Ringrazio
anche solo chi
legge.
Cap.9
Tu sei diverso
Tu,
tu che sei diverso, almeno tu, nell’universo.
Gohan
mise la pezzuola
dentro la bacinella, facendo cozzare i pezzi di ghiaccio tra loro e
contro il
bordo di plastica, estrasse la pezzuola e la strizzò un paio
di volte. Si
sporse e l’appoggiò sulla fronte di Videl, la
ragazza boccheggiava, le sue gote
erano arrossate e teneva gli occhi chiusi.
Gohan
appoggiò le mani
sulle ginocchia e abbassò il capo, strofinò il
mento contro il petto.
Videl
socchiuse gli occhi
e volse leggermente il capo, le sue ciglia tremavano. Si deterse le
labbra
screpolate con la lingua, il suo respiro era ansante e il suo battito
cardiaco
irregolare.
“G-grazie”
biascicò.
Gohan
le prese la mano
nella propria, sentendola bollente al tocco.
“Mi
dispiace di non poter
fare abbastanza” le disse gentilmente, rimboccandole le
coperte con l’altra
mano. “Mi sono confuso e non mi sono ricordato se erano i
finocchi che facevano
bene con la febbre o altre verdure. Inoltre ho rischiato di bruciare il
brodo
di pollo che stavo preparando” si scusò.
Videl
ansimò più
rumorosamente, la gola le bruciava.
“S-sei
bravo…” farfugliò.
Gohan
la sentì tossire e
si morse il labbro.
“Sono
un imbranato”
ammise.
Videl
avvertì il
refrigerio che proveniva dalla pezzuola umida e fredda. Un rivolo di
muco le
scivolò dal naso, Gohan le lasciò andare la mano
e recuperò il pacchetto di
fazzoletti dal comodino, lo aprì e ne estrasse il primo,
pulendole il naso.
“Quando
ti vedo stare
male, non capisco più niente. Tutto passa in secondo
piano” ammise.
Videl
deglutì
rumorosamente.
“Mio
marito mi lascerebbe morire se mi venisse la
febbre. Ne sono convinta, dannato scimmione”
borbottò Bulma. Si tirò un paio di
volte una ciocca azzurra e si morse il labbro, fino a inciderlo con i
denti.
“Lo
sai che non è vero” ribatté Chichi. I
suoi
occhi erano cerchiati da occhiaie e il suo viso era ingrigito.
“Scorbutico
com’è, il suo modo di consolarmi
sarebbe anche peggio” ribatté Bulma.
Videl
si mise sulle punte e prese i piatti piani
appoggiati in uno stipetto.
“Beh,
almeno non è come il mio Gokuccio o
Crilin. Entrambi sarebbero capaci di far andare distrutta una casa in
pochissimo tempo. Da soli non saprebbero neanche cambiarsi le
mutande” ribatté
Chichi.
Bulma
ridacchiò.
“Quanto
è vero. Uomini, non sanno nemmeno dove si
trovano le cose in casa loro” le disse.
Videl
strinse le labbra fino a farle sbiancare,
raggiunse il tavolo e vi appoggiò i piatti, si
massaggiò una spalla e volse lo
sguardo, fissando il pavimento.
Videl
tossì
rumorosamente, i corti capelli mori le aderivano al viso accaldato e
reso umido
dal sudore.
“N-no…
sei bravissimo”
disse al marito.
Gohan
si alzò in piedi, con
il fazzoletto appallottolato in una mano.
“Tu
sei diverso, almeno
tu, nell’universo” biascicò Videl.
Gohan
raggiunse una
spazzatura e ve lo gettò all’interno,
tornò indietro, raggiunse la moglie e le
sorrise.
“Persino
quando ti senti
male e quasi deliri, mi difendi” disse gentilmente.
Si
sedette nuovamente al
fianco di lei e controllò la temperatura della pezzuola.
Videl
sorrise e cercò di
regolare il respiro.