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Autore: Aliak    12/06/2017    1 recensioni
Una raccolta di One shot, dedicate a come Lena scopre che Kara è Supergirl, attraverso piccoli dettagli sfuggiti di mano.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Supercorp'
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Si sentiva euforica quella mattina dopo l’incontro con la presidentessa, e non aveva fatto obiezioni quando snapper gli aveva detto di andare alla Lcorp per parlare con Lena, della firma della presidentessa sull’amnistia. Era volata fino al tetto della Lcorp, per poi cambiarsi di nuovo al volo e scendere per la rampa di scale, fino al piano dove si trovava Lena. Una volta arrivata era stata accolta dalla presenza della sua assistente Jess, che la fece subito accomodare nello stesso ufficio. Avevi ricambiato subito il caloroso sorriso della Ceo, per poi avvicinarsi alla sua scrivania e delicatamente stringere quella mano che gli porgeva, ricordandosi di moderare la forza, non sapeva perché ma quella donna, aveva un qualcosa che la rendeva nervosa in sua presenza.

 

-Signora Luthor, è un piacere rivederla.- gli avevi detto calorosamente, guardandola in quegli occhi di un intenso colore degli smeraldi, perdendoti negli stessi.

-Anche per me signorina Danvers, ma chiamami Lena ti prego.- gli aveva chiesto gentilmente, avevi annuito delicatamente, ti sentivi leggermente imbarazzata all’idea di chiamare Lena per nome, gli sembrava così intimo.

-Allora tu…- avevi balbettato non trovando le parole, sentivi la tua mente in sobbuio.

-Sì, allora ti chiamerò Kara.- Lena invece risultava chiaramente più naturale meno tesa, prese un profondo respiro cercando di calmarsi di nuovo. -Se hai il ticket del parcheggio, te lo faccio timbrare.-  Kara guardò Lena in soggezione, mentre posava la giacca sulla sedia di fronte alla stessa scrivania, doveva trovare una scusa decente per giustificare il fatto di non averlo.

-Oh, nono, non serve ho fatto un volo… con l’autobus.- aveva cominciato nervosamente a sistemarsi gli occhiali, mentre si era corretta subito, non poteva rivelare così facilmente la sua vera natura, non poteva dire a Lena che lei era Supergirl, e per questo non aveva bisogno dei mezzi tipici, che gli bastava spiccare il volo e poteva anche raggiungere in pochissimo tempo qualsiasi parte del mondo senza nessuna difficoltà.

-Sono lieta di vedere che stai dando una chance al giornalismo, ma se sei qui nel giorno in cui la presidentessa, firma la sua legge di amnistia aliena allora…- sembrava non averci fatto caso, o quanto meno aveva cercato di evitare la domanda, l’espressione sul suo viso non era cambiata, il sorriso si era solo leggermente più allargato come se cercasse in qualche modo di rassicurarla. 

-Sono venuta qui per chiedere alla sorella del più noto nemico degli alieni, un parere sull’ordine esecutivo della presidentessa.- Terminò per lei Kara, era un compito ingrato quello era certo, non che gli piacesse l’idea di interrogare Lena su tutto quello, ma era il suo lavoro. Ma Lena non reagì in nessun modo in cui Kara aveva immaginato, si tirò semplicemente indietro con la sedia, alzandosi infine.

-Ti mostro una cosa..- e così dicendo con un bel sorriso in faccia, si diresse verso una specie di cassaforte che aprì con l’impronta digitale, ne tirò fuori un oggetto. 

-Che cos’è?- ti eri alzata di nuovo avvicinandosi curiosa a Lena. 

-E’ un rilevatore di alieni, che permette agli umani di scoprire chi non è veramente uno di loro.- Lena le sorrise entusiasta, era difficile per te rimanere calma, non di fronte a quella rivelazione, Lena non sembrò notare nulla e continuò a sorriderle. 

-Non è ancora pronto, stiamo ancora sviluppando il prototipo, ma vogliamo questo dispositivo in ogni negozio, in ogni città, in tutta l’America.- non gli piaceva del tutto quell’idea, non era un modo per privare la libertà? 

-Come funziona?- Chiese a suo malgrado, interessata non per i motivi che pensava Lena. 

-È  un semplice test epidermico- le rispose Lena -Guarda, ti faccio vedere com’è un responso negativo- Continuò lei soddisfatta, poi posò il suo pollice su un quadratino nero sul dispositivo, l’aggeggio suonò e si colorò di verde, Lena glielo avvicinò per farglielo vedere, tutta entusiasta. -Ecco, vedi? È semplice, adesso prova tu..- sentì il proprio cuore perdere un battito, doveva tirarsi fuori da quella situazione, subito! Cercò di eludere il tentativo di Lena di farle fare il test, porgendole una domanda, che era risuonata subito nella sua mente appena aveva accennato a quel dispositivo.

-Ma un dispositivo come questo, non va contro tutto quello per cui dovrebbe battersi l’America?- Lena la guardò seria, posando il dispositivo sul tavolo, sembrava irritata da quella domanda, aveva notato diventare la Ceo più rigida.

-Ovvero che cosa?- Le domandò Lena incrociando le braccia in maniera seria, poggiando il dispositivo sulla scrivania.

-Contro la libertà?.. La persecuzione, l’oppressione, è sempre stato un paese pieno di immigrati e..- Lena la interruppe prendendo di nuovo parola. 

-È anche un paese pieno di esseri umani.- specificò, si sentì chiaramente a disagio nel continuare quella conversazione. 

-Si, solo..non credi che questo dispositivo riporterà gli alieni nell’ombra su cui la presidentessa sta cercando di fare luce?- aveva infine domandato a Lena

-Un alieno vuole la cittadinanza, è suo diritto, ma se uno di noi vuole sapere quale suo concittadino non è umano, ne ha diritto anche lui. Sono un imprenditrice, la LCorp è un azienda e con questo potremmo fare una fortuna, a differenza di Lex io voglio farlo per il bene del mondo.- Così dicendo Lena si girò per tornare a sedersi e in quel breve lasso di tempo avevi abbassato leggermente gli occhiali, per poi usare la vista per cercar di danneggiare quel dispositivo, sperando con tutto il cuore che funzionasse.

-Allora, provalo.- Lena le sorrise porgendole il dispositivo, che aveva preso in mano, avevi sistemato di nuovo gli occhiali, guardandola intensamente negli occhi per poi mormorare. 

-Ma certo!- Con aria poco convinta posò il pollice sul quadratino nero e trattenne il respiro…. Verde. Il dispositivo per fortuna non aveva funzionato correttamente, tirò un sospiro di sollievo, sentendosi sollevata all’idea.

-Visto è? Funziona bene.- certo che si, ora che lo aveva manomesso funzionava benissimo.

-Direi che posso andare allora, ho abbastanza materiale per l’articolo.-

-Kara ma non abbiamo..- voleva andarsene di lì il prima possibile, prima che succedesse qualcos'altro che mettesse a repentino la sua identità.

-Devo andare- avevi detto nervosa dirigendoti verso la stessa Port dell’ufficio, non potevi restare un minuto di più ma in quel preciso istante, la porta, tuttavia, la raggiunge metà strada come essa viene aperta da Jess, troppo tesa per il dispositivo non ti eri accorta che stava per entrare nell’ufficio. La porta va a sbattere forte contro il tuo viso, per fortuna senza danni alla stessa, ma gli occhiali cadono a terra mozzati in due. 

-Oh mio Dio, Kara…- Lena si lascia sfuggire quelle parole, avvicinandosi rapidamente a lei, leggermente muovi due passi indietro portando rapidamente le mani a coprire il volto, e gli occhi, celare la tua identità non erano stupide se l’avessero guardata in viso senza occhiali, l’avrebbero riconosciuta.

-Signorina Danvers! Mi dispiace tanto!- Jess emerge dall'altra parte della porta, fare un passo verso Kara, e allo stesso tempo calpestando involontariamente gli occhiali sotto le proprie scarpe, o almeno quello che ne rimane. -Oh no.- Jess dice mentre si abbassa a prendere i frammenti degli occhiali, il panico più totale prende il sopravvento su di lei, le mani ancora sul naso che probabilmente sarebbe ’rotto' se fosse umana

-No no, Jess, va tutto bene. Non importa non è colpa tua.- avevi detto cercando di rassicurarla.

-Non c'è il sangue? C'è? È rotto? Mi dispiace, signorina Danvers, non avevo idea che tu fossi lì...- Lena è già in piedi, affiancandola.

-Fammi vedere, Kara, se è rotto…- aveva sentito la mano di Lena poggiarsi sul suo avambraccio.

-Lena, sto bene davvero, io sono ok ... mi limiterò a andare in… bagno?- dici semplicemente, mentre Jess sembra accompagnarti infondo al corridoio fino a raggiungere lo stesso, lasciandoti infine da sola, ti eri mossa verso i lavandini lentamente le mani erano scese dal viso, avevi osservato la figura riflessa all’interno dello specchio. Il naso non era rotto, nessuna traccia di sangue, o di traumi causati da quell’incidente, cosa che c’era d’aspettarselo dopotutto, lei era la donna d’acciaio e di certo una porta non poteva fargli del male, ma era una scusa come un’altra per cercar un modo per sviarsi da tutta quella situazione. Ma non poteva scappare, in bagno c’era si una finestra, anche se molto piccola, ma avrebbe dato nell’occhio la sua scomparsa improvvisa e probabilmente sarebbe stato ancora peggio, che cosa poteva fare. Le mani involontariamente si era strette contro la ceramica del lavandino, andando a formare delle crepe, avevi ignorato il crepitio della stessa troppo intenta nei tuoi pensieri, dovevi trovare un modo per uscire da quella situazione il prima possibile, ma come? Un bussare arriva fino al proprio udito, seguito dalla voce di Lena.

-Kara, tutto bene? Ho qui il Kit di pronto soccorso.- non aveva fatto in tempo a fermarla che era già entrata in bagno, richiudendo quasi subito la porta dietro di se, si sposta in modo tale da coprire con il suo corpo il lavandino che ha rotto, sotto la pressione delle sue mani, per poi andar di nuovo a coprire il viso con le proprie mani celandolo.

-Sto bene, lo giuro non è rotto, mia madre adottiva è un medico-  non era proprio vero, ma doveva trovare una scusa per spiegare tutto quello. Lena non sembrava convinta si stava avvicinando sempre di più a lei, lo poteva sentire anche senza vedere, inali bruscamente l’aria cercando di calmarti, anche se puoi percepire le mani di Lena afferrare delicatamente i tuoi polsi, il tuo cuore sussulta a quel tocco, mentre non riesci a opporre resistenza lei sembra lentamente abbassare le tue mani.

-Kara non fare la bambina, fammi vedere.- il sorriso che aveva sulle labbra fino a poco prima era scomparso del tutto, lasciando che una espressione di stupore comparisse sul viso, quando finalmente vede il tuo viso libero dagli occhiali, per quanto i capelli quella mattina erano raccolti in una crocchia, sapeva benissimo che l’aveva riconosciuta. Fa un passo indietro, lasciando di colpo i suoi polsi come se quel tocco l’avesse scottata. 

 

Niente sangue.
Niente naso rotto.
Proprio Supergirl.
E un lavandino rotto.


 



PS: in realtà questo capitolo doveva venire prima di quello precedente, ma ci ho pensato solo ieri a questa piccola messa in scena, dopo aver rivisto tutta la stagione uno e due, quindi spero non vi abbia deluso, in realtà mi sono divertita a scrivere questo capitolo se posso ammetterlo e spero piacerà anche a voi. In ogni caso, un bacio e alla prossima.

Aliak

   
 
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