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Autore: Makil_    29/05/2017    10 recensioni
In un territorio ostile in cui la terra è colma di intrighi e trame nella stessa quantità con cui lo è dell'erba secca, il giovane ser Bartimore di Fondocupo, vincolato da una promessa fatta al suo miglior confidente, vedrà finalmente il modo per far di sé stesso un cavaliere onorevole. Un torneo, un'opportunità di rivalsa, una guerra ai confini che grava su tutte le regioni di Pantagos. Quale altro momento migliore per mettersi in gioco?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Pantagos'
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Glossario della terminologia relativa alla storia (aggiornamento continuo):

Patres/Matres: esperti, uomini e donne sapienti indottrinati da studi all’Accademia. Ogni regno ne possiede tre, ognuno dei quali utile a tre impieghi governativi.
Accademia: ente di maggiore prestigio politico a Pantagos, vertice supremo di ogni decisione assoluta. Da essa dipendono tutti i regni delle regioni del continente, escluse le Terre Spezzate che, pur facendo parte del territorio di Pantagos geograficamente, non  sono un tutt’uno con la sua politica. Il Supremo Patres è la figura emblematica della politica a Pantagos, al di sopra di tutto e tutti.
Devoti: sacerdoti del culto delle Cinque Grazie (prettamente uomini), indirizzati nello studio delle morali religiose alla Torre dei Fiori, nelle Terre dei Venti.
Fuoco di Ghysa: particolare sostanza incolore e della stessa consistenza dell’acqua, la cui unica particolarità è quella di bruciare se incendiata.
Le Cinque Grazie: principali divinità protettrici del sud-ovest di Pantagos, proprie di molti abitanti delle Terre dei Venti e della Valle del Vespro. Tale culto prevede la venerazione di quattro fanciulle e della loro madre. 
Tanverne: enormi bestie dotate di un corpo simile a quello di giganteschi rettili, abitanti il territorio di Pantagos.
Y’ku: titolo singolare dell’isola di Caantos, nelle Terre Spezzate, il cui significato è letteralmente “il più ricco”. Il termine “y’ku” s’interpone tra il nome e la casata nobiliare di un principe dell’isola, posto a determinare la sua ascendenza nobile.
Incantatori: ordine giurato unico del continente di Pantagos. Si tratta a tutti gli effetti di un gruppo di sapienti  in cui sono raggruppati guaritori, speziali, alchimisti e finanche stregoni – benché in molti, e nel popolino nello specifico, non credano a questo genere di arti. La sede degli incantatori è la Gilda degli Incantatori, altresì detta Tempio Bianco, sulla Collina di Burk, a Fondocupo. 
Castellano: figuro (molto spesso un esperto) incaricato di reggere, in vece del sovrano al quale è subordinato, un altro regno, un piccolo borgo o una cittadina appartenente all'uomo cui giura lealtà. 

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Trovò Ortys Wysler così come lo aveva lasciato: in una mano il calice di vetro, nell’altra la brocca piena di vino. Il signore di Ardua Scogliera sedeva al tavolo della sua tenda, sul suo volto un’espressione che non gli apparteneva affatto. Ortys era accigliato e al tempo stesso pensieroso, immerso in un silenzio troppo quieto per essere tipico di quell’uomo e aggrottato in un’impassibilità statuaria. Alla sua destra sedeva patres Steffon, anche lui scosso e confuso. Non aveva neppure rivolto uno sguardo a Bartimore quando aveva avvertito il suo arrivo. A capo della tavolata sedeva anche un uomo sulla cinquantina che Bart non conosceva, intento a grattarsi il mento cosparso di peli bianchi. Ser Konrad sedeva invece ai piedi del letto di piume, la mano sulla cote che scivolava lentamente sulla lama della sua spada trattenuta sulle cosce.
«Bart, siediti pure.» disse Ortys senza sollevare lo sguardo dal calice. Quell’invito risuonò più come un ordine.
Bart fece come gli era stato suggerito, accomodandosi nell’unica sedia vuota presente. Per un momento nessuno aprì bocca.
«Diglielo, Steffon.» comandò Ortys sollevando solo allora lo sguardo dal vino. Fece ondeggiare un paio di volte il contenuto del bicchiere, come a volerne constatare l’annata ed il sapore.
Patres Steffon si fece rigido. I suoi occhi erano contornati da due borse scure e delineati in parte da lunghe zampe di gallina.
«Ser Bartimore» iniziò con voce rauca. Tossì. «Crediamo necessario informarti su qualcosa che ci sta molto a cuore. Qualche sera fa, un nostro messaggero fidato ha fatto ritorno al campo dalle Terre dei Venti. Ortys lo aveva inviato ad Ardua Scogliera per visitare in sua vece il regno e la sua famiglia, per mandare loro i suoi saluti e le sue notizie. Ma quell’uomo non ha fatto ritorno da solo, purtroppo. Con lui è giunto l’armaiolo e… e ci ha informati di una guerra, di un disastro... Ser Bartimore, purtroppo i nemici hanno preso il sud. Le Terre dei Venti sono cadute e… e…»
«Sette Scuri?» chiese Bart facendosi irrequieto. «Amisa?»
«Sette Scuri è stato preso d’assedio.»                
Bart fu colto dal dolore. Una parte di lui aveva sospettato che fosse successo qualcosa di simile quando ser Mold gli aveva ordinato di seguirlo con una tale compostezza. Non riuscì a parlare.
«Amisa Witeolm sta bene, questo è un dato di fatto. Puoi stare tranquillo.» assicurò l’esperto. «Ma Sette Scuri è caduto non appena la tua signora ha mollato la resistenza. I nemici hanno attaccato da sud e da ovest, hanno attraversato le mura, si sono aperti una breccia nelle più forti pareti e hanno depredato il regno.»
«Quali nemici?» domandò Bart.
«I nemici provenienti dal mare, ser Bartimore.» disse patres Steffon. «Nemici che cavalcano galee, barche a remi e immensi vascelli pirata. I nemici delle Terre Spezzate, per la precisione.»
«Nemici che stanno dalla parte dei nostri nemici.» aggiunse l’uomo sconosciuto. «Putridi ammassi di sterco che agiscono su comando dei signori della Punta. E gli alleati dei nostri nemici sono pur sempre nostri nemici.»
«Non spetta a noi deciderlo, ser Mark. Fattene una ragione!» lo ammonì severamente Steffon. Poi continuò. «Ancor più difficile è la situazione presente alle Colline Salate. Maevan Therèzz ha innalzato i suoi padiglioni proprio lì e ha comandato l’assedio di Macigno Salato. I nemici hanno fatto incursione nella notte, hanno defenestrato i figli di Lennard Pomsalty e hanno ucciso la sua signora costringendola a gettarsi da una delle scogliere.»
«Di che uomini stiamo parlando?» fece ser Mark arcuando le folte sopracciglia. «Cos’è che sono questi, pattume o vermi?»
Patres Steffon fece una pausa, si pressò le tempie con le dita. «Hanno preso il Colloblu e ne hanno bloccato i traffici. Hanno assediato Trundat e l’hanno data alle fiamme. E hanno attaccato Ardua Scogliera.»
Ortys si rabbuiò e strinse la morsa sul calice. Il vino ricadde sul tavolo.
«Patres Gilmon ha saputo tenere il regno.» continuò Steffon. «Quantomeno abbiamo resistito. Il colpo è stato duro, senza dubbio, ma abbiamo saputo quali armi utilizzare contro i nemici.»
«Che ne è stato di Amisa?» chiese Bart con un pizzico di egoismo sulla lingua. «Mi hai detto che non le è successo nulla, che sta bene. Ma com’è possibile, se il regno è caduto?»
«Ti avevo già detto che Amisa è una donna fin troppo forte. La tua signora ha coraggio nella stessa quantità con cui un cavaliere ha il suo acciaio. Aveva sventrato la rivolta prima ancor che nascesse, o almeno questo ci hanno riferito. Ha ceduto, certo, ma lo ha fatto per onorare il tuo Dalton Kordrum e per evitare di raggiungerlo ora». Patres Steffon sorrise. «Amisa è andata a nord con tutta la sua corte. Per quanto ne sappiamo ha condotto il reame a Vecchio Colle, dal fratello Constantine: egli non ha preso parte alle gare, ma ha preferito restarsene a casa propria, lontano – e qui ti riporto le sue parole – da questo coacervo di melma.»
E ha fatto benissimo” pensò Bart. “Constantine Witeolm. Cinque volte grazie alle Grazie”. «Amisa mi aveva parlato un paio di volte di lui, ma non l’ho mai conosciuto. Che ne sarà di Sette Scuri ora?». Bart non poteva credere che la sua casa fosse caduta nelle mani sporche di nemici che non appartenevano neppure al loro territorio. I Kordrum avevano trattenuto il potere sul regno per tutto il tempo che era passato dalla fondazione di Sette Scuri fino alla dipartita di Dalton. Che ne sarebbe stato ora?
«Solo il tempo potrà darti risposta.» disse patres Steffon. «Solo e soltanto il tempo.»
Ser Mark si fece paonazzo in volto e parlò sputacchiando saliva sul tavolo. «Siamo stati vittime di un inganno, purtroppo.»
«Non uno solo» disse Bart. Gli occhi di tutti ricaddero su di lui. Perfino Ortys alzò lo sguardo su Bart, per la prima volta da quando era entrato. I suoi erano cerchiati di nero, dispersi, vacui.
«Come sarebbe a dire?»
«Ero nella torre di Dorran quando ho sentito ciò che stanno tramando. Ascoltatemi tutti, miei signori. Avrei voluto dirvi tutto ciò prima di ora, ma vi ho cercati e voi eravate partiti.»
«Per l’appunto» fece patres Steffon. «Cosa devi dirci?»
«Ero andato da Wolbert Dorran per iscrivermi al torneo e sono uscito dalla sua torre come una spia. Li ho visti e li ho sentiti, lui e altri due signorotti, parlare di inganni e di stragi.»
«Loro chi?» domandò crudelmente ser Mark. «Facci i nomi, giovane ser… in questo caso i fatti non hanno alcuna rilevanza.»
«Lemmon Cappa Rossa e un altro ragazzino straniero. Un tipo con le guance macchiate di bianco.»
«Umh» fece lui per risposta portando l’indice sulle labbra. «Dephyso Maraphen, senza dubbio, l’Arciere Bianco.»
Bart continuò. «Li ho sentiti parlare di affari privati. So che non avrei dovuto farlo, ma ne andava di mezzo la sorte di tutti. Ho sentito che avrebbero rinforzato le palizzate, che avrebbero fatto in modo di far gareggiare Melkor Winemors con un destriero che non fosse il suo, e che lo avrebbero fatto combattere contro Lower Standrom. Parlavano di un cavallo in calore, addestrato per farlo cadere e incastrarlo nella congiura. Il torneo è corrotto
Patres Steffon sussultò. «Ser Bart, quella che ci stai proponendo è un’accusa grossa quanto un macigno. Ti rendi conto della gravità della questione?»
«Da prima che venissi qui, patres Steffon». Si strinse nelle spalle e continuò. «Hanno parlato di sangue e teschi. Progettavano addirittura la loro fuga dopo una strage, e li ho sentiti perfino discutere di combinazioni di duelli vantaggiosi per i loro fini. Ortys, hanno parlato anche di te…»
«Che hanno detto?» domandò patres Steffon trasalendo all’improvviso.
«Dicevano che avrebbero fatto qualcosa per espellerlo dalle gare… che lui fosse uno dei più complessi da abbattere e togliere di mezzo.»
«Perlomeno hanno avuto il buonsenso di notare questo particolare» fece ser Mark con un tono scherzoso e del tutto inadatto alla situazione. «Schifo, vergogna. Ci uccideranno tutti, presto o tardi.»
Patres Steffon si mise in piedi e cominciò a girare per il padiglione. «Non possiamo credere a queste parole, mi spiace.» iniziò. «Io non posso farlo. L’Accademia non prevede che io sia così imparziale nel giudizio, e mi sembra abbastanza affrettato dire cos’è e giusto e cosa non lo è. Si tratta di onore… onore e leggi… e c’è di mezzo anche la salvezza dell’intero reame; non una cosa da poco!»
Ortys lo guardò truce. «Voi e il vostro stupido onore! Pulitevi il culo con quello, piuttosto… potrebbe esservi più utile di quanto pensiate. Ho perso mio padre per il suo onore, quando la Guerra Blu scaturì nel sud. Non ho intenzione di perdere la mia famiglia ora. Ho una moglie ad Ardua Scogliera, scossa per aver dovuto far fronte ad una battaglia che non avrebbe mai desiderato combattere da sola, senza il proprio marito al suo fianco. Ma tu cosa puoi saperne di tutto questo, patres Steffon? Tu hai mai avuto una moglie? Hai mai avuto il grande e faticoso compito di sedere su uno scranno e indossare una corona fino a far ripiegare le ossa del tuo collo su sé stesse? Rispondimi, patres Steffon! Tu hai mai conosciuto l’amore? Eh, Steffon… tu che mi parli di quella bestia che è l’onore? Con quale coraggio, mi chiedo? Con quale coraggio?»
«Io… mio signore, sono scosso anch’io, ma…»
«Ser Bartimore dice la verità». Una voce soffusa si alzò dal lato opposto del padiglione. Era stato ser Konrad a parlare. «Me ne ha dato conferma la scorsa sera, quando è venuto a chiedermi dove foste e perché non vi aveva trovati al campo. Mi aveva avvertito su un fatto: che vicino al padiglione di Winemors sarebbe sorto un incendio e che le fiamme avrebbero ucciso il suo cavallo. Ebbene, tutte situazioni che si sono verificate per davvero.»
«Non conosco ser Bartimore» fece ser Mark. «Ma non ha la faccia di un veggente. Almeno che non sia stato lui ad appiccare il fuoco, credo che sia impossibile dargliene colpa.»
Patres Steffon si grattò il mento, pensieroso. Il suo silenzio andava oltre ogni parola.
«La chiamavano guerra dei pesci e guerra grigia; avevano proprio ragione.» fece Ortys battendo forte il calice sul tavolo. «Pesce e grigiore sono le uniche cose che ci rimangono ora. E io sento più puzza di quanto ne sentiate tutti voi. L’onore non cancella il fetore; l’onore non paga mai.»
Patres Steffon lo guardò con glacialità. «Che intendi fare, allora… mio signore?»
«Siamo arrivati fin qui per gareggiare» cominciò. «Ma per chi combatteremo, ora che il sud è caduto? Quali venti soffieranno per noi, ora che il sud è caduto? Dove ci rifugeremo quando sarà il momento di ritirarci, ora che il sud è caduto? Se il sud è caduto, e giusto che anche loro cadano uno ad uno! Ciò che mi fa parlare è la sete di vendetta, Steffon, non voglio negarlo. Sono assetato… lo sono davvero. E il vino non servirà a farmi stare meglio. Voglio vendetta, lo capisci? Voglio il loro sangue sulle mie mani, contro ogni legge dell’uomo e degli dèi!»
«E spingerci ai loro livelli?»
«Un tempo lo avresti fatto, Steffon. Che ne è stato dei tuoi onori cavallereschi?»
Steffon si fece rosso in volto. Parlò a labbra serrate. «Quelli sono morti con il vecchio Steffon.»
«Tu sei il vecchio Steffon, patres dei miei più sudici stivali! Quando lo capirai sarà fin troppo tardi. E allora sarà il mondo ad essere vecchio per te… rammenta le mie parole, se sarai tanto stolto da vivere più di me.»
Nel padiglione calò un freddo silenzio. Bart abbassò lo sguardo verso i suoi pollici.
«Avrei dovuto prevederlo.» mormorò Ortys con lo sguardo calato verso il calice di vino. «Sapevo che il torneo puzzasse di intrigo, ma non avrei mai immaginato di poter sentire qualcosa di simile. Dov’è l’Accademia adesso, patres Steffon?»
«L’Accademia c’è e ci sarà sempre: siete voi ad essere tanto ciechi da non vederla.»
«Mi ritieni forse cieco?». Ortys Wysler frantumò con un pugno il calice che stringeva. Si alzò e diede due goffe manate sul tavolo che traballò fino a scheggiarsi. Ser Mark e ser Bartimore si rivolsero uno sguardo fugace, imbarazzati e spaventati allo stesso modo. Ortys Wysler ruggì come un orso a cui erano appena stati sottratti tutti i cuccioli dalla tana; il signore di Ardua Scogliera non era mai stato tanto porpora in volto da quando Bartimore lo conosceva. Anche Steffon si rialzò.
«Calmati, Ortys!» lo rimproverò. «Sei nervoso, siamo nervosi. Proviamo a discuterne... proviamo a parlarne civilmente.»
«Non c’è nulla da discutere, Steffon. È una congiura che vogliono tenderci: ebbene, che la tendano pure! Ma che sappiano quanto valiamo noi del sud. Andrò a chiamare a raccolta tutti i signori delle Terre dei Venti - dovesse costarmi  tre volte la testa! – li convincerò a schierarsi con me e faremo in modo che tutti quegli sporchi traditori muoiano prima ancora che possano dare inizio al loro massacro. Permettimi di rifiutare la stessa morte che i macellai riserverebbero ai polli prima di mozzargli il collo… permettimi di salvare la purezza di mia moglie, patres Steffon… e permettimi di far di tutto pur di non lasciarla da sola in questo mondo disonesto. A qualsiasi costo.»
Patres Steffon gemette, parve cercare di mettere a freno la lingua, scosse un paio di volte la testa e poi parlò. «Che intendi fare, allora?»
«Farò quello che sentirò di fare. Io vincerò o perderò, ma senza dubbio potrò dire di aver combattuto per una causa che è mia quanto lo è di tutti voi. Sapevo che un torneo non avrebbe potuto fare nulla contro dissapori portati avanti da anni, e lo sapevi pure tu, Steffon!». Ortys sedette sul suo scranno. «Quando tutto ciò sarà finito, deporrò la mia corona ai piedi di un altare e mi farò benedire da un devoto. Dopodiché acquisterò una galea e fuggirò via da queste terre desolate. Io e mia moglie diverremo dei vagabondi, degli eremiti, se questo ci consentirà di vivere in pace lontano da questa politica corrotta.»
Patres Steffon, ancora in piedi, portò al braccia al petto. «E allora io taglierò la mia tunica, perché se Ardua Scogliera crolla, crolla anche la sua corte. Mio signore, per favore, ti supplico… ascolta la voce di Steffon, non quella dell’esperto che voi tutti vedete. Fa’ come vuoi fare, combattiamoli pure… ma evitiamo di passare dalla parte del torto… ve lo chiedo per il vostro bene.»
«Cosa suggerisci?» chiese Ortys socchiudendo gli occhi. «Sei un patres: parla e sarai ascoltato.»
«La soluzione ai grandi problemi è sempre una linea tra la costruzione e la distruzione. Tutti noi preferiamo la pace: chi per le famiglie, chi per l’onore, chi per i campi, chi per l’amore. Forse hai ragione, potremmo spargere il messaggio nel campo, informare tutti i lealisti della grave minaccia che incombe. Dovremmo assicurarci che tutti i nostri alleati siano al corrente di ciò che sta per avvenire, ma allo stesso tempo dobbiamo assicurarci che tutto ciò avvenga in modo controllato… razionale, ecco. Attueremo la tattica del fattore che brucia il grano secco nel campo; sa di star compiendo un gravissimo danno per il raccolto, e conosce le gravi conseguenze che potrebbero sorgere se il fuoco dovesse spargersi nell’orto, eppure non demorde. Ecco, quantomeno saremo pronti a contrattaccare, se proprio è necessario.»
«Sapere e fingere di non sapere?» chiese Ortys.
«Proprio così» rispose patres Steffon. «Se mai dovessimo fuggire…»
«Fuggire?» tuonò Ortys. «Io non fuggirò neppure se mi dovessero comunicare che il vino è finito. Non mi muoverò da queste terre finché non avrò potuto strangolare chi ha comandato l’assedio nelle mie. E io so chi è stato.»
«Io voglio aiutarvi» disse Bart. «Non ho intenzione di lasciare così il torneo. Dalton non si sarebbe mosso di un solo passo. E io sono qui in sua vece, oggi, domani e sempre.»
Patres Steffon lo guardò a lungo. «Giovane ragazzo, io mi rivedo molto in te. Avrei voluto dirti di tornare a Sette Scuri, qualche sera fa, ma il caso ha voluto che le cose non andassero come previsto. Un tempo servii il signore di Vento Burrone, prima ancor di ricevere la mia toga da esperto. Ti avrei assicurato un carro e un paio di vettovaglie per il viaggio, ma ora non so più che promesse farti. Se vuoi restare, è giusto così. Anch’io lo avrei fatto, in fin dei conti… per amore, è vero, ma sarei rimasto. Sempre.»
«Ed Esmerelle, che dovrò dire a lei?»
Ortys fissò cupamente il patres, il quale prese subito parola. «Lei ha lingua troppo lunga e tu le mani troppo svelte. In un certo senso vi completate l’un l’altro. Che dirle?»
«Nulla» rispose Ortys. «Bartimore, non dirle nulla. Quando tutto ciò sarà finito, lei verrà al sud con noi e magari potremo garantirle un posticino ad Ardua Scogliera… Bracken Ossoduro, il maestro d’armi, saprà cosa fare con una donna così tenace.»
«Ne sarà felice» disse Bart sorridendo, più confortato.
Un refolo di vento si schiantò contro il padiglione, entrò attraverso la cortina, spalancò le pagine di un tomo logoro sul tavolo. Il vento portò via tutta la tensione dalla tenda, sibilando come un serpente lasciato a morire sotto al sole.
«Dunque» disse Ortys. «Io andrò ad informare Melkor e Baldon Doradon. Patres Steffon, mi faresti la cortesia di andare a divulgare la voce un po’ ovunque tra i tuoi compagni? E anche tu, Bart… se hai conoscenti… insomma, sarebbe meglio che…»
«Ne ho» fece lui. “E ho anche una bevuta in sospeso con ser Dayn”.
«Informerai per me Darrick Sunfall, lui sarà più che convinto di darci una mano, ne sono certo.»
Bart annuì fermamente deciso. Sapeva dove trovare l’uomo in questione e sapeva di averlo già dalla loro.
«Tu, ser Mark, ti darai da fare per convincere i tuoi compagni ser Ulwar e ser Diggon. E poi andrai a dire qualcosa anche ad Ariston Rowland. Assicurati di portarlo dalla nostra parte, a qualsiasi costo.»
«Considerali già parte del piano» fece ser Mark. «Uno schiocco di dita e saranno con noi.»
Patres Steffon afferrò una pergamena sgualcita  che gli diede del filo da torcere prima di farsi aprire. Ne lesse il contenuto rapidamente, poi passò il messaggio arrotolato a ser Mark.
«Oh, un’ultima cosa: potremmo utilizzare i carri, mio signore.» disse l’esperto. «Se è vero che attaccheranno Melkor Winemors, potremmo caricare un paio di armi sui carri e lasciarli all’entrata del campo. Se mai dovesse necessitare soccorso, saremo pronti a contrattaccare.»
«Se dici questo per non dare nell’occhio, credo proprio che non servirà poi a molto. Non c’è spazio per i cavalli nelle stalle del campo… non oso immaginare quali posti siano riservati alle vettovaglie. Non ci permetteranno di portare con noi neppure una sola mazza ferrata.»
«Questo non è del tutto vero». Patres Steffon sorrise. «Conosco lo stalliere… gli comanderò di fare ciò che gli viene chiesto. Potrei dargli qualche argento per comprare il suo silenzio, no?»
«Compra pure quel che vuoi» sbottò improvvisamente Ortys. «Le casse di Ardua Scogliera non serviranno più se i Wysler cadranno a Roshby. Prima avremo finito, prima potremo ripartire.» Infine il signore di Ardua Scogliera tirò un profondo sospiro di sollievo. Per la prima volta in tutta la sua vita, Bartimore vide Ortys Wysler in uno stato di disarmante vulnerabilità. E per un momento si chiese che cosa avrebbe detto Dalton Kordrum al suo sconsolato amico d’infanzia se lo avesse visto in quella situazione.
«Allora sarà fatto.» disse poi. «Dovranno passare sui nostri corpi prima di poter anche solo avanzare un gesto del genere. E noi li combatteremo fino al loro ultimo respiro.»
«Ci proveremo» biascicò patres Steffon. «Provare non ha mai ucciso nessuno.»
«Provare no» rispose ser Mark tamburellando con le dita sul tavolo. Il ser spalancò gli occhi. «Ma gli intrighi sì.»

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Note d'autore
Buonasera carissimi! Come state? Spero bene!
Vi avevo preannunciato che il capitolo odierno avrebbe dato una forte scossa all'intera storia; e così sembra essere stato. Il ritorno di Ortys Wysler e di patres Steffon ha dato il via al contrattacco.
Ma prima di ciò, è necessario soffermarsi su alcuni aspetti. L'arrivo di Ortys Wysler ha portato con sé anche una cattiva notizia: Sette Scuri è caduto e il Sud è passato nelle mani dei ribelli provenienti dalle Terre Spezzate [il popolo di Dephyso Maraphen e Agabbo Nobb, per intenderci]. Come avete preso la notizia? E cosa pensate della fuga strategica di Amisa Witeolm? Pur non conoscendola, come vi immaginate questo personaggio dalle parole di chi l'ha già conosciuta?
Il capitolo mostra anche molti lati del carattere di Ortys Wysler, alcuni dei quali individuabili dal suo aspetto e dalle sue parole... che ne pensate? Le sue parole sono giustificabili in qualche modo, o la sua furia è praticamente inadatta alla situazione? 
Importante è il ruolo dell'esperto, patres Steffon, anche lui molto complesso da gestire. Sappiamo che un alone di mistero vaga intorno a Steffon... alla luce di questi avvenimenti e delle sue parole, cosa pensate di lui? Inoltre, è apparso un personaggio nuovo - ser Mark - un cavaliere alla mano che ci seguirà ancora nelle vicende!
Pianificata l'intera strategia e sedato il signore di Ardua Scogliera, Bartimore e i restanti tre uomini dovranno mettersi all'opera per informare quante più persone possibili al campo. Credete che ciò possa rivelarsi un male ai fini del loro piano? O pensate che, informando le giuste persone, il problema non si porrà? E cosa pensate, in totale, del piano architettato da patres Steffon? 
So che sto ponendo tante domande, ma mi piace farvi soffermare su alcuni aspetti che, benché non sembrino, sono importanti. Secondo voi, Bartimore riuscirà a convincere Darrick Sunfall e ser Dayn? 

+Purtroppo devo anche informarvi che - per ovvia mancanza di tempo a causa del danno avvenuto al mio pc - la mini-long programmata per le 200 recensioni non sarà pubblicata in tempo contemporaneo al traguardo nei commenti. Ne sono dispiaciuto... ma per scusarmi, ho deciso di rivelare il titolo e lo scenario in cui ci troveremo. Quindi, ecco qui: "Spada rossa, cuore bianco" è il titolo dell'opera che si svolgerà nel regno di Corallo Rosso... nel profondo Sud di Pantagos ed esattamente nella regione della Punta. A voi le teorie!
Con ciò vi saluto e vi ringrazio immensamente; al prossimo aggiornamento! [lunedì 5 Giugno]

Makil_
   
 
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