Serie TV > Elisa di Rivombrosa
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Autore: wolfymozart    09/06/2017    3 recensioni
Sullo sfondo delle prime rivolte contadine antifeudali, si snoda la vicenda che ha per protagonisti Anna e Antonio. Come i rivoltosi si ribellano alle ingiustizie della società del tempo, allo stesso i due protagonisti, sono alle prese con una personale rivolta contro i propri destini segnati dagli errori, dalle incomprensioni e dalle scelte avventate del passato. La giustizia riuscirà a trionfare o prevarrà l'arroganza della sorte?
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Ristori, Antonio Ceppi, Elisa Scalzi, Emilia Radicati
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Quella voce. Tanto rimpianta, tanto temuta, tanto desiderata. Poco importava se gli avesse sussurrato dolci parole d’amore o gli avesse rivolto aspri rimproveri e dure minacce. Quel timbro lo trapassava da parte a parte. Stava forse sognando? La desiderava con tanta forza che i suoi sogni avevano preso sembianze così reali? Proveniva dalla sua mente offuscata quella voce che lo chiamava per nome?

Si fermò. Appoggiò meccanicamente i ferri sul tavolo, chiuse gli occhi e trasse un sospiro. Poi si voltò. Il viso stanco, emaciato, provato dalle fatiche senza tregua di quei giorni, la barba insolitamente ispida. Ma gli occhi, quei suoi occhi celesti, brillavano, nell’oscurità, di una nuova luce, di una luce insperata. La scorse nella penombra. Era lì, in tutta la sua bellezza composta, la sua eleganza signorile, le ciocche di capelli ricci che le ricadevano sulle spalle, gli occhi scuri, profondi e lucenti.

Non fece in tempo a pronunciare – Anna! – che lei gli corse incontro gettandogli le braccia al collo. Antonio rimase immobile per qualche istante. Non riusciva a capire che cosa ci facesse lì in quel momento né perché mai fosse venuta a cercarlo dopo le dure parole che gli aveva rivolto per scacciarlo dalla sua stanza. Tutto gli era incomprensibile, tranne il potere straordinario che Anna irradiava su di lui. Non resistette a lungo: quanto gli era mancata! Ritrovandosi Anna stretta a sé, la testa posata sulla sua spalla, non poté far altro che abbracciarla a sua volta. Lei ricambiò stringendolo ancor più forte, tanto da togliergli il respiro e da fargli involontariamente sfuggire un’esclamazione di dolore: i lividi che i colpi delle guardie gli avevano lasciato non erano stati del tutto ancora riassorbiti. Anna se ne avvide e sciolse la stretta:

-T’ho fatto male? – chiese sollevando gli occhi per fissarli nei suoi, al chiarore crepitante del fuoco accesso. Un brivido corse lungo la schiena di entrambi.

- Non è nulla, non è nulla…- rispose Antonio, scuotendo la testa con un mezzo sorriso che non riuscì a nascondere. Poi tornò ad abbracciarla, accarezzandole la nuca. Il calore delle sue braccia le fece dimenticare il freddo patito nelle ultime ore, l’umidità dei muri spessi di quei corridoi ciechi, l’angoscia di quel buio senza via d’uscita.

- Ho paura – disse Anna sciogliendosi dal suo abbraccio, dopo istanti che sembrarono interminabili, e guardandolo con gli occhi umidi di lacrime, proseguì: – L’abate farà arrestare tutti quanti. È andato in città a chiedere il consenso ai superiori. Tornerà con le guardie del governatore. È finita. I ribelli non avranno scampo, Alvise sarà implacabile. Non oso immaginare quello che accadrà. Ho paura. –

Antonio le offrì uno sguardo dei suoi, rassicurante: - Non devi. Emilia è al sicuro da me. C’è anche Elisa con lei. Nessuno le farà del male, te lo garantisco. È una ragazzina in gamba, molto intelligente. Ed è bella, come è bella sua madre. – concluse sorridendole.

Anna abbassò la testa per nascondere il rossore che le imporporò le guance. Le succedeva sempre ad ogni complimento di Antonio. Seguì qualche istante di silenzio imbarazzato. Lui capì e sorrise teneramente di quella sua inconsueta timidezza, che riservava a lui solo.

-Lo spero con tutto il cuore, non voglio nemmeno pensare il contrario, se Alvise…-

- Non succederà. Non avere paura. – la interruppe lui, con tono sicuro, almeno in apparenza. – Non c’è motivo di stare in pensiero, non le succederà nulla di male. –

- Ma a te? A te che succederà? – ribatté lei incalzante, accarezzandogli le guance ispide, i capelli. Negli occhi lucidi le si leggeva tutta la sua trepidazione.

Antonio le prese le mani, gliele baciò e rispose:

-Non succederà nulla nemmeno a me, sta’ tranquilla. Sono un medico, sto soltanto svolgendo il mio lavoro. Non ho preso parte alla rivolta. Non mi possono accusare di nulla. –

- Dimmi la verità- lo implorò con le labbra tremanti. Il riflesso del fuoco permise ad Antonio di scorgere le lacrime che le inumidivano gli occhi.

- E’ la verità – rispose lui scostandole una ciocca di capelli e baciandola in fronte.

- Ti amo, Antonio. – così dicendo gli impresse un bacio sulle labbra, poi un altro, poi un altro ancora. Antonio le avvolse le spalle continuando a baciarla, stringendola a sé mentre lei gli passava le mani fra i capelli. Fu un bacio lungo, travolgente, tanto atteso e desiderato da entrambi.

- Ti amo anch’io, Anna. Non ho creduto a una sola parola di quella sera. Non mi sbagliavo. -  rispose infine. -Perché l’hai fatto? Perché mi hai cacciato? – chiese accorato, con il suo sguardo più dolce.

Anna lo guardò in tralice, poi abbassò gli occhi.

-Alvise. Ti avrebbe fatto ammazzare. Tu non sai di cosa può diventare capace negli ultimi tempi. -

- Che ti ha fatto? Fino a che punto si è spinto quel vigliacco? – le domandò, prendendole il viso tra le mani. Nei suoi occhi scintillava la rabbia, ma seppe contenersi. Come sempre l’istinto di protezione aveva la meglio su quello di vendetta, in lui.

- Non puoi capire quello che ho dovuto passare: le violenze fisiche e morali, gli insulti, le umiliazioni…Ma non mi importa di questo, io posso sopportare tutto. Conta solo che tu ed Emilia stiate bene, che quel porco non vi abbia fatto nulla, come minaccia sempre. -

- Amore mio – disse soltanto lui, abbracciandola nuovamente. Avvertì distintamente le sofferenze che aveva dovuto patire dietro a quell’atteggiamento stoico e orgoglioso con cui tentava di minimizzare. Le avvertì e gli prese una stretta al cuore al solo pensiero. La strinse a sé ancor di più, come per sottrarla al mondo, a quel mondo meschino e feroce, proteggendola con il suo abbraccio.  Poi le accarezzò le guance, le baciò i capelli, le tempie, le labbra, le sussurrò: - Vieni via con me. Non riesco a sopportare l’idea che tu torni da lui, non posso saperti tra le sgrinfie di quell’uomo. Vieni via con me, ti prego. – la fissò dritto negli occhi, supplice.

 

 

Anna si scostò da lui, volse lo sguardo a terra, tacque. Antonio la fissava perplesso, sbigottito. Passarono diversi istanti di silenzio, interrotti solo dal crepitare delle faville nel braciere.

-Perdonami. Ho sbagliato. Non avrei mai dovuto chiederti questo. Io non posso offrirti gli agi a cui sei avvezza, non sono che un medico di campagna, ormai. Scusami, non avevo alcun diritto di chiederti questo sacrificio, di chiederti di umiliarti in questo modo di fronte al tuo mondo – ruppe il silenzio Antonio, sinceramente costernato, non riuscendo nemmeno a guardarla negli occhi. Fece per voltarsi quando Anna lo trattenne per un braccio con vigore.

- Perdonarti? Vivere con te sarebbe un sacrificio? Sarebbe un sogno, semmai, un sogno tanto irraggiungibile che per anni non ho nemmeno osato cullare, svegliarmi ogni mattina con te accanto non sarebbe altro che l’essenza della felicità –

- E allora perché, Anna? –

- Ho dei doveri, Antonio. Nei confronti della mia famiglia. Non posso lasciare che Alvise spadroneggi in lungo e in largo nella nostra casa, nella nostra tenuta. Se io me ne andassi ora, gli fornirei il pretesto per estromettermi del tutto dai beni della mia famiglia. Non conosco un uomo più spregevole e laido di mio marito, non potrei sopportare che facesse ulteriore scempio del buon nome dei Ristori, che lo cancellasse del tutto sostituendolo con il suo. Non in questo momento, con quello che sta succedendo. Alvise non l’avrà vinta! – rispose con risolutezza, nello sguardo corrucciato le si leggeva lo sdegno ma anche una grande capacità resistenza. Ma presto tornò ad uno sguardo più dolce, non appena ebbe incrociato gli occhi di Antonio.

- Ma questo potrebbe esporti a gravi pericoli, in questo momento di disordini, con tuo marito su tutte le furie con i suoi servi…Non voglio nemmeno pensare…E poi, per quanto potresti resistere? Per quanto ancora durerà tutto questo? Magari mesi, anni...Dove la trovi tutta questa forza? -

- Resisterò fin quando sarà necessario, fino al ritorno di mio fratello. Ho resistito finora, per lunghi anni, alle squallide attenzioni di Alvise, alle sue minacce, ai suoi eccessi di ogni sorta. Non ho intenzione di lasciare il campo a lui e a quella sgualdrina di Betta Maffei. Rivombrosa è casa mia, non posso tollerare questo ennesimo sopruso. – non riusciva a nascondere la rabbia, quando si trattava dell’oltraggio alla sua dimora.

- Tu riuscirai a resistere, non ho dubbi. Ma io? Come potrò vivere per tutto questo tempo sapendoti in balìa di lui? –

- Non ci vorrà molto. Fabrizio sarà presto di ritorno, pochi giorni, qualche settimana al più –

-Come fai ad esserne così certa? -

- Mi scrisse tempo fa: sarebbe tornato per la vendemmia. Siamo a settembre inoltrato. –

- Voglio sperarlo, ma non c’è nulla di certo – Pronunciate queste parole, si allontanò da lei, il capo chino, l’aria pensierosa, gli occhi bassi per non far trasparire il suo tormento. Poi, dandole le spalle, lo sguardo volto al buio della notte al di là delle grate dell’inferriata, aggiunse, quasi vergognandosi di mostrarle l’intensità viscerale del suo coinvolgimento: - Io avverto sulla mia pelle le tue sofferenze, anche se tu non vuoi ammetterle. Soffro terribilmente al solo pensiero che quell’uomo ti faccia del male. Non so spiegartelo in altro modo: il tuo dolore è il mio. E, se tu hai questo grande coraggio, io non credo di averne altrettanto: saperti lontana e in quella situazione, senza poter far nulla per te, mi distrugge. –

-  Antonio, so quel che faccio. Ho imparato con gli anni a lasciarmi scivolare addosso tutte le umiliazioni e le violenze. Ed ero sola, mi facevo forza per Emilia. Ora ho te. E questo mi dà una forza invincibile. Non ho paura di niente, se so che ci sarai tu ad aspettarmi – gli rispose avvicinandosi e passandogli una mano sulla spalla. Rimasero alcuni istanti in silenzio a fissare tra le grate il cortile buio squassato dal vento.

- Emilia ti somiglia. Sente molto la mancanza di sua madre, ma non lo dà a vedere. Si fa forza, non l’ho mai vista piangere o disperarsi, nonostante sia poco più che una bambina. È molto forte. – disse seguitando a fissare il buio.

- Ha dovuto crescere in fretta, ritrovandosi un padre del genere. Anche a me manca molto, non sai quanto. Vorrei tanto riabbracciarla! Ma so che con te è al sicuro, più che in qualsiasi altro posto. –

- Vieni da lei, con me. Ha bisogno di te, Anna, è solo una ragazzina, non puoi imporle questa prova. Ha più bisogno lei della tua presenza che non Rivombrosa. – Antonio si voltò verso di lei.

- Antonio, smettila, non riuscirai a farmi cambiare idea. Non capisci che lo faccio anche per lei, per il suo futuro? Lei è una Ristori, in tutto e per tutto. E devo garantirle un avvenire degno, devo proteggere la nostra dimora, il nostro nome dagli scempi di suo padre. –

- La famiglia, l’onore, il buon nome. Tu hai sempre saputo quello che è giusto. Ma, perdio, Anna, esiste anche altro…–

- E che cosa, Antonio? I tuoi tanto amati principi? L’uguaglianza, la giustizia? Dove ci hanno portato i tuoi principi? –

- Per favore, Anna! –

- Non venirmi dunque a dire che sono migliori dei miei. Sappiamo bene entrambi dove ci hanno condotto i tuoi ideali. –

  - Dottore! Dottor Ceppi! – una voce concitata troncò sul nascere quella discussione. Antonio accorse verso la porta, Anna si ritrasse nell’ombra. Non avrebbe mai voluto farsi trovare lì.

- Che succede? – chiese il medico, allarmato.

- Le sue condizioni sono peggiorate. Delira. Venite subito, fate qualcosa, vi prego! – un uomo in preda al panico, con le maniche della camicia rimboccate sugli avambracci muscolosi, i capelli spettinati, la barba lunga e l’aria di chi non dormiva da parecchie notti, afferrò Antonio per un braccio, supplicandolo. Si trattava certamente di uno dei contadini che avevano preso parte alla rivolta. Ad Anna parve di riconoscerlo, ma fu svelta a scantonare nell’ombra prima che lui la vedesse.

- Arrivo subito – rispose sollecito il medico – Avviati tu intanto, io prendo i ferri – così dicendo congedò l’uomo e si rivolse ad Anna – Devo andare. Ti ritroverò qui? – più che una domanda, sembrava un’implorazione. Lei annuì: l’acrimonia di qualche istante prima era del tutto scomparsa, lasciando il posto all’apprensione.  – Farò presto – le rispose facendole di rimando un cenno di assenso con la testa.

Aveva già oltrepassato il cerchio di luce del braciere quando Anna lo richiamò:

-Antonio, di qualunque cosa si tratti, fa’ attenzione! – si raccomandò. Lui si voltò senza riuscire a reprimere un sorriso e rispose – Non ce ne sarà bisogno, ma te lo prometto. – poi scomparve nel buio.

 
   
 
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