Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Urban BlackWolf    13/06/2017    3 recensioni
Michiru scorse mentalmente il titolo della prima pagina sentendosi improvvisamente le gambe molli. Ferma accanto a lei la giovane Usagi rilesse ad alta voce quello che appariva essere un epitaffio inquietante. “Consegnata la dichiarazione di guerra da parte del giovane Regno d'Italia.”
“Ecco perchè il nostro treno è stato soppresso.” Disse Ami stravolta. Lei era italiana ed ora si ritrovava ad essere nemica di alcune di loro.
“Michiru adesso cosa faremo? Dove andremo se non possiamo più varcare i confini?”
La più grande sospirò ripiegando il foglio dalla carta grigia accarezzandole poi una guancia. “Non lo so Usagi. Ma non possiamo fermarci qui, dobbiamo proseguire. Il mondo che conosciamo da oggi in poi non sarà più lo stesso.”
Legato ai racconti: "l'atto più grande" e "il viaggio di una sirena".
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka/Heles, Inner Senshi, Michiru/Milena, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le trincee dei nostri cuori

 

Legato ai racconti:

L'atto più grande

Il viaggio di una sirena

 

I personaggi di Haruka Tenou, Michiru Kaiou, Ami Mizuno, Usagi Tsukino, Rei Hino, Makoto Kino e Minako Aino appartengono alla fantasia della scrittrice Naoko Takeuchi

Sviluppo della storia ed altri personaggi sono idea di Urban Blackwolf

 

 

 

Il giogo che lega un cuore

 

 

 

Quartier Generale - Secondo distaccamento, Bellinzona.

Svizzera meridionale – 2/6/1915

 

Stefano scattò la testa verso sinistra convinto di aver sentito un colpo di fucile. Guardandosi attorno e notando la calma dei suoi commilitoni, puntò allora gli occhi al cielo afferrando lampi che ad intermittenza ne stavano illuminando le nubi. Un tuono. Era stato solamente un tuono. Tornando a camminare verso gli uffici dove lo stava aspettando il suo Tenente sentì nascere un'incontrollata agitazione. Non amava parlare con il suo superiore, perché anche se d'indole bonaria, la figura di Henry Smaiters era comunque in grado di incutergli una certa soggezione soprattutto ora che cercando di difendere Giovanna per il furto del materiale tecnico, se l'era messo contro. Da quando l'amica era partita, scappata anche per non venire arrestata, Stefano non aveva avuto più pace, sbattuto a destra e a manca come un reietto, costretto a veglie infinite e logoranti di fronte all'armeria, soprattutto la notte, a viaggi interminabili per il trasporto delle munizioni ed interrogatori fiume da parte del tribunale militare di zona.

Ma sinceramente poco gli importava, perché era felice di aver aiutato le sorelle Tenou in quello che però continuava a sembrargli un’impresa folle. Lo sapevo che ti saresti cacciata nei casini Giò, ma tu niente. Entrò nel complesso maggiore proprio quando le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere sulla terra riarsa da una strana quanto inusuale siccità, per salire poi i gradini della scala a due a due, ritrovandosi sul pianerottolo del primo piano adibito ad uffici e dopo qualche secondo, davanti alla porta dell'ufficio del suo Tenente. Bussando attese ed entrò non appena ricevette l'ordine.

Stefano si accorse subito che nella stanza non c'era solamente Smaiters tranquillamente seduto dietro alla sua scrivania di frassino rosso, ma anche un'altro uomo, dall'uniforme bianca e rossa; un Dragone. Un medico. Un Sottotenente della cavalleria leggera.

Mettendosi sull'attenti li salutò entrambi prima di ricevere il riposo.

“Astorri, questo è il Sottotenente Daniel Kurzh del Real Esercito Austroungarico. E' venuto qui a Bellinzona per importanti impegni famigliari e ha chiesto il nostro supporto. Ha urgenza di parlarvi, perciò ascoltatelo con molta attenzione.” Con uno sguardo lasciò che l'ospite continuasse con maggior precisione.

“Soldato, ho motivo di credere che possiate avere delle notizie sulla mia fidanzata. Purtroppo sia io che la sua famiglia a Berna, non abbiamo più contatti da giorni e ho ragione di credere che voi possiate aiutarmi a ritrovarla.”

L'altro socchiuse gli occhi non riuscendo a focalizzare la situazione. “Signore, non capisco come un fante come me possa aiutare uno come voi, per di più in faccende tanto delicate come la vostra promessa sposa.”

“Astorri!” Smaiters mollò una manata sulla scrivania richiamandolo alla disciplina. Daniel sorrise quasi con scherno. L'esercito elvetico mancava della disciplina propria di un paese mai stato neutrale come la sua Austria. Vigliacchi montanari.

“Sarò più preciso. Quando questa mattina sono venuto dal Tenente Smaiters per chiedergli soccorso, informazioni che potessero aiutarmi nella ricerca, mi sono imbattuto casualmente in una conversazione molto interessante. - Guardò l'altro ufficiale montare notevole imbarazzo. - Pare che una vostra staffetta, una donna dal nome Giovanna Tenou, pochi giorni fa abbia trafugato del materiale dai vostri magazzini. Materiale completo per sei persone.” E lasciò che fosse l'uomo piu' anziano a proseguire.

“Astorri, Tenou mi ha lasciato uno scritto dove spiegava il perché di tale gesto. Non ho mai creduto possibile che una ragazza come lei potesse essere una ladra, ma la fame in città è tanta e finché non ho letto quelle righe non ho remore nel dirvi che ero intenzionato a sbatterla davanti alla Corte Marziale anche se non fa più parte della Milizia cittadina. Comunque, il materiale sottratto potrebbe essere servito per aiutare sei ragazze provenienti da Merano a valicare parte delle Alpi Lepontine.”

O merda pensò Stefano iniziando a capire.

“Una di queste ragazze è senz'altro la mia futura sposa. Michiru Kaiou.” Sentenziò Kurzh.

Il soldato cercò di mantenere la calma chiedendo cosa c'entrasse lui in tutta quella faccenda.

“Non prendetemi per i fondelli Astorri! Siete legato a Tenou, come sappiamo entrambi che quella ragazza non può avere agito senza l'aiuto di uno o più complici. Voi la notte del furto eravate di ronda... Non ho le prove del vostro coinvolgimento, ma se non volete che apra un'inchiesta fatemi la cortesia di collaborare!”

"Signore, quello che avevo da dire l'ho già esposto nella mia relazione. Quella notte non ho visto nessuno entrare in magazzino."

Alzandosi lentamente Smaiters andò accanto a Kurzh porgendogli la mano. “Sottotenente vi assicuro che il soldato Astorri guiderà voi ed una piccola spedizione attraverso i valichi. Riuscirete a raggiungere la vostra fidanzata in men che non si dica.”

A sentire quell'affermazione Stefano sgranò gli occhi. Non gli interessavano i problemi personali del Sottotenente, della signorina Kaiou o i motivi che avevano spinto lei e le altre ragazze a scegliere una strada tanto pericolosa per arrivare al nord, ma era chiaro che se fossero giunti a quella donna si sarebbe trovata anche Giovanna e per lei le porte del carcere non avrebbero potuto che spalancarsi.

 

 

Pizzo Campo, Tencia.

Svizzera centrale – 2/6/1915

 

Un suono sibilante le frusciò a qualche centimetro dal fianco mentre piccole schegge di roccia saltavano alla sua sinistra. Nell'aria un suono sordo riecheggiò sotto di loro. La donna bloccò il respiro contraendo le spalle ed abbassando d'impulso la testa.

Ma che...

“Giovanna!” Haruka si sporse guardandola allarmata.

“Ma era uno sparo quello?!” Chiese l'altra mentre la sorella le porgeva il braccio per aiutarla a salire ed afferrandolo si lasciava issare quasi di peso prima che un secondo colpo lasciasse schizzare e radici delle piante sotto alle suole appena staccatesi da terra.

“Boia! Ci sparano contro!” Incredula la bionda la spostò con uno spintone verso le altre.

“Via di qui ragazze!” Urlò incitandole ad arrampicarsi il più velocemente possibile.

Leggermente poco reattive obbedirono e come piccole formiche si diressero tutte verso un gruppo di alte rocce giallo biancastre, percorrendo lo stretto sentiero dal terreno instabile che si inerpicava per qualche metro proprio davanti a loro. Frapponendo il proprio corpo, Michiru lasciò loro la strada mentre un terzo colpo, questa volta assolutamente infruttuoso, si perdeva nell’aria tersa. Poi tutto sembrò tornare ai suoni naturali. Graffiandosi, incespicando, scivolando, le più giovani riuscirono a raggiungere il costone mettendosi al riparo.

“Rimanete qui, intesi? Ami pensaci tu.” Risoluta Kaiou ripercorse parte della strada guadagnata raggiungendo le due sorelle acquattatesi dietro a dei cespugli.

“Michi che ci fai qui?! Vai dalle altre!” Ordinò Haruka mentre passava il cannocchiale alla maggiore così che potesse mettere a fuoco la porzione arborea che si stagliava a circa cento metri sotto di loro.

“Cosa sta succedendo?”

“Qui non è sicuro. Vai via!” Come se non avesse parlato. Quando ci si metteva quella donna sapeva essere davvero indisponente.

“Sbaglio o quelli erano colpi d'arma da fuoco?!” Continuò l'insegnante cercando di sporgersi per capire.

“Michi...” Soffiò Haruka afferrandola per la giacca e strattonandola verso il basso.

“Fatela finita voi due! Guardate... - Disse Giovanna passando loro le lenti.- Da qui non abbiamo molta visuale, ma credo ci siano due individui dietro quel filare. Li vedi Haruka?” Chiese attendendo conferma.

Ed in effetti non soltanto c'erano, ma erano anche soggetti ben noti. Gli stessi avanzi di fogna incontrati al “taglio dell'erba” qualche giorno prima e che come aveva premonizzato la bionda, le avevano seguite.

Una volta passatole lo strumento anche l'insegnante riuscì a scorgerli tra il fitto della foresta. Si spostavano a scatti, velocemente, nascondendosi dietro i tronchi ed avanzando come se fossero nel pieno di una battuta di caccia. Bracconieri. Nulla di meno. Gente senza scrupoli e senza il pudore dell'umana decenza.

“Cosa intenderanno fare?” Chiese Michiru avvertendo la mano della bionda sulla schiena che l'invitava abbastanza decisamente a muoversi.

Giovanna fu talmente piatta nel rispondere da pentirsene un secondo dopo. “Nella migliore delle ipotesi darci la caccia intentando una battuta venatoria allo scopo di spaventarci. Nella peggiore... Ricordi vero i discorsi fatti prima di partire?!”

Riuscendo finalmente a raddrizzare la postura cercò di sorriderle per stemperare il tono, ma non vi riuscì. Aveva rischiato di essere colpita. Con molta probabilità quel colpo era stato indirizzato alla sua schiena e non l'aveva centrata solo perché da un paio d'ore si era alzato un forte vento.

“Fatemi capire bene, vorrebbero ucciderci?” Michiru si voltò verso Le due bloccandone il passo con il petto.

“Non prima di essersi divertiti un po'. - Rispose dolente Haruka. - Sai qual'è la tecnica che spesso adotta questa gente quando vuol cacciare daini o stambecchi? Prima s'impegnano ad abbattere gli adulti per poi catturare i capi più giovani e redditizi. E' per questo che si chiamano bracconieri. Ma credo che a noi potrebbe andare anche peggio Michi.”

Raggiungendo le altre cinque rimaste obbligatoriamente in sicurezza, continuò facendole raggelare il sangue. “Non voglio spaventarvi, ma dovete essere pronte. Ve l'avevo detto che su queste alture gira gente senza scrupoli. E' una categoria di gretti omuncoli che si fanno forti del ferro che portano sulla schiena e alle cinture. Cerchiamo di non farci prendere dal panico, ma dobbiamo essere pronte a tutto.” Concluse togliendosi il fucile dalle spalle per aprirlo e controllarne la canna.

Inorridita a Michiru sembrò di stare vivendo in un incubo e guardando una ad una le sue ragazze, cercò comunque di mantenere una certa calma continuando a ripetersi come un mantra che tutto sarebbe andato bene.

“Siamo in maggioranza numerica. Non oseranno...” Intervenne Makoto ringhiando come un cucciolo che si era appena visto strappar via un osso.

“Tanto meglio! Caccia più stimolante. Diamoci una mossa ed allontaniamoci da qui. Dobbiamo tenerli a distanza.” Chiuse ogni discorso Giovanna portandosi in testa al gruppo.

E tutte iniziarono a seguirla; Michiru, Usagi e via via le altre, fino ad Haruka, che arma carica e pronta all'uso, ne proteggeva le spalle guardinga.

Restarono tutte in silenzio per minuti, come a non voler dare a quei tizzi alcun margine di vantaggio, fino a quando la paura nevrotica di Ami non le fece sciogliere la lingua parlando sommessamente tra se e se.

“Se Daniel ci avesse accompagnate tutto questo non sarebbe successo.” E guardò Haruka che a sua volta contraccambiò il contatto visivo non capendo.

“Tu non puoi saperlo, ma se il dottor Kurzh fosse stato un uomo, un vero uomo, ci avrebbe scortate fino a Zurigo e tutta questa storia non avrebbe mai avuto inizio.” Una smorfia di disgusto perché veramente troppo avvilita dal comportamento al limite del menefreghismo manifestato da colui che l'infermiera aveva sempre portato in un palmo di mano.

“Dottor Kurzh?” Chiese la bionda infilandosi la cinghia del fucile al petto per saltare più agilmente un leggero dislivello.

“Si... Daniel Kurzh. Il promesso sposo di Michiru.” E non accorgendosi assolutamente del colpo inflitto alla ragazza più grande, si affrettò nel raggiungere le compagne che le stavano attendendo poco lontano.

 

 

Ponte di San Giusto, fiume Ticino.

Svizzera centrale – 4/6/1915

 

Ho freddo e sono stanca e come me tutte le altre.

Camminiamo a passo serrato da due giorni ed e' pesante pensare

che a breve dovremmo tornare a salire... Spero di farcela.

Devo farcela.

Lei è strana. Forse preoccupata. Sicuramente esausta.

Per vegliarci non dorme molto.

Ma non mi parla. Non mi guarda.

Credo di averle fatto qualcosa.

M.K.

 

Il ponte di San Giusto decretava la fine della valle e l'inizio della risalita. Abbandonate le vette conosciute dalle sorelle Tenou, erano ora in procinto di iniziare la vera, grande scalata, che dalla dolce pendenza di una valle ritrovata, le avrebbe portate al vero banco di prova; il valico del San Gottardo..

Non avevano più avuto contatti con i due bracconieri, ma Haruka sapeva che erano li, dietro di loro, a qualche centinaio di metri, forse al massimo un paio di chilometri, ed attendevano godendo del momento che le avrebbero riprese. Era persino convinta che lo stessero facendo apposta a non raggiungerle, perpetrando una delle tattiche di sfiancamento psicologico più antiche della caccia. Per questo la bionda aveva preteso da tutte la massima concentrazione nella discesa, velocità di pensiero e obbedienza incondizionata, sapendo che al minimo cenno di cedimento, di frustrazione o abbassamento della carica nervosa anche di una sola di loro, si sarebbe innescata la rottura e sarebbero cadute vittime della follia maschilista di quei due bastardi. Ma oltre al pretendere, Haruka aveva anche donato, dando tutto, ogni stilla di sudore, di energia, non facendosi scrupoli nel succhiare da ogni fibra, forza sufficiente per andare avanti e vegliare.

In tutto questo Giovanna l'aveva seguita, imitandola, non capendo però perché nella sorella fosse tornato fortissimo l'impulso della fuga. Tutte avevano notato come quel carattere schivo e taciturno si fosse esposto al cuore di ognuna di loro, in piccole dosi, certo, ma con una costanza che non aveva potuto che far sperare la maggiore per il meglio. Invece da un paio di giorni, da quando cioè avevano capito di essere seguite, l'orso delle Alpi era tornato, forse più rabbuiato e schivo di prima. Un'involuzione talmente veloce che era stata additata come la più logica conseguenza della pessima piega che quel viaggio stava prendendo, ma che in realtà aveva radici più profonde e assai più intimiste.

E questo la ragazza piu' grande lo capì quel giorno d'inizio giugno, quando passando il ponte di legno sul Ticino, vide in Haruka uno scatto di nervi all'indirizzo di Michiru, prima di allora neanche lontanamente immaginabile. L'insegnante non era certo donna stupida, tutt'altro e aveva intuito dai piccoli segnali del corpo della bionda che la causa di quel ritrovato disagio sociale fosse dipeso da lei e per esserne sicura, aveva iniziato a starle letteralmente addosso, incollata, fisicamente, pretendendo dialoghi che andassero oltre ad estemporanei ordini di marcia.

Seduta su di un tronco d'albero caduto con Minako al fianco, Giò aveva visto una Michiru sorridente andare vicino alla sorella voltata di spalle mentre inginocchiata era intenta a controllare il contenuto del suo zaino, poggiarle affettuosamente una mano sulla spalla, avvicinarle lentamente le labbra ad un orecchio per sussurrarle poi un qualcosa. L’opposizione di Haruka aveva colto tutte e tre totalmente alla sprovvista. La reazione era stata inversamente proporzionale a quel semplice gesto di amichevole assonanza. Come se fosse stata bruciata dal calore di un tizzone infuocato, la guida si era ritirata scattando all'indietro alzarsi di colpo serrando i pugni e fulminando con uno sguardo incollerito l'insegnante.

Non aveva profetato parola Haruka, non aveva inveito, non aveva spiegato quell'incomprensibile gesto, si era semplicemente limitata a fissarla in cagnesco per poi voltarsi e sparire dietro i primi alberi che richiudevano l'orizzonte della risalita.

“Ma secondo te hanno discusso?” Aveva chiesto Minako ad una Giovanna completamente presa in contropiede. Discusso? E quando se da dopo la rinascita fisica e morale della sorgente, quelle due non avevano più avuto modo di starsene da sole?

Nel vedere Michiru stirare un sorriso rassegnato, la ragazza più grande aveva allora deciso che il comportamento asociale della sorella sarebbe finito li. Alzandosi per andare accanto a quella che ormai considerava una buona amica, le aveva donato una smorfia di comprensione posandole una mano sulla schiena e strizzandole un occhio si era diretta a passo deciso verso il punto dov'era sparita la bionda.

"Giovanna... lascia stare." Ma Kaiou non aveva avuto nessuna risposta.

Rimasta a guardare Giovanna salire verso il sentiero aveva iniziato a riflettere. Eppure l'era sembrato che la bionda provasse per lei un certo interesse. Lo aveva notato già dai primi giorni di conoscenza, anche se capire i comportamenti criptici di quella donna non era cosa facile. Ma la giovane Kaiou n'era sicura, aveva già visto quel febbrile desiderio di contatto crescere negli sguardi dei suoi passati spasimanti, come nello stesso Daniel e Haruka sembrava non fare eccezione, anche se donna e come tale in possesso di una dolcezza ed un tatto difficile da trovarsi negli uomini. In un primo momento la cosa l'aveva spaventata e parecchio, perché si era ritrovata a provare piacere nel sentirsi desiderata dal suo stesso sesso, da un essere ai suoi occhi tanto splendente, ma al contempo cupo, vibrante, ma silente, scattante, ma immoto come quell'orso alpino era. Sentiva Michiru di volerla conoscere, sia sentimentalmente, che fisicamente e sapeva che avrebbe fatto di tutto e sarebbe andata contro ogni condizionamento sociale pur di entrare a far parte della vita di quella ragazza. Avrebbe combattuto contro chiunque, uscendo sconfitta solamente per volere di una persona, solamente se fosse stata la stessa Haruka ad impedirle di far parte della sua esistenza.

 

 

Seguendone i passi, Giovanna trovò Haruka poggiata ad un albero mentre a braccia conserte stava guardando verso la cima perennemente innevata del San Gottardo. Flint al suo fianco, riemerso dalla foresta perché di rado viaggiava assieme a loro, preferendo l'isolamento animale del suo ambiente che un gruppo di rumorose ragazze. Un'immagine di profonda solitudine che alla maggiore diede fastidio.

Nel riconoscerne la camminata la bionda si voltò chiedendole quasi con non curanza se le altre fossero pronte per riprendere la marcia.

“Si. Si sono riposate abbastanza. Usagi ha anche pescato qualcosa. Avremo pesce fresco per cena.” Iniziò con tono pacato sapendo che sarebbe durato poco.

“Bene, allora digli di darsi una mossa. Voglio arrivare in alta quota prima di questa sera.”

“Non ti sembra di esagerare nel chiedere loro tanto impegno? In fin dei conti non sono allenate e...”

Haruka scattò subito. “Boia di un mondo, Giovanna! Ti devo ricordare che ci sono due delinquenti che ci stanno alle calcagna!”

Respirando sonoramente la più grande negò.

“E allora falla finita di trattarle come delle porcellane! Dai, muoviti anche tu e valle a chiamare.”

Quella sorta di ringhio sembrò provocare nell'altra ilarità invece che stizza. “Da quando sei il capo cordata Haruka?” Una domanda neanche troppo velata sull'ormai ingestibile ruolo di femmina alfa che la minore si era arrogata il diritto di avere sin dalla loro partenza.

“Non sono forse qui per questo? Per guidarle fino a Berna? E poi qualcuno dovrà pur far capire a quelle ragazzine cosa voglia dire la parola disciplina.”

“E saresti tu a doverglielo insegnare? Con quali mezzi? La parola scritta? Il dialogo?” Disse ricordandole poi come quelle sei donne si stessero impegnando al massimo.

“Vuoi farlo tu?! Accomodati! E poi ricordati Giovanna che siete state VOI a volermi trascinare ad ogni costo in questa storia! " Concluse staccandosi dal tronco per riprendere la salita quando l'altra colpì giù duro domandandole il perché avesse preso a trattare Kaiou con tanto astio.

“Pensa per te! Quello che succede tra noi non ti riguarda!”

“Allora lo ammetti! Ammetti che la stai trattando da cani.”

“Giovanna ti avverto... Dacci un taglio!”

Liberando le spalle dalle cinghie del suo zaino, la maggiore sorrise togliendosi i guanti.

Haruka alzò le sopracciglia scuotendo la testa. “Che stai facendo? Non vorrai batterti?”

“Vuoi parlare con me?”

“No!”

“E allora sarò costretta a farmi ascoltare con altri mezzi... Ruka...” Non dovette attendere che qualche secondo.

“Te l'ho già detto un'infinità di volte.... non chiamarmi più in quel modo!”

“Impediscimelo... sorellina.”

I pugni della bionda si serrarono così come la mascella ed in men che non si dita Giovanna si sentì stringere il colletto della giacca. La schiena sbattuta contro il primo tronco utile, i talloni leggermente alzati da terra.

“Non provocarmi...” Un alito caldo carico di collera. La miccia era stata innescata.

“Passi per me, ma Michiru non deve subire i tuoi bizzosi cambi d'umore Haruka. Non se lo merita! Non e' giusto!”

“Impicciati degli affari tuoi! E non permetterti di venirmi a dire quello che posso o non posso fare!” Serrò le dita con maggior forza.

“Questi sono anche affari miei Haruka e non solo perché lei è mia amica, ma anche e soprattutto perché tu sei mia sorella e... ti stai innamorando!”

La minore fermò per un istante il respiro lasciando la presa e Giovanna ne approfittò. “Non credere che non me ne sia accorta e lascia che ti dica che la cosa mi fa un gran piacere...”

“Smettila...”

“Sei diventata improvvisamente gentile e premurosa con tutte, me inclusa.”

“Ho detto di smetterla!”

“Ti stai innamorando, ma credo non ti sia ancora chiaro come la cosa sia reciproca...”

“No!” Giovanna avvertì nuovamente il legno del tronco premuto contro la spina dorsale, ma questa volta la violenza fu tale da farla gemere di dolore.

“Ma non vedi come ti guarda?”

“Basta! Non osare! Lei non è come me! Hai capito? Lei non è come me!” Urlò disperata serrando le dita di entrambe le mani alle spalle dell’altra.

“Perché tu cosa sei Haruka? Dimmelo!”

“Diversa! E' questo che sono, una diversa e lei è fidanzata!”

“Dunque?!” Gridò a sua volta.

“Come dunque?! Mi hai sentita Giovanna?! Ti ho detto che è fidanzata. E si sposerà presto.”

“E allora battiti dannazione! Battiti per quello che sei. Battiti per un posto nel mondo che non sia ai suoi margini. Battiti per lei, contro tutto e contro tutti!”

Haruka la guardò sconvolta lasciandola per fare un passo in dietro. “Stai vaneggiando Giovanna.”

“A si?! E perché? Da quando hai scoperto la tua omosessualità non hai fatto altro che nasconderti e scappare. Nostra madre ripeteva spesso che qualunque cosa fosse mai accaduta avresti dovuto faticare più delle altre donne per avere un po' d'affetto, ma che prima o poi qualcuno di speciale sarebbe arrivato per donartelo e ora che questo qualcuno è giunto, tu che fai? Riprendi la fuga? Sei un vigliacca!”

“Ti è tanto difficile capire che anche se tutto quello che hai detto su di lei fosse vero, io non potrei mai condannarla a vivere una vita come la mia?!”

“Perfetto! Arrogati il diritto di scegliere anche per gli altri. Così come hai fatto con me! Giusto?” E questa volta fu la maggiore ad avanzare minacciosamente verso il corpo dell'altra.

“Non...” articolo' la bionda, ma ormai Giovanna sentiva di aver rotto gli argini di una frustrazione sentimentale accumulata in più di un anno di separazione dalla minore.

“Allontanati dalle persone che ti amano così che possano dimenticare di avere donato il loro cuore ad un mostro. Vero Ruka? Lasciati odiare con atteggiamenti al limite dell'assurdo, così che la restante società perbenista non finisca per ghettizzare anche loro. - Le mollò una spinta rabbiosa continuando. - Freghatene anche se così facendo finirai per causare loro più dolore di una cittadina ignorante!” Un'altra spinta e la bionda si mise sulla difensiva intimandole di fermarsi o lo avrebbe fatto lei con la forza. Ma niente.

“Nostra madre in punto di morte mi scongiuro' di proteggerti, di difenderti da nostro padre, dal resto del quartiere, ma soprattutto da te stessa, dalle tue paure e tu di contro non mi hai lasciato spazio e ti sei chiusa a riccio. Passi con gli altri, ma con me Haruka... Con me no! Non avresti dovuto.”

“Giovanna smettila...” Quasi scongiurò alzando maggiormente i pugni.

“Credi forse che non possa capire come ti sei sentita ad avere tutti contro? A dovere affrontare giornalmente occhi carichi di giudizi imbecilli? Ebbene sorellina, lascia che ti dica che tutta la fatica che hai fatto per tenermi lontana da te non è valsa a nulla! Scappando non mi hai protetta, anzi, mi hai ferita ancor di più di tutta la gente che nel sapere di chi fossi la sorella maggiore, mi ha negato un posto di lavoro, mi ha tolto il saluto o semplicemente è sparita dalla nostra casa. Ma non me ne sarebbe fregato nulla, te lo assicuro, se tu fossi rimasta con me.” E nel dire quest'ultima frase lasciò che le dita della destra andassero a sfiorarle il dorso del pugno in un ultimo, disperato contatto.

Haruka lo ritrasse spostando lo sguardo altrove. Non avrebbe mai creduto che nonostante il suo allontanamento dalla casa paterna, Giovanna avesse sofferto per la sua omosessualità. “Scusa.”

“Mi chiedi scusa, ma continui a scappare da me. Non hai capito niente Ruka?!”

“Non chiamarmi...” Ma non riuscì a terminare la frase. Avvertendo fulmineo un forte bruciore al labbro inferiore, si rese conto di essere stata colpita e barcollando leggermente all'indietro si portò per istinto il dorso della destra alla bocca. Il gusto ferrigno del sangue le formicolò sulla lingua invadendole il cavo orale.

“Non chiamarmi Ruka? Io ti chiamo come mi pare! E' chiaro?! Come sia ben chiaro che non ti permetterò di allontanare da te anche Michiru!”

A quell'affermazione la bionda reagì spingendola a sua volta alzando il pugno destro pronta per affondarlo, ma all'ultimo momento ne bloccò la forza lasciandolo a mezz'aria. Anni addietro, in uno scontro, l'unico per la verità, essendo più alta e forte, l'aveva ferita ad un polso in maniera piuttosto seria ritrovandosi a giurare alla madre che non avrebbe mai più alzato le mani su Giovanna.

“Guarda... - Disse la maggiore mostrando ad Haruka le nocche macchiate. - Il sangue che ti scorre nelle vene è rosso ed il cuore che hai nel petto batte proprio come il mio Ruka. Le tue inclinazioni sessuali non ti rendono diversa da me! Ne da nessun altro. Io non posso costringerti a tornare sulle tue decisioni in merito a quello che provi per me, però ti chiedo di fare un enorme sforzo di fiducia nei confronti di Michiru. Lascia che si avvicini. Lascia che ti ami. Spezza il giogo che lega il tuo cuore.” Chiese intimamente dispiaciuta per averle fatto male.

“Non posso...” Rispose esitante l'altra tornando a guardarla negli occhi. Quanto dolore era racchiuso in quelle paglie smeraldine.

“Ed allora ti troverai a soffrire e a far soffrire ancora Haruka.” Sinceramente stanca Giovanna si voltò afferrando lo zaino e fu allora che vide Michiru ferma accanto ad un albero. Un palmo sulla corteccia resinosa, l'altro abbandonato lungo il fianco, lo sguardo fisso su entrambe. Molto probabilmente aveva visto tutta la scena, ascoltando e capendo cosi' molte cose su entrambe. Sospirando le passò accanto per scendere a chiamare le altre e nel farlo non poté impedirsi di pensare a quanto quella benedetta donna avrebbe potuto giovare alla sorella se soltanto Haruka fosse riuscita a tornare a vivere.

La bionda guardò Flint rimasto in disparte invidiandone l'incoscienza animale mentre Michiru le andava incontro estraendo dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto. Fermandosi a pochi centimetri iniziò a tamponarle il leggero rivolo di sangue che non accennava a fermarsi.

“Non è nulla.” Un tono di voce profondissimo.

“Quante ferite ha il tuo cuore mia Ruka.” Disse continuando a medicarle le labbra.

“Michiru...”

“Lascia che le sani. Per favore.” E posandole la fronte sulla clavicola attese un qualsiasi movimento. Avrebbe voluto baciarle quelle labbra magnifiche che a volte sapevano fare tanto male, ma per paura d'innescare l’ennesima fuga non ne ebbe il coraggio.

“Tu sei... promessa... ad un uomo...”

E sospirando Michiru pensò a Daniel, al loro primo incontro, all'anello che portava appeso al collo ormai da settimane e a quanto si vedesse completamente avulsa dal futuro che aveva immaginato per loro.

 

 

 

 

Note dell'autrice: Si, lo so, lo so; non ce la vedete Haruka subire tanto gli attacchi della vita, come so che nell'immaginario collettivo Giovanna avrebbe fatto una fine ben diversa. Lo so, avete ragione, ma ricordatevi il periodo storico. Io stessa avvolte mi fermo a pensare come sarei stata se fossi nata altrove. Credo che la bionda abbia subito una serie di tagli emotivi abbastanza importanti che l'hanno spinta a pensare - non mi accettate giudicandomi? Ed io me ne sto da sola. In tal senso Michiru è stata più fortunata nascendo in un grande centro da una famiglia liberale. Comunque non disperiamo, abbiamo sempre l'asso nella manica dal nome Kaiou. Sono convinta che prima o poi farà scattare la molla. Certo che beccarsi un pugno in bocca senza reagire... Va be, dai, concentriamoci sul male del mondo che poi porta il nome di Kurzh e... Daje all'untore.

Alla prossima.

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Urban BlackWolf