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Autore: Donnasole    03/06/2017    2 recensioni
Questa storia è un tentativo di riempire i non detti nella storia di Zuko durante il viaggio che il ragazzo compie da solo nel secondo libro. Per chi non avesse letto il fumetto THE SEARCH o non gli fosse piaciuto, questo racconto è il modo in cui immagino siano andate le cose.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Azula, Iroh, Ozai, Ursa, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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<center>Epilogo</center>

<< Prendi questo sasso e gettalo nell'acqua. Che cosa vedi? >>
<< Nulla. Il fondale, noi, il cielo, tutto è sparito. >>
<< Questo succede perché il sasso ha smosso le acque intorbidandole e le increspature che ne sono generate impediscono alla superficie di riflettere. >>
<< Perché mi hai fatto gettare il sasso? >>
<< Perché capita. >>



§§§


Ursa appoggiò le spalle alla parete in cerca di sostegno e portò le mani gelate al volto tentando di ricacciare indietro le lacrime che le pungevano gli occhi. Quante ne aveva versate negli ultimi tempi, senza riuscire mai ad esaurirle.
Dire addio a Zuko era stata la cosa più difficile ma doveva fare appello alle ultime energie poiché non era ancora finita.
Nel corridoio buio tutto era silenzio, solo qualche rada fiaccola crepitava spandendo un debole chiarore a mala pena sufficiente per indicare la via.
Fece un rapido riepilogo mentale: le guardie corrotte avevano già preso posto all'ingresso e Hachiko la stava aspettando presso la portantina pronta per la fuga, mancava solo una cosa.
<< Vuoi andartene senza salutare? >> chiese una voce ostile.
Ursa trasalì sentendosi scoperta e il cuore prese a battere selvaggiamente.
<< Azula!>> esclamò guardando la figlia ritta di fronte a se, emersa dalle ombre.
La bambina la fissò con astio.<< Andavi via senza salutare. Madre? >> ripeté scandendo lentamente le parole.
Ursa fece un passo nella sua direzione.
<< Stavo venendo da te. >>
<< Bugiarda! >> gridò la figlia indietreggiando.
La donna mise un dito davanti al volto intimandole il silenzio; si guardò ansiosamente attorno, paventando l'idea che qualcuno potesse averle udite e desse l'allarme. Fece cenno alla bambina di calmarsi.
<< Azula davvero... >>
<< Sei stata da Zuko! >> l'accusò la figlia con rabbia.
<< Si. >> ammise << Ma...>>
<< Mi avresti abbandonata senza una parola. >> singhiozzò interrompendola di nuovo.
Alla vista delle lacrime Ursa corse ad abbracciarla.
Azula non piangeva mai: strepitava, urlava, infieriva ma non piangeva e scoprirla così fragile turbò la donna che la strinse ancora più forte.
<< Perché non mi vuoi bene mamma. >> sepolta fra le braccia della madre, per la prima volta Azula dava sfogo alla propria amarezza. << Perché preferisci Zuko. Anche io sono tua figlia. >>
Ursa la baciò sulla fronte prima di appoggiare la guancia sui suoi capelli cullandola teneramente.
<< Io ti voglio bene. >> sussurrò.
<< Non è vero.>> rispose ostinata la bambina.<< stai sempre con Zuko, io non esisto per te se non quando mi rimproveri. Mi tratti come se fossi un mostro. Sono un mostro mamma?>> domandò ansiosamente aggrappandosi con le manine alla veste della donna.
<< No piccina è solo che Zuko... >>
Azula si divincolò inviperita cercando di liberarsi dell'abbraccio materno.
<< Zuko! Zuko! Zuko! Sempre Zuko! >>
Ursa lottò per trattenerla << Lascia che ti spieghi. >>
<< Non voglio sentire niente! >> Urlò la bambina con quanto fiato aveva in gola.<< Io ti odio! >> e così dicendo afferrò il braccio nudo della madre che la tratteneva. In un attimo le fiamme sprizzarono dalle dita contratte della giovane dominatrice andando ad incidere un profondo segno sul corpo.
Con un gemito Ursa lasciò andare di colpo la figlia e rimasero in piedi, una di fronte all'altra, troppo sbigottite entrambe per aggiungere qualsiasi cosa, fosse un gesto o una parola. Azula infine ruppe l'incantesimo girandosi e correndo via, veloce come un fulmine, lasciando la donna sola con le conseguenze di quell'incontro, marchiate a fuoco sulla pelle.
Dal corridoio risuonò in lontananza il corno dell'allarme.

§§§

Yamamoto Tsunetomo
„Non si possono compiere grandi gesta quando si è in una disposizione di spirito normale.
È necessario diventare fanatici e sviluppare la passione per la morte.
Se si esita o si pensa eccessivamente, si rischia di perdere l'occasione per realizzare l'impresa.“




Azulon se ne era andato anche se non nel modo in cui aveva previsto.
I funerali si erano svolti secondo etichetta con un corteo infinito a seguire il feretro fino alla gigantesca pira funebre, viatico dell'ultimo cammino. Era infine divenuto uno scheletro avvolto dalle fiamme, in quel vasto campo desolato che era la stessa vita umana. Tutti loro non stavano piangendo la sua morte , ma la perdita del loro signore e le lacrime non erano per il morto che aveva illuminato il loro viaggio vittorioso attraverso una guerra durata cent'anni, ma per loro stessi, consapevoli di essere rimasti senza guida.
Al buio.
Azula, appoggiata al tronco di un albero del giardino guardava lo zio ed il fratello immersi in una fitta conversazione.
Troppo lontani perché potesse udirli erano anche troppo impegnati per accorgersi della sua presenza.
Invisibile ai loro occhi, aveva tutto l'agio per studiarli con comodo.
Non che fosse particolarmente curiosa, li osservava con la stessa attenzione che avrebbe riservato ad un formicaio brulicante. Erano nel suo campo visivo e tanto bastava, ma il fatto di essere ignorata... Ecco! Questo proprio non riusciva a sopportarlo.
Iroh aveva appoggiato entrambe le mani sulle spalle del ragazzo dall'espressione afflitta.
Una smorfia sprezzante le si dipinse sul viso vedendo il fratello asciugarsi una lacrima furtiva.
Quando lo zio lo abbracciò; Azula, nauseata, voltò le spalle alla coppia fissando la propria attenzione al laghetto artificiale.
Un piccolo di anatra tartaruga si era distaccato dal gruppo, nuotando da solo in mezzo al riverbero del sole sull'acqua. La bambina lo osservò a lungo con distacco ma poi, ispirata da chissà quale pensiero, si inginocchiò sulla riva sassosa a cogliere qualche ciuffo d'erba da fargli cadere vicino.
Il piccolo cominciò a becchettare ed Azula sorrise.
D'un tratto, come evocata dal nulla, un'anatra più grossa, presumibilmente la madre, giunse a richiamarlo, accostandolo al guscio con fare protettivo e trascinandolo lontano.
La bambina si limitò ad osservarli con sguardo vacuo per un po' quasi non li vedesse, poi si alzò lentamente in piedi, il volto inespressivo; non un alito di vento scuoteva le foglie, nessun rumore a disturbarne le riflessioni.
Nel gran silenzio Azula alzò un dito, prese la mira e …
Fece fuoco!



Note dell'autore.


Eccoci arrivati alla fine della nostra avventura.
Grazie per il tempo che mi avete concesso e per avermi seguito in questa suggestione.
Un abbraccio in particolare a Lance e Era per tutto il sostegno, la pazienza e la gentilezza nell'aiutarmi a rendere presentabile questo lavoro.
La storiella ad inizio capitolo chiude la composizione ma non è terminata, proseguirà in "Legàmi parte seconda. Io ti troverò" che parla della ricerca di Ursa.
Spero vogliate seguirmi ancora e se vorrete lasciarmi un'opinione ne sarò onorata ^^
A presto.
Donnasole

  
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