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Autore: November Rain_    12/06/2017    0 recensioni
L'amore. Sappiamo cosa sia realmente? Quanti pensano di amare o amano realmente? Nicole, una ragazza ventitré anni, si pone queste domande senza saper dare una risposta. Pensa che lei sia l'unica persona a non sapere ed a non provare questi sentimenti, ma tutto verrà messo in discussione con l'arrivo, o per meglio dire il ritorno di lui, Alexander.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-1-
Non ti conosco.

 

Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato,
esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì”.
~Rumi.

 
 
Il cellulare continuava a squillare ininterrottamente, così mi arresi.
«Pronto?» risposi.
«Era ora che mi rispondessi!» urlò Mary dall’altro capo del telefono «Sto provando a chiamarti da tre ore!»
«Sì, scusa. Non avevo visto le chiamate, sto studiando quindi ho il cellulare silenzioso» mentii.
«Mmm, in ogni caso ieri sei andata via quando hai finito il turno senza salutare! Perché?» domandò.
«Ero solo stanca e non volevo interrompere la conversazione» mentii.
«Sai bene che non ci sarebbe stato nessun problema. A meno che...» si mise pensare.
«A meno che?»
«A meno che tu non volessi semplicemente incontrare qualcuno che sedeva con noi» concluse.
«Ma che diavolo pensi, assolutamente no» negai.
«Allora non ti da fastidio se oggi usciamo tutti insieme?» domandò lei.
«Perché dovrebbe?»
«Perfetto allora stasera ci sarà anche Alexander» affermò.
«Davvero?» chiesi incerta.
«Sì, tanto non ti crea problemi. L'hai detto tu» rispose lei.
«Infatti nessun problema» dissi continuando la mia lotta interna per ignorare lui.
«Ancora non sembra vero che sia qua! E dire che non l’avevo nemmeno riconosciuto inizialmente!» mi confessò.
Beata te, io l’avevo riconosciuto eccome. 

Quella voce.
Quegli occhi.
 
Sarebbe stato impossibile non ricordarli, non ricordare lui. Il mio ex amico d’infanzia. Il mio ex migliore amico e... Colui che mi ha abbandonato senza mai farsi sentire. Colui che non perdonerò mai.
«Ehy? Niky? Ci sei ancora?» domandò la ragazza.
«Oh, s-sì» balbettai.
«Dimmi la verità, tu l’avevi riconosciuto? E non dirmi bugie! Perché io non c credo che non ti dia fastidio!»
«Sì, l'avevo riconosciuto» borbottai «E poi gli unici dubbi che potevo avere son stati spazzati via quando sei arrivata tu. Appena ti ho vista ho capito di avere ragione. Non ci voglio credere! E sopratutto non mi ha nemmeno riconosciuta». Questa era forse la parte che mi infastidiva parecchio.
«Credi? Io ho un po' di dubbi su questo»
«Perché? Io ti posso assicurare che non mi ha riconosciuta. Poi dovevi vedere come mi ha parlata, Dio come lo odio»
«Tu non lo odi Niky, ce l'avrai a morte con lui sì, ma non lo odi. Lo sappiamo tutti che»
«Ti prego non iniziare ancora con questa storia» la interruppi «sono passati anni, è roba vecchia»
«Come vuoi, però secondo me ti ha riconosciuta! L'ho beccato più volte mentre ti guardava» affermò.
«Questo non vuol dire nulla, sarà per come l'ho risposto» spiegai.
«Come credi tu. In ogni caso questa sera passo a prenderti e non voglio che la serata sia rovinata per questo o meglio, per lui» mi raccomandò lei.
«Te lo prometto»
«Perfetto, allora a questa sera tesoro» mi salutò riagganciando prima che potessi rispondere.
Posai il telefono sulla scrivania alzandomi dalla sedia, mi avvicinai nuovamente alla finestra. Ora cosa successo? Mi avrà davvero riconosciuta come sostiene Mary? Come si sarebbe comportato in quel caso? Forse era meglio non pensarci e lasciar correre gli eventi, vedere cosa succederà. Il cellulare vibrò, informandomi che un nuovo messaggio era arrivato.
 
Da: papà.
Tesoro farò tardi, innaffia il giardino e non aspettarmi. Un bacio.
 
A: papà.
Va bene, allora ci vediamo direttamente domani mattina. Ti chiamo più tardi, un bacio.
 
Così feci come richiesto ed uscii fuori. Presi la pompa ed iniziai innaffiando le piante sotto le finestre e la veranda, ma fui distratta da un colpo in pieno nella schiena. Subito saltai lasciando la presa, non prima di essermi bagnata per sbaglio i vestiti dallo spavento, e girandomi ritrovando una palla a un metro dai miei piedi. Imprecai e corsi e chiusi subito il rubinetto.
«Ehy, scusa» urlò uno dall’altra parte.
Quella voce. 
Feci finta di non sentire.
«Parlo con te rossa!» continuò lui.
Rossa. Ora non si ricordava nemmeno i nomi delle persone? Bene, nemmeno io mi ricordo di lui. Mi voltai.
 
Non lo conosci.
 
«Parli con me, biondo?» domandai marcando bene sul colore dei suoi capelli.
Aggrottò le sopracciglia ed attraversò la strada fino a raggiungermi.
«Io ti ho già vista!» commentò guardandomi bene.
Ma non mi dire. Molto brillante.
«Tu sei quella del pub! La barista!» esclamò.
«Sì, sono quella. E tu sei quello che si crede chissà chi» ribattei.
«Ok, siamo partiti con il piede sbagliato» affermò passandosi una mano tra i capelli «Io sono Alexander Hale, piacere» si presentò allungando la mano verso di me «Cosa ci fai qui? Abiti in zona?»
 
Non lo conosci.
 
Fissai la mano e incrociai le braccia al petto, non mi riconosceva sul serio? Eppure non penso di essere cambiata così tanto. «Lo avevo notato, Alexander. Io sono Nicole, quella che sarebbe anche la tua vicina»
Lui sbarrò gli occhi, come se avesse appena ricordato qualcosa.
«Nicole?» chiese a bocca aperta.
«Esatto, puoi prendere la palla e tornartene a casa tua ora. Stai attento la prossima volta» risposi dandogli le spalle per tornare dentro casa.
«Niky? Non ti avevo riconosciuta!» esclamò «Ti ricordi di me?»
Mi fermai e voltai leggermente «No, io non ti conosco»
«Come no? Non dire stronzate» mormorò lui.
«Io mi ricordo di un bambino di nome Alexander Hale, il mio migliore amico, che crescendo... Oh lasciamo perdere. Sei sparito da un giorno all’altro, senza dire nulla. Ora non puoi venire e comportarti così sopratutto dopo avermi chiamato “quella”, “rossa”, senza nemmeno riconoscermi. Ma sai che c'è? Hai ragione. E sai perché? Perché siamo due perfetti estranei» mormorai entrando dentro casa prima che potesse ribattere qualcosa.
 

 

 ~

 
Mary non voleva credere all'incontro e alla conversazione avvenuta con Alexander quel pomeriggio, non che avesse molta scelta, quell’episodio era successo realmente e di certo non si poteva cambiare. Alla fine non avevo di certo torto, oppure sì? Io conoscevo lui, ma tempo fa, non posso di certo sapere come sia ora, che persona sia diventata.
A parte esteticamente parlando, quello bastava guardarlo per capirlo. Il bambino minuto, magrolino e biondo si era trasformato in un ragazzo alto, muscoloso e la sua voce era diventata più profonda e roca.
C’era qualcosa che non fosse cambiata in lui? Sì, gli occhi. Rimanevano sempre sul blu scuro e fissandoli ti ci potevi perderti dentro, anche annegarci oserei dire. Ma oltre ciò non lo conoscevo.
In città tutti parlavano di lui ormai, ma io cercavo di non pensarci e non ascoltarli, non volevo sapere nulla.
Chissà cosa avrebbe detto mio fratello appena lo avesse saputo, sempre che non lo sapesse già. Lui era rimasto in contatto con lui in questi anni, soprattutto perché ogni tanto si incontrava nonostante Alexander fosse in Russia. Già, lui era tornato con la sua famiglia lì, a causa di problemi familiari, o almeno questo mi disse Mary.
Ma eccoci qui ora all'entrata de locale. Lui cerca di avvicinarsi e parlare, ma io lo liquido con poco, gli parlo a monosillabi.
 
Non lo conosci.
 
Non facevo altro che ripetere ciò a me stessa e non so se avrei mai cambiato idea, però quando rimane li a fissarmi, anche quando pensa che io non lo veda, mi sento… strana. Come se qualcuno mi stringesse il cuore con una mano, in più accelerava senza motivo, bastava anche solo la sua presenza. Che voleva dire tutto ciò? Non ho mai provato una sensazione del genere con nessuno. Eppure conosco molta gente, avendo un fratello di sesso maschile sono sempre stata circondata da ragazzi, ma niente di tutto ciò era mai capitato. Che voleva dire? Perché con lui?
 
Non lo conosci.
O forse sì?
 
Mentre avanzavamo nella fila, mi ritrovai ovviamente accanto a lui, che continuai ad ignorare rimanendo in silenzio.
Nessuno dei due si decide a parlare, finché non squilla il mio cellulare facendo suonare Burning Sky.
Bad Company.
Amore.
 
Sorrisi cercando di nasconderlo voltandomi e risposi velocemente alla chiamata di mio padre. Ma non passai inosservata.
«Li ascolti ancora?» ruppe il silenzio.
Scrollai le spalle «Perché non dovrei?» chiesi voltandomi verso di lui.
«Non lo so, magari hai cambiato genere musicale e segui la moda con tutti quei tunz tunz» rispose lui ridacchiando.
«Non cambierei mai genere!» ribattei offesa.
«Come mai?»
«Sono cresciuta ascoltando tutti questi gruppi rock e metal, ascoltare quello che hai appena nominato tu, mi fa solo sentire male» rabbrividii «Come si può preferire ciò al suono di una chitarra, di una batteria, di un basso…» mi interruppi.
«Sì, capisco che intendi. Già quand’eri piccola dicevi frasi del genere, ciò dimostra che non sei cambiata più di tanto. Mi fa pensare…»
«Cosa?» domandai.
«Che forse ti conosco ancora» concluse lui sorridendomi.
Ah, ora pensa di conoscermi ancora, mentre prima nemmeno mi aveva riconosciuta.
«O forse credi» entrando prima di lui nel locale.

Mi comportai normalmente, tralasciando il ragazzo che continuai ad ignorare nonostante sentissi il suo sguardo seguirmi ovunque. Per questo presi da bere e mi mischiai nella folla, ballando prima con Mary e poi da sola.

Volevo solo distrarmi e divertirmi, ci stavo riuscendo finché non vidi Alexander attaccato ad una ragazza parlando e ridendo. Dentro di me sentii uno strano fastidio, ma perché? Ora lui non è più nessuno per me, non dev'essere più nessuno.

Misi da parte le sensazioni che stavo provando dando le spalle a quella scena, presi un altro drink e mi spostai da un'altra parte fino a tornare poi dagli altri. Lui mancava.

Mi ritrovai a pensare nuovamente di avere ragione.

Non lo conosco.
 

 ~

 

Dopo le lezioni, prima di andare a lavoro, decisi di andare da mio padre.
Stare in ospedale mi aveva aiutata, il mio cervello era stato occupato solo dai bambini, facendoli giocare ed a stare con le infermiere che come sempre mi offrirono una cioccolata calda. Questa era la mia seconda casa, dove in caso di necessità potevo confidarmi con loro e viceversa.
Ciò mi capitava soprattutto con Jane, colei che mi aiutò quando mia madre morì, con i problemi di cuore e che mi spiegava ciò che mi padre trovava imbarazzante. Era diventata lei la mia figura femminile di riferimento, era come un’amica/madre. Ma quel giorno non le parlai di quel ragazzo che aveva iniziato a mandarmi in confusione.
La giornata continuò tranquilla anche a lavoro, dove l'unica clientela fu quella abituale.
La notte, una volta a casa, decisi di leggere uno dei libri che adoravo prima di dormire, “Il cavaliere d’Inverno”, in modo da tenermi sempre occupata.
Il risultato fu tutto il contrario.
Il protagonista che tanto adoravo si chiamava Alexander e le vicende erano ambientate in Russia, il che mi riporta tutto a quel maledetto Alexander Hale. Per fortuna almeno la descrizione fisica non coincideva, altrimenti non so come avrei potuto fare. Però perché ero così legata a quel libro? Che fosse inconsapevolmente per colpa sua? Magari leggerlo mi faceva sentire vicina a lui, mi faceva pensare lui inconsciamente.
Maledetto Alexander Hale, che era tornato nella mia vita. Una cosa era sicura, non gli avrei permesso di rientrare facilmente così come era uscito anni prima.
No, non l’avrei mai permesso. Così com’è vero che sono Nicole Bauer.

 

  
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