GUERRA – Gordon Godfrey – National
City 1947
Tutti gli altri erano partiti per le loro
destinazioni, mentre Green Arrow, Cyborg, Lyla e i
Tornado Twist erano rimasti nel passato in attesa di un’Apocalisse contro la
quale stavano andando incontro decisi ad affrontarla di petto piuttosto che
attendere l’inevitabile soccombere.
Dawn nonostante le sue apparenze sempre di
ragazza forte e aggressiva, anche per via del suo aspetto, in quel momento
camminava accanto al suo ragazzo stringendogli la mano, mentre il suo sguardo
scivolava intorno a sé. C’era solo caos nelle strade causate da un profondo
senso di aggressività crescente, un sentimento che aveva paura potesse colpire
anche Connor al suo fianco che non smetteva di
guardare in cagnesco JJ e sua madre di fronte a loro. La presa di Dawn si fece dunque più stretta come a volersi assicurare
che lui non si sarebbe lasciato trascinare da quel sentimento.
«Ha sbagliato, ma non farti accecare
dall’ira… la sento Connor, ti scorre nelle vene…» gli
dissi lei accarezzando un suo braccio nudo e muscoloso, mentre lui seguendo il
suo tocco con la mano finì per guardarla negli occhi e rubarle un bacio per
tornare concentrato e lucido.
Donald aveva buttato uno sguardo alle sue
spalle e sorridendo ora era tornato a guardare JJ che raggiunse in un flash.
«Qualcosa mi dice che questa non te la
perdona…»
«E da cosa lo hai capito Allen?» la voce
di Diggle era decisamente ironica nella sua serietà,
una cosa che fece sorridere Lyla trovandolo
terribilmente uguale a suo padre. Donald, nemmeno se si sarebbe impegnato,
sarebbe riuscito a portare rancore verso qualcuno.
«Forse dal gelo che scorre tra voi?» la
voce proveniva dal giornalista Gordon Godfrey che
stava camminando verso di loro con le mani nelle tasche dell’elegante completo
nero che indossava, le scarpe laccate e i pochi capelli che gli erano rimasti
portati con la riga di lato. Sembrava uscito da uno di quei film in bianco e
nero e il suo viso quasi gentile stonava con il peccato che rappresentava.
Era un uomo di mezza età che, se non fosse
stato per l’oscurità che aveva abbracciato, magari avrebbe potuto essere un amorevole
padre o un normalissimo marito e invece no, guardava il cielo e respirava il
piacevole caos che aveva portato.
«I vostri amici si sono comportati bene,
ma… lo sapete vero che non si può estinguere ciò che rappresentiamo? Sempre
tali forze esisteranno nell’universo e non moriranno oggi… Dunque avete
rimandato l’inevitabile, lo stesso che ancora si può realizzare anche solo con
me e l’altro mio collega!»
Nel momento in cui Godfrey
fece per tirare fuori le mani dalle tasche tutti erano già scattati: Green
Arrow incoccando la freccia, Cyborg caricando il suo braccio meccanico, Lyla puntando la pistola e i Tornado Twist a prendersi per
mano e scatenare la forza del loro fulmine congiunto, ma non ce ne fu bisogno
perché quello tirò fuori semplicemente due pietre che mostrò loro.
«Che cosa sono?» chiese la Michaels ben attenta a non perdere nemmeno una sua mossa,
mentre quello lì guardò tranquillo e serena, disposto a spiegare loro cosa
fossero.
«Oh questi? Sono i vostri ricordi… o per
meglio dire dei piccoli segreti che avete tra voi e io adesso sarò lieto di
ridarveli!» nemmeno il tempo di reagire che gettandoli a terra emanarono un
fumo nero che disperdendosi fece tossicchiare i vigilanti, ma poco dopo permise
loro di prendere coscienza di alcune cose che si erano occultati l’un l’altro, non
cose gravi, ma abbastanza per farli mettere uno contro l’altro esattamente come
aveva fatto con il resto della popolazione di quel tempo.
Dawn aveva lasciato disgustata la mano di Connor e guardandolo di sbieco iniziò a scuotere il capo.
«Queen… ora ti vedo per quello che sei
realmente…»
«E cosa vedi mh?»
chiese quello andandole sotto e provocandola.
«Un impostore! Un ragazzino che non ha il
minimo diritto di portare il nome di Green Arrow, non vali un centesimo
rispetto a tuo padre!»
«E io vedo solo una ragazzina viziata che
non sa far altro che correre, correre, correre… forse perché sei una che fugge
sempre?»
«Non ci posso credere che io ti abbia
amato!»
«E io che ti abbia considerato mio amico!»
disse JJ mettendosi in mezzo e poggiando una mano sulla spalla di Connor prima di ricevere da quest’ultimo un pugno in pieno
viso.
«Parla il principe delle menzogne! Avrei
dovuto ficcarti una freccia nel petto quando ne ho avuto l’occasione!» e fu
esattamente quello che fece se non fosse stato per Donald che fermò la freccia
prima che colpisse JJ, ma questo scatenò Lyla che
sparò contro Connor e così dovette spingerlo da
parte, mentre sua sorella lo aggrediva perché aveva impedito che il suo ragazzo
morisse. Era assurdo. Tutto assurdo, quanto lo era per Godfrey
vedere che su quel ragazzino le sue capacità non avevano avuto effetto.
Fu quando Donald lo notò che gli venne
un’illuminazione, sembrava che il suo nemico stesse andando nel panico, era
forse quella la sua paura? Il non avere il potere assoluto sulla sua capacità
di scatenare conflitti?
«Come è possibile? Come è possibile?
Perché tu non vieni colpito dai miei poteri?»
«Che posso dirti, sono un pezzo di pane e
fino ad oggi è stato il rimprovero di chiunque conosco, ma a quanto pare invece
è un vantaggio!» e dopo aver fatto l’occhiolino in un flash mise ko tutti i suoi amici riuscendo a bloccarli con le manette
recuperate in giro dai poliziotti a macchine o ringhiere, mentre lui tornava a
fronteggiare quel tizio che lo aveva già stancato.
«Sai che ti dico? Facciamola finita!»
«Tsk! Come se
fosse facile!» e mentre tutto intorno a loro impazziva di urla, minacce e gente
che voleva ammazzarsi l’un l’altra, Donald cercò di scagliare più fulmini
possibili contro a del pazzo, ma ovviamente siccome le cose non potevano essere
facili quello diventava invisibile o si teletrasportava
facendo sì che ogni suo attacco finiva nel vuoto.
Donald poi conosceva i suoi limiti e purtroppo
la Forza della Velocità per lui non era come gli altri Velocisti perché era
equamente divisa con sua sorella e ora operava solo al 50% senza contare che
una volta sfruttata scemava lentamente. Gli rimanevano poche possibilità e
considerata la resistenza e la forza sovraumana del suo avversario, con la
quale lo stava pestando, le possibilità erano pari a zero, ma fu proprio mentre
sentiva le sue ossa rompersi che guardando i suoi amici sbranarsi l’un l’altro
a suon di parole, capì quello che doveva fare.
«C’è bellezza nella fragilità umana, c’è
magnificenza nella loro complessità, ma la paura spesso ci porta a sbagliare… a
trovare conforto nell’urlarci addosso le nostre colpe…» parlare era
estremamente difficoltoso, ma doveva farlo. Doveva far tornare in sé i suoi
amici e considerando come Godfrey lo aveva lasciato e
stava facendo per andarsene non poteva permettersi di mollare. Il Cavaliere lo
guardava divertito, come se non sarebbe servito a nulla, ma lui non avrebbe
smesso di provarci una e un’altra volta ancora.
«Quando la paura ci domina è facile trovare
conforto nell’ira, mentre dovremmo solo apprezzare il fatto che se odiamo così
tanto è perché dove c’è cenere c’è ancora amore…»
«Risparmia la tua voce, non ti ascolta
nessuno… le tue parole sono vane…»
«Le mie parole arrivano dove i tuoi poteri
non faranno mai!»
Sputò Allen, ignorando Godfrey
alle sue spalle e non smettendo di rivolgersi a chiunque avesse intorno
compresi i suoi amici.
«Darei qualsiasi cosa per cancellare
quello che tanto vi porta a odiarvi l’un l’altro, ma non posso… ognuno hai i suoi
segreti e ognuno è responsabile delle sue azioni, ma mettendo su un piatto
della bilancia bene e male… Il male è davvero così tanto da uccidere il bene?»
Bastò quella frase per tempestare le menti
di tutti, ma dei suoi amici principalmente, di scene che nemmeno sapevano
appartenergli eppure facevano parte di loro e in quel momento era l’arma più
potente che avevano per vincere.
Dawn gli aveva preso il viso tra le mani e
gli stava parlando con quella capacità che solo lei possedeva. Era una ragazza
che ingannava, perché per la sua avvenenza sarebbe potuta sembrare la solita
diciottenne frivola e superficiale, ma era tutto il contrario. Non era solo una
combattente capace e coraggiosa, ma aveva un cuore enorme e una capacità di
comunicare con gli altri da creare un legame empatico immediato e forte.
Indubbiamente erano i gemelli Allen la vera anima del team, quelli più
positivi, quelli che ricordavano sempre a tutti gli altri la forza della
speranza e dell’amore. Loro che portavano avanti l’eredità di un padre che era
poco più che uno sconosciuto, ma che nonostante questo non ne avevano mai messo
in dubbio la sua credibilità e le sue scelte.
«A volte penso che non ti meriti uno
scorbutico e iracondo come me…»
«Ehm… no… in effetti mi meriterei
qualcuno molto più simpatico di te…»
Se l’esclamazione di Connor
era stata malinconia, quella di Dawn era stata
volutamente ironica per risollevare gli animi. Entrambi si lasciarono andare a
un sorriso e poi Dawn si abbandonò totalmente nelle
possenti braccia di Connor. In quelle in cui aveva
trovato conforto tante notti e dalle quali non si sarebbe mai stancata di
sentirsi stringere.
«Ti Amo Queen…»
«Ti Amo anche io Allen…» sussurrò Connor stringendola al petto e posandole un bacio tra i
capelli.
***
«Sai cosa tuo padre ha detto una volta
al mio?»
Entrambi si guardarono e in quel momento
quell’immagine si sovrappose a quella di un Diggle e
un Queen di un altro tempo che seduti sulle scale del covo del Team Arrow
parlavano dopo la sconvolgente scoperta che il Procuratore Chase era Prometheus.
«Che noi siamo i tuoi compagni di
squadra. Siamo la tua forza. Quindi JJ appoggiati a noi… appoggiati a me
esattamente come tu hai fatto anche quando io ti respingevo…»
«Forse essere umano è un lusso che non
posso permettermi…»
«Forse non puoi fare a meno di esserlo
perché per quanto tu dica, c’è un cuore che batte sotto tutto questo metallo…»
e fu in quel momento che la prima e timida lacrima fece capolino dallo sguardo
scuro di JJ per scivolare poi lungo la sua guancia e fargli scoprire che il
dolore c’era e che per quanto fosse insopportabile Connor
aveva ragione, era umano e doveva onorare quello perché era tutto ciò per cui i
suoi genitori avevano lottato…
Bastò che l’amore e l’affetto che li
legava superasse ciò che li divideva che questo iniziò a consumare Godfrey peggio di qualsiasi potere o arma, lo stava
bruciando da dentro. Quel resistere al veleno dell’oscurità più si allargava a
macchia d’olio e più rendeva quel Cavaliere debole.
Il giovane usò le poche forse rimastogli
per liberare i suoi amici e quando ebbe finito immediatamente sua sorella gli
dette la mano pronta a lanciare un fulmine insieme a lui. Quando questo accadde
all’unisono anche Connor scoccò la sua freccia, Lyla sparò il suo proiettile e JJ fece partire una scarica
dal suo braccio meccanico. Godfrey fu costretto a
soccombere, esplose e tutto ciò che di lui rimase fu solo polvere sulla quale
un anello campeggiava solitario.
Finalmente Donald poté lasciarsi andare,
mentre Dawn lo stringeva a sé cullandolo tra le sue
braccia e accarezzandogli il volto piena di vergogna.
«Ci hai salvato… oh fratellino, la tua
bontà…»
«E poi tu ti lamenti!»
Lei ridacchiò e finì per abbracciarlo
felice che fosse vivo, seppur ridotto male. Ma anche qualcun altro in quel
momento stava facendo i conti con quello che era successo.
«Hai mai pensato quelle cose?» chiese
improvvisamente Connor rivolto all’amico e
riferendosi al ricordo che avevano vissuto, riferito a un’altra linea
temporale.
«Non è forse la verità?»
«Se fosse tale non avresti mai compiuto
l’errore di non parlarci della Suicide Squad…»
C’era una tensione tra i due che, posti
uno difronte all’altro, tutti pensavano che da un momento all’altro sarebbe
esplosa facendoli prendere a cazzotti eppure ciò che accadde fu un abbraccio
inaspettato e al quale si aggiunse Lyla, che alzando
gli occhi al cielo in un sussurro simile a una preghiera disse: «Ora sta a te
Sara…».
Forse è proprio vero che il super poter
degli Allen è la loro super bontà e questa volta a dimostrarcelo è niente di
meno che Donald Allen che forse ha preso il meglio dei suoi genitori, Barry
& Iris. Anche l’ultimo Cavaliere è stato sconfitto, a suon di parole, ma
adesso cosa succederà? Avete contato quali eroi ancora non sono comparsi? E
sapete contro chi dovranno battersi? Certo che lo sapete… il Cavaliere più
temibile… quello più complesso: la Morte… in un luogo ove il tempo esiste e non
esiste e ove solo un Signore del Tempo può aspettarli…