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Autore: Anthea_    11/06/2017    0 recensioni
Il mondo è fatto di strade. Sono infinite, ognuna diversa dall'altra, ma qualcosa le accomuna tutte: ogni strada prima o poi è destinata ad incrociarne un'altra. Due strade si intersecano tra di loro creando qualcosa di nuovo, insolito, inedito e succede così anche con le persone. Nascono sole, ma sono destinate ad incontrare qualcun altro lungo il loro cammino chiamato vita. A volte si incrociano per stare insieme, altre volte per dividersi dopo poco tempo. Nessuno sa cosa potrebbe succedere. Le persone sono strade e neppure sanno di esserlo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Il coraggio, uno non se lo può dare.

(Alessandro Manzoni - I promessi sposi)

 

Soporifera. Soporifera è l’unica parola in grado di descrivere la lezione del prof. Santoro. Mi accascio sul banco e inizio a giocare con la penna. So bene che dovrei prestare attenzione a questa spiegazione perché particolarmente importante, ma la voce del professore è così lenta, monotona, piatta da rendere​ vano ogni mio sforzo di concentrazione.

Mi volto ad osservare Luca, seduto accanto a me, e noto che lui invece è attento, affannato a prendere appunti senza farsi sfuggire nulla e quasi lo invidio. Vorrei avere la sua forza di volontà.

«Che palle!», sbutto frustrato. «Perché le lezioni devono iniziare così presto?», l’alzataccia, infatti, è uno dei problemi per cui la mattina rendo così poco. Essere obbligato ad alzarmi presto e fare cose che non desidero mi mette sempre di cattivo umore, preferisco di gran lunga studiare la notte, ma purtroppo per me l’università notturna qui non esiste ancora.

Luca ride, ormai non fa neppure più caso ai miei lamenti, difatti, ogni volta che mi comporto in modo scortese o antipatico lui ride. Inizialmente la cosa mi dava fastidio, ma poi ho imparato a capire che lui gestisce così il mio brutto carattere e anche se non glielo dico gliene sono grato. Ridere, d'altronde, è il suo modo di affrontare la vita. Non l'ho mai visto triste, cupo, spento e forse per questo mi sono così legato a lui, forse è vero che gli opposti si attraggono. A me ridere ormai viene difficile, ma quando sono con lui tutto  sembra essere più semplice.

Inizialmente, quello che è diventato il mio migliore amico, mi era indifferente, anzi oserei dire che mi era perfino antipatico. Quando mi ronzava attorno durante le lezioni cercavo di evitarlo, ma non si è mai perso d'animo e non so cosa l’abbia spinto a continuare a provare nonostante i miei brutti modi, non so il motivo che lo abbia spinto a volermi essere amico, non so perché abbia scelto proprio me tra tanti, però sono felice che sia così. Sono felice che non si sia arreso. Luca è riuscito a farsi spazio nella mia vita quando avevo deciso di chiudere la porta in faccia a tutti, ma la verità è che volevo solo qualcuno paziente, qualcuno in grado di sopportare i miei sbalzi d’umore, il mio essere burbero e a volte brutale senza alcun motivo e l'unica persona ad esserci riuscita in questo posto è lui.

Si può dire che sia l'unica ragione che mi permette di tenere in vita il vecchio me, anche se solo per poco, per momenti fugaci che passano in fretta, però è bello sentirsi se stessi, soprattutto quando pensi di esserti smarrito del tutto. Gli devo tanto eppure non l'ho mai ringraziato e conoscendomi è probabile che non lo farò mai e il bello di Luca, d’altronde, è che avrà capito anche questo, capisce sempre tutto, ma fa finta che non sia così.

«Prima iniziano e prima finiscono», dice senza sollevare lo sguardo dai suoi appunti e secondo me è questo a dargli la spinta per alzarsi così presto dal letto da un mese ormai. Non trovo nessun'altra possibile spiegazione.

«Cazzate», rispondo burbero, mentre continuo a scarabocchiare sul quaderno evitando accuratamente di prendere appunti. Luca sta continuando a ricopiare le formule scritte senza apparente logica sull'enorme lavagna nera e lascio che continui a farlo senza darmene pena, anzi sono felice che ci metta cosi tanto impegno sapendo bene che poi mi presterà i suoi appunti.

«Bene, per oggi abbiamo terminato. Domani riprenderemo da qui», conclude il professore poggiando il gesso sulla cattedra. Le sue parole sono subito seguite dal trambusto degli studenti che si affrettano a voler fuggire da lì, me compreso. «Fermi tutti!», urla. «Devo dirvi un'ultima cosa e poi vi lascerò liberi di andare. La settimana prossima inizierà un ciclo di convegni matematici-filosofici a cui io stesso parteciperò. Il tutto si svolgerà nella sede centrale del dipartimento di Lettere e Filosofia. Saranno tre incontri su argomenti diversi, il primo sarà lunedì, non aggiungo altro perché troverete tutte le informazioni sulla mia pagina docente, quindi vi invito ad andare a controllare in particolar modo perché due incontri su tre coincidono con le nostre ore di lezione.»

«Finalmente ha detto qualcosa di interessante», blatero. «Possiamo saltare due lezioni con lui.»

«Ha anche appena detto che le recupereremo. Non gioire troppo presto», dice e in tutta risposta alzo gli occhi al cielo e sento Luca ridacchiare, come sempre. «Inoltre penso che dovremmo andarci.»

Non appena sento queste parole mi volto verso di lui con occhi sbarrati. Spero davvero di aver sentito male o che questo sia uno stupido scherzo. La mia faccia deve aver parlato per me perché Luca si affretta ad aggiungere: «sono serio, ci andrò!»

«Perché mai vorresti andare? Non ti basta annoiarti in classe?», chiedo ironicamente, mentre metto tutto nello zaino e mi alzo pronto ad andar via.

«Sì, ma sicuramente assegneranno dei CFU e a me servono per completare il piano di studi e in più il professore ha detto che i convegni si terranno nel dipartimento di Lettere e Filosofia, il che vuol dire una sola cosa», lascia in sospeso la frase.

«Cosa? Che saranno ancora più noiosi?», continuo ad essere ironico cercando di dimostrargli l'assurdità delle sue parole, ma so per certo che Luca è cocciuto e il mio lavoro non sarà poi così semplice.

«No! In realtà forse anche quello, ma parlavo d'altro. Studiare fisica mi piace, ma in questo dipartimento non si vede una ragazza neanche a pagarla, mentre lì ce ne saranno tantissime, quindi andremo e mi rifarò gli occhi. Come si suol dire: due piccioni con una fava.»

Non riesco a trattenermi e inizio a ridere. Luca è strano, a tratti folle, ma penso che questa sia la cosa più stupida che abbia mai detto e allo stesso tempo la più disperata.

«Ridi pure, ma tanto verrai con me», dice e si incammina fuori senza aspettarmi e così accelero il passo per raggiungerlo.

«Puoi scordartelo! Non vengo a lezione volentieri figuriamoci alzarmi presto per fare qualcosa che non devo fare. Se vuoi andarci fai pure, ma non contare su di me soprattutto perché la tua idea è veramente da idiota. Cosa pensi di poter fare? Attaccare bottone con le ragazze che ci saranno? Non parli mai con nessuna e non credo che quel giorno riuscirai ad essere così intraprendente.»

«Fa come vuoi», dice Luca e in un attimo mi rendo conto di averlo offeso. Sono sempre stato pessimo nei rapporti interpersonali, ma di solito con lui non ho problemi perché sopporta sempre i miei colpi di testa senza dire nulla, ma a volte esagero superando i limiti e questa volta credo di averlo fatto. Dopo tante volte che sopporti qualcosa che ti infastidisce scoppi e ora l’ha fatto anche lui anche se le sue sono più che altro implosioni. Non si arrabbia con me, ma si chiude in se stesso e questo mi mette in difficoltà perché preferirei di gran lunga che mi mandasse a quel paese piuttosto che fingesse che tutto vada bene. Siamo così diversi e non sono mai stato bravo a gestire la diversità, ma forse la verità è che in generale non sono mai stato bravo a gestire le persone.

«Mi dispiace», quasi sussurro tenendo la testa bassa. Chiedere scusa non è mai stato il mio forte, ma provo almeno a essere sincero perché credo che sia tutto lì il segreto per delle vere scuse. «Non volevo dirlo, solo che davvero non mi va di andarci.»

«Non importa, davvero», dice convinto, ma mi sento ancora in colpa. So essere davvero stronzo a volte e anche se in questo caso so di essermi contenuto sono perfettamente consapevole che gli amici vanno trattati in modo diverso, specialmente quelli che ti sono stati sempre accanto.

Respiro a fondo e so che sto per dire qualcosa di cui mi pentirò, ma penso che valga la pena farlo. «Verrò con te a quelle conferenze, però devi assicurarti di portarmi il caffè altrimenti non reggerò neppure un minuto in quell'aula. Inoltre se ne avrai bisogno ti aiuterò a farti notare dalla tua futura moglie», ironizzo sulla parte finale della mia frase, ma non sul mio desiderio di aiutarlo.

Sentendo le mie parole il volto di Luca cambia aspetto, sorride e annuisce entusiasta. «Affare fatto. Ora però andiamo in biblioteca, così ripassiamo gli appunti e tu puoi ricopiare i nuovi!»

«Ma soprattutto così tu puoi guardare la nuova bibliotecaria», lo prendo in giro sollevato dopo aver ristabilito la nostra normalità ed anche perché so che ha una palese cotta per quella giovane signora che da un mese delizia gli studenti della nostra facoltà.

«Lo faccio per te, ma mentre aspetto che tu studi posso guardarla quanto voglio perché penso sia una delle donne più belle che abbia mai visto», risponde convinto e in modo quasi sfacciato. Rido nel sentirlo parlare, mentre continua a descrivere tutto quello che le piace di lei senza mai essere volgare. A volte mi domando da che pianeta venga, ma non mi importa, sono solo felice che sia finito qui, nonostante so per certo che continuerà a parlarmi di lei finché non ce la ritroveremo davanti e solo allora tornerà ad essere il timido e goffo ragazzo di sempre che si limita ad osservare le donne con la bava alla bocca senza farsi avanti mai.

A volte è davvero strano, quasi atipico, ma a me piace questo di lui, infatti credo sia proprio questa la ragione per cui siamo amici.

 
   
 
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