Serie TV > The Walking Dead
Segui la storia  |       
Autore: Heihei    03/06/2017    3 recensioni
Bethyl-AU
Quegli stupidi degli amici di Beth sono determinati a rendere il suo diciottesimo compleanno memorabile, peccato che le loro buffonate la faranno restare bloccata in un brutto quartiere di una città sconosciuta, attualmente pattugliato dall'Agente Shane Walsh. Minacciata sia dagli agenti che dai criminali, dovrà rassegnarsi alla compagnia di un gruppo di zotici, tra cui un certo redneck particolarmente scontroso.
**Questa storia NON mi appartiene, mi sono limitata a tradurla col consenso dell'autrice**
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Maggie Greeneunn, Merle Dixon
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XVI. Senzatetto

 

 


Allora vieni?”
Il messaggio le arrivò mentre stava parcheggiando. Era una calda giornata di sole e non vide niente e nessuno nei paraggi, se non la fattoria avvolta da quella solita luce dorata.
Mentre leggeva il messaggio di Minnie, fece una smorfia. “Non posso, scusami”, rispose, ma non era proprio del tutto vero. Avrebbe potuto tranquillamente correre in camera, lanciare lo zaino sul letto e rimettersi in macchina per andarsi a fare un giro con le sue amiche. Una parte di lei alla fine un po’ lo voleva. Non le aveva viste molto nelle ultime settimane e stava pensando che stessero cominciando a sentirsi messe da parte.
Almeno lei continuava a parlarci. Daryl per esempio, dalla notte dell’alluvione, la stava volutamente evitando. Per un paio di giorni aveva provato a convincersi che fosse stata solo una sua impressione, ma riuscì a farlo davvero per poco. Ogni tanto l’aveva visto per qualche secondo mentre lavorava e, ogni volta che provava ad avvicinarsi, lui trovava sempre una scusa per allontanarsi. Qualche volta le diede l’impressione che stesse letteralmente scappando via da lei senza neanche guardarla.
Non riusciva a capire se quello fosse solo il suo modo di rifiutarla o se semplicemente si fosse sentito particolarmente in imbarazzo dopo quella notte in cui era riuscito a ritrovare Penny. Se doveva essere completamente onesta con se stessa, doveva ammettere che c’era stato un momento, mentre era nascosta sotto quel letto, in cui aveva messo seriamente in discussione la propria sanità mentale.
O forse era proprio lui che stava mettendo in discussione la sua.
Beth non era il tipo che riesce a fare le cose di nascosto, sia perché lo trovava rischioso e sia perché non si sentiva a suo agio nel farlo, ma quella volta aveva pensato che forse ne sarebbe valsa la pena. Evidentemente, lui non la pensava alla stessa maniera.
In realtà, il motivo principale per cui non voleva uscire con le sue amiche era il fatto che, quel giorno, la maggior parte della famiglia non era in casa: Otis, Patricia, sua madre e, sotto costrizione, Shawn erano andati in città a fare volontariato. Quindi c’era solo suo padre nei paraggi e probabilmente era impegnato a controllare le imposte di quell’anno. Era l’opportunità perfetta per uscire a cercare Daryl e per provare a parlare con lui.
Magari le avrebbe detto che si era immaginata tutto e che non la vedeva in quel modo; di stargli alla larga, raggiungere le sue amiche e continuare a scherzare con loro. Sperava in qualcosa di diverso, ma cercò comunque di prepararsi alla possibilità di rimanere schiacciata da una risposta del genere. Tra l’altro, tutte quelle incertezze avevano delle conseguenze. Era stata distrutta tutta la settimana, aveva fatto spesso avanti e indietro nei campi nella speranza di elaborare un piano per incrociarlo, preoccupandosi costantemente che lui si stesse tenendo lontano da lei semplicemente per non arrivare a dirle in faccia di lasciarlo in pace.
Era giovedì e tutte le classi uscivano un’ora prima, preparandosi a un lungo weekend di tre giorni. Raccolse le sue cose e scese dall’auto mentre una nuvola di polvere cominciò a innalzarsi da dietro l’angolo della strada. Si voltò e vide un enorme SUV nero.
L’auto parcheggiò proprio dietro la sua e vi uscì l’Agente Speciale Rick Grimes, con il suo completo, la sua cravatta strettissima e il suo irrinunciabile fascino. Era l’ultima persona che si aspettava di rivedere, ma lui non sembrava altrettanto sorpreso di averla incontrata.
“Agente Speciale, come mai da queste parti?”
“Buon pomeriggio”, disse lentamente, controllando il suo orologio per accertarsi che fosse davvero pomeriggio. “Sono qui per Daryl Dixon.”
Tirò fuori qualcosa dalla giacca. Era un piccolo giornale e Beth non ebbe bisogno di guardarlo da vicino per riconoscerlo: il settimanale di cronaca locale che usciva ogni lunedì. Avevano scritto un articolo su Penny, l’aveva letto dal cellulare di Shawn e ne aveva una copia conservata nella sua stanza, ma di Daryl avevano menzionato solo il nome.
“Sto cercando lui”, disse con quello che doveva sembrare un tono disinteressato. “Ho letto l’articolo su quella bambina che era scappata dalla vostra fattoria e sono contento che sia sana e salva, ma sono qui per fargli delle domande su suo fratello Merle.”
Il cuore le si bloccò in gola. “Merle sta bene?”
Un angolo della bocca dell’Agente Grimes si contrasse e si prese un momento prima di risponderle con un po’ più di fermezza. “Devo fargli delle domande proprio sulla sua attuale posizione”, chiarì.
Beth scosse la testa. “Lui non ne ha idea, era molto preoccupato.”
Quella risposta non sembrò soddisfarlo più di tanto. “Ad ogni modo...”, si fermò un secondo ad osservare lo spazio circostante e a riporre nuovamente il giornale nella giacca. “...Tuo padre, Hershel Greene, è in casa?”
“Non lo so”, confessò lei. “Vado a cercare Daryl e… uh, Agente Speciale, se per lei non è un problema farmi un favore piuttosto personale...”, indietreggiò di un paio di passi, dando l’impressione che stesse già sul punto di andarsene, e con voce implorante continuò: “I miei non sanno di quella notte. Non sanno che conosco Daryl da prima che venisse a lavorare qui e… credo che sia meglio che non lo sappiano. Le dispiacerebbe… non menzionarla proprio?”
Non lo conosceva così bene da riuscire a capire ciò che stava pensando. Fino a quel momento, l’unica impressione che aveva avuto dell’Agente Grimes era stata quella di un uomo che faceva di tutto pur di mantenere il suo volto coperto da una maschera e che cercava di parlare solo quando era necessario. E quella maschera rigida era difficile da interpretare, ma dopo pochi secondi annuì.
“A meno che non diventi rilevante… sei fuori pericolo.”
Era la risposta migliore che poteva riuscire a ottenere da lui. Quando afferrò la sua borsa e si allontanò per cominciare a cercare Daryl, l’Agente Grimes continuò il suo percorso verso la casa. Non riusciva a immaginare nessun motivo per cui quella nottata sarebbe potuta diventare rilevante, e quel pensiero la tranquillizzò.
Vide Tony e Dave, due altri aiutanti, che stavano lavorando da soli alla recinzione.
“Ragazzi, avete visto Daryl?”, chiese, col fiato corto per la corsa.
Dave si prese un momento prima di rispondere, aggrottando la fronte e scansionando la zona con gli occhi, forse un po’ allarmato dal fatto che fosse venuta da loro da sola, senza un accompagnatore.
“Sì, è andato di là.” Si asciugò la fronte dal sudore e indicò il bosco. “Credo che abbia visto un coniglio, o qualcosa del genere.”
“E’ andato a cercarsi la cena”, aggiunse Tony.
“Grazie!”
Corse subito nella direzione che le avevano indicato, ma giunta davanti agli alberi dovette fermarsi: anche se, essendo praticamente cresciuta lì, conosceva bene quei boschi e non c’era rischio che si perdesse, lei non era un segugio.
“Daryl?”, lo chiamò ad alta voce.
Non avendo ricevuto alcuna risposta, decise di avanzare più in profondità. Che cosa avrebbe potuto seguire Daryl, essendo un cacciatore? Diede un occhiata al terreno, ma non volle dar retta alle prime impressioni. Per quanto ne sapeva lei, quelle che le sembravano orme umane abbastanza fresche potevano essere lì anche da qualche giorno. Non c’era neanche stato troppo vento, né aveva piovuto di nuovo dopo l’alluvione.
Alla fine, però, riuscì a trovare delle impronte che sembravano essere della misura del piede di Daryl. Nonostante diventassero un po’ più confuse in alcuni punti, era abbastanza sicura che appartenessero a lui. Le seguì per circa duecento metri prima di arrivare a qualcosa di concreto, seppur non fosse quello che si aspettava: legata tra due alberi, c’era una collezione di cadaveri di animaletti appesi a cuocere su un focolare.
“Beth?!”
Daryl era in piedi accanto ad esso e sembrava una preda che si era appena resa conto di essere stata inseguita. Infatti, si girò di scatto a guardarla con le spalle ricurve. Il suo sguardo era selvaggio, ma s’incupì presto, surclassando lo stupore.
“Ho seguito le tue tracce!”, la bocca di Beth si piegò nel sorriso più largo di tutta quella settimana. “Ci sono riuscita!”
Non riuscì a fare a meno di ridere vittoriosa, ma quell’ilarità momentanea le morì sulle labbra quando si accorse di quanto ostile fosse il suo sguardo e del modo in cui i suoi occhi fuggirono verso un punto preciso del bosco. Seguì il suo sguardo fino a notare una piccola tenda nascosta all’ombra di un grande albero. Inoltre, al di là di questa, c’era anche la moto di Merle.
Per un lungo momento di disagio nessuno dei due si azzardò a parlare, e Beth cercò di realizzare a pieno quello che aveva appena visto.
“Ti sei fermato qui?”, gli chiese, ridando uno sguardo prima a lui e poi agli animali, alla tenda e al focolare. “Otis aveva detto che avevi un posto dove stare… stai vivendo qui?”
Daryl fece una rigida scrollata di spalle e cominciò a girarle attorno. “Che ci fai qui fuori, Greene?”
Beth non riuscì a trattenere un cipiglio davanti a quell’atteggiamento aggressivo. Non lo vedeva così sulla difensiva dalla notte a casa di Nick. “Sono venuta a cercarti, Daryl. Sii chiaro, hai un posto dove stare sì o no?”
“Non dovrebbe importare né a te né a nessun altro”, borbottò.
“Ma sei senza casa!”, disse lei affranta.
Lui la guardò per un secondo, poi sbuffò, alzò gli occhi al cielo e si voltò.
“Non devi per forza vivere così...”
“Io vivo come mi pare. Te lo chiedo ancora, che cazzo ci fai qui fuori?”
Si avvicinò pericolosamente a lei e, se avesse avuto ancora paura di lui, sarebbe subito tornata indietro. Ma stava solo fingendo, snervandola più di quanto lei stessa volesse ammettere.
“Sono venuta a cercarti!”, ripeté senza abbassare lo sguardo. “C’è l’Agente Grimes, è qui per chiederti di Merle.”
Daryl si congelò sul posto. “Come diavolo faceva a sapere che ero qui?”, ringhiò, stringendo gli occhi.
“Per la storia di Penny… ha detto che è sulle sue tracce da un po’.”
Lui girò i tacchi prima che finisse di parlare e cominciò a incamminarsi verso la fattoria. Beth lo seguì di corsa, cercando di tenere il suo passo. Camminava così velocemente che ci mise un po’ a raggiungerlo ma, giunti all’ultima fila di alberi, furono entrambi costretti a fermarsi.
“Se trovassero Merle… sarebbe una buona cosa?”, gli chiese.
“Non lo so”, rispose con diffidenza.
“Daryl, ascolta… dobbiamo parlare.”
“Non abbiamo niente di cui parlare!”, sbottò.
Beth cominciò a sentirsi incandescente dalla rabbia, ma si morse la lingua e lo seguì fuori dal bosco. Dave e Tony avevano smesso di lavorare apposta per osservarli.
“Perché ti comporti così?”, sibilò quando furono abbastanza lontani. “M’importa di te. Non voglio che tu dorma in una tenda nei boschi quando potresti tranquillamente stare...”
“Sì, sì, certo, lo so. Siete tutti così accoglienti!”, mormorò.
A quel punto, Beth si fermò. Daryl la guardò oltre la sua spalla, come se si volesse assicurare che non fosse inciampata. Infatti, quando notò che era ancora in piedi sana e salva, continuò a camminare.
“E’ per Maggie? A lei non importa più! Prima che se ne andasse, sabato, ne abbiamo parlato e ha detto che...”
“Non è per Maggie, è per tutti voi! Tu in particolare”, si guardò intorno, dandole un colpetto sul petto. “Io so benissimo che tipo di persona sono e anche il resto di voi sembra saperlo. Ho solo fatto un favore a tuo padre standoti alla larga, perché sono fottutamente sicuro che non vorrà mai vedere uno come me avvicinarsi a te!”
Che diavolo significava? Era quello il motivo per cui non la guardava, per cui non le rivolgeva la parola?
Appena era arrivato alla fattoria era stato così tranquillo, specialmente in confronto a quel momento. Riuscì a vedere la paura nei suoi occhi. Probabilmente pensava di aver fatto un casino, di aver oltrepassato il limite e quindi voleva fare un passo indietro, ma lei non poteva permetterglielo. Incapace di pensare a qualcosa da dire, si limitò a scuotere la testa.
“Se avesse saputo quello a cui stavo pensando, ora sarei morto!”, aggiunse lui, stringendo i denti.
Per qualche secondo, nessuno dei due fiatò. Era suonata quasi come una confessione e Daryl si aspettava di averla lasciata di sasso, ma Beth trovò il coraggio per chiedergli, con voce tremante: “A cosa stavi pensando?”
Scuotendo la testa, Daryl si strofinò il collo con una mano. “Cazzo, ragazzina, chiunque riuscirebbe a vedere che qualcosa di sbagliato in questo, ma sembra proprio che tu non riesca a capirlo!”, gridò.
“Non è giusto.” Ebbe serie difficoltà a dargli una risposta che non fosse quella, non era preparata a una cosa del genere. Le pizzicavano gli occhi, ma con un ansito riuscì a evitare di scoppiare.
“No, non lo è”, continuò a gridare lui, ma dopo qualche respiro affannato, ammorbidì il tono. “E non è neanche colpa tua, ma mia… non sarei dovuto venire.”
Quando raggiunsero la stalla, pur senza toccarlo, Beth lo catturò. Doveva dirle la sua prima che tornasse a casa dall’Agente Grimes. Cominciò ad attraversare il perimetro dell’edificio e lui la seguì, superando l’aiutante che vi stava lavorando così velocemente che forse non li aveva neanche notati.
Quando si fermarono, Daryl cominciò a camminare avanti e indietro di fronte a lei, cercando di evitare il suo sguardo.
“Era già sbagliato e io… non avrei dovuto. Sono un figlio di puttana come tutti loro. Quelli come me dovrebbero starti lontano.”
“Ma non è vero, Daryl.” Doveva dimostrargli che si sbagliava. Non aveva mai pensato una cosa del genere e odiava che lui ci credesse davvero. “Io so che tu non lo sei.”
“Oh! E quindi credi di conoscermi?”, scattò verso di lei, avvicinandosi di un passo.
Beth non indietreggiò o inciampò di un solo centimetro. “Esatto”, annuì guardandolo negli occhi. “E’ così.”
Combattendo contro la sua stesa lingua, Daryl le rivolse uno sguardo torvo, cercando di scegliere con cautela le sue prossime parole. Si allontanò da lei, aprendo e chiudendo i pugni. Ma prima che riuscisse a ritrovare la voce, Beth decise che non voleva ascoltarla: avrebbe continuato a buttarsi giù negando a se stesso quello che in realtà entrambi volevano. Così, prima che ricominciasse ad urlare, si aggrappò al tessuto della sua camicia e si avvicinò di nuovo a lui. Il suo scopo era baciarlo proprio in quell’istante, ma si fermò a un centimetro dalla sua bocca, poggiando delicatamente la fronte sulla sua. Sentì il suo respiro caldo e pesante sfiorarle le labbra. Gli occhi le si chiusero automaticamente, ma esitò per un momento e li riaprì per catturare un primo piano del suo sguardo, ormai diventato più nero che blu. Fu scossa da un brivido. Era da un po’ che non provava una cosa simile e già stava tremando dalla paura che potesse arrabbiarsi ancora di più.
Ma almeno bastò a farlo tacere. Sotto il suo tocco, così com’era accaduto qualche tempo prima, Daryl diventava stranamente immobile e tranquillo. La rabbia che prima l’aveva animato cessò in un istante. Quella volta, però, non si congelò: le sue mani raggiunsero lentamente la sua schiena, sorreggendola. Le sue dita le bruciavano sulla carne, e ogni polpastrello trovò il suo posto. Le sue mani, nonostante di solito fossero così forti, l’accompagnarono verso di lui mentre cercava un po’ di coraggio tra i tonfi dei suoi battiti cardiaci per avvicinarsi a sua volta. Se Daryl avesse anche solo pensato di poterla fermare, non ci sarebbe mai riuscito. Avrebbe vinto lei. E non aveva nessuna intenzione di assecondarlo, si era trattenuta anche abbastanza a lungo.
Le labbra di Beth incontrarono le sue, incerte e tremanti. Fece scivolare le mani dal petto alla barbetta che aveva sul collo, incoraggiandolo. La tensione che l’aveva bloccato cominciò a vacillare, finché le sue braccia non la strinsero a sé e anche le sue labbra accarezzarono quelle di lei. In un impeto di audacia, prese a baciarlo con più foga, intrecciando le dita tra i suoi capelli.
Avrebbe potuto anche sbraitare, scacciarla e gridarle contro come un cane rabbioso, nonché fingere di odiarla, ma nel momento in cui l’aveva baciata Beth seppe che tutti quei silenzi freddi e tutti quegli insulti erano costruiti. Non aveva immaginato niente. Era tutto vero.
La sua lingua le pizzicò le labbra, per poi approfondire il bacio. Fu travolta da una scarica di emozioni e si staccò da lui solo per riprendere a respirare, ancora inebriata dal suo tocco. Daryl si fermò a guardarla con occhi improvvisamente preoccupati. Erano più scuri, stravolti.
“Scusa”, gli disse in un sussurro, sorridendo contro la sua bocca.
“E’ tutto a posto”, mormorò lui.
“Daryl, lo so che non è proprio il momento più adatto per parlarne, ma io...”
Stava per dirgli che non voleva fermarsi, che voleva baciarlo in quel modo dalla notte in cui si erano conosciuti, da quando gli aveva chiesto di venire alla fattoria. Ma non riuscì a dire nulla di tutto ciò, perché una voce non troppo lontana da loro si schiarì la gola e Beth interruppe subito la frase, voltandosi per scoprire chi li aveva interrotti. Era accaduto tutto così velocemente che non ebbe neanche il tempo di farsi prendere dal panico per la possibilità che potesse essere suo padre.
Ma era Rick Grimes, giunto dall’altro lato della stalla, ad osservarli con un’espressione piuttosto stupita, le mani sui fianchi e i denti stretti. Sicuramente, aveva visto abbastanza.
“Agente Speciale”, Beth sussultò.
Fu quando Daryl si allontanò da lei così velocemente da farla inciampare che si rese conto che buona parte del suo corpo, mentre si stavano baciando, era stata sorretta da lui.
Chiaramente mortificato, prese ulteriormente le distanze di qualche passo, dando loro le spalle e portandosi nervosamente una mano tra i capelli, mentre imprecava sottovoce.
“Daryl Dixon?”
“Sì, sono io”, mormorò, senza ancora voltarsi del tutto. Da quello che Beth riuscì a vedere, il suo volto era diventato pallido come quello di un fantasma.
“Sono qui per chiederti di tuo fratello, Merle Dixon. Non sappiamo dove sia.”
Beth, con una mano davanti alla bocca e le guance in fiamme, osservò Daryl tornare in sé: si scrollò letteralmente l’imbarazzo di dosso e si voltò per affrontare l’Agente Grimes.
“Non ne so niente”, ringhiò.
“Che ne diresti di venire con me?”, suggerì l’Agente con fermezza, per niente intimorito o sorpreso dalla sua evidente ostilità. “Ti offro una birra in cambio di un paio di risposte.”
“Una birra?”, Daryl lo squadrò con sospetto.
“In realtà, le domande saranno più di un paio. Facciamo una ventina”, si corresse, lanciando un’occhiata a Beth, che tentò di ricambiare con un sorriso nervoso.
Dopo essersi torturato le labbra per un po’, Daryl accettò la proposta, seguendo l’uomo verso la sua auto con lo sguardo puntato sul terreno. Mentre l’Agente Grimes salutò Beth con un cenno, lui non la guardò per più di due secondi.
Lei, al contrario, rimase a fissare lo spazio da cui entrambi gli uomini erano spariti per una quantità di tempo sicuramente maggiore rispetto a quella che lei aveva percepito. Sembrava che finalmente stessero per arrivare a qualcosa, anche se il tempismo non sembrava essere dalla loro parte. Cercò di non preoccuparsi troppo del fatto che fossero stati interrotti, ribadendo a se stessa che Daryl, essendo un caso disperato per quanto riguardasse socialità e aggressività, probabilmente non doveva essersi reso conto di quanto l’aveva infastidita vederlo andare via in quel modo dopo che si erano appena baciati per la prima volta. Sapeva che con lui sarebbe stata dura, aveva solo bisogno di prepararsi psicologicamente a questo genere di comportamenti.
Doveva lasciargli del tempo per pensarci.
Lei aveva bisogno di pensarci. E di parlare con Maggie.

 

• • •


Dopo quello che Beth gli aveva fatto, che gli aveva provocato qualcosa di molto simile a uno shock, sentì di aver perso l’abilità di parlare. Non era mai stato un tipo di molte parole, ma una cosa del genere gli era successa solo nelle situazioni di particolare pressione.
E quella lo era eccome.
Il percorso in macchina che ne seguì fu carico di tensione e privo di parole. Cercò di concentrarsi sul rumore che le ruote, rotolando, facevano sulla strada e si sforzò di tenere gli occhi ben aperti e attenti, perché ogni volta che li chiudeva sembrava che lei fosse ancora lì con lui, a metterlo sotto pressione.
Rick Grimes era un uomo difficile da decifrare. Tentò di entrare nella sua mente, osservandolo con attenzione dal sedile del passeggero di quell’enorme SUV ovviamente associato al governo. Rick parlava, camminava e lo controllava con la coda dell’occhio come un qualsiasi sbirro, ma aveva una sorta di disinvoltura in tutto quello che faceva che l’aveva reso in qualche modo incline ad ascoltarlo.
Fino al loro arrivo al bar non parlarono molto. Daryl diventava paranoico ogni volta che l’Agente faceva qualche allusione a Beth o a quello che li aveva trovati a fare mentre passava davanti alle stalle, ma l’aria che si tirava in quell’auto si mantenne quasi costantemente imbarazzante e silenziosa.
Il bar era quasi vuoto. Le masse, di norma, sarebbero uscite da lavoro dopo alcune ore. Si sedettero al bancone uno a fianco all’altro e svuotarono i colli delle loro bottiglie prima che Rick andasse dritto al dunque.
“Immagino che sia strano per te vederci di nuovo”, disse, indicandogli il volto. “Sembra che il tuo occhio stia guarendo.”
Daryl evitò di rispondere facendo un altro sorso.
“La verità è che la maggior parte delle persone che interrogo rientrano in due categorie: ci sono quelli che non c’entrano assolutamente niente con il caso e che quindi non rivedo mai più se non al momento della dichiarazione, e quelli che in qualche modo sono coinvolti. In questo caso scopro sempre di cosa sono colpevoli, li accuso e poi semplicemente… spariscono. Sai cosa non mi succede mai? Avere a che fare due volte con un due persone completamente innocenti.”
A dispetto di se stesso, Daryl ghignò. “Stai dicendo che Beth è un genio del crimine?”
L’Agente Grimes combatté contro un sorriso per qualche secondo, per poi arrendersi. “No, signor Dixon. Non è questo che sto cercando di dire.” Ritornò subito serio.
“Il fatto è che, Agente”, scelse con cura le parole senza rischiare di tradirsi nell’apparire troppo sfacciato, “incontrarci due volte a distanza di poche settimane non deve essere stato divertente per nessuno dei due, ma non credo che le statistiche personali valgano come prova, no? Siamo qui per parlare di mio fratello o cosa?”
Con un sospiro, Rick si raddrizzò e si sistemò la cravatta, si tolse la giacca nera e cominciò a rimboccare le maniche della camicia, sottintendendo che la questione sarebbe andata avanti per un bel po’.
“Infatti voglio parlare di tuo fratello”, annuì guardando con insistenza il bancone di fronte a sé. Era evidente che avesse già delle prove da usare contro Merle. “E’ coinvolto in un crimine insieme a due uomini che abbiamo in custodia, Nick e Jeremiah Waters… conosci?”
Non era una vera e propria domanda, quindi Daryl non rispose.
“La prima volta che ti ho visto eri a casa di Nick, e anche Jeremiah e suo cugino Evan erano lì.”
“Sì, siamo amici”, fece un altro sorso.
Se Grimes avesse avuto qualcosa anche su di lui oltre al fatto che li conoscesse, non ne avrebbero mai parlato , ma a allo stessi tempo era difficile rilassarsi, soprattutto se Nick e Jeremiah erano stati catturati. Loro lo conoscevano e sapevano che era coinvolto. Non doveva preoccuparsene più di tento, ma fu costretto comunque a vedere le cose sotto una luce diversa.
“Evan è morto.”
Daryl fece ancora un altro sorso.
“…Per aver appena saputo che due tuoi amici sono stati arrestati e che uno è morto, non mi sembri poi così scosso, signor Dixon.”
“Non erano buoni amici”, sussurrò.
“Tuo fratello è stato avvistato mentre fuggiva dalla scena del crimine. Il corpo di Evan era lì vicino.”
“Merle non ha ucciso Evan”, disse tutto d’un fiato, afferrando l’opportunità di poterlo guardare come se non avesse idea di quello che fosse successo quella notte. “Non è quel tipo di persona”, scosse la testa con decisione.
Rick impallidì. Non seppe dire se avesse creduto alle sue parole, ma non sembrava essersi accorto che stava bluffando, il che era un buon segno. “Tuo fratello non è indagato per omicidio.”
“E allora per cosa?”
“Su questo non posso rivelare alcun dettaglio”, disse l’Agente.
Daryl annuì, capendo che quell’uomo non aspettava altro che qualche rivelazione da lui, che sul quel caso, in realtà, ne sapeva sicuramente più dell’FBI.
“Quindi non per omicidio.”
“No.”
“Bene, avreste solo perso tempo. Mio fratello è un degenerato, ma di certo non è un assassino.”
L’Agente Grimes aggrottò la fronte. “Avete qualche altro familiare?”
Il suo sguardo pensieroso e inquisitorio lo infastidiva, ma stava cominciando ad abituarsi ad avere a che fare con gente che dimostrasse interesse nei suoi riguardi. Dopo l’esperienza con Beth e Hershel, stava decisamente migliorando nel comportarsi da uomo in situazioni simili.
“Nessuno di importante. Mio padre è morto in un incidente di caccia l’anno scorso”, rispose, veloce e coinciso, ma non sulla difensiva. Stava imparando. “Siamo solo io e Merle da un po’ ormai.”
“Ma adesso non stai con lui.”
“No. Quella notte a casa di Nick, la ragazza ha offerto a me e a Merle un lavoro alla fattoria Greene. Lui aveva detto che mi avrebbe raggiunto in pochi giorni, ma non si è mai fatto vivo. Immaginavo che fosse successo qualcosa, ma è difficile rintracciarlo. Non è la prima volta che sparisce così.”
“Quindi dopo quella notte sei venuto direttamente da queste parti?”
Grimes si stava muovendo abilmente nel tentativo di dimostrare che la sua alibi non tenesse, ma Daryl aveva già una storia pronta. Ed era anche buona, perché parzialmente vera.
“No. Ho preso le mie cose e sono andato in un garage, si chiama Shambles. Ho venduto la mia moto e ho passato un paio di giorni per conto mio a caccia nei boschi qui intorno.”
“Hai venduto la tua moto?”, ripeté Grimes.
“Tempi difficili”, Daryl fece le spallucce. “Mi è già successo.”
“Ma non avevi già accettato il lavoro alla fattoria?”, l’Agente lo scrutò con quello stesso sguardo indagatore di prima.
In quel caso, non ebbe bisogno di nessuna abilità recitativa. Fissò per un secondo il bancone e, in preda al disagio più sincero, mormorò: “Non ero sicuro che andare alla fattoria fosse una buona idea. Avevo bisogno di un po’ di tempo per pensarci.”
“E perché pensavi che non fosse una buona idea?”
Perché un’adolescente mi è appena saltata addosso, sei cieco?
“Per la ragazza.” Non era necessario dirlo ad alta voce, ma non riuscì a frenarsi. “Non dovrei starle intorno”, aggiunse, strofinandosi gli occhi.
“Beth Greene? Effettivamente, è una ragazza del liceo”, Grimes sbattè ripetutamente le palpebre e si strinse nelle spalle, “ma l’età del consenso è sedici anni in Georgia, signor Dixon.”
Fece un sorso dalla sua birra e deglutendo aggiunse: “Comunque, so riconoscere un primo bacio quando ne vedo uno.”

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Walking Dead / Vai alla pagina dell'autore: Heihei