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Autore: Aysa R Snow    16/06/2017    1 recensioni
Non tutti abbiamo la fortuna, di trovare la persona giusta, e non perderla.
Tutti abbiamo perso, c'è chi perde qualcosa, chi perde qualcuno.
Lei, ha perso la sfida più importante della sua vita: non perdere la sua persona giusta.
Ma se invece, la sfida più importante della sua vita, fosse riuscire a vincere il dolore che ormai è diventato un peso troppo ingombrante?
Questa è la storia di Arianna, o come lei ama farsi chiamare, Aria.
Perché lei è così.
Leggera e pura come l'aria che respiri in alta montagna.
Questa, non è una classica e semplice storia d'amore.
Questa, è una battaglia.
Da una parte c'è l'amore, dall'altra la vita.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Gli incontri avvengono sempre nei momenti in cui la mente è molto libera o molto affollata: nel primo caso avvengono per donare alla nostra anima qualcosa di nuovo, nel secondo per liberare la nostra vita da qualcosa di sbagliato. "

-Osho

Iniziò tutto in una mattinata come tante altre


Iniziò tutto in una mattinata come tante altre.
Quella mattina, il cielo era particolarmente nuvoloso ma niente di eclatante visto e considerato che eravamo in inverno inoltrato.

L'aria era umida e il freddo, trapassava senza pietà il mio maglione. 

L'unica cosa positiva era che quel giorno era dedicato agli studenti.

C'erano diversi forum a cui partecipare. Alcuni interessanti, altri per niente. Se ne trovavano di ogni genere: da quelli dedicati ai videogiochi a quelli dedicati alla lettura. 
Poi c'era Gio, ormai ventenne, che si occupava del cineforum.
Ripeteva il quinto anno per le seconda vola, dopo aver ripetuto, altrettante volte, il terzo anno. 
Ormai era di casa li. Era come un nipote per tutti i collaboratori scolastici.

L'intero istituto, al suono della campanella delle nove, si riversò nei corridoi. 

Decine e decine di ragazzi ammassati nei corridoi dalle pareti variopinte.

Io, dal canto mio, non avevo fretta di arrivare prima e accaparrarmi un posto in prima fila.

Non ero tipo da buttarmi tra la folla e spingere chiunque si mettesse tra me e il mio obbiettivo.

Anche volendo, sarebbe stato impossibile, visti i miei modesti centosessanta centimetri. 

Posai, senza fretta, il mio libro di psicologia e il piccolo quaderno degli appunti.

Mi sistemai lo zaino in spalla e andai anch'io alla ricerca della sala dove si sarebbe svolto il forum che avevo scelto il giorno prima all'ultima ora. 
 
Una volta fuori dall'aula mi accorsi che c'era ancora molta gente in giro.

" Perché c'è ancora così tanta gente per i corridoi? " chiesi ad una ragazza poco più bassa di me, capelli ricci e degli occhiali decisamente troppo grandi per il suo viso.

" Abbiamo avuto qualche problema nel gestire gli spazi, ma abbiamo quasi risolto tutto. " rispose lei con una punta di nervosismo nella voce.

Mentre la guardavo allontanarsi, mi ricordai il suo nome, Gaia.

Era una delle addette alla sicurezza durante questo tipo di giornate. 

Ripresi a camminare tranquillamente verso il bar.  

" Buongiorno Aria. Il solito? " domandò con tono gentile Giacomo.

" Sì, un caffè bello forte, grazie. " sorrisi gentilmente. 

Quasi tutte le mattine, avevo bisogno della mia dose di caffeina per iniziare a ragionare in modo più o meno lucido. 

" Aria! Eccoti finalmente!
Non puoi capire che sfortuna che ho.
Biologia, nonostante mancassero tre minuti alla fine della lezione, mi ha interrogata.
Vecchia arpia frustrata! "sbuffò sbattendo i pugni sul bancone.

" Com'è andata? " le domandai soffiando sulla superficie del liquido scuro, all'interno del piccolo bicchiere di plastica. 

" Meglio dell'altra volta, quattro. " scoppiammo a ridere, tanto lei era Giulia e ha sempre saputo cosa fare per non farsi bocciare.

Giulia ed io ci siamo conosciute alle medie.

È sempre stata una ragazza molto solare.

Odia non essere alla moda, e spesso questa sua ossessione/passione per la propria immagine, la fa sembrare una ragazza non proprio seria.

Studia più per la sua famiglia che per sé. 
Io invece ero e ancora adesso sono, il suo esatto contrario. 

Non sono mai stata sempre amichevole e sorridente con tutti.
Se la insultavi se ne fregava.
Io invece, rimuginavo per tanto tempo su ciò che mi veniva detto. 

" Ci vediamo all'uscita, Cris mi aspetta nell'aula affianco alla palestra per sistemare le ultime cose. " mi lasciò lì, a bere il mio caffè.

Mentre guardavo le notifiche dei vari social sentii due ragazze che parlavano di un litigio.

C'era molta confusione e non riuscii a capire molto.

Due ragazzi avevano litigato in palestra, nessuno sapeva il motivo.

Non so perché, forse per curiosità, andai in palestra per vedere se c'era ancora qualcuno.
Superati gli spogliatoi sentii distintamente il rumore di un pallone. 

Sporsi appena la testa e vidi un ragazzo alto con capelli castani che ondeggiavano ad ogni suo spostamento.

Mi avvicinai lentamente, con passo leggero, verso di lui.
Tirava la palla contro il muro. Con rabbia. 

Quando ormai ero a pochi metri di distanza da lui, fermò il pallone e rimase a guardare il muro, leggermente affannato.

" Che ti serve? " domandò senza voltarsi. 

Improvvisamente una strana sensazione si impossessò di me.
La sua voce aveva un qualcosa di diverso.

Era calda, dolce, ma allo stesso tempo fredda e, non so, sofferente quasi. 

" A dire il vero... non lo so. " ammisi sentendomi in imbarazzo. 

" Beh... " rise leggermente riprendendo a battere il pallone a terra con entrambe le mani. 

" Niente di importante immagino.
Nessuno mi dice cose importanti."
rimasi a guardarlo mentre si sfogava. 

" Perché nessuno ti dice cose importanti? " sospirò pesantemente per poi lasciar andare il pallone. 

" Senti, non so chi sei e non ci siamo mai visti.
Perché dovrei parlarti di me? " domandò con aria scocciata. 

" Tu fallo, poi troverò un senso. " dissi senza neanche rendermene conto.

Volevo solo restare lì ad ascoltarlo, senza un preciso motivo. 

" Come ti chiami? " chiese girandosi e guardandomi negli occhi. 

" Arianna. Ma preferisco Aria. " sentii un brivido correre lungo la mia schiena. 

" Mh. Okay. 
Io mi chiamo... " la porta si aprì bruscamente andando a sbattere contro la sedia che vi si trovava davanti. 

Chi è che ha bisogno di spalancare entrambe le porte per entrare se non la professoressa Domilli? 

" Voi non potete stare qui! Fuori, subito! " urlò interrompendo il ragazzo davanti a me. 

" Certo prof. " afferrai il ragazzo per la manica della felpa e lo trascinai con me. 

" Ma... tu trascini sempre le persone con te? " domandò, sistemandosi lo zaino che aveva lasciato sulla panchina, in spalla.

" Non proprio. " si passò una mano tra i capelli e rimasi scossa nel constatare che aveva un occhio arrossato. 

" Oddio, allora le hai prese per davvero... cioè scusa, sicuramente anche tu avrai fatto del male a lui... però... " provai a toccargli l'occhio ma si tirò indietro bruscamente. 

" Non sono affari tuoi. " si avviò a passo svelto verso la segreteria. 

" Sì, certo... mi stavo solo preoccupando per te. " si fermò improvvisamente e io andai a sbattergli contro. 

" Ahia! " ricordo che accusai il colpo sul naso, probabilmente, nella parte più dura del suo zaino. 

" Ti sei fatta male? " tolsi la mano e del sangue rosso scarlatto brillava sulle mie dita. 

" Ehm... hai un fazzoletto? " domandai piegando la testa all'indietro. 

" Mio Dio... " posò lo zaino a terra e mi porse un fazzoletto che aveva in tasca. 

" Vado a prendere del ghiaccio al bar. " aggiunse per poi sparire in un attimo.

Rimasi per un paio di minuti nel corridoio ormai deserto. 
Delle risate ovattate arrivavano alle mie orecchie.

Tenevo stretto il fazzoletto sotto al naso da un po' ma il flusso di sangue non pareva volersi fermare.

" Scusami se ci ho messo un po'. Il bar era pieno. " mi fece sedere su un banco lasciato in corridoio e mi aiutò a tenere il ghiaccio. 

" Va meglio? " domandò leggermente preoccupato. 

" Sì, diciamo che ci sono abituata. " lo tranquillizzai sorridendo. 

" Abituata? " un'espressione confusa apparve sul suo viso.

" Già, capillari del naso troppo delicati. "

" Ah... guarda il lato positivo, c'è chi sta peggio. " disse sorridendo leggermente. 

" Beh, sì. Sono stata abbastanza fortunata. " sorrisi a mia volta. 

" Comunque il mio nome è Davide. " guardai meglio i tratti del suo volto, pensando che quel nome, calzava a pennello con il suo viso.

   
 
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