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Autore: in rotta per il paradiso    09/06/2017    3 recensioni
Cecco e Max sono due ragazzi figli della strada. Sono cresciuti tra risse e droga e ne sono diventati campioni. L'unica cosa che può salvare Max è la piccola Benedetta, la sorellina del suo migliore amico. E quando tutto sembrava​ andare bene, qualcosa li travolge.
Dedicato a coloro che hanno qualcosa per cui vivere e talvolta anche per morire...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nonostante fosse passato del tempo, il dolore di Benedetta era rimasto inalterato. Quando avevano ricevuto quella tragica notizia, il giorno dopo l'accaduto da alcune voci dei vicini, era scoppiata in lacrime. Non riusciva a capacitarsi di cosa fosse accaduto.
Quella mattina erano montati nella vecchia Stilo di famiglia diretti all'ospedale. Ricordava che il silenzio era opprimente e veniva frantumato solo dai suoi singhiozzi; la radio sempre accesa, quel giorno rimase muta senza emettere alcuna frequenza.
Al suo contrario Cecco era rimasto apparentemente calmo, non aveva versato una lacrima e non era riuscito a proferire parola. Sul momento, dentro quella vecchia Stilo, Benedetta odiò il fratello perché erroneamente pensava non gli importasse dell’accaduto a causa del suo temperamento calmo. Poco a poco, comprese di essersi sbagliata: notò gli impulsi nervosi della gamba la quale si muoveva involontariamente a scatti, le chiazze rosse dal collo si espandevano alle orecchie, la vena che pulsava in maniera incontrollabile… Cecco stava inglobando dentro di sé dolore e rabbia, non riusciva ad esprimerlo ed era anche peggio del dolore visibile di Benedetta. Quei 20 o 30 minuti di tragitto sembrarono infiniti a tutti, sembrava che il destino facesse loro i dispetti trascinandoli davanti a semafori rossi o in zone con un basso limite di velocità.
Nella sala d’aspetto del policlinico non si aspettavano di trovare i genitori di Max in quelle condizioni: distrutti dal dolore e dai sensi di colpa, stretti in una morsa comune a entrambi; non si erano mossi da lì, non avevano dormito né mangiato. Informarono la famiglia di Cecco che Massimiliano non si era svegliato, che lo avevano operato alla gamba d'urgenza e che era in coma. Il pugno che Cecco sferrò al muro, gli aprì tutte le nocche in modo tale che il sangue riuscisse ad imbrattare le pareti bianche. Aveva continuato a colpire il cemento con altri colpi finché il padre non lo bloccò.
«Non è giusto…» continuava a ripetere.
Benedetta si era accasciata sulla sedia verde senza riuscire a smettere di piangere. Aveva perso Max e lo avrebbe perso un po' di più giorno dopo giorno. Come sarebbe riuscita a sopravvivere a quella fitta lancinante al cuore?
Erano trascorsi giorni e i suoi occhi diventavano sempre più vuoti e inespressivi, non trasparivano emozioni eccetto la disperazione. Le labbra sempre distese in un tenero sorriso, ora erano una linea sottile curvata all’ingiù. Benedetta era cambiata, non si truccava più per sembrare più carina, non tentava più di coprire le occhiaie né colorare quel viso pallido. Non trovava la necessità se non aveva la possibilità di incontrare Max, seppur per caso… Quando aveva l’intenzione di prepararsi con più cura, era solo perché doveva dirigersi all'ospedale e ogni giorno poteva essere quello buono per il suo risveglio.
I giorni scorrevano lenti, senza alcuna importanza e senza alcun miglioramento.
Benedetta stava peggio ogni giorno, tuttavia la sua speranza non accennava a diminuire. Era orribile ricordare quel giorno, quei fatti e tutti i cambiamenti. Era primavera inoltrata e le giornate iniziavano ad essere calde e soleggiate. Cecco notava il cambiamento della sorella e non poteva non sentirsi in colpa. Forse, se non avesse tenuto il suo migliore amico lontano da sua sorella, sarebbe andata diversamente. Forse lei lo avrebbe tenuto lontano dai guai e magari non sarebbe successo tutto questo. Sentiva un macigno pesantissimo sul cuore, come se la colpa fosse sua. E sentiva il bisogno di chiedere scusa. Inspirò ed espirò un paio di volte prima di parlare con la sua sorellina; se ne stava sul divano, intenta a guardare disattenta una serie televisiva vecchia di dieci anni.
«Usciamo a fare due passi?» le domandò mentre le accarezzava la nuca.
Benedetta lo guardò e con un sorriso fiacco, declinò l'invito.
«Non puoi continuare così!»
«Sto seguendo un programma, non vedi?»
«Andiamo! Non sai neanche su quale canale è sintetizzato il televisore!»
Cecco perdeva spesso la pazienza quando i piani che aveva in mente, non rispecchiavano la realtà.
«Che vuoi? Chi ti ha chiesto niente? Lasciami stare!»
Il ragazzo rimase colpito dalla freddezza della voce della ragazzina. Qualche settimana prima, non si sarebbe permessa di rispondergli in quel modo e lui, sicuramente se lei lo avesse fatto, le avrebbe dato uno schiaffo sul volto. Adesso non riusciva neanche ad affrontare quel dolore tramutato in rabbia, che lentamente la stava trasformando. Gli occhi di sua sorella lo minacciavano di non oltrepassare quel confine sottile di rabbia e dolore.
Benedetta si alzò e lo sorpassò come se fosse un estraneo, come se quella tragedia non avesse colpito e distrutto entrambi. La ragazza entrò in camera e si chiuse la porta alle spalle violentemente. Cecco si scompigliò i capelli e imprecò, non sarebbe dovuta andare così.
   
 
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