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Autore: lallipumbaa    09/06/2017    0 recensioni
Los Angeles, City of Angels. "Galeotto fu quel matrimonio" così scriveva Dante... più o meno. (Dante, perdonami)
Indovinello. Cos'hanno in comune una paleontologa e un batterista? Nulla. Se non Jared Leto in questo particolare caso, che messosi in testa il fatto di essere il cupido della situazione, farà entrare in contatto due persone e due mondi apparentemente inconciliabili.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5
“You could've rolled your eyes/Told me to go to hell/Could've walked away/But you're still here/And I'm still here/Come on let's see where it goes”
 
Savannah si stava finendo di preparare.
Aveva optato per qualcosa di carino, ma non troppo elegante.
Era un vestito nero con realistici fiori bianchi con una gonna che arrivava poco sopra il ginocchio, una cintura nera alla vita e molto morbido sul seno. Aveva una bella scollatura a V ma nulla che facesse vedere troppo.
Si era sistemata i capelli lasciandoli sciolti e si era truccata il viso con un filo di trucco. Nulla di esagerato, ma giusto quel filo di ombretto, matita nera e mascara per far risaltare i suoi occhi, un filo di correttore e una passata di blush.
Stava sistemando gli orecchini quando il telefono iniziò a suonare.
“Ciao Shan!”
“Signorina esca! Sono fuori che ti aspetto!”
“Arrivo!”
Uscì dallo spogliatoio dei dipendenti del museo e, cercando di non correre, attraversò il corridoio, arrivando nella hall del museo che stava per chiudere.
Matt, la guardia, passava di lì in quel momento “Fortunato il ragazzo che ti aspetta!”  le disse alzando il berretto.
“Ah, Matt! Sei un uomo di altri tempi!!” gli disse sorridendo. “Ci vediamo lunedì!”
 
Uscita dall’entrata principale vide l’uomo appoggiato alla macchina, gli occhiali da sole inforcati e l’espressione concentrata. Quando capì che la donna che vedeva camminare verso di lui era Savannah, sorrise e alzò la mano in segno di saluto. La vide aumentare in passo e correre l’ultima decina di metri che li dividevano, trovandosela davanti in poco tempo.
“Ciao…” la salutò sorridendo sghembo.
“Ciao Shan. Allora, sono vestita abbastanza bene per dove mi devi portare?” gli chiese sorridendo. Alla fine l’uomo era rimasto molto sul vago riguardo la destinazione dell’appuntamento.
“Perfetta! Anche se forse vestita in questa maniera sembri più una tortura per me. Mi hai praticamente vietato di finire la serata nel migliore dei modi!”
In risposta gli fece una pernacchia.
Avevano deciso di trovarsi direttamente fuori dal Museo di Storia Naturale, visto che lei, abitando a Pasadena, tra il tragitto e il tempo di prepararsi ci avrebbe messo troppo.
Mise la borsa col cambio nel baule della macchina e si sedette sul sedile del passeggero.
“Dove mi porti?” gli chiese allacciandosi la cintura.
“Adesso lo vedrai!” le rispose sistemandosi sul sedile. Accese la macchina e si invischiò nel traffico di Los Angeles.
Guidò per una mezz’ora arrivando vicino al pier di Santa Monica.
“Noooo!!! Non ci credo!!! Mi porti al luna park??” esclamò scendendo dalla macchina. Lo guardò con gli occhi spalancati e un sorriso felice da bambina. “Giochiamo a sparare ai barattoli?? TIPREGOTIPREGOTIPREEEEGOOOOO!!”
“Solo se la smetti di fare la bambina petulante!” le disse prendendole il mento tra pollice e indice, sorridendole malefico.
“Antipatico.”
Raggiunsero a piedi il luna park, tra negozi di souvenir anni ’60, turisti e giostre. Arrivarono infondo al pier, entrando al ristorante messicano.
Li misero in un posto abbastanza appartato, davanti al mare, il sole che oramai tramontava.
“Hai corrotto il cameriere per avere questo posto?” scherzò lei appoggiandosi alla balaustra in legno.
“No, solo quando ho chiamato gli ho chiesto il posto più appartato che avesse… e ho prenotato con cognome Leto.” Le rispose appoggiandosi accanto a lei.
La guardò attento.
Sì, era davvero bella.
No, era da togliere il fiato.
In quel momento il residuo del sorriso aleggiava ancora sulle sue labbra, aveva lo sguardo perso, all’orizzonte. I suoi occhi grigi avevano assunto una tinta aranciata per il sole e i suoi capelli biondi fiammeggiavano.
La vide girarsi verso di lui, sostenendo il suo sguardo.
Era davvero da mozzare il fiato. I capelli corti, con quel ciuffo leggermente più lungo, le sopracciglia marcate, gli occhi verdi. Indossava una canotta a righe e una giacca di pelle.
Prima che uno dei due potesse dire qualcosa arrivò il cameriere portando i menu, interrompendo l’atmosfera.
Si sedettero, ordinando abbastanza cibo da sfamare un esercito.
“Sei sicura che riuscirai a mangiare tutta quella roba?” chiese l’uomo sconvolto dopo che il cameriere prese le ordinazioni.
“Shannon caro, tu sottovaluti il mio stomaco… e non mi hai vista mangiare al giapponese!”
“Ti piace il giapponese?? Perfetto! La prossima volta ti ci porto!” commentò entusiasta.
“Sei già sicuro che ci sarà una seconda volta? E se non mi sopportassi già a metà serata? E se non ti sopportassi io per metà serata?” gli chiese sporgendosi verso di lui.
“Mmmhh… le vedo entrambe possibili, ma non probabili!”
“E perché di grazia?” chiese alzando il sopracciglio.
“Perché stasera sei… diversa dal solito. Potrai essere strana quanto vuoi, io continuerò ad essere stupito… e Dio, non odiarmi, ma in questa posizione vedo oltre la scollatura e quello che sto vedendo mi piace parecchio.”
La ragazza rimase ferma, passò qualche decina di gradazioni di colore e sorrise maliziosa.
“Mi dispiace, ma come da accordi non finirà come speri!”
“Bè, ma negli accordi era escluso il sesso, non un arrivo in seconda base.”
Savannah fu colta i contropiede. “Dannazione, hai ragione!” lo guardò per qualche secondo e iniziò a ridere allegramente.
Mangiarono tutto quello che venne portato, discussero su chi avrebbe pagato la cena (alla fine vinse Shannon che, con la scusa di andare in bagno, allungò la carta di credito al cameriere) e dopo essere usciti dal ristorante, l’uomo le passò il braccio attorno al collo, avvicinandola a sé.
“Bene, cosa vuoi fare ora?”
“Tu cosa avevi in mente?” gli chiese passandogli il braccio sulla vita.
“Mmmh… dato che dopo vuoi andare a sparare ai barattoli, pensavo prima di andare a fare un giro all’acquario, poi facciamo tutto quello che vuoi! Che te ne pare?”
Savannah lo guardò sconvolta, sbattendo le palpebre ripetutamente.
“Che c’è?”
“Non lo so… m’immaginavo di essere trascinata in un ristorante pieno di paparazzi, poi a ballare in un locale superaffollato dove ti conoscono tutti. Questo appuntamento mi sta lasciando sempre più basita.”
Shannon sorrise e si fermò, guardandola negli occhi. “Anche quella è una parte di me, ma volevo solo stare con te oggi, senza paparazzi, discoteche, alcool e macello. Volevo te e basta, quindi ti ho voluto far vedere un’altra parte di me… quella meno da rockstar.”
La ragazza abbassò lo sguardo e, dopo aver sospirato, lo invitò a continuare a camminare.
“Questo però è giocare sporco, Leto.” Disse con tono leggermente più basso, arrossendo.
Shannon la sentì e, sentendo una sensazione strana alla bocca dello stomaco, le diede un bacio sulla tempia.
Andarono all’acquario, aperto di sera per un’apertura speciale, passando per le vasche, e, verso la fine, finirono sotto l’arcata di vetro, circondati da acqua e pesci.
“Shan! Gli squali!!” esclamò lei, prendendogli la mano e si avvicinò correndo alla parete, guardando a bocca spalancata uno squalo grigio che nuotava placidamente sopra le loro teste.
“Questo starà lungo sui due metri e mezzo… forse quasi tre. Pensa ad una cosa. Il megalodonte, hai presente di cosa parlo? - uno squalo preistorico, era almeno 10 volte più grande di questo.”
“Ah, sì! Ricordo di aver visto qualcosa su Natural Geographic… era una sorta di documentario!” ricordò l’uomo annuendo.
“Sono tutte cagate. Era uno squalo preistorico, decisamente estinto, ed era almeno 10 volte più grande di questo. Ucciderei per avere tra le mani almeno un dente! Ho visto una foto ed era grosso quanto le mani della persona che lo teneva!” Lo guardò. Capì che l’ultima frase era piena di doppi sensi, intuì quello che gli stava passando per la testa e gli puntò contro il dito. “Non azzardarti a dire quello che stai per dire perché tra la Shanaconda e il dente di Megalodonte non c’è alcuna connessione logica!” tentò di dire mantenendo un tono serio, fallendo clamorosamente verso la fine.
Shannon si avvicinò, mettendole le mani sui fianchi e attirandola a sé. “Da paleontologa che sei non dovresti fare supposizioni su ciò che non hai mai visto!”
“Dubito altamente che il tuo pene si possa definire un fossile, Shannon… anzi, mi sembra più che vivo!” rise lei.
“Bè, tu hai messo paletti, ma comunque posso sempre darti un’idea di cosa tu ti stia perdendo!”
“Non ti ho detto mai, Shan. Ho solo detto non stasera.” Rispose alzandosi in punta di piedi per dargli un bacio sulla punta del naso.
Lo prese per la mano e proseguì col percorso, felice e soddisfatta di quello che aveva fatto.
Quell’appuntamento per il batterista continuava ad essere sempre più sconvolgente.
Savannah era una ragazza normale. Totalmente normale. Ma non normale con accenno negativo. Normale con l’accenno più positivo che potesse avere.
Era bella, quello sì, ma come la sua mente gli aveva fatto notare più volte prima di quel giorno, diversa.
Sì, diversa.
Era diversa dalle altre con cui era uscito (attrici, cantanti, modelle, donne senza cervello o senza scrupoli…).
Sapeva suonare la chitarra, amava cantare, il mare, il tramonto, era una paleontologa e adorava dinosauri e squali preistorici. Adorava ogni tipo di cibo disponibile sulla faccia della terra e non si faceva problemi a mangiarne in quantità davanti a lui.
Era normale e diversa.
E quella normalità gli piaceva. Gli piaceva parecchio.
Uscirono dall’acquario e si diressero verso i vari negozietti.
“Ho un’idea. Facciamo i turisti!” le propose Shannon entrando in un negozio anni ’60, pieno di chincaglieria di ogni genere.
“Certo!! Sei proprio credibile come turista! Vai praticamente in giro con un’insegna luminosa e lampeggiante come un casinò di Las Vegas sulla testa!” gli disse raggiungendolo, facendo tintinnare delle conchiglie appese di fianco alla porta.
L’uomo prese un paio di occhiali da sole, li indossò e si voltò. “Che dici, mi donano?” Erano occhiali dalla montatura dorata, lenti rosa e rotonde.
Savannah scoppiò a ridere “Dio, sei terribile!!”
“Così uccidi il mio amor proprio!”
“No, se te li tieni su ancora uccidi me dalle risate!!” esclamò tenendosi la pancia.
Si guardò allo specchio. Ok aveva ragione. Era totalmente ridicolo. Però non poteva dargliela vinta. Ehi, rimaneva sempre e comunque Shannon Leto!
“Ah sì? Vediamo se anche tu sei così ridicola da farmi morire dalle risate!!” rispose leggermente offeso. Se li tolse, li inforcò alla ragazza e sbuffò. “Ti odio.”
“Perché? Ti sei offeso per così poco?”
“No! E guardati allo specchio!”
La ragazza si voltò “Ehi! Non sto così male! Faccio ridere, ma non sto così male!” Sorrise, fece spallucce e li rimise a posto.
“Non li prendi?”
“Shannon, quando mai potrò mettere degli occhiali simili? Oddio, potremmo regalarli a Jared… lui sicuramente li metterebbe!”
Alla fine Shannon la spuntò, riuscendo a comprare gli occhiali, che le inforcò sulla testa, spostandole i capelli dal viso.
 
“Sai, Jared una volta mi ha detto che sperava tu diventassi un po’ più femminile… per quello che vedo non so cosa voglia di più!” commentò ad un tratto Shannon. Le aveva circondato in collo con un braccio e camminavano così per il pier.
Savannah arrossì “Tuo fratello è scemo, e lo sappiamo tutti. Solo che… oddio… non è che mi vesta così tutti i giorni.”
“Devo considerarmi fortunato allora? Tre volte su quattro che ti ho vista sono rimasto parecchio soddisfatto! Anche se oggettivamente devo dire che quella maglietta dei ghostbusters tirava piacevolmente su una certa parte…” disse più a sé che a lei.
“Ehi!!! Smettila di guardarmi ogni volta le tette! E non denigrarmi quella maglietta! Ghostbusters era il mio film preferito da piccola e continua ad esserlo anche ora! Non sai quanto ho fatto diventar pazza mia madre quando mi rimproverava!” e con voce spettrale disse “Qui non c’è nessuna Savannah… c’è soltanto Zuul!!”
Shannon scoppiò a ridere di cuore. Non rideva così tanto ad un primo appuntamento da quando era ragazzino. Forse nemmeno allora.
“Senti Zuul, guarda là davanti a te!”
La ragazza si voltò e sorrise “La giostra francese!” esclamò prima di correre verso la grande giostra circolare e prendere due biglietti.
Si misero in fila e, quando fu il loro turno salirono prendendo posto su due cavalli vicini.
“Ti giuro, non salgo su una giostra simile da quando ero bambina…” sussurrò emozionata.
La giostra partì, i cavalli iniziarono a salire e scendere lentamente.
Savannah gli sorrise, felice. Shannon era stato fantastico quella sera. Era stato sé stesso. Un po’ un porco, ma comunque sempre sé stesso. E quella parte del personaggio che era Shannon Leto le piaceva. Le piaceva tanto. Non l’avrebbe mai detto, si era sempre rifiutata quando Jared le diceva di uscirci insieme, pensando chissà cosa. Ma fortunatamente le cose erano andate come voleva il destino e, sicuramente, erano andate molto meglio delle più rosee aspettative dell’amico.
Lo vide restituirle lo sguardo, intenso. Sorrise sghembo, mettendole una mano sulla guancia. Fece per avvicinarsi a lei… quando la giostra finì il suo giro.
“Qualcuno deve avercela con me.” Disse con tono piatto facendola ridacchiare. Era arrossita. Non se n’era reso conto.
Scesero dai cavalli e Savannah camminò davanti a lui. “Allora, andiamo a sparar-”
Aveva deciso di prendere in mano da situazione, alla faccia di chi gli stava impedendo da tutta la serata di sfruttare il momento perfetto per farlo.
Le prese una mano e, con una spinta, la tirò a sé, prendendole il viso tra le mani, baciandola in mezzo alla folla.
Il bacio fu un climax. Lento, sensuale, affamato, vorace… animalesco.
Entrambi avvinghiati l’uno all’altra, in pubblica piazza e nello stesso tempo nascosti al mondo dalla folla che camminava loro attorno.
Savannah si scordò tutto. Come si chiamava, il suo indirizzo di casa, l’alfabeto, come si faceva a tenere le gambe dritte e come si respirava. Quel bacio era un crimine contro l’umanità, un’arma nucleare, un distruttore di neuroni. Ma avrebbe pagato qualsiasi cifra al mercato nero per riuscire ad avere sempre con sé quell’arma.
Shannon sentì la mano di lei spostarlo leggermente e si staccò da lei, stranito e ansimante. La ragazza sapeva farci eccome. “Ho fatto qualcosa che non andava?”
La vide sorridere. “No, scemo, dovevo solo prendere fiato!” gli disse prendendolo per il bavero della giacca, tirandolo verso di sé, alzandosi in punta di piedi per schioccargli un forte bacio sulle labbra. Il cuore le batteva così forte che le rimbombava nelle orecchie.
“Ah mi sembrava! Io sotto certi aspetti non sbaglio mai!” commentò soddisfatto, circondandole col braccio le spalle, continuando a camminare nella direzione che stavano prendendo prima.
“Oh, modesto il signorino!” rispose lei, recuperando lentamente le facoltà mentali. Quel bacio le aveva annientato ogni facoltà cognitiva e motoria. Doveva ricordarsi di mettere un piede davanti all’altro.
 
Shannon sentì vibrare insistentemente in cellulare in tasca e lo prese. Lo schermo era pieno di notifiche di suo fratello.

“E’ la volta buona che uccido mio fratello.” Decretò guardando storto il cellulare.
“Cosa ha combinato?”
L’uomo le fece vedere la schermata che continuava a scorrere, facendogli vibrare la mano.
“Si sta annoiando. Il mondo piangerà Jared Leto, ma io avrò finalmente la mia amabile vendetta per tutti questi anni di sopportazione.”
“Dai, forza, plachiamo la fangirl in lui e mandiamogli una foto.” Propose lei prendendo il suo dalla borsa e scattando una foto di entrambi: lei sorridente che indicava i suoi nuovi occhiali da sole rosa e lui che fulminava direttamente il destinatario.


Rientrarono in macchina dopo ore di camminata tra il pier, i negozietti, le giostre e le chiacchiere seduti sulla sabbia fredda della notte con tazze di caffè in mano.
“Shan, grazie… è… è stata una serata meravigliosa.” Gli disse sorridendo sincera mentre risalivano in macchina.
“Dici così solo perché ci hai guadagnato un paio di occhiali!” le rispose allungandosi verso il sedile del passeggero per darle un bacio sulle labbra.
“Anche!!”
“Dai, ti porto a casa! Dove devo andare?” le chiese accendendo la macchina.
“Pasadena!”
“Agli ordini!!”
Uscì dal parcheggio e si infilò nel traffico di Los Angeles.
Dopo una mezz’ora di strada Savannah avvertì dei dolori strani. Una sensazione strana alla bocca dello stomaco.
“Shannon…”
“Sì?”
“Siamo vicini a casa tua?”
“Circa. Da qui sono circa 5 minuti di macchina… perché?” le chiese guardandola di sfuggita. Sembrava pallida.
“Se ti chiedessi un pit stop da te? Non… non capisco cosa succeda.”
“Certo! Cambio subito direzione.” Disse. Iniziò a preoccuparsi. Non stava bene. Non stava affatto bene. Era pallida, si teneva la bocca dello stomaco… Non dovrà mica vomitare! Pensò spalancando gli occhi.
Cercò di non pensarci. Doveva arrivare il prima possibile a casa sua.
 
Parcheggiò davanti alla villa e le aprì la portiera. “Sei sempre così gentile o è perché temi per l’incolumità della macchina?” scherzò lei tenendosi lo stomaco.
“Lo faccio solo perché sono preoccupato per te.” le disse sorreggendola. No, se avesse dovuto vomitare l’avrebbe già fatto… e allora cosa poteva essere?
Aprì la porta di casa e la portò verso il divano, ma lei lo bloccò. “No! Meglio di no! Dimmi solo dov’è il bagno e faccio tutto da sola!”
“Sali le scale, seconda porta a sinistra. Vuoi che ti accompagni?”
Cavolo, è davvero preoccupato! “No, Shan, davvero… ci penso da sola.” Lo rassicurò, accarezzandogli la guancia prima di scappare verso le scale.
 
Shannon andò in cucina a prendersi un bicchiere d’acqua e l’aspettò seduto sul divano, prendendo in mano la chitarra, iniziando a strimpellare qualcosa.
Quando sentì dei passi provenire dalle scale si voltò. “Ehi! Tutto a posto? Sei ancora pallida…”
“Sì, tutto a posto… ti ricordi che ti ho detto che questa sera non l’avremmo fatto?” gli disse prendendo colore sulle guance.
“Sì…” cercava di capire la connessione tra lei che stava male e il fatto che non l’avrebbero fatto. Era ovvio che sarebbe stato così! Non era mica un mostro lui!
“Ehm… adesso è proprio ufficiale. Mi sono arrivate.” Decretò lei, lo sguardo basso, e gli indici che si toccavano nervosamente.
“Oddio, e io pensavo che dovessi vomitare! Non stai bene però…” le disse alzandosi dal divano, avvicinandosi a lei e scostandole i capelli dalla fronte.
“Solo dolori un po’ più forti del solito, ma nulla di preoccupante.”
“Stanotte rimani qui.” Decretò Shannon prendendola per le spalle.
“Cosa?! Ma… ma non ho il pigiama, non ho un cambio… no no no!!”
“Tu a casa da sola non ci stai così. E se stai peggio durante la notte?”
“Shannon, ho il ciclo, non sto morendo!” esclamò alzando gli occhi al cielo.
“Non mi interessa. Stanotte dormi qui.”
Quando ci si metteva era peggio di un bambino capriccioso. “E va bene. Dormo qui!”
“Ah!” esclamò lui, per poi tentennare “Sei equipaggiata per ehm…”
“Sono una donna, Shannon. Sì, sono equipaggiata!” rispose ridendo. Gli uomini e gli assorbenti.
“Perfetto. Almeno non devo correre a comprarteli!”
 
Le diede per cambio una delle sue magliette abbastanza grandi, così che potesse fungere da camicia da notte e la fece sdraiare sul suo letto. Savannah si mise sotto le coperte, mettendosi su un fianco, picchiettando il materasso vuoto da parte a lei. “Sei sicura?” le chiese alzando un sopracciglio.
Savannah annuì, socchiudendo gli occhi.
“E va bene… ma se mi scappa la mano da qualche parte non lamentarti.” Le disse sdraiandosi di fianco a lei.
“Porco.” Rise lei.
Gli accarezzò la guancia, col dito passò leggermente i contorni della triad che aveva tatuata sotto l’orecchio sinistro, scese fino al collo, passando sulle quattro lettere in morse tatuate sul collo.
Sbadigliò e dopo pochissimo, si addormentarono entrambi.
 
*********************ANGOLINO DEL DISAGIO************************** 
Ecco... Shan ha abbattuto le barriere di Savannah e durante questo appuntamento me li sono immaginata taaaaaanto pucci *w*
Sono stata puntuale con l'aggiornamento (YAY!!!!!!!!) e.... spero di rivedervi al prossimo capitolo!! <3
Un bacione a tutti (ai lettori sileziosi e a chi, se vorrà, potrà dirmi cosa ne pensa ;) )
Lalli :3



 
   
 
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