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Autore: Sylvia Naberrie    27/05/2017    1 recensioni
Ursa è una giovane ragazza del villaggio di Hir'a, facente parte della Nazione del Fuoco. Nonostante le sue illustri origini, Ursa è una ragazza semplice come tante altre. Desidera sposarsi con Ikem, il suo promesso sposo, e vivere una vita felice e serena con la sua famiglia nel suo amato villaggio.
Ma i suoi sogni verranno brutalmente distrutti.
Il Re del Fuoco Azulon, per assicurare alla sua famiglia una discendenza potente e forte, vuole che Ursa, nipote dell'Avatar Roku, sposi il principe cadetto Ozai.
Ursa non può sottrarsi a quel destino crudele, altrimenti tutta la sua famiglia e l'intero villaggio ne risentiranno.
Costretta a sposare un uomo che non ama e ad abbandonare i suoi cari, Ursa dovrà farsi forza e cercare di sopravvivere nella reggia reale dove verrà travolta dagli intrighi della sua ormai nuova famiglia.
Quale sarà il destino della Principessa Fenice che, come il mitico uccello, muore e risorge dalle proprie ceneri?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Azula, Ikem, Ozai, Ursa, Zuko
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO III: L'ADDIO



Now let us lie
Sad we lived, sad we die
Even in your pride
I never blamed you

A mother’s love
Is a sacrifice
Together sleeping
Keeping it all

[from “Two for Tragedy” – Nightwish]




Ursa finì di scrivere le ultime righe di quella lettera e la nascose dentro la veste. Quasi ogni sera era solita scrivere, ma nessuno sapeva cosa e a chi.
Posati penna e calamaio, si diresse verso una zona della sua stanza, dove si trovava un ritratto del famiglia imperiale. Ursa tolse il quadro e dietro si rivelò esserci una collezione di maschere provenienti da Hir’a. Sollevò dolcemente quella dell’Imperatore Dragone e la sua mente volò a Ikem.
In quel momento qualcuno bussò alla porta e si premurò di rimettere tutto al proprio posto.
Andò ad aprire e davanti si ritrovò un assonnato Zuko.
“Mamma, ho troppa paura per dormire”
“Perché, amore?”, chiese Ursa, prendendo Zuko in braccio e accompagnandolo nella sua stanza.
“Andava tutto a fuoco! I miei giocattoli, il mio letto, tutta la mia camera! E Azula stava in piedi in mezzo, ridendomi in faccia”, mormorò spaventato il piccolo.
Da quando era nata Azula, Zuko provava un profondo timore nei confronti della sorellina. Lei, di contro, non faceva che alimentare la paura del maggiore nei suoi confronti, facendogli scherzi e raccontandogli bugie e storie dell’orrore.
Mentre si inoltravano nel palazzo, giunsero davanti la stanza della secondogenita e Ursa si fermò con Zuko tra le braccia, che la stringeva forte.
“Era solo un incubo, Zuko. Azula sta dormendo nella sua camera, visto?”
Zuko mormorò poco convinto, ma più tranquillo di prima. Ursa lo portò nella sua stanza, lo fece distendere nel letto e gli rimboccò le coperte.
“Chiudi gli occhi, amore mio. E quando arrivano i bei sogni, aggrappati a loro con tutte le tue forze”, sussurrò dandogli un bacio. Il viso del bambino si distese in un sorriso.
Ursa uscì dalla stanza ma non tornò indietro. Proseguì verso le cucine, si inoltrò tra i tavoli di lavoro e bussò a una porticina poco distante.
Un’anziana signora con tante rughe e un fazzoletto in testa aprì la porta e spalancò gli occhi dalla sorpresa non appena la vide.
“Principessa Ursa!”, esclamò infatti.
“Potrebbe far sì che questa arrivi a Hir’a? Posso fidarmi?”, chiese Ursa, porgendo la lettera che teneva nascosta sotto la veste. La vecchia guardò sorpresa il foglio che Ursa le stava porgendo e lo prese.
“Certo, come per tutte le altre”
“Per me sei stata come di famiglia, Elua, non so cosa avrei fatto senza di te”
“Per me è un onore, Principessa”
Ursa sorrise e si allontanò. La vecchia chiuse la porta.
Il sorriso sparì subito dal suo volto. Chissà se il suo piano avrebbe funzionato e i suoi sospetti si sarebbero avverati.
Non doveva far altro che aspettare.


Era una piacevole giornata al palazzo e Ursa aveva deciso di portare i bambini nel giardino reale, in modo che ammirassero la natura e imparassero a rispettarla. Ma a quanto pare la sua lezione non giunse alle orecchie di qualcuno.
“Mamma! Azula sta bruciando uno dei fiori!”, gridò Zuko.
Ursa si girò di scatto e subito corse verso la minore, che con fare indifferente si stava allontanando.
“Azula! Devi portare rispetto al giardino reale”, la rimproverò tentando di spegnere il fuoco con la manica della veste.
“Cosa? Se lo meritava. Non era grazioso come gli altri”, si giustificò la bambina. Mentre tentava di spegnere l’ultima fiammella, Ursa sentì gridare Zuko. Di nuovo, si girò e vide il suo primogenito darsi pacche nel sedere, dove si stava sollevando un filo di fumo. Allo stesso modo, la mano destra della minore era ancora tesa e dalle sue dita sprigionava altrettanto fumo, così Ursa capì senza bisogno di ricevere spiegazioni.
“Ora basta, signorina! Vai nella tua stanza e pensa alle tue azioni”, la rimproverò severamente Ursa, sollevando il braccio verso il palazzo. Azula la guardò furiosa e risentita, ma non le disubbidì.
Ursa andò da Zuko.
“Va tutto bene, Zuko?”, gli chiese chinandosi.
“Io non capisco perché lei debba essere così meschina”, piagnucolò il bambino. A Ursa si strinse il cuore e gli diede un bacio in fronte.
Poi uno strano brivido le percorse la schiena e di scatto si girò.
Nella passerella lì vicino, Ozai si stava allontanando.
Li aveva osservati?


Quella stessa sera, a cena, Ozai fece le solite domande ai bambini, ovvero cosa avessero imparato quel giorno durante le lezioni di storia della Nazione del fuoco e sul dominio.
Quello forse era il momento preferito di Azula, che non esitava a mettersi in mostra davanti al padre, il quale dimostrava una netta preferenza per la minore dei suoi figli.
“… Durante la lezione di oggi, il maestro Kunyo ha detto che tenevo le braccia troppo distanti per quella forma. Io gli ho risposto che così si ottiene una più grande esplosione! Non gli interessava. Voleva che eseguissi la posizione come fa lui. Nel modo stupido. Così quando si è girato ho dato fuoco ai suoi pantaloni!”, raccontò euforica Azula, agitando le braccia sul tavolo.
“Mmh, il tuo insegnante sembra proprio uno stupido. Lo manderò nelle colonie”, commentò con fredda pacatezza Ozai.
“Gli sta bene! Quello sciocco!”, gridò felice la bambina.
“Non è uno sciocco! Lui crede solo che il corretto dominio del fuoco parta da…”
Zuko venne interrotto da un pugno sul tavolo che fece sobbalzare tutti. Ozai guardò furibondo suo figlio.
“Zuko! Come osi dare lezioni di dominio a tua sorella? Nonostante sia più giovane, quante figure ha imparato più di te?”, sbraitò Ozai. Zuko teneva il capo chino, gli occhi sbarrati dallo spavento.
“Q-quattordici”
“Quando sei nato, non eravamo sicuri che fossi un dominatore. Non avevi quella scintilla nei tuoi occhi. Avevo programmato di lanciarti dal palazzo. Quale imbarazzo per un Principe della Nazione avere un non dominatore come primogenito! Per tua fortuna, tua madre e i saggi del fuoco mi hanno chiesto di darti una possibilità. Azula, d’altro canto, non ha avuto bisogno di tale fortuna. Lei è nata fortunata. Tu sei fortunato a essere nato”, sussurrò malevolo Ozai.
Ursa vide gli occhi di suo figlio sbarrati dallo stupore e dal dolore. Due lucciconi tremarono negli angoli dei suoi occhi, ma il bambino riuscì a trattenerli.
“Ozai! Che cosa terribile da dire!”, gridò indignata Ursa, rompendo le regole dell’etichetta e alzandosi da tavola prima di aver finito. Ozai aveva davvero superato se stesso.
Ma il Principe non le prestò ascolto, perché proprio in quel momento un soldato lo avvisò che un arciere Yuyan richiedeva la sua udienza.
Rimasero solo loro tre al tavolo, Zuko con gli occhi bassi e Azula con un sorrisetto soddisfatto in volto.

Quella stessa sera, Ursa si stava preparando per la notte, assistita dalle sue ancelle che l’aiutavano a pettinarsi e a sistemarsi.
La serenità e tranquillità della situazione venne interrotta dalla comparsa di Ozai.
“Lasciatemi solo con mia moglie. Devo parlarle in privato”, ordinò loro, camminando con i pugni serrati. Le serve si allontanarono, ma Ozai era impaziente e non attese che queste se ne andassero per parlarle.
Subito andò da lei e con tutta l’ira che il suo volto palesava le prese con forza il braccio, strattonandola violentemente. A Ursa sfuggì il pettine e gridò dalla paura. Le serve si girarono scioccate ma fuggirono subito dalla stanza.
“Nel giorno del nostro matrimonio, ti ho detto di dimenticare la tua vecchia vita! Chi sei adesso è interamente definito dal tuo sposare me! Tutti i contatti con il tuo passato, specialmente con vecchie fiamme, è tradimento!”, gridò Ozai con furia inaudita. Ursa sentì il suo cuore perdere un colpo.
Allora era vero.
“Lo sapevo! Lo sapevo che intercettavi le mie lettere! Come osi?!”, gridò lei di rimando.
“E ancor peggio, la prova del tuo tradimento vive sotto questo tetto…”
“Ozai, non essere folle…”
“… Ma io sono un uomo misericordioso. Prometterò a tuo figlio di vivere, malgrado la bassezza delle sue vere origini. Ikem, comunque… Ikem ha pienamente meritato la sua punizione”, le sussurrò mostrandole un sorrisetto beffardo. Quelle parole impaurirono Ursa.
“Che cosa hai fatto?”, gridò.
Ozai si risollevò e la guardò dall’alto in basso, mostrandole il suo più perfido sorriso.
“Ho cancellato quell’infido cane dall’esistenza”
“Ozai, come hai potuto…?! Sai bene quanto me che Zuko è tuo figlio!”, gridò Ursa con le lacrime agli occhi, alzando le mani cercando miseramente di colpire Ozai. Il suo braccio venne intercettato dalla mano del principe.
“Certo che lo so! Avevo spie a controllare ogni tua mossa mesi prima che ci sposassimo! Perché hai voluto scrivere una bugia così ovvia?”, urlò di rimando Ozai stringendo il braccio della sua sposa.
“Forse volevo vedere se davvero leggevi le mie lettere! Forse volevo ferirti, anche solo per un momento!”, gridò la donna.
“Forse era solo un mio desiderio…”, sussurrò lei.
“È davvero questo che desideri? Che Zuko non sia mio figlio?”, sussurrò irato Ozai.
“Che non abbia preso niente da te? ”, mormorò a denti stretti Ursa.
Ozai la guardò con gli occhi spalancati. Ursa non l’aveva mai visto così furioso. Ira che risultò essere in netto contrasto con il tono calmo e lucido che adoperò il principe successivamente.
“Allora è così che lo tratterò, cara moglie. Voglio che tu stia bene attenta da ora in poi: tutte le volte che gli parlerò aspramente… tutte le volte che lo ferirò… tutte le volte che tratterò Zuko come se fosse il figlio di un viscido cane… Starò semplicemente esaudendo il desiderio di sua madre”
Ozai pronunciò l’ultima frase facendo un inchino, come se avesse accettato di prendere un ordine dalla moglie che d’altra parte lo guardò scioccata.
Ozai sollevò la testa. Nel suo volto si delineò un sorriso compiaciuto. Poi si voltò e uscì dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle.



Erano passati un paio anni da quella fatidica sera.
Ursa aveva fatto i conti con il dolore e la tristezza per la perdita di Ikem.
L’unico barlume di speranza che la teneva in vita erano i suoi figli. Purtroppo Ozai aveva prestato fede alla terribile promessa che le aveva fatto, perciò Ursa cercava di stare il più possibile con Zuko per proteggerlo dalle cattiverie di Ozai e anche della sorella che spesso e volentieri emulava il padre.
In quel momento si trovava davanti al laghetto del giardino reale insieme a Zuko. Avevano portato un tozzo di pane per nutrire la famigliola di anatre-tartaruga che nuotava placidamente.
Ursa offrì un pezzetto di pane a uno dei piccoli che nuotavano, che subito lo agguantò con il becco.
“Mamma, vuoi vedere come Azula nutre le anatre-tartaruga?”
Zuko prese il suo tozzo di pane e lo lanciò intero, con forza, verso uno dei cuccioli.
Ursa rimase allibita.
“Zuko! Ma che cosa fai?”
Il piccolo, nonostante avesse preso in pieno il colpo, riemerse dall’acqua, scuotendosi per asciugare le penne. La sua mamma le nuotò vicino e starnazzando volò verso Zuko, prendendogli con il becco la gamba. Zuko gridò, più per la sorpresa che per il dolore.
Ursa andò da lui e delicatamente prese l’anatra-tartaruga e la riportò nel laghetto.
“Stupida anatra-tartaruga! Ma perché l’ha fatto?”, esclamò risentito Zuko. Ursa gli si avvicinò e si sedette al suo fianco.
“Zuko… E’ così che sono fatte le mamme. Se maltratti i loro figli…”, Ursa finse di mordere scatenando l’ilarità del primogenito.
“… Reagiscono mordendoti!”

Dopo aver lasciato Zuko giocare con Azula, Tai-Lee e Mai, due amiche di Azula, Ursa rientrò a palazzo. Una delle serve le si avvicinò.
“Mia Principessa, abbiamo ricevuto una scatola di doni e una lettera proveniente dal generale Iroh”, annunciò porgendole la lettera.
Ursa sospirò. Iroh era andato in spedizione a Ba Sing Se, per conquistarla. Era rimasta la più grande roccaforte del Regno della Terra rimasta da conquistare. Ursa andò a chiamare i bambini.
Si sistemarono in una delle sale del palazzo, dove al centro era situato un sedile e uno scranno di legno pregiato. Zuko e Azula l’affiancarono mentre lei cominciava la lettura.
“… Se la città è sontuosa come le sue mura, Ba Sing Se dev’essere uno spettacolo magnifico. Spero che tutti voi possiate vederla un giorno, se non la diamo completamente alle fiamme prima!”
Ursa1 e i bambini risero a quella battuta .
“… E comunque, fino ad allora, godetevi questi regali: per Zuko un pugnale col manico di madreperla che era del generale che si è arreso quando abbiamo abbattuto le mura della città. Notate le iscrizioni e la raffinata fattura”
Zuko corse verso il cuscino che teneva il pugnale. Subito lo estrasse dal fodero e lesse l’iscrizione citata da Iroh.
Non arrenderti mai senza combattere
Il bambino iniziò subito ad agitarlo e a saggiarne la leggerezza.
“… E per Azula, una nuova amica. Indossa un abito che è all’ultima moda tra le ragazze”
Azula afferrò la bambola e la guardò disgustata.
“Bleah”, commentò. Poi guardò la madre, con il suo solito sorriso beffardo.
“Se lo zio non dovesse tornare vivo dalla guerra, allora il papà sarebbe il prossimo a diventare Signore del Fuoco”
“Azula, noi non parliamo in questo modo! Sarebbe terribile se lo zio Iroh non tornasse vivo! E poi il Signore del Fuoco Azulon è il ritratto della salute”, la rimproverò Ursa.
Zuko guardò male la sorella.
“Ti farebbe piacere se il cugino Lu Ten desiderasse la morte di papà?”
“Sono convinta che nostro padre sarebbe un Signore del Fuoco migliore di Sua Stravagante Altezza amante del the!”, commentò Azula, tendendo il braccio che teneva la bambola e dandole fuoco con il suo dominio.
La discussione finì lì.

Giorni dopo accadde una disgrazia.
Mentre erano nel giardino reale, e Ursa stava contemplando il laghetto, una delle guardie le si avvicinò porgendole una pergamena. Ursa l’aprì e ciò che lesse l’addolorò talmente tanto che pianse. I bambini se ne accorsero e si avvicinarono.
“Iroh ha perso suo figlio… Vostro cugino Lu Ten non è sopravvissuto alla battaglia”
Zuko ne rimase sconvolto.

Dopo aver appreso la notizia, Ozai informò Ursa che aveva richiesto udienza presso suo padre prima dell’arrivo di Iroh.
Ursa andò ad avvisare Zuko e Azula, che si trovavano nella sala dello scranno a discutere animatamente.
“Vostro padre ha richiesto udienza presso il Signore del Fuoco Azulon. Andatevi a vestire, presto”
Zuko andò via, mentre Azula rimase ferma al suo posto.
“Il Signore del Fuoco Azulon! Non potresti semplicemente chiamarlo il nonno? Non è esattamente il potente Signore che era una volta. Probabilmente qualcuno finirà per prendere il suo posto”, commentò sprezzante.
Ursa si arrabbiò.
“Signorina! Basta! Non un’altra parola!”
Azula scappò via infastidita.
“Perché si comporta in questo modo?”, sospirò fra sé e sé.
L’udienza si svolse come era solito.
Azulon faceva domande ai bambini circa la storia del loro paese e i precedenti Signori del Fuoco. In particolare, riguardo alle precedenti battaglie, Zuko aveva difficoltà, mentre l’argomento sembrava interessare molto la minore. Dopo aver risposto correttamente a una domanda, Ozai, che stravedeva per la piccola, la incitò a mostrare le nuove forme di dominio che aveva imparato.
“Sei un vero prodigio, tesoro. Proprio come tuo nonno, da cui prendi il nome”, commentò Ozai.
In quel momento Zuko si alzò e Ursa lo guardò preoccupata.
“Vorrei mostrare anche io qualcosa che ho imparato!”
Lo vide fare la stessa sequenza di Azula, ma già al primo salto scivolò e cadde. Ursa si alzò preoccupata, ma vide che Zuko non si era fatto nulla ed era intenzionato a riprendere.
Ma al secondo salto, Zuko cadde nuovamente e Ursa corse da suo figlio.
“Ho fallito…”, mormorò tristemente, delle lacrime solcarono il suo viso.
“No, sei stato bravo, amore mio”, lo rassicurò la donna.
“E’ così che sei fatto! Sei una persona che continua a combattere anche se è difficile”
“Principe Ozai! Perché mi fai perdere tempo con queste dimostrazioni? Dimmi che cosa vuoi! E che gli altri se ne vadano”, latrò Azulon.
Ursa fece alzare i bambini, pensando la seguissero.
Ma quella notte tutto prese una piega inaspettata.

Mentre tornava alle sue stanze, Ursa sentì del trambusto provenire dalla camera di Zuko.
Il bambino si trovava semidisteso sul letto e la sorella seduta sulla sponda che parlava animatamente. Non riuscì a sentire il discorso, ma solo Zuko che gridava.
“Smettila! Stai mentendo! Papà non mi farebbe mai una cosa del genere”
“Tuo padre non ti farebbe mai cosa? Che cosa sta succedendo qui?”, chiese avvicinandosi ai due.
Azula sollevò le spalle.
“Non lo so!”, mentì. Ursa la prese per il braccio.
“Io e te ora parliamo”, disse trascinandola via.
La portò poco lontano da lì e si fermò in mezzo al corridoio, controllando che nelle vicinanze non ci fosse nessuno.
“Ora dimmi tutto”, le ordinò. Azula sfoderò il suo sguardò più innocente di cui era capace.
“Beh… Accidentalmente ho sentito il nonno parlare con papà nella sala del trono”
Accidentalmente?”
“Papà ha chiesto il diritto al trono dello zio Iroh e il nonno si è arrabbiato davvero tanto. Non poteva credere che papà chiedesse una cosa del genere così presto dalla morte di Lu Ten… Ora per punizione papà dovrà uccidere Zuko! Il nonno vuole che provi il dolore di perdere il suo primogenito!”
Ursa non poteva credere alle proprie orecchie. Un brivido le percorse la schiena. Ozai sarebbe stato capace di farlo. Avrebbe veramente ucciso Zuko, lo sapeva. Doveva assolutamente fare qualcosa.
“Oh, mammina! Sono così preoccupata per Zuko! Papà non farà una cosa del genere a Zuko, vero?”, chiese con voce innocente Azula.
“Vai a letto, piccola. Adesso”, le ordinò Ursa prima di cercare Ozai.
Lo trovò davanti alla grata di una delle numerose finestre del palazzo.
“Ozai! Non puoi farlo!”, gridò.
Ozai sembrava quasi titubante e nervoso. Che alla fin fine avesse a cuore la sorte del figlio tanto odiato?
Queste fece ben sperare Ursa, alla quale era venuta un’idea per impedire che il suo primogenito venisse ucciso e far sì che Ozai ottenesse ciò che desiderava senza far del male ai suoi figli.
Ozai la guardò, i pugni stretti.
“Non ho scelta. Rifiutare un ordine del Signore del Fuoco sarebbe tradimento. Ma sono un uomo misericordioso. Aspetterò che dorma, non sentirà nulla”
Ursa non volle sentire quelle parole e quasi lo interruppe.
“Ascolta attentamente. Ti voglio proporre un patto”
“Non hai nulla che possa interessarmi”, rispose Ozai tornando a fissare fuori dalla finestra.
“Tu vuoi il trono”
“Continua”
“So come preparare un veleno incolore e inodore, completamente introvabile. Provoca una morte silenziosa, come cadere in un sonno profondo. Te ne darò una fiala in cambio della vita di Zuko. Una volta che avrai il veleno potrai farne ciò che desideri”
“Esattamente, dove hai imparato a preparare tale sostanza?”, le chiese curioso Ozai.
“Mia madre era un’esperta erborista”
“Molto abile, cara moglie, molto abile… Accetto la tua proposta. Ma c’è una condizione”
Ozai si girò a guardarla, beffardo come sempre.
Ursa lo guardò senza capire.
“Una volta fatto il nostro accordo, dovrai lasciare la Capitale e non tornarvi mai più. Con te in giro sarà solo questione di tempo prima che un veleno incolore e inodore venga usato contro il nuovo Signore del Fuoco”
“Ottimo, ma porterò i miei figli con me!”
“Oh no, cara. I bambini saranno la mia garanzia. Tanto a lungo terrai il silenzio, tanto a lungo non verrà torto loro un capello”, le sussurrò maligno Ozai, a pochi centimetri dal suo volto.
“Se proverai a rimanere o a portare i bambini con te, in ogni caso ti darò la caccia, fino alla fine dei tuoi giorni. Ricordati solo cosa ho fatto al tuo prezioso fidanzato
Ursa sbarrò gli occhi. L’aveva incastrata. Ora avrebbe dovuto abbandonare per sempre i suoi figli, o lui li avrebbe uccisi… Il suo destino poteva essere più gramo di così?

Quella notte Ursa si fece consegnare gli ingredienti dai servi e preparò il veleno per uccidere Azulon. Aveva già il mantello addosso, quando consegnò la fiala a Ozai.
Il suo sguardo non mostrava risentimento o tristezza circa la sua sorte. Ma in fondo, Ursa l’aveva sempre saputo. Lui amava il potere, non poteva amare qualcun altro.
Prima di andarsene, Ursa si fermò a salutare i bambini. Diede un bacio sulla guancia ad Azula, che dormiva serenamente. Il suo volto era molto più angelico e dolce quando dormiva. Anche se possedeva la stessa scintilla maliziosa del padre, era pur sempre figlia sua e l’amava con tutta se stessa.
Poi andò da Zuko.
Anche a lui diede un bacio sulla guancia, ma il maggiore si sollevò dal letto e, stropicciandosi un occhio, la chiamò.
Il cuore di Ursa fece un balzo. Corse da suo figlio e lo accarezzò.
“Zuko, amore, ti prego tesoro, ascoltami”
Zuko la guardò assonnato, cercando di prestare attenzione nonostante il sonno stesse prendendo il sopravvento.
“Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto solo per proteggerti”, ammise con voce tremante Ursa, abbracciando suo figlio. Nel silenzio della notte, sentirono dei passi e Ursa sciolse l’abbraccio con urgenza.
“Ricordati questo, Zuko: per quanto possa sembrare che le cose cambino, tu non dimenticare mai chi sei!”
Ursa si allontanò. Sorrise un’ultima volta a suo figlio. Non voleva la vedesse piangere… Alzò il cappuccio…
E si allontanò da quel palazzo, senza mai voltarsi indietro.






1Anche se di indole buona, Ursa è pur sempre una Principessa della Nazione del Fuoco e, se per noi questa può sembrare una battuta di cattivo gusto, per loro faceva ridere.












































Angolo dell'autrice

Salve!!
Vi prego non linciatemi xD ammetto, ahimè, di essermi dimenticata dell'appuntamento della settimana scorsa ^^"
Ho avuto un compleanno e tre giorni dopo un esame, quindi mi perdonate? ^^" spero di sì!
Come preannunciato, ecco i versi dei Nightwish che hanno ispirato questa povera e pazza autrice a scrivere questa raccolta *-* vi avverto, la canzone è tristissima ma la trovo di una bellezza struggente.
Questo capitolo racconta della fine di Ursa come principessa, del suo esilio forzato. Credo che più di tutti questo capitolo mostri l'amore di Ursa per i propri figli, da qui "a mother's love is a sacrifice". Perché alla fine penso sia così, l'amore di una madre è un sacrificio e penso che ogni madre sia pronta a sacrificarsi per amore del proprio figlio.
Parentesi filosofica chiusa xD
Come ripeto ogni volta, le informazioni per la mia storia le ho prese dal wikia di Avatar, nella sezione dedicata ad Ursa
, nel fumetto The Search ma in particolare per questo capitolo le ho prese dall'episodio 7 stagione 2 "Zuko Alone".
Di seguito vi lascio qualche link utile, in caso vogliate seguirmi:


Ringrazio Donnasole e in particolare LanceTheWolf per la sua simpatia e gentilezza! Prometto di ricambiare presto! <3
Il prossimo aggiornamento sarà il 10 Giugno (salvo esami vari, help!).
Alla prossima!
Vostra

Sylvia Naberrie
   
 
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