Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: shiningreeneyes    07/06/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 10

Sto cercando di non essere troppo esaltato.

 

 

Martedì, 11 Gennaio

Diciassette settimane e un giorno

 

"Scusa, ma tu - tu - esci con un'atleta?"

 

Colpii Eleanor dietro la nuca e annuii. "Si, l'ho fatto, e per favore non farmelo ripetere una quarta volta, okay?"

 

Mi guardò con gli occhi spalancati e un sorriso sul viso. Eravamo nella sua stanza, sul letto, la mia testa era appoggiata sul suo grembo e una coperta stava coprendo il mio corpo dal petto in giù. Le avevo detto che avevo freddo, ma naturalmente era solo per fare in modo che lei non notasse il gonfiore sul mio stomaco.

 

"Bene, non lo farò," disse, "ma questo significa che finalmente hai qualcuno con cui uscire? Oltre a me, intendo."

 

"Grazie per aver cercato di alzare la mia autostima," brontolai.

 

"Ho provato un milione di volte e non funziona, perciò ci rinuncio," disse, roteando gli occhi, "quindi è un amico?"

 

Mi strinsi nelle spalle, non certo su che dire. No, non è davvero un amico, è solo il padre del bambino che sto portando in grembo, di cui io potrei o non potrei avere una cotta. "Non lo so," dissi alla fine.

 

"Ma siete usciti insieme, giusto?"

 

Annuii.

 

"Quante volte?"

 

Quella conversazione stava diventando sempre più scomoda ogni minuto che passava. Cosa dovevo rispondere a tutte le sue domande? Io e Harry eravamo solo usciti due volte, c'erano state anche le visite all'ufficio del medico, ma non potevo menzionare quelle ad Eleanor, vero? Avevo fatto un grosso errore quando le avevo parlato di Harry - lo realizzai subito, ma purtroppo era un po' troppo tardi per tornare indietro.

 

"Io- non lo so, forse tre volte," risposi dopo qualche secondo di esitazione.

 

"Tre volte? Tre dannate volte?" disse con incredulità, "quando mi avresti raccontato di questo?"

 

"Mi dispiace, scusa, me ne sono solo dimenticato, credo," dissi, tentando un sorriso di scuse.

 

"Sei uscito con un'atleta tre volte e te ne sei dimenticato?" sbuffò, "Giusto, ora dimmi il vero motivo per cui non me l'hai detto prima."

 

"Questo è il vero motivo, lo prometto!"

 

"Io non- aspetta un secondo," disse, l'ultima parte lentamente e con gli occhi stretti, "Louis Tomlinson, c'è qualcosa che sta succedendo tra te e questo ragazzo?"

 

Le mie guance si chiazzarono di rosso, ma scossi la testa, sentendo il bisogno di allontanarmi da quello il più velocemente possibile. "No, no, assolutamente no. Ha una fidanzata e come ho detto, non so nemmeno se siamo amici."

 

Il sorriso piuttosto subdolo sul suo viso si trasformò lentamente in uno morbido e allungò una mano iniziando a giocare con i miei capelli. "Ti piace lui, vero?" disse.

 

Sentii crescere ancora di più il caldo e scossi la testa di nuovo, questa volta un po' più deciso. "No, non mi piace," dissi, convincente quanto mio cugino di tre anni che aveva giurato di non aver mangiato biscotti, anche se il suo volto era pieno di briciole.

 

"Aw, hai una cotta," ribatté lei.

 

"El, per favore," gridai, "non ho una cotta, okay? È solo un semplice ragazzo, questo è tutto."

 

Scosse la testa e sospirò. "Sai che non ti credo, ma va bene, smetterò di darti fastidio."

 

"Grazie, lo apprezzo," dissi, "non credo che tu sia sincera, però. Tutti sanno che non stai zitta finché non hai qualcosa da mettere in bocca."

 

La sua bocca si aprì e mi colpì la testa. "Sei disgustoso, non posso credere che sono andata a letto con te."

 

"Si, nemmeno io," ribattei, anche se non in modo scortese.

 

"Non puoi credere che io sia venuta a letto con te o non puoi credere che tu sia venuto a letto con me?"

 

"Entrambe le cose," dissi con una scrollata di spalle, "scusa, ma non ti trovo attraente. Non nel modo in cui vorrei almeno."

 

"Ahi, adesso chi è che sta abbassando l'autostima?"

 

Alzai gli occhi al cielo. "Sei una ragazza, io sono gay, non è niente di personale, lo sai, abbiamo già superato questo."

 

"Lo so," disse con un sorriso, "'ma prenderesti mai in considerazione di rifarlo?"

 

"Che cosa? Fare sesso con te?"

 

"Si."

 

Risi un po' ed un cipiglio confuso apparve sul suo viso.

 

"Lo prenderò come un no," disse lei, guardandomi.

 

"Si, scusami, ma non credo che riuscirei a farmelo alzare per te," dissi e ora anche lei rise.

 

"Un diciassettenne con una disfunzione erettile," disse tra le risate.

 

"Non ho la disfunzione erettile!" esclamai, "sono perfettamente in grado di farlo quando ne ho voglia, grazie mille."

 

Il suo volto si arricciò. "Ehi, va bene, mettiamo fine a questa discussione."

 

"Buona idea."

 

"Si. Quindi cos'altro c'è di nuovo? Ho sentito che tua mamma si è fatta un ragazzo, cos'è successo?"

 

Lasciai uscire un voluto (e forse esagerato) gemito.

 

Ian si era fermato a cena quasi ogni giorno da quando ci eravamo presentati un mese prima, e trascorreva la notte a casa nostra più spesso. Anche se non aveva niente di sbagliato, non riuscivo a farmelo piacere. Era abbastanza carino e scherzava ogni tanto, ma a parte quello lui era così... noioso, così rigido, così noioso e così freddo. Non lo apprezzavo particolarmente, ma naturalmente non lo avevo detto a mia madre che sembrava così tanto infatuata di lui. Inoltre c'era la mia gravidanza. Era abbastanza imbarazzante cercare di spiegare il mio leggero cambio di umore alla mamma e ad Owen, ma farlo con Ian?

 

"Si, sembra che abbia improvvisamente deciso che è giunto il momento di ricominciare a uscire, quindi ora c'è un Ian nella nostra vita," dissi e non potei evitare il tono condiscendente della mia voce.

 

"E tu lo odi?" chiese con un sorriso.

 

Scrollai le spalle. "Non lo odio, ma nemmeno mi piace."

 

"Perché no?"

 

"Non lo so, non mi piace, suppongo."

 

"Alcune persone sono difficili da amare, vero?"

 

"Si."

 

"Qualcos'altro di nuovo allora? Oltre al fatto che tua mamma si è fidanzata e che tu hai ottenuto un potenziale amico."

 

"No," dissi, una mano si posò assente sul lato del mio ventre, "niente di speciale da dire."


*

 

Un paio di settimane passarono, e la mia schiena continuava a fare male, stavo diventando sempre più grasso giorno dopo giorno, i miei sogni cominciavano a diventare veramente strani e avevo scoperto che era del tutto normale, Ian continuava a venire a cena e non avevo mai visto Harry, nemmeno a scuola. Dopo il giorno trascorso a casa sua avevo sperato di ricevere un suo messaggio o una chiamata, se non altro per dirmi ciao, ma dopo una settimana passata completamente senza Harry, cominciai a sentirmi piuttosto stupido per aver avuto speranze.

 

Quindi, fondamentalmente la mia vita era tornata noiosa, nascondere il fatto che fossi incinto era sempre più difficile visto che la mia pancia iniziava ad essere molto evidente. Avevo dovuto indossare due o tre strati di abbigliamento, più il mio cappotto e ciò mi faceva apparire davvero grasso. Era comunque meglio che sembrare incinto, però.

 


Lunedì, 17 Gennaio

Diciottesima settimana

 

Ero seduto da solo in mensa, cercando di mandare giù il pranzo, che - nonostante fosse un'insalata di pollo molto gustosa - sembrava assolutamente rivoltante in quel momento. Frutta e verdura non erano state di mio gradimento quelle settimane e ancora non accennavo a voler cambiare opinione. Il mio pranzo trascorreva calmo e tranquillo, come al solito, finché non alzai lo sguardo e trovai qualcuno che stava davanti al mio tavolo. Una ragazza molto arrabbiata e con i capelli rossi.

 

"Stai lontano da lui," sibilò Lauren, appoggiando le mani sul tavolo, piegandosi per guardarmi negli occhi.

 

Sbattei le palpebre, vergognandomi di ammettere che ero un po' intimidito da lei.

"D-da chi?" chiesi nervosamente, non guardandola negli occhi.

 

"Dal mio ragazzo," disse, sottolineando il 'mio'.

 

"Harry?"

 

"Quanti ragazzi credi che abbia?"

 

Le mie guance diventarono rosse e mi morsi il labbro. "Non parlo con lui da due settimane," mormorai.

 

"Assicurati che rimanga così," sibilò, "qualunque cosa tu abbia in mente, lui non fa per te, hai capito? È il ragazzo che tutti amano, tu sei il ragazzo di cui nessuno conosce il nome, vedi il problema? Inoltre c'è il fatto che tu sei un ragazzo e lui non è gay. Quindi, liberati della tua fantasia dove tu e lui cavalcate verso il tramonto, okay? Non succederà perché è mio."

 

Quelle furono le ultime parole che pronunciò prima che si alzasse in piedi, poi mi mandò un'occhiataccia e andò via. La fissai mentre si avvicinava ad un tavolo dove vidi i capelli ricci di Harry di spalle e un sacco di altri ragazzi e ragazze. Si avvicinò ad Harry e lui si voltò a guardarla, inviandole uno dei suoi sorrisi abbaglianti prima di baciarla. Portai il mio sguardo verso il basso; visto che non ero un masochista, non sentivo la necessità di infliggermi dolore inutile. Ok, 'dolore' era una parola un po' forte, ma guardare Harry sorridere e baciare una ragazza che pochi secondi prima mi aveva minacciato non mi rendeva decisamente felice.

 

Guardai nuovamente la mia insalata, sentendo quasi i conati di vomito alla sua vista, prima di sospirare e alzarmi dalla sedia, rendendomi conto che stare seduto lì non aiutava di certo la mia nausea. Gettai l'insalata nel cestino vicino all'uscita della mensa prima di mettermi lo zaino sopra la spalla e dirigermi verso il bagno più vicino per spruzzarmi acqua in faccia, in modo da calmarmi un po'.

 

C'era solo un'altra persona in bagno quando arrivai. Zayn era in piedi davanti ad uno specchio, impegnato a sistemarsi i capelli con una scatola che sembrava essere cera sul lavandino accanto a lui. Il suo sguardo si spostò verso di me quando udì la porta aprirsi e sorrise. Tentai di ricambiare il gesto, anche se probabilmente con poco successo.

 

"Hei," disse quando mi misi davanti al lavandino accanto a lui e aprii il rubinetto.

 

"Ciao," dissi senza guardarlo. Controllai la temperatura dell'acqua che stava scorrendo, scomparendo lungo lo scarico, e sospirai quando il liquido freddo fece contatto con la mia pelle surriscaldata. Dover indossare tutti quelli strati di abbigliamento mi aveva fatto sentire abbastanza caldo, soprattutto dopo aver salito le scale per tutto il giorno per raggiungere le mie diverse classi. Spruzzai l'acqua sul viso e strofinai un po' i miei occhi per cercare di sbarazzarmi delle piccole vene rosse troppo visibili.

 

"Tutto bene?"

 

Spostai lo sguardo verso Zayn, che mi guardava con una leggera preoccupazione e tentai un altro sorriso.

 

"Si, solo, sai..." mi spostai, guardandomi intorno per controllare se ci fosse qualcuno nella stanza.

 

"Non c'è nessuno qui," disse Zayn come se avesse letto la mia mente.

 

"Scusami, volevo solo esserne certo," dissi, "ma si, sto bene, solo incinto e quelle cose, niente di grave, giusto?"

 

Sbuffò. "Giusto. Come va?" chiese.

 

"Okay, suppongo."

 

"Hai bisogno di parlarne?" chiese, alzando le sopracciglia.

 

Mi agitai a disagio. "Non c'è molto da dire, veramente; sono stanco e sono grasso, fine."

 

"Sembri un po' più grande, si," mormorò.

 

"Lo so, mormorai."

 

"E cosa riguardo ad Harry?"

 

Aggrottai la fronte involontariamente. "Cosa riguardo lui?"

 

"Mi ha parlato dell'appuntamento del medico e che siete usciti dopo."

 

"Oh, quello. Ci siamo solo ritrovati lì e non mi ha permesso di tornare a casa a piedi, quindi mi ha fatto rimanere fino a quando sua mamma non è tornata a casa in modo da potermi accompagnare. Non c'è stato davvero niente di più."

 

"E questo è tutto?"

 

"Si, credo."

 

"Hai tralasciato la parte del calcio."

 

Oh. "Solo un calcio, niente di più," dissi con nonchalance.

 

"Sei un attore terribile, lo sai?" disse con un sorriso.

 

"Cosa?"

 

"Stai cercando di sembrare indifferente su qualcosa che sei tutto, tranne che indifferente. Non sta funzionando."

 

"Questi non sono davvero affari tuoi, no?" sbottai.

 

Tirò su le mani in segno di resa, ma poi sorrise. "Stavo solo chiedendo."

 

Sospirai stanco e mi misi le mani tra i capelli. "Scusami, è solo troppo."

 

"Posso capirlo. Hai bisogno di qualcuno con cui parlare?"

 

Si, ma la persona con cui volevo parlare era occupata con la sua ragazza stronza. "No grazie, sto bene."

 

"Sei sicuro?"

 

Annuii e sorrisi. "Si. Devo andare, però, ho alcune cose da fare e... altra roba."

 

"Sicuro. Ci vediamo in giro."

 

Sorrisi di rimando prima di uscire dalla stanza e dirigermi verso la mia lezione di chimica.

 

*

 

Quando tornai a casa quel giorno, andai nella mia stanza per cambiarmi con qualcosa di più comodo rispetto ai milioni di strati che indossavo. L'unico problema era che nessuno dei miei vestiti comodi riusciva a nascondere la mia protuberanza. Misi una maglietta solo per vedere se potevo indossarla, ma l'unica cosa che realizzai era che avevo davvero bisogno di nuovi vestiti. Sapevo che avevo circa centocinquanta sterline nel mio portafoglio in quel momento - grazie a Dio per i parenti che erano troppo pigri per uscire e comprare i regali e quindi mi regalavano solo i soldi - e anche se avrei dovuto risparmiare davvero quei soldi, spenderli per dei vestiti nuovi era senza dubbio meglio, altrimenti la mia famiglia avrebbe avuto un diverso e inaspettato regalo di Anno Nuovo.

 

Con quel pensiero spaventoso, mi rimisi i vestiti che avevo indossato a scuola, afferrai il mio portafoglio da sopra il mio comò e poi mi diressi verso il piano di sotto per informare mia madre che stavo uscendo. Trovai lei, Owen e Ian in cucina, seduti vicino al tavolo e masticando qualcosa che sembravano pezzi di torta.

 

"Oh, sei tu!" esclamò mia mamma una volta che mi vide sulla porta, "siediti e assaggia un po' di questa torta di mele che Ian ha portato dalla California, è deliziosa!"

 

"Oh, sei stato in California?" chiesi, cercando almeno di sembrare interessato.

 

"Sfortunatamente solo per affari, ma sono riuscito a trovare il tempo per comprare questa torta," disse con un sorriso. "Tua mamma ha ragione, è veramente deliziosa."

 

"Si, sono sicuro, grazie," dissi imbarazzato, "ma devo andare, vado a comprare dei vestiti nuovi."

 

"Era ora, stai diventando sempre più grasso giorno dopo giorno," sbuffò Owen con la bocca piena di torta.

 

"Owen!" lo rimproverò mia madre e lo colpì sul braccio.

 

"È okay, so che sto ingrassando," dissi con una scrollata di spalle che sperai sembrasse abbastanza indifferente.

 

"Oh, no, Lou, chi ti ha messo questi pensieri in testa?" disse mia mamma, guardandomi preoccupata, "non sei grasso, sembri completamente normale!"

 

"Mamma, ho preso quattro chili negli ultimi mesi. Sto ingrassando. Posso affrontarlo." Avevo iniziato a pesarmi due volte alla settimana e quando ero salito sulla bilancia ieri, aveva mostrato settanta chili spaccati, il che significava che avevo preso quattro chili. Sembrava molto di più di quanto fosse in realtà, avevo realizzato.

 

"Come mai sei così calmo? Tu sei sempre stato un fanatico quando si trattava del tuo peso," intervenne Owen.

 

Perché sono incinto e le persone incinte diventando più grasse, è inevitabile. "Non lo so, in questo momento ho altre cose in mente," risposi facilmente.

 

"Ma perché-"

 

"Ok, sto andando via ora a meno che non abbiate altre osservazioni affascinanti sul mio corpo in costante crescita," interruppi rivolgendogli un'occhiataccia.

 

"Si, va bene, caro," disse mamma, prima che Owen avesse l'opportunità di replicare.

 

"Ci vediamo stasera."

 

Il tragitto verso il centro commerciale era piuttosto corto, per fortuna, e quindici minuti dopo aver salutato la mia famiglia mi ritrovai in piedi in uno dei numerosi negozi di abbigliamento, guardando ogni singolo capo. Mi piaceva lo shopping, veramente, ma avevo cambiato idea quando avevo dovuto analizzare ogni articolo che vedevo, cercando di immaginare come mi stesse addosso per non mostrare il grasso. Scelsi e provai maglietta dopo maglietta, maglione dopo maglione, felpa dopo felpa, ma nessuna delle cose che avevo provato dimostrò di essere adatto al mio "nuovo" corpo.

 

Tutto sarebbe stato molto più facile se fossi stato una ragazza, sarei potuto andare nella sezione delle gravidanze del negozio e avrei avuto più scelta, ma no. Quanti guardi strani avrei ricevuto se avessi portato un sacco di magliette per la maternità nel camerino per provarle?

 

Troppi per i miei gusti, decisi.

 

I vestiti nella sezione della maternità erano tutti femminili e coperti di pizzi e piccoli disegni, comunque, e nonostante la mia condizione, avevo ancora un certo orgoglio maschile. E così continuai a guardare, continuai a portare abiti negli spogliatoi e continuai a sentire la necessità di sbattere la mia testa nel muro più vicino ogni tre minuti. Non importava quanto grande fosse la maglietta che sceglievo - non importava che fosse una taglia XXL - non era ancora abbastanza grande; faceva ancora vedere lo stomaco e no, non mi faceva apparire grasso; mi faceva apparire incinto. Il mio compito sarebbe stato più facile se avessi avuto delle tette perché poi la mia pancia non sarebbe sembrata così incredibilmente sporgente. Gemetti dentro di me. Se era così brutto ora, come sarebbe stato a Giugno?

 

Dopo che era passata più di un'ora, fui sul punto di urlare e piangere e decisi di tornare a casa; forse dopo avrei potuto cercare su internet abiti per gravidanze maschili anormali. Ma proprio quando stavo per mettere a posto la maglietta, una voce familiare non troppo lontana attirò la mia attenzione e mi fece bloccare.

 

"Non è per le ragazze, coglione!" Era Zayn.

 

"Come puoi saperlo?" Era Niall.

 

"La taglia è la M ed è enorme." Era Liam.

 

"Sono d'accordo con Niall, quella cosa è per ragazze." E questo era Harry.

 

Tutti e quattro erano lì, a giudicare dal volume delle loro voci, stavano da qualche parte dietro lo scaffale accanto a me. Per qualche ragione il pensiero mi fece venire il panico. Dovevo uscire di lì. Veloce. Prima che qualcuno mi vedesse. Ciò avrebbe portato ad un sacco di imbarazzo, anche se non ero abbastanza sicuro di che tipo, e avere a che fare con esso nel momento in cui ero anche stanco e frustato sarebbe stato solo-

 

"Louis?"

 

Mi piantai velocemente un sorriso in faccia, sperando che non sembrasse falso o teso come era veramente, prima di girarmi di fianco e alzare il viso verso tutti e quattro; Niall con un sopracciglio alzato, Liam con un sorriso gentile, Zayn con un sorriso enorme e Harry con un'espressione sorpresa.

 

"Ciao," dissi con un'ondata di imbarazzo.

 

"Ciao," disse Harry sembrando ancora sorpreso, "eravamo solo in cerca di una camicia per Niall."

 

"Oh, okay."

 

Un silenzio imbarazzante seguì prima che fosse rotto da Zayn.

 

"Quindi, supponendo che tu non stia cercando una camicia per Niall, cosa stai facendo qui?" chiese.

 

"Oh, solo- sai," dissi strisciando i piedi contro il pavimento, mi sentivo incredibilmente a disagio sotto i loro sono sguardi e il fatto che tutti e quattro sapevano la situazione in cui mi trovavo non mi aiutava.

 

"Veramente no," disse Liam con un sorriso storto.

 

"Non credo," dissi con una risata nervosa, "no, sto solo... diventando troppo grosso per i miei vestiti, quindi io- pensavo di comprarne dei nuovi prima che le cose diventino troppo evidenti."

 

Tutti e otto i loro occhi caddero improvvisamente sul mio stomaco e mi spostai un po'.

 

"Stai diventando più grosso, si," disse Liam con un altro sorriso sarcastico dopo aver distolto lo sguardo dal mio stomaco.

 

"Si, non mi dire," sospirai.

 

"Non sembra che tu abbia trovato molte cose," disse Harry e fece un cenno verso le mie mani vuote.

 

"No, io- beh, ad essere sinceri ero pronto a sedermi e urlare, quindi ho pensato di tornare a casa," dissi e tentai un sorriso.

 

"Non può essere così difficile trovare dei vestiti," disse Niall con uno sguardo confuso rivolto a me.

 

"Lo è quando sei alla diciottesima settimana di gravidanza e cerchi di trovare abiti che possano nasconderlo ma sei un ragazzo," dissi piano dopo essermi guardato intorno per accertarmi che non ci fosse nessuno che avrebbe potuto sentire quello che stavo dicendo. "Non posso di certo andare nel reparto dei vestiti per la gravidanza."

 

"Oh."

 

Seguì un altro silenzio e stavo per dire che dovevo tornare a casa quando Niall aprì di nuovo la bocca.

 

"Vai e aiutalo," disse, con lo sguardo rivolto ad Harry.

 

Harry ricambiò il suo sguardo con la confusione dipinta sul suo viso. "Aiutarlo? Con cosa?"

 

"A trovare i vestiti, ovviamente, che altro?"

 

"Non so come trovare i vestiti per le persone in gravidanza."

 

"Penso che nemmeno lui lo sappia."

 

"È tutto ok, non-" cominciai, ma fui fermato da Zayn che alzò una mano.

 

"Niall ha davvero ragione per una volta," disse, "hai trascinato il povero ragazzo in questa situazione, quindi forse dovresti aiutarlo un po'?"

 

Harry sospirò e poi si voltò a guardarmi. "Vuoi una mano?"

 

Quella era, senza dubbio, una delle situazioni più umilianti a cui avessi mai partecipato durante la gravidanza; era così dolorosamente ovvio che Harry non volesse aiutarmi, così scossi la testa nonostante in realtà avrei voluto dire di sì, avevo davvero bisogno di aiuto. "No grazie, sto bene," dissi, forse un po' più stizzito di quanto volessi.

 

Niall sbuffò. "Si, giusto, era molto convincente. Vai Harry, aiutalo."

 

"No, io-"

 

"Sei un terribile bugiardo, solo perché tu lo sappia," Liam mi interruppe delicatamente.

 

Volevo mandargli un'occhiataccia, ma tutto ciò che feci fu un respiro sconfitto. "Si, lo so."

 

"Allora vuoi aiuto?" disse Harry con un debole sorriso.

 

"Io- beh- s-solo se non ti dispiace," mormorai; non volevo forzarlo a fare qualcosa che non voleva.

 

"Non mi dispiace," disse prima di voltarsi a guardare di nuovo i suoi amici, "chiamatemi quando state andando via, okay?"

 

"Si, certo," disse Zayn e gli diede una pacca sulla schiena.

 

"Ci vediamo più tardi, amico," disse Liam mentre tutti e tre avevano iniziato ad allontanarsi.

 

"Divertitevi," disse Niall alzando le sopracciglia in modo ammiccante.

 

Una volta che non erano più in vista, Harry mi rivolse di nuovo lo sguardo e sorrise. Un vero sorriso adesso. "Scusa per questo," disse, "hanno questa idea folle che noi due dovremmo uscire insieme e andare d'accordo per il bambino e altre cose. Solo, ignorali."

 

"Oh. Si, folle," dissi con disagio, spostando lo sguardo sul pavimento. I suoi amici avevano questa folle idea che noi due dovessimo andare d'accordo? Quindi lui non voleva andare d'accordo con me? Splendido. Il tipo alla quale avevo pensato per le ultime due settimane non voleva nemmeno andare d'accordo con me.

 

"Non che io non voglia, tipo, essere amici," disse in fretta, come se mi avesse letto la mente, "te l'ho detto l'ultima volta che siamo usciti, sei forte."

 

"Si, grazie," mormorai, ma non riuscii ad evitare un sorriso.

 

"Evviva, un vero sorriso!" esclamò, "bene! Okay, quindi, hai bisogno di qualche vestito?"

 

"Oh, si," dissi, scuotendo un po' la testa; per un minuto avevo dimenticato il motivo per cui ero lì, "tutti i vestiti che ho, mostrano la mia pancia, e non voglio, quindi ho bisogno di nuove magliette e preferibilmente un paio di jeans se riesco a trovarne."

 

"Che tipo di magliette? Tipo, t-shirt, camice con bottoni, maglie a maniche lunghe, maglioni, felpe, o cosa?"

 

"Non camicie con bottoni, questo è certo," dissi con una breve risata, "una o due felpe e un paio di maglioni, credo. Le magliette non sono realmente necessarie ora che è inverno."

 

"Si, possiamo venire di nuovo quando arriva la primavera," disse Harry con una semplice scrollata di spalle. Per lui era una semplice affermazione, ma mi fece tremare lo stomaco con mille farfalle. "Quindi, maglioni, andiamo," aggiunse prima di girarsi e cercare i diversi abiti negli scaffali.

 

Ci vollero almeno venti minuti per cercare i vari vestiti e tante erano state le mie proteste - 'no, non rosa,' 'niente polo,' 'niente con la parola "succosa" sopra,' 'non quello, vuoi che sembri grasso?,' 'niente di trasparente,' 'una maglietta a pancia fuori? Sei pazzo?,' 'non quello, ha il colletto da Dracula!,' - prima che riuscissimo finalmente ad andare nei camerini. Harry si sedette su una sedia fuori dallo spogliatoio in cui entrai per provare almeno quindici articoli che Harry aveva scelto. I primi undici che provai erano stati completamente inutili, ma il dodicesimo - un maglione bordeaux con un collo a V, taglia XL - sembrava davvero... accettabile. Si, sembrava accettabile.

 

"Non ho sentito lamenti negli ultimi minuti, hai trovato qualcosa che ti piace?" risuonò la voce di Harry fuori dalla tenda.

 

"Si, credo di sì," dissi, cercando di riuscire a vedermi anche da dietro, girando e rigirando il mio corpo.

 

"Ti dispiace se do un'occhiata?"

 

"Oh. Si, va bene, certo," dissi lentamente, mentre storcevo il collo per vedere i miei muscoli contrarsi.

 

La tenda si aprì con cautela, come se avesse paura di ciò che avrebbe potuto vedere, prima di rendersi conto che non ci fosse nessun pericolo e le aprì quanto bastava per riuscire ad entrare. Smisi di allungare il collo per riuscire a vedermi meglio e invece guardai Harry, che era occupato a guardarmi dall'alto al basso.

 

"Mi piace," disse dopo qualche istante.

 

"Si?"

 

"Si, sembri un po' grasso, ma non incinto."

 

"Grazie?" dissi esitante, non certo su come prenderla.

 

Sorrise. "Rilassati. Pensala in questo modo; sei alla diciottesima settimana di gravidanza, quindi se non ti sembri normale, pensa che sarebbe molto peggio se fossi veramente grasso."

 

Scelsi di ignorare quel commento e invece diedi un ultimo sguardo al mio riflesso. "Quindi pensi che dovrei prenderla?" chiesi allora.

 

Annuì.

 

"Okay," dissi, e cominciai a tirare su l'orlo del maglione. Non fece nessuna mossa per uscire dallo spogliatoio e tossì un po'. "Harry? Potresti, tipo, uscire e lasciarmi cambiare?"

 

"Oh, si, scusami," disse frettolosamente prima di spingersi fuori dalla tenda e lasciarmi solo.

 

Provare il resto dei maglioni non mi ci era voluto molto e quando finalmente uscii dallo spogliatoio, avevo deciso tre articoli da comprare; il maglione bordeaux con il collo a V, uno maglione grigio pesante e una semplice felpa nera.

 

"Hai anche bisogno di alcuni jeans?" chiese Harry una volta che avevamo rimesso a posto i maglioni che non dovevo comprare.

 

Gemetti e scossi la testa. "Avrei davvero bisogno di un paio, ma sono esausto, quindi li comprerò un'altra volta."

 

"Sei sicuro?"

 

"Si," risposi fermamente, "l'unica cosa che voglio fare ora è pagare e poi tornare a casa e sdraiarmi per un'ora o due."

 

Ci avvicinammo alla cassa e la nostra conversazione si fermò per qualche minuto mentre il cassiere passava i maglioni e tirai fuori il mio portafoglio per pagarli. Una volta usciti dal negozio, senza una destinazione precisa, Harry ricominciò a parlare.

 

"Vorrei, sai, pagare per quelli se vuoi," disse mentre camminavamo di fronte ad una panetteria.

 

"Cosa?" dissi, guardandolo con sorpresa.

 

"Se vuoi che io paghi quei maglioni-"

 

"Non ti permetterò di comprarmi i vestiti, Harry," lo interruppi.

 

"Ti rendi conto che sono la metà responsabile di ogni spesa aggiuntiva che devi fare, giusto?"

 

Scrollai le spalle. "Non importa. È un mio problema da affrontare, non dovresti soffrire per le mie scelte."

 

"Abbiamo già parlato di questo," gemette, "non volevo nemmeno che abortissi, volevo che tu lo tenessi, quindi la metà della responsabilità è davvero mia."

 

"Non avrei mai pensato che tu fossi così moralista," buttai fuori prima di potermi fermare.

 

"In che senso?"

 

"No, niente, non era niente, solo alcuni... pregiudizi, questo è tutto," dissi con un sorriso.

 

"Ah, intendi 'tu sei un'atleta perciò devi essere il solito coglione'," disse, suonando divertito.

 

"Non il solito coglione," mi difesi, "solo un brutto pregiudizio da parte mia, niente di più."

 

"Giusto, va bene," disse, continuando a suonare divertito, "sono serio, però; se hai bisogno di qualcosa - tipo cose materiali - basta chiedere."

 

Avevamo appena passato un McDonald's e sorrisi un po'. "Beh, dal momento che ti sei offerto così gentilmente, puoi sempre comprarmi un BigMac con patatine fritte e Cola Cola," dissi.

 

Alzò le sopracciglia verso di me e la mia faccia cominciò a diventare rossa. "Se non ti disturba troppo," dissi frettolosamente, "in quel caso, non devi farlo, solo-"

 

"Rilassati, rilassati," mi interruppe con un'alzata di occhi al cielo, "devi smettere di essere così maledettamente insicuro di te stesso, solo per saperlo. E no, non mi disturba troppo, ho solo pensato che dovresti mangiare cose sane? Come insalate e carote."

 

Feci un verso indignato. "Tu sarai un buon marito per la tua donna incinta," dissi, "e no, mangio quello che voglio, perché sono incinto e ho bisogno di tutti i tipo di cibo. Adesso, ho bisogno di un BigMac, di patatine fritte e di una Coca Cola."

 

Sbuffò. "Suppongo che avrai un BigMac con patatine," disse mentre si girò a novanta gradi e si diresse verso il McDonald's.

 

"E una coca," gli ricordai.

 

"E una coca."

 

Dieci minuti dopo eravamo seduti in una panca ognuno su un lato del tavolo, io con il mio BigMac davanti ed Harry con-

 

"Un'insalata? Seriamente?" dissi masticando un boccone di hamburger.

 

Lui scrollò le spalle, ma sembrò soddisfatto quando guardò l'insalata di fronte a lui. "Nessun cibo spazzatura dal lunedì al venerdì," disse, "regole del Coach."

 

"Giusto, giusto, continuo a dimenticare che sei nella squadra di calcio," dissi dopo aver inghiottito, "com'è?"

 

"Mi stai chiedendo del calcio?" chiese con le sopracciglia sollevate.

 

"Beh, si," dissi, anche se leggermente esitante, "voglio dire, mi chiedi sempre del bambino e il bambino e un po' tutta la mia vita, come il calcio è la tua vita. Più o meno."

 

"Il bambino è un argomento che devo trattare, non credi?"

 

"Non se non vuoi," scrollai le spalle.

 

"Beh, voglio, ecco perché lo chiedo di tanto in tanto," disse. Mi rivolse una rapida occhiata. "Allora, come vanno le cose ora?"

 

Mi agitai un po', non sicuro se gli dovessi mentire oppure se gli dovessi scaricare tutti i miei problemi. "Quale risposta vuoi?" chiesi alla fine.

 

"La verità." Sembrava quasi un po' preoccupato e io sorrisi.

 

"Il bambino sta bene, se è questo che ti preoccupa," dissi.

 

"E tu?" chiese dopo qualche secondo di silenzio.

 

"Vuoi ancora la verità?"

 

"Si."

 

Sospirai e mi appoggiai alla sedia prima di iniziare a parlare. "Sono stanco tutto il dannato tempo; quando mi sveglio la mattina, quando sono a scuola, durante il pranzo, quando torno a casa nel pomeriggio e beh, fondamentalmente tutto il tempo. Sta diventando sempre più difficile nasconderlo a mia mamma e a Owen, mio fratello. Oggi prima di uscire, mi hanno chiesto sul mio peso. Owen specialmente. Non sospetta niente che possa essere vicino alla verità - almeno credo -, ma sa che qualcosa sta andando storto. Spero solo che non decida di raccontarlo a mia madre perché questo sarebbe... sarebbe un inferno, credimi. Non sanno nemmeno che sono gay, e se venissero a scoprire che sono incinto? Sarebbe orrendo. Non so cosa rispondergli quando mi fanno domande perché inizia ad essere un po' ovvio che non sia semplicemente un aumento di peso, non sono flaccido, o almeno penso, quindi... no, non lo so."

 

Quando smisi di parlare, Harry mi stava guardando con le sopracciglia sollevate in quello che sembrava essere divertimento.

 

"Scusami," dissi, "non ho intenzione di caricati di tutti i miei problemi, ne hai già più che a sufficienza da affrontare."

 

"Come ho detto, questo problema è per metà anche mio, quindi non preoccuparti."

 

"Certo, però hai comunque già abbastanza problemi tuoi."

 

"Non proprio," disse con facilità, "sto vivendo una vita abbastanza tranquilla, che tu ci creda o no."

 

"Ovvio che lo fai," dissi secco.

 

"Posso chiederti una cosa, però? Non ha a che fare con te."

 

Abbastanza sorpreso, strinsi le labbra. "Si, certo."

 

"Cosa pensi di Lauren?"

 

Dovetti costringermi a non roteare gli occhi. "Lauren? La tua ragazza?" riuscì a dire con tono neutro.

 

"Non è la mia ragazza, non ancora, ma si, lei."

 

"Non la conosco veramente," dissi vagamente, "comunque, perché me lo chiedi?"

 

Si strinse nelle spalle e si mordicchiò il labbro, guardandomi a disagio. "Nessuna ragione. Non proprio. È solo che Zayn e Liam continuano a dirmi che è una troia e sostanzialmente hanno sventolato la bandiera rossa quando ho detto loro che volevo chiederle di diventare la mia ragazza."

 

"Oh. Okay," rimasi un po' stupito da questa informazione improvvisa e non riuscì a pensare a niente di più intelligente da rispondere. Deviai il mio sguardo verso il tavolo, deglutendo quando i miei occhi finirono sul cibo. Improvvisamente non sembrava più così gustoso. Voleva chiedere a Lauren di diventare la sua fidanzata. La ragazza che fondamentalmente mi aveva minacciato. Voleva chiederle di essere la sua fidanzata. Si potrebbe dire che fossi un po' sconcertato, si. Solo un po'.

 

"Louis? Stai bene?"

 

Alzai lo sguardo al suono della voce di Harry e sorrisi un po' forzatamente. "Si, si, sto alla grande," dissi, probabilmente un po' troppo entusiasta.

 

Si accigliò. "Cosa c'è che non va?"

 

"Niente, niente," dissi, agitando le mani in aria.

 

Lui sospirò. "C'è chiaramente qualcosa che non va."

 

"No, non è niente, va tutto bene," insistetti.

 

"Louis, andiamo, dimmi."

 

"Non è niente, è tutto okay, dico davvero."

 

"Stai dicendo stronzate," affermò, "dimmelo."

 

"Non è-"

 

"È qualcosa che riguarda Lauren?"

 

Il mio sguardo cadde immediatamente verso il tavolo e mi maledii per la mia scarsa capacità di riuscire a mentire. Sentii Harry sospirare.

 

"Quindi è qualcosa su Lauren," disse, "ti piacerebbe essere così gentile da dirmi se c'è qualcosa che dovrei sapere prima di chiederle di essere la mia ragazza?"

 

Era una brutta idea dirgli cosa mi aveva detto Lauren a pranzo quel giorno stesso, ma come potevo rifiutare quando mi guardava così? Disperato e supplicante e carino e splendido e okay, è abbastanza. "Probabilmente non è niente," dissi.

 

"Se c'è qualcosa, vorrei saperlo."

 

Chiusi gli occhi per un attimo, mandando una preghiera silenziosa alle forze superiori, ma poi parlai. "È solo una cosa che è successa oggi a pranzo," dissi, "è venuta dove ero seduto e... mi ha detto di stare lontano da te perché eri suo. Niente di più." Il 'niente che tu abbia bisogno di sapere almeno' non lo pronunciai.

 

"Lei... ti ha detto di starmi lontano?"

 

"Si."

 

"Oh," disse semplicemente masticando un pezzo di pomodoro, "mi dispiace."

 

"No, è tutto ok."

 

"Sei sicuro?"

 

"Affermativo."

 

"Quindi pensi che dovrei chiederle di diventare la mia fidanzata?"

 

"Certo, se è questo ciò che vuoi," dissi, ignorando la vocina sul retro della mia testa che protestava come se non ci fosse un domani.

 

"Immagino che lo farò allora," disse con un piccolo sorriso soddisfatto, "mi manca avere una ragazza."

 

"Comprensibile, credo. Per quel che ne sappia."

 

"Non hai mai avuto una ragazza?" alzai le sopracciglia e lui sorrise in segno di scuse. "Scusa, non hai mai avuto un ragazzo?"

 

"Né una ragazza, né un ragazzo, solo scopato con due persone diverse, una di queste mi ha messo incinto," dissi scuotendo la testa, chiedendomi perché stavo condividendo quei dettagli piuttosto imbarazzanti della mia vita personale con qualcuno che era praticamente uno sconosciuto. Okay, forse non più uno sconosciuto, ma quasi.

 

Sorrise ironicamente. "Mi dispiace per quello. Probabilmente mi sarebbe passato per la mente di usare il preservativo se fossi stato un po' più cosciente."

 

Se fossi stato cosciente, non mi avresti scopato in primo luogo. "Io ero cosciente, non mi aspettavo di rimanere incinto e quindi non mi sono preoccupato di pensare al preservativo," dissi con calma.

 

"Ci sono anche le malattie, sai."

 

"Ehi, anche se ero cosciente, ero comunque ubriaco."

 

Sorrise debolmente, ma non disse nulla subito. "Ehi, a proposito," disse dopo uno o due minuti passati in silenzio, "hai detto che sei andato a letto con due persone diverse, ma io non ero il primo? O è stato dopo di me?"

 

Scossi la testa. "No, prima di te, un anno e mezzo prima, ed era con una ragazza, quindi... sono abbastanza sicuro che il bambino non sia suo."

 

"Pensavo che fossi gay."

 

"L'ho dovuto capire in qualche modo, no?"

 

Non disse nulla e continuammo a mangiare i nostri pasti in silenzio. Quando finimmo, ci alzammo dalle nostre sedie, buttammo i resti nella spazzatura e uscimmo dal McDonald's.

 

"Dovrei fare una chiamata agli altri," disse Harry, una volta lontani dall'odore di olio e di hamburger.

 

"Io dovrei tornare a casa," dissi in fretta per evitare incontri scomodi con Liam, Niall e Zayn.

 

"Si, okay. Ma... ci vediamo nell'ufficio del medico martedì prossimo, giusto?"

 

Annuii. "Si."

 

"Conosceremo il sesso del bambino," disse, sorridendo ampiamente.

 

"Lo so," dissi, agitandomi un po', "sto cercando di non essere troppo esaltato."

 

"Giusto. Beh, dovrei andare, allora... ciao."

 

"Ciao."

 

E così rimasi lì, guardando la sua schiena mentre si allontanava, lasciandomi lì con una busta di vestiti in mano a pensare che quel giorno si era trasformato in qualcosa che non mi sarei mai aspettato.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: shiningreeneyes