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Autore: Najara    31/05/2017    6 recensioni
Un cappio si sta stringendo attorno al collo di Lena, il destino della Luthor Corporation, ora, è nelle sue mani, la sua libertà è finita, il suo destino tracciato. Kara sente quel cappio come se il collo fosse il suo, perché e com'è possibile?
Kara e Lena: due persone, due menti, due entità distinte, destinate, però, a vedere il loro destino intrecciarsi, così come a intrecciarsi sono le loro menti.
Un'avventura SuperCorp.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chi sei?

 

Kara si svegliò, ma non aprì gli occhi, invece si stiracchiò, sorridendo. Era da settimane che non si sentiva così bene!

Non ricordava neppure che le sue lenzuola fossero così morbide. Sorridendo beata aprì finalmente gli occhi e sussultò. Quella non era la sua camera, quello non era neppure il suo letto! Saltò in piedi e con un senso di vertigine si rese conto di essere in casa sua. Sbatté gli occhi ed ecco che era di nuovo da qualche altra parte.

“Che cosa sta succedendo?” Chiese ad alta voce, perché aveva bisogno di ancorarsi a qualcosa di reale.

“Chi ha parlato?” Il tono era leggermente acuto, come se contenesse una punta di panico.

“Oh Rao, sto impazzendo.”

“Sto impazzendo.” Disse in contemporanea la voce nella sua testa.

Kara sentiva il cuore che batteva veloce, i suoi occhi coglievano due posti, uno era casa sua, l’altro una camera enorme, con un’ampia scrivania sul fondo e delle finestre dalle quali, attraverso le tende, filtrava la luce del sole.

“Chi sei?” Mormorò piano.

“Chi sei, tu!” Rispose con tono deciso la voce nella sua testa.

“Io… mi chiamo Kara.” Forse era da pazzi parlare con una voce nella testa, ma era meglio che rimanere lì semi terrorizzata.

“Lena.” Rispose allora la donna e lei sentì la paura lentamente scemare.

“Quindi… sei nella mia testa?” Provò di nuovo.

“Direi che, tu, sei nella mia di testa.” Nel tono della donna si percepiva la tensione, ma anche dell’ironia. Si era ripresa in fretta. Kara non poté fare a meno di sorridere.

“Oh, no. Se qualcuno deve essere pazzo, quella sono io, quindi, tu, sei nella mia testa.” Controbatté e sentì una piccola risata.

“Questa situazione è assurda: la voce nella mia testa cerca di fare dell’ironia con me…” Lena sospirò e Kara ebbe la sensazione che la stanza attorno a lei cambiasse, fu colpita da un’idea.

“Ti stai muovendo?” Chiese.

Sì…” Ammise la donna.

“Sei in una stanza con delle tende verdi chiare? Un grande letto dalle lenzuola di seta e alla tua destra c’è un armadio di legno scuro?” Un lungo silenzio seguì le sue parole.

“E tu in una stanza dai colori caldi, vedo la cucina e il salotto e un’ampia finestra dalle tende bianche.”

“Esatto!” Affermò lei, sedendosi sul letto.

“Vuoi dire che sei… vera?”

“Sì!” Esclamò decisa. “Siamo reali entrambi, solo che…”

“Siamo una nella testa dell’altra.” Concluse Lena. “Com’è possibile?” Domandò.

“Non lo so… ma ti assicuro che ho visto molte cose strane, questa non è molto più strana di altre.”

“Davvero?” Il tono scettico non sfuggì a Kara.

“Sì, davvero. Una volta sono stata intrappolata nella mia stessa mente da un parassita pianta schifoso e il mio pianeta non era distrutto, la mia famiglia viveva e io ero felice, c’era persino mio cugino e aveva quel ricciolino carino e…” Si interruppe portandosi le mani alla bocca. Era ovvio che aveva detto troppo. Vi fu un lungo silenzio, ma Kara sapeva che Lena era ancora lì, se stringeva appena gli occhi poteva vedere le tende verdi ondeggiare ora che lei aveva aperto un poco la finestra.

“Lena?” Chiamò titubante.

“Sei Supergirl?” Chiese la donna e lei arrossì, abbassando il capo.

“Io… ehm…”

“Ci sono molti alieni sulla terra, ma pochi hanno un cugino con un ricciolo sulla fronte carino come quello di Superman o invocano Rao.” Kara chiuse gli occhi e provò un immediato divertimento. “Non credo che chiudere gli occhi basti.” Kara li riaprì, sorpresa, non per la frase, ma per la sensazione, non proveniva da lei, no, era evidente che provenisse dall’altra donna.

“Non possiamo solo vedere una attraverso gli occhi dell’altra e sentire ciò che diciamo, posso anche sentire le tue emozioni!”

“Cosa?” Questa volta da Lena provenne un picco di panico.

“Oh!” Esclamò lei. “Questo era intenso!”

“Hai sentito…?”

“La tua paura, sì, ma non devi averne, le tue emozioni sono al sicuro con me.”

“Non ti conosco, come posso fidarmi? Nessuno è mai arrivato tanto vicino a me da…” Si interruppe e Kara sentì la sua tristezza.

“Lena.” La chiamò con dolcezza. “Tu puoi sentire le mie.” Cercò di infonderle quel senso di protezione, di coraggio, di condivisione. Qualcosa che istintivamente, per qualche oscura ragione, sapeva di poter offrire a questa perfetta sconosciuta.

“Va bene…” Accettò la donna e Kara sorrise. Si alzò e si stiracchiò. “Non ti preoccupa neanche un po’ questa situazione?” Chiese, con voce bassa, Lena.

“Non lo so… il fatto è che sono giorni che non mi sento bene e ora che sei qui, beh, non mi sono mai sentita meglio.” Provò un immediato senso di benessere e capì che Lena non solo aveva apprezzato le sue parole, ma si era resa conto che era la stessa cosa per lei. “Però dovremmo capire come gestire la cosa e… aspetta!” Si interruppe e sgranò gli occhi. Davanti a lei si apriva un panorama sconosciuto. “Dove abiti?” Domandò. Vi erano alberi alti e verdi, siepi elegantemente disposte a formare disegni e poteva persino scorgere l’oceano.

“Questa è la casa delle vacanze della mia famiglia… vi sono tornata ieri sera, perché adesso…” Si interruppe. Kara percepì un dubbio, un timore, qualcosa di indefinito che la tratteneva dal dire di più.

“Ho capito, sei una riccona! Ora mi vergogno del mio appartamento minuscolo.”

“Il tuo appartamento è molto bello, luminoso, caldo, accogliente.” Era evidente il suo sollievo nel non essere stata interrogata ulteriormente.

“Grazie.”

“Non avevo mai pensato al fatto che Supergirl dovesse avere un appartamento, pagare le bollette e gettare la spazzatura.” Kara sorrise nel percepire la curiosità serpeggiare in Lena.

“Devo anche mangiare.” Ricordò dirigendosi in cucina. Bussarono alla porta e lei si voltò, rendendosi conto solo dopo un istante che non era alla sua porta che avevano bussato.

“Buongiorno, miss. Ha dormito bene?”

“Sì, grazie.” La voce della cameriera giungeva alle sue orecchie come se si fosse trovata davanti a lei.

“Per Rao sei davvero ricca!” Un profumino invitante raggiunse le sue narici e Kara sentì il suo stomaco brontolare. “Colazione in camera? Stai scherzando?” Lena non rispondeva, ma Kara percepiva il suo divertimento. “Aspetta un attimo, come faceva a sapere che eri sveglia? Non è che entra in camera tua ogni dieci minuti per controllare?” Scoppiò a ridere all’idea.

“Kara!” La redarguì con divertimento Lena e attraverso gli occhi della donna vide la cameriera fissarla.

“Come, miss?” Chiese e lei soffocò le risate nelle mani.

“Nulla, Catherine. Grazie mille della colazione, sembra tutto buonissimo.”

“Grazie, miss.”

“Deve sempre chiamarti ‘miss’? Devo chiamarti ‘miss’ anche io?” Kara ridacchiava, ma quando vide la colazione luculliana davanti agli occhi di Lena si zittì.

“Senti che profumino.” La provocò allora la ragazza, agitando la mano e abbassando il volto sui croissant caldi.

Ahhhh! Questo non è giusto!” Protestò.

“Oh, perché provocarmi quando non posso rispondere è giusto?” Le rispose divertita la donna e Kara corrugò la fronte.

“Ok…” Lena rise e Kara provò un senso di orgoglio e di felicità, era bello sentirla ridere, era bello essere la fonte di quella risata. Di nuovo percepì quel senso di calore, provenire da Lena e si crogiolò in quella sensazione.

La porta alle sue spalle si aprì e Mon-El fece la sua comparsa.

“Kara, sono a casa!” Sbraitò. Amava troppo quella frase, era stata divertente le prime volte, ma ora iniziava a essere ripetitiva.

“E questo chi è?” Chiese la voce perplessa di Lena.

“Il mio ragazzo.”

“Come, Kara?” Chiese Mon-El avvicinandosi a lei e dandole un bacio.

“Questo è stato strano.” La voce di Lena nella sua testa la fece arrossire.

“Credo che dovresti andare.”

“Andare? Ma sono appena arrivato?”

“No… ehm… non dicevo a te.” Kara fece un sorriso al ragazzo. Poteva vedere Lena che stava tranquillamente spalmando del burro su una fetta di pane tostato e, per quanto la conoscesse da pochi minuti, poteva indovinare il sorrisino divertito che aveva sulle labbra.

“Mi dispiace, ma non so come andarmene. Fidati, neanche io vorrei essere stata lì quando ti ha baciata.” Da Lena provenne un’onda di fastidio mista a divertimento per la situazione scomoda in cui si trovava la ragazza d’acciaio.

“Posso prepararti i pancake?” Chiese Mon-El, affaccendandosi in cucina.

“Oh, un uomo che cucina!” Commentò Lena, adesso sorseggiava un caffè. “Una perla rara.”

“Sì, grazie… solo un minuto.” Kara fece dietro front e si nascose in bagno. “Dobbiamo trovare un modo per…” Si fermò e corrugò la fronte. Gli occhi di Lena erano caduti casualmente su un giornale posato sul tavolo accanto alla marmellata. Kara non ci avrebbe fatto caso se non avesse riconosciuto il titolo che campeggiava in prima pagina. “Luthor?” Chiese incuriosita. “Cos’hanno fatto questa volta?”

“Come?” Kara percepì qualcosa in Lena, per un istante le sembrò di cogliere del panico, di nuovo, poi non percepì più nulla, sbatté le palpebre e capì che era sola. Lena non c’era più.

 

Chiuse il pugno sul giornale, nel panico. Percepiva la perplessità di Kara alla sua reazione e poi… nulla. Lena sbatté le palpebre, confusa.

“Kara?” Chiamò. Non c’era più. L’aveva spinta via?

Scosse la testa, scossa. Com’era possibile che un simile legame si fosse creato? Com’era possibile che ora si sentisse tremendamente vuota?

Chiuse gli occhi e respirò profondamente, tutta quella storia non aveva senso. Si alzò, prese il telefono e chiamò il suo medico. fissando una serie completa di test ed esami per quello stesso pomeriggio.

Passare all’azione la calmò, qualsiasi cosa non andasse nel suo cervello l’avrebbe risolta. Perché era chiaro che qualcosa non andava in lei. Le avevano forse innestato un congegno che le dava allucinazioni?

Doveva essere tecnologia di grido, perché aveva avuto allucinazioni visive, olfattive, uditive, persino… non riuscì a impedirsi di provare un senso di benessere mentre ricordava il delicato, ma deciso, senso di protezione che aveva percepito dalla ragazza.

Supergirl. Era possibile? No, molto più probabilmente qualcuno si stava divertendo con il suo cervello.

Questa era la parte razionale, ma un piccola parte di lei, la parte emotiva, sapeva che Kara era reale, che era da qualche parte intenta a mangiare pancake con quel ragazzo. Corrugò la fronte al pensiero, dunque Supergirl aveva un ragazzo… chissà se sapeva che lei era la supereroina di National City… e questo la portava ad un altro pensiero: Kara. Era il nome con cui si era presentata, era forse il nome kryptoniano o, più probabilmente, il nome con il quale si presentava al mondo con la sua identità segreta?

Troppe domande per cui lei non aveva tempo, aveva appena accettato di guidare la Luthor Corporation, non poteva pensare di avere un chip nel cervello o di essere in contatto psichico con un Super!

Ma l’aveva spinta via… forse non l’avrebbe mai più sentita. L’idea le provocò un senso di perdita acuto che lei soffocò alzandosi con uno scatto e raggiungendo l’armadio. Avrebbe smesso di pensare e avrebbe affrontato la giornata come ogni altra mattina.

 

“Tutto a posto.” Affermò Alex con un sorriso.

“Davvero?” Chiese Kara, saltando giù dal lettino con aria perplessa.

“Sì, perché?”

“Nulla, così…” Sorrise alla sorella che la guardò corrugando la fronte. Kara capì che sarebbe finita presto sotto interrogatorio se non si toglieva da lì in fretta. “Ora devo andare, mi aspettano alla CatCo! Grazie Alex, questi test mensili sono noiosi!”

“Tutti gli agenti del DEO fanno i test mensili, nessuno escluso, Supergirl.” J’onn la guardò con aria seria.

“Ma certo!”

“Ma il tuo non era fissato tra una settimana?” Intervenne Winn, perplesso, e Kara fece una smorfia, maledendo la memoria del ragazzo.

“Davvero? Ero sicura che fosse oggi!” Affermò, arrossendo un poco, mentre vedeva Alex che controllava le date inarcando un sopracciglio. “Vado!” Sorrise a tutti e sparì prima che sua sorella potesse interrogarla.

Nel cielo di National City non c’era una nuvola e Kara volò piano, riflettendo. Lena.

Com’era possibile che ci fosse una persona connessa alla sua mente? Era sembrato tutto così sensato, così giusto, così vero eppure da quando non c’era più aveva vissuto nel dubbio. Aveva sognato? Stava impazzendo? Le stavano controllando la mente?

Chiedere ad Alex di farle un controllo era stata l’unica mossa logica a cui era riuscita a pensare, ma non era riuscita a dirglielo. Perché? Non lo sapeva.

Una piccola vocina nella sua testa, questa volta tutta sua, le diede della bugiarda. Lei sapeva perché non aveva detto niente a nessuno, non a Mon-El, non ad Alex, non a Winn e, meno che mai, a J’onn… perché loro avrebbero fatto il possibile per eliminare quel collegamento. Avrebbero pensato e lavorato ad un modo per separarle e lei… lei non lo voleva. Era assurdo, ma, per la prima volta da quando ricordava, si era sentita perfettamente completa solo con quell’estranea nella mente.

Atterrò in un piccolo vicolo dietro al grande palazzo della CatCo e indossò gli abiti di Kara Danvers, prese un profondo respiro e annuì. Avrebbe affrontato la giornata come tutte le altre e sperato, con tutta se stessa, che il miracolo si fosse ripetuto e che Lena sarebbe tornata.

 

 

Note: Primo capitolo, siete state così veloci ad arrivare a 5 commenti che ve lo siete meritate, anche se avevo pensato di lasciare un po’ più di tempo al prologo.

Le cose si fanno interessanti… spero… ;-)

Lena e Kara si solo incontrate, ma non nel modo “classico”, le loro menti si sono connesse e le due ragazze sembravano averla presa abbastanza bene, almeno fino a quando erano insieme, poi sono arrivati i dubbi e le preoccupazioni, ma anche il desiderio di ritrovarsi ancora.

Sorprese dalla rivelazione immediata di Kara? Sì, la nostra ragazza d’acciaio non ha saputo mantenere il suo grande segreto neanche per tre secondi, Lena invece non ha detto proprio tutto… guai in vista? Lascio giudicare a voi!

 

Nel prologo volevo lasciarvi un po’ di mistero sul legame tra Kara e Lena e non l’ho detto, ma ho pensato a questa storia dopo aver visto il film “In your eyes” se vi va di vederlo non è male.

 

Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate! Rendere felice un autore non ha prezzo! Giusto? ;-)

  
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