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Autore: lallipumbaa    16/06/2017    1 recensioni
Los Angeles, City of Angels. "Galeotto fu quel matrimonio" così scriveva Dante... più o meno. (Dante, perdonami)
Indovinello. Cos'hanno in comune una paleontologa e un batterista? Nulla. Se non Jared Leto in questo particolare caso, che messosi in testa il fatto di essere il cupido della situazione, farà entrare in contatto due persone e due mondi apparentemente inconciliabili.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6:
Are you gonna stay the night/Doesn't mean we're bound for life/So oh oh oh, are you gonna stay the night”
 
Shannon si svegliò di soprassalto.
Aveva dormito con una ragazza.
Lui.
Shanimal.
Colui-che-andava-di-una-botta-e-via.
Si era salvata solo perché aveva il ciclo, altrimenti non sapeva se si sarebbe trattenuto. Oggettivamente si domandava come fosse riuscito a trattenersi.
Si passò una mano sul viso, pronto a vedere la ragazza e iniziare a farsi una marea di seghe mentali. Si voltò. E la parte destra del letto era vuota.
“Ok, sarò pure rimbambito, ma mi ricordo perfettamente di non averla accompagnata a casa.” Biascicò, cercando di far funzionare i neuroni.
Le coperte erano sfatte, quindi aveva dormito lì.
Aveva bisogno di caffè per iniziare seriamente a fare pensieri connessi.
 
Si alzò dal letto leggermente barcollante, andò in bagno e si diresse verso le scale, iniziando a sentire un buonissimo profumo di qualcosa di dolce cotto e di caffè fresco. Bei ricordi di quando era bambino e si svegliava col profumo della colazione pronta gli si insinuarono nella mente, facendogli spuntare un sorriso sulle labbra.
“I'm feeling sexy and free
Like glitters raining on me
You're like a shot of pure gold
I think I'm ‘bout to explode”
La voce di Savannah proveniva dal piano di sotto.
“I can taste the tension like a cloud of smoke in the air
Now I'm breathing like I'm running cause you're taking me there
Don't you know you spin me out of control”
Jessie J. Una canzone del genere per iniziare bene la giornata. Strana scelta, ma il testo prometteva bene.
Scese le scale, dirigendosi verso la cucina. Sperava non fosse un disastro come Jared. E sperava non fossero pancake vegani. Gli uscivano dalle orecchie quelle cose.
Si fermò sulla soglia della cucina: Savannah stava preparando la colazione, il caffè caldo che scendeva lentamente dalla macchinetta alla brocca, la piastra per waffle che gli avevano regalato finalmente dopo anni era in funzione, su un piatto vicino ne vedeva già qualcuno pronto, il tutto in mutande e la sua maglietta, gli auricolari nelle orecchie e i capelli legati in una crocchia disordinata.
“Ooh ooh ooh ooh
We can do this all night
Damn this love is skin tight
Baby come on
Ooh ooh ooh ooh
Pull me like a bass drum
Sparkin' up a rhythm
Baby, come on!
Ooh ooh ooh ooh”
Oh, ti suonerei volentieri come una grancassa… Si trovò a pensare mentre si godeva lo spettacolo di lei di spalle che cantava.
Le si avvicinò e, attento che non avesse a che fare con la piastra bollente in quel momento, le passò le mani sui fianchi, sotto la maglietta, togliendole con la bocca uno degli auricolari, annusandole il collo. “Buongiorno Savannah…” le sussurrò, abbassando la voce di parecchi toni. Tomo lo prendeva in giro dicendo che quello era il tono “straccia-mutande”. Bè, funzionava sempre.
Savannah spalancò gli occhi, il cuore le finì in gola per lo spavento, ma socchiuse gli occhi, godendosi la sensazione delle mani di lui sulla sua pelle.
“Qui non c’è nessuna Savannah… c’è soltanto Zuul!” disse modificando la voce.
Shannon trattenne una risata, appoggiando la testa sulla sua spalla, facendola sghignazzare.
Non era possibile: riusciva sempre a smontarlo.
“Buongiorno anche a te Shan!” lo salutò allegra, appoggiando la testa alla sua, aprendo la piastra, togliendo il waffle oramai pronto.
“Prima mi sono svegliato di colpo.” Disse appoggiando il mento sulla sua spalla.
“Ti sei preoccupato perché non mi hai trovato nel letto pensando che fossi scappata durante la notte? Ma che carino…” lo prese in giro lei.
“No. Prima l’ormone mi ha fatto notare che stanotte ho solo dormito con te, poi il neurone mi ha fatto notare che non eri nel letto.”
Savannah si voltò verso di lui, braccia incrociate e sopracciglio alzato. “Ah bè, ovviamente la mattina vince l’ormone.”
“Ti sei salvata solo perché è arrivato il ciclo. Altrimenti saresti stata mia…” le disse stringendola a sé, facendole sentire quanto dicesse sul serio.
La ragazza spalancò gli occhi e abbassò lo sguardo, rialzandolo immediatamente. “Ma cos’hai là sotto?”
“Un giocattolino che quando vorrai sarà tutto a tua disposizione!” gongolò soddisfatto. Non era l’unico che doveva penare. Insomma. Nelle relazioni è tutto al 50-50 o no?
RELAZIONI?! Che diavolo sto dicendo?!
“Oh com’è fiero del suo amichetto!” lo prese in giro, circondandogli il collo con le braccia.
“Bè, che dire… ha sempre dato molte soddisfazioni!” rispose facendo spallucce.
La prese per le cosce, alzandola e prendendola in braccio, facendola sedere sul piano della cucina.
“Se tutte le mattine ho la promessa di averti in questa maniera vedendo questo spettacolo, potrei iniziare a pensare seriamente alla monogamia.” Le sussurrò, appoggiando la fronte alla sua. Aveva liberato il pensiero. Lei lo faceva sentire un altro, senza nemmeno fare qualcosa di specifico. Gli bastava pensare alla sera prima per sentirsi bene.
Savannah lo guardò, prendendogli il volto tra le mani. “Siamo solo io e te ora. Nessun altro. Non farti venire crisi esistenziali, non farti venire dubbi. Ci siamo solo io, te… e questa meravigliosa colazione fatta con le mie amorevoli manine. Ringrazia l’insonnia.” Finì sdrammatizzando la situazione, facendolo sorridere. Gli diede un veloce bacio sulle labbra e scese dal bancone. Shannon guardò la maglietta che aveva indossato “I’m sorry for what I said when I was hungry… Dove l’hai presa? Non la trovavo da mesi!”
“Era piegata, ma era finita a terra di fianco alla cassettiera! Dai, forza, ti ho pure preparato il caffè! Coi waffle ci ho preso la mano e mi sa che ne ho fatti troppi, ma puoi congelarli e infilarli nel tostapane quando vuoi! Almeno tua madre non si preoccupa che non mangi!”
L’uomo strabuzzò gli occhi “Mia madre? Co- Ah già che l’hai incontrata un paio di volte!”
Prese in mano un quadrato di waffle caldo e se lo mise in bocca, dannandosi immediatamente per la scelta, sventolando una mano davanti alla bocca aperta.
“Oddio ‘cotta!”
 
Dopo colazione, Savannah gli chiese se per favore poteva andare in macchina a prenderle il suo borsone, così che potesse cambiarsi.
“Scusami, vuoi già andare via?” le chiese deliberatamente con espressione da cucciolo.
“Se tu non vuoi, no, ma non posso stare in mutande tutto il giorno, caro mio.” gli rispose sbattendo le ciglia teatralmente.
“Peccato! Era un bel vedere!”
Dopo che si fu cambiata in camera da letto, scese in jeans e ancora la maglietta dell’uomo con un nodo alla vita, così che fosse di una lunghezza normale.
Lo sentì parlare al cellulare.
“Eh… non so cosa vuoi insinuare Bro, ma no. Sei peggio della mamma quando ti ci metti, lo sai?”
Gli si avvicinò, sedendosi sul divano accanto a lui. La tirò a sé passandole un braccio dietro al collo.
“Sì, è andato tutto bene ieri sera! … no, non te la passo. … come perché? Perché no! … Jay, saranno cazzi miei o no?”
Jared dall’altra parte del telefono iniziò a parlare a raffica, tanto che il fratello si staccò il telefono dall’orecchio, rivolgendosi alla donna.
“Chiede se vuoi vedire al Lab sto pomeriggio, però ti avviso… ci saranno le prove, sparirò per un po’ di tempo e non so a che ora ricompaio.”
“Bè, possiamo fare una cosa. Mi riaccompagni al museo, prendo la macchina e poi tu fai quello che devi fare, io vado a casa, mi faccio una doccia, mi cambio e poi arrivo diretta al Lab!”
“A me va bene tutto! Poi mi farai da spalla con mio fratello!” le disse facendola ridere di gusto.
Dal microfono del telefono si sentirono distintamente le parole di Jared.
“SMETTETELA DI TUBARE E CAGATEMI!!!!”
“Me lo passi?” gli chiese allungando la mano. Shannon le porse molto volentieri il cellulare.
“Cosa vuoi Drama-Divah!” gli chiese esasperata facendo scoppiare a ridere Shannon.
Gli stavi facendo un servizietto?” la provocò lui.
“No, tesoro. Io non faccio ‘servizietti’, io faccio servizi completi.”
A Shannon andò storta la saliva.
Oh, se lo merita. Fallo strozzare. Senti, sto pomeriggio vieni qui? Facciamo serata pizza, film, cazzeggiamo un po’, ci siamo qui tutti, io ti devo fare un terzo grado…” elencò come se fosse la lista della spesa.
“Da chi altri me lo devo aspettare?” chiese ridendo.
Oltre che da me, credo Emma e Vicki!
“Tutti e tre insieme sareste peggio del Tribunale dell’Inquisizione!”
Ah lo so benissimo!
“Ok, allora stasera vengo!”
Non voglio sapere cosa combini con mio fratello!!!” esclamò Jared.
“CRETINO!!!! Ci vediamo dopo, Torquemada!” gli urlò contro, passando poi il telefono a Shannon.
“Ehy. Ok, ci vediamo tra un paio d’ore!” e attaccò. Guardò Savannah, sorrise malefico e, artigliando le dita, si avventò su di lei facendole il solletico.
 
Shannon arrivò al MarsLab direttamente dal museo. Si sentiva tranquillo, sereno, come non si sentiva da un po’.
Aveva riaccompagnato Savannah e si erano dati appuntamento a pomeriggio tardi. Si stavano preparando per un tour negli Stati Uniti, quindi stavano continuamente provando. L’aveva salutata con un lungo bacio che di casto non aveva nemmeno l’inizio.
Non appena entrò sentì subito l’amorevole voce di Emma che sbraitava contro qualche povero malcapitato al telefono. La salutò passandogli davanti e lei, interrompendo la conversazione con l’altro si rivolse a lui cambiando totalmente tono di voce “I ragazzi ti aspettano in sala prove!” per poi riattaccare col discorso di prima.
Entrò in sala prove, trovando suo fratello che, chitarra acustica alla mano, cantava mentre Tomo si nascondeva il viso per le risate “Shan and Sav are sitting in a treeeeee… K-I-S-S-I-N-G!”
Il maggiore lo fulminò togliendosi gli occhiali “Sei un coglione.”
“Senti, Orazio Cane, oltre a dire ovvietà, di’ una cosa al tuo fratellino adorato… digli che è un genio del male e che aveva ragione su tutta la linea a volerti far conoscere Savannah!”
“Jared… sei a tanto così dal ritrovarti un paio di bacchette nelle retrovie.” Lo minacciò giocando con una delle due bacchette di legno lucido e chiaro.
Tomo si intromise, cercando di fare da paciere “Ragazzi, fate i bravi! Oggi non si doveva mica provare?”
“Giusto! Che poi inizi a sclerare che siamo in ritardo sulla tabella di marcia e poi ritardiamo ancora di più perché scleri!”
Punto sul vivo e nel suo cuore da Divah, Jared si zittì e, fulminando i due, decretò l’inizio delle prove.
Avrebbe rimandato la tortura su suo fratello a dopo.
 
***
Savannah arrivò al MarsLab verso le 5.20 del pomeriggio. Dopo che Shannon l’aveva lasciata al parcheggio con un bacio che, nuovamente, le aveva azzerato ogni facoltà cognitiva, era tornata a casa, si era fatta una doccia fredda, aveva mangiato qualcosa e aveva sbrigato un paio di commissioni che aveva in programma.
 
Suonò il campanello della villa.
Era leggermente in ansia. Con Shannon si trovava a suo agio in ogni situazione. Ma ora dopo quello che era successo la sera prima, si trovava per la prima volta con tutti e con lui. Lo sapeva, Jared poteva essere molto delicato e sensibile a volte, ma molte altre poteva essere un emerito cretino. Mentalmente pregava ogni divinità che la stava guardando in quel momento che quel giorno non fosse in vena dell’ultima ipotesi.
Si passò le mani sulla stoffa della maglietta. Alla fine si era cambiata mettendo un paio di short neri e una maglietta colorata morbida.
Aveva le mani sudate dall’ansia.
Una ragazza dai capelli biondi, il cellulare in mano e un sorriso caloroso stampato sul viso venne ad aprire.
“Ciao! Jared mi ha avvisata che saresti arrivata! Entra! Fa’ come se fossi a casa tua!”
Immaginava fosse una ragazza dello staff: indaffarata, cellulare in mano e giusto un filo d’ansia che le percorreva il corpo. Sì. Forse doveva trattarsi di Shayla.
Entrò nel salotto dove troneggiava una tv, un pianoforte, un divano e un po’ di disastro organizzato “alla Jared”.
Sorrise. Era da un po’ che non entrava in quella casa.
Si ricordò della prima volta che Emma (conosciuta da Starbucks in un momento di difficoltà – erano i primi tempi che lavorava per la Divah) l’aveva portata a conoscere Jared, il quale ci aveva provato spudoratamente per qualche settimana ma che lei aveva sempre rifiutato, creando però un bel rapporto. Un po’ strano, ma comunque un bel rapporto.
Sentì la voce della donna che, parlando da sola, entrava in sala “Ok, ora mi bevo un bicchiere d’acqua e faccio la chiamata.”
“Mi raccomando: ricordati anche di fare pipì. O Jared ha avuto la malsana idea di farti usare un catetere?” le disse sorridendo.
Emma si voltò ricambiando il sorriso “Ciao tesoro!! Quanto mi sei mancata!!” esclamò correndo ad abbracciarla.
“Mi sei mancata pure te! Ti sta facendo vedere esseri umani fuori da questa gabbia di matti o Tim ti deve venire a rapire?”
“Naaaah… ce la faccio a gestire anche Tim!” le rispose ridendo “Tra l’altro… ti devo far vedere le foto del matrimonio! Sono arrivate poche settimane fa e ce n’è una che non ho fatto vedere a nessuno. Quando ho un secondo libero te la faccio vedere.”
“Assolutamente! Tanto immagino che starò qui a cercare di trovare qualcosa da fare per un po’ di tempo!”
Emma si guardò attorno con fare circospetto.
“Senti, com’è andato l’appuntamento con Shannon?” le chiese sussurrando avvicinandosi.
“Allora?! Ti ci metti pure te?!” le rispose alzando gli occhi al cielo. Era tutto merito di quella pettegola di Jared. “Comunque bene. Anche se, sconvolgendo le aspettative di tutti non abbiamo davvero fatto nulla!”
“Cosa?!” esclamò Emma strabuzzando gli occhi.
“Giuro. Mi stava riportando a casa quando mi è arrivato il ciclo. Siamo corsi a casa sua e, visto che non stavo bene mi ha proposto di rimanere a dormire da lui.”
“Oddio che sfiga! Però è stato carino.”
“Parecchio.” Rispose Savannah arrossendo leggermente.
“Comunque i ragazzi sono ancora presi… se vuoi rimanere qui c’è la play, la tv, qualche libro… la cucina è dietro quella porta e… sì: stasera si pensava alla pizza. Se mi dici quale vuoi prendo anche la tua!”
 “Ehm… ok! Fai una prosciutto e funghi, ma poi dimmi quanto ti devo!”
Emma alzò un sopracciglio “Paga tutto il capo!”
E, detto questo, uscì dalla stanza con una chiamata già in corso.
 
La ragazza iniziò a guardarsi attorno. Sapeva che sarebbe passato ancora un po’ di tempo prima che i Mars avessero finito le prove, quindi decise di giocarsela col passatempo più produttivo.
Trafficò coi telecomandi e riuscì ad accendere la Play Station 4.
 
***
 
Emma li avvisò entrando in sala prove. “Ragazzi, io vi avviso: Savannah è arrivata ed è in salotto. L’ho lasciata su, credo si sia messa a leggere qualcosa.”
Il frontman sorrise sornione voltandosi verso il fratello maggiore che, asciugandosi il sudore dalla fronte con l’avambraccio guardò Tomo cercando un po’ di sostegno “Mi sento di nuovo alle scuole elementari. Aiutami tu. Ti prego!”
“Dai Shannon. Non capita spesso una cosa simile! Facci togliere qualche sfizio! Ah, Emma! Viene pure Vicky stasera! Ti ha avvisata?”
“Sì! Me l’ha detto Shayla! Ah, Jared: le pizze sono amorevolmente offerte da te.”
“E quando mai è stato il contrario?” commentò l’uomo generando risate nella sala.
 
Quando Jared decise che le prove per quel giorno potevano bastare si fermarono tutti, pronti per passare una bella serata.
I ragazzi entrarono in sala, trovando la ragazza seduta sul pavimento a gambe incrociate davanti alla tv.
Aveva preso un cuscino per stare più comoda e, il joystick in mano, stava giocando a Halo 5.
“Sposatela.” Gli aveva sussurrato Tomo all’orecchio mentre Shannon faceva fatica a tenere la mascella ancorata alla faccia.
Savannah non li aveva nemmeno sentiti, presa dal videogioco com’era. Si trovava circondata da Protettori e li stava seccando uno ad uno “Beccati questo brutto figlio di puttana…” e, quando ebbe finito di farli fuori tutti, mise il gioco in pausa esultando come una bambina lanciandosi di schiena sul pavimento, muovendo sconclusionatamente gambe e braccia. In quel momento li notò, guardandoli dal basso verso l’alto al contrario.
“Ehm… salve ragazzi!” li salutò muovendo le dita, leggermente imbarazzata.
Tomo fu il primo: le saltellò vicino e l’abbracciò stretta. “Ciao Sav!!”
“Ciao Tomo!!” lo salutò lei stringendolo a sua volta. Era proprio un orsacchiotto.
“AH!! Stasera c’è anche Vicky!”
“Uh fantastico!! Devo aspettarmi un terzo grado?”
“Oh, puoi contarci!” le rispose scompigliandole la testa.
Shannon le si avvicinò, sedendosi per terra di fianco a lei. “Sei riuscita a superare il punto in cui mi ero bloccato!”
“Bè, ci ho messo un attimino, ma ce l’ho fatta. Oggettivamente era parecchio ostico, ma puoi andare avanti.” Gli disse sorridendogli felice. Aveva paura che qualcosa dalla mattina potesse essere cambiato, ma da come la stava guardando capì che nulla era cambiato. Forse era solo un po’ stanco, ma il luccichio negli occhi la scaldava.
Era forse affetto?
“Bene, piccioncini. Voi finitela di tubare, io porto via Savannah per un attimo.” Disse Jared avvicinandosi alla ragazza, tendendole una mano per farla alzare.
“E va bene!” rispose lei accettando l’aiuto. Si alzò e, facendo l’occhiolino a Shannon, seguì l’amico. “I piccioncini sarebbero Shannon e Tomo?”.
 
“Allora?” le chiese quando furono al piano superiore, sicuro che fossero al riparo di orecchie indiscrete. Ora aveva messo da parte la sua parte scherzosa. Era il Jared serio e sensibile quello che parlava con lei.
“Allora cosa? Vuoi che ti dica che avevi ragione tu?” gli disse incrociando le braccia.
“A parte!” rispose facendo spallucce.
“Bè… diciamo che se avrò ancora a che fare con lui, il giorno che si stancherà di me sarà molto difficile dimenticarmi di tuo fratello.” Rispose senza guardarlo in faccia, andando ad affacciarsi alla finestra che dava sul cortile. Le costava enormemente dire quella cosa. Era la verità. Tra il Coachella e l’appuntamento della sera prima, Shannon Leto aveva acquisito importanza per lei. Più stava a contatto con lui, più lui diventava importante.
Jared le si avvicinò, appoggiandosi anche lui sul davanzale. “Perché dovrebbe stancarsi di te?”
“Jay, senti, guardami. Ti sembro lo standard di tuo fratello?”
“Tu non sei lo standard di mio fratello. Appunto per questo sono assolutamente convinto che lui non si stancherà mai di te.”
“Il tuo discorso è un filo contorto…” gli disse sorridendo triste.
“Assolutamente no. Tutti i suoi standard, come li chiami tu, sono sempre durati meno di un battito di ciglia a parte qualche eccezione. Non rientrando tu nei suoi standard, intellettualmente parlando ovviamente, saresti una scoperta continua.” Le spiegò gentile. Le voleva bene, non voleva che si abbattesse così.
“Potrebbe essere come dici tu, ma se così non fosse?”
“Ehy… ehy… vuoi sapere cosa ho visto prima in salone? Ho visto due persone che si avvicinavano l’un l’altra con timidezza, quasi timore. Vi siete appena sfiorati, ma vi siete scambiati uno sguardo che valeva più di mille parole. E lo sguardo di mio fratello l’ho visto rivolgere a pochissime persone in vita sua. E mai così presto. Fidati di me, Sav. E se sarai tu a rendere felice Shannon, io non potrò che essere felice a mia volta.”
Savannah lo guardò. Era serio, ma le sorrideva con gli occhi. Sospirò e appoggiò la testa sulla sua spalla.
Jared le circondò le spalle con un braccio, stringendola.
“Sai cosa mi ha detto Shannon stamattina? Che se ha la promessa di vedermi tutte le mattine in maglietta e mutande che me la canto mentre preparo la colazione potrebbe iniziare a pensare alla monogamia.”
Jared spalancò gli occhi, assimilando la frase del fratello. Magari aveva davvero ragione. Con tutto quello che Shannon aveva fatto per lui durante la vita, ora forse era riuscito a fare davvero qualcosa di buono per lui.
Rimasero così per un po’, quando lui si spostò.
“Comunque. Proprio le ballerine dovevi metterti?” disse storcendo il naso.
“Oh che rompiballe che sei!!” esclamò Savannah alzando gli occhi al cielo.
“Forza, torna giù, altrimenti pensano che stiamo facendo chissà cosa!”
La ragazza si mise a ridere “Direi che non è un’impressione buona da dare!”
“Fila! Io mi faccio una doccia! O vuoi assistere?”
Ecco, il solito Jared era tornato. “No, grazie Jared. Non mi interessa vederti nudo!” gli rispose uscendo dalla stanza.
 
Scese le scale e trovò Shannon preso con Halo 5 a continuare dove lei aveva finito. Si mise in ginocchio dietro di lui, circondandogli il collo con le braccia. “Non c’è nessuno nella stanza…” gli sussurrò all’orecchio, facendogli venire i brividi lungo la spina dorsale.
“Savannah… ringrazia che sei impossibilitata…” le rispose bloccando il gioco. In un secondo si trovò placcata in una presa, trovandosi semi sdraiata tra le braccia dell’uomo, guardandolo dal basso.
“Sai, l’altro giorno mi hai detto che sono ingombrante. Oggi tu non sei stata da meno.”
“Addirittura? Come può una come me essere ingombrante?” chi chiese arrossendo. Quell’uomo la faceva sentire come un’adolescente alla sua prima cotta. Doveva smetterla!
“Fidati di me. Lo sei. Jared oggi mi ha detto che L490 non mi è mai uscita meglio.”
“Sei un bravo musicista, Leto. Non è stato di sicuro merito mio.” gli disse avvicinandosi per dargli un bacio sulla punta del naso.
L’uomo azzerò la distanza con un bacio, stringendola più che poteva.
L’avrebbe fatto prima, ma tra Tomo e Jared presenti non voleva metterla in imbarazzo. Si sentiva un ragazzino alla prima cotta. E la cosa lo metteva un po’ a disagio.
Dalle scale, Jared, sceso senza far rumore, li guardava sorridente.
 
Erano tutti in salotto, un film nel lettore dvd e le pizze fumanti che lentamente stavano finendo.
Shannon era seduto sul divano di fianco a Tomo che, amorevolmente, passava una fetta di pizza a Vicky, seduta tra le sue gambe per terra e che parlottava con Savannah, seduta anche lei a terra tra le gambe del batterista.
“Sav, mi passeresti una fetta di pizza?” le chiese Shannon, fisso sul film. Era la scena dello stallo alla messicana di Pulp Fiction. Non si poteva distogliere lo sguardo.
“Uh? Certo!” e alzando il cartone della sua gliene offrì una fetta.
Vicky strabuzzò gli occhi “Gli offri del cibo tuo?!” Savannah non offriva mai del cibo di sua volontà. E chi osava rubarglielo dal piatto rischiava una forchetta infilzata nel palmo.
“Certo! Io gliene ho già fregata una della sua, quindi mi sento in dovere di restituire il favore!”
“Aaaah! Mi sembrava!”
“Ecco perché prima ne mancava una dal cartone!” commentò Shannon riscuotendosi dal film. In risposta ricevette un sorriso a 32 denti.
Lo vide abbassarsi su di lei e puntare il mento sulla sua testa.
“Jareeeeed! Tuo fratello mi da fastidio!” esclamò la ragazza tra le risate di Tomo e Vicki.
“Shannon, se devi darle fastidio, falla stare zitta!” commentò l’uomo beccandosi una cuscinata in faccia dopo pochi secondi.
 
***********ANGOLINO DEL DISAGIO**************
Buonasera a tutti bimbi belli!!
Aggiornamento (miracolosamente) in tempo anche questa settimana!!! YEAH!
Allora?... sono pucci, eh? *w* ok, forse troppo, ma la parte tenera dello Shanimal me la immagino un po’ così! Così come l’ambivalenza di Jared.
Spero che il capitolo vi piaccia, ringrazio voi lettori silenziosi (spero un giorno di leggere un vostro commento) e chi ha deciso di seguire la storia o che l’ha messa tra i preferiti: davvero grazie! <3
 
Un bacione e al prossimo capitolo,
Lalli :3
 
La maglietta è questa:
http://i59.tinypic.com/op1k6s.jpg
 
 
   
 
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