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Autore: ineedofthem    08/06/2017    6 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 28
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Capitolo 28




Luca dice che questo episodio ha permesso a Lucia di scalare in lista riuscendo ad arrivare ad uno dei primi posti. Ci sono più possibilità che lei possa ricevere un nuovo cuore.
Eppure perchè non riesco a star tranquilla? Questa notizia dovrebbe allietarmi eppure non c'è una sicura possibilità che arrivi in tempo un cuore per Lucia. Le sue condizioni sono stabili eppure il suo cuore è compromesso.
Ticchetto le dita sul legno della scrivania.
Ci ho riflettuto a lungo e ho pensato che la mia inquietudine possa dipendere anche dal fatto che una volta guarita Lucia possa andare via da qui. Subìto un trapianto e una riabilitazione cardiaca- motoria non ci sarebbe nessun motivo per cui lei resti qui.
Immagino come potrei vivere senza lei. Ma il solo pensiero di saperla viva e in forze potrebbe aiutarmi ad andare avanti.
Scuoto il capo con vemenza. Non posso essere così egoista, non posso desiderare che lei rimanga a lungo in ospedale, devo invece sperare che trovino un cuore compatibile e che Lucia possa tornare a vivere la sua vita.
Non ha importanza cosa io pensi o desideri costruire, non può averne quando in gioco c'è il bene di una bambina.
Prenderò costantemente consapevolezza di questo, capirò che non sarò io a darle la famiglia che vuole, non saremmo nè io nè Luca, ma Lucia troverà qualcuno che possa donarle tutto l'amore e la cura di cui necessita.
Mi alzo con velocità, ho dei compiti da svolgere e rimanere chiusa qui dentro non gioverà di certo alla mia sanità mentale.
Luca è lì in corridoio, gesticola tranquillo e io mi trattengo ad osservarlo.
E' diligente e professionale nei modi mentre si ferma a parlare con i tutori di Lucia. Ha contattato la casa famiglia e gli assistenti sociali, ha dato loro un appuntamento e si è preso la responsabilità di aggiornarli sulla situazione della piccola.
Mi ritrovo a guardarlo con una punta di ammirazione, è sempre così sicuro di quello che fa, è caparbio, affronta le cose con il giusto distacco ma dimostra allo stesso modo di essere così umano e vicino. La professione di medico gli calza a pennello.
Eppure aldilà dell'eccellente medico che dimostra di essere mi rendo conto che personalmente sia tutta un'altra persona.
Il suo comportamento lascia ancora milioni di dubbi in me. Non ci siamo avvicinati più dopo quello che è successo l'altro giorno. Se ci è capitato di vacillare è stato solo in un momento di debolezza che riguardasse Lucia ma non ci siamo più sfiorati nemmeno per sbaglio.
Sembra che in un tacito accordo i nostri occhi si siano detti tante cose. Continuano a farlo ogni volta che si incrociano.
Ho capito che star lontana da lui mi fa male. L'indifferenza è peggiore di qualsiasi parola.
Per quanto la sua vicinanza sia logorante a volte mi appare come l'unico appiglio. L'amore per Lucia in qualche modo ci unisce, e so che lui possa capirmi più di qualunque altro.
Se parliamo gli chiedo di lei e niente di più. Niente che possa spingersi oltre convenevoli.
Lucia sta meglio, risponde bene alle cure. Ogni giorno la guardo e penso che in un corpo così piccolo sia racchiusa tanta forza. Lucia è una piccola, grande guerriera.
Mi fermo a parlarle e a strappare un sorriso prima di andare via, gioco con lei, le accarezzo i capelli. Lucia è sempre così contenta delle mie attenzioni, lo so, non fa altro che ripetermelo.
Ma non potrei fare altro che notarlo, dai suoi occhi che si illuminano al mio arrivo, da come allunghi le mani verso di me, con la dolezza e la meraviglia con cui mi guarda. Potrei emozionarmi per il solo modo in cui lei mi parli.

Aspetto che siano andati tutti via e decido di fare un passo avanti nella sua direzione.
"Come è andata?" gli domando.
Lo colgo di sorpresa, perchè lui in una posa troppo rigida si volta verso di me.
"Ciao, non ti ho sentito arrivare" risponde accennando ad un sorriso tirato.
Mi rendo conto che i suoi occhi prendano a scrutarmi come ogni volta. Eppure c'è qualcosa di diverso nel suo sguardo ma non so decifrarlo.
Luca porta le mani nelle tasche del suo camice, osservo le sue spalle larghe strette nella camicia e abbasso lo sguardo imbarazzata.
Lui sembra accorgersene ma non dice niente e sembra quasi che voglia imprimere ancora più distanza tra noi. Incrocia le caviglie appoggiandosi al muro dietro di noi. Non credo di averlo mai sentito così distante da me.
"Bene. Ho spiegato loro tutta la situazione. Lucia è minorenne e spetterà al suo tutore firmare per un eventuale trapianto. Sono preoccupati per lei, le vogliono bene e sperano che si possa trovare un cuore" spiega.
Lo guardo ma lui ha già distolto gli occhi, la sua mascella è contratta. Sembra preoccupato.
"C-certo è comprensibile. E' quello che speriamo tutti." sussurro.
Lui rialza gli occhi e tira un sospiro. In quel gesto si nasconde molto di più.
Osservo adesso il suo sguardo e mi rendo conto che sia così stanco.
"Tu come stai?" domanda facendo un cenno del capo nella mia direzione. Ma non mi appare così interessato a saperlo, davvero.
La sua domanda mi appare così stupida, come potrei spiegargli come mi senta? Come potrei rivelargli che il solo stargli vicino mi provochi un turbamento?.
"Bene..."indugio.
Lui annuisce distrattamente, la sua attenzione attirata adesso da quel costoso orologio al suo polso.
"Beh ci si vede. Il mio turno qui è finito. Vanessa stamattina non stava bene, è meglio che torni a casa a prendermi cura di lei".
Le sue parole sono misurate, in un colpo mi spiattella di nuovo la verità in faccia. Una verità cruda e amara. Mi confessa che tornerà a casa da lei, che andrà a prendersi cura di lei e io sento dentro di me qualcosa lacerarsi. Forse è il mio stomaco o il mio cuore ma è quasi peggio di una ferita inferta.
Vorrei che lui si prendesse cura di me, che le sue mani si posassero sulle mie spalle e le accarezzassero con premura come hanno fatto giorni addietro.
Niente di tutto questo succede, io non dico niente e nemmeno lui lo fa ma è consapevole di avermi ferita e io lo odio per questo. Lo osservo allontanarsi per il corridoio e mi rendo conto che lui abbia appena innalzato un muro tra di noi.

Ritorno a casa e mi rendo conto che manchino pochi giorni al Capodanno. 
Ho sempre atteso questo momento. Ho sempre riposto fiducia e speranza nell'arrivo di un nuovo anno. Da piccola mi piaceva contare le ore che mancassero alla mezzanotte. Le attendevo con l'ansia, il sorriso.
Mi piaceva che ci riunissimo attorno alla tavola a giocare a tombola, con il sottofondo dei nostri schiamazzi e della nostra tv, lo scoppiettio del camino acceso. Sistemavamo il panettone e lo champagne per brindare. Poi il conto alla rovescia.
10
Mancava così poco alla mezzanotte. Mezzanotte significava tante cose, mezzanotte era gioia, era malinconia. Mezzanotte era lasciarsi alle spalle un anno meno fortunato e guardare speranzosi a quello futuro.
Mezzanotte era chiudere gli occhi mentre intorno ci si scambiava gli auguri ed esprimere un silenzioso desiderio.
Da bambina mi sembrava così facile, mi importava che i miei familiari fossero lì, che stessimo tutti bene e che qualcuno mi prendesse in giro perchè avevo paura dei fuochi d'artificio.
Con gli anni le cose erano cambiate, io ero cresciuta e avevo preso consapevolezza della realtà. Le feste rimanevano sempre le mie preferite eppure ci guardavo con un pò di malinconia nel cuore. Osservavo la nostra tavola e mi rendevo conto che ci fosse sempre quel posto che ti creasse un vuoto dentro.
Con gli anni aumentavano le responsabilità e con esse le difficoltà. Me ne ero resa conto quando una volta avevo incrociato gli occhi dei miei familiari e mi erano sembrati un pò più stanchi, con il sorriso tenue e gli sguardi lucidi. Quasi come se un peso gravasse sulle loro spalle.
La vita a volte non era semplice bensì tortuosa e ingiusta. E io di ingiustizie ne avevo viste. Bastava guardarsi intorno per scorgerne subito una dietro l'angolo. Con il lavoro che avevo deciso di intraprendere non era così difficile.
Era ingiusto che i propri sacrifici si rivelassero vani, era ingiusto che incombesse una malattia, era ingiusto che una persona perdesse la vita. Soprattutto quando a farlo erano piccole anime innocenti.
Da piccola avevo prefissato che la più grande ingiustizia avessi subito fosse stato perdere mio nonno. Egoisticamente desideriamo che le persone a noi più care rimangano in vita per sempre. Come possiamo accettare che ci lascino in balia di un vuoto troppo grande da colmare? Secondo le cinque fasi dell'elaborazione di un lutto, la prima che si attraversa sia quella del rifiuto e successivamente quella della rabbia anche se non c'è un ordine preciso.
Avevo attraversato queste due fasi sentendo montarmi dentro un resentimento nascosto, quando di notte piangevo in silenzio nel buio della mia stanza e nella mia mente si prefissavano tante domande, tra tutte del perchè qualcuno lassù avesse permesso che mi portassero via una persona così.
C'era stata poi quella della depressione ed era stata sicuramente quella più lunga da superare. Mi sentivo come chiusa in un limbo, impossibilitata ad uscirci. Come se tutti i miei punti di riferimento fossero crollati e non riuscissi più ad aggrapparmi a niente. Anche il solo alzarsi stava diventando un peso.
Forse mi trovo tutt'ora in una fase di accettazione perchè ancora dopo anni non riesco a prendere coscenza di questa perdita. Il dolore è latente ma ho capito che è possibile imparare a convincerci, vivere con i ricordi, nonostante sia ancora impossibile accettarlo.
Mio nonno era cardiopatico. Il suo cuore l'aveva abbandonato lentamente, costringendolo ad esalare l'ultimo respiro prima che potessi dirgli quanto gli volessi bene, ancora. Il cuore è il motore del nostro corpo.
E' difficile pensare quanto la nostra vita dipenda da esso. Questo incomprensibile muscolo involontario che può decretarne la fine.
Ogni volta che penso a Lucia, mi torna lui in mente. Ormai è chiaro quanto io nutra nei suoi confronti un affetto materno.
Lucia è forte e questa è una caratteristica che li accomuna entrambi. Il non arrendersi mai, il reagire davanti alle difficoltà.
Mi sono resa conto che non riuscirei a sopportare un'altra perdita, in me è adesso legata una parte di lei.
Lucia è un gioiello prezioso, e se io non dovessi mai darle una famiglia, mi crogiolerò nel pensiero che sia così. Lucia fa parte già della mia famiglia, quando l'abbraccio mi sembra di sentire il profumo di casa.
E se c'è una cosa che probabilmente io desideri più di qualsiasi altra, quest'anno, sia un cuore nuovo per lei.

Il campanello suona nel silenzio della casa. Mi domando chi possa essere.
Dò una veloce occhiata al mio abbigliamento, una tuta un pò troppo larga, ma mi dico che possa andare bene.
"Biagio!" esclamo ritrovandolo sull'uscio di casa.
Lui è qui, con dei cartoni di pizza tra le mani e il sorriso più dolce del mondo ad incorniciargli il volto.
"Ciao Anita. Spero di non disturbarti. Ho chiesto a Carlotta dove abitassi ed eccomi qui. Mi auguro tu non abbia cenato di già perchè ho portato le pizze."
Il bello di avere degli amici è proprio questo. Gli sorrido piena di gratitudine e interrompo il suo fiume di parole.
"E' stato un bel pensiero da parte tua, vieni entra".
Gli lascio spazio per passare e lui ringrazia con un sorriso.
"Puoi appoggiarle lì" gli indico il tavolo del salotto facendogli segno di riporre le pizze lì e Biagio annuisce in silenzio.
I suoi occhi prendono a scrutare l'ambiente circostante e lo noto passarsi le mani sui pantaloni un pò a disagio.
"Ho pensato che potesse farti piacere la mia compagnia o almeno lo spero" proferisce in un sussurro.
E' così dolce che mi viene voglia di stringerlo in un abbraccio.
"Biagio, sei gentile" gli sorrido per conferma.
Lui a quel punto alza lo sguardo rimanendo con le braccia lungo i fianchi  e una postura un pò rigida.
Quando i suoi occhi incrociano i miei sento che il suo sguardo potrebbe scavarmi dentro. Biagio ha gli occhi grandi ed espressivi. Quando lo guardo mi sembra di poterci scorgere tutto un mondo dentro.
Biagio è una continua scoperta. Rispetta i miei silenzi e lascia che sia io ad aprirmi se voglio. Non è invadente ma ho avuto modo di rendermi conto che c'è se ho bisogno.
In alcuni atteggiamenti, in alcune movenze, anche solo nel portarsi i capelli dietro, mi ricorda Nicola. Forse questo è uno dei motivi a farmelo piacere di più.
"Va tutto bene?"domanda incerto.
Tiro un sospiro profondo ma lui non dice nient'altro. Annuisce impercettibilmente e poi riprende a parlare.
"Non dirò niente Anita, non ti chiederò niente se tu non vorrai ma sono qui. Non ci conosciamo da tempo, è vero, ma io e te ci siamo detti più cose di quanto potessimo immaginare. So che di te mi posso fidare, ti ho confessato il mio segreto per questo. Io non farò niente se tu non vorrai, ma sei hai bisogno di parlarne, io ti ascolterò" i suoi occhi non smettono nemmeno un attimo di guardarmi, sembra che stia soppesando bene le parole.
Non posso fare almeno di sciogliermi in un sorriso, traspare da esse una tale premura.
"Biagio?"
"Mmh?"
"Biagio ho bisogno che tu mi abbracci".
E lui lo fa. Le sue braccia mi stringono di slancio forti e le sue mani prendono ad accarezzare la mia schiena su e giù.
"Cosa significa questo?" domanda lui tirando un sospiro sulla mia spalla.
Rido brevemente alle sue parole."Che mi fido, mi fido di te e sono felice di essere tua amica".
Lui mi colpisce scherzosamente sulla spalla."Sisi ok, ma adesso mangiamo quelle pizze!".

La serata passa nella tranquillità più assoluta . La stanza si inonda delle nostre risate.
A piccoli passi io e Biagio ci conosciamo. Lui mi racconta di sè. Del lavoro alla pizzeria di suo padre nei weekend, delle serate come dj nei locali.
Mi parla della sua famiglia, del rapporto che ha con le sue sorelle. Lui il terzo, l'unico figlio in una schiera di donne. Alessandra è la piccola di casa e colei con cui lui ha un legame speciale, considerato anche che sia stata la prima ad accorgersi che Biagio fosse omosessuale.
Me ne parla con il sorriso e mi rendo conto che lei gli manchi. Sono così lontani eppure so che loro due con il cuore siano più vicini di quanto immaginino.
Biagio è una brava persona, è legato alla sua famiglia e mi rendo conto mentre ne parliamo che io e lui siamo molto simili sotto questo punto di vista.
Così come ha fatto lui, anche io gli racconto di me. Gli parlo della mia famiglia, della mia nipotina in arrivo e del desiderio di famiglia che anima i miei pensieri. Gli racconto di Lucia e lo noto guardarmi mentre lo faccio con interesse e un bel sorriso.
"Sembra così speciale questa bambina"ammette.
"Lo è, è la mia piccola Lucia".
Il racconto si sposta sul mio rapporto con Luca e lui si dice basito. Non riesce a capacitarsi del suo comportamento anche se lui una spiegazione a tutto questo ce l'avrebbe ma non vuole proprio rivelarmela. Il suo consiglio rimane sempre lo stesso nonostante si dica titubante.

"Ma se tipo ti invitassi ad un'altra festa a Capodanno, tu ci verresti?" mi domanda mentre sorseggiamo un pò della cioccolata calda che ho preparato.
"Una festa?" replico corrucciando la fronte.
"Sisi, una festa. Mi piacerebbe che tu venissi, chissà magari stavolta sarà meglio della prima e puoi invitare anche le tue amiche. Così finalmente le conosco".
Il pensiero dell'ultima festa mi tormenta. Ma non posso limitare la mia vita per paura di incontrarlo. E poi non è mica detto che io lo riveda.
"Pensi come sarebbe bello iniziare un nuovo anno insieme?" mi incita lui facendo un occhiolino. 
Non glielo dico ma ho già deciso cosa farò.

Capodanno.
Capodanno arriva prima che me lo aspetti. Le ragazze sono elettrizzate all'idea di passarlo insieme. Siamo state a fare shopping e farci belle.
Allo scoccare della mezzanotte un anno nuovo che spero possa riservarci tante sorprese.
Guardo il mio riflesso allo specchio. Il vestitino nero di macramè che fascia il mio corpo.  E' smanicato con il corpetto drappeggiato e la gonna che scende svasata sui fianchi. 
Trucco il mio viso leggermente ma quanto basti a dargli colore e faccia risaltare i miei occhi. Dicono che per la notte della Vigilia sia buon auspicio indossare qualcosa di rosso, e quindi decido di stendere un rossetto rosso sulle mie labbra.
Sono molto soddisfatta del risultato, non mi trucco mai tanto e molto spesso gli abiti non sono compresi nel mio vestiario ma per questa sera speciale penso sia il momento. Ognuna di noi qualche volta dovrebbe osare di più.
Calzo i miei tacchi alti e preparo una pochette con l'essenziale.
Le mie amiche si sono offerte di passare a prendermi ma ho declinato, la mia io interiore suggerisce di sgattaiolare via se ne dovessi avere il bisogno.
Mentalmente mi appunto che Luca sia di turno stanotte e non ci sia assolutamente il pericolo che lo incontri.

Il Music stasera è affollatissimo, sembra che tutta una città si sia riversata qui dentro. Osservo i giochi di luce proiettarsi sulle pareti, la musica inonda le mie orecchie e ho come una sensazione di sbandamento.
"Anita sei meravigliosa" come la prima volta Biagio corre in mio aiuto e io mi chiedo come faccia a trovarmi, sempre.
Mi rivolge un sorriso rassicurante e mi abbraccia. Sa di acqua di colonia e io lo guardo. Biagio stasera è bellissimo.
Indossa una maglietta nera che evidenzia un paio di pettorali scolpiti sotto una giacca del medesimo colore.  I suoi capelli ricci sono portati all'indietro, si è rasato la barba e dei suoi occhiali da vista non c'è traccia.
Lo ringrazio lusiganta e lui mi fa spazio verso i nostri amici. La sua mano si posa sulla mia schiena eppure non mi infastidisce, so che nel suo gesto non ci siano doppi fini.
Riconosco subito le mie amiche ed è un sollievo. Sono radiose e bellissime. 
Emiliano mi fa un cenno con il capo accennando ad un sorriso e io ricambio. Lui e Giulia hanno chiarito da molto ormai e sembrano così affiatati. Il litigio se è possibile ha raddoppiato l'intesa tra di loro e adesso che i loro sentimenti sono chiari è giusto che vivano la loro storia d'amore. Tiene la mano alla mia amica e le sussurra qualcosa all'orecchio mentre lei sorride lusingata da queste sue attenzioni.
Non ho tempo di dire nient'altro perchè qualcuno mi colpisce alla spalla soffocandomi in un abbraccio.
"Bella doc, da quanto tempo!" esclama Edoardo.
Sorrido sulla sua spalla e osservo Cristina alle sue spalle trattenersi dal ridere.
Gli appoggio le mani sul petto fingendomi infastidita. "Giù le mani, Edoardo!".
Lui si apre in una risata fragorosa divertito dalla mia presa in giro. "Ma tanto lo so che mi vuoi bene".
In risposta gli faccio una linguaccia.
Improvvisamente la sua espressione diventa seria e io mi chiedo cosa gli sia successo. "Anita mi dispiace per quella volta e che tu stia passando questo momento. Come stai, adesso?" mi domanda.
Divento terribilmente tesa se penso al turbinio di emozioni che sto vivendo in questo periodo. Cristina se ne rende conto e ci raggiunge. Si stringe al suo fidanzato e gli sorride. "Non assillare Anita".
"Gli stavo solo chiedendo come stesse" replica lui in difesa.
La mia amica scuote il capo sorridendomi comprensiva. "Anita è una donna forte e si riprenderà presto da tutto questo.  Ma se ne ha bisogno noi ci saremo per lei".
Le mimo un grazie con le labbra.

Come la prima volta ci sono gli amici di Biagio e c'è di nuovo sua sorella Alessandra. Diego e Alberto si astengono da qualsiasi commento e io penso sia un bene. La lezione gli è servita.
Alessandra mi sorride entusiasta. Suo fratello mi aveva già informato della sua presenza, d'altronde lei torna a casa per le vacanze natalizie.
Ci perdiamo in presentazioni. Le mie amiche vanno subito d'accordo da lei ma sarebbe difficile fosse il contrario. E' una ragazza dolcissima e amichevole.
Biagio si è allontanato da noi per dirigersi alla console e armeggia con i mixer incitando la folla a portare su le mani. Lottie e Federico si sono già persi tra di loro.
Sorseggio il mio drink portando lo sguardo verso gli altri. I ragazzi stanno intavolando una conversazione tra di loro, non mi sarebbe difficile immaginare di cosa stiano parlando.
"Dai ragazze, andiamo a ballare!" propongo.
Alessandra accetta ben volentieri la mia iniziativa. Il suo sguardo segue un punto fisso nella sala e non riesco a capire cosa sia quel turbamento che attraversi i suoi occhi. Giulia e Cristina decidono di rimanere in disparte.
Ci lasciamo travolgere dalla musica. Muovo il copo a ritmo, scuoto la testa e mi sento improvvisamente così leggera. Così libera dai pensieri.
Io e Alessandra ridiamo spensierate, portando le braccia all'aria mentre le note di "Be mine" degli Ofenbach si diffondando nell'aria.
Lei socchiude gli occhi portando leggermente il capo all'indietro. Individuo una sagoma conosciuta dietro alle sue spalle e quando Alberto le circonda il bacino da dietro, lei sobbalza spaventata. Un urlo sorpreso fuoriesce dalle sue labbra.
Si volta allora nella sua direzione tranquillizzandosi che sia solo lui. Io al suo posto non mi sentirei così al sicuro, soprattutto quando lui ha gli occhi rossi e la voce delirante.
"I want you be mine" le sussurra marchiando i suoi fianchi con le mani. Strascica le parole,è ubriaco.
Io e la ragazza ci lanciamo delle occhiate in allerta. Il suo sguardo è turbato.
"E' meglio, è meglio che io lo porti via di qui prima che mi collassi addosso" annuncia lei risoluta. Gli circonda il busto con le esili braccia e lui appoggia la testa sulla sua spalla.
"Vuoi che ti accompagni?" le domando accennando al ragazzo al suo fianco. Fa strano vedere uno come Alberto così. Blatera senza senso, sembra quasi buffo e fragile.
"Aleshandra tu sheeii la donna della mia vitaaa!" lei ride divertita dalle sue parole ma so che in realtà le abbiano provocato un subbuglio interiore. E' chiaro che le piaccia.
"Smettila di fare il cretino!" gli tira un buffetto sulla spalla allontanandosi con lui. 
Rimasta sola decido di tornare dalle mie amiche ma mi rendo conto che sarà difficile muoversi tra tutta questa gente.
Mi imbatto in due ragazzi che si baciano incuranti, qualcuno mi spintona e io sfortuna vuole che gli finisca addosso.
Mi volto in imbarazzo pronta a scusarmi e mi rendo conto che siano proprio Federico e Carlotta. I miei occhi si sbarrano per la sorpresa.
La mia amica ha il viso rosso e sembra a disagio.
"Oddio mi dispiace, scusate...io, io vado" gesticolo nervosa senza sapere bene cosa dire e li lascio soli nonostante senta che la mia amica mi stia chiamando.
Raggiungo Cristina con lo sguardo ancora un pò sconvolto e lei mi chiede se io stia bene, ma non le rivelo niente di quello che ho visto.
A quel punto lei mi avverte che abbia sentito il mio telefono squillare.
Mi rendo conto di essere curiosa di sapere chi sia stato a chiamarmi, non ho nemmeno la reperibilità in ospedale. Ed è quello che faccio non appena mi porge la pochette.
Il numero è sconosciuto e decido di lasciar perdere ma proprio quando sto per riporlo nella borsa, esso prende a squillare di nuovo, insistentemente.
"Chi è?" la mia amica sporge lo sguardo per capirci di più.
Le mostro il cellulare corrucciata. "Non lo so, è un numero che non conosco".
Lei allora scuote il capo contrariata. "Lascia stare Anita, pensiamo a divertirci".
Nonostante Cristina cerchi di desistermi ho paura che possa essere importante e il messaggio che dopo ne consegue me lo conferma.

Ciao Anita.
Scusa il disturbo, sono Luca. Non vorrei farti preoccupare, ma appena puoi richiamami.

Luca, quel numero che fino a poco fa mi stava chiamando era suo.
I miei occhi si spalancano e il mio pensiero corre a Lucia. Ho paura che possa esserle successo qualcosa. Eppure lui mi ha detto di non preoccuparmi.
Afferro la giacca riposta sul poof con il cuore che mi batte più forte.
Cristina segue i miei movimenti aggrottando la fronte.
"Anita ma che fai?!" la sua mano si posa sul mio braccio a fermarmi.
"Cris...devo andare".
"E' successo qualcosa? chi era che ti chiamava?" la sua voce si vela di ansia.
"Io...era Luca. Sembra importante" replico nascondendomi dai suoi occhi.
Il suo sguardo si indurisce. "Sei sicura sia per questo? Anita perchè lasci che lui ti rovini la serata?" mi rimprovera.
Mi divincolo dalla sua presa sorda a qualsiasi tentativo. Lei non capisce.
"Non capisci? E se fosse per Lucia? Se le fosse successo qualcosa io non me lo perdonerei"
Le lancio un ultimo sguardo scrutando un pentimento nei suoi occhi e mi allontano.

Ci metto poco ad arrivare in ospedale, manca poco alla mezzanotte e per strada non c'è nessuno.
Le luci in corridoio sono già soffuse e faccio attenzione ad essere il più silenziosa possibile. Mi tolgo addirittura le scarpe per evitare che i tacchi ticchettino sul pavimento. Il silenzio che aleggia è quasi assordante.
Il pensiero va alla mia piccola Lucia. Voglio accertarmi che stia bene.
Raggiungo la sua stanza in fretta e sospiro di sollievo alla sua vista. Lucia dorme tranquilla con il respiro lento, le labbra lievemente socchiuse.
E' sdraiata di lato con le manine giunte sotto la guancia e qualche ciuffo di capelli le ricade disordinato sul viso.
Sorrido a questa dolce vista.
Mi abbasso per rimboccarle le coperte e baciarle la fronte. Lucia sa di rose e vaniglia.
Mi piace osservarla, mi piace cogliere ogni dettaglio del suo volto. Se fosse per me rimarrei qui, ma non posso, ho davvero bisogno di sapere cosa volesse Luca. Spero davvero che Cristina non avesse ragione e che il mio gesto sia stato avventato.
Arrivo al suo studio e picchietto il pugno sul legno della porta due volte ma lui non risponde subito.
Riprovo ma la mia mano rimane sospesa a mezz'aria perchè è proprio lui stesso ad aprirmi.
Luca ha il volto assonnato, i capelli scompigliati sulla fronte. Ha lo sguardo di chi stesse dormendo.
Non mi risparmio di notare ogni dettaglio del suo viso, come se dovessi imprimerli nella mia mente.
Osservo la sua camicia con collo alla francese sotto il suo camice. I primi bottoni sono sbottati lasciando intravedere una lieve peluria sul suo petto.
Anche lui fa lo stesso. I suoi occhi passano ad ispezionarmi, guardano il mio viso e il mio corpo ma la sua espressione rimane immutata.
Si passa una mano dietro la nuca e fa un cenno con il capo al mio abbigliamento.
"Spero di non aver interrotto niente, mi dispiace".
"N-no, non fa niente"replico.
A quel punto  lui annuisce e mi fa segno di entrare. Chiude lentamente la porta alle sue spalle appoggiandosi poi contro di essa ma non accenna a dirmi niente. Il suo studio è in penombra, una lampada accesa sulla scrivania. Mi soffermo a guardare il suo viso, illuminato per metà.
Cerco di capire cosa possa essere a turbarlo e mi chiedo se questo non stia stato solo un suo scherzetto per rovinarmi la serata. L'attesa mi sta attanagliando.
"Luca?" attiro la sua attenzione.
Lui fa un passo nella mia direzione rimanendo fermo nel bel mezzo della stanza con un sorriso che improvvisamente affiora sulle sue labbra.
Mi chiedo se sia inopportuno il pensiero di volerle baciare quelle sue labbra.
"Luca perchè mi hai chiamato?" gli chiedo allora facendo un cenno con la mano nella sua direzione.
Lui non risponde subito, si prende un attimo per pensare o per rendersi conto che io lo stia ascoltando e poi finalmente mi rivela tutto.
"Anita, abbiamo un cuore per Lucia".
Mi porto una mano al petto una volta che le sue parole sono state elaborate dalla mia mente. Non riesco a crederci, un nuovo cuore per la nostra Lucia.
Il mio sguardo incrocia il suo e ci osserviamo silenziosi. Luca rimane fermo al suo posto con le mani dietro la schiena e quel bellissimo sorriso ad incorniciargli il viso. Lo stupore invade i miei occhi, si disegna sulle mie labbra. Il cuore prende a battere voracemente nel mio petto mentre mi porto le mani a coprirmi le labbra, senza parole.
E poi lo abbraccio. Lo abbraccio allo scoccare della mezzanotte.
Lo abbraccio con il frastuono dei fuochi d'artificio che brillano nel cielo ed invadono la stanza sovrastando i nostri batticuori.
Mezzanotte e non ho bisogno di esprimere il mio desiderio, si è appena avverato.
Luca è sorpreso dal mio gesto, avverto i suoi muscoli contrarsi al mio contatto ma non osa allontanarmi. Se è possibile mi tiene stretta ancora più a sè soffocando una risata sulla mia spalla. Ascolto il suo respiro fondersi con il mio e una lacrima silenziosa riga la mia guancia.
Non mi importa di nient'altro, non mi interessa della distanza che avevo deciso di imporre tra noi.
Sono troppo felice.
E' mezzanotte e davanti a noi si prospetta un anno nuovo. Un anno nuovo che si apre con una dolce e speranzosa prospettiva. Un cuore nuovo per Lucia.

ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio mie care lettrici. Dopo un pò di tempo ritorno con un nuovo capitolo e me ne scuso ma tra qualche settimana ho l'esame di maturità e devo dedicarmi allo studio.
Scrivo questo capitolo da un pò e non vi nascondo che sia stato difficile farlo. Chi mi conosce sa che in esso ci sia molto di me, un pò come in tutta questa storia ci sia qualcosa di me.
Una bella notizia in arrivo: un nuovo cuore per la nostra Lucia! Spero che il capitolo possa piacervi e possa farvi emozionare tanto quanto me.
Aspetto i vostri pareri.
Intanto ringrazio le dolcissime ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e chiunque abbia inserito la storia in qualche lista. Siete sempre di più e mi si riempe il cuore di gioia. GRAZIE!!
Non so quando potrò postare di nuovo perchè l'esame incombe ma farò del mio meglio. Alla prossima!










  
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