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Autore: Dio_dei_Fluff    10/06/2017    0 recensioni
Quando lo vide fu troppo tardi, stava abbracciato alla mora che gli sorrideva innamorata. E neanche Lauren, pur essendo molto cattiva, decise che non poteva rovinare la loro bella favola. Arrivata in macchina pianse tutte le lacrime che aveva in corpo prima di partire.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Lauren, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO TRENTUNESIMO
My head's under water
But I'm breathing fine

23.05.2016, Hotel “El Mar” Spagna

“Ma come Francoise, mi hai detto che mi odi, e io non posso uscire con Thomas?”
Perché Jerome in un vestito molto provocante gli stava facendo questo? Si erano dati appuntamento in quel piccolo bar sulla spiaggia, ma invece che entrare da solo Jerome aveva portato Thomas, il suo perfetto cugino che a quanto pare era nella stessa cittadina balneare.
“Lo ho incontrato prima e mi ha detto che vestito così sembro un dio sceso in terra e allora gli ho detto che devo dire due cose ad un mio nemico e che poi può provare tutto ciò che vuole con questo “Die sceso in terra.””
“Ma… perché?” ma che poi Thomas non era etero? E non aveva anche una fidanzata? E una figlia? E… aspetta, ma quello non era il suo vestito invece che quello di Jerome? Ma cosa?
“Lo hai capito finalmente? Che anche il tuo inconscio ti fa fare sogni dove  io sto con una delle persone che odi? Che poi, secondo il tuo inconscio mi sono fatto mezza Francia, perché ci sono un sacco di persone che a quanto pare odi”
“Ma io…” qualsiasi cosa stava per dire non la disse perché Francoise si svegliò tutto sudato e si disse “Questo posto mi sta facendo ammattire, devo andarmene.”
***
“Allora Lauren quando torneremo a casa?” chiese l’unica persona che non si stava divertendo fra tutti.
“Ancora due miseri giorni Francoise, due miseri giorni e poi possiamo tornare a casa, solo che pensavo che tu fra tutti fossi l’unico che voleva restare.”
“Si, ho delle cose da fare a casa, tipo studiare (così a caso) o fare una nuova pubblicità o…”
“O…???? guarda che non mi freghi, io sono la tua allenatrice, l’unica donna che ami, quindi dimmi subito.”
“Diciamo che al ritorno potrei avere chiesto a qualcuno di uscire.”
“Hai chiesto a Jerome di uscire? Strano che io non l’abbia saputo. Il mio radar ha captato che tu sei più felice, ma non che lo fosse anche lui… quindi… QUINDI TU NON HAI CHIESTO UN APPUNTAMENTO A JEROME!!! SEI UN IDIOTA!!”
“Smettila di urlare. E poi è ovvio che non ho chiesto un appuntamento a Jerome.. io chiedere qualcosa a quella sottospecie di pallone gonfiato?”
“Glielo hai già chiesto e se è per questo sei anche già andato a letto con lui, quindi, dimmi: quale è il problema?”
“Che lui non mi piace?” chiese con quel fare retorico che serve solo a confondere le persone e che lui sapeva usare benissimo.
“Vedi che questo finto fare retorico anche mio figlio avrebbe capito che è finto, dimmi la verità.”
“Punto primo, tuo figlio è ovvio che lo avrebbe capito, è tuo figlio. Punto secondo questa è la verità, solo e soltanto la verità.”
“Smettile di vedere Law and Order, capito?”
“In TV non danno altro. O quello o la replica delle olimpiadi, e vedere Jerome che batte ancora e ancora Nick Russo mi fa salire la nausea fino a livelli epiglottide.”
“Caro Francoise, smettila di lamentarti e di cercare di infinocchiarmi con termini medici, sono anche io una studentessa di medicina.”
“Ma allora, posso tornare a casa adesso???”
“A chi è che hai chiesto un appuntamento?”
“Ma perché mi stai continuando a tartassare?”
“Perché voglio aspettare che Jerome, il quale ci sta ascoltando da quando ti sei lamentato che vuoi tornare a casa, di capire con chi ti vedrai e dargli il tempo di inviare la squadra di sicari che conosco e di cui ho dato il numero a farlo fuori. Certo, i miei amici sicari sono molto bravi e quindi poi dovrei farti fuori perché saresti l’unico che sa e allora sarebbe tutto controproducente, ma che ci vuoi fare, bisogna fare delle scelte.”
“Sta sul serio ascoltando o mi vuoi mandare in pappa il cervello così poi ti dico chi è?”
“Fino a una frase fa stava ascoltando, quindi vedi tu cosa vuoi fare:”
“Conosci sul serio una squadra di sicari?”
“Certo? Come pensi che abbia fatto a non farmi mai scoprire?”
“Magdalene ti ha scoperto e anche io, poi lo ha detto a tutti.”
“Nel senso, dall’America. Non mi sono mai fatta scoprire dall’America.”
“O, giusto. Mancava quella parte.”
“Allora, me lo dici?”
“Così poi puoi farlo fuori?”
“No, così poi dico a Jerome di rendersi utile alla società che vi shippa.”
“Tu sei tutta matta.”
“Sai vero che lo verrò a sapere lo stesso.”
“Intanto ho ancora qualche ora senza che tu o quell’altro veniate a rompere.”
“Pensi sul serio che ci vogliano ore per capirlo?”
“Io prego. Satana.”
“Regina di tutti gli inferi.” Gli urlò mentre se ne andava.
***
“La Porsche ti ha sul serio dato il permesso di uscire con quello che fa la pubblicità della Audi?” chiese Lauren quel pomeriggio.
“Quanto ci hai impiegato a capirlo?” 
“Un quarto d’ora, ma ti ho lasciato del tempo a riflettere.”
“Riflettere?”
“È quella cosa che si fa con il cervello e la propria coscienza.”
“So che cose vuole dire riflettere, vorrei capire perché devo riflettere.”
“Credo sia ovvio.”
“Scusa?” disse con un faccia che era sul serio stupita.
“Anche a 22 anni ti devo spiegare tutto: vediamo se così capisci, anche un bimbo di due mesi avrebbe già capito: tu, Jerome, l’appuntamento, i tuoi sogni.”
“Che?”
“Vedi di chiarire quello che è successo o ti obbligo a fare tutti gli attrezzi che non hai fatto, modificando con la mia squadra di sicari tutti i punteggi.”
“Sai che è strano? Una persona normale mi avrebbe minacciato di non farmi fare le olimpiadi, non di farmi gareggiare a tutto. Che poi magari non faccio pace e allora gareggio a tutto, vinco e poi tanto oro per me.”
“Ma io ti dico anche che dovresti avere come allenatore tuo padre, perché per qualche strano motivo io in quel preciso istante sai alle Bahamas e tutti gli allenatori di Francia non potrebbero darti una mano.”
“Ah, al diavolo!” disse mentre si alzava e andava a noleggiare un pedalò.
Quando si era un po’ allontanato Lauren urlò a Jerome “Vuoi seguirlo o devo fare tutto io?”
“Va bene…” disse mentre lo rincorreva.
“Lauren, hai mai letto Emma? La regina dei match-making?” chiese Jean.
“Si… lo adoro!!” gli rispose con un sorriso a trentadue denti.
***
“Mi stai sul serio seguendo su un pedalò?”
“Così almeno non puoi scappare.”
Questa volta Lauren aveva oltrepassato ogni singolo limite imposto dalla morale comune: l’avrebbe fatta fuori.
“Sai che so nuotare?”
“E sai che io ti so seguire?”
“Va bene, allora vienimi dietro!!” e si tuffò. Se qualcuno aveva avuto un’idea stupida quello era lui: era ovvio che lo avrebbe preso, anche solo perché non è che si stesse impegnando troppo a nuotare. Il suo inconscio stava parlando ancora: forse voleva che lui lo prendesse… forse voleva farsi prendere e poi baciarlo in mezzo al mare… forse quella scena da pubblicità di Dolce e Gabbana non era il massimo per far star zitto il proprio inconscio che mentre nuotava gli dava immagini strane e molto, molto, molto sexy. 
“Ti ho preso. Ora, stai zitto e ascolta. Mi piaci troppo perché tu possa uscire con qualcun altro senza che io abbia almeno provato a dirti che…” 
“Che…”
“Dio, non è facile.”
“Non sai neanche cosa vuoi dire.”
“So cosa voglio dire, ma non so come dirlo.”
“Siamo in mezzo all’oceano, vorrei che ti sbrigassi. Non voglio far visita agli ex compagni di Lauren per colpa della corrente.”
“Moriresti prima.”
“Sono una persona molto forte, il mondo non si liberebbe così facilmente di me.”
“Sai che Lauren ti farebbe una festa.”
“Ma tu non dovevi dirmi qualcosa?”
“Ma tu sei come lei che si ricorda tutto.”
“Quando sei in mezzo all’oceano cerchi di ricordarti tutto per poterlo dire a chi ti salverà, perché non pensi che tu sia pazzo.”
“Lo pensi sul serio?”
“Dimmi cosa volevi dirmi!!! Non mi freghi.”
“Sei…”
“Parla o ti lascio qui.”
“Tu sei un vero stronzo.”
“Carino.”
“Ma ti amo per questo. È molto più facile da dire quando prima insulti qualcuno.”
“E tu pensavi di insultarmi e poi dirmi che mi ami nella stessa frase senza che io mi arrabbi almeno un pochino.”
“Ma puoi arrabbiarti dopo? Ora mi puoi rispondere? Se devo andare dagli amici di Lauren o al creatore forse sarebbe meglio che prima sappia se sono ricambiato o solo un povero ragazzo che si è innamorato di una celebrity e che non sarà mai ricambiato?” 
In quel momento le parole sarebbero state superflue, per questo Francoise decise che doveva baciarlo. 



  
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