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Autore: Jules_Kennedy    15/06/2017    1 recensioni
-Per la decima volta, non ne so niente di quella partita di droga. Non ho idea di come ci sia finita quella roba nella mia macchina, e se qualcuno ha cercato di incastrarmi c’è riuscito benissimo. Ora posso andare a casa?- chiese nuovamente l’uomo, fissandola intensamente. Dal canto suo la donna gli sorrise affabile, sporgendosi di poco verso di lui e lasciando intravedere velatamente le forme prosperose.
-Signor Trafalgar Law, lei potrà continuare a ripetere questa frase fino a quando vuole, ma fino a che non mi dirà la verità su come siano andate le cose, casa sua se la scorda.-
.
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-Non ci posso credere.- asserì sconvolto.
-Era l'unica soluzione- disse semplicemente Law.
-Fammi capire bene.- inspirò profondamente Kid dopo qualche minuto di silenzio, interrotto solo dal brusio di sottofondo del bar. -Tu, Trafalgar Law, leggenda delle conquiste ed aprifighe a tradimento, hai fatto credere ad una ragazza che ti piace, e non solo per scoparci, e a cui probabilmente nemmeno tu fai schifo, di essere gay solo per evitare di doverti impegnare in una cazzo di relazione!?- espose con estrema perizia, controllando il tono della voce per evitare che la sua testa prendesse fuoco per la rabbia."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Izou, Koala, Penguin, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Koala amava il mare.

Se c’era una cosa a cui non avrebbe mai potuto rinunciare, quella era la sensazione di pace, calma e serenità che riusciva a regalarle solo quell’immensa distesa azzurra sempre in movimento.

Da quando aveva memoria aveva sempre trovato rassicurante il moto continuo delle onde, e lo scrosciare della spuma sui faraglioni che si stagliavano lungo la costa di Dressrosa era un balsamo infallibile per ogni suo cruccio. Ogni qualvolta si sentiva oppressa, stanca e schiacciata dalle mille incombenze della vita quotidiana, prendere la sua barchetta a vela e godersi un po’ di pace in mezzo al blu del cielo che si perdeva tra le onde era un piacere indescrivibile.

Amava osservare il sole quando tramontava, lasciando la sua ombra a stagliarsi sulle increspature dell’acqua, inspirare quel profumo salmastro ed intenso che le ricordava tremendamente casa.

Per questo motivo, nonostante Koala in quel preciso istante si rendesse conto che tutto ciò che vedeva attorno a se non era reale, non si stupì nel ritrovarsi proprio in cima ad uno dei faraglioni più alti della costa ovest dell’isola, chissà perché poi, proprio il suo preferito.

Non si chiese nemmeno come ci fosse arrivata lassù in alto. Si limitò a fare qualche passo incerto, cercando di trovare un posticino confortevole dal quale poter ammirare la potenza dell’oceano che si riversava contro l’enorme lastra di pietra. Sorrise quando una potente folata di brezza marina le si insinuò tra i capelli, scuotendoli nel vento per godersi appieno la fragranza salata che tanto adorava. Senza timore si portò in avanti, sporgendosi verso il bordo tagliente e guardando verso il basso. Grossi cavalloni lucenti ribollivano e si incrociavano, andandosi poi ad abbattere contro la roccia, infrangendosi in un’esplosione di mille cristalli bianchi di schiuma.

Senza preavviso una folata di vento più forte delle altre la spinse oltre il limite di sicurezza facendola barcollare sul limitare del precipizio, convincendola a ritrarsi indietreggiando per mettersi in un punto più sicuro. Si posizionò al centro del declivo che occupava tutta la superficie della formazione rocciosa, e senza proferire una parola si guardò attorno nel tentativo di interpretare il senso di ciò che la circondava.

Il cielo rosato che si estendeva sopra di lei si specchiava sull’acqua scura, e a parte quell’unico baluardo di pietra su cui si trovava, non c’era nulla a circondarla.
Tuttavia nel momento in cui puntò gli occhi di fronte a se a scrutare il confine del mare, inarcò un sopracciglio, perplessa.

Il sole, che visto il colore aranciato del cielo doveva già essere tramontato da un pezzo, se ne stava invece a mezz’aria, per metà sepolto sotto la linea dell’orizzonte mentre l’altra metà scintillava abbagliante come se fosse mezzogiorno, lanciando bagliori innaturali e proiettando strane ombre sulla superficie scura del faraglione.

Koala assottigliò lo sguardo, osservando meglio lo strano astro che sembrava confuso su quale dovesse essere il suo compito: sorgere o tramontare.

-Bella vista, non è così?-

Senza alcun preavviso una voce profonda, cavernosa ed inaspettatamente familiare la fece sobbalzare. La giovane si voltò di scatto, mettendo a fuoco una visione che le ritorse le viscere e le riempì gli occhi di calde lacrime.

Quei pantaloni scuri, quella maglietta con la scritta “Hippo” che lasciava intravedere il sole tatuato sul torace, le proverbiali infradito e la bandana verde militare.

Di fronte a se e sbucato fuori dal nulla si stagliava in tutta la sua mastodontica altezza l’ultima persona che Koala  si aspettava di vedere.
E che in fondo, era l’unica che avrebbe voluto di fianco a se in quel momento.

-Zio Tiger!- esclamò dopo qualche secondo di shock,  gettandoglisi e aggrappandosi a lui in una presa ferrea.

-Ehi, non stritolarmi così forte!- ridacchiò bonario l’uomo, avvolgendola a sua volta con le possenti braccia e stringendola ben attento a non farle male. Koala staccò il viso dal suo petto regalandogli un sorriso di pura felicità, in parte annebbiato dalle poche lacrime di gioia che erano riuscite a scappare al suo controllo.

-Che ci fai qui?- chiese dopo un lungo abbraccio che non avrebbe voluto terminare, staccandosi da lui ed asciugandosi gli occhi con il dorso della manica.

Tiger la scostò con delicatezza e fece qualche passo in avanti, accomodandosi in terra sulla superficie spigolosa della pietra e appoggiando gli avambracci alle ginocchia, lo sguardo fisso su quello strano orizzonte che restava sempre uguale.
-Dovresti saperlo tu, no? In fondo siamo nella tua testa.- considerò ironicamente ma senza cattiveria, battendo con il palmo accanto a se per invitarla a sedersi al suo fianco. -Oh lo sai, nemmeno io sono mai stata capace di capire cosa ci fosse qui dentro!- ridacchiò Koala battendosi ripetutamente la mano chiusa a pugno sulla tempia, prendendo posto accanto a lui con le gambe strette al petto e le braccia a circondarle.

-Sei cresciuta così tanto.- disse Tiger dopo un po’, guardandola con un ampio sorriso sul volto spigoloso. -Tu sei sempre lo stesso invece.- lo prese in giro la ragazza, appoggiando la guancia alle ginocchia per poi girarsi verso di lui e fargli la linguaccia.  -Koala, cosa ti ho insegnato? Niente gestacci!- la redarguì severo l’uomo, cercando di rimanere impassibile mentre Koala rideva mestamente per il suo atteggiamento esageratamente intransigente. Con la coda dell’occhio ancora puntata su Koala, Tiger riportò lo sguardo di fronte a se con ancora un accenno di sorriso in volto, accarezzandosi la folta barba nera che gli adornava la mandibola. -Sai, da quando non ci sei più non c’è nessuno a ricordarmelo. Credo che sia per questo che continuo a fare le linguacce.- sussurrò lei dopo qualche secondo, socchiudendo gli occhi ormai non più sorridenti.

-Beh, allora credo che sia per questo che sono qui.- rispose serio Tiger dopo averci pensato un po’ su, voltandosi verso di lei.
-Per ricordarmi di non fare le linguacce?- lo riprese ironicamente.
-Sono qui perché tu hai bisogno di me.- la interruppe, osservandola fervidamente mentre sgranava gli occhi chiari saldamente incatenati ai
suoi.  


Senza una parola Koala sbattè un paio di volte le palpebre, sospirando.

La pesante consapevolezza di aver intuito vagamente cosa stava accadendo in quel momento al di fuori della sua mente la travolse in piedi, mozzandole il respiro. Tornò a fissare il cielo, abbandonando le iridi indaco sull’enorme figura ardente che ingombrava il bizzarro panorama.

-Sto morendo?- chiese dopo un po’, senza in realtà alcuna nota di paura o tristezza nella voce.

Piano piano iniziava a capire il senso di quel sogno, e non era pienamente sicura se esserne felice o terrorizzata.
-Stavi per morire, si. Ma qualcuno è riuscito a riportarti dall’altro lato.- spiegò con calma Tiger, osservando a sua volta la linea dell’orizzonte.

-Chi?- si incuriosì la giovane.

L’uomo si voltò verso di lei, riservandole un’occhiata basita.

 -Beh, non ne ho la più pallida idea! Ti ricordo che sono nella tua testa, tanto sai tu, tanto so io.- sciorinò tonando con la sua voce possente, beccandosi un’occhiataccia. -Zio, tu non eri quello che sapeva sempre tutto?- lo prese in giro Koala, ghignando nel vedere l’espressione di Tiger passare dal sorpreso al piccato. -Io SO sempre tutto! Ma questa volta sono costretto a darti le risposte che tu stessa ti vuoi sentire dare, quindi accontentati!- le rispose con voce profonda, senza reale rabbia o offesa nella voce.

Sorrise, Koala.

Era sempre stato così zio Tiger. Nonostante lei gli facesse perdere continuamente le staffe per i suoi continui colpi di testa e per i suoi discorsi chilometrici sulla giustizia e sull’onestà che lui ascoltava sempre, senza stancarsi mai.

Risentire quella voce era effettivamente tanto confortante quanto spaventoso.

Confortante come il calore della sua stretta quando i tuoni sconquassavano il cielo e lei si rifugiava nel suo porto sicuro tra le sue braccia, certa che lui l’avrebbe protetta.
Spaventoso come il dolore che la lacerava ogni volta che pensava al fatto che lui non c’era più.

-Koala?- la richiamò nuovamente Tiger, scuotendola per una spalla. Lei si riscosse, sfiorandosi la guancia umida. -Stai bene?- le chiese, passandole un braccio attorno alle spalle. La ragazza non rispose, troppo impegnata ad impedire agli argini che si teneva dentro di esplodere ed inondarla di quella tristezza che conservava sempre chiusa a chiave nel profondo del suo cuore. -Si.. è che..- iniziò mordendosi il labbro per lo sforzo. Lui non rispose, limitandosi a stringerla più forte.

-.. mi manchi così tanto zio Tiger.- sussurrò appena, interrompendosi per i singhiozzi che avevano iniziato a scuoterla contro la sua volontà.

Senza volerlo davvero pianse, pianse come non faceva da troppo tempo, stretta a quel corpo così più grande del suo che pur non essendo reale la riscaldava come più nessuno era stato in grado di fare da quando se n’era andato.
Pianse perché se era un sogno e lei stava davvero per morire, il calore di quell’abbraccio era un ricordo che avrebbe voluto assolutamente portare con se.

Passarono diversi minuti prima che la crisi di pianto si acquietasse, e solo quando Tiger fu sicuro che Koala si fosse almeno in parte calmata, imponendosi di respirare regolarmente, ricominciò a parlare.
-Koala, adesso ti trovi in una situazione di stallo.- iniziò, attirando l’attenzione della diretta interessata che tirò su rumorosamente con il naso puntando gli occhi su di lui. -Il sole non è sospeso a mezz’aria senza un motivo.  Potrebbe sorgere, ma con la stessa facilità potrebbe tramontare.- spiegò puntando il dito verso la palla di fuoco incandescente che sembrava prendersi gioco di loro dall’alto della sua indecisione. -E chi può dire se calerà o si alzerà?- chiese Koala in un soffio, la voce ancora tremolante.

Senza una parola Tiger si alzò in piedi, fissandola dall’alto. -Sei tu a decidere.- dichiarò secco, spostando gli occhi sulle onde turbolente che si affiancavano per poi lanciarsi a tutta forza contro la parete del faraglione.

Koala rimase con lo sguardo fisso su di lui, incerta sul da farsi. Senza nemmeno accorgersene incrociò la traiettoria che Tiger stava seguendo con gli occhi, puntandoli a sua volta sui cavalloni che si affrontavano sotto di loro.

E fu li che capì.

Capì cosa doveva fare per decidere il destino di quel sole, e allo stesso tempo, il suo.

Inspirando profondamente si alzò, facendo qualche passo avanti fino a portarsi sul bordo da cui si era affacciata prima. Il vento sempre più freddo e sferzante le bruciava la pelle, mentre la massa ribollente che la bramava dal basso cominciò ad incresparsi sempre di più, scossa da violente turbolenze di tempesta.
-E’ questo che devo fare, non è vero?- cercò di esclamare per farsi sentire da Tiger al di sopra del sibilare sempre più forte del vento mischiato con l’assordante roboare delle onde.
-E’ il coraggio di fare scelte folli che ci tiene in vita, Koala. Questa è la tua scelta.- urlò a sua volta l’uomo, affiancandola e stringendole la mano con le grandi dita callose. -Puoi restare qui, ed aspettare che il sole tramonti davanti ai tuoi occhi. Nessun dolore, nessun pensiero. Ci sarà il buio ad accoglierti, e potrai restare su questa roccia per sempre.- iniziò, affrontando noncurante degli sprazzi violenti e tempestosi di spuma che riuscivano a risalire fino a lassù, travolgendolo nel tentativo di fargli perdere l’equilibrio. -Oppure..- continuò, guardandola dritto negli occhi -..puoi lanciarti. Rischiare il tutto per tutto. Buttarti in mezzo a questa tempesta e contare sul tuo coraggio e sul tuo cuore, e sperare che il sole si alzi su di te per illuminare il tuo traguardo.- urlò, la voce ormai persa nel turbinare della tempesta che li stava sempre di più inglobando.

Koala rimase sospesa in quell’angolo di nulla senza la capacità di rispondere, sentendo dentro di se quello stesso tumulto che la stava travolgendo all’esterno.

-Se io mi butto..- urlò spezzando il silenzio, gli occhi fissi sulle onde impazzite -.. tu ti butterai con me?- chiese in una disperata richiesta, il viso ormai fradicio per tutta l’acqua che riusciva a risalire la parete rocciosa per esplodere verso l’alto infrangendosi sul suo viso.
Tiger la guardò, facendo l’unica cosa che Koala sperava facesse.

Sorrise.

-Ovunque andrai, io ci sarò…- iniziò a cantare l’uomo, lasciando che le sue parole si perdessero nell’aria salmastra in pieno turbinio. -E lo sai, non ti lascerò..- continuò Koala, ripetendo in mente ogni singola sillaba della canzone che suo zio le cantava da bambina per farla addormentare.
-Perché io sono sempre..- sussurrò Tiger chiudendo gli occhi, certo che lei avrebbe concluso per lui.
-…qui.- completarono insieme, portando entrambi una mano dove il cuore di Koala batteva come un tamburo. Il silenzio che seguì a quell’ultima parola si contrapponeva con il concerto naturale che continuava la sua sinfonia, raggiungendo un climax sempre più violento.

Koala guardò nuovamente giù, espirando lentamente. Si voltò, non stupendosi quando vide il vuoto accanto a se al posto della figura di zio Tiger.

Chiuse gli occhi, portandosi una mano sul cuore.

 -Grazie.- fu tutto ciò che disse.

E sorridendo come non avrebbe mai potuto credere di fare in una situazione del genere si lanciò giù, lasciandosi inghiottire senza alcuna paura dalle ribollenti ondate del mare in tempesta.
 
 
***
 

Si svegliò improvvisamente, aprendo gli occhi di scatto.

Il cuore le rimbombava nel petto come una mandria di bufali impazziti, martellando senza sosta.

Sbattè le palpebre un paio di volte, rendendosi conto a poco a poco di dove si trovasse e in che condizioni.

La prima cosa di cui si accorse era di essere attaccata ad un respiratore: l’aria viziata carica di ossigeno le arrivava dritta al cervello, stordendola più di quanto non lo fosse già per via della (probabile) assurda quantità di farmaci che in quel momento le scorrevano in corpo. Portò una mano a sfiorarsi il viso, scoprendolo con immenso fastidio tumido e gonfio. Alzando lo sguardo incrociò la lampada al neon che campava sul tetto, strizzando le palpebre infastidita, tanto che cercò di ripararsi gli occhi dalla luce accecante con una mano, trovandola senza reale sorpresa fasciata ed attaccata alla flebo. Non senza sforzo tentò di tirarsi su, costringendosi ad ignorare la nausea ed i dolori lancinanti che le pervadevano il corpo.

Si sentiva a pezzi.

Ogni centimetro di pelle le doleva terribilmente, sentiva il respiro condensato accumularsi nell’angusto spazio della mascherina e la gamba sinistra pesava più del dovuto. Guardandosi attorno non riconobbe granchè di familiare: la stanza d’ospedale in cui era ricoverata sembrava parecchio spoglia, e non aveva la più pallida idea di dove fossero i suoi vestiti e le sue cose. Non che l’idea di essere stata spogliata e lavata da uno sconosciuto per poi essere infilata in quella tunica che copriva poco e niente le desse particolarmente fastidio. Si preoccupava di più del suo zainetto e di quello che conteneva, sbuffando nel non vederlo nel raggio di dieci centimetri da dove si trovava lei.

Bastò fare anche un singolo minuscolo movimento in avanti nel tentativo di mettersi dritta che una fitta lancinante alla base della testa le oscurò per qualche secondo la vista, costringendola a riportare la nuca a contatto con il cuscino. -Poteva andare peggio Koala.. poteva andare molto peggio.- disse tra se e se ridacchiando amaramente, considerando che alla fine se era ancora viva, quello era sicuramente un gran traguardo.
Muovendo solo i bulbi oculari diede uno sguardo all’orario impostato sul monitor che la teneva sotto controllo: le undici e dieci.
Chiuse gli occhi, ripensando a tutto quello che era successo appena poche ore prima. Rivide il container, risentì il suono secco degli spari, il crepitio del fuoco, l’esplosione.. e poi il buio.

Espirando profondamente chiuse gli occhi, un unico, chiaro e semplice pensiero in testa: nonostante tutto, non si sarebbe arresa.

Lei non avrebbe mai gettato la spugna senza prima portare a termine il suo compito assicurando quel maledetto alla giustizia, e quello che era successo era solo un piccolo incidente di passaggio. Non avrebbe demorso, ne ora, ne mai.

Cercò di alzarsi per cercare almeno la sua borsa, consapevole che li dentro erano contenute informazioni e documenti che sebbene fossero ben nascosti ed occultati, non dovevano cadere in mano altrui per nessun motivo.
Nel momento stesso in cui portò un piede a terra tuttavia percepì la realtà intorno a se farsi più confusa, e se non fosse stato per due braccia che erano sbucate dal nulla a sorreggerla, sicuramente sarebbe capitombolata a terra rompendosi anche l’altra gamba. -Koala, ma che fai?! Non devi alzarti assolutamente!- la redarguì una voce femminile parecchio squillante, trapanandole le orecchie suo malgrado.

La giovane infermiera che era salvificamente accorsa in suo aiuto l’aiutò a rimettersi a letto, sistemandole le coperte e controllando che nessun sensore o ago si fosse spostato. -Non puoi mica andartene in giro così, sai? Ti sei appena svegliata da un coma che credevamo quasi irreversibile!- borbottò la giovane dai capelli verdi, issandosi sulle punte per cambiarle la sacca della flebo.
-Ma tu.. tu.. come sai.. il mio nome?- gracchiò a fatica Koala abbassandosi la mascherina, cercando di reprimere qualche colpo di tosse di troppo che rischiava di sconquassarla più di quanto potesse sopportare. L’infermiera si voltò verso di lei sorridendole materna. -Me l’ha detto il dottor Trafalgar.- disse semplicemente, continuando ad armeggiare con la strumentazione.

Koala rimase interdetta, la mascella se possibile adesa al pavimento.

Aveva detto.. Trafalgar?

QUEL TRAFALGAR?!

-Scusami, ma.. in che ospedale siamo qui?- sussurrò quanto più forte possibile, sperando con tutte le sue energie che la risposta non fosse..

-Al Kyros Memorial!- rispose allegramente la verdina, tendendole una mano per poi stringere la sua delicatamente. -Io sono Kaimye comunque, e sono così felice che tu ti sia svegliata! Eravamo tutti molto preoccupati..- le confessò eccitata, con un sorriso a trentadue denti stampato in viso.

Dal canto suo Koala non sapeva davvero a che emozione dare retta in quel momento.

Se alla frustrazione per essere finita nell’ospedale dell’unico dottore che probabilmente non avrebbe voluto vederla per niente al mondo dopo come l’aveva torchiato giusto la notte prima, se al sollievo per essersi appena svegliata dopo un incidente mortale o allo stordimento per l’incredibile carica di entusiasmo di Kaimye che gli era piombata addosso tra capo e collo.
Indecisa sul da farsi, si limitò a sorridere e a stringere flebilmente la mano all’infermiera, assumendo poi un’espressione perplessa quando vide il sorriso di Kaimye spegnersi per trasformarsi in un’espressione di orrore misto a sorpresa. Alzò un sopracciglio, osservandone i tratti delicati distorcersi per farsi simili a quelli dell’urlo di Munch.

-Kaimye, è tutto appos..-
-TU.. TU TI SEI SVEGLIATA!!- urlò fuori di se la verdina, spalancando la bocca sgomenta e facendo sobbalzare  non poco Koala per l’improvviso scatto di follia di cui era preda la sua nuova conoscente.

-Tu.. ti sei… SVEGLIATA!- ripetè, portandosi le mani ai lati del viso.

E se ne era accorda dopo avere parlato con lei per almeno cinque minuti..?

-DEVO DIRLO SUBITO AL DOTTOR TRAFALGAR!- sbraitò senza darle nemmeno la possibilità di replicare, raccattando la cartella che se ne stava nella sua custodia appesa al bordo del letto e schizzando fuori con passo fulmineo. -Kaimye, non ce n’è.. non ce n’è bisogno!- esclamò con voce roca la ragazza, certa che quella ormai era completamente andata e non l’avrebbe sentita ne ora ne mai. Si sporse oltre la placca di sicurezza del letto per cercare di individuarla attraverso il vetro che le permetteva di avere un minimo di visibilità sul corridoio, ritraendosi spaventata quando la vide inciampare sui suoi stessi piedi e sbattere la faccia a terra con una violenza inaudita. E si stupì non poco quando la vide rialzarsi come se nulla fosse, scattando come un razzo diretta chissà dove.

-Non potevi farmi finire da qualche altra parte, vero zio Tiger?- chiese al soffitto, inarcando la bocca in un ghigno ironico.
Sbuffando una risata cercò di mettersi più comoda possibile, sperando per lui che il dottor Trafalgar non ne volesse una scusa per iniziare a litigare. Non la conosceva così bene da mettersi contro di lei in un dibattito aperto, e di certo sarebbe stata un’esperienza da cui non si sarebbe ripreso facilmente vista anche la storia dell’orsetto di peluche che lei avrebbe potuto utilizzare per ricattarlo.

Sospirando tra una fitta e l’altra si accoccolò meglio sul cuscino, scavando nel materasso per trovare una posizione confortevole nonostante le decine di tubi, tubicini e robe varie che le entravano ed uscivano dalla pelle. Senza nemmeno accorgersene le palpebre le scivolarono pesanti sugli occhi, accompagnandola verso una dimensione onirica buia e cullata solo dallo scrosciante suono delle onde.
 
 

***
 
 

Sebbene a Koala sembrasse di trovarsi in quella posizione da ore, più o meno restò piegata su un fianco, gli occhi socchiusi e le mani giunte sotto il petto per un tempo compreso tra i due ed i quattro minuti. Non abbastanza da prendere seriamente sonno, ma nemmeno così poco da essere perfettamente funzionante e sveglia, specialmente in quelle condizioni.

Per cui non le sembrò strano ritenersi ancora in un sogno quando, tra le palpebre socchiuse, intravide al di fuori della sua stanza una scena che non poteva essere altro che frutto della sua strana fantasia.
Riconobbe subito l’uomo che stava parlando piuttosto concitatamente ad un gruppetto malassortito di gente spiaccicato contro la porta della sua stanza, nell’evidente tentativo di entrarvi.

Quei capelli disordinati, le basette rasate a regola d’arte, i tatuaggi e quegli orecchini d’oro immancabilmente da tamarro.

In sintesi, il dottor Trafalgar D. Water Law.

E dire che le era bastato vederlo per un paio di ore scarse giusto la notte prima per imprimersi la sua immagine nel cervello in maniera così dettagliata, cosa alla quale Koala non trovava realmente un senso.

Non è come se lui avesse fatto colpo su di lei, ecco.

Comunque sia si riscosse da quei pensieri bizzarri  e completamente fuori luogo, fissando lo sguardo su qualche volto che le parve di riconoscere nella calca che si era accumulata in corridoio. Non fece tuttavia in tempo a razionalizzare ciò che aveva visto, che un giovane biondo con una cicatrice sull’occhio sinistro ed il suo compare mezzo nudo con le lentiggini riuscirono a superare il muro di sbarramento costituito dal dottor Trafalgar ed un altro dottore con una capigliatura platino simile ad un ciuffo d’erba, fiondandosi come due razzi verso di lei.

Senza darle nemmeno un secondo per comprendere quello che stava succedendo, i due le si gettarono addosso, stringendola con fare possessivo ma sempre attenti a non schiacciarla.

-KOAAALAA!- sbraitarono contemporaneamente cercando di darsi un tono, anche se inutilmente.

-Ragazzi.. Ace, Sabo!- sussurrò la giovane dopo qualche secondo di shock, stringendoli flebilmente a sua volta e ricacciando indietro il fastidioso pizzicore delle lacrime che minacciavano di scorrerle impietose sul viso. -Come stai? Ti hanno trattata bene?- la bombardò Ace staccandosi di poco da lei, manco per idea intenzionato a mollarla, seguito a ruota da Sabo. -Se qualcuno ha cercato di darti fastidio basta dircelo, abbiamo già collaudato un metodo per spezzare un collo in maniera assolutamente sicura!- le confermò orgoglioso il biondo, sinceramente offeso nel vedere poi la sua migliore amica ridacchiare nell’ascoltare le sue trovate geniali.

-Ragazzi, non la soffocate!- si inserì una terza persona, infilandosi a fatica tra i due fratelli e sbucando proprio di fronte al viso fasciato di Koala.

-Bibi!- esclamò la ragazza con voce spezzata, portandosi in avanti per abbracciare l’amica che la strinse con gioia. -Il bambino sta bene?-  fu la prima cosa che le chiese sfiorando il pancione della turchina con il dorso della mano. Bibi portò un palmo ad accarezzarle la guancia ferita, addolcendo lo sguardo. -Si tesoro, non devi preoccuparti. Ora tutto ciò che devi fare è riposarti e riprenderti, d’accordo?- sussurrò con voce serena, osservando l’amica annuire con un flebile sorriso in volto.

Non servivano parole per descrivere la conversazione silenziosa che era avvenuta tra le due in quel frangente con il solo ausilio degli
occhi.  Il muto ringraziamento di Bibi prontamente intercettato da Koala, i sorrisi complici che da soli valevano più di mille frasi.

-Perona, vieni! Ti presento la mia migliore amica!- disse ad un certo punto allegramente Ace allontanandosi verso la porta, distraendo l’attenzione della castana. Quest’ultima si voltò interrogativa verso Sabo, che si limitò ad alzare le spalle ghignando.
il ragazzo ritornò in meno di un secondo al suo capezzale, portandosi dietro una giovane piuttosto stravagante, dai fluenti capelli rosa e dall’abbigliamento goth molto ricercato che a Koala dette l’impressione di essere li per tutti i motivi del mondo, tranne che per sua volontà.  

-Ace, non mi sembra il caso..- sussurrò infatti Perona all’orecchio del ragazzo, sviando imbarazzata gli sguardi complici di Koala e Sabo che saettavano da lei al viso beota del fratello. -Ma che male c’è? Sono sicuro che le piacerai, sta tranquilla!- sorrise allegramente il moro ignorando le sue proteste e spingendola in avanti per spronarla a farsi avanti.

Koala prese la palla al balzo, tendendo in avanti una mano in attesa che Perona facesse lo stesso. Quando la rosa si convinse a stringergliela con le dita pallide ed affusolate, ben attenta a non farle male, la castana si aprì in un sorriso radioso che in meno di un secondo contagiò tutti, facendo addirittura incurvare all’insù gli angoli rosso ciliegia delle labbra di Perona.

-Piacere di conoscerti, io sono..-
-Koala immagino. Io sono.. ecco.. Perona.- la interruppe la rosa imbarazzata, staccandosi quasi subito da lei con una mezzo sorriso per poi portarsi immediatamente e quasi inconsapevolmente di fianco ad Ace, che non si fece scappare l’occasione per prenderla per un fianco e stringerla a se smontando le sue proteste con un semplice sguardo.

Perona cercò in tutti i modi di sviare gli occhi a fissarsi su qualcos’altro, maledicendosi per non essere abbastanza forte da liberarsi dalla presa di quel bruto.

Ma che le prendeva?
Lo conosceva appena e già gli dava queste libertà?!

-Vi pregherei di uscire tutti quanti dalla stanza, e non ho intenzione di ripetermi.-

Una voce roca e strascicata attirò l’attenzione di tutti distogliendola dal quadretto romantico che si era venuto a creare, facendo voltare cinque paia di occhi verso il proprietario di quelle parole per protestare sonoramente. Tuttavia Trafalgar Law non aveva intenzione di assecondare nessun tipo di richiesta, specialmente avendo a che fare con un gruppo problematico come quello.

 -Noi restiamo ancora un po’, chiaro?- lo fulminò Sabo parecchio contrariato, le iridi quasi sbiancate.
Law dal canto suo lo fissò senza espressione, limitandosi a scrutarlo con un sopracciglio alzato. -Devo dedurre che quindi non ve ne importi un bel niente del benessere della paziente?- snocciolò con tranquillità, lasciando Ace e Sabo interdetti e scottati.
-Certo che ci importa!- si infervorò Ace dopo qualche secondi di indecisione -Koala ha bisogno di noi, siamo i suoi migliori amici!- si lamentò, incontrando il favore di Sabo ed il silenzio di Bibi e Perona.

Non una mosca avrebbe osato volare per spezzare quell’atmosfera che si era venuta a creare, afosa e pesante come una pressa meccanica. Koala del resto non sapeva con chi schierarsi, ne’ ne aveva le forze materiali. Cercò di sporgersi verso Ace per prendergli una mano e convincerlo in un altro modo a dare retta al dottore evitando una lite, ma un ennesimo capogiro la costrinse a gettarsi di peso sul cuscino destando la preoccupazione di tutti.

-Koala, che hai? Stai bene?- chiese preoccupata Bibi, scostando suo marito e suo cognato per sfiorare il viso pallido dell’amica. Voltandosi incrociò le iridi plumbee di Law, che pur senza fiatare le avevano già dato una risposta alla sua richiesta.
-Ragazzi, il dottor Trafalgar ha ragione. Torneremo quando Koala starà meglio.- dichiarò con un insperato sprazzo di buonsenso la turchina, alzandosi ed affiancandosi a Perona che nel frattempo era rimasta in disparte e parecchio a disagio.
-Ma Bibi..- cercò di protestare nuovamente in biondo, prontamente fulminato dagli occhi neri della moglie.
-Sabo. Ho detto..-

-La signorina Surebo è ancora debole, maggiore Monkey. Una qualsiasi fonte di stress, positiva o negativa che sia, potrebbe esserle fatale in qualsiasi momento. Per una prognosi riservata vi raggiungerò tra qualche minuto se avrete la pazienza di aspettarmi qui fuori. Vi ringrazio per la collaborazione.- si intromise Law con voce serena, calmando immediatamente le acque e fornendo a tutti una spiegazione valida per convincerli a dargli retta.
Dopo nemmeno un minuto e senza una parola i quattro si avviarono infatti lentamente fuori, prima Ace e Perona seguiti da Bibi ed infine Sabo. Il biondo rimase sul ciglio della porta, voltando il viso di tre quarti a fissarsi su quello del chirurgo.

-Faccia tutto il possibile per prendersi cura di lei.- disse semplicemente.
-E’ il mio lavoro, maggiore.- rispose con altrettanta serietà il moro, avanzando verso il letto della paziente ed osservando con la coda dell’occhio Sabo che richiudeva la porta, allontanandosi di poco insieme a tutti gli altri.

Koala aveva assistito a tutta la scena senza la forza di replicare, inspirando ed espirando con forza nel tentativo di riassumere il controllo delle sue forze. Law le si affiancò di soppiatto, portandole due dita fredde sul lato del collo ed altre due sul polso e rivolgendo lo sguardo in alto mentre misurava il battito carotideo e quello brachiale. Senza darle il tempo di replicare o ostacolarlo procedette con la sua visita, tastando con delicatezza ma decisione tutti i punti che avevano applicato, controllando ogni singola sutura e verificando lo stato di tutti gli ematomi. Nel giro di meno di cinque minuti aveva completato il suo check-up, piuttosto soddisfatto del lavoro svolto da se e dalla sua equipe.

Non che avesse dubbi sulla qualità del suo operato, chiaramente.

Appurato che non c’era nulla che richiedesse un intervento immediato, Law si allontanò quindi tranquillamente, diretto in corridoio a chiamare un’infermiera per farle cambiare la flebo entro un paio di ore.

-E’ stato lei.. a.. a salvarmi?- sussurrò a fatica Koala quando il moro aveva una mano già sulla maniglia, freddandolo sul posto. Law si voltò lentamente, puntando lo sguardo plumbeo sule iridi indaco della giovane.
-Si. Io insieme al mio collega.- spiegò impassibile, accennando con la testa al medico biondo fuori dalla vetrata che parlava con Sabo affiancato da un ragazzo che sembrava una geisha in borghese. Koala lo fissò ancora qualche secondo, aprendosi poi in un sorriso totalmente inaspettato.

-Grazie.- sospirò semplicemente, rilassandosi per l’effetto della morfina e socchiudendo gli occhi, per poi addormentarsi senza nemmeno accorgersene.

Law rimase in quella posizione per un tempo indefinito, gli occhi fissi sul viso tumefatto di Koala. Si impose di mantenere la calma guandando di fronte a se, indeciso sul da farsi.
Continuò a fissare il vetro della porta, cercando nei meandri della sua mente una ragione valida per fermarsi prima di agire in maniera stupida.

Eppure, nonostante tutto, espirò pesantemente scuotendo la testa. Odiava se stesso per ciò che stava per fare.

Assicurandosi che nessuno lo stesse guardando dando un’occhiata alla vetrata, approfittò dell’assenza di tutti per tornare velocemente sui suoi passi, avvicinandosi al comodino vicino alla testa di Koala. Represse l’istinto di sfiorarle i capelli, dandosi dell’idiota e ripromettendosi di fare un discorsetto con il suo cervello.

Certo che ormai la giovane dormiva profondamente per l’effetto degli anestetici, portò poi una mano alla tasca, estraendo un piccolo oggetto che pose sul comodino con estrema delicatezza.

Lo fissò per qualche secondo, riavviandosi verso la porta.

Poco prima di uscire si voltò un’ultima volta, ghignando. -La lascio a te, Bepo.- disse al peluche che si ergeva fiero sul piano del comodino, assolutamente certo di aver ricevuto un cenno di assenso dall’orsetto polare.

-Grazie.- sorrise sicuro che nessuno l’avesse visto, dando un'ultima fugace occhiata al viso sereno di Koala e chiudendosi tranquillamente la porta alle spalle.
 


ANGOLO AUTRICE
Ma sssaaaalve! ^^ 
Eccomi qui, senza nessun preavviso ce l’ho fatta a pubblicare! *^* Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questa storia, chi l’ha messa tra le seguite, chi tra le preferite, e soprattutto a chi la sta recensendo.
Grazie davvero ragazzi, non sapete quanto sia bello leggere ogni volta le vostre parole. Risponderò alle recensioni quanto prima, promesso! Ma sappiate che le leggo tutte, e mi riempite davvero di gioia!
In particolare ringrazio una persona, una persona meravigliosa che mi sprona sempre a non demordere nonostante spesso sia assalita dai dubbi e dalle perplessità su questa storia.
Grazie perché ci sei, e so che ci sarai.
Su questo capitolo non ho molto da dire, semplicemente spero vivamente che vi piaccia. E’ un capitolo a cui tengo davvero molto, per cui se vi andasse di farmi sapere cosa ne pensate ne sarei immensamente felice! 😃
Io vi mando un bacione grandissimo, e ci sentiamo presto!
 
Jules

 
   
 
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