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Autore: heliodor    10/06/2017    7 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Magia proibita

Re Andew sedeva sulla sua poltrona preferita, davanti alla finestra del suo studio e guardava fuori, verso la città.
Joyce entrò quasi in punta di piedi. "Papà. Posso disturbarti?"
Re Andew le sorrise. "Certo che puoi. Dal giorno dell'attacco ci siamo visti così poco."
"I guaritori dicevano che avevi bisogno di restare tranquillo per recuperare le forze."
"I guaritori dicono sempre un sacco di sciocchezze. Non sono nemmeno dei veri stregoni."
"Vorrei farti delle domande."
"Sentiamo."
Joyce sospirò. "Sto facendo delle ricerche in biblioteca" esordì.
"È un modo tranquillo per passare il tempo."
"Lo sai che sono appassionata di storia antica. Il fatto è che mi sono imbattuta in un argomento sul quale i libri non dicono molto."
Re Andew si accigliò. "Di che si tratta?"
"Ho trovato questo nome: Arran Lacey."
"Lacey? Il nome mi dice poco."
"Secondo le mie fonti avrebbe scritto un compendio di magia."
Re Andew sollevò un sopracciglio. "Un compendio? Lacey era un mago?"
Joyce si strinse nelle spalle.
Il re assunse un'aria grave. "Se è così si spiega perché i libri non ne parlano. Vedi, c'è un periodo oscuro che risale agli inizi della storia. All'epoca non esistevano i circoli degli stregoni e non c'era organizzazione. La magia era libera e alla portata di tutti. I maghi, a differenza degli stregoni, nascevano senza poteri ma potevano acquisirli con anni di studio e dedizione. Erano pochi, ma molto potenti. E arroganti. E la loro arroganza li portò a diventare avidi e malvagi."
"E cosa successe dopo?"
"Gli stregoni crearono i circoli e combatterono contro i maghi più potenti e i loro seguaci. Fu una guerra lunga e terribile che si concluse con la vittoria degli stregoni e la distruzione dei circoli dei maghi."
"Vennero uccisi?"
Re Andew annuì. "Non c'è altro modo per fermare un mago. La sua sete di potere non conosce limite. Purtroppo, i libri che avevano scritto sopravvissero ai loro creatori."
"I compendi magici?"
Il re annuì di nuovo. "Ne esistevano molti. Il loro scopo era insegnare la magia a chi era nato senza. Ci pensi, Joyce? Chiunque poteva usare gli incantesimi. Fu un periodo di caos e sofferenza."
"Non capisco."
"Vedi, la magia è un dono. Non può essere acquisita con lo studio o la pratica. Chi nasce con la magia viene educato fin da piccolo al suo uso, ma chi l'acquisisce in tarda età può farne solo un uso scorretto. Ecco perché i libri di magia vennero distrutti."
"Tutti?"
"Tutti quelli che riuscirono a trovare."
"E se esistesse ancora un libro di magia?"
"Andrebbe distrutto senza esitazione e chi l'ha nascosto imprigionato e punito severamente."
"Quindi se qualcuno usasse la magia..."
"Per i maghi c'è solo la morte" disse re Andew severo. "È la legge più antica che abbiamo."
Joyce deglutì a vuoto.
"Spero di aver risposto a tutte le tue domande."
Lei annuì. "Ti lascio riposare."
"Vieni a trovarmi quando vuoi" le disse il re mentre se ne andava.
 
Tornata in camera il primo desiderio fu di distruggere il libro. Lo avrebbe strappato e dato alle fiamme quella notte stessa.
Quando il sole calò prese il libro e si preparò a strappare la prima pagina.
Lesse di nuovo la dedica e, sotto, le danzarono davanti agli occhi il titolo e il nome dell'autore.
Poteva davvero insegnarle la magia?
Che male c'era a imparare due o tre incantesimi, magari quelli più semplici e innocui?
Aprì il libro e si fermò al primo dell'elenco, il Globo Luminoso.
Ormai sapeva tradurre l'antico Valondiano. Le parole si formarono nella sua mente. Sotto la figura che mostrava il mago evocare il globo di luce, c'era una formula preceduta da una parola che non aveva mai visto prima.
Consultò il poema di Hopott ed ebbe la risposta. La parola aveva diversi significati, uno dei quali era"parlare".
Joyce seguì le istruzioni del libro e imparò a memoria la formula. Passò tutto il giorno a meditare su cosa stava per fare e decise che sarebbe stato per quella notte.
Al buio, mentre il castello dormiva, chiuse le imposte della finestra e girò la chiave nella serratura.
In piedi al centro della stanza, Joyce sollevò la mano destra verso il soffitto e disse ad alta voce: "Go'i Fa'u."
Non accadde niente.
Ripeté la formula stando sull'attenti.
Non accadde alcunché.
Si sdraiò sul letto e sul pavimento, sedette sulla poltrona, si appoggiò con le mani al muro e fece la verticale.
Niente.
Stanca e delusa andò a dormire.
Il giorno dopo tornò in biblioteca.
"Ti dice niente questa parola?" ripeté a Ilys la parola che precedeva la formula per l'evocazione del globo luminoso.
La bibliotecaria si accigliò. "Somiglia a una parola che usavamo nel mio villaggio. Di solito indicava una canzone."
"Quindi significa cantare?"
"Può darsi."
 
Quella notte tornò a sbarrare porte e finestre. Rilesse la formula magica due volte per essere sicura.
"Cantare? È un compendio magico o un libro di musica?"
Scrollò le spalle. "Go'i Fa'u" disse cercando di dare un'intonazione alle parole.
Come la sera prima nessun globo luminoso apparve.
Delusa, Joyce fu tentata di rinunciare. Le aveva provate tutte ed aveva fallito. O lei sbagliava qualcosa o il libro era solo un falso compendio di magia.
Mentre stava per prendere sonno le venne in mente qualcosa, un'idea strana. E se la parola canzone non si fosse riferita a una strofa cantata in maniera classica?
I poemi erano chiamati "canzoni", anche se non venivano letti ma declamati.
E i poemi erano scritti seguendo una certa metrica.
Si alzò dal letto e prese il libro di Hopott. Nella prefazione c'era una parte dedicata allo studio della metrica dell'antico Valondiano. Hopott spiegava come posizionare gli accenti e come venivano declamati i versi.
"Go'i.. Fa'u" disse Joyce a basa voce. "Go'i Fa'u" ripeté con tono fermo.
E la luce apparve.

 
  
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