Scoprirsi
amante del caffè
Erika
associa l’estate al caldo torrido, al sudore appiccicoso, a ventilatori e
condizionatori accesi, alla ricerca costante di una zona d’ombra e alle bevande
fredde, anzi ghiacciate. Ritrova tutte queste cose in un improvviso viaggio di
lavoro in coppia con quel folle presuntuoso del suo giovane capo, l’irritante
Brian.
Al
momento, la ragazza dagli ondulati capelli neri siede in una camera d’albergo
per due.
A
occuparla lei, lui, un tè freddo, una granita al caffè e una torta
gelato.
Sul
piattino di porcellana in verità è rimasto l’ultimo pezzetto e i due si scrutano
intensamente, assottigliando gli occhi come sono soliti fare i pistoleri nei
film western. Vince il più lesto con il cucchiaino, ovviamente.
Erika
si sente appagata e felice quando mette il suo piccolo trofeo in bocca, mentre
il ragazzo aggrotta la fronte. Sembra avere cattive intenzioni.
Difatti,
bruscamente, Brian si alza dalla sedia e aggira il tavolo fino a ritrovarsi
affianco alla ragazza. Allora si azzarda a posare le mani sulle sue guance, si
china ad altezza viso e lecca via il gelato alla nocciola dagli angoli delle sue
labbra.
Si
fissano per qualche secondo, lui intensamente con le sue iridi di un verde
cangiante, l’altra completamente disorientata. Si dimentica persino di
inghiottire, quando egli si china nuovamente, quando si riempie la bocca con un
cucchiaio di granita, la bacia e la forza a gustarla insieme.
Si
staccano giusto il tempo di ingoiare il tutto.
Lei,
occhi sgranati e gote arrossate, realizza solo in quell’istante cosa sia appena
successo. Lui ha ribaltato astutamente la situazione che lo dava per perdente e
vorrebbe sentirsi già soddisfatto, ma in realtà non gli è bastato.
Desidera
di più, vuole approfondire il contatto, sussurra le sue scuse mentre lei tenta
di indietreggiare, di opporre resistenza. Si alza e muove dei passi
all’indietro, senza perderlo di vista.
A
quel punto, Brian la acchiappa dal braccio, la segue, la blocca tra il muro e il
proprio corpo. Prima lo chiede gentilmente, un bacio, le accarezza piano le
spalle e il collo, la vezzeggia con le sue attenzioni, con parole seducenti e
dolci come il miele.
E
con la promessa che, se baciarlo non le piace, lui se ne andrà subito e non ne
riparleranno più. Frattanto i loro visi si accostano, i respiri si fondono, le
labbra si schiudono e le palpebre si abbassano.
Una
parte di Erika le urla che Brian in passato era lo stesso bambino che le faceva
i dispetti, lo stesso ragazzo che la sfotteva di continuo e si comportava da
bullo immaturo, lo stesso uomo che pareva l’avesse assunta come sua segretaria
per stressarla continuamente e per pagarla in ritardo.
Adesso
che ha rivelato il suo reale interesse per lei, che la tratta come mai avrebbe
immaginato potessero essere i loro rapporti, quella parte orgogliosa e
diffidente viene messa a tacere da una serie di sensazioni nuove e sconosciute –
il cuore batte forte come
un tamburo, le mani tremano visibilmente, ha la pelle d’oca e brividi lungo la
schiena, il calore affluisce alle gote arrossate.
Da
un bacio appena accennato, un semplice sfioramento di labbra, passano a un
secondo contatto. A un terzo, poi a un quarto e così via, finché la ragazza non
gli consente di approfondire.
Rilascia
languidi sospiri, non lo respinge e lui si sente incoraggiato a non lasciarla
andare via.
Lento,
appassionato, mozzafiato.
Le
gambe le cedono e si deve aggrappare al suo corpo, si sostiene cingendogli il
collo con le braccia, facendosi più vicina.
Anche
Brian ne sorregge il dolce peso, mentre la mangia di baci; le mani scivolano su
e giù, carezzano spalle, schiena, fianchi, posteriore, poi di nuovo schiena,
fianchi.
Sopra
la maglietta, poi sotto, Erika trasalisce quando il palmo ruvido della sua mano
blandamente lambisce la pelle nuda.
Vorrebbe
dirgli di no, che non possono spingersi oltre, non in quel momento, è troppo
presto, mugugna, scuote la testa, interrompe il bacio, respira, inspira e
intanto lui le ha scoperto interamente la pancia.
«Togliamola,
non serve», impone caldamente. E assicura di levarsi la camicia subito dopo.
Decide lui, basta opporsi, hanno aspettato troppo. Via la maglietta, c’è solo un
reggiseno rosso a coprirla, ma si sente comunque esposta, incrocia le braccia
per nascondere meglio le forme rotonde sul suo petto, mentre lui è impegnato a
sbottonare. La guarda, la fa arrossire, stringe prevenuta le cosce.
Via
la camicia, due prese ferree cingono i polsi e di nuovo la spinge contro il
muro, labbra su labbra e pelle su pelle. Bloccata, impotente e alla sua mercé,
ella percepisce ogni muscolo duro contro di sé.
Black-out.
Il
cervello di Erika è ormai fuori uso, non serve ragionare con i sentimenti, se
c’è di mezzo la passione i pensieri passano in secondo piano.
Molto
presto, il reggiseno fa la stessa fine della camicia e della maglietta, tutti
sul pavimento.
La
ragazza solleva il capo, il viso arrossato e stringe i denti mentre le mani
dell’ormai disinibito giovane si chiudono a coppa sui suoi seni, li palpa, li
massaggia, li schiaccia, finché con due dita non strizza un capezzolo e lei se
ne lamenta.
Lo
prega di essere più delicato, non ci è abituata, ma con una mano Brian soffoca
le sue parole. Gli geme sul palmo che le ha coperto le labbra quando lui prende
a succhiare il capezzolo inturgidito del seno destro. Prova un ultimo e debole
tentativo di divincolarsi, volto più che altro a riprendere il controllo, ma
dopo un bacio accattivante, Erika capisce che deve arrendersi al fatto che è
attratta fortemente da lui, così come lui è attratto da lei.
Stretta
al petto muscoloso, presa da braccia forti, sorretta da gambe che si dirigono
verso il letto matrimoniale, lei si lascia gettare nel vortice della
perdizione.
E
sarà un po’ come scoprirsi amante del caffè dopo anni in cui ha sempre preferito
il tè.
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Iniziativa:
Questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura
di Fanwriter.it!
Numero
Parole:
974
Prompt/Traccia: Estate:
Tè freddo e granita di caffè
Terzo
esperimento di genere "lime", riprendendo il personaggio di Erika (poverina xD)
e accoppiandola a un altro uomo.
Rina