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Autore: IwonLyme    09/06/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ora che sono giunti sia i Draghi Liberi di Fuoco che quelli di Terra cosa avverrà al gruppo di Ribelli? La guerra è vicina? Ma, soprattutto, che strategia useranno per scendere in guerra?
 
La Voce del Re - Parte XII

Solo i Draghi d'Acqua mancavano all'appello, ma io, a differenza di quelli delle altre tribù, non ero fiducioso che loro sarebbero giunti. Credevo piuttosto che non sarebbero venuti. Espressi così i miei dubbi a Nowell e lo scoprii della stessa opinione. Insieme avevamo ricevuto il rifiuto della loro Regina. Il Solitario decise però di aspettare ancora un po' di tempo prima di lasciare tutto ed avventurarci nella foresta.
Così il giorno iniziò ancora ed ancora e coloro che erano venuti dalle Regioni di Terra cominciarono ad ambientarsi tra la gente che avrebbero altrimenti reputato pazza e nemica. Fu mentre questo avveniva che Rastus riuscì a far accettare a suo padre la figura di Ormond. Pensai che Jethro in fondo era stato fortunato poiché Wren era sicuramente più carina ed amabile di quanto non fosse il colossale fratello di Wardell, qualsiasi famiglia avrebbe accettato lei piuttosto che lui. In ogni caso Ripradus e Redus si erano ammorbiditi ed avevano infine ceduto alla gioia di aver ritrovato il loro famigliare a lungo perduto. Sorek, sebbene non sembrasse granché simpatico, riuscì a farsi amici molti tra i Draghi di Terra domati e soprattutto sembrava intendersi con Jaxon ed il figlio Thane, non comprendo tutt’oggi però su quali argomenti ed in che modo.
Fu così che una sera io e Nearel ci trovammo ancora a parlare e desiderai potergli chiedere in fretta se si fosse rassicurato, tuttavia lasciai poi che le parole uscissero da entrambi noi senza domande e non volli forzarlo a dirmi qualcosa che vedevo già trasparire dall'espressione sul suo viso. Sedevamo insieme su un freddo piccolo muro che circondava la piazza e che, interrotto poco lontano da noi, non era mai stato finito e dunque non se ne comprendeva molto l'utilizzo. Lo osservai mentre la luce della luna gli sfiorava il viso e mi tremò il cuore poiché la bellezza traspariva dal suo aspetto come fosse profumo. – Ho sentito da Faron e da Murray che desiderate percorrere la via per la foresta così da giungere davanti alle porte del castello, è vero?
– Sì, è così. – Risposi.
– Allora di certo vi servirà il mio aiuto. Io sono il Signore degli Alberi ed ogni foresta ascolta la mia voce. – Mi guardò. – Potrei creare per voi una via sicura e diritta. – Propose ed io annuii. Poco però, a dire il vero, mi interessava quella faccenda poiché io non possedevo alcun potere per decidere qualcosa che riguardasse come muoversi durante la battaglia.
– Dovresti parlarne con Nowell e Wardell. – Dissi lui.
– Io ne parlo con il mio Re. – Rispose e sembrò indurirsi davanti al mio suggerimento. Mi mostrai così più debole di quanto volessi davanti agli occhi di quel regale Drago.
– Perdonami. – Continuai. – Trovo che tu abbia avuto un'ottima idea, sono sicuro che sarà di enorme importanza.
– Immaginavo fosse così. – Si intromise improvvisamente lui.
– Cosa?
– Un Re Domato … – Mi guardò e vidi rabbia brillare nei suoi occhi.
– Temevi che fosse meno Re? – Sospirò.
– Non questo, temevo che non lo diventasse mai veramente. – Intrecciai le dita ed abbassai il capo.
– Non capisco, spiegati meglio. – Gli chiesi.
– Per quanto voi siate buono e gentile, per quanto voi siate forte e proviate molto amore per i vostri sudditi, non potrete decidere un giorno di diventare nostro Re, ma dovrà esservi concesso. – Lo guardai in viso. – Pensate che il vostro Domatore ve lo permetterà? – Non lo credevo e tristezza colse il mio cuore poiché sapevo che Nearel aveva ragione. – Voi siete un sovrano che di gran lunga ha superato le aspettative che avevo. Il vostro aspetto, il vostro modo di agire, la vostra bontà sono senza dubbio doti che desideravo vedere in voi e dal racconto di mio cugino ho compreso che sapete anche essere severo quando i tempi lo richiedono ed anche di questo mi compiaccio, tuttavia tutte queste vostre abilità non potranno essere messe al servizio dei Draghi a meno che il vostro Domatore non ve lo conceda e ciò, più di ogni altra cosa, mi rattrista e mi fa infuriare. Molti anni abbiamo atteso un Re perfetto ed ora per i capricci di un Domatore …
– Sembri così sicuro che egli non mi permetterà di adempiere al mio dovere. – Dissi e la mia voce era stretta in un nodo.
– Ne siete sicuro anche voi, non è così? – Rispose lui ed io abbassai ancora il capo.
– Non per egoismo … ne sono sicuro, ma sono fiducioso. – Sospirai. – Un giorno arriverà in cui potrò essere il vostro Re e non ci sarà nulla che mi potrà rendere più lieto e felice.
– Spero che le vostre parole siano vere. – I suoi vestiti frusciarono ad un'improvvisa folata di vento ed io sorrisi immediatamente come se finalmente mi fossi accorto di aver trovato un altro buon amico.
– Non temere, so nel profondo del mio cuore che esse lo sono. – Lo rassicurai.
– Ho sentito che credete che i Draghi di Acqua non arriveranno.
– Senti molte cose, Nearel, mio nonno deve avere molta stima di te se così tante te ne racconta. – Lui rise. – In ogni caso è così, parlai con la loro Regina di persona, ma ella mi rifiutò il suo aiuto. Per quanto fossi simile al Re che ancora non ero, lei non pensò che lo sarei mai diventato o che nel mio divenirlo ci fosse la nostra salvezza. – Spiegai.
– Eppure i Draghi dell'Acqua nei tempi antichi erano coloro che avrebbero seguito il Re fino alla morte. Si sentivano tanto vicini al sovrano da morire per lui senza ripensamenti. – Lo osservai.
– Credevo che i Draghi di Terra non possedessero molta memoria dei tempi antichi.
– Non tutti. – Disse. – I Draghi delle Caverne e di Sabbia sono certamente meno colti riguardo a questi argomenti, ma i Draghi delle Foreste, che difficilmente si spostano e si mischiano con altri, conservano ancora molte storie ed una vita più lunga rispetto alle altre due razze. – Spiegò. – Per noi il dominio delle creature viventi è più facile e lo preferiamo a quello della terra in sé tanto che esso è per noi quasi inutile. Per gli altri la roccia e la sabbia sono gli elementi più apprezzati e così hanno quasi del tutto dimenticato il dominio di ciò che vive e respira. – Annuii.
– Ripradus però usò gli alberi contro di me.
– Poiché lui è figlio non solo di Redus, ma anche di Varya, la sorella di mio padre, anche lei una delle Regioni di Foglia. Ma non mi avete ancora risposto. Cosa dice la Regina riguardo all'antico legame?
– Ella lo ricorda, ma come ti dicevo, sebbene in me avesse visto le caratteristiche di un Re, non credeva lo sarei mai diventato. – Sospirai. – Disse chiaramente che era più sicuro continuare a vivere sull'isola che proteggeva piuttosto che spiccare il volo ancora una volta. – Mi guardò pensieroso e poi alzò gli occhi verso le stelle del cielo. Era pieno di luce e mi sentivo come vicino a Principe che immobile vegliava sulla mia casa silenziosa.
– Sire, credo dobbiate avere fiducia nelle mie parole.
– Ne ho.
– Allora ascoltatemi: quando il tempo volgerà verso il fallimento e quando sembrerà concludersi la battaglia di coloro che si scontrano contro il male, dal Cielo arriverà un aiuto, qualcuno spingerà la sorte oltre di noi e la battaglia sarà vinta. – Disse. – Credetemi se vi dico che spesso i miei occhi vedono più in là di quel che dovrebbero e questo è per la mia vicinanza al cielo ed alla terra insieme.
– Ti credo. – Lo rassicurai. – E mi dai una grande notizia.
– Si alzò dal muro su cui eravamo entrambi seduti. – Ora desidero dormire, mio Re, la partenza è quanto mai vicina e molto sarà il lavoro che dovrò compiere. – Chinò il capo.
– Posso chiederti fiducia anche nelle mie parole?
– Ne avete. – Rispose.
– Un giorno, quando il sole brillerà forte sul mondo ed il Cielo manderà uccelli che cantano in ogni dove, quando la tristezza e la colpa lasceranno spazio all'amore ed alla gioia, allora io diventerò Re e sarò vostro finché la lunga vita di Drago me lo permetterà, sarò vostro e libero e felice ed il mondo gioirà il lungo regno di pace. – Mi alzai a mia volta. – Dico questo poiché sono molto vicino al Cielo ed i miei occhi guardano lontano per natura, ma forse è solo un sogno che di notte ho compiuto.
– Non vi è sogno che un Lungo Sguardo non possa perseguire e far, infine, avverare. – Mi posò una mano sulla spalla. – Questa è la vostra natura ed io ho fiducia nelle vostre parole.
Insieme lasciammo la piazza e camminammo fianco a fianco fino al punto in cui lui avrebbe dovuto dirigersi da un'altra parte. – Mio Re, desidero dirvi un'altra cosa. – Aggiunse poco prima di allontanarsi.
– Cosa?
– Non credevo, ed in cuor mio me ne sono molto stupito, che i figli dei Domatori fossero così simili ai figli dei Draghi.
– Perché non lo credevi?
– Perché pensavo che il mondo fosse diverso per le nostre due razze ed invece esso è uguale che a guardarlo siano gli occhi di un bambino dell'una o dell'altra specie e vi è sofferenza e dolore anche per coloro che credevo ne procurassero e basta. – Sorrisi.
– È così, amico mio. – Dissi piano. Ed il silenzio della notte ci avvolse ancora una volta.
– Buonanotte, sire. – Mormorò piano mentre muoveva i primi passi.
– Buonanotte.
 
Redus insieme a Sorek lasciò l'accampamento dopo aver salutato a lungo il figlio. In mano loro era l'organizzazione dei Draghi Liberi di Terra e avrebbero dovuto fare in fretta.
Due giorni passarono dalla mia ultima chiacchierata con Nearel e Nowell inviò ai capi dei Draghi una convocazione poiché desiderava chiarire il giorno della partenza e cosa sarebbe avvenuto da quel momento in avanti. Il tempo scarseggiava sempre di più e la calma lasciava spazio all'impazienza. Io a stento riuscivo a non pensare al difficile compito che mio padre si era assegnato. Quella sera infine avrei capito fino a che punto si sarebbe spinta la nostra audacia ed il nostro amore gli uni per gli altri.
Il tramonto arrivò prima che potessi desiderarlo e, seduto al grande tavolo in compagnia dei Domatori e di coloro che mi avevano accompagnato fin dal principio, attendevamo l'arrivo dei nostri ospiti. Lì era Wren, e dietro di lei Jethro restava in piedi, suo padre Faron aveva preso posto accanto alla donna ed alle sue spalle aveva il figlio ed il nipote. Rastus vegliava sul suo padrone e così faceva Ishmael. Vi erano altre due sedie libere dedicate a Murray e Nearel. Io, che avevo accanto Nowell e poi Yorick, ero l'unico Drago Domato ad avere un posto intorno a quel tavolo. A noi non era concesso sedersi insieme ai nostri padroni durante un importante incontro, tuttavia per me non valevano le stesse regole.
Giunsero poi, dal buio della notte che sopraggiungeva, lo splendente Nearel ed il severo Ripradus in compagnia di Elmer e mio nonno e così il silenziò calò tra coloro che erano nella sala e l'incontro si accinse a cominciare. Nowell avrebbe parlato con il supporto di mio padre e dei due fratelli Domatori. Era infine la prima riunione di Domatori e Draghi, Liberi o Domati che fossero, ed essa era destinata a permanere nelle memorie di entrambe le genti e di tutte le razze del Mondo come il più grande simbolo di alleanza e amicizia.
Fu il Solitario il primo ad elevarsi attirando su di sé l'attenzione di entrambe le specie di cui faceva parte ed un fremito mi colse il ventre poiché avrebbe cominciato a parlare delle cose che sarebbero avvenute di lì a poco. – Amici, fratelli e compagni, sono lieto di vedere che l'Aria, la Terra ed il Fuoco sono dalla nostra parte e non mi trattengo dal mostrare la mia meraviglia e la mia gioia. Comprendo che ciò che ci ha diviso ed allontanato oggi è il motivo per cui ci riuniamo e la crudeltà dei Domatori non dovrà più essere concessa sebbene essa sembri far parte della nostra natura ed il più delle volte completamente … inevitabile. – Disse ed il rammarico trasparì chiaro dalla sua voce tradendo così la colpa che ancora sentiva. – Tuttavia desidero che il nostro comune obiettivo non sia la sua totale distruzione, ma piuttosto la sua messa al bando, poiché è impossibile annientare completamente qualcosa, ma è possibile rendere quest'ultima odiosa e ripugnante per coloro che potrebbero mettersi in sua cerca. – Si voltò verso i volti di coloro che sentiva più simili a sé e sorrise a Wardell che sembrava ascoltarlo con trasporto. – Amici e fratelli e compagni vedo oggi qui a questo tavolo e mi compiaccio nel sapervi fedeli e felici del nostro sogno e di ciò che realizzeremo. – Si rivolse a Yorick al suo fianco ed egli si alzò al suo cenno.
– Condivido le parole di mio nipote e vi do il benvenuto. Se non vi sono altre perplessità direi che sarà meglio iniziare ad illustrare ciò che abbiamo deciso. – Iniziò. – Sarà sicuramente più comprensibile per voi una volta che il nostro piano vi sarà chiaro. – E detto ciò stese sul tavolo una mappa dettagliata della regione in cui ci trovavamo e che aveva disegnato di suo pugno secondo sua memoria. Insieme vi era quella del castello che era quanto più precisa sebbene vi fossero punti in cui vi erano due versioni sovrapposte, probabilmente perché i ricordi di Nowell e Yorick erano discordanti. – Desideriamo, come ormai sarà noto a tutti, non sfidare le forze del Re Orrendo in campo aperto, ma piuttosto attendere fino a quando non ci troveremo abbastanza vicini a lui da sferrargli un attacco diretto. Tuttavia questo sarà molto difficile se contro avremo l'intera armata del nostro nemico. – Si rivolse allora a Wren ed a coloro che lo ascoltavano con più attenzione e poi, come ripresa fiducia nelle proprie parole, proseguì. – Desideriamo attirare qui parte dell'esercito e fare in modo che esso si divida. Una volta compiuto questo attaccheremo.
– E come proponete di fare? – Intervenne Nearel.
– Io stesso convincerò mio fratello che in questo luogo vi è una minaccia per lui e che Nowell, non morto come crede, lo attaccherà presto. Ed egli mi crederà poiché nulla, se non la sua morte, potrebbe portarmi vicino al suo castello. – Disse ed il mio cuore divenne pesante.
– Dunque come dovremmo fare? – Domandò Jaxon.
– Il nostro pensiero è questo. – Proseguì Nowell. – Una piccola parte di noi, e cioè io insieme a Yorick accompagnati da Wardell lasceremo questo luogo tra due giorni e ci avventureremo nella foresta. La percorreremo fino ad arrivare vicino alle mura del castello e lì Yorick proseguirà da solo. Il resto di voi si metterà in marcia non più tardi di tre settimane da qui e ci raggiungerete. Pensiamo che in quel tempo l'esercito si allontanerà dal castello e poi saremo liberi di attaccare.
– Ma se il Re Orrendo, non fidandosi pienamente delle parole del fratello, inviasse delle spie? – Chiese mio nonno.
– Mi assicurerò che si fidi a sufficienza e che non lo faccia. – Rispose perentorio Yorick. – Sono sicuro che nulla lo tratterrà dal mandare direttamente l'esercito, egli non teme un attacco e di certo la pazienza e la ponderazione non sono doti che gli appartengono.
– Ed i Draghi Liberi a che punto dovrebbero giungere? – Domandò Wren.
– Pensiamo che sia bene che essi vengano in volo quando la battaglia è già cominciata per i Domatori. Questo farà in modo che il Re Orrendo, fiducioso della propria vittoria e desiderando annientare coloro che lo ostacolano, sveli i propri assi nella manica prima della comparsa dei Draghi Liberi così che essi siano il nostro vantaggio ed egli non ne abbia altri da metterci contro.
– E dove dovremmo riunirci? – Chiese Faron.
– Quanto più vicino al castello senza che egli vi veda. – Concluse Yorick.
– Il piano sembra un suicidio. – Intervenne Ripradus dando voce ai suoi pensieri.
– È audace, non lo nego. – Aggiunse subito Nearel volendo mascherare le parole del parente. – Tuttavia penso che la sicurezza e la spavalderia del nostro nemico ci siano a favore tanto che contro chiunque altro questo piano sarebbe un fallimento, ma contro colui che andiamo ad attaccare potrebbe quasi certamente dimostrarsi vincente.
– Penso la stessa cosa. – Disse Wardell ed i due si guardarono per la prima volta.
– Ciò che mi preoccupa però è che il mio Re ed altri si avventurino soli per la foresta. Senza guida perdervi sarà cosa facile. – Continuò il bel Drago di Foglia.
– Non siamo soli, Re delle Foglie e degli Alberi, il mio Drago parla la vostra lingua con sapienza e sarà in grado di condurci velocemente a destinazione. – Gli rispose il Domatore indicando Ishmael.
Allora gli occhi di Nearel si rivolsero al Drago dallo sguardo del sole e lo osservò con durezza e cura chiedendosi se sarebbe stato davvero all'altezza del compito che gli era stato assegnato. Poi sembrò rincuorarsi. – Il mio animo si placa sapendo il mio Re al sicuro. – Decretò. – Per quanto riguarda coloro che sostano in questo luogo avranno la mia voce come guida e la foresta si aprirà davanti a noi.
– Molti potrebbero farci strada, lei è molto gentile ad offrirci il suo aiuto … – Disse Nowell.
– Il mio Re mi ha concesso questo onore e dovreste ringraziarlo invece che reputarmi superfluo. – Lo fermò. – Sarò più utile di quanto credete.
– Non era questo il mio dubbio, ma … non importa. – Concluse il Solitario osservandomi con titubanza.
– Questo dunque è il nostro piano. – Ricominciò mio padre. – Spero che esso si dimostri quanto più attuabile, facile ed efficace. Sarà difficile mantenerci uniti fino alla fine visto che molti sono i compiti e coloro che li devono adempiere, ma il comune progetto ci terrà saldi e sicuri in ciò che dobbiamo fare. La volontà si imporrà salda nei nostri cuori fino alla fine della battaglia. Il Re Orrendo cadrà oppure noi non vedremo il domani e la cosa mi fa molta meno paura del passato. – Concluse le sue parole Nearel si alzò e lasciò la casa, fecero così anche Faron e Murray insieme agli altri Draghi Liberi. Restammo soli noi Domatori e Draghi ed il silenzio calò come un manto di nebbia.
Stancamente Nowell riprese posto sulla propria sedia ed io, invece, mi alzai. – Dunque hai dato lui il permesso di guidare tutti noi? – Domandò il Solitario quando la sua attenzione ricadde su di me. Lo guardai.
– Egli è più abile di chiunque altro nel compito che non volevi affidargli. – Risposi sebbene in realtà non mi fossi mai espresso così a suo favore.
– Avresti dovuto chiedermelo.
– Dei Draghi Liberi dispongo come desidero. Essi sono miei sudditi e seguono me, il rispetto che loro ti devono è solo merito mio. – Sbottai acido e stanco.
– La loro venuta ha fatto crescere in te l'arroganza. – Mi freddò.
– In te è nata la diffidenza, invece, e si è rinnovato il timore che nutri nei miei confronti.
– Credi questo?! – Saltò su lui.
– Lo vedo. – Risposi e la mia voce mi sembrò come un'eco lontana ed indistinta.
– Ti credi già arrivato. Solo perché un paio di Draghi rispondono ai tuoi ordini non devi pensarti già Re, mio adorato compagno. – Continuò sprezzante.
– Nowell … – Mormorò Wren.
– Ti sbagli. – Risposi secco. – A differenza di ciò che puoi credere o pensare o vedere, io sono Re. Non vi è altri che può prendere il trono che è mio. Non vi è altri che parla con la mia voce o ha il mio aspetto. Per quanto io possa non desiderarlo questo è il mio ruolo e con felicità scopro l'amore dei Draghi ed il loro rispetto. Non imputridire qualcosa di puro come la loro fedeltà.
– Sei tu che ti gonfi dei loro sentimenti ed ormai ti senti superiore a tutti noi. – Ringhiò. – Non sei Re nemmeno la metà di quanto ti credi e loro non fanno altro che seguire qualcuno che non sarà mai come credono. Li illudi solo per il tuo ego!
Con rabbia ruggii e lui si azzittì in un attimo. Si ritrovò seduto sulla sua sedia ed immobile mi fissava dopo aver udito la mia voce ed aver visto i vetri vibrare controvoglia. – Di chi parli, padrone? – Mormorai con la gola che mi doleva dopo essersi rotta annodata com'era dal pianto. E coloro che erano vicini a noi ci osservavano con preoccupazione. Wardell e Wren sembravano preoccupati per il loro compagno, mentre Jethro ed Ishmael non potevano nemmeno guardare come veniva sottomesso il loro Re.
– La tua impudenza mi ha stancato, Nivek. – Disse ed io allora mi feci muto mentre la rabbia e la tristezza vibravano dietro il mio sguardo.
– Stai esagerando, ragazzino. – Rombò la voce di mio padre alle sue spalle. – Non concederti ciò che il tuo animo non dovrebbe possedere. – Mi voltai senza più poter guardare gli occhi disuguali che amavo profondamente e senza poter più aggiungere alcuna parola.
– Nowell, dovresti calmarti. Tutti noi siamo agitati per ciò che sta avvenendo, ma Nivek non ha fatto altro che comportarsi come doveva. Mai ha alzato il capo sopra di te e mai ti ha portato poco rispetto. Avrebbe potuto. Egli è il Re dei Draghi e nessuno può metterlo in dubbio, dovresti imparare a convivere con questa sua natura. Il suo amore per te è grande, non lasciare che i tuoi dubbi lo oscurino. – Disse Wren e le sue parole sembrarono fare breccia nel viso del Solitario più di quelle di Yorick.
Nowell allora si alzò tirando un sospiro tremolante e mi si avvicinò. Mi abbracciò e posò la fronte sulla mia spalla. Senza più provar rabbia in me gli posai una mano sul capo ed osservai coloro che ci guardavano con timore e trasporto. Eravamo i loro capi e dovevamo essere saldi e forti più di quanto avremmo potuto. – Lasciateci soli, ve ne prego. – Mormorai e loro, come risvegliandosi da un sonno, si diressero al piano di sopra in silenzio guardandosi gli uni con gli altri e riscoprendosi uniti davanti alla difficoltà.
Quando vidi la schiena di Wren abbandonare per ultima la sala sospirai rumorosamente e la tristezza prese il mio viso. – Dovevi parlarmi con tanta rabbia davanti a coloro che dovrebbero vedere amore tra noi, mio amato compagno? Dovevi lasciare che le tue colpe ti corrodessero fino a questo punto prima di lasciarti consolare da me, mio fratello? Dovevi lasciarti confondere dalle tue paure fino a questo punto prima di lasciarmi vedere il tuo cuore, mia anima, mio amore? Un difficile compito mi ha dato il Cielo dovendomi occupare di te che tanto testardo sei da pensare che non ti serva il mio aiuto per essere felice quando da solo così misero diventi. – Posai la mia guancia sul suo capo e lo strinsi a me mentre lui, senza opporsi, si lasciava coccolare.
– Mi oscuri il tuo cuore, non lasci che io veda ciò che potrebbe ferirmi o, credi, allontanarmi da te, ma io so senza vederlo o senza sentirlo cosa ti preoccupa. Temi che io scelga i Draghi invece che il mio Domatore e temi che tu dovrai scegliere se ordinarmi di abbandonarli o ordinare a te stesso di essere ciò che non vuoi, nessuna delle due cose desideri e senti pesante la scelta tra le due. Le mie parole però non sono valse a niente. Non mi hai ascoltato quando ti ho detto che la nostra preoccupazione deve essere la battaglia e non mi hai creduto quando ti ho promesso la mia fedeltà. – Sospirai. – Sei un testardo uomo, mio padrone, e preferisci fantasticare sul peggio piuttosto che chiedermi una risposta. Tanto hai paura che i tuoi timori si avverino che non hai il coraggio nemmeno di vederli sfumare. – Guardai i suoi capelli rossi che gli scivolavano sulle spalle e mi addolcii e l'amore per lui tornò forte com'era sempre stato. – Sei un testardo uomo, mio compagno, e dovresti sentire che non ti abbandonerò e che non desidero essere Re più di quanto desideri stare con te. Vinciamo questa battaglia ed il Cielo ci rivelerà il nostro futuro così come ha fatto fino a questo momento. – Mormorai mentre mi scendevano lacrime dal viso poiché sentivo lui che piangeva su di me.
– Io non desidero privarti dell'amore dei Draghi e so che, se tu dovessi scegliere di non essere loro Re, lo farai solo per causa mia e non lo desidero. – Disse con la voce rotta dalla tristezza.
– Questo non dovrebbe importarti. Se io deciderò di non essere il loro Re sarà perché l'amore che tu mi dai è più importante del loro. Non donerei il mio cuore per i Draghi sebbene li ami molto. Tu sei più importante. E sarò felice di volare libero nel cielo con te sapendo loro liberi a terra ed il Re Orrendo morto. Sarò più felice di quanto credi ed il tuo cuore sentirà quella felicità e non avrà dubbi. – Lo presi per le spalle e lo misi dritto guardandolo in viso. Aveva gli occhi rossi e le guance umide. Sorrisi mentre cercavo di farmi guardare. – Basta ora. – Dissi secco. – Ho sopportato molto più che la tua arroganza per essere qui e nulla di te mi ha fatto allontanare. Basta paure e basta dubbi. Sei pieno di difetti, mio compagno, e pieno di paranoie, ma non per questo il mio amore potrà diminuire. Io ti ho scelto. Solo chi vede il mondo come noi può capire, ricordi? Solo tu, quando nessuno avrebbe voluto vedermi come sé, solo tu mi hai visto come te stesso. Solo tu mi hai amato guardandomi di sfuggita, accettandomi senza condizioni ed io ho fatto lo stesso. Ho donato a te il mio nome poiché non vi è nessuno come noi. Solo chi vede il mondo come noi può comprendere e solo noi lo vediamo come tale. – Gli posai una mano sul mio petto e lui sorrise.
– Potresti farmi qualche complimento invece che sottolineare solo le parti negative … – Disse.
– Potresti cominciare a vederle da solo invece che aspettare che io te le dica. – Mi guardò negli occhi. – Molte ce ne sono ma esse restano per me soltanto. – Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte.
– Perdonami ancora. – Disse.
– Non accetterò un'altra volta la tua sfiducia verso di me. Io sono tuo. Tu hai il mio cuore. Io l'ho donato a te … Non dimenticarlo mai. – Mi abbracciò.
– Mai più lo dimenticherò. – Pianse ancora. – Mai più dimenticherò che noi abbiamo guardato le stelle insieme e che vicini abbiamo deciso questa via. Mai più dimenticherò come noi guardavamo il mondo e come tu sei uguale a me.
– Benissimo. Adesso andiamo a sconfiggere qualche orrendo re, va bene?
– Come vuoi … mio amato cuore. – Borbottò e rise mentre ancora lacrime gli scendevano dagli occhi e sentimenti si imprimevano nel suo cuore e distruggevano ciò che di buio vi si celava.
 
Il sole entrò dalla finestra e mi solleticò il viso. Mi svegliai con la luce che mi accecava lo sguardo e la figura del mio padrone seduta al ciglio del letto la ostacolava in parte. Le sue spalle si delinearono piano piano e così fecero il suo viso, i suoi capelli vibranti e rossi, la sua mano tesa su di me e le sue dita che si pesavano sul mio braccio. Lo vidi sollevare gli occhi e guardare oltre di sé mentre faceva fuggire via le dita. Si alzò ed il peso sul letto se ne andò. La sua figura oscurò la finestra e sentii dei passi muoversi intorno a me.
– Ancora dorme? – Domandò sottile la voce di Wren.
– No, penso che si stia svegliando. – Mormorò Nowell in risposta.
– Allora farai meglio ad andare a preparare le cose per il viaggio, lunga la via e stretto il percorso, non soffermarti al suo fianco, proteggilo con forza e coraggio. – Gli disse e la vidi posargli una mano sulla spalla. – Sii forte per te e per lui, devi proteggere i vostri cuori. – Lui chinò il capo.
– Sì, adesso vado, desideravo solo vederlo dormire. Ho molto errato con lui e ne ha sofferto. – Le disse.
– Lo so che ti preoccupa fargli del male, ma, figliolo, molte cose è meglio che restino di un Domatore così come molte cose è meglio che restino di un Drago soltanto. – Vidi gli occhi di lei vagare verso di me. – Sono fiera di te. Sei stato bravo con lui ed è normale non sapere come fare a volte. – Gli sorrise. – Ora va', gli servirò io la colazione quando sarà sveglio.
– Wren … – Mormorò lui. – … so qual è il mio compito e sempre l'ho perseguito, ma spero che un giorno mi perdonerai se da oggi in avanti lascerò che Nivek mi sostenga quando ne ho bisogno e non gli nasconderò le mie debolezze così come lui non mi ha mai celato le sue.
– Non vi è nulla da perdonare, ma sai che questo non è il dovere di un Domatore. Noi dobbiamo essere fermi per loro che vedono il mondo crollare poiché noi li desideriamo e li domiamo. – Rispose lei. – Noi dobbiamo sempre essere forti.
– Vuoi forse dirmi che Jethro non ha consolato il tuo pianto quando vostro figlio è morto? – Disse roca la voce di Nowell e fermo silenzioso e senza respiro restai per ascoltare la risposta di lei.
– Proprio per questo lui ora soffre più di quanto lo faccia io. Il mio dolore e la mia debolezza gli hanno fatto più male che la perdita di un figlio. Se fossi rimasta salda lui ora avrebbe superato la perdita. – Guardò il Solitario. – Tuttavia ancora guarda le proprie mani la sera ed il mio ventre e pensa al figlio che non ha visto crescere ed a quanto avrebbe potuto amarlo.
– Non per la tua debolezza ancora lo fa, ma per l'amore che egli aveva per quel bambino e per te. – Ribatté ancora il mio padrone.
– Amare il proprio Drago non è cosa facile. – Disse subito lei. – Non puoi essere pari, ma nemmeno puoi non esserlo. Non credo che lo capirai mai, tu e Nivek siete fratelli, non amanti. – Lui abbassò il capo e si rivolse verso la porta.
– Vado a preparare le cose per il viaggio. – Mormorò. – Tuttavia, sai, alla fine credo che per loro vederci deboli sia più giusto che farci vedere sempre invincibili. Penso che ne siano rincuorati. Penso che sanno bene che noi non siamo altro che uomini e che soffriamo e piangiamo così come loro fanno. L'amore scalfisce anche la più dura corazza ed i più falsi sentimenti … – Sospirò. – … scalfisce anche la più salda convinzione. – Aprì la porta ed uscì senza aggiungere altro. Vidi la sua ombra passare davanti alla finestra e chiusi gli occhi.
Era proprio come diceva Yorick: non è facile essere un Domatore. Compresi che come c'erano sentimenti di Drago che i Domatori non potevano comprendere, così avveniva anche per i Draghi. Le paure dei nostri padroni forse avrebbero potuto preoccuparci, ma non le avremmo mai comprese veramente, non saremmo mai stati in grado di percepirle allo stesso modo. E Wren non si mostrava debole e così facevano coloro che domavano per preservare il loro amato schiavo. E Wardell non aveva mai sofferto davanti ad Ishmael e forse nemmeno mio padre aveva pianto quando mia madre gli era stata portata via. Triste è il cuore di coloro che devono sopprimere la sofferenza e pieno di dolore resta per tutta la loro vita. Wren portava ancora il dolore della perdita, così come tutti coloro che ancora si costringevano al silenzio. Suo padre doveva averlo insegnato lei: loro dovevano proteggere i Draghi e non essere protetti da loro, questo per la prima volta e per la loro salvezza.
– Drago … – Disse lei ed io aprii gli occhi. – … la fiducia che ti è stata rivolta è più di quella che dovrebbe spettare ad un Drago. – Sollevai il capo e la guardai negli occhi. – Non è nostro compito vivere con voi, ma vivere per voi e per voi morire. – Strinsi le dita e serrai al mano al petto.
– Ma con noi vivete per tutto il tempo che ci divide dalla morte ed è ciò che desideriamo. Noi non vogliamo protezione, ma amore e devozione, gioia e sentimento, vogliamo rimanere con voi … questo per noi è ciò che si avvicina a libertà. – Lei era illuminata dalla luce del sole che filtrava dalla finestra e la vidi mentre si avvicinava a me e mi si fermava davanti.
– Allora ricorda le tue parole, esse ti metteranno alla prova ed alla fine dovrai davvero decidere se questa è la libertà che desideravi o se volare in alto al Cielo da solo sarebbe stato preferibile. – Il suo sguardo era duro ed imperscrutabile, non avrei mai compreso cosa si celava nel fondo del suo animo ed immaginai, forse erroneamente, che rabbia mi rivolgesse poiché ero destinato a far soffrire colui che amava e rimproverava come un figlio. Pensai, non lo nego, che Wren era diversa da quello che avevo pensato e che Jethro, il mio amato maestro, doveva averla conosciuta quando il dovere in lei era molto più saldo e molto più severo, doveva aver conosciuto una Domatrice inflessibile e molto severa con la propria morale e quella altrui tanto da esserle impossibile accettare un cuore a metà o delle blande intenzioni. L'amore però l'aveva mutata ed esso aveva prevalso sul buonsenso e sulla sua missione. Pensai dovesse essere stato difficile per il mio padre Drago scorgere la dolcezza in fondo alla maschera dura che Wren mi mostrò in quel momento. Essa era spezzata e piena di crepe, eppure potevo immaginare come fosse un tempo quando ancora il cuore di un Drago non l'aveva scalfita irrimediabilmente. Pensai infine che non doveva essere stato facile per Jethro innamorarsi di lei.
– Lo deciderò quando verrà il momento. – Risposi. – Saprò cosa risponderti quando me lo chiederai ancora. – Lei annuì.
– Allora te lo chiederò di nuovo. – Si voltò verso il tavolo. – La colazione è lì, mangia e mettiti in forze, domani partirete.
– Grazie. – Mi alzai e presi posto vicino al tavolo mentre lei si metteva le scarpe per uscire. – Wren … – La chiamai. – … ti riporterò Nowell intero e senza danno. A costo della mia vita non morirà su quel campo.
– Questo è il tuo compito, Re dei Draghi … – Mi guardò. – … ma forse sarà la tua rovina. – Uscì chiudendosi alle spalle la porta. Il sole vibrò ancora attraverso la tenda ed io sospirai. Era un mondo difficile quello in cui mi trovavo, troppo complicato per comprenderlo fino in fondo ed ogni giorno esso si sfogliava davanti a me diventando sempre meno chiaro.
 
La sera dell'ultimo giorno che avremmo passato nel villaggio ci fu una grande festa. I Principi dei Domatori ed il Re dei Draghi ricevettero gli onori e soprattutto ci fu un grande coro per colui che credevano perduto e che avrebbe affrontato lo sguardo del Re Orrendo solo … una seconda volta. Dolci erano le voci dei Draghi e non vi era paura, gloria, aspettativa, semplicemente la vita scorreva e ci rallegravamo vi fosse ancora speranza.
Durante la giornata successiva anche i Draghi Liberi avrebbero lasciato il villaggio dirigendosi dalle tribù alle quali avrebbero spiegato il da farsi. Gli unici a restare sarebbero stati Faron e Nearel, i quali avevano entrambi incarichi imposti dai loro cuori. Mio nonno ed Elmer sarebbero tornati sulle montagne.
Un grande falò fu acceso dai Draghi di Fuoco in mezzo alla piazza e Jethro guidava le loro voci. Le donne Drago danzavano e tra loro ve ne erano alcune provenienti dalle Regioni d'Acqua. Sospirai ripensando alla loro assenza. I Draghi di Terra battevano forte il suolo e come tamburi risvegliavano i sassi, grande era la musica ed il fremito che producevano ed il loro Re li ascoltava con piacere sorridendo e cantando abilmente. I pochi Draghi d'Aria lasciavano danzare le fiamme di quelli di Fuoco e davano ad esse forme mirabili tanto che il loro fluttuare era magico e grande era la storia che raccontavano quelle figure. Così la voce dei Draghi venne risvegliata quella notte e molti, sebbene non partecipassero in prima persona, supportavano il canto e ne intonavano di propri. Stupendo era alle mie orecchie ogni suono e sentivo il loro affetto e ne ero grato. Eravamo acclamati e ciò non poteva essere altro che un dono.
Nowell teneva una mano posata sul mio ginocchio ed ascoltava con trasporto mentre i suoi occhi brillavano e luccicavano di lacrime. I Domatori battevano le mani a ritmo con i loro Draghi ed era la più grande unione e gioia che potesse essere vista.
Fu quando la serata ormai volgeva al termine che i cori vennero placati ed io mi alzai. Invitai Ishmael ed i grandi Draghi che mi erano amici a congiungersi con me e Jethro per il Fuoco, Nearel per la Terra con Elmer per il Vento furono lieti di seguirmi e piano cominciarono ad intonare l'antico Canto del Cielo che veniva rivolto al Dio nel Giorno di Gioia quando il sole sorge su una nuova era. Ed il loro canto, sebbene fosse un lieve brusio, non venne sovrastato da voci o esclamazioni. Li guardai con amore e chinai il capo per ringraziarli di tale affetto. E poi presi un profondo respiro.
Esplose la voce del Re e cantai. Le mie parole, sorrette dalle loro, sembrarono allontanarsi dalla terra e spingersi fino alle stelle che calde vibravano nel cielo ed il fuoco, non più sorretto dai silenziosi Draghi suoi fedeli, si affievolì e si spense oppresso dalla magnificenza del coro e dall'amore di coloro che lo componevano.
Si sollevarono le voci dei miei compagni e divenne alto il Canto del Cielo ed il buio avvolse i presenti sebbene dalle labbra di Jethro venisse scintilla ed i nostri volti fossero debolmente illuminati. Così si alzò ancora il fervore dei cantori ed il trasporto giunse al Cielo, volammo restando con i piedi in terra e la mia voce fece vorticare forte l'aria intorno a noi, il cielo si aprì ancora e l'ombra si allontanò sempre più. Furioso era il mio suono e la mia voce faceva un acuto rumore. Stupenda era la melodia dei miei compagni e le mie orecchie non riuscivano a cogliere pienamente quanto fosse armonioso il nostro canto.
Jethro allora cominciò ad intonare una bassa nota e dalla sua voce il fuoco divampò e si accese furioso così come solo molti uomini erano riusciti a farlo oscillare. Nearel lo seguì e sfregando un piede la terra vibrò e come la corda del mondo rumoreggiò e batté come tamburo. Elmer sollevò lo sguardo e muovendo agile una mano il fuoco danzò e si formò un grande Drago che prese il volo intorno ai presenti. Ishmael allora fece per abbassare la propria voce e sostenere solo le altre che così grandemente sembravano cantare ai suoi occhi a differenza della sua. Mi voltai verso di lui ed i nostri occhi furono uniti. Presi un profondo respiro e battei a terra un piede allora lui si avvicinò pronto a seguirmi. E la sua voce divenne un miscuglio delle altre e sembrò che cantasse per molte persone ed il suo coro era stupendo. Il cielo allora scoppiettò e come dal vuoto un rombo lo spaccò ed un fulmine si delineò veloce rombando e tuonando nel canto. E lui cantò del mare e dell'acqua ed io la condussi in cielo e pioggia si riversò su coloro che ascoltavano la melodia ed allora gioia si aprì e le voci esultarono e le nostre si persero tra quelle della folla.
 
– Sire … – Mormorò la voce di Ishmael una volta che fummo zuppi d'acqua ed essa non diminuiva.
– Cosa? – Chiesi guardandolo.
– Grazie per avermi reso onore. – Sorrisi.
– Grazie per averlo reso a te stesso, amico mio, nessun Drago canta l'unione di noi come tu puoi fare. – Mi posò una mano sul braccio.
– Nessuno canta di vittoria come voi. – E l'acqua rigava i nostri visi e la gioia riempiva i nostri cuori mentre i Draghi ed i Domatori urlavano di meraviglia.
Nowell venne da me e così Wardell si riunì ad Ishmael. – Mio Drago … – Sussurrò il mio padrone. – Lo stupore non diminuisce mai. – Sollevai gli occhi al cielo e la luna brillava immensa.
– La nuova era è cominciata mio signore, il mondo lo vuole, il Cielo lo predispone. – E gioia ancora si alzò e mai nel mio cuore vi fu più certezza.
 
La pioggia smise di battere e molti di coloro che erano venuti alla festa si ritirarono. Infine nella piazza restarono solo un centinaio di persone. Fu così, quando la tranquillità prese il posto della festa, che mio nonno si avvicinò e mi salutò. Il suo viso era tranquillo e le sue parole furono piene di gioia. Sarebbero partiti dopo di noi ed avremmo lasciato l'accampamento troppo presto per essere salutati anche da loro. Lo abbracciai e lasciai che lui salutasse anche Yorick del quale, ormai, era immensamente fiero. Disse poi lui parole chiare che ancora ricordo. Gli disse di non cedere all'odio e che, anche se quell'uomo che avrebbe rivisto aveva ucciso colei che entrambi amavano, non doveva dimenticare il proprio compito e ciò che esso valeva. Disse che sua figlia non meritava vendetta se questa avrebbe significato la sottomissione e l'infelicità di tutti i Draghi. E nobile fu il suo parlare poiché mise gli altri davanti ai propri desideri e così avrebbe dovuto fare anche il Cacciatore.
Fu dopo aver scambiato poche parole con Jaxon e gli altri che io, Nowell e coloro che dovevano partire decidemmo di andare a dormire e così ci incamminammo verso la casa di Ormond. Guardai Wardell ed Ishmael che si tenevano per mano e sorrisi pensando al loro futuro felice. Yorick sembrava pensieroso ed il peso del proprio compito già premeva sulle sue spalle. Entrarono per primi e si diressero subito nelle loro stanze. Anche io mi sarei volentieri infilato a letto se Nowell non si fosse fermato fuori dalla soglia attirando il mio sguardo.
– Qualcosa non va? – Domandai e lui si voltò verso di me.
– Sono stato crudele con te, non è così, mio Drago?
– È perdonato. Ogni cosa è perdonata.
– Non di ciò che ho fatto parlo, ma di ciò che ti sto facendo fare. – Sospirò. – Il tuo unico genitore condurrai tra le mani di colui che ha ucciso l'altro e dovrai salutarlo e lasciarlo andare. Mi dispiace. Avrei dovuto trovare un altro modo e non cedere al piano di Yorick.
– Per quanto io abbia fiducia nelle tue strategie, Nowell, credo che Yorick sia ben più consapevole di ciò che è necessario. Sono certo che non vi è altra via e, sebbene sarà doloroso, è indispensabile. Inoltre questa non è una tua colpa. – Sorrisi. – Ora andiamo a dormire. Il giorno della battaglia si avvicina e con esso anche le nostre speranze.
Si sdraiò accanto a me e posò il capo vicino alla mia spalla. – Temo per Yorick.
– Vuoi molto bene a mio padre, non è vero? E pensare che prima lo odiavi.
– È più simile a me di quel che avrei pensato e credo che questa fosse la ragione per cui lo odiavo.
– Mi era parso di capire che fosse perché lui era amato da me.
– Anche io sono amato da te … dunque anche questo ci rende simili. – Rispose.
– Ciò che non hai mai compreso è che il mio amore per te era maggiore. – Dissi. La sua mano si posò sulla mia.
– Veglieremo uno sull'altro, mio Drago, e non ho paura di morire. – Mi voltai verso di lui ed i nostri occhi si trovarono vicini.
– Se tu dovessi morire … moriremo insieme.
– Fratello … che gioia sarà varcare con te le nuvole del Cielo.
 
Mi svegliai e Nowell non era già più nella stanza. Jethro mi aveva posato una mano sulla spalla e mi stava chiamando. – Nivek … – Mi sollevai.
– Jethro … – Mormorai con la voce roca. Mi sorrise.
– È ora di andare. – Disse e vidi che aveva gli occhi lucidi. Probabilmente era stato lui a chiedere di avere qualche secondo con me.
Sorrisi. – Sì, ora mi preparo. – Risposi. Mi avvicinai e lo abbracciai. Sentii le sue mani tra i miei capelli e chiusi gli occhi.
– La prossima volta che ci vedremo sarà sul campo di battaglia. – Mormorò.
– Mi mancherai. – Sussurrai.
– Anche tu mi mancherai. – Lo guardai in viso ed i suoi occhi rossi brillavano come fuoco. – So che sei in buone mani e non ho paura. Il momento è giunto ed anche non volendo esso doveva venire.
– Sono certo che potrò abbracciarti ancora. – Lo confortai. Mi accarezzò il viso.
– Sei molto bello, figliolo. – Mi diede un bacio sulla fronte e le sue labbra tremarono.
– Padre … – Sussultò. – … vi amo immensamente. – Rise non trattenendo più le lacrime e mi lasciò.
– Alzati. Non è buona educazione far piangere così un vecchio. – Disse mentre si asciugava le guance e si sistemava la camicia.
Mi alzai e mi vestii ed intanto lui mi osservava ancora commosso. – Sarò prudente e non farò mosse avventate. – Gli promisi. Annuì e mi infilò lo zaino sulle spalle. – Però se dovesse essere necessario darò la mia vita … per Nowell o la causa. – Sussurrai e lui annuì ancora.
– Sì, lo so. Se dovesse essere necessario anche io lo farò. – Mi posò entrambe le mani sulle spalle e mi guardò negli occhi. – Su ora, molto lungo è il cammino e non siete ancora partiti. Sarà meglio che vi sbrighiate.
– Spero di cantare ancora con te. – Dissi.
– Che sia qui o in Cielo, figliolo, canteremo ancora insieme e saremo liberi. – Risi.
– Liberi sembra qualcosa di fin troppo ambizioso, papà. – Aprì la porta e fuori vidi Nowell che parlava con Wren e lei che gli sistemava la giacca. – Ma anche solo insieme andrebbe bene. – Mormorai.
– Anche solo stando insieme sembrerebbe di essere liberi. – Aggiunse. Chinai il capo davanti a lui che ricevette quel mio rispetto con orgoglio e si piegò ancora in un sorriso.
– Arrivederci … – Dissi. – … padre. – Aggiunsi sottovoce.
– Arrivederci, Nivek. – E così, prendendo posto al fianco del Solitario, lasciammo la casa di Ormond e cominciammo a dirigerci verso la fine delle tende.
Partimmo quel giorno ed il sole era alto ed il terreno era umido come lo sguardo mio e di mio padre. Nowell mi posò una mano sulla spalla mentre lasciavamo quella casa che avevamo abitato per poco, ma che così gelosamente aveva custodito i nostri cuori insieme a quelli di coloro che amavamo. Anche lui era pieno di tristezza e speranza ed il suo cuore batteva insieme al mio tanto da non farmi così paura proseguire il cammino. Infine noi eravamo ancora insieme e solo esserlo ci rendeva immensamente felici e … liberi.

Nivek e Nowell sono partiti prima degli altri. Il nostro protagonista sarà costretto a salutare Yorick affinché lui vada ad ingannare il Re Orrendo, cosa ne pensate della strategia? Secondo voi sarà efficace?
Spero che siate interessati a sapere cosa succederà nel resto della storia! Non manca molto alla fine!
Iwon Lyme
   
 
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