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Autore: Aysa R Snow    16/06/2017    0 recensioni
Non tutti abbiamo la fortuna, di trovare la persona giusta, e non perderla.
Tutti abbiamo perso, c'è chi perde qualcosa, chi perde qualcuno.
Lei, ha perso la sfida più importante della sua vita: non perdere la sua persona giusta.
Ma se invece, la sfida più importante della sua vita, fosse riuscire a vincere il dolore che ormai è diventato un peso troppo ingombrante?
Questa è la storia di Arianna, o come lei ama farsi chiamare, Aria.
Perché lei è così.
Leggera e pura come l'aria che respiri in alta montagna.
Questa, non è una classica e semplice storia d'amore.
Questa, è una battaglia.
Da una parte c'è l'amore, dall'altra la vita.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" L'amore che nasce all'improvviso è il più lungo a guarire. "

-Jean de La Bruyère


" Cosa dovevi fare in segreteria? " domandai sistemandomi lo zaino in spalla.

" Firmare un permesso. "

" Per andare via prima. " aggiunse

" Quindi, hai diciotto anni? "si fermò e mi guardò sorridendo.

" Molto perspicace. Watson" disse sarcastico

" Ma non serve."

" Cosa? Vuoi uscire senza permesso? " chiese stranito, al che feci cenno di sì con la testa.

" E come? Sentiamo. " mi sfidò con un ghigno divertito.

Afferrai la manica del suo cappotto e lo trascinai nei corridoi dei laboratori.

" Sei qui da cinque anni e non hai mai visto questa porta? " indicai con un cenno della testa la porta d'emergenza in fondo al corridoio.

" Sì, ma che ha di strano? " mi avvicinai senza dire nulla.

" Non è mai chiusa. " abbassai con cautela le maniglie antipanico.

La porta si aprì con un leggero cigolio.

" Come fai a saperlo? "

" Lo so e basta. " una volta fuori il freddo mi costrinse a stringermi nel mio cappotto.

" In giorni come questi nessuno controlla le uscite d'emergenza.
In realtà non controllano un accidente. " con la coda dell'occhio vidi che provò ad andare verso il cancello principale.

" No, non li! " si bloccò di colpo tenendo le mani in alto.

" Vieni con me. " facemmo il giro dell'edificio abbassandoci ogni qual volta c'era una finestra.

Arrivammo davanti la casa del custode, con cautela spostai una piccola palma e sotto al vaso, apparve un piccolo mazzo di chiavi.

" Mi spieghi come fai a sapere queste cose? " chiese titubante

Sbuffai, mettendo le chiavi in tasca.

" La mattina arrivo molto presto e mentre aspetto la mia amica giro intorno alla scuola.
Una mattina vidi il custode lasciare lì le chiavi. " aprii il cancelletto sul retro.

" Aspettami qui e assicurati che il cancello rimanga aperto.
Vado a rimettere queste sotto al vaso. " tornai nuovamente dove avevo preso le chiavi e le rimisi a posto.

" Possiamo andare. " chiusi il cancello alle mie spalle e ci avviammo a passo svelto verso il centro.

" Ti va di dirmi cos'è successo? " chiesi cercando un'altra volta di ricavare informazioni.

" Niente, roba di poco conto. 
Dove stiamo andando? " Cambiò discorso lui

Ci pensai qualche secondo.

" Da me.
Hai bisogno di qualcosa per l'occhio, va a finire che diventi un panda. "

" E cosa dirai ai tuoi? " chiese, e nel mentre mi sfuggì un sorrisetto amaro

" Mio padre non lo vedo da un paio di mesi, mia madre è a lavoro, non tornerà prima delle cinque. " strinse le labbra in una linea sottile.

" Divorziati? " domandò tentennando.

" Legalmente no, ma è come se lo fossero. 
Quando capita che s'incontrano neanche si guardano.
Si odiano... " sospirai infilando le mani in tasca.

Rimase in silenzio e aumentò il passo affiancandomi.

" Non volevo essere inopportuno. " si scusò una volta arrivati sotto casa mia.

" Nessun problema. 
Spero tu sia un tipo allenato, ci sono ben cinque piani da fare a piedi. " dissi infilando le chiavi nella toppa del vecchio portone di ferro battuto e vetri azzurrini.

" Ehm... d'accordo. " notai una strana espressione sul suo viso ma non ci pensai più di tanto. 
Arrivati al quarto piano mi girai a guardarlo.

Teneva la testa bassa e si reggeva con forza al corrimano.

" Un po' fuori allenamento? Stai bene? " alzò la testa tenendo gli occhi chiusi e annuì leggermente.
Ripresi a camminare pensando a ciò che era successo.

Quando mi ritrovai a dover aprire la porta di casa, un terribile senso di paura si fece spazio dentro di me.

Frugai nel mio zaino ma le chiavi di casa, con il piccolo peluche, non erano lì.

" Le hai in tasca. " mi fece notare Davide con ancora un po' di affanno nella voce.

" Ah... Dio che spavento. " mormorai spalancando la porta dell'ingresso.

" Accomodati. Vuoi qualcosa da bere? " urlai dalla cucina lanciando la cartella su una sedia.

" Un bicchiere d'acqua andrà benissimo. " urlò di rimando.

Presi la pomata per le contusioni dall'armadietto dei medicinali e tornai in soggiorno.

" Ecco a te. " gli porsi il bicchiere pieno quasi fino all'orlo.

" Siediti, forza. " si sedette senza protestare e si lasciò mettere la pomata.

" Mi dirai mai cos'è successo? " Chiesi, ma ancora una volta, sviò il discorso

" Sei del secondo anno? " mi fermai a fissarlo.

" Come fai a saperlo? " domandai curiosa.

" Diciamo che ho tirato a indovinare. " sorrise e riprese a bere.

" Ah sì? Interessante.
Non ti ho mai visto in giro. "

" Sono al secondo piano, voi delle seconde invece state al primo piano. " mi sedetti piegando una gamba sotto al sedere non soddisfatta della sua risposta.

" Neanche all'uscita. " ripresi con lo stesso tono curioso.

" Esco sempre per ultimo. " spiegò tranquillo.

" E all'entrata? "

" Arrivo spesso in ritardo. " disse guardandomi con un sopracciglio sollevato.

" Okay, okay. "

" Arianna, è questo il tuo nome, giusto? " domandò passandosi una mano tra i capelli.

" Preferisco Aria. " dissi prima di tornare in cucina.

" Perché sei venuta in palestra? " chiese rimanendo sulla soglia della porta.

" Tu perché hai fatto a botte? " replicai poggiando il libro di storia sul tavolo.

" Non si risponde a una domanda con un'altra domanda. " cantilenò infilandosi le mani in tasca.

" Beh, l'ho appena fatto. " risi aprendo il libro alla pagina dove avevo lasciato il segnalibro.

" Ma come siamo simpatici! " aprì il suo testo di biologia.

" Quindi è il tuo secondo anno al liceo? " annuii senza smettere di leggere.

" Come te la cavi? " mentre parlava mi accorsi che il suo sguardo era posato sulle foto di famiglia alle mie spalle.

" Abbastanza bene. " mi girai e vidi la foto che ritraeva me, mia mamma e mio padre in spiaggia.

" Non hai sorelle o fratelli? "chiese e io scossi appena la testa.

" Tu invece? " riprese a guardarmi.

" Una sorella di qualche anno più grande. " iniziò a leggere per poi bloccarsi di colpo.

" Devo andare in un posto, ti va di venire? " ci pensai su per un paio di secondi per poi annuire.

" D'accordo, sarà sicuramente più interessante della storia. " feci per mettere il libro nello zaino.

" Ma non adesso! " rise afferrando la mia mano.

Alzai lo guardo vidi che stava guardando le nostre mani.

" Ehm... " spostai la sua mano imbarazzata.

" Allora ti va qualcosa da mangiare? " scosse lievemente la testa per poi tornare a sorridere.

" D'accordo. " disse mentre infilava con naturale disinvoltura le mani nelle tasche della felpa.

Mi voltai verso il frigo e sentii il viso andare a fuoco.

Il suo comportamento era strano, ma non riuscivo ancora a capire perché.

Scossi la testa nel tentativo di ritornare in me.

   
 
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