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Autore: violaserena    07/06/2017    0 recensioni
Seguito di "Venti di Guerra".
Quando tutto sembra essersi risolto per il meglio, giunge una nuova minaccia.
Forze oscure tramano nelle ombre, portando con sé una scia di sangue.
I Sette Regni sono di nuovo in pericolo e questa volta la loro forza coordinata sembra non bastare.
Questa volta serve qualcosa di più, o meglio qualcuno. Serve Azor Ahai.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Bran Stark, Gendry Waters, Jaime Lannister, Tommen Baratheon
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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ARYA


 

Occhi verdi scrutavano nell’oscurità.
Si udì un guaito.
La ragazza sorrise. Nymeria doveva trovarsi poco lontano da lei.
Si alzò lentamente per raggiungere il suo amato meta-lupo, ma si fermò quasi subito perché la stanza all’improvviso venne illuminata leggermente.
Ora che la luce delle candele mandava ombre lunghe sui muri, Arya si rese conto di trovarsi in un luogo grande e circolare. Libri e rotoli erano disseminati dappertutto, sui tavoli e ammassati sul pavimento in pile alte quattro piedi. Arazzi malconci e mappe scolorite tappezzavano le pareti di pietra.
Il suo sguardo fu attratto da una candela alta tre piedi, sottile come una daga, attorcigliata su se stessa, di un nero scintillante. Era poggiata su un tavolo finemente ornato. Brillava in modo inquietante e c’era qualcosa di strano nella sua fiamma. Non tremolava né ondeggiava. Quella luce aveva strani effetti anche sui colori: i bianchi erano candidi come neve appena caduta, i gialli brillavano come oro, i rossi parevano fuoco, mentre le ombre erano così nere da sembrare voragini nel mondo. Arya rimase sbalordita. Era ossidiana.
Sentì una fitta al petto.
Si toccò con la mano.
Non c’era traccia di sangue. Qualcuno doveva aver ripulito la sua ferita e anche quella di Nymeria. Accarezzò la testa del meta-lupo che, nel frattempo, l’aveva raggiunta.
Che cosa stava succedendo? Perché si trovava lì? Perché l’avevano ferita e poi curata?
Il mistero, il sacramento che si compie ha a che fare con un nuovo ordine del mondo disse una voce.
Sussultò. Non c’era nessuno nella stanza a parte lei e il suo meta-lupo.
«Chi ha parlato?» chiese flebilmente.
Senza sapere bene perché guardò in direzione della candela nera. Rimase senza fiato: vi era una figura nella fiamma.
«Chi sei?».
La figura non rispose alla sua domanda, ma cominciò di nuovo a parlare: Ogni potere ha bisogno di una forma di gloria, di trombe e ori. La penombra, le luci, la prospettiva, l’aura misterica sono tutti gli elementi adatti alla messinscena.
Arya ripensò a quando il Signore Gentile le aveva fatto visitare un antico tempio a Braavos. Aveva percorso il labirinto sul pavimento della navata centrale e aveva osservato con ammirazione dipinti e vetrate. Ricordava che il Signore Gentile l’aveva invitata a guardare ciò che raramente attirava l’attenzione. Aveva indicato col dito una sezione oscura. Una pletora di figure antiche, insignificanti rispetto allo splendore di altri apparati. In particolare, l’assassino le aveva indicato una figura di acrobata, un saltimbanco. Si reggeva su palmi e avambracci e guardava chi lo guardava. Il corpo, in alto, era inarcato in modo che la verticale si tramutasse in una curva, le gambe piegate, i piedi che toccavano la testa. Da una prospettiva diversa, il corpo si sarebbe potuto inscrivere in un cerchio. Il Signore Gentile l’aveva pregata di riflettere sul senso di quello che aveva appena visto e di tenere presente che il saltimbanco rappresentava la perfezione, la condizione di chi vive pienamente nella grazia.
Chi non tende volontariamente alla perfezione è buono solo come strumento, non dissimile da un animale sibilò la figura.
Ora Arya capiva che quel saltimbanco era un’istruzione diretta. La condizione dei corpi non guidati da una volontà pura e ferrea non era propriamente umana. Soprattutto la perfezione ginnica dell’acrobata descriveva una profezia. La posa alludeva a un ciclo, a una rivoluzione, a un compimento. L’inerzia della pietra ne rivelava l’equilibrio e riusciva a evocarne il movimento.
E ora la giovane Stark capiva chi era la figura della fiamma che brillava dinanzi a lei. Era il Grande Estraneo, il dio delle tenebre, del freddo e della morte.
Prima che potesse parlare, un uomo con una catena di molti metalli attorno al collo entrò nella stanza.
«Vedo che ti sei svegliata» le sorrise.
«Chi sei? Perché mi trovo qui?».
«Sono Marwyn, un arcimaestro della Cittadella».
Marwyn? Dove aveva già sentito quel nome?
L’uomo parve comprendere i suoi pensieri, pertanto disse: «Sono l’autore del Libro dei Libri Perduti».
«Quel libro in cui sostieni di essere entrato in possesso di tre pagine di Segni e Portenti, un tomo di visioni profetiche ritenuto perduto?».
«Proprio così».
Arya non riusciva a capire.
L’arcimaestro sorrise di nuovo. «Hai visto la candela nera? Tutta la stregoneria dell’antica Valyria è basata sul sangue e sul fuoco. Con una di queste candele di vetro, gli stregoni di Freehold erano in grado di vedere attraverso montagne, mari e deserti. Potevano entrare nei sogni di un uomo e dargli delle visioni, oppure potevano parlare tra loro da un capo all’altro del mondo. Interessante, non trovi?».
Non poteva non notare alcune somiglianze con i metamorfi. Però loro non erano in grado di produrre delle visioni. O forse si?
«Non mi hai ancora detto perché sono qui» scosse la testa Arya, turbata.
«Io no, ma lui si» indicò la figura nella fiamma.
La giovane Stark trattenne il respiro.
«Il Grande Estraneo ha parlato di un nuovo ordine del mondo… Ma non capisco cosa c’entri io con tutto questo».
Marwyn parve sorpreso.
«Dimmi, tu riesci a vederlo?» le chiese con curiosità.
«Si. Tu no?».
L’arcimaestro assunse una strana espressione. «Io vedo solo un puntino nero. Nient’altro».
Arya trattenne il fiato. Secondo le storie, solo i guerrieri del Grande Estraneo potevano vederlo. Questo significava che lei…
«Sai, secondo la profezia, quando la stella rossa sanguinerà, nuvole di locuste si riverseranno sulla terra con l’ordine di condurre alla distruzione le persone che non hanno il segno del Grande Estraneo sulla fronte. Però Gorghan di Vecchia Ghis una volta scrisse che una profezia è come una donna malefica. Ti prende il membro in bocca, tu mugoli di piacere e pensi com'è dolce, com'è soave, com'è bello... e poi i suoi denti si chiudono e i tuoi gemiti diventano urla. Così è la natura della profezia, disse Gorghan. La profezia ti strapperà sempre il cazzo con un morso».
Marwyn rimase alcuni secondi in silenzio, poi riprese dicendo: «Tuttavia le profezie vanno interpretate. Solo quando hai la chiave, puoi essere sicuro di uscirne vincitore».
Nymeria guaì.
«E tu la chiave ce l’hai?» domandò Arya, con il cuore che batteva all’impazzata.
L’arcimaestro sorrise.
«Ne ho due. Tu sei la prima. Senza di te, la seconda non sarebbe mai potuta arrivare qui. Senza di te, non l’avrebbe mai ucciso».
«Ma di cosa stai parlando?».
«Non di cosa, ma di chi. La seconda chiave è colui che ha torto il collo a Brynden Rivers. La seconda chiave è… Brandon Stark».
La vista di Arya si annebbiò.
Tutto divenne scuro.
Strane immagini e suoni cominciarono a vorticarle nella testa.
E poi lo vide.
Seduto sul trono di spade, con la spada sporca di sangue, c’era suo fratello Bran. Accanto a lui, il Grande Estraneo.

  
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