IV
«Un
cuore di
drago?!» sbottò Krugar, «Ma sei
impazzito? E a che cazzo ti servirebbe un cuore
di drago?»
«Credevo
fossi
abbastanza sveglio da arrivarci da solo» replicò
Adam senza scomporsi.
L’orco
si prese
qualche secondo per riflettere: i materiali che aveva rubato fino a
quel
momento erano stati piuttosto inusuali ed erano gli stessi con cui
erano fatti
quei bestioni spara-fuoco.
«Vuoi
costruire un
drago meccanico» esalò, alla fine, sorpreso egli
stesso della propria
intuizione, Adam annuì, «Ma come puoi riuscirci? I
progetti non sono
segretissimi?»
«Non
ci sono scritti
e tutto è tramandato a voce. Solamente un ristretto gruppo
di persone è a
conoscenza del segreto dei draghi meccanici, si tratta dei Dragoron
più
eminenti dell’Ordine: il Capitolo; ma il tempo passa per
tutti e quando sono
ormai troppo vecchi e decidono di ritirarsi dalla loro posizione,
ciascuno di
loro designa un erede a cui trasmettere la propria
conoscenza.»
«E
tu sei stato
scelto» concluse Krugar.
«Precisamente.»
«Ancora
mi sfugge
perché ti serva il cuore di un drago vero.»
«Perché
serve per
Accendere il drago meccanico.»
«Quegli
ammassi di
ferraglia funzionano con cuori di drago veri?» Krugar era
sempre più sconvolto.
«Come
pensavi che si
azionassero?» lo schernì l’altro,
«Da dove pensi che traggano la loro energia?»
«Credevo
ci fosse un
sistema di tubi e ingranaggi…e…» si
impappinò l’orco.
«C’è,
ma è tutto
tenuto in funzione dal Cuore: una minuscola centrale elettrica,
costituita da
un frammento di cuore di drago, la fonte più potente e
portentosa di energia.
Per spingere il sangue nei recessi anche più remoti
dell’immenso corpo di quei
bestioni deve avere una potenza ed una spinta immani, inoltre deve
possedere
un’enorme resistenza, dal momento che li mantiene in vita per
millenni. Non hai
idea di quanta energia sia capace di sprigionare il singolo cuore di
una di
quelle bestie!»
«E
tu vuoi creare il
tuo personale esercito di mostruosità meccaniche.»
«E
con quello andare
alla conquista dei continenti. Non hai idea di che cosa possano fare
quelle
macchine, non si tratta solo di emettere un po’ di fuoco,
possono diventare
vere e proprie macchine da guerra, indistruttibili, invincibili e
inesauribili»
l’occhio dell’umano brillavano e quello scintillio
intimoriva e preoccupava
Krugar: aveva visto molte l’avidità e la sete di
potere nello sguardo di un
uomo, ma mai intensa e profonda come quella che ora scorgeva
nell’iride azzurra
dell’altro.
«Non
pensi che ci
abbiano già provato?» lo frenò
l’orco.
«Certamente!
Fin da
quando sono stati ideati i draghi qualcuno ha cercato di utilizzarli
per i
propri scopi, cosa credi? Ma nessuno è mai stato abbastanza
furbo e
intelligente e si è lasciato scoprire. L’Ordine ha
cercato di prendere provvedimenti:
rendendo i progetti un segreto per pochi, fondando il Capitolo,
stabilendo
regole ferree e istituendo un’ardua selezione, ma come vedi,
non sono bastati
per frenarmi. Sono stato più scaltro: ho conquistato la loro
fiducia, mi sono
impegnato per mostrarmi come un Dragoron inappuntabile ed eccelso,
fedelissimo
ai loro stupidi dogmi e alle loro vuote regole, assolutamente
inapprensibile.
Seguivo le loro norme alla lettera e diventai il beniamino dal
Capitolo, che mi
considera uno dei migliori Dragoron che l’Ordine abbia mai
avuto.»
«Un
piano geniale»
commentò l’altro con voce atona.
«Ma
non è finita:
fingendo di essere stato catturato dal più famoso pirata di
tutti i tempi,
potrò raggiungere Astoria senza destare sospetti,
sarò solamente la vittima
innocente di un gruppo di pirati crudeli e sanguinari.»
«E
io cosa dovrei
guadagnarci da tutto questo?» domandò Krugar, gli
sembrava di rischiare un po’
troppo: il piano di quell’umano era completamente folle e
privo di garanzie, le
possibilità di successo erano ridotte ai minimi termini e se
fossero stati
scoperti avrebbero perso tutto; voleva essere sicuro che ne valesse la
pena.
«Oltre
al pagamento
per i servigi che mi hai reso fino ad ora, che mi pare una cifra
considerevole,
farò in modo che tu possa riavere ciò che hai
perduto…»
«In
base cosa
sostieni che abbia perduto qualcosa? “replicò
l’altro, scettico.
Adam
accennò al
tatuaggio che l’orco esibiva sul braccio, l’Ardir
azzurro e rosso.
«L’hai
mascherato
molto bene, ma a un’occhiata più attenta si vede
che l’occhio del drago è
strano, perché in realtà è un simbolo:
è la runa che gli orchi utilizzano per
marchiare quelli della loro specie che sono stati condannati
all’esilio…Morgh,
mi pare sia nella vostra astrusa lingua.»
Krugar
si portò
istintivamente una mano sul petto all’altezza della testa
sinuosa del drago, il
damerino, purtroppo aveva ragione: morgh bruciava sulla sua pelle, il
simbolo
di una condanna eterna che non poteva essere revocata.
Krugar,
prima di
essere un pirata, era stato un guerriero del clan dei Dente Spezzato,
uno dei
migliori e più feroci, ammirato dai più giovani
ed invidiato dai più anziani.
Ma, in seguito a un fatto di sangue che non raccontò maia
nessuno, venne
cacciato dalla sua tribù originaria e condannato
all’esilio, che per gli orchi
era sinonimo di morte: non poteva sperare nell’aiuto di altri
clan, era
considerato un reietto ed un paria da tutti quelli della sua specie, ed
era
stato costretto a rifugiarsi tra coloro che non potevano conoscere il
significato del suo tatuaggio: gli umani. Ma anche tra loro non era mai
stato
ben visto, e nessuno si era mostrato disposto a volerlo alle sue
dipendenze,
come mercenario o scorta; nessuno si fidava di un orco, tantomeno di un
orco
che decideva di lasciare le proprie terre e si spingeva fino a quelle
degli
uomini.
Gli
orchi erano
sempre stati per conto loro sugli altipiani rocciosi oltre la catena
delle
Sevenian, a Ovest, badando ai fatti propri e interessandosi minimamente
di
quello che accadeva al di là delle montagne; per loro gli
umani erano solo
degli esseri inferiori, crudeli e abietti, con cui sarebbe stato meglio
non
avere nulla a che fare, a meno che non fosse stato strettamente
necessario. Era
raro che si avventurassero spontaneamente fin nelle terre abitate dagli
uomini
e dagli elfi, e solitamente non erano giunti con intenzioni amichevoli
e
pacifiche.
Per
questo Krugar
era stato guardato con sospetto e con astio dagli umani, e nessuno era
stato
propenso a dargli un lavoro o un tetto sulla testa, e l’orco
era stato costretto
ad arrangiarsi da sé: se nessuno era disposto a dargli
ciò che gli occorreva,
decise che se lo sarebbe preso da sé. Solamente i banditi e
i briganti non
badavano alla razza e alla provenienza, ma solamente alle
capacità e
soprattutto al risultato, e l’orco si rivelò
essere un assassino formidabile e
spietato, brutale e senza paura. Si mise alle dipendenze dei peggiori
scagnozzi, facendosi lentamente un nome negli ambienti più
malfamati: Mano
Scarlatta divenne il suo soprannome, perché aveva sempre le
mani impregnate di
sangue, fino all’avambraccio. Divenne un assassino temuto e
richiesto, non
aveva paura di nulla e portava a termine anche i compiti più
spaventosi e
pericolosi.
Ma
come divenne
famoso tra i malavitosi, così lo divenne anche con le
autorità e ben presto
venne messa una taglia sulla sua testa. Iniziò ad essere
ricercato e stanato,
ogni suo nascondiglio veniva scoperto e più volte aveva
rischiato la vita.
L’unico modo per riuscire a sopravvivere era diventare
imprendibile.
Un
giorno, uno dei
suoi colleghi gli aveva detto, scherzando, che l’unico modo
che rimaneva per
non farsi prendere sarebbe stato farsi spuntare le ali e imparare a
volare.
Krugar, all’inizio, aveva riso della battuta ma in seguito
aveva seriamente
preso in considerazione quell’idea, soprattutto quando
iniziarono a diffondersi
le aeronavi -un mezzo molto più rapido per trasportare mezzi
o persone- e con
esse, i predoni capaci di depredare anche quelle navi volanti: i pirati
dei
cieli. Fu così che salì a bordo di uno di quei
sgangherati vascelli e divenne
un pirata.
«Va
bene, hai
scoperto il mio segreto, ma questo non ti assicura che sia quello che
desidero
davvero.»
«Suvvia,
sappiamo
perfettamente entrambi che gli orchi si sentono bene solo in mezzo ad
altri
orchi. Questa non è la vita che fa per te: tu sei un
guerriero, un combattente,
un soldato e non un brigante che saccheggia i mercantili per
sopravvivere, è un
lavoro meschino e mortificante che tu disprezzi con tutto te stesso, ma
di cui
non puoi permetterti di fare a meno. Io posso farti tornare
ciò che eri e,
anzi, posso farti diventare il più temuto di tutti gli
orchi, così potente e
forte che i clan faranno a gara per averti con loro, sarai conteso e
desiderato
da tutti.»
Krugar
si grattava
la barba, senza sapere cosa dire: la proposta era veramente allettante
ma non
aveva alcuna assicurazione in merito.
«E
come pensi di
poterlo fare?» indagò.
«Ti
rivelerò tutto
ciò che so sulla costruzione dei draghi: chi
oserà mettersi contro di te quando
saprà che puoi disporre di un esercito di bestioni
sputa-fuoco e
indistruttibili?»
«Come
faccio a
sapere se ciò che mi dirai sarà vero e che non
userai i tuoi draghi contro di
me e i miei simili?»
«Me
ne frega poco
del regno degli orchi: è una terra brulla e inospitale che
solo creature come
voi possono apprezzare.»
«Cosa
staresti
insinuando?» sibilò l’orco digrignando i
denti, a pochi passi dal volto di
Adam. Con uno scatto aveva oltrepassato la scrivania e si era fiondato
su di
lui, rovesciandolo a terra assieme alla poltrona e artigliandolo per la
camicia.
«Solo
creature
temerarie e forti come voi possono sfidare terre simili e
vincerle» pigolò il
Dragoron, la morsa dell’orco gli impediva di respirare e gli
mozzava il fiato.
«La
tua dialettica
ti ha salvato. Stai superando il limite, damerino: ti ho lasciato
passare gli
insulti di prima nei miei confronti, ma osa ancora fare insinuazioni
sugli
orchi e il nostro accordo salta assieme alla tua testa. Non mi piace
essere
preso per il culo, sono stato chiaro?»
L’umano
annuì e
l’orco lo lasciò andare con uno strattone, Adam
tornò a respirare normalmente e
si abbandonò a un sospiro di sollievo.
«Quindi
abbiamo un
accordo?» domandò sistemandosi la camicia
stropicciata e spolverandosi i
pantaloni.
«Chi
mi garantisce
che tu farai quanto prometti?» replicò Krugar.
«Il
fatto che
probabilmente mi cercheresti e mi spelleresti vivo se non dovessi
mantenere la
mia parola, e che nessun drago meccanico riuscirebbe a
fermarti.»
«Ti
ho detto di non
lusingarmi, detesto i lecchini.»
«Va
bene, va bene.
Puoi tenerti Silvershade come garanzia.»
«E
chi cazzo
sarebbe?»
«Il
mio drago
meccanico, l’ammasso di ferraglia sputa- fuoco che hai
abbattuto con un arpione
per balene.»
«E
cosa dovrei farci
con il tuo drago?»
«Finché
l’avrai tu
io non potrò fuggire, e potrai restituirmelo quando
avrò completato la mia
parte di accordo.»
«Ovvero
quando mi
avrai dato i miei soldi e mi avrai fatto riammettere nel mio
clan.»
«Esattamente»
annuì
Adam, «Se tutto andrà secondo i miei piani, saremo
entrambi felici e contenti.»
«Nel
caso in cui
qualcosa dovesse andare storto, e se tu non dovessi rispettare la tua
parte di
accordo, invece, posso sempre buttarti fuori bordo con gli omaggi del
gruppo di
pirati crudeli e sanguinari.» ghignò Krugar
mostrando una chiostra di denti
giallognoli e acuminati.
«Se
ti soddisfa» si
strinse nelle spalle l’altro, «Dunque ci
stai?» aggiunse.
«Non
so ancora dove
vuoi spedire me, la mia nave e la mia ciurma, e quanto sia pericolosa
questa
missione» lo frenò l’orco,
«Dove cazzo stanno quei figli di puttana dei
draghi?»
Adam
si avvicinò
alla scrivania e iniziò a scartabellare la montagna di
disordine che la
riempiva, cercando una mappa che potesse essergli utile. Finalmente ne
trovò
una abbastanza dettagliata e la mostrò all’orco.
Era
un enorme foglio
di pergamena su cui erano state rappresentate le terre settentrionali,
era
piuttosto datata ma quelle terre erano rimaste inalterate per secoli e
la mappa
andava bene comunque. L’umano indicò un punto
imprecisato della mappa, nel
mezzo di un nugolo di diverse linee nere.
«Kal
Schelas»
sillabò Krugar, «Mai sentito nominare. Cosa
sarebbe?»
«Una
catena di
monti» rispose l’altro.
«E
cosa speri di
trovarci?»
«Cuccioli
di Ardrir.
È tra quelle montagne che nidificano i draghi, e solo i
cuccioli non possiedono
veleno.»
«Ma
avranno anche
cuori più piccoli» fece notare Krugar.
«Me
ne bastano
pochi. Per alimentare i draghi dell’Ordine si utilizza un
solo cuore di drago
adulto da anni. In questo periodo, dovrebbero esserci pochi Ardrir
adulti nei
paraggi: è stagione di caccia e i draghi si spingono
più a sud. Nel caso
dovessimo imbatterci in uno, basterà lanciarli uno di quei
tuoi arpioni o palle
di cannone- Finché rimaniamo a distanza siamo al sicuro,
solo da vicini
diventano pericolosi con quelle loro estremità piene di
veleno.»
«Creature
magnifiche
gli Ardrir» commentò Krugar accarezzando il drago
che aveva sul petto «E molto
poco amichevoli.»
«Un
po’ ti
somigliano» scherzò Adam
Il
pirata lo fulminò
con lo sguardo e il cavaliere alzò le mani in segno di resa:
ogni tentativo di
essere amichevole e di instaurare un qualche rapporto con
quell’orco era
inutile.
«Ci
limiteremo a
prelevarli, e poi ti arrangerai tu a fare quello che devi»
esclamò Krugar.
«Quindi,
ci stai?»
«Certezza
di morte,
scarse possibilità di successo. Che cosa stiamo
aspettando?»