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Autore: BowtiesAreCool    31/05/2017    0 recensioni
AU! Gemme Dell'Infinito
Coppie: Phil/Clint - Accenni Steve/Tony - Accenni Thor/Loki
Dal banco dietro Coulson proveniva un sonoro russare: era inconcepibile come un ragazzo dell'età di Anthony Stark potesse avere tanto sonno arretrato, eppure non c'era lezione mattutina che egli trascorresse sveglio, vigile, attento alle parole del professore. Abbandonato sulla superficie costellata di scritte e graffiti, Tony poggiava gli scarmigliati capelli neri sulle braccia coperte di ematomi, chiudeva le palpebre cerchiate di livida insonnia, quindi spalancava la bocca ad un quieto, letargico russare. Persino gli insegnanti avevano perso ogni speranza di vederlo interessato a quel che avevano da dire.
Con un mezzo sorriso, Phil si girò, sistemandosi i capelli castani sulla fronte, gli occhi azzurri posati gentilmente sul viso dell’amico, e lo scosse appena. “Ehi.” Bisbigliò. “Va bene dormire, ma evita di russare, così disturbi tutti.”
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note Autrici: E ci avviamo al finale! Il prossimo, infatti, sarà l'ultimo capitolo. Grazie per averci seguite e fateci sapere che ne pensate!

Gosa&Nemeryal




Capitolo Dieci





Il telefono squillò. Più e più e più volte. Un trillare che affondava nelle orecchie e toglieva il respiro per la violenza con cui urlava, accanto al comodino di Phil -Era Tony, aggrappato alla cornetta e col fiato corto.
Phil si svegliò di botto e afferrò il cellulare confuso e intontito. "Pronto?"
"Vieni subito! Ora!"
"Tony? Che succede?"
"Steve! Vieni adesso, ho bisogno di aiuto!
"A-- arrivo!" Riattaccò e si sollevò a fatica, girando poi il viso a guardare Clint.
Il ragazzo aveva aperto gli occhi e lo fissava perplesso, la fronte aggrottata. "Che succede?"
"Un-- un mio amico non si è sentito bene. Ti dispiace? Devo raggiungerlo il prima possibile!"
"No. Assolutamente." Il circense si mise seduto. "Posso aiutarti?"
Scosse la testa. "No, grazie." Poi si sporse a baciarlo. "Ritorna stanotte, se puoi. Lascerò la finestra aperta."
"D'accordo." Clint gli baciò le labbra. "Scrivimi appena puoi."
"Certo e grazie per stanotte, sono stato benissimo." Gli baciò di nuovo le labbra. "Mi mancherai."
"Anche tu mi mancherai. Ma domani sera ti rivedrò e questo mi rassicura."
Annuì e lo baciò di nuovo. "A domani allora." Scese quasi di corsa le scale e andò in cucina dove le due donne stavano facendo colazione. "Steve è stato ferito, è da Tony ora."
Isabella drizzò la testa e si alzò in piedi. "Ti accompagno in macchina."
Il ragazzo si limitò ad annuire, stringendo al fianco una borsa di medicazioni.

 
***

 
Un pallidissimo Jarvis fece loro segno di entrare. Dal suo sguardo si capiva che una nota di comprensione cominciava a serpeggiare nella sua mente. Li accompagnò nella stanza di Tony, ma prima di aprire si bloccò con una mano sulla porta. "Mi darete spiegazioni?" Domandò.
"Dopo, la prego." Phil gli strinse una mano sul braccio, comprensivo. "Dopo le spiegheremo tutto."
Edwin annuì ed aprì. Il Capitano era disteso sul letto ed era bianco, livido, coi capelli incrostati di sangue ed un uno squarcio ancora grondante liquido all'altezza del petto. Segni di ustioni, di bruciature, percorrevano la pelle e la carne, scoperte dalla divisa ridotta a brandelli.
"Steve!" Phil si precipitò su di lui, preoccupato. "Che cosa è successo?"
"Ha cercato di strappargli il cuore dal petto." Apparve Tony, alla porta, gli occhi accesi dalla preoccupazione e dalla rabbia. "Per prendergli la Gemma."
"Chi ci ha provato?" Lesto iniziò a medicare e pulire le ferite.
"Thor." Stark si sedette accanto a Steve, indicando le bruciature. "E i Chitauri."
"Ti avevo detto che non dovevi uscire!" Spostò gli occhi sul Capitano. "Sei uno stupido!"
Questi sollevò a malapena le palpebre, richiudendole subito dopo con un sospiro affaticato. Tony scosse la testa. "Non possiamo portarlo in ospedale. Scoprirebbero chi è."
"Lo so, lo so. Aiutami! Devo ricucire la pelle!"
Stark annuì e con le mani ferme, attente, abituate a maneggiare minuscoli ingranaggi, si mise di buona lena ad aiutare l' altro. Steve di tanto in tanto spalancava la bocca in un gemito e la fronte si riempiva di sudore, la pelle arroventata dall'avanzare della febbre.
Phil si mosse preciso e lesto. In poco riuscì a richiudere tutte le ferite e si scostò esausto.
Tony si passò una mano sul volto, mostrando solo allora un lieve tremore al polso.
"Starà bene, deve solo riposare."
"Avrebbe dovuto avvertirmi."
"Glielo avevo detto. Perché poi è venuto qui?"
Tony scosse le spalle. "Si è trascinato a fatica fino alla porta. Mi è letteralmente svenuto tra le braccia."
"Avrei dovuto andare con lui..."
Stark occhieggiò al corpo ansimante di Steve. "Sì. Avresti dovuto."
Phil girò il viso verso l'amico e gli sembrò strano non avesse notato il suo viso tumefatto e i lividi e i tagli. "Gli avevo detto di chiamarti..."
"Non l'ha fatto." Tony non lo guardò neanche. "Non mi ha chiamato."
"E stato stupido da parte sua. Lo sgrideremo a dovere quando si sveglierà." Sospirò appena. "Tu devi parlare con i tuoi, però."
"A Jarvis verrà un infarto."
"Credo lo abbia già avuto. Va da loro, rimango io con lui."
"Vienimi a chiamare quando si sveglia."
"Certo, tranquillo." Annuì e sorrise appena. "Vai."
Tony lasciò una carezza tra i capelli di Steve, per poi alzarsi e chiudersi la porta alle spalle.
Phil sospirò e si sedette accanto all'altro, prendendogli la mano e guardandolo attentamente. "Sei stato proprio stupido." Bisbigliò.
Le dita si mossero appena contro il suo palmo.
"Ehi." Gli accarezzò i capelli e il viso. "Sei al sicuro ora, va tutto bene."
Steve aprì gli occhi offuscati dalla febbre. "Avete già chiamato il prete?" Mormorò. "È la mia fine?"
"Non dire sciocchezze, starai bene. Hai bisogno solo di riposo. Ma perché non hai chiamato Tony?"
"Tony...?"
"È andato a spiegare la situazione ai suoi." Gli accarezzò la mano. "Riposa, non preoccuparti. Poi dovrai raccontare quello che è successo."
"Hanno provato a portarla via." Bisbigliò lui e la voce era bassa, le labbra secche. "La Gemma non è nel cuore."
“Ah no?” Phil corrucciò le sopracciglia. "E dov'è?"
"Nelle armi."
"...Armi?"
Steve annuì, il corpo coperto di brividi. "Scudo."
Phil gli sistemò la coperta sul corpo. "Se i nostri nemici non lo sanno, possiamo sfruttare la cosa a nostro vantaggio. Ora devi dormire, però."
"Di' a Tony che mi dispiace." Steve gli prese la mano. "Diglielo."
"Potrai dirglielo tu quando ti sentirai meglio. E preparati a urla e isterismi: sei stato un irresponsabile."
"Ah. Non è la prima volta che me lo dicono."
"Potevi morire Steve, non fare lo spiritoso, ti prego!"
"Non è diverso dalla guerra."
"Steve." Assottigliò appena gli occhi. "Devi smetterla di voler fare l'eroe."
L'iride era slavata, pallida tra le palpebre. "Sono un soldato."
"Sei un essere umano. E Tony è uscito talmente fuori di testa che non ha fatto neanche caso al fatto che ho metà viso nero! Smettila di fare l'egoista!"
"Sono un soldato." Ripeté Steve. "Devo difendere voi. Il mio Paese. Ho risposto alla chiamata, devo fare ogni cosa in mio potere per salvarvi.”
"Sei cocciuto." Phil si sollevò a fatica, scuotendo la testa. "Magari Tony avrà più successo di me."
"Mi dispiace." Disse l'altro. "Per come sei costretto a soffrire. E lavorare. So cosa vuol dire non avere una fanciullezza."
"La differenza è che tu sei diventato soldato per scelta, a me non è stata data possibilità."
"Per scelta? Di chi? Della Gemma, non mia."
Sollevò un sopracciglio. "Vuoi dire che la Gemma ha fatto di te un soldato ancor prima di trovarti?"
"Mi ha portato nel mezzo del conflitto."
"Ma eri un soldato ancora prima. Durante la guerra hai combattuto. Quella è stata una tua scelta!"
Steve stette in silenzio, per poi annuire a fatica. "Era l'unica scelta possibile."
Scosse la testa. "Non è vero. Potevi aiutare in altro modo ma hai voluto arruolarti. Io sono diventato soldato appena mia madre ha scoperto di essere incinta. Io non ho avuto scelta. Devo supplicare per avere un po' di tranquillità e questa mi viene anche negata. Non puoi paragonarmi con te."
"Se solo avessi vissuto ai quei tempi, Phil. Se solo..."
"Purtroppo sono nato settanta'anni dopo." Deambulò pian piano verso la porta. "Riposa, ci vediamo dopo. Manderò un medico dello S.H.I.E.L.D. a visitarti."
"Purtroppo?" Lo sfidò l'altro, con voce che andava abbassandosi. "Non sei conscio della tua fortuna."
"Neanche tu, visto che rimani fedele ad una vita che non ti appartiene più."
Il Capitano non ribatté. La febbre era salita nelle ossa e nelle vene, rispedendolo dell'incoscienza.
Phil sopirò appena e uscì nel corridoio. "Mamma, è meglio far venire un medico, ho medicato per quanto ho potuto ma ha perso molto sangue e non vorrei che qualche ferita si infettasse."
"Perfetto." Isabella afferrò il cellulare e digitò velocemente un codice di emergenza. "Edwin è stato avvertito di tutto. Hannah sta mettendo del the sul fuoco."
Annuì, per poi guardare l'orologio che aveva al polso. "Devo andare all'allenamento, tienimi informato."
"Molto bene. In caso le cose peggiorassero, potrai lasciare l'allenamento senza problemi."
Phil annuì stancamente. "D'accordo."
“Sono fiera di te.”
Il ragazzo sollevò gli occhi nei suoi, perplesso. “Perché?”
"Perché a soli quindici anni riesci a tenere questo peso sulle spalle. Senza arrenderti."
"Non credo di avere altra scelta, ti pare? Se potessi starei con Clint, anziché farmi rompere le costole da May e Romanoff." Replicò scontroso.
La donna sbatté le palpebre, sorpresa dal suo scatto. "Come, prego?"
"Ho detto che se potessi scegliere cosa fare, starei con Clint, ora." Ripeté.
"A volte, per un bene superiore, molto va sacrificato."
Phil la guardò stranito, quasi non la riconoscesse. "Sto sacrificando la mia vita, devo buttare anche il mio cuore?"
Isabella scosse la testa. "Non buttarlo. Ma sii consapevole che più di una volta dovrai metterlo al secondo posto."
"Io lo amo." Bisbigliò. "Ma non potrò mai stare con lui, no?" Scosse le spalle. "Quindi posso anche buttarlo, non mi serve più."
"Io e tua zia siamo sposate. E così i tuoi genitori."
"Ma voi non volete che io stia con Clint!"
"Ti ho già spiegato i motivi delle nostre rimostranze."
"Oh avanti! Ha solo due anni e mezzo più di me! Non è un fattore così rilevante! E ha rinunciato al circo, vuole rimanere, per me! Perché non gli date fiducia e soprattutto non la date a me e nel mio giudizio?"
"Perché ho paura che tu possa essere...Influenzabile."
"Influ--" Spalancò gli occhi. "Su cosa?"
La donna si succhiò le labbra, quindi abbassò la testa e sospirò. "Non importa."
"Importa a me, invece! Avete giudicato Clint senza neanche conoscerlo e pensate che io sia un bambino! Voglio sapere il perché!"
"Perché potrebbe approfittare di te."
Corrucciò le sopracciglia. "Nel senso di violentarmi?"
"O approfittare della tua ingenuità per soldi o altro."
Phil poggiò le mani sulle spalle della donna. "Gli ho già offerto dei soldi per aiutarlo a trovare casa e lui ha rifiutato. Più volte. Perché non provate almeno a conoscerlo?"
"Tu hai fatto cosa?" Esclamò Isabella, gli occhi sbarrati e increduli. "Sei impazzito? Cosa ti ha detto la testa?"
"Mi ha detto che lo amo, ecco cosa! E sono soldi che ho guadagnato! Posso farne quello che voglio. Comunque li ha rifiutati. Non è un imbroglione e io sto bene con lui!"
"Dio..." La donna scosse la testa. "Come puoi credere al primo che passa? Lui sa come farsi amare dagli altri."
Phil la guardò ferito. "Perché invece di giudicare non mi date fiducia? Perché?!"
"È a lui che non do fiducia!"
"Ti sto chiedendo di averla in me!"
La donna scosse il capo, evitando di guardarlo negli occhi. "Ne riparleremo a casa."
"Non voglio parlarne." La voce tremò appena. "Io lo amo e voglio stare con lui. Discorso chiuso." Deambulò fino al piano di sotto, salutò i signori Jarvis e Tony e poi si diresse all'accademia per l'allenamento.

 
***

 
Bobbi gli tese la mano -Segno che l'allenamento era finito. Il cielo oltre le finestre era virato in un livido viola e la sera dava i primi respiri oltre l'orizzonte. "Stai migliorando." Si congratulò lei, aiutandolo a rimettersi in piedi e scrollando i capelli biondi.
"Credo tu mi abbia rotto una costola." Afferrò la mano e si mise in piedi. "Credi dovrò continuare ancora per molto?"
"Dobbiamo migliorare ancora un po' i tuoi tempi di reazione."
"Quindi... Una settimana ancora?" Provò.
Bobbi non gli rispose che con un sorriso dispiaciuto, un contrarsi delle labbra rosate. Era bella, Bobbi, autoritaria e libera, indipendente. Per un po' era stata anche sposata, ma una Gazza Ladra par suo aveva bisogno di spiegare le ali.
"È che... Vorrei un po' di tempo per riposare. Non voglio collassare all'improvviso."
"Parlerò con May." Gli promise Mimo. "Vedo cosa riesco a fare."
"Grazie mille." Sorrise. "Sei un'amica. Tu te la cavi benissimo, invece."
"Faccio questo lavoro da molto più tempo di te, ragazzino." Lo canzonò lei. "E comunque, il tuo problema maggiore è l'overthinking negativo." Gli fece notare. "In campo pensi solo a ciò che puoi perdere. Ti distrai da solo."
Il ragazzo spalancò gli occhi. "Io-- Ho solo paura di non essere in grado di proteggerli."
"Per evitarlo devi concentrarti su quello che hai attorno. Non su ciò che puoi perdere, ma ciò che puoi usare per impedirlo. Tutto quello che hai attorno è un'arma, di difesa o di attacco."
"E se non dovessi riuscirci?"
"Allora continueremo fino a che non avrai un collasso."
Phil spalancò gli occhi. "I--Io..." Abbassò il viso. "Capisco."
"Mi dispiace, Phil." Bobbi gli diede una pacca sulla spalla. "Ci siamo passati tutti."
"Forse, semplicemente, non sono portato per questa vita. Io voglio... Essere un normale quindicenne con i normali problemi dell'adolescenza."
"Non puoi." La donna gli rivolse un sorriso malinconico. "Non puoi esserlo. Nessuno di noi può essere una persona normale. Essere Agenti è qualcosa che ti cambia nel profondo: nessuno di noi è mai stato addestrato ad essere normale."
"E se rinunciassi?" Bisbigliò. "Se non volessi più essere un agente?"
"È una decisione che unicamente tu puoi prendere. Ma non si torna indietro, Phil."
Sospirò. "Si, lo so. Ma ti prego di non dire nulla a nessuno. Te l'ho detto perché sei un'amica per me e mi fido."
Bobbi annuì, comprensiva. "Puoi sempre parlare con Andrew." Gli consigliò lei, riferendosi allo psicologo dello S.H.I.E.L.D. "Sai che è sempre disposto ad aiutare."
"Lo so, ma so anche che lui ha il dovere di riferire tutto a Fury." Scosse le spalle, pentendosi un attimo dopo a causa di una fitta di dolore. "Grazie, comunque. E' meglio che vada ora."
"Aspetta." Mimo lo aiutò a camminare fino ad una delle panche della palestra, quindi recuperò da un armadietto lì vicino una siringa ipodermica. "Questo calmerà un poco il dolore "
"Grazie ma non voglio prendere medicine. Ho paura che possano confondermi in caso di uno scontro."
"D'accordo. Vuoi che ti accompagni?"
"No grazie, mi vedo con un amico. Ci vediamo domani." La salutò con una leggera pacca sulla spalla e andò a cambiarsi. In realtà aveva intenzione di chiedere a Clint di vedersi ma forse lui era impegnato con lo spettacolo. Gli inviò comunque un sms -Magari avrebbero potuto sentirsi. "Ehi, io ho appena finito, ti va un gelato?"
"Dimmi dove e quando." Fu la celere risposta dell'altro. "Voglio vederti al più presto, dopo la notte trascorsa con te."
"Anche ora se puoi, scegli tu il posto."
"Facciamo dieci minuti al..."Clint propose il nome di una gelateria piuttosto buona in centro.
"E' perfetto. A tra poco!"

 
***

 
"Che ne dici?" Thor, con gli occhi rivolti al vuoto non-vuoto, sollevò il mento e rimase in contemplazione. "Per quale motivo non sono stato in grado di prendere la Gemma del Tempo, Maestro?"
"Non lo so. Non lo so." L'uomo camminava nervosamente avanti e indietro. Dopo tutto ciò che aveva fatto, non era ancora riuscito a possedere le altre tre Gemme e non capiva dove stesse sbagliando. Devo possedere i loro cuori come ho già fatto, è l'unico modo per prendere le Gemme." Borbottò quasi tra se e se.
"Dimmi come posso aiutarti, Maestro." Fece Thor, fiero e con piglio orgoglioso. "E io lo farò."
L'altro si fermò e si girò a guardarlo. "Al prossimo scontro, basterà che tu lo tenga fermo abbastanza a lungo per permettermi di avvicinarlo. Poi farò tutto io. Intanto Hawkeye mi servirà il cuore del loro amico. Così sarà più facile avvicinarli."
"Sì, Maestro." Hawkeye chiuse gli occhi, visualizzando nella mente il luogo in cui si erano dati appuntamento. "Da chi vuoi iniziare, Maestro?" Lo interrogò Thor. "Tempo o Potere?"
"Il Capitano è debole e non si opporrà al controllo." L'uomo sogghignò. "Il ragazzino sarà il nostro lasciapassare."
"E sia. Fra tutti, il Capitano è l'unico onorevole sul campo di battaglia. Incontrarlo di nuovo fa cantare il mio sangue e sangue anela Mjolnir."
"Forse non ci sarà bisogno di nessuno scontro se Hawkeye farà ciò che deve."
"Sono qui per servirti, Maestro." Un passo dopo l' altro, Hawkeye si avvicinava alla gelateria. I suoi occhi erano ghiaccio, privi di ogni sentimento e volontà.
Phil era già lì e quando lo vide, il viso gli si aprì in un grande sorriso. "Ehi! Come stai?"
"Una meraviglia." Clint abbracciò le spalle di Phil e si allungò a baciargli le labbra.
"Sicuro?" Rispose piano al bacio. "Ti vedo strano."
"Portalo in un luogo isolato e mettilo fuori gioco. Il cuore umano è debole ma devo toccarlo per impossessarmi di lui."
"Ho preso un antidolorifico per la spalla e mi sento un po' rintronato." Si scusò lui, aprendo la bocca in un sorriso. "Come sta il tuo amico?"
"Meglio." Gli accarezzò teneramente il viso. "Forse dovresti andare a riposare, l'importante è averti visto anche se per poco."
"No, posso resistere ancora un poco per te."
Phil sorrise e gli sfiorò le labbra con le sue. "Ti va un gelato?"
"Oh, eccome! Non siamo qui per questo?" Clint gli baciò le labbra e si attardò ad assaggiare il suo sapore, lentamente, cogliendo ogni sfumatura di respiro e fiato.
L'altro gli si strinse forte contro. "Andiamo."
Clint lo tenne per le spalle, schioccandogli di tanto in tanto un bacio sulla tempia. Camminarono per almeno un quarto d'ora, parlando del più e del meno, ridendo e scherzando come una qualunque coppia, senza alcun pensiero al mondo. Così occupati a parlare Clint condusse Coulson in un vicolo che tagliava il quartiere a metà, dicendo che era una scorciatoia verso una gelateria che aveva scoperto un paio di giorni prima.
"Non sono mai stato in questa zona, sai?" Phil aveva poggiato la tempia alla sua e sembrava non avere neanche un pensiero. "Sono così felice di essere riuscito a vederti..."
"Anche io lo sono. Stringerti di nuovo a me, che meraviglia..."
"Potresti venire di nuovo da me..."
"Sai, arrampicarmi sull'edera è stato un gesto molto romantico."
L'altro ridacchiò. "Mi sono sentito un po' come Rapunzel."
"E io sono Flynn Rider."
"Oh, lui è un tipo davvero simpatico, sicuro di poter reggere il confronto?"
Clint sogghignò. "Sguardo che conquista....!"
Rise e cercò di nuovo la sua bocca. "Sai... Sto davvero bene con te e vorrei rendere la cosa... Più seria, se a te sta bene."
"Intendi una relazione ufficiale?" Clint lo abbracciò e si chinò a baciargli la bocca. "Ci sto."
"Davvero?" Le orecchie gli si imporporarono appena per l'imbarazzo. "Puoi pensarci se vuoi."
"No. Sono un amante delle decisioni impulsive."
"E sicuro che poi non avrai a pentirtene?" Gli baciò le labbra, "Voglio che tu ne sia sicuro e soprattutto che tu sia consapevole che le mie zie cercheranno di allontanarci in ogni momento."
"Ne sono sicuro. Niente si ottiene senza combattere."
"Allora va bene." Gli baciò di nuovo la bocca. "E ora andiamo a mangiare quel gelato! Dobbiamo festeggiare!"
"Dobbiamo." Fu concorde Clint -Clint che avvertì il cuore franare nel petto e non ne capì il motivo. Una profonda tristezza lo avvolse. Non ci sarebbe stato nessun gelato. Lo aveva attirato in trappola e adesso che la preda era presa, mancava soltanto il cacciatore.
Ignaro, Phil si guardò intorno, costatando che il vicoletto portava in una strada senza uscita, con edifici abbandonati. "Abbiamo sbagliato strada, qui non ci sono negozi."
L'altro prese un respiro e chiuse gli occhi. Il sapore del tradimento gli inacidiva la bocca.
"Clint? Che succede?"
"Salve, mio terrestre amico." E Phil guardò inorridito la figura appena apparsa tra lui e il ragazzo. "Chi sei?" Chiese indietreggiando appena. "Il mio nome è Loki." Si presentò la figura con un leggero inchino e solo allora Phil notò lo scettro che questo teneva tra le dita e la pietra blu su di esso. "Tu possiedi una Gemma..." "Oh, vedo che noti i particolari." Loki ghignò e poggiò una mano sulla spalla di Clint. "Ma sei stato davvero un ingenuo con il mio uccellino."
"...Cosa?" E gli occhi del ragazzo si fissarono su Clint, confusi e spaventati. "Che vuol dire?"
Quando Barton sollevò lo sguardo su di lui, l'intera cornea era coperta da una patina di spesso e gelido ghiaccio. Ogni espressione era sparita dal suo volto -Eppure, una lieve tensione alla mano destra, quasi la stesse per chiudere a pugno...
"Vivo per servire il Maestro." Disse. "Egli guida i miei passi e i miei fini."
"Lo hai soggiogato..." Loki sollevò lo scettro con un sorriso sornione. "La Gemma della mente è la più potente di tutte. Può piegare l'animo più combattivo e il più puro, rendendo chiunque una marionetta senza anima." Phil guardava i due inorridito. "Tutto questo per le Gemme?"
"Per il potere." Rispose l’altro. "Un potere illimitato. Quando le Gemme saranno riunite nessuno potrà contrastarmi!"
"Non posso permettertelo!" E dalla tasca il ragazzo estrasse una pistola con cui sparò a Loki. Inutile dire che l'altro non ne fu minimamente scalfito. Al contrario, Phil cadde bocconi quando l'uomo lo colpì con lo scettro dritto allo stomaco.
La tensione alla mano fece vibrare il polso di Clint. Doveva fedeltà al Maestro. Doveva fedeltà al Maestro. Eppure quella violenza ingiustificata incrinò il ghiaccio che ricopriva il suo cuore. Un palpito viola fiorì nelle arterie, mentre la rabbia gli rivoltava lo stomaco.
"E ora diventa mio." Loki poggiò la punta dello scettro sul petto del ragazzo che provò a ribellarsi in ogni modo, avvertendo un senso d'orrore attanagliargli le viscere. "Clint aiutami!" Fu l'ultima frase pronunciata da Phil prima che i suoi occhi azzurri perdessero ogni calore e diventassero inespressivi.
Per Clint fu come essere travolto dalla nausea, dal terrore, dall'odio. Non ne capì il motivo -Non avrebbe dovuto provare nulla- eppure gli venne voglia di urlare e gridare e abbattere Loki, perché non toccasse più Phil.
"Bene." Loki guardò soddisfatto il ragazzo. "Ora torna a casa e consegnami il Capitano e poi il tuo amico." "Si mio signore." Il ragazzo si sollevò come un automa. "Il tuo cuore è molto debole, ragazzino, ma servirai allo scopo."
Gli occhi erano vitrei. Senza vita. Clint si accorse di come gli piacessero, quegli occhi, e la voce di Phil in ogni sua sfumatura. "Lo accompagnerò io, Maestro." Si offrì Hawkeye. "E ti consegneremo il Capitano."
"Molto bene." L'uomo accarezzò languido il viso di Coulson. "Sarai un ottimo acquisto..."
Lascialo stare, avrebbe voluto dirgli. Quell'istante di ribellione affondò unghie gelide nel suo cuore, ghiacciando vene e sangue. Eppure, sì, il cuore palpitava ancora e si ribellava, sì, lentamente si faceva strada tra la neve. "Vieni." Si rivolse a Coulson. "Andiamo a casa tua."
Il ragazzo recuperò lo zaino e lo seguì, come un automa. Gli occhi erano vitrei e bassi, il viso ancora livido aveva perso colorito e il corpo si muoveva rigido.
Quando la presenza di Loki si involò ed il circense fu sicuro che li avesse lasciati soli, Clint chiuse le dita. Si concentrò sugli sprazzi viola che battevano le ali e sfioravano costole e ossa a punta di piume. Sul palmo, contro la pelle, avvertì in cilindro di energia irrigidirsi, prendendo la forma di un dardo -Un dardo capace di penetrare nell'Anima e risvegliare la coscienza. Con noncuranza, posò la mano sulla spalla di Phil e premette a fondo perché la freccia di viola pulsante superasse la prigione della carne.
Il ragazzo urlò per il dolore e si accasciò al suolo, portandosi la mano alla spalla come se solo quel gesto potesse eliminare il dolore. Gli occhi si spalancarono e tornarono limpidi mentre il viso riprendeva colorito.
Clint arretrò di un passo -Dio, cosa aveva fatto? Aveva tradito il Maestro -Ma aveva liberato Phil. Aveva tradito. Aveva salvato. Disobbedito. Scelto.
Phil si sollevò di scatto e arretrò, fissando Clint spaventato. "Co-- Cosa hai fatto?"
Il giovane scosse la testa, col moto di un animale recalcitrante che cerchi di levarsi il morso dalla bocca. Serrò le palpebre, la testa che pulsava senza sosta.
Il ragazzo era indeciso se scappare o meno ma Clint lo aveva liberato... Forse il condizionamento stava perdendo efficacia. "Combattilo." Sussurrò, stringendo però la mano sulla pistola che aveva dietro la schiena. "Tu sei più forte, combattilo."
"Non posso---" L'altro affondò le dita tra i capelli -Il Maestro stava srotolando le sue spire tra le tempie, sapeva che qualcosa non andava! "Non posso---"
"Si che puoi!" Phil lo afferrò per le spalle. "Guardami. Concentrati su di me."
Gli occhi di Clint tremarono appena tra le crepe che andavano aprendosi sulle patine ghiacciate dell'iride. "Prendi questa---" Una cuspide minuscola, meno di unghia, tutto ciò che aveva potuto richiamare col suo potere, apparve nel palmo del circense. "Conficcala nel cuore."
L'altro la afferrò e la affondò nel suo petto senza neanche pensarci due volte.
Clint cacciò un grido e cadde in ginocchio,le braccia strette al torace, il cuore che impazziva nelle costole. Il suo corpo si coprì di una luminescenza viola e per lui fu come essere avvolto da scrosciante acqua benedetta. Prese un ultimo respiro, sorridendo alla sensazione da capogiro dei propri pensieri liberi nella mente, non più aggiogati al volere di Loki.
Phil gli poggiò le mani sulle spalle. "Stai bene?"
"Sono libero." Bisbigliò lui. "Non è più nella mia testa."
Gli fece sollevare il viso e lo guardò dritto negli occhi: quella venatura azzurra che lo aveva tanto attratto fin dall'inizio era scomparsa. "Si, non ti controlla più." Bisbigliò. Poi si sollevò in piedi. "Così hai anche tu una Gemma..."
"La Gemma dell'Anima." Annuì l'altro. "Perdonami." Sussurrò "Ti prego di perdonarmi."
"Perché mi hai preso in giro e mi hai fatto cadere in una trappola?" Sollevò un sopracciglio, ferito e arrabbiato. "Devo portarti dal Capitano."
"Non potevo fare altrimenti." Clint si mise in piedi e prese un profondo respiro, "Non c'era niente che potessi fare per oppormi a lui."
Sollevò una mano per bloccarlo. "Non voglio parlarne e dovrò dire alle mie zie che avevano ragione su di te." Scosse la testa. "Andiamo."
"Lasciami andare." Disse lui. "Per favore."
"No!" Risoluto, gli afferrò il polso. "Devi venire con me."
"Ho già causato troppi problemi. Fammi andare via, non vi recherò più alcun male."
"Da solo sei vulnerabile. Loki potrebbe ingannarti di nuovo. Sarai più al sicuro con noi." Gli strinse di più il polso. "Me lo devi."
Clint si umettò le labbra, quindi annuì.
Phil lo portò direttamente a casa sua -I signori Jarvis ne avevano già passate troppe e doveva parlare con le sue zie.
Victoria non parve per nulla felice di vedere Clint nella cucina, nel santuario della sua famiglia. Da come assottigliò gli occhi si stava preparando alla guerra.
"Aspetta mamma." Phil la fermò prima che potesse parlare. "Lui ha una Gemma."
La donna sgranò impercettibilmente gli occhi; serrò le braccia al petto -Sotto l'ascella teneva una fondina di emergenza. "Quale?"
"La Gemma dell'Anima. Posso vedere ogni cosa, sentimento, emozione, memoria. Qualsiasi cosa. Posso entrare in contatto con le anime."
"E conosce chi vuole impossessarsi delle Gemme. Ci sarà utile per batterlo." Continuò Phil.
"Possiede la Gemma della Mente. Si chiama Loki."
Coulson si lasciò cadere su una sedia, esausto. "Possiamo fare dei piani, ora. Steve come sta?"
"Si sta riprendendo."
"È colpa mia."Clint serrò i pugni. "Dovevo dividervi. Sareste stati più deboli."
"Eri controllato, non è colpa tua."
Clint sollevò lo sguardo su di lui, rivolgendogli un sorriso stanco. "Mi sento comunque in colpa." Confessò. "Mi dispiace. Anche Sharon Carter è colpa mia."
"Sharon...?" Chiese confuso.
"La ragazza che ha avvicinato il Capitano."
"So chi è, la conosco. Ma cosa c'entra Loki con lei?"
"L'ha soggiogata, sotto mio consiglio, per seminare il dubbio nel cuore del Capitano."
Phil lo guardò sorpreso e fu quasi sul punto di colpirlo. "Perché l'hai fatto? Steve è quasi morto!"
"Erano i miei ordini."
"Perché non ti sei ribellato prima, allora?!"
"Fino a questo momento Loki non ti aveva toccato. Quando lo ha fatto... Ho sentito che qualcosa si ribellava."
Phil inclinò il viso, perplesso. "Quindi ti sei ribellato perché mi stava facendo del male?"
"Sì. E non volevo te ne facesse."
"Perché? Era tutta una messinscena."
"Io..." Clint non seppe che dire e alzò gli occhi su Victoria -Faceva paura, col suo sguardo glaciale e la mandibola serrata. "Sarai preso in custodia dallo S.H.I.E.L.D." Decretò e la voce era freddo metallo. "Interrogato. Sarai sottoposto a test clinici e psicologici. Se tenti di fuggire, di scappare o altro, ho il diritto ed il dovere di sparare a vista."
Il ragazzo osservò l'altro e la sua mancata risposta fu un tuffo al cuore. Abbassò lo sguardo e si mordicchiò le labbra. "Lui ci serve." Disse poi, rivolto alla donna. "Con tre Gemme abbiamo più possibilità di sconfiggere Loki."
"Può esserci utile anche dai laboratori dello S.H.I.E.L.D." Fu la replica della donna, il cui rivolgersi a Clint quasi fosse un oggetto era abbastanza eloquente. "Ha già fatto troppi danni."
"Ma lui ci serve." La fissò eloquente. "Sii obiettiva, ti prego."
"Lo sono. Mi sto comportando secondo le procedure previste." Uno sguardo velenoso trafisse Clint da parte a parte. "Sto già facendo uno strappo non ammanettandolo e stordendolo."
"Mamma, ti prego." Si sollevò dalla sedia, sbandando appena per il dolore alle costole. "Posso occuparmene io. Sono sicuro Fury sarebbe d'accordo con me."
"Non credo."
"Va bene." Disse il ragazzo. "Tutto ciò che volete farmi. Va bene. Lo merito."
"No, invece. Ti è stato fatto il lavaggio del cervello e l'unico motivo per cui mia madre ti è così ostile è perché io sono innamorato di te e lei non ha abbastanza fiducia in me da fidarsi!"
"Ora non stiamo parlando di problemi adolescenziali." Ribatté Victoria, per poi prendere un respiro. "Rimarrai confinato nella camera degli ospiti."
Il giglio le sorrise. "Grazie. Vieni, ti accompagno."
La donna, però, gli fece cenno di aspettare un istante: da un doppio fondo nella credenza prese due fili tubolari che, chiusi ai polsi di Clint con uno schiocco, mutarono in un paio di manette. "Ora può andare."
"Mamma!" Phil spalancò gli occhi. "Non è pericoloso, liberalo!"
"Che non è pericoloso è ancora da dimostrare."
"Non ti preoccupare." Clint rivolse un sorriso sfumato all'amico. "Non fa male."
"Se avesse voluto uccidermi, l'avrebbe già fatto! Mi ha salvato da Loki, non conta questo?"
"No. Perché da quanto ho capito è stato lui a portartici."
Phil sospirò esasperato. "Per fortuna il bambino sono io in questa casa." Sibilò, prendendo Clint per un braccio e portandolo al piano di sopra.
"Non prendertela con lei." Sussurrò Clint voltando la testa nella sua direzione, "Se fossi nei suoi panni, neanche io mi fiderei di me."
"Eri sotto il suo controllo, non è colpa tua. Ma come ti ha preso?" Lo fece sedere sul letto e si inginocchiò davanti a lui, provando a liberarlo dalle manette.
Ma quelle avrebbero risposto soltanto ad un determinato codice, che soltanto Victoria poteva sapere. "È venuto al circo." Mormorò lui, flettendo le dita "Credo... Due, due anni e mezzo fa. Mi ha." Deglutì, "Custodito perché potessi vedere il risveglio delle Gemme. "
"Custodito?" Sbuffò, lasciando perdere le manette e sedendosi sul pavimento. "Che vuol dire?"
"Mi...Teneva in gabbia."
Il ragazzo inclinò il viso con una smorfia. "Ti... Ha fatto del male?"
"Non che io ricordi, almeno."
Sospirò quasi di sollievo. "Bene, almeno ti ha risparmiato questo." Scosse le spalle. "Cosa ti faceva fare?"
"Guardare." Rispose l'altro. "Senza chiudere gli occhi e dormendo appena, soltanto se crollavo. Guardavo tutto. Sondavo ogni anima. Persino scordavo di mangiare."
"Lo facevi per trovare le Gemme? A cosa mira Loki?"
"Riunirle." Clint lo guardò. "Avere il potere dell'Infinito."
Il ragazzo lo guardò e rimase in silenzio per un lungo attimo, semplicemente guardandolo negli occhi. "Ha fatto lo stesso col dottor Blake, vero?"
"Sì." Il ragazzo fece cascare le spalle. "È così."
"Tu puoi liberarlo come hai fatto con me?"
"Sì." Clint annuì. "Non so se posso trasformarmi come Iron Man e Capitan America e Thor, ma posso creare le frecce e raggiungere l'Anima del dottore."
Sorrise. "Bene. Così potremmo liberare anche lui e Loki non avrà più scampo." Poggiò una mano sulle sue. "Grazie per avermi liberato."
Clint strinse le dita alle sue. "Mi sono sentito morire. Stavo tradendo -E non Loki, ma te."
"Me?" Corrucciò le sopracciglia. "Ai tuoi occhi era una farsa, come potevi tradirmi?"
"Non era una farsa. L'ho capito nel momento esatto in cui Loki è apparso dietro di noi."
"Vuoi dire che quando mi hai baciato lo volevi tu e non era frutto del controllo di Loki?" Si sollevò in ginocchio. "Che quando hai detto che ti mancavo e che volevi stare con me, non era Loki a parlare?"
"Non era Loki." Clint si tese e alzò le mani per accarezzargli il volto. "Te lo giuro. Non era Loki a parlare."
"Ma il tuo cuore era controllato da lui... Come faccio a crederti?"
"Baciami."
Corrucciò le sopracciglia, sorpreso. "Cosa?"
"Baciami." Ripeté lui. "E capirai se è una menzogna o meno."
Piegò le labbra in un mezzo sorriso. "Non sono così bravo a capire le bugie e... Tu mi piaci e non voglio illudermi."
Clint lo guardò ancora per lunghi istanti e il sorriso era triste, sulle sue labbra. "Tu hai risvegliato la mia anima."
L'altro si sollevò e gli sfiorò le labbra. "E tu mi hai avvicinato solo perché Loki te lo aveva ordinato. So che non è colpa tua." Lo prevenne. "Ma mi sento... Umiliato."
"Permettimi di rimediare." Bisbigliò Clint, "Ti prego."
"Prima dobbiamo uscire da questa situazione." Gli baciò di nuovo la bocca. "Tu mi piaci davvero."
Il giovane si tese, a cercare le sue labbra. "Anche tu."
Si sollevò e gli si sedette in grembo, continuando a baciarlo senza sosta.
"Vorrei abbracciarti." Gli confidò Clint, "Abbracciarti. Stringerti. Aggrapparmi a te."
In risposta, l'altro intrecciò le dita alle sue. "Si aprono con un codice e ho già provato quelli che conoscevo, mi dispiace."
"Non ti preoccupare." Il circense si tese a baciarlo. "È così... Strano pensare di nuovo con la mia testa. Totalmente. Loki mi aveva svuotato la testa e riempita di qualcos'altro."
"Con cosa?" Chiese, incuriosito, lasciandogli baci sulle labbra e sul viso.
"La sua presenza." Sospirò il ragazzo, socchiudendo gli occhi con un sorriso grato, "Era dappertutto. Come un culto. Come una droga."
"Ora andrà sempre meglio." Sorrise. "Nessuno ti farà più del male e Loki non si avvicinerà più, te lo prometto."
"Non ti toccherà più." Gli promise Clint. "Non ti sfiorerà. Neanche con un dito."
Sorrise. "Baciami ora."
E Clint lo accontentò, per lunghi minuti, come se non potesse fare a meno del suo fiato.
"Sono pazzo di te..." Bisbigliò. "Sei il primo, sai? Il primo in tutto."
"Lo so. La tua Anima brilla e freme, come se stesse spiegando le ali per prepararsi al volo."
"La vedi?" Chiese con un sorriso. "Vedi la mia anima?"
"Sì." Gli occhi di Clint parevano brillare, soffusi di un vivace alone viola. "È bellissima."
Ridacchiò. "E cos'altro vedi?"
"Ciò che ami. Ciò che ti fa paura. Le tue insicurezze, il tuo orgoglio. La tua storia. Passato e presente."
Lo fissò sorpreso. "Quindi sai tutto? Anche che sono un Agente dello S.H.I.E.L.D.?"
"Posso leggere dei nomi o vedere delle immagini, ma non sempre sono facili da interpretare."
Mugugnò pensieroso. "Capisco... Ma, ti prego, non far parola del mio ruolo a nessuno, specialmente a Tony. Lui non sa nulla."
"Hai la mia parola."
Phil sorrise e strofinò il naso sul suo. "Ora dobbiamo solo convincere le mie zie a farci stare insieme."
"Penso ci vorrà un po', ma..." Clint sorrise e gli baciò le labbra. "Per te ne vale la pena."
Lo strinse forte. "Grazie." Poi lo baciò ancora e ancora. "Hai fame? Ti porto qualcosa?"
"Volentieri." Il ragazzo gli baciò la guancia. "Ho molta sete, soprattutto."
"Vado a prendere qualcosa!" Gli baciò la bocca e la guancia. "Arrivo!" Poi corse al piano di sotto con un enorme sorriso.
"Rimani qui in cucina." Lo apostrofò Victoria, intenta a scrivere qualcosa sul portatile. "Steve e Tony stanno arrivando. Isabella è andata ad avvertire Fury."
"Clint ha sete. Gli porto qualcosa e ritorno." Afferrò un vassoio e vi poggiò acqua e succo, biscotti e merendine. "Torno in poco."
"Sto raccogliendo informazioni su di lui."
"Mi ha detto che lavorava nel circo e Loki l'ha trovato." Afferrò il vassoio. "Mamma, ti prego. Mi ha salvato la vita e vuole stare con me. A me basta."
"A me no." Victoria sollevò la testa e si fece sfuggire un sospiro. "Ha provato a farti del male. Non posso far finta di nulla.
"Era sotto il controllo di Loki ed è tornato in se perché tiene a me e mi ha salvato! Non intestardirti, per favore! Dagli almeno una possibilità."
"Va' da lui. Ti chiamo quando arrivano gli altri."
"Grazie!" Uscì e poi si riaffacciò di nuovo. "Il codice per le manette?"
"Non ancora." E un barlume di sorriso stuzzicò la bocca della donna.
"Oh avanti!" Piegò le labbra in un mezzo ghigno. "Così mi costringi ad imboccarlo."
Victoria inarcò immediatamente il sopracciglio. "Novanta. Sessanta. Settanta."
"Grazie!" Rise, correndo poi in camera.
Clint si era appoggiato alla parete con la schiena, la nuca reclinata sul muro. Guardava oltre la finestra, accorgendosi di quanto fosse strano non avvertire la presenza di Loki riempire ogni angolo della sua prospettiva, ogni singolo istante della sua vita, ogni più minuscolo respiro -Era libero. Si sentiva bene. Non avrebbe servito nessuno che non fosse se stesso.
"Tutto bene?" Phil gli poggiò il vassoio accanto e lo liberò dalle manette.
Il circense si guardò i polsi, ora nudi, segnati appena da un bracciale rosso. E la prima cosa che fece fu abbracciarlo, di slancio, stringendolo con forza.
"Ehi." Lo strinse di rimando. "Va tutto bene." Sussurrò al suo orecchio, accarezzandogli i capelli. "Va tutto bene."
Clint si accorse di tremare. Un tremito che dalla sommità della testa arrivava alla base della schiena. Comprese l'orrore in cui aveva vissuto, due anni in gabbia, come un cane, e come un cane anelante carezze e moine e come un cane ubbidiente, servile, il peggior nemico di se stesso. Due anni della sua vita volati via, dietro le sbarre, ridotto alla fame e al sonno -Felice di un tale, orrendo orrore!
"Che succede?" Poggiò la tempia sui suoi capelli. "Amor mio che succede? Hai paura?"
"Sì. Vedo ciò che ho passato e sono disgustato e ho paura di quel che Loki potrebbe fare." Clint tremò ancora, per poi far affiorare un lieve sorriso sulla bocca. "La tua Anima è così calda..."
Lo strinse più forte. "Non gli permetterò di farti del male, te lo prometto."
Clint si lasciò avvolgere dal suo calore. Era come immergersi nell'acqua calda e ogni scroscio gli solleticava la pelle con dolcezza, facendo salire teneri brividi sulle braccia e sulle spalle. "Grazie."Mormorò. "Grazie."
Il ragazzo abbassò il viso per baciargli le labbra. "Mangia qualcosa. Io devo scendere per l'arrivo di Steve e Tony. Ma torno subito. Se hai problemi scendi, okay?"
"Okay." Clint lo baciò di nuovo. "Grazie."
"Dico davvero." Lo guardò negli occhi. "Scendi se hai bisogno. Steve e Tony saranno felici di conoscerti."
"Non credo." Rise lui. "A parte te, non credo che qualcuno sia felice della mia presenza."
"Non li conosci." Gli picchiettò il naso col dito indice. "Andrà tutto bene."
"Se lo dici tu mi fido."
Gli baciò le labbra. "A dopo."
"A dopo. E grazie ancora."
Phil scese ancor più felice. "Eccomi! Novità?"
"La sua storia è verosimile." Ammise Victoria. "Si hanno notizie del circense Occhio Di Falco fino a due anni fa. Poi è scomparso e di lui non si è più saputo nulla."
"È quello che ha detto lui."
"Nessun parente in vita. Niente di niente. Quelli del circo hanno dichiarato la sua scomparsa, ma non hanno mai fatto pressioni per lo svolgimento delle indagini. È scomparso dal mondo e nessuno si è curato di questo."
"Provi un po' di pena per lui, ora?"
"Forse."
"È un bravo ragazzo. Devi solo conoscerlo."
"Il tuo cuore, Phil, a volte penso e temo sia troppo buono. Come ci riesci?"
Il ragazzo le si avvicinò e l'abbracciò. "Mamma aveva lo stesso cuore buono, no? Me lo dite sempre che assomiglio a lei."
La donna gli accarezzò la spalla, con un quieto sorriso sulla bocca. Davanti a lei, sullo schermo, file e foto e ritagli di giornali digitalizzati su Clint e la foto dell'incidente di un vecchio quotidiano di Waverly e le locandine del circo e le prognosi mediche che il bambino aveva raccolto negli anni -Invece delle figurine o di qualcosa di meglio.
Phil spostò lo sguardo sullo schermo. "Ha sofferto tanto e credo meriti un po' di felicità. Ho il dovere di farlo sentire bene visto che lo amo." Spostò gli occhi in quelli della donna. "Lo amo più della mia vita."
"È mio dovere di madre dirti di fare attenzione, Phil." Lei lo guardò con dolcezza, composta ed elegante, "Sebbene mi sia occorso meno di te per capire che con Isabella avrei spartito la vita. La conobbi dopo che tua madre mi rifiutò." Disse poi. "Le sono debitrice."
"Farò attenzione ma voi datemi fiducia. Ho bisogno di sentirvi vicine non contro di me."
"D'accordo." Annuì Victoria. "Dobbiamo lasciarti crescere."
"Grazie."
Furono interrotti dallo squillo del campanello. Tony era arrivato e aiutava Steve a camminare: il Capitano non era al massimo della forma e le ferite e le ossa rotte e il sangue perso gli pesavano addosso, gli schiacciavano le spalle. "Mi sembra di essere un novantenne." Si scusò, con un sorriso tirato. "Ma Rogers." Gli fece notate Stark. "Tu sei un novantenne."
Phil gli porse subito una sedia. "Come ti senti?"
"Come se una diligenza mi avesse calpestato."
"Ti preparo un the. Intanto mia madre vi dirà le novità."
"Abbiamo avvertito una Gemma usare il suo potere. Due, in realtà. Ha a che fare con questo?"
Annuì. "Clint possiede la Gemma dell'Anima e Loki, l'uomo che vuole le altre Gemme e comanda i Chitauri, possiede la Gemma della Mente. Possedeva Clint, obbligandolo a seguire i suoi ordini e ha soggiogato anche Blake."
Steve, seduto al tavolo, prese un respiro e socchiuse gli occhi "Possedeva? Ora è libero?”
"Ha posseduto me per qualche minuto e Clint, per proteggermi, ha rotto il controllo e mi ha salvato la vita." Mise a tavola le tazze, lo zucchero e dei biscotti. "È di sopra, se volete lo faccio scendere."
Tony inarcò le sopracciglia, scambiando un'occhiata con Steve. "E sei sicuro che non sia tutto un piano?"
"Ne sono sicuro. Loki mi aveva sotto il suo giogo che senso aveva liberarmi per giocarmi di nuovo?"
"Loki." Tony si grattò il naso. "Che nome strambo."
"Ancora non vi ho detto la cosa più importante!" Sorrise e versò il the. "Clint può liberare Blake."
"Cosa?" Steve spalancò gli occhi per la sorpresa, per poi piegarsi a causa del dolore al petto.
Phil gli poggiò le mani sulle spalle e fece pressione su alcuni punti per non farlo star male. "La Gemma dell'Anima è più potente di quel che pensassi. Credo che le Gemme possano neutralizzarsi a vicenda, per questo insieme sono così potenti."
Il Capitano serrò le palpebre-E strinse la mano di Tony, che gli aveva poggiato le dita sul ginocchio. "Dobbiamo chiedere a Clint." Disse Statk.
"Vado a chiamarlo se volete. Steve, perché non ti stendi in camera mia?"
"No." Il Capitano scosse la testa. "Voglio sentire ciò che ha da dire."
"Puoi sentirlo anche se sei a letto." Sorrise. "Ti accompagno, andiamo."
"Tranquillo, faccio io." Si propose Tony e, dopo un Coraggio, ragazzone, aiutò Steve a mettersi in piedi. Il Capitano gli rivolse un sorriso, aggrappandosi a lui.
"Vi precedo." Phil salì in camera e sistemò una pila di cuscini sul suo letto, andando poi a chiamare Clint perché si unisse a loro.
Il ragazzo, che non aveva toccato troppo cibo e si era steso mezzo addormentato sul materasso, drizzò la schiena e si girò a guardarlo. "Sono qui, vero?"
"Senti le Gemme?" Sorrise e allungò una mano verso di lui. "Andiamo, vogliono conoscerti."
"Sì." Clint tese le dita e si issò in piedi. "Sono curiosi. Mi sento in colpa per aver cercato di dividerli."
"Curiosi?" Ridacchiò. "Adorerai Steve e odierai Tony, ne sono sicuro!"
"Spero non mi odino."
"Perché dovrebbero? Sanno che mi hai salvato la vita." Intrecciò le dita alle sue. "E che puoi sconfiggere Loki."
"Io?" Clint rise e lo fece di cuore. "Ho soltanto un paio di frecce."
"Puoi scrutare la sua anima." Gli baciò le labbra. "E liberare Blake."
Steve si era steso e aveva gli occhi chiusi e la fronte imperlata di sudore. Tony gli posò la mano sulla spalla, cessando per un attimo di sistemare i cuscini sotto la sua schiena. Il Capitano sollevò le palpebre, lo sguardo attento sebbene velato dal sudore.
Phil gli si avvicinò subito. "Ehi, hai fatto troppi sforzi per oggi." Gli si sedette accanto e gli strinse la mano. "Farò venire di nuovo il medico."
"Sto bene." Rispose il soldato, per poi accennare a Clint col mento. "Ora è meglio ascoltare cosa ha da dire. Penseremo a me dopo."
Il ragazzo si limitò ad annuire e spostò gli occhi su Clint. "Non aver paura, sono tuoi amici."
"Io mi autodefinisco conoscente." Replicò Stark. "Alla lontana."
"Tony." Lo ammonì l'amico, incoraggiando poi l'altro a parlare.
Clint arcuò le labbra in un sorriso. "Mi dispiace per tutti i problemi che vi ho arrecato. Mi era stato dato l'ordine di dividervi e indebolirvi, per prendere le Gemme e così ho fatto." Si umettò la bocca. "Ho seminato il dubbio e minato la fiducia che avevate l'uno nell'altro. Posso vedere le vostre anime." Spiegò. "So dove colpire e con cosa."
"Quindi conosci anche il punto debole di Loki, no?"
"Non ho mai guardato dentro la sua Anima." Ammise Clint. "È uno spirito millenario. Ho visto unicamente questo."
"Spirito millenario?" Chiese confuso. "Che vuol dire?"
"È difficile da comprendere e spiegare. Loki non è di questo mondo."
"Vuoi dire che non è umano?" Spalancò la bocca. "Questo spiega perché mi ha chiamato umano..."
"È vecchio. Vecchio di Millenni." Clint si sedette sul materasso, attento a non sfiorare il Capitano. "Ha usato la Gemma per scopi malevoli. Thor, che ora è nel corpo di Donald Blake, era un Guerriero e usava la Gemma per spostarsi di battaglia in battaglia: Loki è sopravvissuto, Thor, caduto in Guerra, è perdurato."
"Nel senso che si è reincarnato?"
"Ha trovato terreno fertile nel corpo di Blake, un terreno cui attecchire."
"Era un Guerriero o un Giardiniere?" Ribatté Tony.
Phil lanciò un'occhiataccia all'altro, invitando poi Clint a continuare.
"Non so che altro dire." Ammise il circense, sorridendo.
"Potresti guardare la sua anima da qui e scoprire il suo punto debole?"
"Posso provare."
"Rivelerà la nostra posizione?"
"Per arrivare fino a lui devo usare una enorme quantità di potere."
"Il che vuol dire." Prese parola Steve. "Che sarà come avere un segnalatore sopra la testa."
"Senza contare che se ti sei svincolato dal suo controllo." Fece Tony. "L'avrà già saputo."
"Potremmo preparargli una trappola, allora!" Phil strinse le dita di Steve. "Quando il Capitano sarà tornato in forze."
"Non sono messo così male." Replicò lui, gentilmente. "La tua Anima è matura. E sola." Clint spostò gli occhi su Tony. "E si armonizza perfettamente alla tua."
"Queste cose pseudo-mistiche non fanno per me, amico."
"Clint vede le anime delle persone. Puoi fidarti di quello che dice." Phil sorrise. "Ora! Dobbiamo riposare, anche io sono alquanto stanco. Vi cedo la mia camera, ma!" Fissò i due amici. "Niente sconcezze nel mio letto!"
L'espressione dei due fu impagabile, ma la risata di Clint fu sconcertante, nella sua naturalezza, nella sua incredibile, incontrollabile gioia. "Non spiarmi, uccello del malaugurio!" Esclamò Stark, piccato. "Girati contro il muro!"
"Tony!" Phil assottigliò pericolosamente gli occhi. "Se vengo a sapere che avete fatto qualcosa nel mio letto, giuro che ti uccido con le mie mani!"
"Non faremo niente---"
"Anche perché Steve non può fare sforzi e deve recuperare le forze il prima possibile." Afferrò la mano di Clint. "Ci vediamo dopo."
"A dopo." Steve sorrise e fece loro un segno di saluto. Era stanco morto, debilitato, ma si permise di dormire unicamente quando Tony si fu arrampicato sul materasso e gli ebbe abbracciato la vita con un braccio.
 
   
 
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