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Autore: sofimblack    04/06/2017    1 recensioni
Dal II capitolo:
«Vuoi una caramella?»
Lui la guardò con attenzione ancora maggiore. Non si erano mai presentati, non si conoscevano, eppure lei non si era presentata né gli aveva chiesto il suo nome. No, lei gli aveva sorriso offrendogli una caramella. Una caramella. Anche lei studiava le persone, non si era sbagliato, ma aveva l’impressione che i loro studi si muovessero su due piani diversi.
[...]Quando però lei gliela porse, e lui allungò la mano per prenderla, accaddero due cose contemporaneamente.
Si sfiorarono appena, e una lieve scossa attraversò entrambi... probabilmente pure questo è un cliché, eppure tramite quel tocco leggero presero effettivamente la scossa, era decisamente così, non ci si poteva sbagliare.
La seconda cosa fece invece cadere Rae nello sgomento. L’atmosfera, da tranquilla e rilassata, si era fatta per lei tesissima. Una sensazione terribile, sconvolgente e in qualche modo triste la attraversò, velandole per un momento gli occhi di panico. 5 novembre, 5 novembre, 5 novembre.

Cosa sarebbe potuto accadere se Rae, una ragazza molto "intuitiva" e dal passato difficile, avesse incontrato Elle durante il caso Kira? Forse il finale sarebbe stato diverso...
Beh, spero di avervi sufficientemente incuriositi! Buona lettura ^^
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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XVI
Carte da decifrare


 

Terza settimana di giugno

R

 

Quando Rae concedeva a se stessa di pensare a tutta la situazione che stava vivendo - ed intendo pensarci davvero, cercando di osservare il tutto da un punto di vista esterno e vagamente obiettivo - le sembrava una cosa totalmente assurda. Forse era davvero pazza. Forse si stava immaginando ogni cosa: gli shinigami, le sue premonizioni, Elle… Forse tutto quello non era reale. Ma in fondo cos’è la realtà? Ogni volta che si permetteva di rifletterci la coglieva un forte senso di vertigine, finché non si appigliava ai punti di riferimento sicuri che aveva e, di certezza in certezza, riusciva a ritrovare la propria lucidità. Suo padre era morto. Kira lo aveva ucciso. Kira uccideva tramite un death note. I death note appartenevano al mondo degli shinigami. “Eh già cara Rae, sarebbe bello se fosse solamente nella tua testa.” E invece no. Tutto ciò era davvero reale. Spaventosamente, disgustosamente reale. 

Seduta sul divano, la finestra del balcone aperta, se ne stava semplicemente lì, immersa nel fumo e nei pensieri. Era notte fonda e lei non riusciva a dormire. Poteva quasi percepire sulla pelle la presenza del death note nella borsa abbandonata sulla sedia… a causa delle telecamere non poteva certo mettersi a sfogliarlo come nulla fosse, ma forse era meglio così. Quell’oggetto le dava i brividi e non soltanto perché riusciva a percepirne il potere maligno. Non aveva osato leggerlo neppure fuori casa e sapeva benissimo il perché: lì sopra c’era scritto il nome di suo padre. La calligrafia ordinata di Yagami aveva tracciato le linee che componevano il suo nome in quella che era una vita fa, provocandogli un arresto cardiaco. Già, “l’arma del delitto” che lo aveva ammazzato era nel suo soggiorno, a pochi metri da lei. Più ci pensava e più rischiava di andare in iperventilazione.
Rabbrividì. Ciò che restava della sigaretta le cadde dalle dita, formando un piccolo foro bruciacchiato sul tappeto per poi spegnersi definitivamente.

 

 

 

L

 

 

Le uccisioni erano ricominciate. Com’era possibile? Forse il potere di Kira era in qualche modo passato da Yagami e Misa ad un terzo Kira? Ovviamente gli agenti avrebbero voluto liberare subito i due prigionieri ma lui non l’aveva permesso. Voleva continuare a studiare Yagami e le sue reazioni, nonostante ormai sembrasse totalmente estraneo al caso Kira e nonostante fosse quasi illogico tenerlo lì. Ma lui era Kira, Elle lo sapeva e dunque certo non poteva liberarlo così facilmente. Pensò a suo padre, l’ispettore Yagami, l’unico in tutta quella storia per cui provasse un insolito sentimento di dispiacere. Lui non si faceva mai coinvolgere personalmente dai casi che seguiva, eppure osservare ogni giorno l’integrità morale di quell’uomo, il suo credere fermamente in valori quali l’onestà e la famiglia, e soprattutto la sua innegabile purezza, avevano inevitabilmente fatto sì che Elle iniziasse a provare una sorta di simpatia nei suoi confronti. Erano molto diversi tra loro ma si rispettavano a vicenda, e collaborare con lui era stato davvero interessante; quando lo osservava starsene nella propria cella in silenzio, logorato dall’idea che suo figlio potesse essere Kira, pensava che quello era lo stesso uomo che si era precipitato alla Sakura TV nonostante fosse in ospedale per impedire che Kira diffondesse il proprio messaggio, e allora quella sensazione tornava a trovarlo. Assisteva ogni giorno al personale dramma di Soichiro Yagami, sentendosi in qualche modo sbagliato per questo; non poteva rispettare la sua privacy, non poteva provargli l’innocenza di suo figlio. Non poteva farci nulla. O meglio, sì che poteva far qualcosa: risolvere il caso, ed in fretta.
Era innegabile che le indagini lo stessero logorando più di qualsiasi altra volta ma al contempo, in una sorta di strana perversione masochista, lo esaltavano. Ogni volta gli pareva di esserci quasi, ed ogni volta tutto gli scivolava via tra le dita, costringendolo a cambiare linea di pensiero, a riaggiustare il tiro. Sorrise tra sé. Tutto ciò era estremamente stimolante, senza dubbio il caso più difficile che gli fosse mai capitato… Il telegiornale passò in quel momento la notizia di altre persone morte per mano di Kira. Il vago sorrisetto gli si spense sul viso e la solita pressione rinnovò il proprio peso sulle sue spalle. Nuove morti. Merda. Lui pensava a quanto fosse eccitante aver trovato un degno avversario e nel frattempo c’era gente che veniva ammazzata perché lui era lento… se solo avesse avuto delle prove. Se solo Rae avesse smesso di tenere per sé tutti i suoi segreti.
Afferrò uno dei biscotti che aveva davanti a sé e lo sbriciolò, senza mangiarne neppure un boccone. Rae. Ovviamente cercava di pensare a lei soltanto in termini puramente razionali e strettamente legati al caso Kira, però… poteva ricordare con esattezza millimetrica ogni singola lentiggine che aveva sulle guance, ogni respiro che avevano condiviso, il suo sapore, lo sguardo ferito ed arrabbiato che gli aveva rivolto l’ultima volta che si erano visti. Si soffermò volutamente su quell’ultimo ricordo. Baciarla era stato un errore. Aveva capito con sorpresa di sentirsi in colpa per le parole che le aveva rivolto, di odiarsi quasi per averle fatto del male, eppure era stata la cosa migliore da fare. Lei era riuscita in qualche modo ad essere l’unica eccezione alla sua regola, ma se lui aveva quella “regola” appiccicata addosso, cucita nel DNA, un motivo c’era. Non era in grado di relazionarsi umanamente con nessun essere vivente per una miriade di motivi - tutti validi e spesso egoisti - in ogni senso possibile, e non poteva permettersi di cambiare tutto ciò per lei. 

 

 

 

Luglio

R

 

«Elle.»

Disse solo quello, solo il suo nome. Rae aveva una strana sfumatura negli occhi, di risolutezza perlopiù, come se avesse scritto in fronte “ci siamo, è il momento”... ed era così, era il momento. Da quando si era svegliata lo aveva saputo, anche se non capiva bene perché proprio quello dovesse essere il giorno giusto per rivelare tutto. Accese il bollitore per prepararsi una tazza di tè, forte come piaceva a lei, mentre si girava l’ennesima sigaretta della giornata. Ormai era estate, poteva stare con le finestre aperte tutto il giorno per fare entrare luce e rumori, mentre camminava scalza per l’appartamento. Quando faceva caldo indossava alcune cavigliere che tintinnavano ad ogni passo, scontrandosi col suo principio di vita del non dare nell’occhio ma al contempo calmandola profondamente con il loro suono. Aveva raccolto i capelli sulla testa con una matita, in una specie di chignon del tutto caotico, e portava una maglia XXL dei Sex Pistols che le arrivava fin sopra alle ginocchia, e che lei indossava come una sorta di vestito dal quale spuntavano le gambe dal colorito chiarissimo.
Dopo almeno due settimane che non si vedevano finalmente Elle era lì, sulla sua porta, le spalle ricurve e le braccia pallide che sbucavano da una t-shirt bianca, le occhiaie sempre più profonde che gli incorniciavano gli occhi - occhi che quel giorno erano particolarmente seri e concentrati. Quando Rae incrociò il suo sguardo sentì una strana sensazione attraversarla, ma non di quelle sovrannaturali: era una sensazione del tutto fisica, una sorta di attrazione magnetica, alla quale però era inutile porre attenzione. Non lo aveva fatto venire lì per quello.
Prese un lungo respiro.
«Tu dovrai morire il 5 novembre, a causa di Misa Amane. Light effettivamente non è più Kira, perché non è più il proprietario del quaderno e dunque ha dimenticato tutto. Gli Shinigami esistono ed io ho a che fare da un po’ di tempo con due di loro.»

Lui, che ancora non aveva avuto il tempo di sedersi né di togliersi le scarpe, rimase immobile dov’era, guardandola sorpreso, macinando tutte quelle informazioni ad una velocità probabilmente insostenibile per chiunque altro. A Rae venne quasi da ridere: era così buffo lì, in piedi, nel bel mezzo del piccolo soggiorno con quell’espressione assurda spiaccicata in faccia…

Credo sia capitato a tutti almeno una volta nella vita di ritrovarsi in una situazione terribilmente seria e di provare però l’incontenibile impulso di perdersi in una risata sguaiata, liberatoria, isterica, decisamente inappropriata. Era quello che sentiva Rae, che finalmente si era tolta quel macigno terribile dal cuore… solo adesso si rendeva realmente conto di quanto le fosse pesato davvero, per tutto quel tempo. Avrebbe voluto correre e ballare e sdraiarsi su un prato e salire sulle montagne russe urlando a pieni polmoni e nuotare in mezzo al mare. Come aveva fatto a tenersi dentro così a lungo un simile peso?

 

 

L

 

Ogni cosa che gli aveva detto andava ad incastrarsi perfettamente tra tutte le sue teorie ed i piccoli tasselli mancanti. La questione Kira sopra ogni altra cosa, ma anche tutto il discorso sugli Shinigami. In realtà aveva già preso in considerazione la loro esistenza, c’erano troppi indizi che lei gli aveva lasciato perché lui potesse ignorarli, nonostante fosse del tutto scettico a riguardo. Sarebbe stato illogico però scartare a priori quell’opzione, soprattutto considerato che pure i poteri di Rae erano sovrannaturali, e quelli aveva avuto modo di verificarli di persona. Il 5 novembre… stranamente quel pensiero non lo sconvolgeva più di tanto. Certo, non desiderava morire e sicuramente non a causa di Misa, eppure era come se l’ennesimo pezzettino fosse andato a sistemarsi nella sua mente. Ovviamente lei lo aveva sempre saputo, sin da quel pomeriggio nel parco, a Winchester. Lui aveva già ipotizzato che potesse trattarsi di qualcosa del genere, eppure quella sua strana tranquillità che gli permetteva di analizzare il tutto in modo obiettivo derivava da qualcos’altro… qualcosa che - si rese conto - era invece del tutto irrazionale. Era come se in qualche modo sentisse che grazie a lei non sarebbe accaduto nulla di male ed alla fine avrebbe vinto, come se lei fosse effettivamente una sorta di protezione da Kira, Misa e tutto il resto. Scacciò via quel pensiero, infastidito. Doveva eliminare i sentimentalismi e concentrarsi sui fatti concreti, o ci avrebbe rimesso la pelle.

 

R

 

Mentre Elle rifletteva sulle sue parole lei prese il tè e portò una sedia sul terrazzo, sulla quale si sedette appoggiando le gambe sul parapetto del balcone. Chiuse gli occhi. Tra le labbra teneva la sigaretta accesa, fumandola con molta calma. Poco dopo sentì il rumore di un’altra sedia trascinarsi accanto a lei e, da un sottile spostamento d’aria, percepì che lui le si era seduto accanto. Riaprì gli occhi, osservandolo. Anche sotto la spietata luce del sole i suoi capelli rimanevano di un nero impossibile, senza alcuna sfumatura.

«Adesso basta coi giochetti. Devi dirmi tutto quello che sai, non voglio omissioni di nessun tipo.»

Lo sguardo che le rivolse la spaventò quasi, congelandola dentro. Era lo sguardo dell’investigatore senza scrupoli, lo sguardo del predatore un attimo prima di uccidere la propria preda. Tutta la leggerezza che aveva provato era fuggita via, rapida. Davvero si era illusa del fatto che, dopo aver sentito quello che aveva da dire, tutto sarebbe rimasto come prima? Lo guardò con attenzione. La schiena curva mentre se ne stava appollaiato sulla sedia, i piedi scalzi, le mani frenetiche. Eppure c’era qualcosa di diverso in lui… ebbe un improvviso lampo di consapevolezza. Si rese finalmente conto che in realtà fino a quel momento l’aveva sempre guardata con un calore particolare negli occhi, riservato a lei sola, anche quando era infastidito o cercava di non mostrarle ciò che pensava… già, anche in quei momenti quel calore speciale era sempre stato lì, e se ne era accorta soltanto adesso che non c’era più. Che stupida, come aveva fatto a non notarlo proprio lei, che si vantava di saper osservare davvero le persone? Lui riusciva a ridimensionarla in tutto: si credeva intelligente, ma non lo era poi così tanto; si credeva attenta, e invece era solamente cieca. La percezione che aveva di se stessa era totalmente sbagliata e sicuramente sopravvalutata. Appoggiò la tazza col tè ancora caldo per terra, con attenzione, senza avere la forza di guardare nuovamente Elle per paura di ritrovarci quello sguardo duro ed impersonale.
«Sì» disse infine, guardando oltre i tetti delle case davanti a loro «ti dirò tutto.»

 

Il pomeriggio scorreva pigramente sotto di loro mentre la gente si godeva una passeggiata, un gelato, la bella stagione. Loro se ne stavano sul terrazzo: lei parlava raccontandogli ogni cosa - Misa, i piani di Light, Rem, i death note - e lui ascoltava, la tazza di tè del tutto dimenticata. 
«Rispiegami con precisione tutti i passaggi dei quaderni tra Light e gli Shinigami. Non tralasciare nulla.»
Fu solamente quando il sole li abbandonò, salutandoli con un ultimo bagliore, che le parole finirono e loro rimasero lì, senza dirsi nulla per un tempo infinito.  

«Dunque?»

Era una domanda stupida e del tutto inutile, Rae lo sapeva bene, ma quel silenzio tra loro che di solito la confortava adesso strideva, la faceva sentire a disagio, e lei voleva distruggerlo ad ogni costo. In tutto ciò, ancora non aveva osato posare nuovamente gli occhi su di lui.

«Tu cosa suggerisci di fare?»

A quella domanda lei non poté fare a meno di alzare la testa, per controllare che lui non la stesse prendendo in giro. Niente, nemmeno l’ombra di un sorriso, aveva ancora quella strana freddezza addosso. Decisamente non stava scherzando.

«La tua sorpresa è del tutto fuori luogo. Credo che il tuo parere abbia un certo peso a questo punto, no? Non è per questo che mi hai cercato? Non volevi forse vendetta? Adesso hai la tua occasione, dimmi cosa pensi di fare.»
Perché le veniva da piangere? Ricacciò indietro da qualche parte quella strana sensazione che le era salita fino in gola, pronta ad uscire… non poteva mostrarsi debole.

«Io… credo che dovremmo liberare Misa. Non c’è modo di incastrarla senza che Rem uccida me, te o entrambi. Però dobbiamo trovare un modo per punire Yagami. Deve pagare per ciò che ha fatto. Ogni singola vita che si è preso, ogni nome che ha scritto… tutti loro devono essere vendicati.»
«E Misa non deve pagare? D’altronde pure lei ha ucciso delle persone.»
Calmo. Insopportabilmente calmo.
«Si ma…»
«…ma non se questo vuol dire rimetterci la vita. Mi pare logico.»

Lei lo osservò bene, cercando di andare oltre quel muro di distacco dietro il quale se ne stava, provando a trovare un qualcosa dell’Elle che credeva di conoscere. Spalancò gli occhi non appena capì. Baka.

«Tu hai un’idea.»
«Sì. Ho un’idea.»

Per una frazione di secondo le parve di vedere sul suo viso la soddisfazione, come accadeva ogni volta che lei capiva qualcosa di lui o dei suoi ragionamenti… ma forse se lo era soltanto immaginato.

«…e hai intenzione di dirmela?»
«Gli daremo una scelta.»
«Non merita una scelta.»

Era una risposta cocciuta ed infantile dettata dall’impulso, se ne rendeva conto pure lei. Si morse un labbro, come ad autoimporsi di fare silenzio.

«Pensa a Light Yagami, dimentica per un momento Kira. Come credi che reagirebbe?»

E Rae, focalizzando la previsione più chiara di tutta la sua vita, seppe esattamente cosa aveva in mente Elle e quale sarebbe stata la reazione di Yagami, e seppe che sarebbe stato punito, e Misa con lui.
E che lei avrebbe davvero ottenuto la sua vendetta.




Ciao a tutti fringuellini! Tranquilli, non mi sono dimenticata di voi ^^
Comunque ATTENZIONE ATTENZIONE... come avrete intuito ci stiamo avviando verso la fine... (tra l'altro non vi ho detto niente nel capitolo scorso, ma potete immaginare l'ansia di descrivere il momento super fluff per eccellenza con a capo di tutto Elle... che dite, era abbastanza IC? paranoia mode: on). Ok, dicevo? Sì, la fine... in realtà mancano ancora diversi capitoli, diciamo che sto iniziando a tirare le fila, mettendo in gioco più o meno tutte le premesse, perciò... eheheheh. L'unico problema, e in questo vi chiedo di avere pazienza, è che probabilmente non riuscirò ad aggiornare come sempre ogni giovedì (infatti, per dire, sto aggiornando di domenica). Questo per due sostanziali motivi: 1) è iniziata la sessione estiva e dunque sono sotto esami (sigh) quindi non ho molto tempo libero a disposizione per poter scrivere; 2) Sono in un periodo in cui diciamo che sono presa -soprattutto mentalmente - da mille cose e dunque non sempre ho la giusta ispirazione... la storia più o meno c'è, è lì nella mia testa, ma non sempre sono in condizione di renderle giustizia mettendola nero su bianco (non so se mi sono spiegata, ehm). Siccome tengo molto a questa storia e tengo molto a scriverla bene (o comunque al meglio delle mie capacità ^^') non voglio tirarla via, trascurando qualcosa o scrivendola con poca voglia, altrimenti sono sicura che non sarei soddisfatta del risultato. Spero che possiate capirmi e che non vi preoccupiate doveste vedere aggiornamenti un po' discontinui, giuro che non vi lascio a bocca asciutta (anche perché, per dire, ho già scritto alcune parti dei capitoli finali, e non vedo l'ora di farvele leggere!!!).
E quindi nulla, ringrazio di cuore voi che avete messo questa ff tra le preferite *-*, le seguite e le ricordate, chi recensisce o comunque mi scrive in privato, spronandomi TANTISSIMO ad andare avanti (sul serio, in parte è grazie a voi se ho deciso di concludere a tutti i costi questa storia) <3, ed infine ringrazio anche chi legge silenziosamente - tranquilli, a volte faccio parte pure io di questa categoria e lo rispetto, anche se vi assicuro che se mai voleste "tirare fuori la voce" sarebbe una cosa per me graditissima. E dunque niente, a presto :)
Un abbraccio

sofimblack

  
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