Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Jules_Kennedy    11/06/2017    2 recensioni
-Per la decima volta, non ne so niente di quella partita di droga. Non ho idea di come ci sia finita quella roba nella mia macchina, e se qualcuno ha cercato di incastrarmi c’è riuscito benissimo. Ora posso andare a casa?- chiese nuovamente l’uomo, fissandola intensamente. Dal canto suo la donna gli sorrise affabile, sporgendosi di poco verso di lui e lasciando intravedere velatamente le forme prosperose.
-Signor Trafalgar Law, lei potrà continuare a ripetere questa frase fino a quando vuole, ma fino a che non mi dirà la verità su come siano andate le cose, casa sua se la scorda.-
.
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-Non ci posso credere.- asserì sconvolto.
-Era l'unica soluzione- disse semplicemente Law.
-Fammi capire bene.- inspirò profondamente Kid dopo qualche minuto di silenzio, interrotto solo dal brusio di sottofondo del bar. -Tu, Trafalgar Law, leggenda delle conquiste ed aprifighe a tradimento, hai fatto credere ad una ragazza che ti piace, e non solo per scoparci, e a cui probabilmente nemmeno tu fai schifo, di essere gay solo per evitare di doverti impegnare in una cazzo di relazione!?- espose con estrema perizia, controllando il tono della voce per evitare che la sua testa prendesse fuoco per la rabbia."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Izou, Koala, Penguin, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Se Law, quel giorno, alzandosi alle sei del mattino dopo ben due ore di sonno, si era aspettato di trascorrere una giornata si impegnativa ma tutto sommato gestibile, arrivato a quel punto della mattinata (ed erano solo le undici), aveva abbastanza materiale per mandare a quel paese il suo aplomb e fare cadere dal cielo una quindicina di figure santificate giusto per il gusto di scaricarsi su qualcuno.

Per fortuna lui non era come Eustass Kid, quell’idiota, grezzo e volgare meccanico che si era ritrovato appioppato addosso a sei anni come compagno di banco e che ora poteva essere definito più o meno la persona più vicina a lui.
No, lui non era come Kid che faceva scomodare il creatore in persona ogni dieci minuti per motivazioni gravissime quali avere finito la maschera ai lamponi per i suoi morbidi e “lucenti” capelli rossi da demone, o peggio, avere esaurito la sua boccetta di smalto preferito, o anche aver perso le rondelle del sei o la chiave del sedici per “dare attenzioni” alla sua mastodontica moto, la Jack Skull.

Aaah, quell’Eustass-ya.. se non ci fosse il Signore ci avrebbe ripensato due volte prima di inventarlo.

Beh, c’è da dire che Law se l’era cercata negli anni addietro mostrandosi come uno dei dottori più capaci dell’intero ospedale, ma il fatto che, con il casino che aveva invaso l’intero reparto, non potesse compiere un passo in mezzo al corridoio senza che qualcuno iniziasse a sbraitare il suo nome manco fosse Beyoncè, quello iniziava ad irritarlo.

Persino il suo ego si era stufato di essere chiamato in causa come “Unico baluardo di conoscenza e saggezza” da quel pozzo colmo di nulla che i non addetti ai lavori chiamavano “Struttura sanitaria estremamente specializzata”, il che era decisamente indicativo sul suo stato mentale.

-Dottor Trafalgar!-

Per un secondo Law chiuse gli occhi, inspirando profondamente.

Concentrazione, calma, e tutte quelle inutili ore al corso di recitazione che zio Cora l’aveva costretto a sopportare: se anche le avesse invocate contemporaneamente non sarebbero bastate per rispondere con raffinatezza e charme a quell’ennesimo insulto al suo spazio interiore.

“Non ce la posso fare” considerò tra se e se con estrema tranquillità, mettendo su l’espressione di noncuranza più falsa degli ultimi dieci anni.

-Si?- rispose atono, sollevando di poco lo sguardo dalla cartella che stava analizzando. Davanti ai suoi occhi comparve una giovane infermiera lentigginosa dai capelli blu elettrico, piantata di fronte a se a sostenere senza timore il peso dei suoi occhi di ghiaccio, dissimilmente da quasi tutta la popolazione femminile impiegata al Kyros Memorial.

Nel momento in cui Law si accorse di chi fosse stata a chiamarlo ghignò, osservando con quanta noncuranza quell’infermiera lo scrutava sorridendo maliziosamente a sua volta.

-Ishley! Quale onore che tu dall’alto della tua estrema sapienza, ti rivolga a me!- la schernì con lo stesso tono piatto e posato, consapevole di aver centrato l’obiettivo pungendo l’ego della sfrontata infermiera.

Dal canto suo Ishley inclinò la testa, alzando un sopracciglio in un’espressione di puro compatimento per il moro. -Law- iniziò, venendo immediatamente interrotta dal diretto interessato. -Dottor Trafalgar a lavoro, Infermiera Aquamarine.- la riprese, assottigliando lo sguardo.
Per quanto stanco e distrutto fosse, i ruoli e l’ordine prima di ogni cosa.
Senza mutare espressione Ishley sorrise, sospirando per il visibile peggioramento del disturbo ossessivo compulsivo del medico. -DOTTOR TRAFALGAR- ricominciò incidendo particolarmente con l’epiteto utilizzato per chiamarlo, fissandolo come a dire “Ora ti va bene, pignolo che non sei altro?”
-Continua.- si limitò a rispondere Law, passatosi indice e pollice sugli occhi. Non si reggeva visibilmente in piedi. -Dicevo, il giorno in cui IO avrò bisogno del SUO consiglio, sarà il giorno in cui Iva-san verrà a lavoro vestita decentemente.- lo zittì, voltando appena lo sguardo ad incrociare le nerborute gambe irsute della collega che volteggiavano nel corridoio, in tinta con una pettinatura afro dal vago color lilla ed un trucco che Trixie Mattel, levate.

Senza potersi controllare, Law si lasciò andare ad un sospiro sconsolato ed ironico, sorridendo appena per la testarda caparbietà di Ishley nel mostrarsi sempre così sicura e fiera.

Del resto non gli importava di fare colpo su di lei, nonostante in quelle condizioni mentali non sarebbe riuscito a fare colpo nemmeno su un sasso. Che poi ad essere sinceri, non gli importava mai di fare colpo quasi su nessuno. Se succedeva era quasi sempre per caso, ma con quella testa pazza dai capelli blu non ci aveva mai davvero provato.

La verità era che Ishley gli piaceva. Con quel suo modo sempre spontaneo di parlare, la sua totale mancanza di filtri e il fatto che anche se era stata assunta appena due mesi prima, sembrava che di lui non avesse mai avuto e non avrebbe mai avuto paura.

-E allora che c’è?- chiese semplicemente Law guardandola dritto negli occhi, implicitamente implorante per un po’ di pace.
-C’è della gente che la sta cercando.- lo avvisò schietta l’infermiera, indicando con un cenno della testa due persone che poco dietro di lei stavano amabilmente battibeccando mentre l’infermiera Dadan, seduta al bancone delle infermiere si godeva la scena.
Mancavano solo i Pop Corn e poi il quadretto sarebbe stato davvero perfetto.

Law inasprì lo sguardo incrociando la testa bionda che ondeggiava a ritmo con le parole che uscivano dalla sua bocca, inquadrando la cicatrice sull’occhio sinistro. -Tu sai chi sono?- sussurrò sovrappensiero, ignorando il fatto che Ishley ormai era bella che andata.-Ishey, ti ho chiesto se sai chi s.. Ishley?- chiese nuovamente, sbuffando all’idea che quella ragazzina gliel’aveva fatta di nuovo.
Inspirò impercettibilmente, voltandosi verso il tizio biondo e la signorina con i capelli simili a quelli dell’infermiera Aquamarine che discutevano, pronto a rovinare la festa a Dadan e a levarsi quell’impiccio dai piedi il prima possibile.

Guardò l’orologio da polso dei Digimon: segnava le undici e cinque. Era da quando l’aveva rianimata che non andava a controllare Koala, e sebbene si fidasse di Kaimye per qualche strana ragione il suo ingombrante inconscio gli stava letteralmente urlando di andare a verificare che fosse tutto apposto di persona.

Il perché ancora non era chiaro nemmeno a lui.

Deciso quindi a sbrigarsi tutte le incombenze in quel ristretto arco di tempo che aveva prima che le sue gambe si muovessero di loro spontanea volontà verso la stanza 221B in fondo al terzo corridoio di quel piano, Law si diresse verso la coppietta felice, cercando di fare quanto più training autogeno possibile per sopportare le voci assurdamente tonanti di entrambi i litiganti. Nel momento stesso in cui si portò ad una distanza che non avrebbe definito ottimale secondo i suoi standard, il biondo e la turchina smisero di discutere, fissandolo. Lui con parecchio astio, lei con un che di… rassegnato negli occhi?

Alzò un sopracciglio, preparandosi a ripetere quelle due parole in croce che riservava ai parenti dei suoi pazienti.

“Salve, sono il dottor Trafalgar Law, il vostro/a _inserire il nome del paziente_ è in ottime mani. Stavo giusto andando a controllarlo/a, quindi se volete scusarmi.-

Facile, breve, indolore ed elegante. Perfettamente consono al suo stile.

Prese un bel respiro.

-Salve, sono il dottor..-
-DIMMI DOVE SI TROVA KOALA, E NESSUNO SI FARA’ MALE!-  

Un attimo. Successe tutto in un attimo.

Senza nemmeno rendersene conto Law si ritrovò a terra, il fiato spezzato e quell’invasato biondo a cavalcioni  su di se con un ginocchio dritto dritto al centro del petto, pronto a spappolargli le viscere se si fosse mosso nella maniera sbagliata.
Ora, differentemente da quello che si sarebbe potuto pensare guardandolo, Law era si magro, ma anche parecchio prestante. Esperto di Kendo ed agile judoka, era perfettamente in grado di liberarsi da una presa del genere, specie se applicata con la specifica intenzione di minacciare e non di fare del male vero e proprio.
-E lei chi sarebbe?- chiese quindi con voce tranquilla, posizionando le mani in maniera strategica in modo da distrarre il suo aggressore e ribaltarlo nel momento in cui avesse perso il controllo della sua posizione per rispondergli.
-Io sono il maggiore Monkey D. Sabo, e lei, SIGNOR Trafalgar, ieri notte è stato interrogato per sospetta collaborazione in traffici illeciti. E ora non mi venga a dire che con quest’incidente non centra niente!- s’infervorò il giovane, premendo maggiormente sullo sterno di Law.

-Sabo, piantala per tutti i kami!- sospirò imbarazzata Bibi, appoggiandosi con un gomito al bancone prontamente sostenuta da Dadan (che non si sarebbe persa le prestanti doti di combattimento del dottor Trafalgar nemmeno per tutto l’oro del mondo.) -Sto lavorando tesoro, lasciami fare per piacere!- asserì serio Sabo, prontamente sostenuto da Law.               
-Signorina non si preoccupi, abbiamo la situazione perfettamente sotto controllo.- chiarì infatti il moro con estrema tranquillità. Sabo inizialmente annuì, felice di aver trovato un ulteriore sostenitore dei suoi metodi, ma riscosse violentemente la testa quando percepì il velato tono di ironia nelle parole di quel medicastro sospettato spacciatore. -Lei non faccia tanti scherzi, dottore!- sibilò, guardandosi alle spalle come se da un momento all’altro qualcuno potesse assalirlo per liberare il suo obiettivo.

-Vedo che ti sei fatto un nuovo amico Law!- cinguettò Ishley, portandosi una mano alla bocca mentre riattraversava con estrema lentezza il
corridoio, sghignazzando per la scena che si stava consumando di fronte a lei.

-Dottor Trafalgar, Ishley!
-Signorina, non si immischi per favore!-

Sabo e Law si guardarono simultaneamente, consapevoli ed irritati di aver parlato l’uno contemporaneamente all’altro. -Si, siete proprio fatti l’uno per l’altro!- ridacchiò l’infermiera ignorando bellamente entrambi i commenti, avviandosi a passo svelto verso la medicheria ancora scossa dai singulti delle risa.

-Ha ragione lei, Sabo. Su di me non ti sei mai buttato con così tanta veemenza.- commentò con insospettabile ironia la turchina, lasciandosi trasportare dalle risate insieme a Dadan e ad Ishley, che infischiandosene momentaneamente dei suoi compiti era ritornata sui suoi passi, obbligata dalla curiosità barbina che l’aveva assalita.

-BIBI!-

-Tua moglie ha ragione Sabo, dovresti vedere la tua faccia in questo momento. Pura estasi.-

-Marco, non ti ci mettere anche tu!- esclamò piccato il biondo, individuando la figura snella del medico altrettanto biondo che si avvicinava a loro. -Tutto bene Law?- chiese atono come al solito, rivolgendo lo sguardo in terra al collega spiaccicato contro il pavimento.
-Non c’è male.- si limitò a rispondere l’interpellato.
-Dottor Trafalgar, la prego di scusare mio marito..- riuscì a dire Bibi in mezzo agli ultimi spasmi di ridarella che le scuotevano il corpo.
-Non si preoccupi, sono abituato ad essere aggredito senza una motivazione valida.- sciorinò velenoso il diretto interessato sorridendo alla giovane, ghignando poi nel vedere un sopracciglio fine di Marco sollevarsi come a dargli dello sbruffone anche senza pronunciare una parola. -Comunque sia, dov’eri finito? Io e Pen ti abbiamo cercato ovunque ma sembravi sparito nel nulla.- indagò poi Law, sollevando a sua volta un sopracciglio interrogativo, nel tentativo di carpire qualche informazione da quel totem senza espressione della faccia del collega.

-Visita inaspettata.- esalò quello, enigmatico.

-Allora, chiariamo bene una cosa tutti voi!- cercò di riprendere la situazione in mano Sabo -qui c’è in atto un interrogatorio, per cui siete gentilmente pregati di togliervi dai..-

-Guarda che sei tu che mi sei piombato addosso!!-
-Beh, se avessi saputo che c’eri tu ad aspettarmi a braccia aperte l’avrei fatto davvero e senza nemmeno fingere che fosse stato un incidente..-
-Finiscila! Io so solo che hai cercato di stritolarmi e per questo te la farò pagare!!-
-Ma mi spieghi perché avrei dovuto cercare di buttarti a terra e stritolarti?-
-E che ne so! Chiedilo al tuo cervello in letargo!-
-Aspetta sarebbe una battuta? Cervello in letar.. Oh, Sabo! Bibi, Marco! Vi ho trovati finalmente! Ma dove vi eravate cacciati ragazzi?-

-Ace!- gemette il biondo alla vista del fratello che si aggiungeva all’allegra combriccola insieme ad una variopinta signorina dai capelli rosa che stava probabilmente cercando di trattenersi dall’ucciderlo. -Dove ti eri cacciato tu, piuttosto! Te l’avevo detto almeno tre volte, reparto di terapia intensiva, quinto piano, corridoio A3 stanza 221B!- lo apostrofò Bibi, gettando gli occhi al cielo quando il cognato le rispose con un’alzata di spalle evidentemente colpevole. -Comunque sia ragazzi, lei è Perona!- fece allegramente Ace, prendendo la giovane per un fianco con evidente fastidio di quest’ultima. -Ecco, lei è mia cognata Bibi..- iniziò indirizzando la ragazza verso la turchina. -Piacere di conoscerti!- rispose con fare materno l’interpellata, stringendo delicatamente la mano restia di Perona visibilmente confusa da quell’ammasso di gente sconsiderata che si era ritrovata davanti.
-Lui è Marco, mio ex compagno di scuola..- proseguì Ace, sfiorando la schiena di Perona per imprimerle una leggera spinta in avanti verso l’amico. -Piacere, Dottor Marco Phoenix.- si presentò il biondo, inarcando le sopracciglia alla vista della giovane.

Contemporaneamente, come se qualcuno le avesse appena dato una botta in testa, Perona scosse la testa osservando ad occhi sgranati il giovane medico di fronte a se. -Lei sarebbe il dottor Phoenix?- chiese scettica. -In persona. Qualche problema?- rispose secco Marco, incrociando le braccia al petto. Perona gli si portò ad un palmo di naso, puntandogli un dito a petto. -Oh, nessunissimo problema. Semplicemente mi chiedo perché la sua visita al mio amico Izou Newgate sia durata così tanto.- insinuò piegando il broncio carico di lipgloss alla ciliegia in un ghigno indecifrabile.

Marco dal canto suo rimase pietrificato. Non che la sia espressione fosse cambiata di molto, ma anche quel semplice indurimento dei tratti fu chiaramente visibile sia a Law, che ancora se ne stava steso a terra in posizione stella marina ben attento alla discussione, sia ad Ace, il cui sorriso di incoraggiamento per Perona si piegò in una strana smorfia di difficile interpretazione. -Marco, di che Izou sta parlando Perona? Non sarà quell’Izou che ti eri ripromesso di non vedere mai più, o sbaglio?- insinuò accusatorio Ace, battendo ritmicamente un piede a terra per sottolineare l’impazienza di ricevere una risposta decente da parte dell’amico. -Il decerebrato qui ha ragione! E’ pregato di fornire una risposta dottore, e pretendo di sapere dove si trova il mio amico adesso!- gli diede manforte Perona, incrociando le braccia allo stesso modo di Ace. Marco si schiarì la gola, in preda ad un violento tumulto interiore. Non che da fuori si notasse alcunchè, ma Law fu celere nell’intercettare lo sguardo fugace del collega, liquidandolo con un semplice battito delle palpebre.

-Ace, ma ti pare il momento di mettersi a fare questi discorsi!- venne inaspettatamente in suo aiuto Sabo, distogliendo l’attenzione di tutti da lui e ricordando all’intero gruppetto che Sabo se ne stava ancora con un ginocchio ormai calcificato tra le costole di Law, in attesa di lanciare il suo colpo di grazia e salvare Koala dalle grinfie di quel malvagio dottorino senza scrupoli. -Ma perché, qual è il problema, Sabo?- si spazientì Ace, inclinando la testa con gli occhi fissi sull’uomo steso sotto il fratello. -Ma che stai facendo?- chiese dopo qualche secondo, lasciando tutti quanto meno interdetti. -Cioè fammi capire..- iniziò Sabo tenendosi la radice del naco con l’indice ed il pollice  -..non ti eri accorto che io ero seduto sopra il dottor Trafalgar nel chiaro tentativo di minacciarlo anche se mi hai palesemente visto e salutato?- ricapitolò per tutti, sconvolto anche lui, suo malgrado, dalla scioccante mancanza di attenzione del fratello.

-Oh, beh.. ecco io stavo parlando con Perona e beh, mi sono un po’ perso..- ridacchiò il pompiere, grattandosi la nuca e sorridendo come se non ci fosse nulla di male in ciò che aveva detto. Perona dal canto suo si voltò verso di lui, arrossendo violentemente. Durò meno di un secondo, dopo il quale continuò imperterrita a torchiare Marco che ormai non sapeva più che pesci prendere per evitare l’inevitabile.

-Ma aspetta, hai detto che lui è il dottor Trafalgar?!- sbraitò Ace con rinnovato fervore, digrignando i denti alla vista dell’espressione assolutamente disinteressata di Law. -E’ un’ora che te lo sto dicendo, allora mi dai una mano o no?!- lo incalzò Sabo, sorridendo nell’incrociare le iridi complici del fratello. -Ace, non ti ci mettere anche tu, ti prego..- gemette Bibi, una mano spiaccicata in faccia per la vergogna ormai tremendamente evidente. 
-Dove si trova Koala, eh? E che cosa le hai fatto?!- ripetè a pappagallo il moro, chinandosi e bloccando le mani di Law che ora era sempre più convinto che  da un momento all’altro sarebbe arrivato qualcuno a stuprarlo. -Se mi lasciaste parlare ve lo direi, ma dubito che capireste anche solo un decimo di quello che dico.- cercò di spiegare con calma il medico, gli occhi rassegnati fissi sul soffitto bianco.

-Credo che ci stia prendendo per il culo, Sabo.- considerò Ace, lo sguardo serio fisso sul viso inespressivo di Law.
-Lo credo anche io.- rispose secco il biondo.
-Beh, allora se è così..- ghignò cospiratore il moro, incontrando il favore di Sabo nel dare una bella lezione a quel presuntuoso che si prendeva gioco di loro.
-Ragazzi, basta!- li ammonì Bibi, che era passata dal rosso della vergogna al verde di rabbia furente.

-MAAARCO-CHHAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!-

Una sola, semplice e chiarissima esclamazione bastò a zittire tutti quanti. Ace, Sabo, Bibi, Perona, tutti percepirono quell’urlo disumano che aveva interrotto i loro sproloqui.

Marco sbiancò violentemente, socchiudendo gli occhi.

-Kami, ti prego no. Fa che non sia lui.- sussurrò, attirando l’attenzione di Perona.
Purtroppo la fortuna non era dalla sua in quell'uggiosa mattina di febbraio.

-Marco-chaaaaaaaaaan, hai dimenticato le mutande nella saletta! E comunque mi piace l’accostamento dei colibrì con i rami di fiori di ciliegio, non ti facevo così romantico!- cinguettò l’ultimo arrivato della compagnia.

Sette paia di occhi (Dadan inclusa che non si era persa un singolo minuscolo secondo di discussione) si voltarono verso il lato ovest del corridoio, da cui spuntò, raggiante ed fluttuante, un giovane che definire fuori dal comune era un eufemismo.

Pelle pallida, probabilmente coperta da strati di fondotinta bianco, labbra dipinte alla maniera delle geishe di un rosso ciliegia intenso, occhi scuri contornati da un eyeliner decisamente perfetto. A completare quel viso che sembrava di porcellana si aggiungeva una massa voluminosa di apelli neri, lucidi e brillanti cotonati in una grossa crocchia con qualche ciuffo disordinato che sfuggiva al controllo del pesante fermaglio con stampa orientale che teneva l’intera acconciatura in piedi, jeans scuri così aderenti che quasi quasi si intravedeva il bozzo delle vene al di sotto della stoffa ed un leggero maglioncino lilla con su una delicata trama a quadretti e rombi violacei.

In una parola..

-Izou!- esclamarono contemporaneamente Sabo, Ace, Marco e Perona, seppur con quattro intonazioni diverse e quattro intenzioni differenti.

-Ragazzi, quanto tempo!- trillò allegro il giovane avvicinandosi lentamente ad Ace e Sabo che lo fissavano in tralice, impazienti di concludere il loro compito con il dottor Trafalgar. Il corvino lanciò un’occhiata proprio a Law, sorridendo poi bonario agli amici. -Ottima scelta.- si congratulò, facendogli l’occhiolino e tornando sui suoi passi per riconsegnare a Marco il suo indumento perduto.

-Ecco qui Marco-chan, non vorrei mica che prendessi freddo al tuo..-
-Izou, non qui per favore.- lo implorò Marco con quanta più veemenza le sue scarse doti di mimica facciale gli concedessero. -Oh, su non fare il timido! Penso che chiunque sia passato davanti alla tua stanza abbia sentito le stesse cose che sto per dire qui!- lo confortò a modo suo il giovane, voltandosi poi lentamente alle sue spalle per incrociare gli occhi furenti dell’ultima persona che avrebbe dovuto ignorare in quel momento.

-NO, MA SAI PARLA, PARLA PURE! IO NON SONO MICA QUI AD ASPETTARE LE TUE SCUSE EH!- sbraitò infuriata Perona, afferrando l’amico dall’orecchio e tirando l’orecchino di perla che ne ornava il lobo.
-Perona i capelli, i capelli!- strillo Izou, cercando di divincolarsi mentre con la mano libera tentò di risistemare i ciuffi che erano sfuggiti alla lacca. -Capelli un corno! Si può sapere dove cavolo eri? Per colpa tua che ci hai messo così tanto io sono quasi stata aggredita da quel tipo!- sibilò inviperita la rosa, indicando Ace con un cenno della testa. Quello si voltò di scatto, contestando con un sonoro -Ehi!- di risentimento l’accusa a lui rivolta.

-Ace, concentrati! Il collo, ricordi?- lo riportò sulla retta via Sabo, gli occhi piantati sul viso sempre più apatico di Law, che ormai aveva iniziato ad apprezzare quella posizione. -Se proverete a spezzarmi il collo, voglio che scriviate sulla mia tomba “Sono morto circondato da idioti”.- chiese semplicemente il medico, ghignando alla vista dei due fratelli sempre più furenti.

-Beh almeno è carino!- continuava intanto Izou, impegnato a discutere con Perona su quanto gli piacesse il suo nuovo futuro ragazzo (come l’aveva battezzato nel momento stesso in cui l’aveva visto) e cercando di giustificarsi dando la colpa della sua assenza prolungata a Marco e al suo bastone magico.

Bibi del resto osservava tutta la scena, ormai al di fuori di ogni comprensibile emozione umana.

-Ci vorrebbe un miracolo per fermare questo casino..- sospirò sconsolata, socchiudendo gli occhi e portandosi una mano al pancione che iniziava a farsi evidente da sotto la maglia azzurra di flanella.

Ora, non fu chiaro se per intercessione divina o per un puro caso, ma quasi come se se la fosse chiamata, dallo stesso punto in cui poco prima era comparso Izou fece il suo ingresso ad effetto una minuta infermiera dai capelli verdi, che correndo a perdifiato cadde in avanti e si rialzò almeno quattro volte. Capitombolò e si rimise in piedi senza arrendersi fino ad arrivare dove si trovavano loro, sbracciandosi e cercando in tutti i modi di attirare l’attenzione del dottor Trafalgar o di Marco, ma inutilmente.

Tuttavia la ragazza sapeva di non poter demordere, quello che aveva da dire era di fondamentale importanza e non poteva farsi sovrastare per l’ennesima volta solo perché non aveva il coraggio di fare sentire la sua voce al di sopra di quella degli altri.

E fu li, che la piccola, dolce ed amabile Kaymie perse definitivamente la pazienza.

-ADESSO BASTA, PIANTATELA TUTTI QUANTI!- urlò, puntando i piedi per terra e strizzando gli occhi per lo sforzo.

In un secondo, il chiacchiericcio si fermò, e tutti si voltarono verso il viso bordeaux dell’infermiera, ansimante.

-Kaymie, che ti prende?- la interrogò Marco voltandosi verso di lei, più posato degli altri nel rispondere a quell’intrusione.
-C’è una cosa che devo dirvi!- esclamò subitanea la verdina, con un tono più basso ma ugualmente autoritario.
-E allora dilla, che aspetti?- la invitò semplicemente Law, facendola mettere sull’attenti con il solo suono della sua voce.

-Ecco, io.. cioè non io, insomma..- balbettò nuovamente sprofondata nell’imbarazzo l’infermiera, scombussolata nel rendersi conto che in quel marasma aveva attirato in maniera plateale troppe attenzioni su di se.
-Oh, insomma che succede?!- chiese esasperato Izou per tutti, una mano sul fianco ed un sopracciglio alzato. -… Ecco.. Koala..- iniziò la giovane, facendo rizzare le orecchie di tutti quanti.
 
 -Koala.. si è svegliata!- sussurrò, mentre un radioso sorriso di sollievo le si dipingeva chiaro e limpido in viso.






ANGOLO AUTRICE

Ma salve a tutti! *^*

Che dire, sono fiera di me. Sono riuscita a pubblicare così' in anticipo, e non è solo perchè praticamente questo capitolo di DELIRIO si è scritto da solo, ma anche perchè la settimana prossima non posso garantire un aggiornamento sicuro. 

Per cui spero che questo nuovo, scleratissimo e psicopatico capitolo vi possa piacere, e io vi aspetto come sempre nell'angolo recensioni! :D


Jules


 
   
 
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