Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Azaliv87    27/05/2017    3 recensioni
E se Jon avesse la possibilità di riportare in vita una persona importante? E scoprisse di non essere ciò che era? E se anche Dany avesse questa possibilità? Questa è la domanda che mi sono posta, e da quest'idea mi è venuta in mente la storia che vi narrerò. Parto a raccontare le vicende dalla fine della sesta serie televisiva, grosso modo, quindi (avviso chi non ha visto questa stagione) potete trovare degli spoiler. Per il resto è tutta una mia invenzione. Dopo essermi immersa nel mondo di Martin ed essermi affezionata ai suoi personaggi con Tales of Wolf and Dragon, ho deciso di cimentarmi in questo What if e vedere fino a che punto può spingersi la mia fantasia.
Per chi avesse già letto l'altra mia ff, ritroverà conseguenze, personaggi e riferimenti alla prima storia.
Buona lettura e non vi preoccupate se ogni tanto rallento la pubblicazione, non sono mai bloccata, ma ho periodi in cui devo riordinare le idee e correggere ciò che ho già scritto prima di aggiornare!!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diversamente da come si era immaginata il Lupo Bianco l’aveva sbalordita. Si era sentita piacevolmente meravigliata da quell’atto del tutto inaspettato, che il giovane re aveva compiuto sopra le mura di Grande Inverno. Mai era riuscita a comprendere ciò che aveva spinto suo fratello a cercare piacere in una fredda e dura donna del nord, nemmeno ora che aveva avuto modo di conoscerla personalmente, aveva afferrato il motivo di quella sua scelta. Quella donna era tutto ciò che un drago poteva fare volentieri a meno. Scontrosa, senza regole, testarda e selvaggia. Loro erano esseri di calore, passione e potenza. Loro erano Sangue di Drago. Non per niente il loro motto era Fuoco e Sangue. Gli abitanti sopra l’Incollatura invece erano gelidi e duri, dai modi distaccati e costantemente imbronciati. Ad un primo acchito non aveva nemmeno trovato molta differenza tra loro e i bruti. Gli Stark erano la famiglia più influente del Regno del Nord, erano i lord protettori del Nord, ma di nobile in loro aveva visto davvero poco o niente. Dany era abituata a ben altri tipi di agi e quando era sbarcata a Dorne aveva constatato quanto il popolo dorniano fosse simile a ciò che aveva vissuto nelle Terre Oltre il Mare Stretto. Salendo verso la capitale, si era lasciata indietro il sole, l’intraprendenza e la disinibitine dorninana, sostituendola ben presto con la raffinatezza, l’eleganza ed il clima più mite della capitale, intrighi e malizie comprese, esattamente come gli aveva detto suo fratello Rhaegar. Ma una volta giunta a nord tutto ciò si era perduto. Tuttavia, per quanto non le piacessero quelle terre  perennemente ricoperte di neve, inabitabili e fuori da ogni concezione di vita, lei aveva cominciando a imparare anche a conoscere questo re del Nord, aveva compreso che la vera forza dei lupi dell’inverno non stava tanto nelle comodità o nel denaro: ma nel valore dei singoli uomini. Loro erano orgogliosi, audaci e coraggiosi, ma erano molto umili ed estremamente semplici.
L’unica forse tra tutti a sembrarle diversa poteva essere Sansa Stark. Tyrion e Ser Barristan le avevano raccontato che era rimasta a vivere a sud per molto tempo, più che altro costretta da Cersei Lannister. Dany non poteva dire di aver conosciuto davvero quella regina, ma aveva compreso quanto spietata fosse in quei pochi attimi in cui si erano affrontate indirettamente nella Sala del Trono di Spade. La sola idea di credersi una sua prigioniera, la metteva a disagio; poteva quindi solo immaginare, quanto avesse sofferto la giovane lupa dai capelli ramati. Eppure qualcosa in lei, non le permetteva di provare neanche un briciolo di compassione nei suoi confronti. Forse la spiegazione stava nel fatto che era da collegare a lei la causa dell’incoronazione del Lupo Bianco, se non lo avesse cercato e convinto ad aiutarla a riprendersi il castello della loro famiglia, ora lui starebbe vagando per i Sette Regni, senza un nome, né una meta. Chissà in quel caso Rhaegar come avrebbe fatto a ritrovarlo… riflettè e una tristezza le attraversò l’anima. Sapeva cosa voleva dire perdere un figlio, e non voleva che suo fratello provasse ancora quel disagio. Riosservò Sansa, fiera e orgogliosa. No, sicuramente il riserbo che ho per lei scaturisce da altro… qualcosa celato nella sua anima non tollerava il fatto che lei fosse sempre fastidiosamente al fianco del Re del Nord, esattamente come in quel momento.
I suoi modi fini e alteri le davano sui nervi. Sembrava fosse cresciuta con gli insegnamenti di una principessa viziata, neppure a lei era stato dato quel genere di educazioni, ed era lei quella nata col titolo di principessa, non lo aveva certo ottenuto con una falsa incoronazione. Lei era la figlia dell’ultimo re Targaryen esistito. Lei era Sangue del Drago, eppure si sentiva minacciata da un lupo. Anzi a dire il vero non era l’unica di quella famiglia che la infastidiva. Lady Lyanna era stata la prima Stark che aveva conosciuto, anche se con la falsa identità di sua nipote Arya, che si celava invece dietro al misterioso personaggio di Nim. Entrambe le avevano dato la stessa sensazione: inadatte al comando e completamente senza catene. Una pessima stima, ma a quanto pare quello era il genere di donna che suo fratello adorava. Aveva protetto Arya come anche Lyanna stessa. Era certa che conoscesse fin da subito chi fossero davvero, questo l’aveva resa ancora più nervosa. Dany le avrebbe rinchiuse nelle segrete della Fortezza Rossa senza tanto pensarci, la loro innata sfrontatezza era al limite dell’assurdo. Sansa invece sembrava essere di tutt’altra pasta, e questo la rendeva forse ancora più inquieta.
Indossava un abito estremamente elegante, aveva un passo leggero e aggraziato, e stringeva con affetto il braccio del Lupo Bianco. Jon dal canto suo sembrava perfettamente a suo agio. Dany aveva posato lo sguardo su di lui solo per un attimo. L’aveva visto entrare in quel freddo salone di pietra a passo deciso, la schiena dritta e l’aria altera. Aveva scortato sua sorella fino alla rialzata. Erano saliti su quei tre gradini lentamente. Lui si era congedato dalla cugina galantemente. Lei gli aveva sorriso in maniera fastidiosamente affettuosa, con quegli occhi azzurri come i cieli estivi di Dorne. Dany aveva sentito delle fiamme ardere in ogni centimetro della sua pelle. Non se ne spiegava la ragione, eppure qualcosa era scattato in quel loro scambio d’affetto. Poi lo aveva visto sedersi su quello scranno di fredda pietra grigia, con le teste dei lupi sui poggioli e sulle estremità dello schienale. Re Jon aveva alzato la testa sui suoi sudditi. I lunghi capelli scuri si erano mossi appena a quello spostamento. I suoi occhi grigio scuro erano fissi sulle persone al centro della sala. Dany lo aveva visto posare lo sguardo frettolosamente anche su di lei, ma era come se si fosse totalmente dimenticato di quanto era avvenuto il giorno prima su quelle mura. Per lui forse non era stato nulla. Per lei… cos’era stato invece? Quella era una domanda a cui ancora non si era data alcuna risposta.
 
Aveva ricevuto Lady Cerwyn, Lady Mormont e Lady Dustin nella Sala del Trono dell’Inverno. Era un ambiente accogliente e mite. Il clima rigido entrava dalle finestre, ma i muri riscaldati dalle sorgenti termali rendevano quel luogo forse il più adatto a soggiornare per diverse ore. Un altro posto simile era la Sala Grande, ma attualmente i servi la stavano preparando per il banchetto della sera. Jon aveva quindi preferito ricevere le sue ospiti lì.
Le osservava. Non potevano essere più simili ma anche più diverse tra loro e gli venne quasi da ridere mestamente a pensare che ormai erano davvero pochi i lord che governavano i castelli del nord. La maggior parte se ne erano andati a Sud con suo zio Ned, o con suo cugino Robb, e pochi di loro erano tornati. Quelli che avevano provato a risalire verso nord, o erano morti, o erano entrati nelle schiere ribelli dei banditi delle Terre dei Fiumi. Coloro che erano rimasti, invece erano periti nelle incursioni dei Greyjoy o dei Bolton. Strinse un pugno al pensiero di ciò che aveva passato la sua gente, ma la rilassò subito aprendola e richiudendola lentamente, con fare assente. Riportò lo sguardo sulle tre donne in piedi di fronte a lui.
Lady Dustin aveva rughe attorno alla bocca e gli occhi, ma rimaneva piacente come donna. Era molto alta e asciutta, aveva i capelli castani striati di grigio, portati legati in una crocchia sulla nuca. Indossava un abito nero, con un sottile bordo dorato. Jon sapeva che era vedova e ora conosceva anche la verità. Suo marito era morto ai piedi della Torre della Gioia, proprio lo stesso giorno in cui lui era nato. Non poteva che sentirsi mortificato in quel momento a parlare con lei, ma non sapeva quanto la donna fosse a conoscenza della verità, certamente la notizia che sua madre era tornata in vita, era trapelata un po’ in tutto il continente, ma ciò che riguardava le sue origini allettava molto di più la curiosità dei più.
Lady Cerwyn invece era molto formosa, aveva due ciocche di capelli corvini legati in una treccia dietro la testa. Indossava un abito ramato con numerosi pelli di volpe attorno. Non erano i colori della sua casata, Jon però comprendeva che ormai si era giunti ad un punto dove se non si aveva denaro, qualsiasi tessuto andava più che bene. E le volpi forse erano gli unici animali rimasti da cacciare nella Foresta del Lupo. I suoi occhi verde spento lo stavano fissando con disprezzo. Non ne capiva il motivo, ma poteva certo immaginarselo. Lui era uno Snow, non uno Stark. Il nord era stato fedele a suo nonno Rickard, a suo zio Ned e a suo cugino Robb. Lui non era mai stato considerato parte della famiglia.
Pensò a sua madre; se in quel momento fosse stata presente, sicuramente avrebbe sbraitato contro lady Cerwyn e avrebbe fatto inginocchiare quella donna con fredde parole di ghiaccio.
E poi c’era lei. Lady Lyanna Mormont. Tanto audace quanto minuta, ma una versa orsa. Indossava un abito di satin verde brillante e nero. Lo stemma dell’orso risaltava sul suo petto. Era molto bassa. Il suo viso austero, la bocca piegata in una smorfia e quegli occhi porcini, neri come la notte. Jon le sorrise e la bambina ricambiò il suo saluto con un ghignetto. Era felice di vederlo, quanto lo era lui e la stessa Sansa. Scambiò uno sguardo ricolmo di felicità con sua cugina e tornò a rivolgersi a loro.
-Provvederò a farvi avere degli alloggi adeguati per il vostro soggiorno presso questo castello. Siete le benvenute e vi sono grato per aver risposto ai miei corvi con così poco preavviso. Provvederò io stesso a trovare armature nuove e cavalcature fresche per i vostri guerrieri. – sentì Sansa muoversi nervosa al suo fianco.
Era al corrente come lui della precarietà della situazione finanziaria del castello. Le casse era ormai quasi vuote, durante i numerosi e recenti saccheggi, le piovre e gli uomini dei Bolton avevano provveduto a depredare e rubare tutto il loro oro. Non era rimasto poi molto, e c’era un grosso numero di bocche da sfamare e di armature da rifornire. Per il cibo si potevano anche arrangiare. Le serre erano state rimesse in sesto almeno per una parte e la Foresta del Lupo era ancora un’ottima dispensatrice di prede, se si sapeva dove cercare. Jon era stato abituato a cacciare oltre la Barriera, dove il ghiaccio copriva ogni dove. Le terre della sua famiglia erano decisamente molto più ricche. Ma per quanto riguardava invece le armi e le corazze, era tutta un’altra storia. Per sconfiggere gli Estranei Jon sapeva che c’era bisogno del Vetro di Drago, eppure quell’elemento era ormai diventato introvabile. I Guardiani della Notte erano riusciti a scovare alcune scorte lungo il perimetro della Barriera, dove qualche loro antenato aveva pensato di nasconderlo. Ma non bastava. Jon aveva provveduto a fornire i suoi più fedeli uomini, qualche bruto, aveva fatto forgiare alcune lame per sua madre e sua cugina Arya, e ora aveva mandato due gruppi per rifornire anche i suoi alleati. Ma quello era tutto. Non sarebbe bastato, questo lo sapeva.
-Potete andare adesso. – le aveva congedate con un sorriso freddo, i suoi occhi si erano addolciti solo nel guardare la piccola Lyanna Mormont, poi il suo sguardo era stato rapito dalla Regina Daenerys posta alla sua destra. Al suo fianco Ser Barristan e Tyrion Lannister. Ser Davos aveva aperto la porta alle tre donne e poi l’aveva rinchiusa alle sue spalle, prima di riportarsi al centro della sala e abbassare il capo in segno di rispetto verso di lui. Jon sapeva che quel suo atteggiamento era una richiesta di attenzione e gli diede la parola con un cenno del mento.
-Mio re – aveva cominciato – sapete che non abbiamo abbastanza Vetro di Drago anche per loro. –
-Lo so perfettamente. – disse Jon pacato, portandosi una mano sul mento e accarezzandosi pensieroso la barba – ma non potevo dir loro che non so come proteggerle o come rifornire i loro uomini, hanno già votato per questa causa e ne sono grato. Alla fine per causa della mia famiglia hanno già perso i loro padri, i loro zii, i loro mariti e i loro figli… -
-Tutti noi abbiamo perso qualcosa mio sovrano – rispose Davos afflitto – pure io ho perso i miei figli. Hanno seguito un re a cui io ho creduto. Hanno scelto di battersi per lui e sono morti. Me ne rammaricherò per il resto della mia vita, ma ora sono qui, di fronte a voi e sono pronto a rischiare la mia vita per la causa in cui credete. – disse quelle parole senza mai interrompersi.
-Non ho avuto modo di vedere gli Estranei con i miei occhi, ma se i Bruti hanno deciso di valicare la Barriera e vi sono così fedeli, desumo che qualcosa di grosso deve averli spaventati. – il vecchio cavaliere della regina aveva espresso il suo parere, cercando di sembrare più sincero che poteva.
-Ser Barristan, vi posso assicurare che gli Estranei sono vivi, esattamente quanto lo siamo voi ed io. – i suoi occhi per un attimo si posarono su quelli viola di Dany, ma appena Davos riprese a parlare, tornò a rivolgerli al suo uomo.
-Re Jon, abbiamo troppi uomini e non sappiamo come equipaggiarli. –
-Lo so, ma non posso far niente per risolvere questo problema. – digrignò i denti nell’affermare quella frase. Era difficile ammettere una sconfitta del genere.
-Io forse conosco un luogo dove potreste approvvigionarvene. – Davos sembrava sicuro di quello che diceva. Jon rimase ad osservarlo incuriosito.
-Perché non l’hai detto prima? – gli chiese speranzoso – Dove… ? –
-Roccia del Drago. – rispose lui semplicemente rivolgendo la sua attenzione sulla regina, che lo guardò confusa. Poi i suoi occhi si illuminarono.
-L’intera isola e fatta di ossidiana… - disse quasi in un sussurro come se stesse parlando tra se e sé.
-Esattamente mia regina. – confermò il contrabbandiere – ho vissuto in quel castello, quando ero al servizio di Stannis Baratheon. Ho visto con i miei occhi quanto Vetro di Drago vi si cela nelle caverne adiacenti al castello. Se vostra grazia ci permettesse di averlo, avremmo un notevole vantaggio. –
Jon si ritrovò inavvertitamente a trattenere la gioia che sentiva dentro. C’era ancora speranza. Una notevole possibilità di vittoria. Davos non sembrò ancora soddisfatto.
-Se no vado errato avete ripreso quel castello, mia regina. Per cui ora avete libero accesso. – Jon si morse un labbro per non mettersi a ridere, ma tutta la sua contentezza svanì quando la regina espresse la sua opinione.
-Sì, quel castello è tornato di nostra proprietà. Ma non posso darvi l’autorizzazione di poterlo raggiungere ora. – puntò lo sguardo sul Lupo Bianco – mio fratello ne possiede il controllo, in quanto mio erede, lui è Principe di Roccia del Drago. Spetta a lui darvi il consenso. – i suoi occhi viola erano fissi nei suoi. Jon temette di non riuscire a sostenere quello sguardo deciso e fiero. Poi la vide addolcire la sua espressione.
-Ma qualcosa mi dice che non si opporrà alla vostra richiesta, e vorrà essere presente quando voi vorrete entrare in quel castello. – Tyrion la osservò dal basso verso l’alto con aria dubbiosa, lei fece solo un cenno con gli occhi al suo cavaliere e fece qualche passo verso il centro della stanza, posizionandosi accanto a Ser Davos – Ora se me lo concedete, preferirei ritirarmi prima del banchetto. Credo sia il caso di prepararmi, visto che abbiamo ospiti arrivati da lontano. – Jon accennò ad un segno di commiato e la vide voltarsi e prendere la strada verso la porta.
Un sonoro battito del legno annunciò che la regina dei Draghi e i suoi alleati se n’erano andati. Sansa fece un passo avanti.
-Hai idea di cosa volesse dire con quell’ultima affermazione? – lo scrutava preoccupata coi suoi occhi turchesi. Jon scosse la testa senza avere una risposta.
-Re Jon, forse non è il caso di chiedere spiegazioni, ma solo di accettare ciò che potrebbe essere la nostra salvezza. – disse saggiamente.
-Sono d’accordo con te Ser Davos, pensavo solo… con che denaro o dono, possiamo ricompensare la loro generosità? – domandò. Nei loro occhi però vide che nessuno aveva la risposta. Lui sì ce l’aveva. Rinunciare al dominio del Nord, cedere Grande Inverno ai draghi. Dopo tutto l’impegno che ci aveva messo a riprendere la sua casa, non riusciva ad accettare l’idea di perderla per sempre.
 
Banchetti, cerimonie e pomposità. Tutte cose a cui lei decisamente non era abituata. Le aveva già disprezzate a suo tempo, quando era una lady di Grande Inverno, ora le detestava con tutta se stessa. Toccò l’impugnatura di Ago nervosa. Ricordò ancora, quando Jon gliel’aveva regalata. Lo guardò; era seduto alla destra di Sansa. Dopo di lui la Regina dei Draghi. Ancora non era riuscita a comprenderla quella donna. All’apparenza era molto simile al principe Viserys, eppure qualcosa le diceva che l’uomo che l’aveva tratta in salvo sulle Terre dei Fiumi, era di tutt’altra pasta rispetto alla sorella. Si era sempre domandata perché avesse compiuto quel gesto gentile nei suoi confronti. Quando l’aveva vista le era sembrato che l’avesse scambiata per un’altra. Ma lei non era uguale proprio a nessuno e i due fratelli Targaryen erano vissuti lontano dai Sette Regni, per cui non potevano aver conosciuto nemmeno uno Stark. Ripensò a suo padre, a quanto gli mancava. Ripensò a suo fratello Robb. Senza capire si trovò anche a pensare a sua zia Lyanna. Si vergognava ancora per il modo orrendo in cui l’aveva obbligata a svelarsi. L’aveva ferita pesantemente quel giorno al Parco degli Dei, si era comportata proprio come una bambina. Avrebbe dovuto osservare e scorgere che legame si era instaurato tra lei e Jon. Invece aveva reagito come una sciocca, credendo che quella sconosciuta volesse solo rubarle ciò che era suo. Lei aveva sempre avuto un rapporto speciale con lui, molto più che con Robb. Lui era sempre riuscito a comprenderla, e ora forse aveva anche capito il motivo. Dentro di lui c’è lo stesso sangue di mia zia Lyanna. Sorrise pensando a quanto avrebbe desiderato averla sempre avuta al suo fianco. Si sarebbero divertite un mondo. Sicuramente sarebbe stata lei ad insegnarle a tirare di spada, a usare un arco e forse anche a cavalcare. Era certa che sarebbe potuta essere la sua nipote preferita, Sansa era troppo simile alla loro madre, e di certo le lamentele di Lady Catelyn avrebbero sorto meno effetto, se ci fosse stata lei a rincuorarla e incoraggiarla. Si ritrovò a pensare a sua madre e agli anni passati a odiare e umiliare Jon. Arya aveva ascoltato di nascosto alcune delle frasi che lei aveva rivolto al giovane, come se la colpa fosse stata sua. Aveva visto gli sguardi carichi di disprezzo che gli aveva sempre riservato e aveva sofferto con lui, amandola e odiandola al tempo stesso. Jon era sempre stato in silenzio, aveva affrontato tutto chiudendosi dentro tutta quella sofferenza, e quando lei usciva dal suo nascondiglio, le riservava sempre un sorriso tirato e una carezza. Quante volte lo aveva visto allontanarsi col cuore pesante e abbracciato solo dalla malinconia e dalla solitudine. C’erano stati luoghi a cui lui non era permesso andare: come gli alloggi degli Stark o le cripte sotto il castello. Quelli erano dei posti che solo a lei e ai suoi fratelli era permesso frequentare. Jon aveva sempre dovuto rimanerne in disparte. Aveva un grande alloggio nell’ala est del castello, e il suo corridoio non era poi così lontano da quello dei suoi fratelli, ma sebbene questo lo avvicinasse un po’ a loro, Arya sapeva che lui si era sempre sentito discosto. Poi pensò con estremo afflizione alle cripte. Lui in quanto Snow non aveva accesso al luogo di riposo degli antenati della sua famiglia. Non era mai sceso in quelle caverne, non aveva mai visto le loro tombe, non aveva mai visto la statua di sua madre. Lei più volte invece si era soffermata ad osservarla. Le aveva toccato quella mano sospesa a mezz’aria domandandole molte volte se avere nelle vene quelle gocce di sangue di lupo, potesse farti sentire così diversa. Quante lacrime aveva versato ai suoi piedi, dopo una sfuriata di sua madre, o un castigo di Septa Mordane. Ora ripensandoci avrebbe versato lacrime silenziose per Jon, che mai aveva saputo la verità sulle sue origini, mai si era sentito davvero accettato, mai era stato guardato allo stesso modo di Robb. I suoi occhi indugiarono ancora su sua sorella Sansa. Una rabbia la colse e avrebbe tanto desiderato puntarle un pugnale alla gola, proprio come aveva fatto con Walder Frey o con i suoi figli, ma qualcosa la distrasse.
-Al sangue o ben cotta? – le chiedeva una serva con un vassoio di carne di daino. Bran la stava guardando con un’espressione indecifrabile, non sembrava approvare tutto quel risentimento che lei sentiva dentro. Abbassò lo sguardo verso la sua mano, ancora sull’elsa di Ago.
-Quella non va usata, se siamo a tavola. Tienila nascosta, te lo disse anche nostro padre. – pronunciò quelle parole con aria solenne e accettò di buon grado che la serva lo servisse prima di sua sorella. Arya lo guardò minacciosa, odiava ciò che era diventato. Ora era a conoscenza di troppe cose, e questo la disturbava molto, ma era il suo fratellino, e lei aveva promesso a sua zia di proteggere tutta la sua famiglia fino al suo ritorno. Tormentandosi per quei rancori che non riusciva a celare nella sua anima, si alzò da tavola e se ne andò.
 
Daenerys era certa che sarebbe venuto. Si era congedata poco dopo che i dolci erano stati serviti. Aveva lasciato un biglietto nella mano di Re Jon, chiedendogli di raggiungerla nei suoi alloggi per parlare. Lo aveva aspettato pigramente distesa in una chaise long dai soffici cuscini scarlatti e la spalliera in legno dipinto in oro molto abbassata. Un braccio abbandonato nel vuoto, una gamba piegata, mentre l’altra completamente allungata. I riccioli argentati riversi alle sue spalle. Aveva sbuffato e si era pentita di aver congedato tutti. Osservò annoiata la stanza attorno a sé e rabbrividì. L’abito che indossava era in velluto, foderato di lana spessa, ricoperto di una folta pelliccia nera. Il tessuto granata era stato scelto da suo fratello per uno dei suoi numerosi soprabiti, ma ne era avanzato parecchio, o forse lo aveva fatto apposta, alla fine si era ritrovata con un altro bellissimo vestito. Rhaegar ha proprio gusto si ritrovò a considerare. Il suo volto le tornò alla mente con prepotenza e biasimo, eppure anche con tanto affetto e dispiacere. Si era pentita di averlo costretto a scegliere tra lei e la donna che amava, ma Dany era stanca di tradimenti. Tre tradimenti dovrai conoscere… uno per il sangue, uno per l’oro e uno per l’amore… le immagini dei volti di tre uomini le scorsero davanti ai suoi occhi come se fossero proprio lì di fronte a lei. Viserys Targaryen, il fratello che fin dalla nascita le era stato accanto. L’aveva cresciuta, l’aveva protetta e poi l’aveva venduta come una comune giumenta da montare al signore dei Cavalli. Jorah Mormont, il primo uomo dei Sette Regni che lei aveva incontrato, il primo uomo che si era messo al suo servizio, ma solo per spiarla, seguire le sua mosse e poi riferire tutto ai suoi alleati a ovest. Era tornato da lei per ben due volte, si era innamorato di lei, ma Dany non poteva ricambiarlo. Aveva riconquistato la sua fiducia, ma non il suo cuore. Ed infine Rhaegar Targaryen; il fratello che lei mai aveva conosciuto, morto prima che lei nascesse. La persona che aveva causato la disfatta della sua casata. L’unico membro della sua famiglia che Ser Barristan vedeva rivisto vivere in lei. Daenerys si era chiesta spesso quanto reali fossero quelle sue considerazione e aveva appurato di persona che lo erano. Ma anche lui alla fine l’aveva tradita, per amore, certo, ma non verso di lei sicuramente. Vide i suoi malinconici occhi indaco, sentì una morsa nel petto e per poco non scoppiò a piangere. Detestava l’idea di provare tutto quel risentimento nei suoi confronti, e disprezzava ancora di più il sentimento contrastante che sentiva nel suo cuore. Lo adorava e le mancava da impazzire. Si strinse un cuscino sul petto. Cercando di trattenere più calore dentro di sé, ma le sue spalle tremarono ancora. Un suono. Qualcuno bussava alla porta. Si sollevò a sedere e si ricompose.
-Avanti. – disse solenne alzando il mento, così da sembrare più regale. Notò Ser Barristan fare capolino alla sua porta.
-Mia regina, Re Jon chiede di conferire con voi. – Dany sentì il cuore mancare un colpo. Trattenne il fiato per pochi secondi e poi buttò fuori tutta l’aria.
-Fallo entrare. – ignorò l’ansia che sentiva fluire fino alla sua gola.
 
-Dunque vorresti dirmi che questo banchetto non era stato organizzato a questo scopo? – gli aveva chiesto sorridendo. Il suo volto era incantevole, si sarebbe perso volentieri ad osservarla per tutta la notte, senza nemmeno provare a toccarla. Gli bastava anche solo guardare quando perfetta era la sua pelle, quei boccoli chiari che le incorniciavano il volto delicato. E quegli occhi dal colore impossibile.
-Davvero, non è come pensavate mia regina. – cercò di scusarsi lui. Lei rise, mentre teneva in mano un calice di vino dorniano. Jon era la prima volta che lo assaggiava. Doveva ammettere che era davvero squisito, però stette attento a non esagerare.
-Solo Dany, smettiamola con queste formalità, almeno quando non abbiamo tutti che ci girano attorno. In fin dei conti sei mio nipote, sarà il caso che cominciamo anche a sentirci una famiglia. – si era espressa con semplicità e nel suo sguardo Jon non aveva scorto malignità, né alcuna forma di rappresaglia.
-Come vuoi, Daenerys. – le disse educatamente – preferirei evitare “zia”. – gli rivelò.
-Hai ragione. – affermò pensandoci meglio – mi renderebbe vecchia, e io sono addirittura più giovane di te! – sorrise. Jon si distrasse portandosi il calice alla bocca. Non voleva che vedesse il rossore sulle sue guance.
-Forse tu sei l’unico che non se n’è accorto, Jon. – continuò lei. Sentirla usare il tono formale con lui, gli sembrava quasi irreale. L’aveva pregata di smettere di essere così rigida nei modi, ora erano solo un uomo ed una donna di fronte ad un tavolino con una caraffa e della frutta esotica. Anche lei gli aveva chiesto di usare il modo informale, ma ancora non riusciva a considerarla una sua pari. Forse con un altro sorso di quel vino, sarebbe riuscito a sciogliersi un altro po’. Prese la caraffa e ne versò fino a metà bicchiere. Poi glielo versò pure a lei. Daenerys gli sorrise e accetto di buon grado quella galanteria.
-Ti facevo più arguto, Lupo Bianco! – rise ancora emettendo un suono cristallino – tre lady del nord si presentano alla tua porta e ti chiedono ospitalità e protezione e tu non ti poni alcuna domanda? –
-Sono mie suddite, i loro mariti sono morti seguendo i miei famigliari in guerra. – cercò di spiegare lui – mi sento obbligato a provvedere a loro. – Dany sorrise, ma lo guardò incuriosita. Attese qualche istante, forse soppesando le sue parole. I suoi occhi grigi indugiarono sul suo volto perfetto, quasi con imbarazzo si ritrovò a distogliere lo sguardo.
-Quindi se stanotte ti si presentassero nel tuo letto per scaldarti, tu ti sentiresti obbligato a provvedere a loro? – affermò maliziosa, esaminandolo di sbieco.
-Non ho detto questo. – disse pudicamente autoritario. Lei scoppiò a ridere.
-Sei proprio uguale a… - si mise una mano sulla bocca e non finì la frase – lascia perdere – si alzò in piedi e andò ad attizzare il braciere con un lungo arnese in ferro. Jon osservò il suo movimento e stava quasi per intervenire, quando rammentò le numerose leggende che parlavano della sua immunità col fuoco. Abbassò lo sguardo sul dorniano che ondeggiava nel suo bicchiere, ricordando a se stesso quanto diverse erano le loro vite.
-Per esperienza personale, ti posso solo dire che provvedere a tutti è praticamente impossibile. – disse lei, i suoi occhi persi nelle braci fiammeggianti, quando poi lo guardò stava sorridendo – ma niente mi leva che quelle siano venute qui per proporsi come tue future spose! – Jon la guardò esasperato, mentre lei si avvicinava nuovamente a lui, questa volta però gli si sedette affianco nel divano.
-Non sono interessato a sposarmi. – la informò lui cupo – ho altre priorità al momento. –
-Certo, la guerra con gli Estranei è imminente. La situazione drammatica del tuo castello, dei tuoi uomini e della tua stessa famiglia ti preoccupa… - elencò Dany – ma forse non è il caso che ti fermi anche un attimo a pensare a ciò che vuoi pure tu? – i suoi occhi d’ametista erano fissi nei suoi – Cosa vuoi davvero Jon Snow, è così che ti fai ancora chiamare, no? – gli domandò. Lui serrò le labbra e inspirò una lunga e profonda boccata d’aria.
-Voglio solo che le persone a cui sono legato non muoiano. – spostò il volto di lato teso. Lei gli mise una mano sulla guancia per riportargli il viso nella sua direzione.
-E tra queste persone per caso ci sono dei lunghi capelli ramati e degli occhi color del ghiaccio? – piegò leggermente il capo e rimase in attesa di una sua risposta.
-C’era… - affermò triste lui – ma non è chi credi. – non sapeva perché ora si stava rivolgendo a lei in quel modo del tutto inusuale. Temette che fosse a causa del vino del sud – si chiamava Ygrette. Era una bruta. – non sapeva nemmeno perché glielo stava dicendo tu non sai niente Jon Snow – E’ morta tra le mie braccia. Ho tradito la sua fiducia, per proteggere i mie confratelli al Castello Nero. –
Dany lo osservò attentamente a quella affermazione. Si stava confidando con lei di cose del tutto private. Era strano ma da quando sua madre se n’era andata, lui sembrava aver abbattuto gran parte di quelle barriere che prima lo avevano sempre protetto. La cosa peggiore era che pure lei aveva abbassato la guardia da quando Rhaegar era partito con la sua lady.
Jon si alzò improvvisamente. Qualche goccia di vino si spanse a terra, sul suo polso, ma anche sulla gonna di lei.
-Perdonami! – disse allarmato, con una mano cercò di raggiungere il tessuto, ma si fermò a pochi centimetri dalla gamba di lei. Dany intuì che la sua moralità non gli permetteva di toccarla.
-Non è successo nulla, Lupo Bianco. – affermò lei alzandosi lentamente, in maniera volontaria e sensuale – temi di toccarmi, vero? Stai tranquillo, non sono come i miei draghi… - si avvicinò a lui di un altro passo e gli mise le mani a coppa sul suo volto – dalla mia bocca non esce ancora fuoco. –
Da te magari anche no… ma non posso descriverti il fuoco che sento dentro in questo momento.
 
-Non dovrei essere qui… - Jon provò a scostarsi, ma il suo corpo sembrava impietrito. Non rispondeva più ai suoi comandi – non dovrei cercarti, non dovrei nemmeno avvicinarmi così a te… - provò a dire quasi per convincere se stesso, ma era tutto inutile. Non doveva provare ciò che sentiva. Lei era di un altro uomo, il legame che aveva con suo fratello, per quanto incestuoso e immorale potesse essere era chiaro a tutti che esisteva. Ma ora lui era lontano e lei forse ne sentiva la mancanza. Lo osservava senza dire una parola, le sue labbra leggermente incurvate, come se fosse sempre più cosciente di qualcosa che lui invece ignorava.
-Ma c’è una forza superiore che mi spinge verso di te e vorrei tanto sapere da dove viene e dove mi porterà. –
-Se vuoi te lo spiego io… - affermò alzando un sopracciglio divertita.
-Ho paura. – e nello stesso istante in cui lo disse si sentì un cretino. Lui aveva affrontato gli Estranei, non poteva certo aver timore in quella stanza, con una donna di fronte a sé. Spostò il volto di lato combattuto.
-Non dovrei essere qui, mandami via… - la supplicò.
-Se ti mando via, chi mi scalderà? – quella domanda attirò la sua attenzione, ma si pentì di aver guardato quegli occhi magnetici. Non sarebbe più riuscito a guardare altro.
-Hai il fuoco del braciere. – provò a dire. La voce che gli era uscita era roca. Dany scosse la testa.
-Ma non mi abbraccia. – gli cinse il collo con entrambe le mani.
-Hai l’alito dei tuoi draghi. – continuò lui. Le mani abbandonate lungo i fianchi, impossibilitato a muoversi.
-Per molto tempo li ho considerati i miei figli. Mi rispettano e mi amano, ma non mi appartengono davvero. – Dany continuava a tenere gli occhi incollati nei suoi. Jon riuscì a distrarsi al suono della sua voce, ma si ritrovò ad osservare le sue labbra rosee e carnose, inspirò il suo profumo, mentre il volto di lei si avvicinava sempre più.
-Tu sei più caldo di un drago. – le loro labbra si sfiorarono, aprendosi e lasciando che le loro lingue si incrociassero tra loro. Jon pensò a Ygrette, in quel momento. E ai suoi baci. Semplice fumo in confronto all’incendio che sentiva in quel momento.
   
 
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