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Autore: A_Typing_Heart    27/05/2017    1 recensioni
Tsunayoshi, Hayato e Mukuro sono tre persone del tutto diverse. Uno impacciato nella sua stessa vita, un altro un piccolo genio stordito dalla perdita di una persona cara, l'altro convinto di avere tutto quello che è desiderabile dall'esistenza; eppure senza saperlo sono tutti spinti sull'orlo del baratro dallo stesso demone chiamato Dipendenza. In un solo giorno il destino li pone di fronte a una scelta: esorcizzare il mostro o morire.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Byakuran, Enma Kozato, Hayato Gokudera, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mukuro, preso dalle molte lezioni di teoria musicale che Gokudera gli impartiva con la ferocia di un istruttore dell'esercito, si sorprese di ritrovarsi alla fine di ottobre senza averlo quasi notato. Aveva superato il secondo mese di terapia e mancavano appena poco più di due settimane per portarla a termine, ma ormai non aveva più paura dell'ignoto che lo aspettava fuori. A malapena aveva tempo di rifletterci, perchè il suo iracondo insegnante di musica pretendeva che nel tempo libero studiasse e si esercitasse per costruirsi una base sufficiente per entrare al conservatorio, e la sera era impegnata in doccia, toeletta dei suoi capelli ed esercizi di respirazione.
Quella sera era impegnato in particolare con la seconda di queste: seduto sul letto tentava di venire a capo di un insistente nodo. Mentre cercava di pettinarsi fissava corrucciato lo schermo del suo portatile, dove le sue chiamate Skype si susseguivano senza trovare risposte.
-Ma dov'è quell'imbecille?- sbottò all'ennesima chiamata senza risposta. -Aveva detto di chiamarlo stasera...-
Meditabondo tornò a occuparsi dei capelli, senza riuscire a spiegarsi perchè Byakuran non rispondesse al computer, visto che il suo account risultava in linea e avevano un appuntamento. Arrivò a chiedersi se non fosse troppo occupato con qualche rivista di ragazze in costume, e subito dopo arrivò a sperare che si fosse strozzato con i suoi stupidi marshmallow.
Aprì ancora il computer e tentò un'altra telefonata, abbandonando la spazzola sul bordo del letto e fissando come ipnotizzato i puntini bianchi sulla schermata. Byakuran aveva cambiato la foto nel suo profilo, che ora lo ritraeva allegro in quello che sembrava uno showroom di design di interni, accanto al poliziotto coi capelli rossi che aveva visto in centrale e con un altro uomo alto dai lunghi capelli che aveva in mano un vaso dalle linee contorte e sembrava contrariato per quello scatto. Mukuro guardò con più attenzione gli altri due uomini e pensò che sapeva piuttosto poco delle amicizie di Byakuran o della sua famiglia. Li avrebbe incontrati qualche volta vivendoci insieme? Era piuttosto probabile... che idea si sarebbero fatti del loro rapporto?
-Fanculo.- commentò alla fine, chiudendo la chiamata ancora senza risposte.
Il letto cigolò leggermente sotto il peso di qualcuno che vi si appoggiava, ma Mukuro non fece in tempo a girarsi che un paio di braccia lo strinsero con forza facendogli saltare qualche battito, ma un momento dopo si rilassò un po'. Era certo di conoscere quell'odore...
-Byakuran, cosa diavolo fai qui?-
-Mi hai riconosciuto?-
-Sì, odori di caramelle.-
-Davvero?-
-Sì, ormai mangi talmente tanti marshmallow che sudi zucchero, probabilmente...-
-Questo è davvero crudele da dire, Mukuro...-
Mukuro si liberò dalla stretta tentacolare di Byakuran, che non ne sembrava troppo contento ma fu rapido a ricomporre il suo sorriso. Mukuro lo guardò e notò che era vestito davvero elegantemente, con i pantaloni bianchi, la camicia grigio antracite e il gilet che lo faceva sembrare un avvocato o un ricco imprenditore... o dato il colore, un testimone di nozze, se non addirittura lo sposo.
-Sei stato a un matrimonio?-
-Cosa? No!-
-E allora perchè sei vestito così?-
-... Non ti piace?-
Byakuran si lisciò il gilet e si guardò come a controllare di non avere strane macchie addosso.
-Beh, ti sta bene, ma è piuttosto vistoso per un poliziotto... dove sei stato?-
-Da nessuna parte, mi sono vestito bene per venire qui...-
Mukuro era piuttosto perplesso alla notizia, perchè non capiva come mai tanto sfarzo per far visita a qualcuno in una comunità per tossicodipendenti dove neanche la direttrice era troppo elegantemente agghindata. Comunque Byakuran non ci diede poi molto peso, perchè fu distratto dai capelli di Mukuro, ancora ben lontani dall'essere domati. Sedette sul bordo del letto e ne toccò una ciocca.
-Che belli sono, Mukuro... sono veramente lunghi...-
-Sto pensando di tagliarli... sono così brigosi da...-
-NO!-
Mukuro quasi sobbalzò all'esclamazione allarmata di Byakuran, ma poi lui distolse lo sguardo, a disagio.
-Scusa, intendevo... che sono molto belli... non è un peccato tagliarli?- fece lui, lanciando un palese sguardo di desiderio ai ciuffi sparsi sulla coperta. -Ti aiuto a pettinarti? Ti va?-
-Vuoi pettinarmi?- ripetè Mukuro, non certo di aver sentito bene.
-Lasciamelo fare... è il mio compleanno, fammi questo regalo!-
Byakuran non attese una risposta e prese la spazzola, tornando a sorridere ampiamente. Mukuro non rimase molto a ponderare, dopotutto lui non aveva alcuna voglia di pettinarsi, quindi voltò le spalle al poliziotto e tacendo acconsentì alla sua richiesta. Anche se si aspettava una certa rudezza e inesperienza, scoprì con sorpresa e sollievo che Byakuran aveva una mano molto delicata con la spazzola. Pochi istanti dopo lo sentì iniziare a canticchiare sottovoce.
-Davvero è il tuo compleanno oggi?-
-Mh mh!- fece lui. -Oggi compio ventotto anni!-
-E come mai sei qui?-
-E dove altro avrei dovuto essere?- domandò Byakuran in tono spensierato. -Non avrei voluto essere in nessun altro posto e con nessun altro, stasera...-
Mukuro avvertì un senso di panico come reazione a quella scelta di parole, e non seppe come rispondere. Che fosse venuto a trovarlo era una cosa, che passasse qualche ora con lui su Skype poteva pure passare, ma che nel giorno del suo compleanno non desiderasse la compagnia di amici e famiglia e si mettesse in auto per arrivare tanto lontano era decisamente inaspettato. Mukuro non sapeva cosa fare davanti a quella situazione... come reagire a una simile dichiarazione?
Meditando su questo, passarono minuti interi in silenzio, con Byakuran che canticchiava a bocca chiusa pettinando i suoi lunghi capelli neri. Dopo circa un quarto d'ora Mukuro stava per chiedergli se aveva finito, ma non riuscì a pronunciare una sola sillaba prima di sentire le sue labbra posarsi sul collo. D'istinto si spostò di lato irrigidendosi.
-Byakuran, no, che cosa stai facendo?-
-Scusa... non ho resistito...- disse lui, allungandosi per baciarlo di nuovo sul collo.
-Byakuran... lo sai che non si può... se lo scoprono sai che succede?-
-Non serve che lo sappia nessuno...-
Mukuro non protestò quando Byakuran lo strinse da dietro e gli spostò i capelli per baciarlo di nuovo sul collo, ma più che vivere il momento la sua mente prese a martellarlo con i pensieri più ansiosi che avesse mai avuto. Si domandò per la prima volta se tutto l'interesse di Byakuran per lui, per la sua terapia e per il suo futuro non fosse mirato a mettersi in casa qualcuno che non era nella posizione di opporsi alla sua volontà. Era forse alla ricerca di un giocattolo facile da manipolare come poteva esserlo un tossico appena rimesso?
-Che cosa c'è, Mukuro...? Ti sto mettendo a disagio?-
Mukuro si morse appena il labbro chiedendosi se avrebbe trovato il coraggio di dirgli cosa stava pensando. Se si fosse offeso poi gli avrebbe lo stesso offerto un posto dove stare?
Byakuran però sembrava quasi sapere già che cosa albergava nella sua mente, perchè gli girò leggermente il viso e lo guardò con un'intensità e una serietà mai vista prima in lui.
-Non è un prezzo per la tua stanza... non ti chiuderò fuori casa se dici che non vuoi che ti tocchi o che ti baci...- disse lui con un tono insolitamente dolce. -Quindi se ti dà fastidio prendimi a schiaffi... ma forte, perchè se no io non resisto...-
Il tono quasi infantile col quale disse l'ultima frase fece scoppiare a ridere Mukuro e la risata riuscì a scioglierlo abbastanza da fermare il bombardamento di paranoie del suo cervello. Riflettendoci meglio, Byakuran non era affatto nella posizione di renderlo schiavo; aveva soldi da parte e il potere di denunciarlo con effetti potenzialmente devastanti sulla sua vita e la sua carriera... aveva molto più lui da perdere...
Le sue elucubrazioni subirono un brusco arresto quando delle dita non sue si insinuarono sotto la canottiera che usava come pigiama. Un calore improvviso gli fece avvampare il viso e strinse il polso di Byakuran in un fiacco tentativo di bloccarlo, ma non gli disse nulla neanche quando gli passò la punta della lingua vicino all'orecchio.
-Mukuro chan?-
-Non mi chiamavi così dal primo giorno...-
-Mukuro chan, ti ho portato un regalo, se lo vuoi...-
-È il tuo compleanno e tu mi porti un regalo...?-
Mukuro non riusciva a vederlo alle sue spalle, ma sentì la mano tiepida di lui passare nella sua qualcosa che scricchiolava, e per un momento si domandò se non gli avesse portato dei dolciumi. Una breve esplorazione delle dita gli disse anche senza vederlo che il regalo incartato non era un dolcetto.
Prima che potesse fare un qualsiasi commento, le mani del poliziotto si infilarono sotto i vestiti con più convinzione stringendolo e Mukuro riuscì a percepire il calore e la forma del suo corpo contro la schiena, sentendo per la prima volta la compattezza dei suoi addominali in netto contrasto con l'alimentazione sregolata.
-Che ne pensi di... finire quello che abbiamo iniziato al Quarto di Luna...?-
Il sussurro nel suo orecchio fece salire un brivido non del tutto sgradevole lungo la schiena di Mukuro, ma scelse deliberatamente di non rispondergli, curioso di vedere fino a che punto sarebbe arrivato, o se la paura delle conseguenze lo avrebbe fermato. Tuttavia bastarono pochi minuti per capire che Byakuran era sincero quando diceva di non poter resistere e le sue manovre diventavano più invadenti e più maldestre man mano che saliva la sua impazienza.
-Non farmi questo... Mukuro chan... se dici di no ora mi uccidi...-
Il tono di Byakuran rasentava la supplica e gli provocò una piacevole sensazione di assoluto controllo che raramente ricordava di aver avuto senza avere addosso la maschera di Romi. D'altraparte, però, sentiva che le sue inibizioni si stavano sciogliendo come neanche sotto effetto di eroina era mai successo.
Terribilmente bramoso e definitivamente persuaso a continuare, Mukuro fece un sorriso e strappò con i denti l'involucro del profilattico.

-Allora ci sentiamo domani su Skype, va bene?-
-Okay.-
Byakuran si infilò il cappotto e si sporse in avanti per baciare Mukuro, fermo sulla porta della stanza, ma si bloccò. Mukuro lo guardò senza capire, poi seguì il suo sguardo fino al pavimento del corridoio dove una figura familiare stava seduta, tutta raggomitolata in se stessa.
-Non ti preoccupare, non è un problema.- disse allora a Byakuran.
Era evidente che il poliziotto era decisamente poco convinto, ma decise di fidarsi, perchè gli diede un bacio a stampo sulle labbra e si congedò ignorando Tsunayoshi. Mukuro aspettò che il suo ospite se ne andasse, poi guardò di nuovo il ragazzo. Che cosa ci faceva fuori dalla porta con un'aria così depressa?
-Che cosa fai qui fuori, Tsunayoshi?-
-Lo sai che non si può fare?-
Ancora una volta Mukuro si sentì violato in modo brutale nello scoprire che qualcuno era rimasto fuori dalla porta ad ascoltare, stavolta cose ben più intime e riservate di un dialogo personale. Seppure fosse infastidito, capiva che qualcosa in Tsunayoshi non era normale quella sera...
-Perchè stavi qui fuori ad ascoltare anche questa volta?- gli domandò Mukuro con un tono leggero che non rispecchiava i suoi pensieri. -Sapevi che non sarebbe venuto ad arrestarmi...-
-Volevo sapere che cosa vi sareste detti.-
-Ma questo non è un affar tuo, Tsunayoshi. Sono fatti miei cosa ci diciamo, e se tu proprio fossi curioso dovresti chiedermelo.-
-Chiedertelo?-
Tsunayoshi alzò la testa e lo guardò, con degli occhi che fecero una profonda impressione a Mukuro. Gli sembravano occhi vuoti, ancora peggiori di quelli terrorizzati della loro prima notte in cella. Là era sofferente per l'astinenza e spaventato, mentre in quel momento sembrava in uno stato in cui neanche la paura lo potesse raggiungere.
-Chiederti cosa? Tu non parli mai con me delle tue faccende personali.- obiettò Tsunayoshi. -Per sapere che andavi a vivere da lui... che frequenterai il conservatorio con Gokudera... ho dovuto sentirtelo dire mentre non sapevi che ero lì.-
-Tsunayoshi, perchè hai preso questo brutto vizio di spiare? È irritante, e anche imbarazzante!-
-Sei tu che fai cose imbarazzanti, se non facessi niente non avresti paura.-
-Io non ho paura, ho...-
-Dovresti averne.-
Tsunayoshi si alzò rigidamente dal pavimento, sgranchendosi le gambe intorpidite dalla lunga permanenza nella scomoda posizione. Il vago accenno di sorriso che gli comparve sul volto era quanto meno Mukuro potesse associare al calmo, tranquillo ragazzino che credeva di conoscere.
-Se ti avesse sentito qualcun altro, tutti i tuoi bei progetti con lui sarebbero andati in fumo, no?-
-Tsunayoshi...- iniziò Mukuro titubante, senza sapere come andare avanti. -Io...-
-Buonanotte, Mukuro.-
Tsunayoshi scomparve nella sua stanza richiudendosi la porta alle spalle. Mukuro restò da solo nel corridoio in penombra, con la profonda paura che i suoi progetti crollassero davvero come castelli di carte. Fino a poco prima era sicuro che non ci fosse alcun pericolo, aveva detto anche a Byakuran che era tutto a posto... ma quello seduto nel corridoio sembrava non essere più il ragazzino spaventato che aveva incontrato tre mesi prima.
   
 
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