando i suoi amici sbranarsi l’un l’altro a suon di parole, capì quello che doveva fare.

«C’è bellezza nella fragilità umana, c’è magnificenza nella loro complessità, ma la paura spesso ci porta a sbagliare… a trovare conforto nell’urlarci addosso le nostre colpe…» parlare era estremamente difficoltoso, ma doveva farlo. Doveva far tornare in sé i suoi amici e considerando come Godfrey lo aveva lasciato e stava facendo per andarsene non poteva permettersi di mollare. Il Cavaliere lo guardava divertito, come se non sarebbe servito a nulla, ma lui non avrebbe smesso di provarci una e un’altra volta ancora.

«Quando la paura ci domina è facile trovare conforto nell’ira, mentre dovremmo solo apprezzare il fatto che se odiamo così tanto è perché dove c’è cenere c’è ancora amore…»

«Risparmia la tua voce, non ti ascolta nessuno… le tue parole sono vane…»

«Le mie parole arrivano dove i tuoi poteri non faranno mai!»

Sputò Allen, ignorando Godfrey alle sue spalle e non smettendo di rivolgersi a chiunque avesse intorno compresi i suoi amici.

«Darei qualsiasi cosa per cancellare quello che tanto vi porta a odiarvi l’un l’altro, ma non posso… ognuno hai i suoi segreti e ognuno è responsabile delle sue azioni, ma mettendo su un piatto della bilancia bene e male… Il male è davvero così tanto da uccidere il bene?»

Bastò quella frase per tempestare le menti di tutti, ma dei suoi amici principalmente, di scene che nemmeno sapevano appartenergli eppure facevano parte di loro e in quel momento era l’arma più potente che avevano per vincere.

Dawn gli aveva preso il viso tra le mani e gli stava parlando con quella capacità che solo lei possedeva. Era una ragazza che ingannava, perché per la sua avvenenza sarebbe potuta sembrare la solita diciottenne frivola e superficiale, ma era tutto il contrario. Non era solo una combattente capace e coraggiosa, ma aveva un cuore enorme e una capacità di comunicare con gli altri da creare un legame empatico immediato e forte. Indubbiamente erano i gemelli Allen la vera anima del team, quelli più positivi, quelli che ricordavano sempre a tutti gli altri la forza della speranza e dell’amore. Loro che portavano avanti l’eredità di un padre che era poco più che uno sconosciuto, ma che nonostante questo non ne avevano mai messo in dubbio la sua credibilità e le sue scelte.

«A volte penso che non ti meriti uno scorbutico e iracondo come me…»

«Ehm… no… in effetti mi meriterei qualcuno molto più simpatico di te…»

Se l’esclamazione di Connor era stata malinconia, quella di Dawn era stata volutamente ironica per risollevare gli animi. Entrambi si lasciarono andare a un sorriso e poi Dawn si abbandonò totalmente nelle possenti braccia di Connor. In quelle in cui aveva trovato conforto tante notti e dalle quali non si sarebbe mai stancata di sentirsi stringere.

«Ti Amo Queen…»

«Ti Amo anche io Allen…» sussurrò Connor stringendola al petto e posandole un bacio tra i capelli.

***

«Sai cosa tuo padre ha detto una volta al mio?»

Entrambi si guardarono e in quel momento quell’immagine si sovrappose a quella di un Diggle e un Queen di un altro tempo che seduti sulle scale del covo del Team Arrow parlavano dopo la sconvolgente scoperta che il Procuratore Chase era Prometheus.

«Che noi siamo i tuoi compagni di squadra. Siamo la tua forza. Quindi JJ appoggiati a noi… appoggiati a me esattamente come tu hai fatto anche quando io ti respingevo…»

«Forse essere umano è un lusso che non posso permettermi…»

«Forse non puoi fare a meno di esserlo perché per quanto tu dica, c’è un cuore che batte sotto tutto questo metallo…» e fu in quel momento che la prima e timida lacrima fece capolino dallo sguardo scuro di JJ per scivolare poi lungo la sua guancia e fargli scoprire che il dolore c’era e che per quanto fosse insopportabile Connor aveva ragione, era umano e doveva onorare quello perché era tutto ciò per cui i suoi genitori avevano lottato…

Bastò che l’amore e l’affetto che li legava superasse ciò che li divideva che questo iniziò a consumare Godfrey peggio di qualsiasi potere o arma, lo stava bruciando da dentro. Quel resistere al veleno dell’oscurità più si allargava a macchia d’olio e più rendeva quel Cavaliere debole.

Il giovane usò le poche forse rimastogli per liberare i suoi amici e quando ebbe finito immediatamente sua sorella gli dette la mano pronta a lanciare un fulmine insieme a lui. Quando questo accadde all’unisono anche Connor scoccò la sua freccia, Lyla sparò il suo proiettile e JJ fece partire una scarica dal suo braccio meccanico. Godfrey fu costretto a soccombere, esplose e tutto ciò che di lui rimase fu solo polvere sulla quale un anello campeggiava solitario.

Finalmente Donald poté lasciarsi andare, mentre Dawn lo stringeva a sé cullandolo tra le sue braccia e accarezzandogli il volto piena di vergogna.

«Ci hai salvato… oh fratellino, la tua bontà…»

«E poi tu ti lamenti!»

Lei ridacchiò e finì per abbracciarlo felice che fosse vivo, seppur ridotto male. Ma anche qualcun altro in quel momento stava facendo i conti con quello che era successo.

«Hai mai pensato quelle cose?» chiese improvvisamente Connor rivolto all’amico e riferendosi al ricordo che avevano vissuto, riferito a un’altra linea temporale.

«Non è forse la verità?»

«Se fosse tale non avresti mai compiuto l’errore di non parlarci della Suicide Squad…»

C’era una tensione tra i due che, posti uno difronte all’altro, tutti pensavano che da un momento all’altro sarebbe esplosa facendoli prendere a cazzotti eppure ciò che accadde fu un abbraccio inaspettato e al quale si aggiunse Lyla, che alzando gli occhi al cielo in un sussurro simile a una preghiera disse: «Ora sta a te Sara…».

 

Forse è proprio vero che il super poter degli Allen è la loro super bontà e questa volta a dimostrarcelo è niente di meno che Donald Allen che forse ha preso il meglio dei suoi genitori, Barry & Iris. Anche l’ultimo Cavaliere è stato sconfitto, a suon di parole, ma adesso cosa succederà? Avete contato quali eroi ancora non sono comparsi? E sapete contro chi dovranno battersi? Certo che lo sapete… il Cavaliere più temibile… quello più complesso: la Morte… in un luogo ove il tempo esiste e non esiste e ove solo un Signore del Tempo può aspettarli…

   
 
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