Ho cercato di documentarmi il più possibile, chiedo scusa per eventuale sviste. In caso abbiate link che riportino a dati certi discordanti, o siate cinesi, correggetemi pure.
Cap.14 Le nozze II° parte
“Il
padre mancante verrà rappresentato
dall’imperatore,
padre di tutti noi. La primogenita delle sue figlie
rappresenterà la madre,
perché un giorno, come sposa del prossimo imperatore,
proteggerà l’intera Cina
come fosse figlia sua” spiegò
l’assistente di nozze.
Condusse
i due futuri sposi al tavolo
dell’imperatore. Mulan s’inchinò tre
volte all’imperatore e alla figlia.
Shan-Yu
ringhiò, dilatando le narici.
“Non
m’inchinerò per dimostrare la mia
inferiorità davanti a quel vecchio”
sibilò.
“Non
è un atto che vi disonorerà come
guerriero. Sono inchini di preghiera. Il primo è per pregare
cielo e terra, il
secondo è per i genitori e il terzo per il
matrimonio” spiegò l’assistente di
nozze.
“Se
è per sciocche divinità inesistenti,
allora non sarà un problema” ruggì
Shan-Yu, facendo gl’inchini, ma mantenendo
la testa alta, guardandoli negli occhi.
Il
brusio di voci degli ospiti si fece più
forte.
Shan-Yu
captava solo frammenti delle
parole cinesi.
<
Sono quasi sicuro che mi abbiano
chiamato ‘barbaro’ > pensò.
“Risalite
sul palco” disse l’assistente
di nozze. Mulan obbedì e Shan-Yu la seguì.
Gl’invitati
sorseggiavano il tè caldo, alcuni
di loro si misero dei semi di nascosto in bocca.
La
luce del sole che filtrava dalle
finestre si faceva sempre più intensa, facendo risaltare il
rosso delle pareti.
Alcuni
degl’invitati vennero abbagliati
dallo splendore delle decorazioni dorate, un paio di essi volsero lo
sguardo.
I
due sposi si scambiarono le promesse
d’amore eterno.
<
Odio questa lingua, ma l’importante
è che sia mia > rifletté l’Unno.
Mulan
avvertì una fitta al petto, i suoi
occhi erano liquidi.
“Che
il banchetto cominci” disse l’assistente
di nozze.
“Finalmente.
Non vedo l’ora di addentare
carne fresca!” gridò Shan-Yu.
“Animale,
pensi davvero che potremo
mangiare anche noi?” domandò Mulan. Shan-Yu
impallidì, sgranando gli occhi.
“Cosa?!”
sbraitò.
“Voi
dovete prepararvi per la cerimonia
del tè. Dovrete servirlo senza sbagliare i vari passaggi
all’imperatore e alla
figlia” disse l’assistente di nozze.
“Non
dirmi che questo non è sintomo di
schiavitù. Dovrei servirgli quella brodaglia. Inizio
seriamente a irritarmi”
ruggì.
Mulan
piegò di lato il capo, una ciocca
mora le sfiorò la guancia truccata.
“Me
ne occuperò da sola. Questa è una
cerimonia che già non asseconda le nostre antiche
tradizioni, offenderla ancora
oltraggerebbe gli dei.
Altrimenti
verrebbe obbligato ancora
attraverso le frustate. Preferisco prenda visione dei regali di
nozze” propose.
Shan-Yu
ghignò, mostrando i denti
leggermente aguzzi.
“Questa
è una proposta più allettante.
Sarà, in un certo senso, come saccheggiarvi” disse
con voce possente.
Mulan
inspirò rumorosamente, l’odore
prodotto dalle rose e dai gigli dei numerosi bouquet le punse le narici.
I
camerieri invasero la sala, scostarono
i tovaglioli rossi, decorati da ideogrammi dorati, iniziando a servirli.
L’assistente
di nozze scortò l’unno fino
a una tavolata colma di buste rosse.
“Questi
contenevano gl’inviti e ora
hanno i soldi che vi hanno donato” spiegò.
Shan-Yu
incassò il capo tra le spalle e
sputò per terra. Un paio di soldati gli si avvicinarono,
armati di lance e
fruste.
“Si
sposa in vostro onore il generale
della montagna, è donate denaro che finirà
sicuramente all’imperatore e non a
me o lei. Nemmeno le regalate oro, gioielli, o almeno valide armi. La
vostra
cultura mi dà il voltastomaco” ringhiò
Shan-Yu.