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Autore: DhakiraHijikatasouji    12/06/2017    1 recensioni
Stefano, un timido e curioso ragazzo orfano, con la vita rovinata dal bullismo. Sascha, il tipico Bad Boy con qualcosa da nascondere. Saranno i loro destini che, incrociandosi, daranno vita ad un incontro che il fato non avrebbe mai potuto separare.
"Le difficili sfide della vita esistono per questo, a farti vedere fin quanto puoi resistere...ebbene, facciamogli vedere che insieme noi resisteremo fino in fondo"
#SASCHEFANO
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anima, St3pNy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Tematiche delicate
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Pov's Salvatore

Tutto pronto?

Chiesi chiudendo il bagagliaio della macchina. Certo, non avevo la patente, ma la sapevo guidare. Avremmo rischiato se ci avessero scoperti, ma avrei fatto di tutto perché non succedesse.

S- Quasi-

Rispose Stefano chinato dentro la macchina per mettere a posto l'ultima borsa.

S- Ecco fatto, possiamo andare-

G- Marina! Sabrina! Muovetevi!-

Le ragazze chiusero la casa e corsero dentro l'auto, che era più simile ad un camioncino. Salimmo tutti e accesi il motore. Con la musica a tutto volume ci allontanammo dal marciapiede per dirigersi verso il mare. Durante il viaggio, Stefano si addormentò sopra la spalla di Sascha e lo stesso Marina con Sabrina. Anche io ero leggermente stanco.

G- Vuoi che ti dia il cambio?-

Tanto tra poco siamo arrivati.

G- In una mezz'ora può succedere benissimo un incidente, fermati ef ammi guidare a me-

Dovetti dargli retta. Appena mi sedetti sul posto del passeggero crollai addormentato. La sera prima avevamo fatto baldoria a casa di Marina e Sabrina, e quella mattina ci eravamo alzati presto per preparare le valigie e partire.

G- Ehi, Salvo, sveglia-

Eravamo giunti a destinazione, ma Marina non si sentì bene e, appena scese dalla macchina, vomitò. Di curve non ce ne erano state tante, ma forse ne bastavano poche per farle tale effetto.

G- Ho anche guidato piano-

Sascha e Sabrina lo fulminarono con lo sguardo, segno che non era così. Io e Stefano stavamo dormendo e quindi non ci eravamo accorti di niente.

Sa- Credo di aver lasciato ancora le unghie conficcate nei sedili-

Detto questo, aprì la macchina e tirò fuori il primo borsone, mentre Marina si diresse alla casa dove sarebbero stati per potersi stendere un po'.

Pov's Giuseppe

Mi dispiaceva che Marina si era sentita male per le mie grandissime capacità di prendere le curve. Così la raggiunsi in camera. Bussai.

Posso entrare?

M- Sì, entra papà-

Mi sedetti sul letto.

Come va adesso?

M- Meglio, era solo un momento-

Meglio così, mi dispiace

M- Non preoccuparti. Vengo di là ad aiutarvi con le borse-

Mettemmo in fretta tutto a posto ed era già l'ora di pranzo.

Sa- Ma volevo andare al mare io!-

Disse Sascha con il broncio.

Vai a lavarti le mani che si mangia, muoviti.

Sa- Papà ingrato-

Sascha si diresse in bagno ma non pensavo che ci volesse così tanto per lavarsi le mani.



Pov's Sascha

Ne avevo bisogno, eccome se neavevo bisogno! Tutta di un tratto mi era sopraggiunta questa voglia immane che non riuscivo a placare e dovevo soddisfarla. Volevo soddisfarla perché era insopportabile. Presi una pasticca, una che tenevo nascosta nella speranza che Stefano non la trovasse. Era immersa nelle pillole delle medicine e si confondeva facilmente, ma io sapevo riconoscerla. Tanto quelle medicine erano mie e Stefano non avrebbe rischiato nulla. Per un po' di tempo sarei stato bene, ma avevo paura che la voglia tornasse più forte di prima. E mentre mi guardavo allo specchio, pensavo allo schifo che ero e alla persona che Stefano stava amando. Era come se lo stessi tradendo ed era una sensazione spiacevole, ma venne calmata dalla pasticca che adesso circolava nel mio sangue. Gli occhi si arrossirono leggermente e la vista si offuscò un poco. Sentii bussare.

S - Sascha, quanto ci metti? Esci-

Ehm...sì,arrivo.

S - Che stai facendo?-

Il battito del cuore accellerò e il mio volto era diventato rosso. Cominciai a tremare in modo convulsivo e pericoloso. Non sapevo cosa mi stava succedendo, ma era stata sicuramente quella pasticca.

S - Sascha, io entro-

No,non importa. Sto bene, non preoccuparti. Vai dagli altri.

S - Ma...-

Fai come ti dico per una buona volta.

Se ne andò senza aggiungere altro e il tremolio smise. Per fortuna era stato solo un momento, ma sapevo di stare rischiando tanto. Uscii e scoprii che non se n'era andato, era proprio lì sulla soglia che mi guardava fisso. Mi prese il viso tra le mani tirando le mie palpebre inferiori con le dita per un controllo. Io gli presi i polsi e gliele spostai.

Lasciami.

Stefano indietreggiò ed io non comprendevo se aveva capito quello che stavo facendo. Comunque non mi avrebbe creduto se gli avessi detto il contrario, troppo testardo. Quindi decisi di non provare a difendermi, ma di cambiare argomento. Lo presi per mano trascindandolo verso il salotto.

Andiamo.

Mangiammo, ma Stefano si vedeva troppo che sospettava di qualcosa. Sudavo freddo e avevo timore che se ne fosse accorto. Dopo andammo al mare e ne approfittai per parlargli.

Stai bene?

S- Questa domanda dovrei fartela io a te-

Io? Se sto bene? Sto benissimo.

S- Ma perché devi mentire così?-

E perché tu devi insistere? La smetti di preoccuparti così? Neanche in vacanza riesci a darti pace?

S- Ma questo che c'entra? Non significa che se siamo in vacanza io non mi debba preoccupare per la persona che amo-

Ma cerca di rilassarti, ne hai bisogno.

A quel punto si rassegnò e mi sorrise.

S- Sì...scusa se sono troppo appiccicoso e apprensivo-

Lo presi e lo abbracciai per fargli capire che non era appiccicoso. Aveva ragione ad avere paura per me, ma io non volevo dargliene motivo. Ero stanco di vederlo sempre agitato, spaventato o ansioso. Non doveva preoccuparsi per me sempre.

S- Ti amo-

Queste erano le parole che mi facevano desistere dalla tentazione, perché mi riportavano alla mente che c'era una persona che mi amava.

Anche io, amore.

Arrivammo al mare e senza freni ci togliemmo i vestiti e rimanemmo in costume. Le ragazze si distesero al sole e ci chiamarono per venire a spalmare loro la crema sulla schiena.

Voglio essere pagato per questo, chiaro Sabrina?

Chiesi nel mentre gliela mettevo addosso.

Sab- Sei il mio schiavetto bello bello-

Poi guardai Stefano e vidi che Marina gli stava allungando una banconota da cinque euro, che lui sventolò neanche se fosse stata da cinquecento.

Ma non è giusto! Stefano è stato pagato!

Sab- Già, ho notato-

Non si fa così con le persone, ho dei sentimenti io!

Dissi con il broncio.

Sab- Vai a farti il bagno, va'-

Stronzetta mia, me lo ricorderò.

Sab- Ti voglio bene anche io-

Voglio tanto bene a Sabrina. E' la mia pupilla, possiamo dire. Poi, sia io che Stefano raggiungemmo Giuseppe e Salvatore in acqua.

Non negai che ci divertimmo tanto a giocare a palla, a ridere, a dimenticare un po' la realtà nella quale eravamo catapultati. Quando sei con le persone alle quali vuoi bene puoi deprimerti, puoi rattristarti, ma non ti sentirai mai solo.

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Passarono tre giorni e in tutti e tre non smisi di prendere le droghe. Mi sentivo strano, ma cercavo sempre di nasconderlo agli occhi degli altri, sopratutto a quelli di Stefano. Ogni tanto mi saliva la febbre, mi venivano mancamenti o non respiravo bene. Il più delle volte non entravo in mare e rimanevo sulla spiaggia. Stefano invece non riusciva a nascondere la propria preoccupazione, ma non osava chiedermi niente perché sapeva che la risposta sarebbe rimasta la stessa, ovvero che non c'era nulla che non andava e che non doveva stressarsi. Stefano provava a credermi, ma gli veniva difficile.

Quella sera eravamo intorno al fuoco. Decidemmo di rimanere in spiaggia fino a tardi, tanto nessuno ce lo impediva, non era privata. Ci raccontammo storie horror e ogni tanto qualche battuta, e con queste partivano le conversazioni con domande anche inopportune.

Sab – Allora...da quanto è che non fate sesso?-

Ecco, questa era una delle tante.

S – L'abbiamo fatto una volta sola, poi ci sono stati i problemi vari e con quello che era successo non mi sembrava il caso-

Nemmeno a me, sinceramente.

M – Però dillo che avresti voluto-

Mi disse Marina.

Ovvio, e non mi vergogno neanche a dirlo.

Stefano era arrossito da subito, parlare di queste cose non metteva al proprio agio nessuno, ma d'altronde tra amici scappano questi discorsi intriganti ai quali improvvisamente ti viene curiosità e voglia di proseguire.

S – Però sarebbe bello, Sascha-

Forse non si era accorto di averlo detto ad alta voce. Io rimasi a fissarlo. Era bello quello che aveva detto, anche se davanti a tutti.

S – Cioè...-

Stava ancora continuando a parlare nonostante fosse in pubblico, forse poco importava, tanto eravamo tutti amici.

S – Baciarti, e fare tante di quelle cose che una coppia fa...con te non mi bastano mai. Fare sesso è l'unica cosa che mi manca e tu non sai quante notti ci penso, poi però mi viene in mente quella sera..ed ho paura. Il fatto che tu sia arrivato lì per me è stato...non saprei neanche come dirlo, so solo che non lo dimenticherò mai. Ti amo, Sascha. Non so nemmeno quante volte lo ripeterò. Con te il casuale diventa occasione, e scusa se mi sto dilungando troppo, ma ogni tanto ho bisogno di dirtele queste cose...-

Ed io di sentirmele dire. Non sai quanto quello che dici mi dia forza, e non sto scherzando. Quando parli, quando mi dici che sei preoccupato per me, che mi ami, che non devo fare stronzate...ogni volta mi dai quel poco di coscienza in più che mi astiene dal ricaderci sempre. Quindi non scusarti, ma baciami adesso.

Avvertivo una sensazione strana, come se stesse per succedere qualcosa. Non mi sentivo molto bene, e quindi volevo che Stefano mi stesse vicino. Un bacio, solo un bacio, e poi poteva finire tutto se era così che doveva andare. L'unica cosa che non sarebbe scomparsa, sarebbe stato il senso di colpa. 



Pov's Stefano

In un primo momento arrossii per quello che avevo detto, ma quando Sascha mi disse così, la mia vergogna divenne soddisfazione, la soddisfazione che in qualche modo stavo aiutando la persona che amavo. Lo vedevo strano ogni tanto, ma come io gli facevo dimenticare le droghe, lui mi faceva credere che andasse tutto bene...e tutto con quegli sguardi e quelle parole. O almeno credevo che dalla mia parte stesse avvenendo questo effetto. Appena Sascha mi disse di baciarlo, gli saltai praticamente addosso e toccai le mie labbra con le sue. Il cuore batteva forte e solo per un istante avvertii gli occhi dei nostri amici addosso. Ma appena gli presi il viso tra le mani, avvertii che scottava troppo. Quindi mi staccai dalla sue labbra guardandolo negli occhi e constatai che avevo ragione a preoccuparmi. Erano strani,  vuoti...rossi.

Sascha...hai la febbre.

Ebbi il coraggio di sussurrare come se la voce mi mancasse. Mi aveva tenuto nascosto tutto solo per bene mio, ma questo non doveva farlo. Io stavo bene se anche lui stava bene, ma Sascha non lo capiva mai.

Sa – Ti amo, Stefano-

Io non risposi continuando a fissare i suoi occhi che piano piano si stavano chiudendo. Non mi venivano le parole. Stava succedendo tutto così in fretta, eppure lo vedevo a rallentatore.

Nononono...Sascha, che hai?

Non ce la fece a dire altro che mi cadde addosso privo di sensi.

Sascha!

   
 
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