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Autore: shiningreeneyes    05/06/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 9

Non potevo negare di sentirmi un po' ferito.

 

 

Lunedì, 10 Gennaio

Diciassette settimane

 

 

"È un po' grande, lo so," disse Harry mentre mi guidava attraverso la casa. Forse aveva notato la mia espressione incredula mentre camminavamo di corridoio in corridoio in quello che sembrava essere un labirinto senza fine.

 

"S-si, solo un po'," dissi, la mia voce sbalordita, "quante persone vivono qui?"

 

"Adesso mamma, papà, i miei fratelli gemelli di due anni, Adrian e Connor. Ma mia sorella adottiva, Helen, e mio fratello adottivo, Carlos, abitavano qui. Sono entrambi al college ora, ma abbiamo comprato questa casa con l'intenzione di viverci in sette, ecco perché è così grande."

 

"Scusami, ma questa casa è abbastanza grande da poterci vivere quindici persone," dissi con una risata lieve.

 

"Probabilmente, si," concluse con un sorriso, "bene, la mia stanza è qui," aggiunse mentre si fermò davanti ad una porta di legno bianca e la aprì.

 

Il primo pensiero che mi colpì una volta entrato fu 'cazzo' perché la camera era enorme. Probabilmente era la dimensione della mia camera da letto, quella di Owen e il nostro bagno messi insieme, ma allora stesso tempo era davvero molto accogliente. La pareti erano dipinte di un confortevole beige e numerose fotografie erano appese alle pareti, alcune delle quali mostravano persone, alcune la natura e altre oggetti casuali. L'unica cosa che tutte le immagini avevano in comune era che erano state scattate per ragioni artistiche. Mi chiesi velocemente se fosse Harry il fotografo.

 

Un letto King Size era posto vicino al muro e numerosi cuscini, coperte e trapunte erano sparsi sopra facendolo sembrare incredibilmente confortevole, soprattutto in quel momento che mi sentivo esausto in ogni modo possibile.

 

"Vuoi sederti?" la voce di Harry interruppe il mio treno di pensieri e lo guardai. Stava gesticolando verso il suo letto e lo guardai in modo insicuro.

 

"T-tu vuoi che mi sieda nel tuo... letto?" chiesi incerto.

 

Lui scrollò le spalle, ma notai un sorriso un po' divertito sulle sue labbra. "Oppure puoi sederti sul divano, se vuoi," disse e indicò verso un divano di pelle nera posto sotto una finestra enorme, "ma stavi guardando il mio letto come se volessi fare sesso con lui, così ho pensato che ti sembrasse comodo. "

 

Sentii le guance diventare rosa a causa della sua scelta di parole. "Va bene, posso sedermi sul divano," dissi, anche se la mia mente mi urlava di lasciar riposare il mio corpo stanchissimo nella montagna di comodità che era il letto di Harry.

 

"Ma tu vuoi sederti nel letto, vero?" chiese, ora con un pizzico di presa in giro nella sua voce.

 

"Ho detto che va bene, mi siedo sul divano," dissi, il mio viso che si riscaldava ogni secondo che passava.

 

Sospirò con esasperazione, anche se stava ancora sorridendo, prima che improvvisamente si chinasse in avanti e afferrò il mio braccio.

 

"Cosa stai facendo?" chiesi mentre mi trascinava nel letto.

 

"Mettendo fine alla discussione più stupida e inutile che abbia mai affrontato," disse. Poi mi sorrise e prima di rendermi conto cosa stava succedendo, mi trovai sdraiato sul letto.

 

Era ancora più comodo di quanto sembrasse.

 

Sospirai e non riuscii a resistere alla tentazione di chiudere gli occhi alla sensazione incantevole della mia schiena dolorante appoggiata contro il materasso più morbido in cui avessi mai avuto la fortuna di sdraiarmi.

 

"Il tuo letto è incredibile," mormorai prima di potermi trattenere. Il suono della mia voce mi svegliò un po' e chiusi la bocca mentre mi appoggiavo suo gomiti e guardavo Harry che era in piedi davanti al letto, mi guardava con un sorriso. "Scusa," dissi timidamente, "è solo... davvero confortevole."

 

"E tu sei stanco," disse con le sopracciglia sollevate.

 

"Non proprio, sono solo-"

 

"Dannatamente esausto."

 

Sorrisi un po', anche se mi sentivo in imbarazzo da quanto fosse evidente. "Si, scusami, è solo, sai, la mia schiena e le altre cose," dissi.

 

"Va bene, puoi dormire se vuoi."

 

"Cosa?" esclamai, "io- io non posso dormire nel tuo letto!"

 

"Certo che puoi."

 

"M-ma-"

 

"Rilassati, è solo un letto," disse lui, roteando gli occhi.

 

"Bhe, si, ma non posso-"

 

"Si, puoi, perché è il mio letto e io dico che puoi," disse mentre alzava gli occhi al cielo, "Forza, appoggia la testa su uno dei tremila cuscini che ho e dormi un po'."

 

Mi morsi il labbro. Ero così tentato di accettare l'offerta, ma... lui era- beh, non più solo un estraneo, ma non ci conoscevamo bene da poter dormire l'uno nel letto dell'altro.

 

"Probabilmente farà bene al bambino se riposi un po'," disse, mentre continuavo a guardalo incerto senza dire niente.

 

Aggrottai le sopracciglia. "È una buona carta da tirare in gioco."

 

Sorrise. "Ha funzionato, vero?"

 

Naturalmente lo aveva fatto. "Si."

 

"Grande! Quindi dormi."

 

Sospirai, ma mi misi un po' più in alto in modo che la mia testa si appoggiasse su un enorme cuscino. La posizione più comoda per sdraiarsi in quei giorni era stata sicuramente sulla schiena, perciò mi misi così; sulla schiena, gli occhi chiusi, le mani appoggiate sullo stomaco e la testa inclinata al lato.

 

"Scusa, sono noioso," dissi.

 

"Non sei noioso, rilassati," sentii rispondere, "ti infastidisce se mi siedo accanto a te?" aggiunse dopo una breve pausa.

 

"È il tuo letto," mormorai stancamente.

 

Alcuni momenti più tardi sentii il materasso abbassarsi al mio fianco, ma non trovai l'energia per aprire gli occhi e guardare esattamente dove si fosse seduto.

 

"Questo letto è davvero comodo," sussurrai, già mezzo addormentato.

 

"Dormi, Louis," fu la sua risposta, e quella fu l'ultima cosa che sentii prima che la mia mente si scollegasse e cadessi in un sonno profondo.

 

 

 

Quando mi svegliai, stavo sdraiato nella stessa posizione in cui ero quando mi ero addormentato. Per alcuni secondi dopo aver aperto gli occhi, ero assolutamente confuso su dove mi trovassi. Ma poi alzai la testa verso l'alto e vidi la parte inferiore del mento di Harry sopra di me.

 

"Hei," dissi assonato. Harry saltò e quasi lasciò cadere l'IPhone che stava tenendo in mano prima di guardarmi.

 

"Cristo, mi hai spaventato," disse.

 

"Scusa," risposi con un sorriso mentre mi mettevo seduto con la schiena appoggiata alla testata del letto, come Harry. "Quanto ho dormito?"

 

"Un paio di ore."

 

"Oh. Che ore sono?"

 

Diede un'occhiata veloce allo schermo del suo telefono prima di rispondere. "L'una e trenta."

 

"E tu sei stato... seduto da quando mi sono addormentato?"

 

Lui sorrise. "Ho fatto dei compiti e negli ultimi trenta minuti ho giocato con il telefono," disse.

 

"Oh. Giusto."

 

"Allora, come hai dormito?"

 

"Estremamente bene, questo letto è fant- oh!"

 

Le mie mani stavano ancora appoggiate sul mio stomaco e, improvvisamente, di punto in bianco, sentii un lieve movimento di qualche tipo sotto il tessuto sottile del maglione che indossavo. Non fece male, era solo... strano, mi faceva quasi il solletico. Lasciai le mie mani lì dov'erano ed una frazione di secondo dopo, accadde di nuovo. I miei occhi si spalancarono. Era...?

 

"Che cosa? Cosa c'è che non va?" chiese Harry, suonando preoccupato.

 

"N-niente," balbettai, i miei occhi incollati alla mia pancia, "io- è- penso che stia... calciando."

 

Guardai Harry e trovai i suoi occhi spalancati. "Sta calciando?" chiese, suonando completamente stupito.

 

"Penso di sì," mormorai, un sorriso che cresceva sul mio volto. Stava calciando. Il mio bambino stava calciando ed ero in grado di sentirlo. Stava calciando. C'era qualcosa in quello che mi faceva sentire delirante, in qualche modo; incondizionatamente, deliziosamente felice in un modo che non avevo mai sentito prima. Non era necessariamente migliore paragonato ai precedenti momenti felici della mia vita, ma era diverso, perché c'era una vita dentro di me ora, che potevo sentir muovere sotto le dita.

 

"Posso...?" Harry mi guardò interrogativamente e sollevò leggermente una mano, lasciandola sospesa sopra il mio stomaco.

 

"O-oh, si, certo," dissi frettolosamente. Afferrai la sua mano e la portai verso il punto in cui avevo sentito il movimento. "Lo senti?" chiesi dopo qualche secondo.

 

Scosse lentamente la testa. "No, non pens-" si fermò e la sua bocca si trasformò in un 'o'. "Oh... io- lo sento ora," disse poi, con la sua voce morbida.

 

Sorrisi alla sua espressione affascinata e poi spostai lo sguardo dove la mia mano era appoggiata sopra la sua, le nostre dita intrecciate. Mi accorsi che la nostra posizione era piuttosto intima e il mio viso improvvisamente divenne molto più caldo. Se qualcuno fosse entrato in quel momento, avrebbe frainteso. Harry non era gay, non per quanto sapessi, e se qualcuno - tipo sua madre - fosse entrato, Harry avrebbe probabilmente ottenuto un sacco di domande a cui rispondere. Per non parlare del fatto che la sua mano stava appoggiata sul mio ventre, cosa che non sarebbe stata normale nemmeno se fossimo stati fidanzati.

 

E poi c'era quella strana sensazione che provavo mentre la sua mano toccava la mia. Quella sensazione pericolosa e tremolante che non ci sarebbe dovuta essere. Era sgradita. Se fosse stato qualsiasi altro ragazzo, sarebbe andato bene, ma quello era Harry. Harry, un popolare ed etero giocatore di calcio, che non avrebbe voluto mai niente di simile ad una storia d'amore con me, che ero nessuno.

 

Con tutto questo in mente, tirai via la mia mano dalla sua, una strana sensazione di vuoto si diffuse in me. Harry sembrò non notarlo, lasciando la sua mano nello stesso punto, ancora con un'espressione impressionata sul suo volto.

 

"Harry?" dissi esitante quando erano passati almeno due minuti e ancora non si era mosso.

 

Alzò lo sguardo e lo posò su di me. "Che cosa?"

 

"È solo- la tua... mano è ancora sul mio ventre," balbettai.

 

"Si, è vero," disse, scrollando le spalle come se dicesse 'e quindi?'

 

"Puoi spostarla?" chiesi lentamente.

 

"Oh, si, certo, scusami," disse lui e ritirò velocemente la mano.

 

Un silenzio abbastanza imbarazzante cadde su di noi e ci volle un po' prima che qualcuno di noi dicesse qualcosa.

 

"È stata la prima volta che lo hai sentito calciare?" chiese Harry finalmente.

 

Annuii.

 

"Quindi abbiamo sentito il primo calcio insieme?"

 

C'era una sorta di emozione nella sua voce che non ero abbastanza in grado di identificare e quando lo guardai negli occhi, avevano una specie di... scintilla. Una scintilla felice che sembrava molto simile a quella che si dice essere una manifestazione fisica della felicità che avevo provato un paio di minuti prima.

 

Aspetta, cosa?

 

"Suppongo di sì," dissi, cercando di sembrare indifferente, anche se probabilmente avevo fallito miseramente.

 

"Non è fantastico?" chiese.

 

Scrollai le spalle. "Certo, se lo dici tu." Essere sulla difensiva mi faceva sembrare un completo stronzo a quanto pare.

 

Si accigliò. "Non è bello?"

 

"Non importa, Harry, era solo un calcio," mormorai.

 

"Solo un calcio?" disse incredulo, "non è solo un calcio, è il calcio del nostro bambino."

 

"Non dire così," lo contraddissi.

 

"Così come?"

 

"Come se fossimo una coppia e questa situazione fosse completamente normale."

 

"Che importa se siamo o meno una coppia e se questa situazione non è normale? Il fatto è quel piccolo bambino è tuo e mio e stava calciando; è abbastanza semplice."

 

Dovetti prendere un paio di respiri profondi per calmarmi e non urlargli contro. "Non importa, Harry, perché... questa cosa non sarebbe nemmeno esistita se non mi avessi fatto ubriacare e non mi avessi scopato a quella festa."

 

Lui fece una smorfia. "So quanto sia stato sbagliato, ma non vedo come possa essere importante ora."

 

"È importante perché- perché non è giusto, niente di tutto questo lo è."

 

"Cosa dovrebbe significare?"

 

Scossi la testa e mi alzai dal letto. "Niente," dissi, "senti, dovrei tornare a casa, ho delle cose da fare. Vado a piedi fino alla fermata dell'autobus più vicina o altro."

 

"No, non lo farai. È troppo lunga a piedi, specialmente quando fa freddo e specialmente quando sei incinto," disse, "siediti e dimmi perché stai improvvisamente uscendo fuori di testa."

 

"Non sto uscendo fuori di testa!" dissi ad alta voce, alzando le braccia, "è solo- io- se non fosse stato per il fatto che per qualche motivo ti sentivi particolarmente eccitato quella notte, questo bambino non sarebbe mai esistito e io non sarei qui."

 

"Okay, allora?"

 

Lo guardai incredulo, diventando sempre più irritato ogni secondo che passava. "Quindi, se niente di questa merda fosse accaduta non avresti saputo nemmeno il mio nome! Siamo stati nella stessa scuola per anni e non mi hai mai notato nemmeno una volta, Harry! Tu non mi hai mai guardato una volta o addirittura saputo nella mia esistenza! E ora sono nella tua camera da letto e mi stai facendo molte domande veramente personali e non va bene!"

 

Mi guardò con un'espressione illeggibile. "Quindi non si tratta del bambino, ma di te e di me?"

 

Presi un respiro profondo, disposto a calmarmi. Urlare non mi avrebbe portato da nessuna parte. "No," dissi dopo un breve secondo di silenzio, "è su di me che non ti voglio forzare ad essere gentile con il povero ragazzo senza amici solo perché lo hai scopato. Ho molto più rispetto verso me stesso."

 

"Pensi che io sia gentile per pietà?" chiese con le sopracciglia sollevate.

 

"Che altro tipo di ragione potresti avere? Non so se ti sei accorto ma io sono una specie di nessuno, nessuno a scuola ha idea di chi sia o anche quale sia il mio nome, e fino a qualche mese fa, questo valeva anche per te."

 

"No, questo-"

 

"Oh, dacci un taglio," sbottai, la rabbia stava crescendo con una velocità piuttosto inquietante, "non ti ricordi nemmeno di avermi scopato, cosa pensi di sapere di me?"

 

"Io-"

 

"Voglio dire che so di non essere nessuno," lo interruppi duramente, "e va bene, sono abituato, non devi dirmi un sacco di bugie per farmi sentire meglio. Va bene così."

 

"Sei dannatamente fastidioso," disse secco.

 

Il mio cuore affondò un po' alle sue parole, ma cosa mi aspettavo? Gli avevo praticamente detto di odiarmi. Scrollai le spalle, cercando di non mostrare alcuna emozione che stavo provando. "È probabilmente uno dei motivi per cui non ho amici," dissi prima di affrettarmi verso la porta, che spalancai, ed iniziai a cercare la via per tornare al salone d'ingresso.

 

La casa sembrava ancora più grande di prima e mi resi conto che stavo andando nella direzione sbagliata. Ero entrato in una stanza di medie dimensioni dove le pareti erano dipinte di grigio scuro. I ripiani erano stati collocati in tutta la stanza ed erano stati riempiti con diversi tipi di macchine fotografiche, treppiedi di numerose dimensioni, obbiettivi, lampeggiatori e molti altri oggetti che non ero in grado di identificare. Ma ciò che attirò la mia attenzione, furono tutte le foto di diverse dimensioni che coprivano sostanzialmente ogni centimetro delle pareti non lasciando vuoto nessuno spazio. Erano tutte bellissime foto e riconobbi alcune di loro, uguali a quelle che avevo visto prima nella stanza di Harry. La maggior parte mostravano paesaggi naturali di foreste, montagne e laghi, ma c'erano anche alcuni ritratti di persone che non conoscevo e alcune erano semplici primi piani di oggetti interessanti.

 

Avevo dimenticato che avrei dovuto cercare il modo di uscire di casa mentre ero lì, ammirando tutte le foto e ancora una volta mi chiesi chi fosse il fotografo. C'era una foto in particolare che colse la mia attenzione. Era abbastanza grande, lunga almeno mezzo metro, ed era un primo piano in bianco e nero di quella che sembrava essere una vecchia panca di legno. Un piccolo cratere di qualche genere era intagliato nel legno - probabilmente causato da forti condizioni atmosferiche - e l'acqua l'aveva riempito. L'immagine era un po' sfocata intorno ai bordi e i colori - o le diverse tonalità di grigio in realtà - erano piuttosto scuri. Un'altra foto in bianco e nero era appesa affianco ad essa, mostrano le mani di qualcuno che sembrava abbastanza vecchio, almeno a giudicare dalla pelle rugosa. Per qualche motivo, trovai quelle foto intriganti e non potei fare a meno di rimane lì in piedi ad ammirarle.

 

All'improvviso sentii dei passi dietro di me, mi girai ed incontrai lo sguardo di Harry. La sua espressione era completamente vuota mentre mi guardava.

 

"Pensavo che stessi andando a casa," disse calmo.

 

"S-si, ero, io- mi sono perso," balbettai.

 

"Quindi stai curiosando in giro per casa mia?"

 

Il sangue si riversò subito sul mio viso e scossi forte la testa. "No, io- io- non volevo rubare o altro, io- mi sono imbattuto in queste foto e sono molto belle, così ho solo guardato e... nient'altro."

 

Un sorriso spuntò sul suo volto. "Rilassati, va tutto bene", disse prima di lasciar vagare lo sguardo nella stanza, "ti piacciono le foto?"

 

Annuii, felice che non fosse arrabbiato con me, "si, sono bellissime. Di chi sono?"

 

"Mie," disse, un tono orgoglioso nella sua voce.

 

"Davvero?" chiesi, anche se non era una sorpresa considerando tutte le foto che avevo visto nella sua stanza.

 

"Si."

 

"Sono abbastanza impressionanti. Sei un fotografo, quindi?"

 

"È solo un hobby, ma si, mi piace molto. È un bel modo per esprimermi, tu ne hai?"

 

"Davvero, no," ammisi con un sorriso debole, "non ho davvero nessun hobby artistico, ma... beh, sei davvero bravo con il tuo."

 

"Grazie."

 

"Dove sono state scattate?" chiesi, indicando le foto dei paesaggi.

 

"Quale?"

 

"Tutte," dissi timidamente, grattandomi la nuca.

 

Sorrise di nuovo prima di camminare un po' più vicino alle foto di cui avevo chiesto. "Questa," disse indicandone una che mostrava un tramonto piuttosto spettacolare, "è stata scattata in una città veramente piccola nelle montagne della Francia settentrionale questa estate. Era bello laggiù, siamo andati tutti, io, mamma, papà e tutti i miei fratelli. Era fantastico."

 

"Posso immaginare," dissi raggiungendolo, "che mi dici di questa?" aggiunsi, indicando quella che mostrava un altro tramonto che sembrava molto diverso dal primo.

 

"Al mare in Germania, due estati fa. Non ricordo dove di preciso, ma eravamo andati solo io e mio padre. È stato dannatamente fantastico anche lì."

 

"Posso vederlo. Voglio dire, sembra che sia stato toccato da Dio o qualcosa del genere."

 

"Bel complimento," disse Harry ridacchiando.

 

"È una bella foto," ragionai, "quindi, cosa mi dici invece di tutte queste persone? Sono persone che conosci?"

 

"Sei improvvisamente molto impiccione," disse, sollevando le sopracciglia.

 

"Oh, scusa, scusa, io- sono solo belle foto, così-"

 

"Stavo solo scherzando, calmo," disse con un sorriso divertito, "e si, sono persone che conosco. Pensi che vada a scattare foto di sconosciuti?"

 

"No, ma potrebbero esserlo, non lo so, modelli o qualcosa del genere."

 

Sbuffò. "La fotografia è un hobby per me, non qualcosa che faccio professionalmente."

 

"Come potevo saperlo? Non so come funziona questa cosa dei fotografi."

 

"Ok, bene. Ma si, sono tutti amici e familiari. Ce n'è una di Liam e Zayn qui," disse e fece un paio di passi verso sinistra, indicando una foto, anche quella in bianco e nero. Mostrava Liam e Zayn seduti per terra, il braccio di Liam intorno alle spalle di Zayn e si stavano guardando a vicenda con sorrisi ugualmente brillanti. Sembravano terribilmente carini e dovevo ricordarmi che ero fondamentalmente l'unico a sapere che erano infatti più che amici.

 

"È davvero una foto molto dolce di loro," dissi, "sembrano felici e... si, solo davvero felici."

 

"Hm, si, a volte me lo chiedo," disse pensieroso.

 

"Cosa?"

 

Scrollò le spalle. "Se c'è... sai, non solo un'amicizia platonica tra loro."

 

Oh. Così lo sospettava almeno, anche se non lo sapeva per certo. "Forse, chi lo sa?" dissi vagamente, "perciò è una foto organizzata?" aggiunsi, desiderando allontanarlo dai suoi pensieri attuali.

 

"No, è stata scattata quando eravamo ad una partita di calcio questa estate. Eravamo tutti in questo parco veramente enorme e, si, sembravano semplicemente fotografabili ."

 

"Fotografabili? Non credo che esista questa parola."

 

"Si, si," disse agitando la mano con noncuranza. "Hai capito cosa intendo. Era un momento da catturare perché sembravano felici e, beh, se non sapessi che sono solo amici avrei detto che fossero innamorati."

 

Sorrisi un po'. "Quale sarebbe la tua reazione se lo fossero?" chiesi, evitando di distogliere gli occhi dalle foto.

 

"Nah, finché sono felici," disse con una scrollata di spalle, "siamo amici da molto tempo, noi quattro, io, Zayn, Liam e Niall, quindi se volessero stare insieme, sarebbe okay per me. Inoltre, non sono esattamente la persona giusta per giudicare, no?"

 

"Da cosa lo capisci?"

 

Lasciò uscire una risata imbarazzata. "A causa di questo," disse ed indicò il mio ventre.

 

"Oh. Si." Per qualche motivo avevo dimenticato tutto riguardo il bambino.

 

"Si."

 

Una domanda mi era sorta improvvisamente nella mia mente, quella che gli avevo già posto una volta ma che non aveva ricevuto risposta. "Harry?" dissi timidamente.

 

"Hm?"

 

"Posso farti una domanda?"

 

"Certo."

 

"Promettimi che non ti arrabbierai, okay?"

 

"Lo prometto."

 

Strisciai i piedi nel pavimento, pensando se quella fosse una buona idea, prima di buttarmi. "Sei gay?"

 

Dritto al punto.

 

Per qualche secondo non fece altro che guardarmi e cominciai a preoccuparmi che fosse arrabbiato con me, anche se mi aveva promesso di non farlo.

 

"Perché lo chiedi?"

 

"Io- per ovvie ragioni, suppongo," dissi con calma.

 

Si passò una mano tra i capelli, lentamente, e si lasciò sfuggire un respiro, "okay, senti, la cosa è-"

 

Il suono dello squillo di un telefono lo interruppe e gemetti. Era davvero così difficile avere una risposta ad una domanda così semplice?

 

"Mi dispiace, aspetta un secondo," disse in tono di scuse prima di tirare fuori il suo IPhone dalla tasca dei pantaloni. Guardò il display per un breve secondo, un sorriso apparve sul suo volto, prima di rispondere. "Ehi, piccola," disse.

 

Sospirai. Probabilmente era Lauren. Lauren che mi aveva interrotto già due volte nel bel mezzo di una conversazione. La sentii parlare all'altro lato, ma non riuscii a cogliere le parole.

 

"No, sto solo cazzeggiando in camera mia," disse Harry e aggrottai le sopracciglia. Perché le aveva mentito? "Si, sono... solo," continuò, apparentemente rispondendo ad una domanda che le aveva fatto, e la mia fronte si corrugò ancora di più. "Sicuro. Ci vediamo tra mezz'ora?" Pausa. "Okay, ci vediamo dopo, ciao." Riagganciò e ripose il telefono in tasca prima di guardarmi con un'espressione che conteneva una traccia di colpa.

 

"Perché- perché lei hai mentito?" chiesi esitante.

 

"Cosa intendi?"

 

"Hai detto che eri solo e io- io sono qui, quindi non sei davvero solo, no?"

 

"Io- non potevo dirglielo," disse mentre si grattava la nuca, ovviamente a disagio.

 

Ovviamente non poteva. Se la gente avesse saputo che lui usciva con me avrebbe rovinato la sua reputazione. Anche se questa cosa aveva senso, non mi alleviò il fastidio che mi bolliva dentro.

 

"Okay, bene," dissi, cercando di nascondere l'ostilità nella mia voce il meglio che potevo, "tornerò a casa ora, vai ad incontrare la tua ragazza."

 

"Lei non è-"

 

"Non mi interessa. Vai ad incontrarla, fai quel cazzo che ti pare," sbottai, "non ti intralcerò la strada."

 

Senza aspettare una risposta, mi voltai e uscii dalla stanza, ignorando i richiami di Harry che dicevano "Louis, andiamo". Dopo aver camminato per due volte nella direzione sbagliata riuscii a trovare la strada verso l'ingresso e mi misi le scarpe e la giacca. Sentii dei passi che si avvicinavano da qualche parte lungo il corridoio e mi affrettai a scomparire dalla porta d'ingresso prima che Harry mi avesse potuto raggiungere per cercare di spiegarsi.

 

In realtà non c'era niente da spiegare; non voleva che qualcuno sapesse che usciva con me. Anche se avevo capito il perché, non potevo negare di sentirmi un po' ferito; io ero troppo perdente per chiunque volesse uscire con me e quando lo facevano, mentivano agli altri. Si, faceva male. Era irrazionale, forse, o una reazione eccessiva, ma mi sentivo come essere rifiutato per non essere abbastanza buono, qualcosa che era sempre stato il mio punto debole. Tutte le mie emozioni erano diventate più intense a causa della gravidanza, e tutto quello che sentivo in quel momento era un'accecante senso di rifiuto, di nullità e solitudine.

 

E per questo motivo le lacrime cominciarono a cadere e soffocai piccole grida che volevano uscire dalla mia bocca. Di nuovo. Mi fece sentire terribilmente patetico e debole, dovetti mordermi il labbro per far smettere di tremare il mio mento. Perché? Perché? Perché ora quando ero fuori e tutti potevano vedermi? Camminai fino alla fine della strada quando notai un muretto di mattoni. Le lacrime che cadevano dai miei occhi mi avevano appannato la vista, e per non finire a sbattere sopra qualcosa, mi sedetti sulla parete bassa e appoggia i gomiti sulle mie ginocchia.

 

Se fossi rimasto a casa quella sera e non fossi mai andato a quella festa, la mia vita sarebbe stata cento volte più facile e non mi sarei dovuto preoccupare di essere grasso e troppo emotivo per cose stupide e per la mia schiena dolorante e per- Harry. Harry, che avevo scoperto fosse un bravo ragazzo, un ragazzo fantastico che mi aveva fatto vibrare all'interno come nessuno mai prima, ma che si vergognava ad ammettere che usciva con me. Harry che, nonostante fosse un bravo ragazzo, mi aveva fatto sentire molto più patetico e inutile di quanto già non fossi.

 

Sedevo lì, piangendo in silenzio, per quelli che mi sembrarono anni ed anni, mentre i miei pensieri deprimenti e auto-commiserativi si muovevano nella mia testa. La mia schiena cominciò a farmi male e il mio culo era freddo, così mi alzai in piedi, sgranchendomi un po'. Controllai l'orologio. Due e quarantatré. Grande. Il tempo di arrivare a casa sarebbe stato ancora più buio e più freddo di quanto già fosse. Il pensiero che probabilmente dovevo cercare una fermata dell'autobus mi aveva appena colpito quanto il suono di una voce familiare raggiunse le mie orecchie e mi girai.

 

"Vuoi congelarti a morte o cosa?" disse Harry mentre si avvicinò a me con passi rapidi, le mani dentro le tasche della sua enorme giacca e lo stesso cappello che prima copriva i riccioli. Quando si avvicinò abbastanza per vedere bene il mio viso, corrugò la fronte. "Stai piangendo?" chiese.

 

"Sono incinto, piango sempre," mormorai.

 

"Di solito c'è una ragione, no?"

 

"Non necessariamente."

 

Si accigliò. "Ma questa volta c'è." Non era una domanda, ma tuttavia risposi.

 

"Come vuoi. Ad un ragazzo è permesso di piangere se vuole."

 

Sospirò e mi guardò con quella che sembrava pietà. "Quello che ho detto a Lauren, non era perché-"

 

"Non ho bisogno di sentire questo, Harry," lo interruppi stanco, "voglio solo andare a casa, okay?"

 

"Bene, ma lascia che ti accompagni," disse dopo qualche istante di esitazione, mamma è tornata a casa, quindi l'auto è disponibile."

 

"No, io-"

 

"Louis, per favore. Se tu dovessi morire congelato nella strada verso casa, non me lo perdonerei mai."

 

"Non dovresti incontrare Lauren?"

 

"Si, ma ti porterò prima a casa."

 

Scossi la testa. "No, vai ad incontrarla, è tutto okay."

 

"Oh mio Dio, tu sei il tipo più ostinato e fastidioso che abbia mai conosciuto," gemette, "voglio portarti a casa, puoi per favore lasciarmelo fare?"

 

"No, grazie," dissi, sentendomi di nuovo infastidito, "preferisco avere intorno persone che non si vergognano di me. Scusami se è troppo da chiedere."

 

La bocca di Harry si aprì e mi guardò con un espressione sbalordita. "Vergognarmi di te? È quello che pensi?"

 

"Che altro dovrei pensare quando menti ad altre persone, proprio davanti a me, perché non vuoi che sappiano che sei con me?" chiesi, alzando le braccia in aria.

 

"Non è perché mi vergogno di te, per amor di Dio, è solo-"

 

"Non preoccuparti," lo interruppi tranquillamente, "so che non sono la prima scelta delle persone, ok? Sono molto consapevole di questo, ma sentirmelo dire in faccia è stata tutta un'altra cosa."

 

"Non mi vergogno di te, dannazione!" disse ad alta voce il secondo dopo che terminai di parlare.

 

"Allora perché le hai detto che eri solo?"

 

"È solo che tu- sei diventato un... argomento dolente, okay?"

 

Sollevai le sopracciglia in confusione. "Un argomento dolente? Perché?"

 

"Perché lei pensa che c'è qualcosa tra noi due."

 

Che non c'è, dovetti ricordare a me stesso quando il mio stomaco aveva fatto una capriola. "Oh, okay," fu tutto ciò che dissi.

 

"Ecco perché non le ho detto che ero con te. Sarebbe stata gelosa e non c'è bisogno," disse, un sorriso esitante sulle labbra.

 

Non c'è bisogno. La mia ultima speranza gettata fuori dalla finestra. "Giusto," dissi, annuendo come se approvassi.

 

"Okay, ora che abbiamo chiarito questo, mi permetterai di darti un passaggio a casa?"

 

Sospirai, ma annuii. "Si, suppongo."

 

"Dai, su."

 

Venti minuti più tardi, dopo una tranquilla corsa in macchina, Harry entrò nel vialetto di casa mia e fermò l'auto.

 

"Allora," disse.

 

"Allora," ripetei.

 

"Stai bene?"

 

"Certo, perché?"

 

"Sai, perché sei... incinto e sembravi un po' sconvolto prima," disse con una scrollata di spalle.

 

"Oh. No, sto bene," risposi, cercando di ignorare la sensazione di disagio che lui fosse lì con me solo a causa del bambino.

 

"Bene, si, questo è.. un bene."

 

Un silenzio imbarazzante seguì dopo e io armeggiai con le mie dita, non certo di cosa fare o non fare. Alla fine Harry tossì un po' e ruppe la quiete.

 

"Senti, probabilmente dovrei andare, Lauren comincerà a chiedersi dove sono finito," disse.

 

"O-oh, si, scusami, esco," dissi frettolosamente prima di rimuovere la cintura di sicurezza. Mi sentii a disagio, pensando per la centesima volta che il grasso dovuto alla gravidanza stava cominciando a diventare molto fastidioso. Quando, dopo pochi istanti, mi alzai in piedi con la mano ancora attaccata alla maniglia, pronto a chiudere la portiera, Harry riprese a parlare.

 

"Il prossimo appuntamento è il 25 Gennaio, vero?" disse. Annuii. "Ci vedremo il 25 Gennaio allora, credo."

 

Non a scuola, non all'infuori della scuola, ma nell'ufficio del medico tra due settimane. Ecco dove voleva vedermi la prossima volta, non prima.

 

"Okay," mormorai, cercando di coprire la mia delusione senza successo.

 

"Okay."

 

"Si. Io- ciao," dissi prima di sbattere la portiera e camminare verso casa.

 

Era completamente silenziosa quando entrai e dopo un forte 'mamma? Owen?' che non ottenne risposta, capii che nessuno era in casa. Mi versai un bicchiere di succo di mela prima di andare in camera mia, come al solito, e mi sedetti sul letto con un sospiro.

 

Poche settimane prima la mia preoccupazione principale era il bambino, lo era ancora, ma c'era un altro posto riempito da Harry. Forse era semplicemente perché, non importava qual era il suo motivo, era la prima persona che mi aveva mai parlato e mostrato ogni tipo di interesse, oltre alla mia famiglia e ad Eleanor. Era il primo ragazzo che mi aveva mai parlato e dunque la prima persona da cui fossi veramente attratto. Certo, c'era stata Eleanor, ma era una ragazza e io ero gay; c'era sempre stato qualcosa di mancante tra noi due, che entrambi avevamo capito dopo aver fatto sesso un paio di volte.

 

Ma con Harry... con Harry la cosa che mancava tra me ed Eleanor era presente. Quando uscivamo, quando mi guardava, quando mi sorrideva, ogni volta che era vicino a me, la sentivo. Anche la nostra esperienza fisica - che qualunque persona normale avrebbe considerato orribile e dolorosa - era stata incredibile. Volevo che accadesse di nuovo, lo volevo così, così tanto, ma purtroppo quello era un desiderio che probabilmente non si sarebbe mai avverato.

 

No, tutto quello che c'era tra me e Harry - e tutto quello che ci sarebbe mai stato - era un'amicizia leggermente sbagliata, forse basata su colpa e rammarico, e un bambino non ancora nato. Ecco tutto quello che c'era. Niente di più.

   
 
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