Ringrazio
anche solo chi
legge.
Cap.8
Un sole solo mio
Un
sole che splende per me soltanto,
come
un diamante in mezzo al cuore.
Videl
appoggiò la testa
sulla spalla del marito e socchiuse gli occhi.
“Sai,
quando chiudo gli
occhi sento ancora la sua voce” disse il giovane nello
schermo della
televisione.
Gohan
sentì la giovane
stringergli il braccio e sorrise, continuando a guardare la
televisione. Osservò
un giovane dai capelli tinti di viola in una cresta, annuire seduto
accanto a
un ragazzo dai lunghi capelli mori.
“Quando
scrivo le mie
canzoni è proprio la sua voce a ispirarmi. Persino quando
utilizzava un tono
isterico, era una musica erotica, psichedelica, quasi mai
dolce” spiegò il
moretto.
L’amico
si grattò il
piercing sul labbro e si sporse, appoggiandogli la mano sulla spalla.
“La
differenza sociale è
una brutta bestia, amico mio. Lei resterà sempre di buona
famiglia e tu non hai
un soldo” gli ricordò. Il protagonista
scrollò le spalle, liberandosi dalla
mano dell’amico e si alzò in piedi dalla panchina
su cui erano entrambi
accomodati.
Gohan
si sporse e prese i
pop-corn.
“Questo
film non è bello
come ‘Oltre la morte’, eppure il regista
è lo stesso” sussurrò.
“Durante
quello ho versato tutte le mie lacrime” gli
fece eco Videl.
“Abbiamo.
Nella scena in cui lui cerca di abbracciarla
e l’attraversa, perché i fantasmi sono incorporei,
i miei singhiozzi sono
risuonati per tutta la camera” ammise Son.
Videl
ridacchiò.
“Non
potrò mai dimenticare quella notte in cui siamo
finiti a letto a smaltire quel gelato” disse il protagonista
del film. Ci fu
una scena in dissolvenza e comparve una camera da letto.
Il
ragazzo era steso sul letto e guardava sopra di sé,
cercando di regolare il respiro. I suoi capelli mori ricadevano
scomposti, ad
aureola, intorno al suo viso, risaltando sulla fodera candida del
cuscino.
“Soddisfatta?”
domandò.
La
giovane, stesa al suo fianco nell’immagine nello schermo,
mugolò di
piacere, era avvolta in un lenzuolo candido.
“È
stato anche meglio del gelato che mi avevi offerto” disse
dolcemente.
“Marnie,
tu sei più dolce di un gelato” sussurrò
lui seducente. Si mise su
un fianco e le accarezzò il bacino, arcuò la
schiena e le mordicchiò il labbro,
arrossandoglielo.
Gohan
abbassò il volume della televisione.
“Che
ne dici di cambiare canale?” domandò.
Videl
si mise una ciocca mora dietro l’orecchio e si
staccò dal braccio di lui.
“Magari
troviamo qualche film che ci faccia commuovere
come ‘Oltre la morte” propose Gohan.
“Amo
il fatto che con te posso essere sensibile senza
essere giudicata” disse Videl.
Gohan
le prese il viso tra le mani e le baciò la punta
del naso.
“Ammettilo
che sono solo l’alieno più piagnucolone mai
nato” borbottò.
Videl
abbassò lo sguardo, arrossendo e negò con il
capo, mise le mani su quelle di lui e se le tolse dal viso,
intrecciando le
loro dita.
“In
una cosa posso essere d’accordo: tu sei diverso
dagli altri saiyan. Tu sei un punto fisso, che non cambia sempre umore,
che
combatte solo per difendere la sua famiglia.
So
che quando ti trasformi in supersaiyan, lo stai
facendo solo per difendermi. È come avere un sole che brilla
per me soltanto”
disse.
I
capelli di Gohan si tinsero di biondo e dal ragazzo
venne emanata della luce dorata, il rumore della sua aura copriva il
basso
brusio delle voci che venivano dall’apparecchio televisivo.
“Posso
trasformarmi anche solo perché ti piace vedermi
così, mia amata” disse Gohan. Annullò
l’aura, rimanendo nello stato di
supersaiyan. “Potrei anche viverci, l’ho fatto per
un’intera settimana da
piccolo”. Aggiunse. La figura della moglie si rifletteva
nelle sue iridi
verde-acqua.
Videl
strinse di più le mani di Gohan e gli sorrise.
“No,
mi piace vederlo solo di tanto in tanto. Anche se
non mi dispiacerebbe vederti in questa forma, alle volte, anche nella
nostra
intimità” ammise.
“Videl,
tu per me sei come un diamante in mezzo al
cuore. Per te farei questo e altro” la rassicurò
Gohan.
Videl
sorrise.