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Autore: Liv49    04/06/2017    0 recensioni
Avete mai immaginato come sarebbe la storia di Ade e Persefone se fosse ambientata ai giorni nostri? Cosa succederebbe se Persefone fosse una ragazza distrutta dalla perdita e Ade un uomo rassegnato alla vita? Dal testo: "L'acqua le fece aderire i vestiti al corpo, gravandola di un peso che era una carezza. La pioggia la toccava come non aveva più permesso a nessuno di fare. Per la prima volta da tanto le venne da sorridere. L'acqua stava lavando via il dolore, permettendole di respirare. Con gli occhi chiusi, rivolti ad un cielo che prometteva la notte, non si accorse della macchina che le si avvicinava."
Genere: Dark, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Dove devo portarti?
-Alla stazione.
Ade guardava dritto davanti a sé, la camicia attillata sui muscoli tesi delle braccia. Persefone avrebbe voluto scuoterlo, colpirlo fino a incrinare quella calma destabilizzante. Il silenzio non l'aveva mai fatta sentire a disagio, non come in quella macchina. Tutto in lui sembrava asettico: i pantaloni neri, senza una piega, la pelle bianca, come se non avesse mai visto il sole. Gli occhi di un grigio uniforme, innaturale. Era bello, sarebbe stato difficile negarlo, ma la sua era una bellezza vuota, spenta di ogni emozione, ogni impulso, eterea come solo la morte sa essere. Si chiese come sarebbe apparso quel volto se un'emozione, solo una piccola, semplice, emozione, l'avesse turbato. Immaginò quei lineamenti duri contratti in un sorriso, probabilmente sarebbe stato così bello da non poter distogliere lo sguardo.
-Tu non sorridi mai?- si ritrovò a chiedergli.
-Non di recente.
- Credi di esserne ancora capace?
-Non saprei.
-Sorriderai almeno una volta prima di lasciarmi alla stazione?
-Ti ho già detto che non faccio promesse che non sono sicuro di poter mantenere.-Il silenzio calò di nuovo, come una nebbia fitta che attutisce ogni sensazione e confonde la vista. Persefone distolse lo sguardo da lui e guardò fuori, non aspettandosi che Ade ricominciasse a parlare.
-Non mi fido a lasciarti alla stazione, a che ora parte il tuo treno?- Non sapeva come rispondere, non voleva dargli troppe informazioni. Lui parve cogliere la sua esitazione.-Non devi dirmi dove vai, ma voglio aspettare fino a che non sali sul treno e ho degli impegni che devo posticipare. Ti sto solo chiedendo di quanto.
Se fosse gentilezza o senso del dovere, non avrebbe saputo dirlo, ma la stazione non era un posto sicuro e la sua presenza l'avrebbe fatta sentire meglio, perciò probabilmente gli doveva almeno la verità.
-Non lo so, non ho ancora deciso dove andare. Mi dipsiace, ma non so dirti quanto dovrai aspettare.- Poteva averlo immaginato, ma le parve che gli angoli della bocca di Ade si fossero alzati, in un fugace sorriso.
-Beh, in fondo dovevo aspettarmelo. Attenderò tutto il tempo che serve.
-Grazie.-Se voleva turbare la sua calma, quella semplice parola sembrò riuscirci. Ade voltò lo sguardo, vagamente sconvolto, e stavolta un sorriso vero gli illuminò gli occhi.
-A quanto pare avrei potuto mantenere quella promessa.- Persefone capì di aver avuto ragione: smettere di guardarlo fu davvero diffcile.
   
 
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