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Autore: lapotenza    04/06/2017    0 recensioni
"Gli esorcisti sono persone possedute da Dio. Essi esistono al fine di consegnare all'Oblio le sinistre creature che emergono dalle tenebre."
D.Gray-Man ~ Prima Notte, Vol.1
Yuki Hirai. Diciotto anni. La sua espressione, un vero e proprio capolavoro di falsità.
Ingenua o furba come la più infima ed astuta delle volpi?
Passionale o gelida e pacata?
Guerriera o spettro in fuga dal passato?
Yuki é divisa in due parti perfettamente... (A)simmetriche.
Non uno, ma ben due passati alle spalle, non uno, ma nessun futuro che si profila all'orizzonte, non uno, ma ben due marchi imposti da Dio.
Un' anima infranta o un cuore d'acciaio?
Ci sono così tante alternative da scegliere... Ma nessuna persona pronta a condividerle.
Come si sopravvive al ritorno nelle fitte spire dell'Ordine?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Allen/Lenalee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando giunsero dinnanzi alla casa solitaria nella quale tanto speravano di trovare ristoro, Yuki era già ripiombata da un po' nel suo sonno quieto, Kanda percepiva anche attraverso il tessuto della divisa le sue mani, da quanto erano gelide.
-Moyashi, fatti avanti.- borbottò, chinandosi verso il basso per poter prendere la sua assistente in braccio.
Se si fosse svegliata, tra tanti momenti disponibili, proprio in quello, non avrebbe esitato nemmeno un secondo a mollare la presa e farla piombare per terra. Doveva pur sempre difendere la sua dignità.
-È Allen. E perché proprio io, poi?- l'albino lo fisso seccato.
-Perché tu sei sempre gentile ed educato e le vecchiette ti adorano.- Lavi, che aveva finalmente dato un po' di respiro a Moeve, si buttò su Allen, stritolandolo in un abbraccio.
Link, in disparte, li fissò accigliato.
-Va bene, va bene. Ma se non ci fossero vecchiette qui?- con circospezione di avvicinò alla soglia della porta. Era molto tardi (o molto presto, a seconda dei punti di vista), e sperò che chiunque vivesse in quella casa non l'avesse a male per quell'intrusione inaspettata.
Bussò due volte, aspettando paziente. 
Nessuna risposta.
Bussò di nuovo.
-Chi è?- una voce anziana provenne dalla parte opposta della porta, sospettosa e preoccupata. Alla fine, una qualche vecchietta c'era davvero.
-Ehm, siamo...- Allen parve esitare per un attimo, scosso -Siamo membri della Dark Religious, stiamo cercando un posto per la notte.- proclamò deciso. La mano sinistra gli tremava e la dovette chiudere a pugno. Probabilmente, quel cambiamento non gli era ancora familiare come avrebbe dovuto essere.
-Dark Religious? É quell'associazione legata al Vaticano?- gracchiò ancora la voce dall'interno.
-Si.-
-Entrate.- un rumore metallico persistè per qualche secondo, i cardini cigolarono e la porta ruotò su di essi, una donna molto anziana si reggeva ad un bastone ferma sulla soglia e li fissava attenta.
-Grazie mille.- Allen sorrise ed accennò un lieve inchino.
La donna sorrise e si spostò per farli passare. Kanda, con Yuki in braccio, entrò per ultimo.
-Quella bimba non sembra star bene.- commentò la signora mentre tentava con fatica assicurare un grosso e pesante lucchetto alla porta. Lavi le si affiancò e l'aiutò nello svolgere il compito.
-Abbiamo avuto uno scontro e lei è rimasta ferita.- rispose educatamente Allen.
-Uno scontro? Ma è così piccina...- la donna zoppicò fino a sporgersi sul viso di Yuki.
-Ha diciotto anni.- rispose Kanda con voce neutra.
-Quasi diciannove.- aggiunse Lavi con un sorriso.
La donna sospirò.
-Venite, Bernadette si è preoccupata molto quando ha sentito bussare.- aprì la porta che stava alla sinistra del piccolo ingresso polveroso facendo segno al gruppetto di seguirla.
La stanza si apriva in una cucina dal parquet di legno scolorito e consunto, un tavolo grezzo al centro di essa con attorno delle sedie, un divano basso e prossimo alla propria ora accasciato sulla parete opposta ai piani di lavoro.
Seduta a capotavola, una fanciulla dai lunghi capelli setosi si sporse ad osservarli.
-Bernadette, prepara del the, abbiamo ospiti. Voialtri sedetevi, tu invece vieni con me.- picchiettando una spalla a Kanda, uscì di nuovo dalla stanza. Il ragazzo la seguì scoccando un'occhiata malevola alla rampa di scale che si parava di fronte la porta d'ingresso. Prima di accingersi alla scalata dei gradini cigolanti sentì un suono familiare che aveva previsto di sentire con largo anticipo.
-STRIKE!- come al solito, lo Stupido Coniglio si perdeva alla sola vista di un paio di sottane.
-Metteremo questa piccolina in stanza con mia nipote, almeno la terrà d'occhio, per la bimba con la benda ho un letto in soffitta, voi uomini vedrete di arrangiarvi all'addiaccio.-
Aprì una nuova porta cigolante e gli fece strada. In quella casa era tutto cigolante, una ripetizione fastidiosa di quel singolo aggettivo che pareva persistere in ogni suo oggetto, mobile ed asse di legno.
Se il resto della casa possedeva l'odore asfissiante della polvere, in quella stanza aleggiava l'odioso odore di una qualche soffocante e ridicola fragranza femminile troppo dolce ed intensa.
Non potè fare a meno di paragonare quella stanza con quella della Nanetta, che aveva ben pensato di crollare addosso a lui, nella quale prevalevano l'odore di carta e inchiostro, il puzzo di fumo e le note sfuggevoli di profumo di limone, decisamente più tollerabile per il suo olfatto sensibile, in quanto quell'intricata e complessa armonia rimaneva discreta a fare da sottofondo a causa delle ore che le porte-finestre passavano spalancate.
-Poggiala su quel letto lì, tra poco Bernadette la cambierà.- Kanda eseguì, nonostante quel tono lo stesse infastidendo più di quanto già non lo fosse.
-Come hai detto di chiamarti, caro?- la donna chiuse la porta spingendola con il bastone.
-Non l'ho mai detto.- con fluidità, Kanda la precedette sulle scale.
-Oh, perdonami. Io sono Adinette, comunque.-
-Kanda Yu.- sbottò il giapponese.
Per l'ora seguente, davanti le calde tazze di the ci fu uno spettacolino assurdamente ridicolo narrante la storia del giovane rampante dai capelli rossi che tentava di conquistare quella che a quanto pareva era la giovane nipote dell'anziana Adinette. 
L'irritazione di Kanda non poté che aumentare schizzando a livelli potenzialmente mortali, e la notte da passare sul pavimento della vecchia biblioteca della casa (una stanza piuttosto amplia munita unicamente di scaffali contro le pareti) in compagnia dei suoi attuali compagni di viaggio lo fece desistere da qualsiasi tentativo ulteriore di apparire, se non altro, una persona relativamente tranquilla, ed il suo buonsenso lo fece sparire totalmente sotto le coperte che gli erano state fornite prima che qualche povera anima avesse l'opportunità disgraziata di rivolgergli la parola.

L'unico desiderio di Thomas Tremblay per quella giornata era la rassicurante aspettativa di una cena squisita dopo una sfiancante giornata di lavoro, mai e poi mai si sarebbe aspettato di star a sentire il cuoco dell'ordine oscuro sciorinare fino a tarda notte i suoi ideali sull'amore e le sue cospirazioni e piani malefici includenti improbabili "coincidenze" che gli avrebbero assicurato un brillante futuro accanto alla signorina Hirai.
Era vero che dopo aver fatto la sua conoscenza, nemmeno due mesi prima, si era preso una bella cotta, ma il signor Jerry stava seriamente esagerando.

L'indomani mattina, verso le cinque e mezzo, la vecchia casa ancora avvolta nel sonno, Kanda fu svegliato dal rumore di passi incerti ed un misurato cigolio, come se qualcuno avesse aperto una delle porte con la massima lentezza possibile.
Evitando di far rumore si alzò e pescò dal malloppo di stoffa all'interno della sua borsa da viaggio un vecchio cardigan scuro. In un angolo della stanza, Lavi russava di gusto, Allen, anche lui dormiente, aveva ancora una mano spiaccicata sulla faccia del rosso, probabilmente rimasta lì dopo il nullo tentativo di farlo smettere.
Non appena si affacciò sul corridoio osservò sconsolato la fonte del rumore che tentava di scendere le scale ancorata al corrimano come una piovra.
Si avvicinò di soppiatto col sopracciglio inarcato, con tutte le intenzioni di godersi lo spettacolo.
Yuki si reggeva saldamente con le mani, mentre le gambe incerte provavano a scendere i gradini, le ginocchia però parevano aver preso gusto a cedere di continuo.
All'ennesima incertezza la ragazza perse del tutto l'equilibrio, era certa di finire per terra e rompersi un po' di ossa, ma ciò percepì fu solo una presa salda intorno alla vita.
-Allora è diventato un vizio.- sbottò Kanda, seccato.
Lei lo guardò sorpresa, per poi voltare la testa altrove con uno sbuffo sonoro.
Per un istante valutò l'opzione di lasciarla, ma quel poco di umanità che ancora possedeva lo spinse a desistere.
Si sorprese nel rendersi conto che la sua testarda assistente era ancor più magra di quanto desse a vedere. Ci mancava poco e sarebbe riuscito a cingerle l'intera vita con un braccio solo.
-Che stavi cercando di fare a quest'ora?- domandò iniziando a scendere le scale con lentezza, di modo che lei potesse tenere il passo.
-Cosa te ne frega a te?-
-Come vuoi.- fece scorrere via il braccio ma lei gli afferrò la mano prima che avesse il tempo di portare a termine la sua azione.
-Non ci provare, Mister Chioma Fluente.- aveva il volto in fiamme.
Kanda la guardò torvo. In realtà sapeva bene cosa voleva fare, e non glielo avrebbe permesso.
Con un gesto rapido infilò la mano nella tasca della morbida giacca di lana rosea che la ragazza indossava, sfilandone un astuccino in metallo di forma rettangolare.
-Me lo aspettavo.- sbottò, infilando il piccolo oggetto nella tasca dei pantaloni col fare di un adulto che confisca il giocattolo preferito ad un bambino.
-Ehi!-
-Puzzi di fumo in modo insopportabile, non ti permetterò di toccare ancora una sigaretta finché dovrai girarmi intorno.-
-Eh? Io non puzzo di fumo! E poi qui nessuno ti sta girando intorno!- sussurrava per non far svegliare nessuno, ma il tono era irritato e scocciato.
Kanda la fissò imperturbabile, la ragazza sbatté le palpebre un paio di volte.
-Su... Solo una.- lui non batté ciglio.
-Ehi ma... Da quand'è che i ruoli si sono invertiti in questo modo?!-
-Quando non hai il controllo di te risulti ancora più insopportabile.- sbottò il moro quando raggiunsero la fine della rampa di scale.
La porta della cucina era aperta, e nel fascio di luce tenue e debole che giungeva da essa si potevano distinguere i granelli di polvere che albergavano nell'aria.
-É quasi l'alba.- sussurrò Yuki, l'indice poggiato sul labbro inferiore con fare pensoso -Non ricordo nulla, ero uscita per questo.-
-Credi che una polmonite ti risolva questo problema?-
-Simpatico.-
-Sai, forse se tu ti potessi ammalare per più di tre o quattro giorni molti dei miei problemi svanirebbero.-
-Ma quanto siamo loquaci stamattina, possibile che anche quando sei in vena di chiacchiere tu rimanga velenoso come una serpe?-
Si fissarono in cagnesco per quelli che sembrarono due minuti buoni, poi Kanda si allontanò di scatto.
-Cos...?Ehi!- Yuki piombò col sedere a terra, scioccata.
Quel bastardo... L'ha fatto apposta.
Rimase a contatto col pavimento scricchiolante ed impolverato fissando la nuca del ragazzo che le dava le spalle, corrucciata.
I vestiti troppo grandi che indossava non le davano il minimo conforto, non facevano che aumentare quella pressante sensazione di essere una bambina sperduta senza la minima indicazione da seguire. Se Dio, quel gran bastardo, esisteva davvero, si domandava come mai non le avesse almeno lasciato un indizio, un cartellino, un qualcosa che la aiutasse a capire perché si fosse preso la bega di crearla e, in primis, perché l'avesse creata così debole ed inutile.
-Kanda... Sei strano.- le parole le affiorarono alle labbra senza che avesse il tempo di fermarle in qualche modo, si tappò immediatamente la bocca con la mano sinistra. Era strana anche lei, sembrava quasi che qualcosa l'avesse scombussolata al punto di non capirci più nulla.
-Mi dici cosa é successo?- il ragazzo si irrigidì appena, poi voltò appena la testa di lato.
-Ricordatelo.- rispose secco. Nella voce una punta di... Rabbia? No, sembrava qualcosa di decisamente diverso.
-Se ci riuscissi...- mormorò lei spostando lo sguardo sul portone d'ingresso.
-Dove siamo? Quando mi sono svegliata ho trovato una ragazza nella stanza, immagino ne sia la proprietaria, no?-
-In questa casa ci vivono quella tipa ed una vecchia, ci hanno ospitato.-
-Mh.- stavolta ponderò con attenzione le parole seguenti, tentando di decidere se fosse il caso di pronunciarle o meno. Giunse alla conclusione che ormai peggio di così non si poteva andare in nessun caso.
-Senti un po', com'è che mi hai portata tu fin qui? Non ero un accollo?- un sorrisino furbo le si dipinse sulle labbra nel vedere la postura già di per se rigida del ragazzo raddrizzarsi ancor di più.
-Il freddo Kanda Yu é per caso diventato un po' più dolce di cuore?- ormai era diventato una vera e propria statua vivente.
Passarono lunghi secondi di silenzio in cui Yuki gustò la sua piccola vendetta quotidiana. Dal fondo del baratro, il suo orgoglio acciaccato sventolava uno stendardo di trionfo.
Il giapponese si voltò di scatto con una foga eccessiva, fulminandola con lo sguardo inviperito.
-Ti ho portata fin qui perché avrei dovuto compilare dei moduli e scrivere dei rapporti aggiuntivi se fossi morta, chiaro?-
-Uh uh.- la ramata si osservò distrattamente le unghie -E chi di noi due scriverà nel rapporto che sono da un quarto d'ora sul pavimento di ingresso di una vecchia casa senza poter usare le gambe?- l'implicita richiesta d'aiuto nascosta in quella frase ironica la fece sentire un po' meno vulnerabile, era già troppo dover chiedere soccorso a Kanda perché lo facesse anche in modo diretto.

-Fiocchino vuoi che ti imbocchi?- la manata che raggiunse Lavi fu talmente potente da farlo ribaltare dalla sedia, una cinquina rossa fiammante stampata in faccia.
-Zitto, demente.- sbottò Yuki, ancora rossa in volto.
Era mezzogiorno e mezzo e dopo che Kanda l'aveva scarrozzata per la casa con la gioia di un poveraccio senza un soldo sommerso dai debiti (ah no, quello era Walker) aveva passato il resto della mattinata con gli altri membri della combriccola, l'anziana signora e sua nipote, che avevano preferito astenersi dal fare troppe domande semplicemente confermando che i legami col Vaticano  fossero effettivamente reali.
Per tutto il tempo Lavi non aveva fatto che tormentarla con battutine sconce e minacciando di rivelare cose che avrebbero decisamente fatto meglio a rimanere tra loro due fino a che non le avessero portate nella tomba.
Il rosso, senza demordere, si rialzò e tornò all'attacco.
-E dai Yucchan, non sarebbe la prima volta... Come quel giorno in cui avevi....- un secondo ceffone lo fece ribaltare nuovamente.
-Vuoi che inizi io, Bookman Junior?- propose puntando il coltello nella sua direzione, lo scintillio omicida che le balenò negli occhi ramati ricordava vagamente il guizzo della punta di una fiammella.
-Oh, inizia pure tu, basta che al resto ci pensi io poi...- una terza botta annullò il suo tentativo di scalare il tavolo, stavolta però proveniva dalla sua destra.
-Non dovresti trattare così una ragazza, Lavi, non è per nulla carino!- lo rimproverò Allen, visibilmente alterato.
-Almeno tu capisci qualcosa, grazie.- gli si rivolse Yuki sorridendo.
Sospettava che Lavi sarebbe partito all'attacco alla prima occasione fortuita. Fra di loro erano abituati a scherzare sempre, ma a volte l'esuberante diciottenne sembrava volerla torturare con determinati ricordi, forse per mascherare il fatto che in realtà imbarazzessero anche lui.
-Gradite il pranzo?- domandò la signora Adinette, probabilmente per tentare di sedare il battibecco.
-Si, è squisito.- Allen sorrise amabile, pulendosi l'angolo della bocca con il tovagliolo.
-È buono.- sussurrò Moeve con timidezza.
Non si udì più alcun suono per il resto del pasto che non fosse il cozzare delle posate sui piatti.
-Domattina presto andremo via, quindi la ringrazio in anticipo per l'ospitalità.- la voce profonda di Kanda ruppe il silenzio imbarazzato creatosi.
Bernadette sembrò stupirsi.
-Ma la signorina Yuki non si sente ancora bene, dovrebbe riposare ancora per giorni, potete rimanere.- contestò infatti.
Allen tossicchiò imbarazzato.
-In effetti Yuki-san non sembra avere una bella cera, però...-
-Domani starà meglio.- ribatté secco il moro.
-Ha ragione, non ci sono problemi.- interferì la diretta interessata.
-Sicura?- domandò Allen titubante.
-Al cento per cento. Se divenissi un ostacolo alla missione la mia presenza qui sarebbe pressoché inutile.-

Dispiega le tue ali un'ultima volta, porta ancora la vittoria sul campo di battaglia.
In nome di Dio, accetta questo potere.

-Nora.- si svegliò di colpo, qualcuno la stava scuotendo con delicatezza per la spalla.
-Tyki...-  il ragazzo davanti a lei la guardava con un misto di tenerezza e curiosità, le labbra incurvate in un lieve sorriso.
-Ti sei addormentata, eh?- rimase scossa per un istante, incantata dal volto per una volta chiaramente visibile.
-I tuoi occhiali?- domandò, un ciuffo nero le si palesò davanti agli occhi.
-Li ho tolti.- istintivamente, lui si avvicinò e le scostò i capelli dal volto.
-Ah.- bastava davvero poco perché le loro labbra potessero sfiorarsi, ma il ragazzo si ritrasse all'istante, le orecchie in fiamme. Era fradicio ed indossava solo i pantaloni e la camicia, giacca e gilet abbandonati in un angolo insieme alle scarpe di ottima fattura.
-Avete fatto il bagno?- domandò, una sorta di delusione che covava nel petto e che la infastidì non poco.
-Si, pensavamo volessi aggregati anche tu ma abbiamo deciso che riposare ti avrebbe fatto bene ogni tanto.- 
-Mh.- qualcosa la innervosiva da morire, e non era il fatto di non aver potuto godere di quella giornata di sole sguazzando nell'acqua limpida del torrente, era più che altro lo strano miscuglio di sensazioni che quel dannato quattrocchi le causava ogni volta prima di rinchiudersi nel guscio e lasciarla lì come una povera ebete.
Sedici anni e ancora non sa come comportarsi con una ragazza... 
Sospirò e si alzò, lisciando la gonna e scuotendo i corti capelli.
-Va tutto bene?- Tyki si alzò ed iniziò a raccogliere la sua roba, urlando in direzione di Tammy che erano pronti ad andare.
-Ehi Tyki...- il ragazzo si voltò a guardarla, stavolta gli occhialoni coprivano il bel volto.
Il principe azzurro che torna ranocchio.
-Ti senti male? Hai bisogno di qualcosa?- si avvicinò apprensivo -Ti vedo piuttosto...-
-Secondo te come sono?-
-Eh? Non capisco.- si bloccò e tentò di decifrare la frase come meglio poteva.
-Io.- Nora si indicò -Come sono?-
-Perché questa domanda?-
-Tu rispondi e basta.-
-Mh... Beh, sei intelligente e...- si picchiettò le labbra cercando di trovare gli aggettivi giusti, pensoso.
-...sei molto forte...-
-Sbagliato.- la ragazza girò su se stessa un paio di volte finendo per appoggiarsi al tronco ricurvo del suo albero preferito tra quelli che costeggiavano il piccolo fiumiciattolo.
-Eh? Sbagl... Perché?-
-Sii più frivolo, per una volta.-
-Frivolo?-
-Com'è Tammy?- domandò lei saltando sul ramo più basso.
-È carina.-
-Ed io?-
-Te lo stavo dicen...-
-Stai forse cercando di svincolare la domanda? Se dici che sono brutta non mi offendo mica.- rise allegramente, ma sapevano entrambi che la risposta sbagliata avrebbe decretato il peggiore degli esiti.
-Perché vuoi saperlo?- nemmeno gli occhiali potevano nascondere il colorito rosato delle guance del ragazzo.
-Così.-
Seguirono attimi di silenzio interminabili, in cui l'irritazione di Nora cresceva di pari intensità al rossore sul volto del ragazzo.
Con fatica Tyki deglutì, come se stesse cercando un coraggio che sapeva bene di non possedere.
-Non credo che tu sia carina. E definirti bella è un affronto.- mormorò, lo sguardo fisso a terra.
-Per cui sono brutta, lo sapevo.- 
-No! Cioè... Non sei brutta ma... Non sei nessuna delle cose, insomma... Sei la cosa più meravigliosa che io abbia mai visto e poi sei davvero incredibile e.. E non posso definirti bella perché tu sei ad un livello ancora più alto e... e...-
-Riprendi fiato.- Nora lo interruppe con voce pacata, lo sguardo tranquillo.
-Aspetta... Non dirmi che... L'hai fatto apposta!- lui le puntò un dito contro con fare accusatorio, ricevendo in risposta nient'altro che una risata divertita.
Nora saltò giù dalla pianta e si incamminò. Mentre lo superava, ancora esterrefatto, gli sorrise e gli sussurrò in un orecchio.
Quelle parole rimbombarono nella testa di Tyki diverse volte, prima che, con fare sconsolato, si accingesse a raggiungerla.

Grazie, adesso mi sento molto meglio.

Tyki espirò una boccata di fumo, osservando distrattamente Road giocare con una bambola di pezza, circondata dai fiori del sontuoso giardino.
Una certa persona avrebbe senza dubbio criticato i suoi gusti circa il tabacco e le marche di sigarette preferite, se fosse stata ancora su quella terra.
Nora...
Ed era andata così, dunque, era comunque riuscita a lasciare una traccia di sè in grado di persistere anche dopo la sua morte, una traccia in grado di perseguitarlo come uno spettro.
Quella ragazzina andava schiacciata, disintegrata. Se lei fosse sparita avrebbe portato con se quell'ultima traccia, l'ultima testimonianza dell'esistenza di Yuki, Noriko la Vagabonda, Nora Alvares.
Quella ragazzina doveva perire, ed il suo malessere sarebbe in parte scomparso.
Yuki Hirai...
L'ironia della sorte le aveva donato quello stesso nome, se lo sarebbe marchiato a fuoco nella mente, perché quella pulce rappresentava parte del suo attuale supplizio.
Quella creatura sciagurata sarebbe sparita.

Ciao a tutti! 
Ritorno dopo il difficile parto di questo capitolo, in cui più che risolverne, ho causato solo altri casini. State iniziando a capirci qualcosa voi? Sono davvero curiosa di saperlo.
Vi avverto, ho ancora un po' di sorpresine in serbo per la cara Yuki, ricordate l'aggressione con cui inizia la storia? Eh eh eh... Chissà chissà...
Ci si vede alla prossima, spero che il capitolo sia uscito bene, e mi scuso per gli errori causati dall'ora indecente a cui è stato ultimato.

Sara

 
   
 
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