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Autore: Tati Saetre    27/05/2017    7 recensioni
Edward ha 30 anni, capo della Cullen Media Group, è un uomo presuntuoso, egoista e viziato.
Isabella ha 28 anni, direttrice di una delle Gallerie d'arte più famose di New York, è in cerca dell'uomo della sua vita.
Che cosa li accomunerà per il resto delle loro vite?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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“Devo passare da Rosalie, oggi

Diciottesimo capitolo – Tradimenti

23 Marzo 2002

 

“Devo passare da Rosalie, oggi.”

“Rosalie? Rosalie Hale?” Domandò Leah, seduta a gambe incrociate sul letto di Bella.

Le bambine erano uscite con Edward, troppo preoccupato per la salute della sua… ragazza.

Non voglio che ti stanchi.

Emma e Mia richiedono troppo tempo.

Cercherò di occuparmi di loro il più possibile.

Sono incinta Edward, mica malata! Era stata la risposta che si era beccato due giorni prima, dopo l’ennesima raccomandazione.

Cosa sarebbe successo, al nono mese? L’avrebbe rinchiusa dentro la camera a chiave?

Probabile, conoscendo Edward Cullen.

“Già. Proprio Rosalie Hale.”

“Perché?”

“Devo consegnarle dei documenti. Mi ero portata il lavoro a casa, ma ora devo riportarglieli.

“Non puoi farglieli avere in un altro modo?” Bella sbuffò, guardando la sua amica.

Leah, io non ho nessun problema con Rosalie Hale. Adoro il mio lavoro, ma con lei non era… adatto, ecco tutto. Voglio lasciarmela alle spalle come una bella esperienza. Spiegò.

Ed era vero: non si era trovata poi così male con Rosalie. Certo, i suoi orari a volte erano massacranti, ma faceva pur sempre il lavoro che amava.

Ed ora? Ti godrai la maternità?” Sorrise l’amica, indicando quel piccolo bozzo che inizia a pronunciarsi sul suo addome.

“No. Non esiste.”

“Bella!” La sgridò Leah. “E’ una cosa buona, questa. Saranno dei momenti bellissimi.”

“Gioia, non esiste. Non starò con le mani in mano per nove mesi.

Quindi?”

“Voglio…” Ci pensò, prima di continuare. “Non devi dire niente a nessuno. Soprattutto a Jake.

Leah mise la mano sul cuore. “Giurin giurello.”

“Sto cercando di mettermi improprio. Ho contattato artisti freelance, voglio aprirmi un sito internet. Stavolta, devo iniziare da sola. Anzi, voglio iniziare da sola. Laurent ha detto che mi darà una mano con il sito. Spiegò in fretta e furia.

L’amica non disse una parola, ma l’unica cosa che fece fu alzarsi dal letto, per andare ad abbracciarla. Quando si staccò, Leah aveva le lacrime agli occhi.

“Sono così contenta!” Batté entrambe le mani, come una bambina. “Te lo meriti, tesoro. Perché non vuoi parlarne con Edward?”

“Non voglio nasconderlo.” Ed era la verità. “Sto solo cercando di capire cosa fare, per ora. Quando sarò sicura al cento per cento, gliene parlerò. Per ora, è una cosa campata in aria, sai.

“Edward approverà di sicuro.”

“Ultimamente Edward approva ogni cosa che faccio.”

“Certo. Una donna in maternità è un film horror a tempo determinato per nove mesi.

Hey!” Bella le diede una piccola botta sulla spalla. “Non mi chiamo Leah Black!”

“E non porti in grembo due gemelli!” Bella sorrise, accarezzandosi dolcemente la pancia.

Le bambine aveva preso la notizia nel migliore dei modi: la loro felicità aveva invaso casa Cullen per giorni. Emma aveva preso il telefono di suo zio, aveva chiamato i nonni ed aveva annunciato il lieto evento a tutti.

Inutile dire che la loro gioia contagiò anche Carlisle ed Esme, che il giorno dopo avevano portato tutti a pranzo fuori.

“Un figlio con Edward Cullen.” La rimbeccò Leah, per l’ennesima volta da quando l’aveva saputo.

“Lo so. Non ripeterlo.”

“Chi l’avrebbe mai detto?”

Bella sorrise dolcemente, alzando gli occhi al cielo.

Alice Cullen.

Lei, aveva predetto tutto.

 

 

“Sicura che non vuoi che ti accompagni?”

“Edward! Lasciala in pace!”

“Grazie a Dio c’è James!” Borbottò Bella, schioccando un’occhiata d’intesa al loro amico.

“Devo soltanto andare al MoMa. Sono le diciotto, tra mezz’ora sarò a casa.

“Vuoi prendere la mia macchina?”

“Edward!” Strillò Bella, avvicinandosi lentamente a lui. “Non ho bisogno della tua macchina, perché ho la mia.”

“Quella dannata macchina che ti ha regalato Jake. Usata.” Precisò.

“Una fantastica utilitaria.”

“Prendi la mia.”

“La tua Volvo? Alla faccia delle lamentele che mi facevi, quando la prendevo.

“I vantaggi dell’essere incinta!” Disse James, continuano a bere il suo whiskey.

Laurent invece era stato sottratto dalle bambine, che l’avevano portato al piano superiore. Perché con zio Laurent è tutto più divertente.

“A saperlo, ci sarei rimasta prima.”

“Sì?” Gli occhi maliziosi di Edward la squadrarono, accompagnati dal suo sorriso.

Mh mh.”

Hey, hey! Ci sono anch’io qui!”

“C’è tuo marito di sopra.” Riuscì a sussurrare appena Bella, mentre fu travolta dalle labbra di Edward.

Quando si staccò, trovò un peso in più nella tasca del suo giacchetto.

“Prendi la mia macchina, piccola.” Disse appena, tornando ai fornelli.

Dannato, dannato Edward.

 

 

“Questo è tutto.” Bella lasciò i documenti sulla scrivania di Rosalie, ben impilati.

“Fantastico, Isabella.”

Quindigrazie?” Non sapeva cosa dire. Il loro rapporto era finito, e sapeva benissimo che non avrebbe mai più rivisto Rosalie Hale.

Lei alzò gli occhi, - finalmente -, scrutandola.

“Grazie a te, Isabella.” Disse soltanto, per poi riabbassare lo sguardo.

“Nell’astuccio ho lasciato anche le chiavi. Credo… sia tutto. Ciao, Rosalie.” Lei non rispose, e Bella nemmeno aspettò: a passo spedito si diresse verso l’uscita.

E proprio mentre usciva, si scontrò con Tanya Denali. Si scambiarono un semplice cenno del capo, senza proferire parola.

Arrivata alla Volvo, Bella cercò le chiavi.

Mi ammazza.

Se non le trovo, Edward mi ammazza.

Si grattò la testa, sbuffando sonoramente.

Nell’astuccio che aveva lasciato a Rosalie con le chiavi della galleria, c’erano anche quella della Volvo.

Stupida.

Rientrò a passi rapidi, cercando di metterci il minor tempo possibile.

Però, trovò la porta dell’Ufficio di Rosalie – che prima era totalmente aperta -, socchiusa.

Quindi ha lasciato?” Era Tanya.

“Sì. Da un po’.”

“Credi sia per la storia di Renée?”

“Non penso sia solo per quello.”

“Cioè?” Domandò Tanya, e la sua voce sembrava davvero incuriosita.

“Sai, dopo quello che è successo l’undici Settembre.”

“Ah.” Bella da fuori sentì la risposta secca e decisa della sua rivale per eccellenza.

“Ancora vive con Edward?” Chiese poi.

“Sì. Credo di sì.”

“Ho visto la sua Volvo, qui fuori.”

“La Volvo dai sedili comodi?” Bella riuscì a percepire il tono malizioso nella voce di Rosalie. E la seguente risata di Tanya.

“Già. Ma era più comodo il letto del Ritz a Londra.

“Cosa?” La voce di Rosalie, stavolta, era sbalordita.

Mh Mh.”

“Edward Cullen? Quando? Come? Perché?” Le domande erano uscite dalla bocca di Rosalie a raffica.

“Due settimane fa. Era a Londra per la società. Ed io ero lì per una sfilata. Una cosa tira l’altra…”

Oh, cazzo!” Dopo l’esclamazione di Rosalie scoppiarono entrambe a ridere sguaiatamente.

Inconsapevoli che fuori da quella stanza, nascosta dietro la porta accostata, c’era una semplice donna che si teneva una mano premuta fortemente sulla bocca, cercando di attenuare i singhiozzi che non riuscivano a fermarsi.

   
 
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