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Autore: Arsax    11/06/2017    1 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 18


Tutto procedette bene per il mese successivo. Era la Vigilia di Natale e noi avevamo organizzato una festicciola in famiglia, invitando anche Stefan. Era rimasto scioccato fin da quando era entrato in casa nostra. Da noi il Natale era celebrato in gran stile, anche un po' troppo a dire il vero. L'albero addobbato e le decorazioni sparse un po' ovunque le trovava a dir poco inutili, ma non aveva protestato quando mia madre l'aveva trattato come un figlio per tutta la sera.
C'eravamo io, i miei genitori, Stefan e zio Wilhelm, che non vedeva l'ora di abbuffarsi con i piatti fantastici di mia madre. I miei genitori, non sapendo cosa regalare ad un principe guerriero e sanguinario come Stefan, optarono per una sciarpa e un cappello bourdeaux. All'inizio avevo proposto una qualche arma, dato che le collezionava, ma i miei genitori le odiavano e avevano deciso per quelli.
Stefan cercò di non guardarli con disgusto quando li ricevette, ma cambiò espressione quando mia madre disse che li aveva fatti lei stessa lavorando ai ferri.
-Non dovevi perdere tempo a farmi queste cose.- disse sinceramente colpito.
I miei genitori avevano sempre diffidato da lui, ma non riuscivano a non lasciarsi prendere da quel lato materno che li contraddistingueva da tutti gli altri genitori. Avevano iniziato a trattarlo come un figlio da quando Ionut era stato distrutto e non riuscivano a trattarlo come un Lovinescu qualsiasi. Non era raro che mio padre gli desse delle affettuose pacche sulle spalle e mia madre lo sistemasse come un bimbo. Era divertente vedere mia madre che dal suo metro e cinquantacinque di altezza cercava di sistemare i capelli di Stefan, alto quasi due metri.
-Non ti preoccupare, è stata una sciocchezza.- rispose mia madre sistemandogli i capelli scompigliati.
Vidi Stefan guardare quei semplici regali con occhi diversi. Probabilmente non si aspettava un simile gesto d'affetto, sia per la sciarpa che per quella breve carezza.
Mio padre passò a mio zio dei guanti blu senza dita, sempre fatti da mia madre, e li apprezzò moltissimo.
-Questi mi scalderanno le mani nelle giornate invernali austriache.- disse ridacchiando e ringraziò i miei genitori.
Mentre a me, regalarono un album di fotografie raffiguranti me da piccolissima assieme ai miei veri genitori. In qualche foto appariva anche zio Wilhelm e notai che nell'ultima pagina, c'era la foto che mi aveva regalato zio Wilhelm quando ci eravamo visti la prima volta. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi soffermai a guardarla per bene, notando nuovamente quanto io e mia madre fossimo simili. Guardai anche i genitori di Stefan e non riuscii a non sorprendermi di quanto assomigliasse a sua madre, Diana, ma emisi un verso di tenerezza, di nuovo, quando vidi Stefan. Indossava un completo, con tanto di cravatta, e cercava di mostrarsi adulto. Tutte le volte che guardavo Stefan da piccolo, non riuscivo a trattenere un verso di tenerezza.
-Quanto eri carino!- esclamai prendendo una guancia di Stefan e stritolandola. -Eri bellissimo! Guarda che tenero.
-Mi stai strappando la guancia.- rispose ridacchiando.
-Guarda che bel principino posato e regale.- continuai a canzonarlo, facendo scoppiare a ridere tutti.
-Quando ti ci metti, sei proprio petulante.- rispose sorridendo.
-Fino ad ora mi hai dato dell'acida, della bambina, ma mai della petulante. Hai anche detto che sono rompiscatole, rozza e...
-Tieni, così taci.- disse passandomi una scatola.
La aprii e ci trovai una penna stilografica meravigliosa. Era d'argento, con piante rampicanti nere. Dentro alla scatola c'era anche un piccolo quaderno nero. Quel quaderno era il diario inutilizzato di mio padre.
-Con l'aiuto di tuo zio, abbiamo pensato che potessero farti piacere e...
Non lasciai terminare la frase a Stefan, che lo abbracciai forte. Non potevo credere che avesse pensato ad un regalo del genere, ma probabilmente ancora non lo conoscevo a fondo come credevo.
-Grazie mille. E'... non riesco a descriverlo. Grazie anche a te, zio.- dissi abbracciando anche mio zio.
-Di nulla, Serena.
-Direi che tocca a me. Non sono regali tanto originali però...
Ai miei genitori avevo regalato un paio libri di storia di vampiri presi direttamente della biblioteca del castello Von Ziegler e furono molto grati di quei regali, soprattutto perché provenivano dalla biblioteca reale ed erano molto rari. Per mio zio ero riuscita a trovare una foto in bianco e nero di lui e Astrid, di circa ottant'anni prima, che sorridevano e si guardavano con la complicità di due fratelli. Per poco mio zio non si mise a piangere davanti a tutti, ma dato che c'era Stefan si trattenne.
-Ti ringrazio di cuore. Credevo che questa foto fosse andata perduta con gli anni.
-L'ho ritrovata tra gli effetti personali di mia madre, in una scatola nell'armadio. Invece questo è per te.- affermai passando un pacchetto a Stefan.
Dentro c'era una foto incorniciata della festa di Halloween e Stefan la guardò con uno sguardo indecifrabile.
-Hai sempre detto che non hai avuto molti amici e pensavo che questo potesse farti ricredere, dato che ormai tutti si sono affezionati a te e...- iniziai con voce acuta, ma Stefan mi sorrise.
-Grazie. Significa molto per me.- rispose continuando a sorridermi teneramente.
-Ah, c'è anche qualcosa che è un po' più... da te.- aggiunsi.
Stefan tirò fuori un khanjar con l'estremità dell'elsa raffigurante una tigre lavorata nei minimi dettagli. Ci era voluto un po' prima che riuscissi a capire quali armi avesse e quali no, perché ne aveva veramente tante e di tutti i tipi. Dai pugnali alle spade vere e proprie.
-Oh... questa non me l'aspettavo proprio.- affermò allargando il sorriso e impugnando il khanjar.
-Ci è voluto un po', ma ce l'ho fatta.
-Ti sei veramente impegnata, eh?- chiese divertito, con un sopracciglio alzato.
-E allora?
-E allora ti ringrazio.- rispose dandomi un affettuoso bacio sulla nuca. -Non vedo l'ora di provarlo.
La mia vita sembrava essere migliorata di molto e mi sentivo bene come non mi sentivo da mesi. La mia nuova (o quasi) famiglia allargata era riunita lì a festeggiare, a ridere e a passare una piacevole serata insieme. Le cose non potevano andare meglio di così.

La mia vita procedeva lenta e placida e mi dovevo dividere tra i miei vari impegni, ma ero felice. Stefan era diventato un amore, cosa che non avrei mai pensato di lui. Era gentile, galante ed eravamo diventati amici e tutti gli altri lo trattavano come un ragazzo qualunque, canzonandolo e scherzando, tranne quando c'erano le serate formali. Tutto sembrava procedere per il verso giusto, ma dovetti ricredermi quando arrivò il giorno di Capodanno.
Faceva molto freddo quella mattina, le Alpi erano completamente innevate e probabilmente la neve sarebbe arrivata anche da noi. Io ero in cucina con mia madre a preparare gli antipasti per la festa di quella sera, che si sarebbe svolta al cottage in montagna di Stefan.
Stavo aspettando il ritorno di Stefan, che era stato convocato dalla sua famiglia al suo cottage in montagna per una riunione. Gli avevo detto di restare lì e di aspettarci, ma lui aveva stranamente obiettato senza dare spiegazione alcuna. Non mi sentivo tranquilla e guardavo il cellulare con una frequenza maniacale, sperando in un messaggio di Stefan.
-Serena, calmati! Mi stai mettendo agitazione.- borbottò mia madre.
-Non so perché, ma non mi sento tranquilla.
-Stefan è grande e grosso ed è con la sua famiglia.
-Appunto per questo non mi sento tranquilla. Sai come sono i Lovinescu.
-Anche Stefan lo è. Sono certa che andrà tutto bene.
Ma nonostante le rassicurazioni di mia madre, l'ansia e la preoccupazione non accennarono a sparire.
Sentii la porta dell'appartamento di Stefan aprirsi e tirai un sospiro di sollievo. Era tornato e tutto era andato bene. Non mi fidavo della sua famiglia, soprattutto dopo che avevo potuto toccare con mano la loro fama di spietato e sanguinario clan di vampiri, e quando avevo sentito che era rientrato, mi ero rilassata.
Lo aspettai per più di un'ora, ma non arrivò. Decisi di andare a prenderlo, dato che entro un paio d'ore avremmo dovuto incontrarci con i miei amici per andare al cottage, e supposi che si fosse addormentato perché era partito la mattina molto presto con la sua nuova BMW X5, che era finalmente arrivata dalla Romania.
Suonai il campanello, ma Stefan non rispose. Suonai ancora pensando a quanto fosse strano che Stefan non si fosse svegliato all'istante, visto che aveva il sonno leggerissimo. Nessun rumore proveniva dal suo appartamento e iniziai a preoccuparmi seriamente. Lo chiamai a gran voce, bussando freneticamente alla porta e finalmente si decise ad aprire, ma lo spettacolo che mi si parò di fronte mi fece ghiacciare il sangue nelle vene.
Aveva il viso coperto di lividi e sangue rappreso e un labbro spaccato e gonfio. Quando respirava produceva rantoli sinistri e si teneva il fianco sinistro. Sbiancai e per poco non mi cedettero le ginocchia. Il suo sguardo era rassegnato e oscuro, come a voler nascondere qualcosa, e non mi guardava in faccia.
-Che cosa ti è successo?- chiesi in un soffio.
Non mi rispose e mi guardò per un solo per un istante, per poi distogliere velocemente lo sguardo. Corsi immediatamente a chiamare i miei genitori, che lo portarono subito nel nostro appartamento per medicarlo. Durante le medicazioni, i miei genitori constatarono che aveva tre coste incrinate e il panico prese il sopravvento per un solo istante, per poi lasciare spazio alla furia più cieca.
-Che cosa ti hanno fatto?- chiesi a denti stretti, riferendomi ai suoi "parenti".
-Vai a chiamare gli altri e andate al mio cottage.- disse lanciandomi le chiavi ed eludendo lamia domanda.
-Dimmi che cosa ti hanno fatto!
-Non lo vedi?- ringhiò alzandosi in piedi, trattenendo a stento una smorfia di dolore. -Sono stato punito, okay?
-Punito? Punito a suon di percosse?- chiesi scioccata e rabbiosa.
-E' ovvio, non possono mettermi in castigo come un bambino. Sono un uomo e un futuro re, e i re vengono puniti in questo modo.
Solo in quel momento presi in considerazione l'idea che non fosse la prima volta che Stefan veniva picchiato. L'avevano educato così da quando era un bambino?
-Te l'hanno fatto altre volte?- chiesi prendendogli il visto e obbligandolo a guardarmi negli occhi.
-Sì. Dovevano crescermi come un sovrano forte, te l'ho detto prima.
Se un uomo grande e grosso come Stefan aveva riportato quelle ferite, non riuscivo a immaginare come l'avessero ridotto quando era un bambino.
-E tu non hai reagito? Ti sei lasciato picchiare come se nulla fosse?- domandai scioccata.
-Stanne fuori Serena, non immischiarti. Sono cose che riguardano me e la mia famiglia.
-Presto sarà anche la mia famiglia e non posso tollerare che trattino il mio promesso sposo come un criminale qualunque.
Mi faceva male vederlo ridotto in quello stato e volevo andare dalla sua "famiglia" e prenderli tutti a calci. Avevo sviluppato un tale istinto di protezione nei confronti di Stefan che quasi mi fece paura.
Stefan rimase sorpreso alla mia risposta, come se non si aspettasse tutta quell'apprensione da parte mia. Ci guardammo negli occhi per momenti che parvero interminabili e mia madre si schiarì la voce, mettendosi fra me e Stefan. Probabilmente pensava che avremmo iniziato a litigare come facevamo di solito, ma nessuno dei due aveva intenzione di farlo.
-Propongo che Stefan rimanga qui fino a quando non guarisce completamente.
-Paola, io sto bene e...- Stefan si interruppe per un violento attacco di tosse.
Vidi che sputava sangue e per poco non andai nel panico.
-Esiste un medico per vampiri?- chiesi con voce acuta, mentre si sedeva nuovamente.
-Sì, si chiama sangue.- rispose Stefan e io corsi subito in camera mia.
Da quando avevo scoperto di essere un vampiro, mi ero comprata un piccolo frigobar per tenere sempre a portata di mano le mie scorte di sangue, che avevo preso dalla cantina del castello Von Ziegler. Presi tre bottiglie e le portai in cucina, iniziando a versare un bicchiere per Stefan.
-Romania 1676. Vedo che ti tratti bene.- affermò Stefan leggendo l'etichetta.
Provava a fare l'ironico per non mostrare a tutti noi quanto stesse male, ma con me funzionò ben poco.
-Forza, bevi.- dissi passandogli il bicchiere.
Guardò il sangue come se fosse la prima volta che lo vedeva, probabilmente era nuovamente sorpreso dalle mie attenzioni. Lo esortai a bere e ubbidì senza replicare.
Bevve quasi due bottiglie intere mentre stavo chiamando i miei amici per dire che la serata era saltata. Avevo detto che Stefan si era preso un brutto febbrone e che sarei dovuta stargli accanto. Avevo dovuto mentire ai miei amici, perché immaginavo che Stefan non sarebbe stato contento di sapere che tutti erano a conoscenza di ciò che gli era accaduto.
-Ho sistemato tutto. I ragazzi hanno trovato un altro posto per festeggiare.- affermai.
-Potete andare da me, non è un problema.- replicò lui.
-Col cavolo che ti lascio da solo!- protestai e mi parve di vedere un accenno di sorriso sul suo volto.
-Non sto poi così male. Non devi farmi da infermiera.
-Devi sapere- iniziò mio padre. -che Serena ha un istinto materno molto forte e si preoccupa per tutte le persone alle quali tiene.
Papà! Potevi risparmiartela!”
Stefan alzò un sopracciglio divertito e posò il suo sguardo nel mio.
-Quindi questo è il tuo modo di dirmi che ci tieni a me? Quasi mi commuovo.- disse ironico.
-Piantala di fare lo scemo e bevi.- risposi stizzita, riempiendogli un altro bicchiere col sangue.
-Possiamo lasciarvi da soli questa sera? Non finirete col picchiarvi, vero?- chiese mia madre, guardando Stefan e me con occhi pieni d'ansia.
-Paola, Andrea, vi ringrazio per il vostro interessamento, ma io sto bene. Dico davvero.- rispose Stefan, ma non convinse del tutto i miei genitori.
-Se succede qualcosa, chiamateci all'istante, d'accordo?
Annuii e mi sedetti su una sedia libera. Guardai Stefan di sottecchi e provai ad immaginare cosa diavolo gli avessero fatto. Era un tipo che sapeva difendersi, addestrato fin dalla tenera età ad uccidere senza battere ciglio, eppure aveva accettato la sua "punizione" senza ribellarsi. Una domanda mi sorse spontanea.
-Stefan, perché ti hanno punito?- gli chiesi quando i miei genitori andarono a prepararsi per la serata, lasciando me e Stefan soli in cucina.
Stefan mi guardò negli occhi e vidi, per un attimo, che provava un affetto profondo per me. Per poco non avvampai per l'intensità di quello sguardo color cielo, che per un istante si era addolcito.
-Normali battibecchi, nulla che ti deve interessare.- rispose accennando ad un sorriso.
-Mi interessa se ti fanno del male.
-Perché?
-Perché ci tengo a te, va bene?- sbottai esasperata e imbarazzata. -Solo l'idea di qualcuno che ti faccia del male, mi fa andare in bestia, soprattutto se sono una decina contro uno. Sono dei vigliacchi e non ti meriti un trattamento del genere.
Stefan mi guardò divertito, passando placidamente un dito sul bordo del bicchiere. Quello sguardo così pensieroso e intenso mi mise molto a disagio e sperai di non arrossire, come mi capitava molto spesso nell'ultimo periodo.
-Quindi ti piaccio.
Sbarrai gli occhi dalla sorpresa a quell'affermazione.
-M-ma che cosa stai dicendo?!- quasi urlai con voce acuta.
-Che ti piaccio e che il tuo istinto materno si scatena a vedere il tuo promesso sposo ridotto in questo stato.- disse ridacchiando.
-Non ho detto che mi piaci!- protestai arrossendo fino alla punta dei capelli.
Era vero? Non mi piaceva? Eppure la mia faccia e il battito accelerato del mio cuore dicevano tutt'altro. Davvero non mi piaceva? O sì?
-Smettila! Vedo che ora stai molto meglio, quindi ciao.
Mi alzai dalla sedia e mossi un passo per andare in camera mia, ma Stefan mi strinse una mano trattenendomi.
-Dai, stavo scherzando. Fammi compagnia, ti prego.
Lo guardai stizzita, ma non riuscii a resistere a quel suo sguardo magnetico.
-D'accordo, però la smetti di fare l'idiota.- borbottai.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Le cose si infittiscono sempre di più. Perché Stefan è stato picchiato? Sta nascendo qualcosa tra Serena e Stefan? E i canini della nostra protagonista? Lo saprete andando avanti con la storia xD
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver inserito la mia storia tra le preferite/seguite e per aver recensito. Grazie davvero e ci vediamo al prossimo capitolo.
Un bacione enorme!
Arsax <3
  
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