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Autore: Pinca    01/06/2017    1 recensioni
-Sai Ari....- oramai l'attenzione, nonostante il nuovo arrivato, era completamente catalizzata sul rosso che sembrava finalmente tornato serio, ma un sorrisetto lo tradì.
-In vita mia credo di non averti mai voluto così tanto...-
Oramai Boris e Sergey lo fissavano increduli con gli occhi sgranati. Kai si sentì come investito da una doccia fredda.
-...ma così tanto bene come in questo momento.-
La cosa bella era che era stato talmente convincente che Ariel stessa non riuscì a pensare che la stesse prendendo per il culo perché, in effetti, era stato sincero. Per la prima volta da quando Yuri la conosceva, Ariel Mayer aveva fatto, anche se inconsapevolmente, qualcosa per il suo personale piacere: rendere Kai Hiwatari vulnerabile.
Kai si portò una mano alla fronte massaggiandola compulsivamente, gli altri due erano rimasti a bocca aperta, forse troppo sconvolti e preoccupati.
-Si può sapere chi cazzo è che l'ha rotto?- chiese brusca Ari completamente disgustata e seccata dalle buffonate del capitano. Cielo, Yuri era un sentimentalotto, era vero ma non in modo così ripugnante!
-Fino a ieri sera funzionava normalmente!- continuò nervosamente pretendendo una risposta da Sergey e Boris.
-Non ne ho la minima idea!- biascicò Sergey. -Stamattina sembrava normale....-
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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cap 36 Eccomi qui con il nuovo capitolo! Che dire, non mi aspettavo che qualcuno recensisse addirittura, ma sono felicissima così. Inoltre non vorrei essere ottimista, ma vedo che qualcosa si sta smuovendo nel nostro fandom, e la cosa mi piace! Aggiornate e scrivete ragazzi! Ho voglia di leggere tante altre avventure dei nostri eroi!  
 
 
 
36 Bacio della buona notte

 
 
Sferrò un pugno e poi un altro, sul viso già martoriato del suo avversario. Questo barcollò all'indietro, stordito. Respirava a stento, il sangue gli grondava copioso dal naso e dalla bocca su tutti i vestiti.  
Gli caricò un calcio in pieno petto con una forza inaudita, atterrandolo. E non ebbe nemmeno il tempo di arrendersi che gli fu sopra.  
Preda di una furia cieca, non gli avrebbe permesso di sottrarsi a quel massacro, almeno non finché non ne fosse uscita soddisfatta. Lo caricò di colpi senza pietà, senza tregua. Oramai aveva le nocche spaccate a sangue a furia di caricare pugni, ma non era niente rispetto a quello del suo avversario che era schizzato ovunque su di lei e sul pavimento di cemento. Aveva le mani immerse in quel sangue fino ai gomiti.
Il ragazzo sotto di lei non riuscì nemmeno più a proteggersi con le braccia. Il volto era oramai trasfigurato, gli occhi erano gonfi e quasi ciechi, gli zigomi e i tratti maciullati. Anche il viso di lei era trasfigurato, ma non per i colpi ricevuti, ma per la collera e la folle sete di sangue, contratto in una maschera d'ira, la stessa, sempre la stessa! Aveva il demonio in quegli occhi neri e tempestosi.  
E continuò famelica un colpo spietato dopo l'altro, senza sentire gli schiamazzi della folla attorno a loro, le proteste e le urla di incitazione e approvazione.  
Lei non aveva bisogno di essere fomentata. L'adrenalina in circolo, il sangue che le pompava ferocemente nelle vene come un rombo isolandola dalle urla dei ragazzi intorno all'arena, la mente completamente dominata dal bisogno di soffocare e annientare ogni alito di vita tutto intorno, di spegnere anche il più piccolo barlume di luce, le davano una forza smisurata. Questo era il terzo ragazzo che soccombeva sotto di lei e tutto ciò che avvertiva era solo una dilaniante rabbia che le squarciava l'anima e tirava i tendini delle sue braccia, delle sue mani, delle sue gambe.
Lo afferrò per la maglia sollevandolo senza il minimo sforzo. Con un ultimo e disumano gridò gli diede una testata in fronte e questo ricadde privo di sensi a terra.  
Si alzò di scatto vittoriosa, i muscoli tesi e il petto che si alzava e si abbassava, il fiato corto per lo sforzo che non avvertiva minimamente. Non avvertiva nessuna fatica. Era potente.  
Guardò con disgusto il suo avversario svenuto davanti a lei, dall'alto della sua supremazia. Sputò per terra un misto di saliva e sangue e si voltò per andarsene.
-Adesso puoi pure arrenderti, stronzo!- disse avanzando con passo spedito tra la folla di ragazzi che si aprì per lasciarla passare. Avrebbe potuto benissimo spezzargli il collo con un solo gesto, avrebbe voluto, ma non era permesso ammazzare il proprio avversario di proposito. Quindi si era dovuta trattenere. Se avesse potuto spegnere quella prima vita che le era capitata tra le mani fin dal primo momento, si sarebbe sicuramente spenta definitivamente anche lei, prima di ridurre in una massa di carne e sangue dolorante anche gli altri due.
Arrivò in silenzio in fondo al capannone, sorda ad ogni rumore, a ogni coscienza, a ogni pensiero, verso il buio freddo e desolante, e si abbandonò su una delle vecchie poltrone. Chiuse gli occhi e riprese fiato, il corpo era ancora elettrizzato. Dentro era prosciugata, spenta, vuota! Ora c'era solo l'oscurità a cullarla, come un mare profondo e immobile, e dentro di sé riecheggiava solo il ruggito impetuoso del suo cuore, il silenzio e la pace.
Dei passi annunciarono l'avvicinarsi di qualcuno, che quando fu abbastanza vicino la applaudì impressionato.  
-Ammirevole!- si congratulò una voce trascinata.
Lei non rispose, rimase immobile, immersa nella penombra.
-Posso esprimere il mio apprezzamento?- chiese sornione il giapponese accomodandosi a sua volta sulla poltrona di fronte al quella della ragazza. Ari scosse la mano svogliatamente, facendogli capire che non solo non aveva voglia di aprire gli occhi per guardarlo, ma nemmeno di sprecare fiato per lui.  
-Suvvia!- fece lui noncurante, accavallando le gambe e osservandola con attenzione.  
Era accasciata sulla poltrona, le braccia appoggiate sui braccioli, e la testa abbandonata indietro sullo schienale. La maglia, il jeans, le braccia, il viso... era imbrattata di sangue, non suo ovviamente. Aveva preso ben pochi colpi, uno di quei tre era riuscito a spaccarle un sopracciglio e forse l'interno della guancia, cosa che gli era costata molto cara.  
Quella ragazza era sempre una piacevole sorpresa per lui, un miscuglio esplosivo di crudeltà, follia e forza pronti ad esplodere senza preavviso, e quella sera aveva deciso di concedergli quello spettacolo raccapricciante.  
Ovviamente lui aveva inquadrato il soggetto già dal loro primo incontro e aveva scommesso senza indugio tutto su di lei, e non lo aveva deluso.  
Era entrata nel capannone con passo impetuoso, superando gli scagnozzi di guardia che la lasciarono passare senza battere ciglio. Oramai la conoscevano, sapevano che lei aveva il permesso si fare tutto quello che voleva. Era sconvolta, sembrava pronta a distruggere qualunque cosa avesse incrociato sul suo cammino, e li aveva raggiunti lì in fondo al capanno dove si stavano svolgendo gli incontri clandestini.  
Li aveva studiati solo per un attimo con una rapida occhiata raggelante.  
I suoi erano gli occhi di un assassino famelico! Quella vista lo aveva esaltato parecchio, doveva ammetterlo. Lei aveva fatto solo un cenno ad Hiruta continuando a fissare i due sfidanti nell'arena che si caricavano di colpi a vicenda.  
-Sono la prossima!- aveva detto solo questo.  
Non aveva osato discutere Hiruta, dopo di che ne aveva trucidati tre di fila senza il minimo accenno di pietà. Al primo aveva spezzato entrambe le braccia per impedirgli di arrendersi e il messaggio era stato estremamente chiaro.  
Yakaji ridacchiò sporgendosi in avanti. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani giunte.  
-Qualcosa ti turba?- domandò, ma era più una constatazione.
-Non sono affari tuoi!- il tono era così pacato e limpido che non sembrava nemmeno uscito dalle sue labbra. Non aveva mosso un muscolo.
-Ovviamente!- esclamò lui sarcastico, mettendo le mani avanti. -Non oserei mai.-
Ari spalancò gli occhi sul soffitto buio e nero. Erano ancora carichi e vibranti di quella vuota follia. I muscoli si tesero e, con la stessa lentezza pericolosa di un predatore, si mise dritta e si tirò su. Afferrò una delle bottiglie di birra sul tavolino e buttò giù un generoso sorso tutto d'un fiato. Alcune gocce le scivolarono lungo il mento mischiandosi al sangue. Lentamente, continuando a bere, girò attorno alla poltrona sulla quale era seduto il ragazzo giapponese, che con indifferenza continuava a ghignare soddisfatto.  
E non si scompone nemmeno quando Ari alle sue spalle scese su di lui in picchiata, come un'aquila sulla sua preda, passandogli un braccio intorno al collo. Avvertì il suo fiato sulla guancia, i capelli di lei solleticargli il collo e il forte odore di sangue gli invase le narici.  
-Allora vedi di non provocarmi...- fu un sussurro dolce e minaccioso -...o il prossimo sei tu! Come avrai notato non me ne fotte un cazzo dei vostri incontri di scommesse. Avevo solo voglia di massacrare qualcuno!-
-Lo so, e sei stata meravigliosa!- rispose lui impavido, forse convinto di essere immune o di poterla sempre passare liscia.  
La stretta intorno al suo collo si fece sensibilmente più forte. La cosa che non tollerava di quel verme era il suo porsi a lei come se fossero sullo stesso livello.
-Non serve a niente lusingarmi!- soffiò velenosa al suo orecchio. Gli lasciò la bottiglia ora vuota sul petto, mollò di colpo la presa e si mise dritta. -Sono sincero!- disse lui con un sorriso viscido continuando a guardare sicuro di fronte a sé.  
Ariel Mayer non si scompose. Si voltò per andarsene, come se nulla fosse successo. -Fai avere i soldi che mi spettano a Hiruta!- disse solamente allontanandosi.
Percorse le strade buie e deserte che attraversavano i vari capannoni in un silenzio tombale. L'aria fresca non la scalfiva, la luce dei lampioni non la catturava.  
Beccare proprio gli incontri di lotta quella sera era stata l'unica cosa buona di quella giornata letteralmente di merda. Per evitare di spaccare la faccia a quell'oca giuliva di sua cugina aveva finito per spaccarla a tre ragazzi a caso. Si  era trattenuta con lei solo perché si era messo Yuri di mezzo, o forse perché per un attimo fugace le era passato per la mente che pestare a sangue l'unico parente che aveva non sarebbe stata una cosa buona. Si era fatta lo scrupolo, e nessuno lo aveva apprezzato!  Fatto stava che la francese aveva rischiato grosso quel pomeriggio sviscerando uno dei suoi tanti discorsi senza senso e blaterando in proposito dei sentimenti di Kai e stronzate simili! Eppure l'aveva avvertita sin da subito che, dopo la discussione che aveva avuto con lui il giorno prima, non avrebbe tollerato nemmeno il sentirlo nominare. E lei ovviamente aveva pensato bene di fare tutto l'opposto!  
Ma quello che l'aveva fatta scattare era stata l'insinuazione che tra lei e quello stronzo di Hiwatari ci fosse stata un qualche tipo di relazione amorosa, e la cosa già di per sé la disgustava. E più le diceva di smetterla e di tacere e più lei insisteva, e parlava e diceva solo cazzate, decantando chissà quale amara e dolorosa delusione avesse ricevuto il povero Kai a causa sua e della su completa indelicatezza mettendosi con il suo migliore amico senza dirgli niente!  
Finché per l'appunto non aveva completamente perso la pazienza e si era limitata, in maniera estremamente ammirevole per i suoi standard, a caricare un calcio ad un bidone della spazzatura lì vicino. Apriti cielo, nonostante la sua palese rabbia e voglia di strapparle la faccia a morsi, Boris che cercava in ogni modo di zittirla e Yuri che le si era piazzato davanti per placcarla, Claire aveva trovato intelligente continuare starnazzarle contro scandalizza ancora peggio di prima.  
Potevano andare a farsi fottere lei e Hiwatari. Per quanto la riguardava quei due per i giorni a seguire erano morti e sepolti per lei, e per nulla compianti!
Quando arrivò finalmente a casa Kinomiya attraversò il salone senza salutare nessuno, senza fare caso alle facce sconcertate di Max, Rei, Kappa e Hitoshi che giustamente si erano soffermati sull'inquietante sangue che aveva addosso, e si chiuse nel bagno per darsi una sciacquata.
Takao la aveva seguita a breve, appena il tempo di sciacquarsi la faccia con l'acqua gelida che se lo ritrovò nel riflesso dello specchio a fissarla con tanto d'occhi strabuzzati.
-Ari, ma che hai combinato? Che ti è successo?- le chiese allarmato.  
-Niente.- rispose lei con noncuranza senza prestargli attenzione, continuando lavandosi le braccia e notando solo ora che aveva schizzi di sangue anche lì e sui jeans.  
-Ah ah....- fece scettico Takao storcendo il naso, avvicinandosi a lei diffidente. -Sei ricoperta di sangue.-  
-Tranquillo, non è mio.- rispose candidamente, spiazzando Takao, che dopo un attimo di sbigottimento ridacchiò nervosamente.  
-Ma che dici! Allora, che hai combinato?-  
-Lotta.- spiegò spiccia. -Sono andata dai ragazzi, c'erano gli incontri clandestini. Mi sono fatta... un giro.- continuò asciugandosi alla meno peggio. Takao era più perplesso di prima. Che razza di lotta era per conciarsi in quella maniera?
-Ah... e perché?- chiese infine preferendo sorvolare.  
-Mah... roba di scommesse, non mi sono interessava, avevo bisogno di sfogare.- disse vaga prendendo la garza e il cotone idrofilo dal mobiletto.
-Eheheh che modo originale...- ridacchiò lui grattandosi dietro la nuca nervoso -io mi sfogo giocando a bey!-  
-Non mi sarebbe bastato stavolta.- spiegò evasiva iniziando a fasciarsi la mano. Aveva le nocche completamente spaccate, per una volta che non aveva indossato i guanti. E in tutto questo ancora non aveva alzato nemmeno mezza volta gli occhi sul ragazzo che stava cercando di capire perché fosse tornata a casa alle undici di sera, imbrattata di sangue con una nonchalance agghiacciante.
-Aspetta, ti do una mano!-  disse prendendo l'acqua ossigenata e afferrandole la mano.
-Non ce n'è bisogno, so fare da sola!- disse scostando la mano brusca.
-Lo so, ma Ari sono il tuo ragazzo, giusto?- le chiese risoluto e finalmente lei si degnò di guardarlo. -È quello che faccio, prendermi cura di te. Per questo si sta insieme, per prendersi cura a vicenda, l'uno dell'altra. Lasciami fare....-  
Ari sospirò seccata e per qualche secondo rimase immobile, molto probabilmente per racimolare quel po' di pazienza che aveva, con gli occhi puntati su di lui che ricambiò deciso e senza il minimo indugio.  
Non replicò, gli cedette il rotolo di garza senza fiatare. Takao prese l'acqua ossigenata e imbevve un batuffolo di cotone passandoglielo poi sul taglio sul sopracciglio.  
Lei sbuffò sommessamente, infastidita da quelle premure, ma lui continuò. Con un altro batuffolo di cotone, le prese la mano nella sua, e lo passò sulle nocche spaccate con estrema cura, e la cosa le diede sui nervi.  
E a quel gesto Ari iniziò pian piano a comprendere cosa la infastidisse tanto. Non era la sua vicinanza, non il suo sorriso perenne o la sfrontata gentilezza con la quale la trattava. Osservava con insistenza il modo in cui lui passata il cotone imbevuto sulle spaccature, e poi come passava la garza fasciandola. Quel gesto e quella premura le stavano dando sui nervi. Prendersi cura di lei... l'uno dell'altra? Quante stronzate!
Takao continuava a osservarla di sottecchi in silenzio, sicuro che da un momento all'altro avrebbe sbottato. Notava fin troppo bene la sua insofferenza, quei sospiri lunghi e lenti, la mascella sempre più stretta e gli occhi che piano piano si stringevano in due fessure pericolose.  
-Tutto ok, Ari?- le chiese dopo l'ennesimo lungo sospiro di lei, chiudendo la fasciatura.
Ritirò bruscamente la mano dalla sua e uscì dal bagno dirigendosi verso il dojo allestito per la notte senza rispondergli. Takao non si diede per vinto e la seguì immediatamente con una tranquillità disarmante.
Ari era china per terra sul suo borsone, intenta a frugarci dentro irrequieta, tirando fuori varie cose alla ricerca della maglia per la notte.  
-Ari... ehi! Che c'è?- le chiese fermandosi accanto a lei.
Si guardò attorno, c'erano Max e Daichi già in stanza che si erano subito zittiti non appena lei era entrata, sempre a causa molto probabilmente delle inquietanti macchie di sangue fresco che aveva addosso.   
-Ragazzi potreste lasciarci soli un attimo per favore?-  chiese ai due che, senza se e senza ma, alzarono i tacchi e se la filarono lesti nel giro di pochi secondi.
-Non ce n'è bisogno!- Lo stroncò lei senza battere ciglio. Ma troppo tardi, i due si erano già dileguati chiudendosi pure la porta alle spalle, lasciandola sola con lui, con quel rompipalle! Perché lo sapeva benissimo, quella sulla faccia di Takao era proprio la sua tipica espressione da "ti guarderò con i miei grossi occhioni da pesce lesso, in silenzio o parlando, imponendomi in ogni secondo della tua esistenza, culo e camicia, cozza allo scoglio, finché non avrò demolito ogni tua resistenza e sarò riuscito a sviscerarti via anche l'ultimo dei tuoi pensieri più reconditi"! La faccia del rompipalle insomma! Dio come avrebbe voluto mollargli un unico pugno in mezzo agli occhi e farlo sparire! Ma tanto lui si sarebbe rialzato e avrebbe continuato a perseguitarla senza pietà con quei grossi occhi scuri fissi su di lei, già lo sapeva.
Takao le si inginocchiò accanto, armandosi di tanta pazienza perché lui invece già sapeva che sarebbe stato difficile riuscire a cavarle fuori qualche parola.  
Intanto lei aveva trovato finalmente la maglia che cercava. Si sfilò via quella sporca di sangue gettandola sgualcita accanto alla borsa.
-Ari....-
-Vado a finire di sistemarmi....- fece per alzarsi repentina, ma Takao la trattenne li accanto a sé afferrandola per un braccio.  
-Ari, mi avevi promesso che mi avresti detto tutto quello che ti passa per la testa.-
Lei lo scanso bruscamente. -Non mi rompere i coglioni è tutto ciò che per ora mi sta passando per la testa, Takao!- rispose dura, prendendo i panni che aveva tirato fuori e provando a rimetterli nel borsone.
-Non è vero, lo sai! Spiegami perché ti ha infastidito tanto che mi occupassi di te!-
-Perché non ne ho bisogno, quindi evita!-
-E tu lo sai perché ti infastidisce tanto questa cosa?-
Ari si fermò. Chiuse gli occhi e trasse un lungo e profondo respiro. Osservò di nuovo la mano che poco prima Takao le aveva bendato, ora stretta intorno ad un groviglio di panni. Perché la disturbava tanto quel gesto? Perché la innervosiva a tal punto? Abbassò lo sguardo e riprese a ficcare malamente le cose nel borsone. E con amarezza realizzò il perché. Le tornò in mente lo stesso gesto fatto da Takao poco prima in bagno, lo stesso che già qualcun altro aveva ripetuto tante volte prima di allora, e improvvisamente avvertì come un pugno allo stomaco, ma decisamente più sgradevole.  
-Allora?- la incalzò lui paziente.
Ari si destò da quell'attimo maledicendosi, e riprese a schiacciare con impazienza i vestiti dentro la sacca. Più schiacciava e meno entravano, era frustrante! Come era possibile che improvvisamente il borsone non si chiudesse più?! E intanto Takao continuava a fissarla con insistenza in attesa di una risposta, intenzionato come al solito a non mollare finché non l'avesse ottenuta.  
Infine si arrese, mollò il borsone così come stava e strinse i denti, pregando che bastasse per toglierselo dai piedi.  
-È una vita che nessuno si prendeva cura di me così....- ammise tenendo gli occhi fissi a terra.  
Era vero, era dannatamente vero! E per quanto avesse imparato ad odiarlo con ogni fibra del suo essere, per quando avesse provato a distruggere quei ricordi, ritrovarsi dopo anni a pensare a quei momenti, quanto tornavano nella loro cella a fine giornata e al modo in cui si occupavano a vicenda l'uno dell'altra, ora la stava letteralmente spiazzando, tanto quanto rendersi conto dell'amarezza che le davano.  
Era sempre stato Kai a fasciarle in quel modo le nocche spaccate a sangue, a curarle le ustioni e le ferite sulle gambe, Kai e nessun'altro! Finché non si era ritrovata da sola a dover fare tutto ciò. E come a sbeffeggiarla le tornò in mente l'anno prima in Brasile, quando nonostante tutto, nonostante gli anni, Kai si era premurato di ripulirle la ferita sul viso. Perché diamine l'aveva fatto? Perché cazzo l'aveva fatto?!  
Afferrò la maglia per la notte e si alzò per andarsene.
-Non lo sopporto, non ho permesso più a nessuno di avvicinarsi tanto. Quindi lasciami in pace!- chiarì irremovibile, chiudendo la questione definitivamente. Non avrebbe tollerato più una parola. Più cercava di evitare di pensarlo e più glielo sbattevano in faccia!
Takao sospirò dispiaciuto, stringendo i pugni sulle ginocchia. -Capisco.- disse appena con un filo di voce, mentre lei si allontanava. -È giusto, ma....  non hai più motivo di tenere tutti lontano. Adesso siamo una squadra e non c'è bisogno di restare da sola.-
Ari non gli rispose. Takao non riusciva proprio a stare zitto! Sbattette la porta alle sue spalle e tornò in bagno.  
Riprese le bende iniziando a fasciarsi l'altra mano, sempre più irrequieta, senza riuscire ad eliminare dalla mente i ricordi del monastero, di quando ancora Kai era lì. Prepotenti e beffardi, si imponevano vividi come se in quel momento se lo trovasse davanti che con attenzione analizzava le sue ferite e le fasciava la mano. La cosa le diede a tal punto sui nervi che lanciò il rotolo di garza con forza contro la parete opposta del bagno. Si strappò via la fasciatura che aveva tentato di farsi da sola senza riuscirci, e si sedette sul bordo della vasca. Di nuovo una dolorosa morsa allo stomaco le tolse il fiato. Che fastidio!  
E in Grecia, anche in Grecia l'anno precedente, si era occupato di lei, come sempre, come aveva sempre fatto. E il suo Drawind, il suo beyblade che lei stessa aveva dimenticato e abbandonato, in silenzio lo aveva recuperato e se ne era preso cura  per lei. E in quella cazzo di camera d'albergo si era barricato con lei quando non avrebbe dovuto avere minimamente motivo per farlo! E solo ora se ne rendeva conto e questa improvvisa consapevolezza le provocò un odio profondo e viscerale. Perché? Le aveva detto chiaramente cosa pensava di lei, e glielo aveva ribadito senza il minimo scrupolo alla prima occasione. Perché poteva passare su stronza, cinica, vuota, insensibile, perché lo era, era vero e ne era pienamente consapevole. Ma puttana no! Non lo era e non lo era mai stata, si era sempre comportata come i suoi compagni, né più né meno, e il modo in cui le aveva parlato il giorno prima le aveva fatto chiaramente capire che era questo quello che veramente pensava di lei, così la considerava, nonostante ci stesse provando con tutta se stessa a migliorare. E cretina lei aveva pure provato a passarci sopra e a fare finta di niente! Quindi se era convinto così perché non imparava a farsi i cazzi suoi e non la lascia crepare in pace?
Doveva fottersene, era l'unica soluzione, come quando era Yuri a dirle queste stesse cose, e ignorarlo proprio come ignorava lui. Anche vederlo sofferente e morente poteva essere una soluzione, ma ciò avrebbe voluto dire dargli importanza e non se la meritava!
La porta si aprì. Era di nuovo Takao, si era messo in pigiama. Si soffermò a osservare prima lei, poi la garza sgualcita che si era strappata dall'altra mano, e infine il rotolo che aveva lanciato dall'altra parte del bagno, ora a terra in un angolo. Lei continuava a fissare il pavimento con uno sguardo incattivito, chinata in avanti con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa bassa. Alcuni ciuffi erano sfuggiti dalla treccia e le ricadevano davanti al viso tirato e pallido.
Raccolse la garza in silenzio, afferrò lo sgabello e si sedette proprio di fronte a lei, ginocchia contro ginocchia. Srotolò un po' e iniziò a bendarle la mano rimasta scoperta. Lei lo lasciò fare senza accennare minimamente una qualsiasi reazione. Ma sapeva benissimo che Takao non sarebbe riuscito a stare in silenzio tanto a lungo, difatti non appena il ragazzo aprì bocca, neanche arrivò a produrre un suono che Ari lo precedette ammonendolo.
-Non - una - parola!- scandì imperiosa fulminandolo con lo sguardo.  
-Non ho detto niente!- si difese subito lui, mettendo il broncio. -Solo che...-
-Takao!-  
-Uffa! Volevo solo dire che...-
-Takao!-
-Pensavo che potresti parlarmi, sai di....-  
Ari sospirò avvilita e si schiaffò la mano libera sulla fronte, oramai rassegnata.  
Takao scoppiò a ridere di gusto a quella reazione. Era proprio quello che si aspettava. -Dai scherzavo! Non volevo dirti proprio niente!-  
-Oh, come ti diverti con poco tu!- sbottò sarcastica lei scoccandogli un'occhiataccia.  
Takao continuò a ridere, troppo divertito dalla sua reazione. Sicuramente era divertente tanto quanto far spazientire Kai.  
Fece un bel nodino per chiudere la fasciatura, tenendo comunque la sua mano stretta nella propria. Inclinò il capo di lato, osservandola con i suoi vivaci occhi scuri e un sorrisetto furbetto, aspettando che lei ricambiasse lo sguardo. Ma lei lo degnò solo di una fugace occhiata prima di tornare a guardare scocciata un punto imprecisato alla sua destra.
-Allora,- esordì impavido -posso baciarti o dobbiamo aspettare che entri qualcuno?-  
Ari lasciando bruscamente la mano del ragazzo. -Hai un bel coraggio a chiedere!- sbottò scorbutica. -Prima sfotti e poi vuoi pure baciarmi!-
-È colpa tua! Sei troppo buffa quando ti spazientisci così!-
Ari assottigliò gli occhi minacciosa, oramai al limite della sopportazione. -Quello che non mi spiego è come io non ti abbia ancora picchiato!-
-Ma è ovvio!- esclamò con entusiasmo sedendosi accanto a lei sul bordo della vasca e passandole un braccio intorno al collo avvicinandola a sé. -Perché mi adori e mi vuoi bene!-   
Ari alzò gli occhi al cielo e scosse la testa stufa. -Quante cazzate!- sospirò affranta.
Con Takao era inutile incazzarsi, lui non si scomponeva per nulla, le parole cattive gli scivolavano addosso, le minacce non lo scalfivano. Ciò che rimaneva era quel sorriso ebete e quell'espressione serena di chi accetta qualunque cosa con filosofia. Era disarmante!
Takao scoppiò di nuovo a ridere. E questa volta anche Ari accennò un mezzo sorriso divertito, guardandolo di sottecchi. E con estrema naturalezza e dolcezza la avvicinò a sé e la baciò, a fior di labbra. Sorrise e riprese a baciarla, questa volta venendo ricambiato, lasciandosi trasportare.
Si staccarono qualche attimo, quanto bastava evidentemente per riprendere fiato. Ari si morse il labbro inferiore e a stento trattenne un ghigno.
-Sai.... baci come una ragazza!-
La faccia di Takao si afflosciò, e per qualche attimo la sua espressione fu indecifrabile. Quando finalmente comprese a pieno quelle parole strabuzzò gli occhi e si ritrasse offesissimo.
-Ma che stronza!- riuscì a dire incredulo. Ora Ari sghignazzava apertamente e senza ritegno.
-Che c'è, mi hai chiesto tu di dirti tutto quello che mi passa per la testa.-  
Takao scattò su in piedi oltraggiato, pestando un piede per terra. -Non è vero, l'hai detto per farmi dispetto!- Mai nessuna ragazza si era lamentata del suo modo di baciare, anzi!
Ari si strinse nelle spalle continuando a sghignazzare trionfante.
-Non c'è niente da ridere!- starnazzò isterico incrociando le braccia al petto.
Ari si alzò e lo fronteggiò senza alcun indugio, sempre con quel sorrisetto furbo a incresparle le labbra, sfoggiando la sua solita spavalderia. Avanzò fino a che non fu lui a dover indietreggiare fino a fermarsi al lavandino alle sue spalle.  
Si sbottonò i jeans sporchi e lentamente annullò ogni distanza aderendo completamente col suo corpo a lui, che si accorse solo in quel momento che Ari era rimasta solo col reggiseno, il reggiseno nero, che di per sé il colore non era il vero problema ma, come notava solo ora, lo era il contenuto e come stesse fin troppo bene in contrasto con la pelle chiarissima di lei. Si irrigidì di colpo quando sentì il suo fiato solleticargli l'orecchio e si aggrappò saldamente con le mani al lavandino dietro di lui.
-Che dici? Adesso posso farmi la doccia o vuoi farmela tu?- gli sussurrò suadente facendolo rabbrividire fino in cima alla nuca.
Un'improvvisa vampata di calore lo colse dal basso verso l'alto. Iniziò a balbettare senza ritegno col cervello completamente in tilt.
Il ghigno sul viso di Ari si allargò. Era diventato paonazzo.  
-Allora?- incalzò divertita.
Takao la scansò di colpo. -Smettila di fare la sfacciata con me!- sbottò con la voce fin troppo acuta.
-No, perché? Sei così buffo quando ti imbarazzi!- lo sbeffeggiò lei divertita incrociando le braccia al petto.  
Takao si avviò a passo di marcia verso la porta, la aprì, si girò verso di lei, le fece una gran linguaccia e uscì dal bagno sbattendola con forza.
 
 
 
 
-Takao...-
Oramai avevano spento le luci già da un pezzo, si erano già tutti coricati e nessuno fiatava. Allora perché diavolo Takao ora era appollaiato e chino proprio sopra di lei?  
-Eh...-
-Che diavolo stai facendo?- chiese spazientita. Meno male che aveva imparato a contare fino a dieci prima di reagire in qualsiasi modo.
-Non ti ho dato il bacio della buona notte!- sussurrò piano, provocando uno sbuffo generale di tutti i presenti, ancora svegli.
Ari sospirò mantenendo la calma e lo avvisò imponendosi di rimanere impassibile. -Non ti avvicinare mai più di soppiatto mentre dormo. L'ultimo idiota che l'ha fatto si è beccato un pugno in un occhio!-
-Davvero?- chiese sorpreso questa volta senza sussurrare. Evidentemente aveva voglia di chiacchierare, come al solito!
-Oh sì, appena lo vedi, chiedilo a Boris, potrà confermare!- disse lei sistemandosi meglio il cuscino sotto la testa e chiudendo gli occhi intenzionata a terminare lì il discorso.
-Oh … ok! Adesso posso darti il bacio della buona notte?-
Questa volta gli sbuffi furono due: quello di Ari e quello di Kai, coricato proprio lì accanto che di pazienza ne aveva sempre avuta ben poca.  
Takao però doveva aver preso quel silenzio per un sì, infatti si chinò su di lei e le diede un bacio a schiocco sulla guancia che risuonò vivace nel buio della stanza.
Lei per tutta risposta lo scacciò via con una mano infastidita.
-E a me il bacetto della buona notte non lo dai?- improvvisamente la voce limpida di Max vibrò nel buio.  
Takao ridacchiò e gattonò fino al futon di Max e partì un altro bel bacio sonante. Poi passò a quello accanto e lo diede anche a Daichi, che invece era l'unico a dormire di già.  
-E a Kai non lo dai?-  
Kai strabuzzò gli occhi incredulo, e caricò un calcio sullo stinco al cinese accanto a lui, che sghignazzando si girò verso di lui per godersi la scena. Takao gattonò immediatamente verso Kai intrepido e, senza dargli il tempo di reagire, gli schiaffò un bel bacio sulla guancia che gli fece fischiare l'orecchio.
E Kai reagì proprio come prima di lui aveva reagito Ari: gli sventolò davanti una mano infastidito come se stesse cacciando una mosca molesta, e poi si pulì la guancia col doso della mano.   
E dopo un attimo di silenzio la voce di Takao tornò a risuonare nella stanza. -Reiiii!- era rimasto solo lui, non sarebbe stato carino da parte sua non dargli il bacio della buona notte!
Ma il cinese per quanto stesse apprezzando il comportamento finalmente da Takao di Takao, non era certo disposto a subirsi, come avevano fatto gli altri, le sue buffonate notturne!
-Non ci provare o l'occhio nero te lo faccio a prescindere!-  
-Uffaaa! Come sei noioso! Buona notte!-
 
 
 
 
 
 
Eccomi qui a fine capitolo. Spero che sia piaciuto e che risulti quanto meno carino... in qualche modo....  
Kappa: ma ha mandato tre persone all'ospedale sono nella prima parte! Carino dove? e che razza di titolo è?
Me: eeee e dai che vuoi che sia! E poi dove è finito il mio valletto preferito? È kai che deve fare i commenti qui con me, non tu!
Kai: cosa dovrei commentare? Mi sono beccato pure un bacio umidiccio da Takao, mi ha lavato la faccia! Sbava come un cane!
Takao in lacrime: sei un mostro! Quello è tutto affetto!  
Max: buuuuu hai fatto piangere takao, sei pessimo!
Me: santa pace! Chi manca? Rei vuoi dire pure tu la tua in proposito?
Ari: la prossima volta bacialo in bocca così magari è meno stronzo!
Rei: per una foto del genere conosco gente disposta a vendersi un rene!  
Kai: vi disgustate!  
Me: ok, vi lascio battibeccare, io saluto tutti e vi aspetto al prossimo capitolo. Come andrà a finire? Takao riuscirà a dare il bacio delle buona notte anche a Rei? Kai e Ari si chiariranno mai? Scopriranno i nostri eroi del bacio gay/dichiarazione d'ammore di Kai a Takao, o soltanto Hilary rimarrà convinta dell'esistenza di questo tormentato amore non corrisposto? Riuscirà la nostra intrepida autrice a non cadere in tentazione e a non far diventare questa storia una yaoi fottendosene dei piani?  
Lo scoprirete solo nelle prossime puntate!
Kai: quante puttanate! E non osare tirare fuori quella vecchia storia!
Me: tu non mi tentare!  
Takao: io sto ancora andando in terapia quel quello!
Kai: per quello? Non dovresti andarci per altro?  
Me: basta voi due, o giuro che la prossima è una shot yaoi su voi due!
 
 
 
   
 
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