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Autore: Drew Bieber    09/06/2017    0 recensioni
Nel famoso anfiteatro dell'Antica Roma ogni giorno si svolgono crudeli lotte contro animali selvaggi, terribili esecuzioni e combattimenti tra gladiatori che lasciano senza fiato. Tra questi vi è una persona in particolare cui nome è gridato ed acclamato dalle folle a gran voce: Thalissa. Venduta come schiava quando era solo una bambina orfana ha saputo farsi strada nel mondo spietato in cui vive dove è la legge del più forte a vigere sulle altre. Coraggio e Paura, Ricchezza e Poverta, Vita e Morte, Amore e Odio, Umano e Divino. Questa è la storia della gladiatrice.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Mentre gli altri stavano andandosene lei era appena entrata dei bagni dove ad attenderla c’era un enorme vasca d’acqua bollente.
-Thalissa vedi di non far tardi alla cena di stasera-
-No, sarò puntuale-
Si sarebbe stata puntuale, ma se la sarebbe anche presa comoda. D
opo tutto quando sarebbe ricapitata la possibilità di avere non solo i bagni ma l’intera casa tutta per se?
Il telo che le copriva il corpo ricadde in prossimità delle scale e si immerse lentamente nell’acqua che poco alla volte le tolse di dosso la polvere, il sudore, lo sporco, la fatica e la stanchezza di quella lunga giornata di estenuanti allenamenti. L’acqua le faceva sempre un effetto, come dire, terapeutico. Si sentiva così bene e coccolata mentre galleggiava cullata dal rumore delle piccole onde che le si infrangevano contro il corpo. Era più a suo agio lì che sulla terra ferma. E quella sensazione così piacevole fece di nuovo nascere in lei il desiderio di vedere il mare. Ripensando alla sua infanzia sentiva l’odore si salmastro, ricordava le sue guance rosse screpolate dal ruvido vento marino, la sabbia bianca che ogni volta le si appiccicava ai piedi bagnati, quegli animaletti che trovava tra le insenature degli scogli quando ci si arrampicava sopra, taglienti e pericolosamente bagnati dalle onde che vi si scagliavano contro ora con forza ora con dolcezza. A volte Thalissa credeva seriamente che lei fosse nata dalla schiuma del mare così come la bella dea Venere nacque nei pressi dell’isola di Cipro, anzi quello era un vero e proprio desiderio. Se fosse stata figlia del mare di sicuro non si sarebbe più dovuta preoccupare di chi fossero i suoi genitori e soprattutto del perché l’avevano abbandonata…
Quando uscì dalla piscina il suo corpo venne scosso da brividi incontrollati e si affrettò a coprirsi col telo che aveva gettato prima sul pavimento. Nel ritornare agli spogliatoi si rese conto che sia la palestra, che gli alloggi e il magazzino erano ancora deserti quindi decise di recuperare i suoi vestiti e andarsene a riposare sul letto per almeno un’ora. La tunica era lì dove l’aveva lasciata, piegata su una panca e i suoi sandali erano ai suoi piedi. Mentre si calava per prenderli sentì come un fruscio dietro di lei e subito alzò la testa per controllare intorno. Nessuno. Non ci fece troppo caso e con sandali e tunica in mano uscì dagli spogliatoi per imboccare il corridoio ed entrare nella stanza degli alloggi. Senza neanche rivestirsi si buttò sul letto mezza scoperta dal telo, faccia al muro e cercò di farsi una misera ora di sonno.
Dopo i primi 20 minuti ed un continuo rigirarsi sembrava essersi addormentata quando avvertì una strana sensazione: quella di sentirsi osservata.
Non si mosse ancora ma nel momento in cui quel fruscio sospetto ritornò si alzò su un fianco tenendosi su di una mano.
La schiena nuda e lo sguardo rivolto verso la porta.
Ancora nessuno quindi si girò completamente e si mise seduta, stava per alzarsi quando davanti ai suoi occhi passò un gatto che correva dietro a un topo. Tirò un sospiro di sollievo, sollevata del fatto che non si sarebbe dovuta scomodare più di tanto.
Stava per rimettersi a letto quando ecco uno scricchiolio proveniente dal piano di sopra. Poco dopo il rumore di alcuni passi al piano sottostante. Gettato il telo e terra indossò la tunica, mise i sandali e si lanciò fuori la porta, giù per le scale.
Prima di giungere definitivamente nell’arena dove si svolgevano gli allenamenti decide di dare un’occhiata dei magazzini per assicurarsi che lì non ci fosse nessuno. Aprendo la porta ad una prima occhiata tutto sembrava in ordine: le spade, le lance, i pugnali, i tridenti, le reti, gli scudi, gli elmi e gli altri accessori delle armature al loro posto. Mentre effettuava una seconda ispezione un chiarissimo rumore di qualcosa che cadeva arrivò fin nel deposito. Velocemente la ragazza richiuse la porta e si affacciò dal porticato e, non vide bene chi, ma sicuramente qualcuno stava correndo fuori dall’arena dopo aver fatto cascare a terra un paio di scudi rimasti lì vicino agli spalti e aver alzato un bel po’ di polvere cercando di guadagnarsi l’uscita. Thalissa non aveva di certo intenzione di lasciarselo sfuggire e senza pensarci troppo si lanciò all’inseguimento.
Fece l’ultima rampa di scala ritrovandosi nel porticato sottostante. Invece di scendere nell’arena, ne percorse il perimetro per giungere la parte opposta rispetto a dove si trovava prima.
Sapeva quale fosse la meta di quella persona, chiunque ella fosse, e in quel modo l’avrebbe non solo raggiunta ma anche superata e quindi battuta sul tempo anche perché aveva chiaramente notato che l’individuo aveva scelto una via che l’avrebbe portato a superare una serie di stanzini e corridoi vari. Inoltre lei era particolarmente veloce.
Infatti dopo aver superato anche il porticato opposto e poche stanze, si ritrovò subito sugli scalini del cortile.
Si fermò lì e si guardò attorno riprendendo fiato.
Il sole era piuttosto caldo ma tirava anche un po’ di vento che alzava quella poca polvere che c’era e faceva piegare le piante lì intorno. Thalissa fece a destra, a sinistra, a destra, a sinistra e ancora a destra con gli occhi.
Niente di niente purtroppo.
Il cancello però era chiuso. Non sembrava che qualcuno lo avesse aperto per uscire.
C’era solo un ipotesi plausibile allora:
la persona che stava cercando era ancora lì dentro.
Girandosi su stessa per rivolgersi verso l’interno pensò tra se e se accennando un passo “Adesso dovrò controllare l’intero edificio se voglio tro…”
E proprio appena prima che finisse la frase qualcosa le si catapultò addosso.
 
-Valerio! Valerio dove ti sei cacciato? … … … Valerio!!-
Il ragazzino si alzò subito dalla sedia stordito e allo stesso tempo agitato come si fosse appena svegliato da un lungo sonno a causa di quella voce.
-Oh già mi ero dimenticato di lui! Adesso Domizio mi ucciderà!!-
Thalissa intanto stava a guardarlo mentre andava avanti e indietro disperato ovviamente senza capire neanche un po’ di ciò che stava succedendo.
-E’ questo Domizio che ti ha appena chiamato urlando? La voce sembrerebbe provenire da fuori. – rispose lei alzandosi a sua volta.
-Si è lui, è mio fratello, mi è venuto a cercare perché sapeva che volevo venire qui- infatti poter visitare la famosa casa dei gladiatori in cui i combattenti vivevano e si allenavano era uno dei sogni più grandi di Valerio, forse quello più importante, per questo si era intrufolato lì dentro e si era messo a curiosare convinto che non ci fosse più nessuno dentro. Non sapeva infatti che Thalissa era ancora lì e che, sentendolo, si era messa a cercarlo fino a che non si erano incontrati per sbaglio scontrandosi l’uno contro l’altra. Era comunque rimasto felicemente sorpreso di questa scoperta. Valerio conosceva molto bene Thalissa e spesso la guardava combattere nell’arena con ammirazione e con orgoglio gridava a squarcia gola il suo nome ad ogni incontro. Il ragazzino si era però dimenticato che non era solo e che con lui c’era anche il fratello che, notando la sua assenza, si era messo a cercarlo.
-Valerioo!!!- ancora una volta quella voce maschile così forte arrivò fin nella stanza dove fino a pochi minuti fa i due stavano chiacchierando.
-Aaaah! Mi sa che è seriamente arrabbiato…- Thalissa stava quasi per ridere nel vedere l’espressione di terrore negli occhi di quel ragazzo che non sapeva proprio cosa fare –Vieni andiamo, credo si trovi nell’arena- gli appoggiò una mano sulla spalla e lo condusse lì, dove, vicino le gradinate c’era effettivamente un ragazzo e si stava guardando intorno come in cerca di qualcuno.
Dopo aver finito un giro su se stesso si voltò verso sinistra e sopra i gradini notò il fratello con accanto quella donna.
Rimasero lì a guardarsi per un po’, senza dire niente e senza fare niente. Thalissa in particolare si sentiva leggermente fuori posto paradossalmente in un posto dopo lei aveva passato parte della sua vita ma la presenza di quei due la faceva sentire superflua. Decisamente a disagio quindi ruppe il ghiaccio.
-Allora abbiamo trovato tuo fratello a quanto pare- disse mentre iniziò a scendere gli scalini che portavano nell’arena per poi avvicinarsi a quel ragazzo senza però rendersi conto che Valerio non la stava affatto seguendo anche se avrebbe dovuto farlo. Così si ritrovò faccia a faccia con… come si chiamava? Domizio? Si… Domizio…
Poco dopo Valerio si decise a raggiungerli e affiancò suo fratello che lo riproverò non appena realizzò di averlo affianco –Ma si può sapere dove ti eri cacciato? Lo sai che non saresti dovuto venire qui!- ovviamente l’altro fece di tutto per sviare il discorso e far risalire l’umore –Invece sono stato fortunatissimo, come vedi ho incontrato proprio la persona che avrei sempre voluto conoscere, Thalissa- il ragazzo stacco lo sguardo dal fratello per posarlo sulla ragazza davanti a se senza apparire troppo impressionato –Si, so chi è- a lei dava quasi fastidio quel modo di fare, non che dovesse cadere ai suoi piedi perché aveva davanti un idolo delle folle ma almeno poteva non sembrare quasi seccato di vederla.
– Sai Thalissa, quando combatti mio fratello consiglia sempre di scommettere su di te perché sa che sei bravissima e che sicuramente vincerai l’incontro – Valerio fece questo piccolo appunto tenendosi appeso al braccio della ragazza che era abbastanza stupita mentre l’altro piuttosto imbarazzato si passava le mani tra i capelli.
Erano ricci i suoi capelli. Scuri. Ma non come i suoi che li avevi nero corvino. Quelli del fratello di Valerio erano di un castano intenso e luminoso. Un po’ lunghi. Sfioravano la nuca. Ed incorniciavano il viso alla perfezione. Aveva una forma leggermente ovale e lineamenti dolci ma comunque maschili. Naso dritto. Labbra carnose. Gli occhi erano grandi e scuri anche quelli, così come la carnagione quasi ambrata. Simili e allo stesso tempo diversi da quelli di Fabiano.
Probabilmente entrambi si accorsero quasi contemporaneamente che si stavano fissando e studiando l’un l’altra e ciò mise a disagio entrambi.
-Andiamo Valerio, si sta facendo tardi- dopo aver preso il fratellino per un braccio quest’ultimo la salutò e Thalissa ricambiò con un sorriso appena accennato e un cenno di mano.
Lei rimase ferma lì ancora qualche attimo fissando la direzione che i due avevano preso per andarsene.
 
La cena stava per volgere al termine e perciò lei è Fabiano decisero di fare un giro nel giardino della villa prima di andarsene mentre Fabrizio, padre del migliore amico di Thalissa e padrone della stessa, stava finendo di discutere con alcuni suoi conoscenti.
-Agitata per domani?- disse ad un certo punto Fabiano.
-Perché dovrei esserlo?  - effettivamente la ragazza non era mai stata in ansia per nessun suo combattimento e quella volta non ci sarebbe di certo stata qualche eccezione.
-Beh ho visto come ti osservavano e si informavano su di te stasera. Credo che domani avrai un bel po’ di occhi addosso e la responsabilità di una quantità ingente di denaro – il giorno prima di un combattimento tra gladiatori, si era soliti organizzare una cena in modo che ciascuno avrebbe avuto modo di studiare coloro che si sarebbero battuti l’indomani.
Per far ciò non ci si poneva troppo problemi a fare domande, fissare, commentare.
Alcuni erano anche disposti a pagare incontri truccati pur di aumentare il profitto derivante dalle scommesse. Cosa che Thalissa non aveva mai accettato.
Insomma era una situazione strana che viveva già da molti anni e che aveva perciò imparato ad accettare e a non far più troppo caso a determinati comportamenti.
Era tutto per un tornaconto personale alla fine.
-Quando combatto non penso di certo a quanti soldi ho puntati sulla mia testa. E di certo non mi preoccupo di farli vincere quei soldi. O farli andar perduti. Semplicemente combatto e come va va-
-FABIANO! TORNATE QUI CHE TUO PADRE VUOLE PARLARTI!- a quella richiesta fatta da lontano da uno dei vari amici di suo padre Fabiano non riuscì a trattenersi dallo sbuffare.
In quei momenti sembrava non essere mai cresciuto e di essere invece rimasto il bambino pigro e testardo di un tempo.
A quella reazione Thalissa scoppiò a ridere e capì che se non ci avrebbe pensato lei nessuno sarebbe stato capace di smuovere Fabiano –Dai cammina o tuo padre si arrabbia!- e piano piano tirandolo per il braccio alla fine arrivarono a destinazione.
In quella che era stata la sala da pranzo non vi erano più né tavoli o sedie o eventuali pietanze da degustare. Qua e là qualche piccolo trono su cui sedersi con più comodità e brocche di vino aromatico in abbondanza appoggiate ad altrettanti piccoli e numerosi tavolini. A sedersi sui quei piccoli troni e a bere quel vino aromatico versato da brocche poste su quei tavolini erano funzionari, senatori, proprietari di importanti imprese private e gladiatori. Tutti che discutevano a voce più o meno bassa, alcuni scherzando altri litigando. Tra di loro vi era anche il padre di Fabiano che li notò quasi subito e li richiamò a se –Figlio si è fatto tardi, meglio far ritorno alla nostra dimora – prima che però potesse essere data una risposta il discorso fu interrotto da un uomo che sembrava avere una certa confidenza con Fabrizio. Mentre i tre parlavano animatamente Thalissa si guardava in giro e tra i presenti notò un viso conosciuto.
Già.
Anche l’altro si girò e rimase anche lui sorpreso nel vederla.
La ragazza fece particolarmente caso alle sopracciglia alzarsi e agli occhi spalancarsi in un espressione di stupore.
Le diede le spalle e poco alla volta iniziò ad avvicinarsi.
Così anche lei senza dare nell’occhio ed allontanandosi progressivamente da Fabiano e Fabrizio completamente assorbiti dal discorso che quell’uomo aveva iniziato.
Non si poteva dire che quella sala era poco affollata infatti entrambi dovettero dare qualche spintarella e infilarsi per potersi avvicinare. Thalissa fu anche fermata più di una volta per poter scambiare due parole ma lei si finse chiaramente impegnata.
Alla fine raggiunsero uno dei tanti tavolini su cui vi erano le brocche di vino.
L’una appoggiata di schiena con le braccia incrociate.
L’altro intento a versarsi da bere in una coppa d’argento.
-Come mai qui?-
-Potrei farti la stessa domanda-
-Beh come sai sono una gladiatrice e quindi è normale che mi trovo a questo tipo di cene-
-Beh come hai saputo qualche ora fa mi intendo di scommette quindi è naturale che partecipi a questo tipo di incontri- dopo aver concluso si girò verso di lei a guardarla sorseggiando un goccio di vino.
Thalissa fu sinceramente stuzzicata da quella risposta –Ti ho notato solo ora. Sei appena arrivato? Sei da solo?-
-Quante domande. Sono qui da qualcosa come mezz’ora ma giustamente non siamo tutti famosi come i campioni dell’anfiteatro quindi è del tutto comprensibile se si passa inosservati. Niente di che stupirsi. E comunque sono qui con mio padre. – Un sorriso dolce e furbo allo stesso tempo le fece venire la pelle d’oca e la mise in difficoltà sul rispondere.
-Hai ragione. Non è da tutti farsi un nome in questo campo. Ad esempio non credo tu sia adatto. Però tu sai il mio nome mentre io non so il tuo- Cercò di farsi audace abbastanza da indurlo a dirle ciò che voleva mentre interiormente era stranamente nervosa.
-Mi chiamo Domizio- mise da parte il calice e, con una mano sul fianco, si piegò in avanti in modo da avvicinare le labbra all’orecchio di lei e sussurrarle –Ma credo che tu questo già lo sappia-
La ragazza rimase realmente colpita.
Cercò comunque di tirarsi fuori da quel piccolo impiccio e gli rispose a tono.
-Può darsi che lo abbia dimenticato. Magari potresti ricordarmelo più spesso. Sai non sono tutti famosi come i campioni dell’anfiteatro- e con questo si poteva ritenere soddisfatta. Senza pensarci posò una maso sul petto del ragazzo e lo distanziò piano da lei. Con quasi lo stesso istinto Domizio stava per prendere la mano di lei per stringerla ma prima che ci riuscisse Thalissa se ne stava già andando e nel giro di qualche secondo era scomparsa così come gli era apparsa davanti.
 
Fabiano e suo padre erano già fuori la villa pronti ad andare a casa.
Prima di seguirli Thalissa strinse forte in un pugno la mano che aveva iniziato a formicolare.
  
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