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Autore: BrokenSmileSmoke    11/06/2017    0 recensioni
"Tu saresti troppo restrittivo, io e te non potremmo mai andare d'accordo!"
Fu così che Anita descrisse Kevin in una fredda mattina di Febbraio.
Erano due persone completamente opposte.
Lei, riservata, che preferiva passare più tempo da sola che in compagnia, che non amava particolarmente essere circondata da persone, e che era alla perenne ricerca dell'indipendenza, della sua libertà.
In un giorno qualunque scopre l'esistenza di questo ragazzo. A primo impatto si trovano a 50 e 50.
Per una metà simili, per l'altra totalmente opposti.
Entrambi sono consapevoli di queste divergenze, ma nessuno dei due è intenzionato a lasciar perdere l'altro, a farlo proseguire da solo per la propria strada. Saranno i loro sentimenti a fargli capire se troveranno un punto d'incontro per i loro caratteri o se uno prevalerà sull'altro, se l'orgoglio è più importante di ciò che provano o se sono destinati a restare insieme.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Intestazione
I passi della nostra Vita

Capitolo 4

Quella mattina Anita si svegliò con un pensiero che non la lasciava in pace.
Erano già passati due mesi dal suo primo bacio con Kevin, da quando dormivano insieme, mangiavano insieme e facevano più attività possibili insieme.
Ma non si era accorta di una cosa in quel lasso di tempo, inconsapevolmente stava abbandonando ogni attività che prima era solita fare.
Se ne accorse quando vide sul tavolino del salotto un libro che non aveva ancora finito di leggere e lo ignorò.
Due mesi prima sarebbe corsa a prenderlo e finirlo tutto d’un fiato, non le piaceva aspettare troppo per saperne il finale.
Ma con Kevin sembrava tutto diverso.
E non le piaceva affatto.
Ma, cosa peggiore di tutte, non capiva come fosse successo.
Lo amava, si, ma non poteva annullarsi in lui, era una cosa che si era giurata di non fare mai.
E se un giorno tutto questo loro Amore fosse finito? Che ne sarebbe stato di lei se la sua vita dipendesse da lui?
Non poteva assolutamente diventare così.
Lei lo amava, di questo era certa, ma ciò non voleva dire che la sua vita aveva perso importanza per mettere su un piedistallo quella di Kevin.
Kevin.
Il ragazzo stava ancora dormendo beatamente in camera da letto, così Anita ne approfittò per cambiarsi ed uscire di casa senza dire nulla.
Sapeva che era sbagliato, ma sapeva anche che non doveva tener conto a nessuno di cosa facesse o di dove andasse. Due mesi prima era così e le andava bene, e se Kevin non l’avesse pensata in quel modo…
Ma che m’importa! Se non gli va bene ciò che faccio può anche andarsene, si disse.
Una vocina nella sua testa continuava a ripeterle che era sbagliato, ma lei non ne voleva a che sapere.
La sera prima avevano litigato pesantemente, non ricordava nemmeno il motivo, ma era qualcosa di serio.
Kevin aveva scoperto tutti i ragazzi, e la ragazza, con cui Anita aveva avuto una relazione.

«E quindi?» aveva urlato contro in un momento di rabbia «Qual è il problema? Non te l’ho mica nascosto! Anzi, mi stupisce che tu ci abbia impiegato tre settimane per saperlo!»
«E quindi qual è il problema? Ma ti rendi conto? 15 ragazzi in.. In solo quattro anni! Non ti sembra esagerato?»
A quel punto Anita non riuscì più a trattenersi, come poteva lui dirle che esagerava? Nessuno si era mai permesso.
«Beh, saranno problemi miei, non credi? Non si è mai permessa mia madre a dirmi che esageravo, e ora me lo dici tu? Ma chi ti credi di essere?»

Avevano continuato a litigare per altre due ore, poi Kevin preso dalla rabbia era uscito di casa, e stamattina lei se lo era ritrovato nel letto accanto a lei.
Quella litigata fu un campanello d’allarme per lei.
Stava dando troppa importanza a Kevin, non che fosse un male, ma lui stava iniziando ad approfittarne.
Uscì di casa per poi salire su un taxi che l’avrebbe condotta in uno dei più grandi centri commerciali della città.
Nel tragitto si ritrovò a constatare che stava diventando patetica quanto le sue coetanee e che forse era meglio tornare a condurre la vita di prima, quella in cui era sola, indipendente, e in cui non prestava attenzione a ciò che la gente pensasse di lei.
Perché era questo che più le dava fastidio, il fatto che del giudizio di Kevin le importava molto, e si sentiva in colpa per le sue relazioni passate.
Ma come potevo mai immaginare che poi sarebbe apparso lui dal nulla? Si domandò.
Visto il quoziente intellettivo delle persone con cui aveva avuto a che fare, ormai la prospettiva di Anita si era stabilizzata sull’essere sola, con dei gatti da accudire e con qualche relazione passeggera giusto per mantenere attiva la sua vita sessuale.
Decise di non pensarci più, è inutile piangere sul latte versato le ripeteva sempre sua zia quando Anita da piccola combinava qualcosa e poi si sentiva in colpa, e così avrebbe fatto.
Avrebbe discusso con il ragazzo sull’accaduto, facendogli capire che forse non era il caso di stare a ripensare al passato, che comunque non sarebbe cambiato nulla.
Poi gli avrebbe anche detto che lo amava, che non le era mai successo di provare un sentimento così forte, e forse le cose si sarebbero sistemate.
All’improvviso i suoi sensi di colpa sparirono, per fare spazio al rimorso di essere uscita di casa senza lasciare nemmeno un post-it con scritto dove andava.
Chissà cosa penserà Kevin.
«Signorina, sono 22 sterline, siamo arrivati»
La voce del tassista la interruppe dai suoi viaggi mentali.
«Ah, sì mi scusi» rispose lei prendendo il portafoglio dalla borsa, contò alcune banconote e poi le porse al tassista «tenga pure il resto, arrivederci»
Fece qualche passo e si ritrovò nel centro commerciale, e passando davanti un negozio di elettronica pensò che magari il giusto modo per farsi perdonare fosse quello di fargli un regalo.

Infilò piano la chiave nella serratura della porta, quasi come se in caso non avesse fatto rumore Kevin non si sarebbe accorto che aveva passato la mattinata fuori casa.
Ma a quanto pare poteva stare tranquilla.
In quell’appartamento c’era un silenzio di tomba.
Lui non c’era.

Entrò dentro casa e poggiò le buste sul divano, e sul tavolino il suo regalo per Kevin, sperando che lo apprezzasse, andò a farsi una doccia e poi si mise a cucinare il suo piatto preferito, sperando che almeno lui si presentasse per l’ora di cena.

Erano almeno 45 minuti che teneva d’occhio il cellulare, un po’ per rispondere immediatamente ad un’eventuale chiamata o un messaggio, e un po’ cercando di resistere alla voglia irrefrenabile di chiamare Kevin.
Aveva iniziato a preoccuparsi in quanto lui non aveva fatto rientro per cena, ed era solito avvisarla se c’erano stati degli inconvenienti al lavoro.
Ma quella sera non fu così.
Erano già le undici di sera, Anita era stanca ma avrebbe voluto aspettarlo, per non fargli pensare che se ne fregasse di lui.
Così mise da parte la cena, aprì Netflix per continuare a guardare le sue serie tv, si preparò una cioccolata calda, poi un’altra, poi un’altra ancora, e cercò di restare sveglia il più a lungo possibile.
Alle due di notte passate, cercò di contattare Kevin mandandogli dei messaggi, per poi accorgersi il mattino dopo, quando si svegliò sul divano con in mano il cellulare, che lui si era limitato a visualizzarli, senza degnarla di una risposta.
Mise da parte comprensione, preoccupazione e altruismo e decise di fare qualcosa per se stessa.
Lei la sua parte l’aveva fatta, aveva chiamato, si era preoccupata per lui, gli aveva persino preparato la cena, ma se lui aveva deciso di non farsi vivo.. se ne sarebbe fregata.
Le parole di sua madre le tornarono in testa, aveva già fatto la parte della disperata, perché continuare?
Kevin non era tornato.. Peggio per lui.
La sua vita sarebbe tornata ad essere come lo era prima di conoscerlo.
Si cambiò e andò a prepararsi la colazione, era affamata visto che la sera prima, in attesa del ritorno di Kevin, non aveva cenato.
Fare colazione da sola, senza scherzare con il ragazzo, abitudine che aveva preso da ormai due mesi, la rendeva malinconica.
Si alzò da tavola, lavò le poche stoviglie che aveva utilizzato e si distese sul divano, pronta a divorare quel libro che stava su quel dannato tavolino da settimane.
Lo sguardo le cadde sul regalo che aveva fatto a Kevin, ancora lì, intatto. E si chiese se lui sarebbe mai tornato.
Non mi deve importare, era la frase che continuava a ripetersi da quando si era svegliata, ma per quanto ci provasse non riusciva a smettere di pensarlo.
Da quando si erano messi insieme avevano avuto molte litigate, ma nessuna come quella avvenuta quella sera.
La cosa positiva era che in un modo o nell’altro facevano sempre pace, poi ci scherzavano su, e la maggior parte delle volte concludevano la discussione in camera da letto.
Ma quella volta era diverso.
Kevin, per quanto dolce, comprensivo e diverso da tutti gli altri, era anche orgoglioso e alle volte meschino se gli veniva fatto un torto.
E Anita.. Lei non era molto diversa su queste cose, eppure da quando stava con lui si sentiva cambiata.
Cercò di finire di leggere il libro, ma si immedesimava in ogni riga. In ogni riga non faceva che pensare a lui e a quanto erano felici insieme, e si chiese se quella era da catalogare come rottura definitiva o semplice litigata.
Sperò per la seconda.
«Oh, al diavolo tutte le belle cose che si dicono per superare la fine di una relazione, lo devo chiamare!» disse infuriata prima di agguantare il cellulare e cercare il suo numero in rubrica.
Uno squillo, due squilli..

E Kevin aveva chiuso la chiamata.
Riprovò altre cinque volte, quando stava per effettuare la sesta chiamata si chiese se forse era il caso di aspettare che si facesse vivo lui.
Ma non lo era assolutamente.
Loro due dovevano rivedersi, riappacificarsi, lui doveva tornare a casa, aprire il regalo, dirle quanto era fantastica e quanto lui la amasse, poi avrebbero dovuto fare l’amore e ordinare del cibo a domicilio perché nessuno dei due avrebbe voluto cucinare.
Quel pensiero le dette la giusta carica per correre a cambiarsi, uscire e vedere se magari lui era al lavoro o in qualche posto che erano soliti frequentare.
Indossò un paio di jeans ed una felpa che aveva comprato insieme a lui, lui diceva che le stava benissimo e che quando la indossava aveva solo voglia di riempirla di baci.
Pensò che quello fosse un motivo in più per farlo rientrare a casa.
Mise velocemente le chiavi di casa ed il cellulare nella borsa, poi uscì di casa.

I posti che frequentavano erano molti, e non le sarebbero bastate due ore per vederli tutti.
Prima era passata al posto di lavoro di Kevin, dove i colleghi le avevano riferito che lui era andato via la mattina.
Poi passò in rassegna di tutti i pub, i bar e i ristoranti.
E lui non era in nessuno di quei posti.
Camminare da sola in mezzo a quella folla le fece capire quanto sentiva la mancanza del suo ragazzo, del tenerlo per mano e chiacchierare con lui di progetti per il futuro.
E più camminava e più si rendeva conto di quanto lui la facesse sentire bene.
Quando ormai si era rassegnata a non rivederlo nemmeno per quella sera lo intravide dentro un Bistrot.
Ma non era da solo.
C’era una bionda con un fisico da urlo a tenergli compagnia.

Immediatamente capì tutto.
Se lui non era tornato a casa da lei era perché aveva trovato qualcuno che gli tenesse compagnia, che ridesse alle battute che faceva e che magari era più facile da tenere a bada.
Si girò e tornò sui suoi passi, nonostante una parte di lei voleva entrare in quel locale e prenderlo a schiaffi.
Si doveva trattenere.
Non doveva risultare pazza o disperata.
Se lo era giurata sin da bambina, se lo era giurata quando vedeva le sue amiche che pur di non stare da sole perdonavano i tradimenti dei rispettivi fidanzati.
Ma lei non era così.
Non voleva annullarsi in lui.
Lei amava se stessa, lei non voleva disperarsi per un uomo che non la meritava.

   
 
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