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Autore: Alexiochan    14/06/2017    1 recensioni
La storia di Fubuki Shirou è tra quelle che certamente piú colpiscono l'animo del lettore. Piú e piú volte ci siamo chiesti cosa ne sarebbe stato della sua vita se non fosse mai avvenuto quell'incidente. Sicuramente, l'oggetto di interesse della Raimon diverrebbe suo fratello Atsuya ed anche i legami con i compagni sarebbero totalmente stravolti. Ma in questa storia Shirou ha perso i suoi genitori, l'incidente è avvenuto. Atsuya non è morto e i due fratelli si fanno forza a vicenda in questa spirale di avvenimenti che sembra non avere fine: alieni, nemici, Absolute Royal Accademy, la pietra Alius. Per non parlare della situazione sentimentale con Gouenji, Someoka ed Afuro.
C'è peró da dire che il problema piú grande è la maledizione che nasconde il nostro Shirou. Per questo dettaglio importante mi sono ispirata a Frozen, potete ben immaginare di cosa si tratti :)
Buona lettura ai coraggiosi che oseranno aprire questa scheda
Alexiochan
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Shawn/Shirou, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Shirou amava la neve. Amava anche suo fratello e i suoi genitori, la sua casa, il calcio. Ma il legame con la neve era piú forte, solido, palpabile. Quando giocava con Atsuya sulla neve, Shirou si sentiva parte di essa. Oppure era la neve ad essere parte di lui? Shirou accantonava la domanda con una scrollata di spalle. D'altronde, non gli interessava più di tanto; tutto ciò che sapeva era che lui e la neve erano irrimediabilmente legati e questo gli bastava. Se Atsuya leggeva le sue emozioni, la neve sapeva esattamente cosa fare per renderlo felice, come fosse viva. Bastava accarezzare il tronco di un albero affinché il dolce manto candido e fresco lo coprisse; bastava camminare sull'acqua fredda del laghetto affinché si ghiacciasse e gli permettesse la traversata.
Col tempo Shirou capí che la neve non comprendeva i suoi desideri, bensì si piegava ad essi come un cagnolino obbediente. Se Shirou voleva che alla Vigilia di Natale nevicasse, la neve scendeva a grossi e meravigliosi fiocchi dal cielo; allo stesso modo, se Shirou voleva che la tormenta terminasse, il vento cessava di soffiare e le nuvole bianchissime si aprivano per mostrare il pallido sole e permettere ai bambini di giocare fuori casa. 
Shirou non si era mai approfittato, peró, di questo potere. Rispettava la neve come fosse una persona vera, non le ordinava mai di compiere atti vili solo per il proprio piacere, anzi: crescendo, l'uso di questa sua dote diminuì sempre di piú. Atsuya non ne era affatto contento, adorava le magie che sapeva fare il fratello e vedendole sempre piú rare cominciò a tempestarlo di domande sul perchè avesse improvvisamente deciso di smettere. E Shirou rispose con sincerità, pure con le lacrime agli occhi, dicendo che ultimamente aveva paura della neve. Atsuya lo aveva guardato totalmente sbigottito, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo. A quella risposta le domande poterono solo aumentare, allontanando Shirou da suo fratello che in quel momento sembrava proprio non comprenderlo nonostante la sua empatia. Sua madre Lilith lo aveva avvertito - lo ricordava bene - di stare attento a "giocare con la neve", come diceva lei, perchè prima o poi sarebbe successa una disgrazia. 

< Ricordi quando papà ha deciso di tagliare la legna per l'inverno lo scorso anno? > chiese Lilith al figlio mentre gli sistemava i guantini alle mani.
< Sì, mammina. Papà si è fatto male, l'abbiamo portato in ospedale subito subito > rispose il piccolo Shirou, spostandosi con la mano libera il berretto dalla fronte per non sentire piú la lana ruvida a contatto con la pelle. Lilith sorrise dolcemente < Esatto, piccolo mio. È rimasto con l'accetta in mano tutto il pomeriggio ed era inevitabile che prima o poi si facesse male > 
< E perchè? > domandò il bambino con espressione confusa e perplessa. 
< Perchè se giochi con il fuoco finirai per scottarti > 
< Ma io non gioco con il fuoco, gioco con la neve > 
Lilith rise e lo abbracciò forte, stringendolo al petto come quando era neonato e cercava il calore di sua madre. Shirou continuava a non capire, ma non rifiutò l'abbraccio della sua adorata mamma e si beó del suo buon profumo. 
< Quello che voglio dire è di non esagerare mai, tesoro > disse infine Lilith, scostandosi dal figlio quel che bastava per guardarlo in viso < Devi stare attento a questo dono e non approfittarne mai, capito? > 
Annuì e la donna sorrise, un sorriso timido e dolce che per fortuna e gioia di Shirou, aveva ereditato. 

Poi arrivò quel terribile giorno. 
Atsuya stava discutendo con suo fratello in macchina mentre rincasavano dopo una partita. 
< Avremmo vinto se non fosse stato per Nii-chan! > protestava il ramato, cercando appoggio nel papà. 
< Non è vero, Nii-san! Tu fai sempre di testa tua ma devi capire che si gioca a calcio in squadra e non da soli! > 
< Se non fosse per me non avremmo segnato nemmeno un goal! > 
< E se non fosse per me sarebbero entrati tutti in porta! > 
< Tanto abbiamo perso comunque per colpa tua e del portiere! > 
Shirou si morse il labbro inferiore, guardando arrabbiato il fratello, ben deciso a stare zitto e non controbattere piú. Atsuya aveva sempre la risposta pronta ed otteneva sempre l'ultima parola su ogni discorso. Era inutile continuare a parlare. Lo stomaco di Shirou si accartocciò su se stesso al solo pensiero di dover continuare a subire quell'ingiustizia e improvvisamente la rabbia verso il fratello crebbe in modo spropositato, attizzandosi ancora di piú per l'irritazione repressa tutte le altre volte. Era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
< Nel calcio è importante sia la difesa che l'attacco. Se non hai una solida difesa è inutile segnare > disse Hyouga ai due bambini, sbirciando le loro tenere espressioni imbronciate dallo specchietto retrovisore < Avete bisogno l'uno dell'altro per poter vincere. Se Shirou non riesce a bloccare un tiro, allora Atsuya segnerà per lui; se Atsuya non riesce a segnare, Shirou ruberá palla per lui e gli darà un'altra possibilità di tiro. Capite quello che voglio dire? > 
Atsuya si limitò ad annuire con aria distratta, suo padre aveva ragione e lo sapeva ma non voleva dargliela vinta così facilmente. Si rifiutava di chiedere scusa a chiunque, specie al fratello "perfetto" che si ritrovava. Era piú gentile, piú bravo, sapeva fare le magie ma non voleva piú giocare con lui sulla neve. Ed i suoi genitori erano sempre pronti a difenderlo, sempre a dirgli che doveva proteggerlo anche lui perché Shirou ne aveva bisogno. Sbuffò incrociando le braccia al petto. 
D'altro canto, l'albino ascoltava rapito le parole del padre. Aveva improvvisamente capito che il suo ruolo era legato a quello di Atsuya, che un suo fallimento non era singolo ma di entrambi. Strinse i pugni sulle gambe e si ripromise di impegnarsi maggiormente nelle prossime partite, di passare la palla a suo fratello piú spesso. 
< Atsu-nii, forse dovremmo cercare di collaborare di piú > mormorò piano, guardando il fratellino < Lascia a me la difesa e vedrai che prenderò la palla per te > 
< Tu la fai facile > rispose acido il ramato, guardandolo male < Prendere palla è piú semplice che segnare, ho il compito piú difficile io! > 
La rabbia di prima tornó a farsi sentire e le orecchie di Shirou si colorarono di rosso mentre il suo visino si contraeva in un broncio che non lasciava presagire niente di buono. 
< Perchè sei così testardo? Sei tu che hai voluto fare l'attaccante e adesso lo devi fare! Punto e basta! > 
< Non prendo ordini da te! > 
< Non ti sto dando un ordine, ti sto dicendo che devi fare quello che hai scelto! > 
< Smettila, non sei la mamma! > 
< Bambini, smettetela > li ammonì Lilith, voltandosi verso di loro dal sedile passeggero. 
< Ha cominciato Shirou! > 
< Non è vero! Perchè dai sempre la colpa a me?! > 
< Perchè è la verità! >
< Non è vero! > 
La voce del piccolo Shirou fu sovrastata dal boato di un'esplosione di ghiaccio. La neve coprí la luce del sole e li travolse rabbiosa come il bambino che l'aveva chiamata.

-No, aspetta! -

< Mamma! Papà! > chiamò Atsuya in qualche sprazzo di lucidità mentre la vettura si rivoltava su se stessa ed i suoi passeggeri urlavano terrorizzati. 

-Ti prego, io non volevo questo! -

Una scossa piú forte delle altre fece piantare i vetri del finestrino sul petto di Atsuya che gridò dal dolore. Shirou allungò una mano verso di lui per raggiungerlo ma venne bloccato dalla cintura incastrata nel basso del sedile. 

-No, non me lo portare via... Ti prego, è mio fratello... -

< Atsuya! > 
Il tempo parve rallentare; Atsuya si voltò verso suo fratello che tendeva la mano verso di lui, la vista appannata dalle lacrime di dolore e paura. 
< Atsuya! > 
Allungò la mano e sfiorò con le dita piccine quella di Shirou, lentamente, come se gli fossero improvvisamente sconosciute quelle dita identiche alle sue. 
< Atsuya, ti prego! > 
Le mani dei bambini si strinsero forte e tutto divenne di un bianco acciecante.



-Lui è mio, non lascerò che tu ci divida! -









Tana del disagio 

Shiao a tutti! Ciancio alle bande, vado dritta al sodo: questo, come avete potuto notare, è un capitolo incentrato solo e unicamente sull'infanzia di Shirou e Atsuya. Qui si spiegano molte cose, ma è inutile stare a ripetere quello che avete già letto. Le ultime quattro frasi tra i trattini sono i pensieri del piccolo Shirou durante la caduta nel dirupo, nel caso non si fosse capito >.<
 Ho modificato la parte relativa al loro incidente in modo che si adattasse alla mia storia, spero di non aver esagerato...
In ogni caso, fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con un commentinoinoino. Mi piacerebbe inoltre sapere cosa pensate accadrà in seguito, ma non siete certo obbligati perciò fate come preferite ;) 
E niente, credo sia abbastanza tardi per chiudere e smettere di parlare a vanvera. 
Alla prossima!

                                    Alexiochan
   
 
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