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Autore: ___Page    16/06/2017    3 recensioni
«Iva tu… non l’hai già acquistata vero?» chiedo in un soffio e un angolo della sua bocca si contrae in un tic.
«A chili» conferma.
«Se non dovessimo trovare un’utilità per questo prodotto, il danno ammonterebbe a una cifra considerevole.»
«Ci serve più tempo!»
«Non lo abbiamo. Ci serve che la questione si riveli un affare entro Settembre o qualcuno del consiglio potrebbe… contrariarsi, diciamo. E la presentazione è programmata per Luglio. E deve essere l’affare dell’anno.»
***
Grazie alla geniale trovata di Iva ora mi ritrovo con il mio migliore amico che si sposa tra sei settimane, Sabo da gestire, un matrimonio da aiutare a organizzare e un progetto assurdo, impossibile, irrealizzabile dal cui successo dipende il futuro lavorativo mio, dei miei due collaboratori/amici, di un’altra buona fetta di colleghi e del mio capo.
Fantastico! Sono al settimo cielo!
***
«Ehi non mi piace che si usi quel termine per me!» protesta.
«Cosa?! Mestruato?!» domando con sfida, ma lui scuote la testa «Irritante?» riprovo, sollevando le sopracciglia, ma lui nega di nuovo «Gay?!» chiedo ancora. Incredula, lo guardo annuire solenne.
«Precisamente.»
No, io non ce la posso fare.
«Izo tu sei gay!!!»
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Koala, Nami, Nefertari Bibi, Trafalgar Law, Usop | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Fisso accigliata il piccolo oblò che gira senza sosta, perplessa tanto quanto Nami e Usopp, in piedi, uno alla mia destra e l’altra a sinistra, nello studio di Iva.
La piccola lavatrice da tavolo, perfettamente funzionante, che il nostro capo ha fatto progettare da Usopp – e costruire da lui e Franky – un anno e mezzo fa senza un apparente valido motivo, vibra leggera sulla scrivania in legno scuro laccato di viola.
Non abbiamo mai capito perché abbia voluto una lavatrice in miniatura, sappiamo solo che, per sicurezza, l’abbiamo fatta brevettare a nome di Usopp, casomai a qualcuno venisse in mente di lanciare una cosa del genere sul mercato. Anche se non vedo proprio a cosa potrebbe mai servire.
Iva, manco a dirlo, un uso glielo ha trovato anche se non mi è ancora per niente chiaro dove voglia andare a parare.
Quando Iva ci ha convocati, stamattina, ho dovuto fare appello a tutto il mio autocontrollo per non farmi prendere dal panico e tranquillizzare anche Nami. Usopp, naturalmente, lo abbiamo trascinato qui contro la sua volontà.
Ora è troppo preso a osservare per preoccuparsi delle poco velate avance che Iva non manca mai di fargli riguardo un eventuale cosa a tre con lui e Sanji. Da mettere i brividi, ve lo garantisco.
Oggi comunque si è astenuta dal molestarlo sessualmente e psicologicamente, troppo emozionata ed euforica per l’arrivo di quei famosi campioni di stoffa per toppe di cui ci dovremo occupare, il cui lancio è previsto per i primi di Agosto.
Molleggiando e saltellando qua e là, sotto lo sguardo atono e attento di Inazuma, ci ha mostrato i campioni di questo rivoluzionario prodotto, affrettandosi poi a stirarne uno su una pezza bucata apposta per l’occasione, con un ferro da stiro portatile.
“Una passata e voilat! Il buco non c’è più! Yyyyyahhh!”
Non posso credere che abbia anche avuto il coraggio di suggerirlo come slogan.
Comunque. Il punto è che fin qui non ci vedo proprio niente di rivoluzionario. Prodotti così ne esistono già, basta andare in una qualsiasi merceria. Per questo sono curiosa di capire come mai il passaggio in lavatrice sia, a suo dire, così determinante che ci aprirà gli occhi sulle infinite possibilità di questa nuova tecnologia sartoriale.
Trattengo a stento un sospiro e mi chiedo quale programma di lavaggio ha selezionato e per quanto ancora dovremo stare qui fermi e immobili che un triplo bip giunge in nostro soccorso, facendoci soffiare con sollievo dalla bocca.
Era ora!
Iva si sposta vicino alla scrivania e, con fare teatrale, apre l’oblò ed estrae la pezza, spiegandola davanti a noi.
«Guardate mie care girls!» esclama, ballonzolante.
La toppa si stacca dalla pezza, come se qualcuno ce l’avesse solo appoggiata sopra e quella avesse resistito qualche secondo grazie a una lieve forza elettrostatica, prima di scivolare con leggiadria sul pavimento.
Q… qualcosa non torna. Che è successo?
«Cos’è che è andato storto?» domanda  Usopp, studiando il buco al centro della pezza blu.
Iva, che non ha ancora perso il sorrisone, si gira a scrutare con più attenzione la pezza e lo strappo che l’attraversa, in bella vista, come se non capisse la domanda del mio amico.
«Niente! Era proprio questo che doveva succedere!» afferma piena di orgoglio.
Ci guardiamo tra noi, accigliati e perplessi.
«Non… si suppone che resti attaccata, la toppa?» Nami da voce ai nostri dubbi.
Iva scuote la testa in un cenno di diniego.
«Iva ma così è inutile.» gli faccio presente, pacata e cauta.
«Si può riattaccare passando di nuovo il ferro! Yyyyyahhhh!»
«Ma al lavaggio successivo si staccherebbe ancora.» considera Usopp, sempre ragionevole.
Iva gli lancia un’occhiata ammiccante che, al suo posto, terrorizzerebbe anche me.
«Mh, NasoBoy come sei sempre così intuitivo.»
Usopp indietreggia di un passo e, istintivamente, porto una mano sulla base della sua schiena, per trattenerlo e rassicurarlo.
«Sapessi quali pensieri sinistri mi suscita quell’appendice.» continua e lui deglutisce a vuoto, lanciando occhiate alla finestra come possibile via di fuga.
«Iva cosa ce ne facciamo? Se si stacca a ogni lavaggio…» comincia a protestare Nami ma subito viene interrotta.
«Ma è proprio per questo che voi siete qui!» esclama Iva, allargando le braccia verso di noi.
Il silenzio è tale che riesco quasi a sentire il rumore dei mie globuli che passeggiano su e giù per le vene finché non mi decido a romperlo.  
«Tu…» comincio, faticando a credere alle mie stesse parole.  «Tu vuoi che troviamo il modo di lanciare un prodotto difettoso?!»
«Precisamente!»
Oh andiamo! Non può fare sul serio!
Ma è di Iva che parliamo e quindi sì, fa sul serio eccome e io lo so più di chiunque altro in questa stanza, anche più di Inazuma.   
«E comunque non è difettoso.» precisa contrariata e Inazuma manda gli occhi al cielo.
Ho l’impressione di non essere la prima che glielo fa notare.
«Certo che lo è! A cosa serve se poi la toppa non tiene?» provo a farla ragionare.
«Questo dovete dirmelo voi!» esclama, testardamente entusiasta.
Scuoto la testa scoraggiata. Questa roba è inutile. Non ha senso perdere tempo su una cosa così. «Iva, non è un progetto proficuo. Lasciamo stare.» insisto e un lampo le attraversa gli occhi.
Un lampo che mi fa gelare il sangue nelle vene. Ora, io sono nota per essere una persona molto calma e piena di risorse. Se avessi un superpotere, quello sarebbe il problem solving e, quindi, normalmente, non mi agito prima di non aver valutato con estrema attenzione il problema che mi si pone di fronte.
Ma quello che ho appena visto negli occhi di Iva è abbastanza per sopprimere il mio ottimismo. Perché se io sono positiva, lei è completamente fuori dal mondo. Se io penso che non c’è problema che non abbia una soluzione, lei pensa che i problemi non esistano proprio.
Quindi se Iva è nel panico può significare soltanto che ho dei validi motivi per esserlo anche io.
«Bisogna trovare un modo!» insiste, il sorriso ora congelato sul volto. E il suo tono supplice non mi aiuta affatto a calmarmi.
Iva è terrorizzata all’idea che non si possa trovare un progetto per questa palesemente inutile stoffa.
Perché è terrorizzata all’idea che non si possa trovare un progetto per questa palesemente inutile stoffa?
Non ha senso, perché basta dire di no, ringraziare e comunicare che non siamo interessati. Non ha senso a meno che, ovviamente…
«Iva tu… non l’hai già acquistata vero?» chiedo in un soffio, anche se dentro di me, conosco già la risposta.
Un angolo della sua bocca, dipinta magistralmente di lilla, si contrae in un tic. «A chili» conferma.
Oh… Santo… Roger…
No… Tutto questo non può essere vero…
Lei non può… Non può essersi fatta fregare così!
Come?! Quando?!
Quanto ha investito in questa robaccia? A quanto ammonta il danno? Perché è a capo dell’azienda?!
Mi giro verso Inazuma, non certa di voler davvero sentire il resto.
«Se non dovessimo trovare un’utilità per questo prodotto, il danno ammonterebbe a una cifra considerevole.» conferma le mie paure, facendo rigirare nel calice che tiene in mano il succo d’uva.
Sono pur sempre le undici del mattino.
Ma a me interessa poco del contenuto del bicchiere di Inazuma ora. A me interessa che improvvisamente le sorti di una parte dell’azienda – e dei nostri colleghi – siano state scaricate sulle spalle di noi tre.
«Ci serve più tempo!» cerco di contrattare almeno sulla data di lancio del prodotto.
«Non lo abbiamo. Ci serve che la questione si riveli un affare entro Settembre o qualcuno del consiglio potrebbe… contrariarsi, diciamo. E la presentazione è programmata per Luglio.»
Lo fissiamo oltre lo shock, le mandibole ancora attaccate solo perché è fisicamente impossibile che cadano a terra.
«E deve essere l’affare dell’anno.» chiarisce Inazuma, dandoci il colpo di grazia.
Questo è un incubo. Un autentico incubo.
Mi giro verso Usopp e Nami ma i loro sguardi mi sconfortano ancora di più. Hanno l’aria più smarrita della mia.
E come dargli torto?
Gli manca la materia prima per svolgere il proprio lavoro. E chi gliela deve fornire?
Ma io ovviamente!
Okay, okay. Niente panico. C’è sicuramente una soluzione da qualche parte. L’importante è che io rimanga calma, concentrata e non…
«Ragazzi.» ci chiama Inazuma, serio come non l’ho mai visto. «Il destino della Ivankov&Co è nelle vostre mani.»
Ecco.
Ora è il momento di farsi prendere dal panico.
 

 
§

 
«Merda!»
Usopp impreca mentre io mi afferro le tempie, i gomiti appoggiati alla scrivania, incapace di pensare per quanto mi sforzi.
«Merda, merda, merda!» ripete ancora Usopp, sempre più in panico, e non posso dargli torto.
Non ci riesco ancora a credere.
In cosa si è andata a infognare Iva? E in cosa ci siamo andati a infognare noi.
«Cosa facciamo?»
«Non lo so.» rispondo, calma. Così non riesco a pensare.
«Che cosa facciamo?!?!»
«Usopp, non lo so!» ripeto, tirando su la testa di scatto. «Ma qualcosa troveremo. Dobbiamo trovare qualcosa!» ripeto decisa, cercando di convincere più me stessa che neanche loro.
Quella cosa non è buona nemmeno per spolverare, porca miseria! E il momento, ovviamente, non poteva che essere questo. 
Grazie alla geniale trovata di Iva ora mi ritrovo con il mio migliore amico che si sposa tra sei settimane, Sabo da gestire – per quanto in mio potere, certo –, un matrimonio da aiutare a organizzare e un progetto assurdo, impossibile, irrealizzabile dal cui successo dipende il futuro lavorativo mio, dei miei due collaboratori/amici, di un’altra buona fetta di colleghi e del mio capo.
Fantastico! Sono al settimo cielo!
Il problema è che non voglio fallire. Non voglio che Iva perda il posto né che succeda a qualcuno dei miei colleghi. Non voglio fallire ma come facciamo?  
Alzo gli occhi alla ricerca di aiuto e incrocio quelli di Usopp che , più abbacchiato di me, si sforza di sorridermi incoraggiante.
Ricambio intenerita.
Non è impossibile, insieme possiamo farcela. Siamo una squadra, una delle squadre più meravigliose che si possano desiderare. Possiamo farcela. Noi possiamo e dobbiamo farcela. Se ci concentriamo esclusivamente su questo, ci dedichiamo anima e corpo al progetto, senza distrazioni est…
«Oh santa merda!»  
Ci giriamo verso Nami, allibiti. Certe uscite non sono proprio da lei.
«Nami?» Usopp la chiama, allarmato ma lei non da neanche segni di averlo sentito. È nel panico più totale. «Ohi!» la richiama più deciso, avvicinandosi.
China il busto in avanti e comincia a leggere mentre anche io li raggiungo.
«Cos’è?» domando, chinandomi a mia volta mentre Usopp continua a far scorrere gli occhi scuri sul monitor.
«Un’email di Sabo.» spiega, l’espressione concentrata. Legge a velocità supersonica e al contempo mi spiega ciò che ha appena letto mentre il suo cervello è già alla riga successiva.
Mi fa sempre impressione quando fa queste cose da genio. Non si rende proprio conto del suo potenziale.
«La futura signora Trafalgar arriva a Raftel in settimana e questo weekend siamo tutti invitati a casa di Dragon per una rimpatriata come ai vecchi tempi, tutto gentilmente offerto dai testimoni dello sposo e l’invito…» si blocca, rischiando di strozzarsi con la propria saliva.
Si gira a guardare Nami, ancora imbambolata e immobile. Cerco rapida il punto in cui mi sembra che Usopp si sia interrotto e leggo febbrile.
 
Ovviamente l’invito è esteso anche a mariti, mogli, fidanzati, amanti e amici con benefici purché siano educati e non molesti. E Nami dì al tuo ragazzo che non può scamparla. Vogliamo conoscerlo!
 
Non oso girarmi a guardarla.
Oh bene. Splendido. Sì, questo è decisamente quello di cui abbiamo bisogno.  
Da quanto vedo, per conoscenza l’ha mandata a tutti e tutti ora si aspetteranno di vedere il fidanzato di Nami che non ha un nome, una faccia e nemmeno una consistenza concreta.
L’inesistente fidanzato di Nami.
Vorrei prendermela con Sabo e il suo eccessivo zelo ma la verità è che non è affatto colpa sua. Non è lui che si è inventato il fidanzato invisibile e comunque sta a noi trovare una soluzione adesso. È inevitabile. E la sola idea che mi viene è banale ma anche la più logica e pratica.   
«Dì che non può venire!»
«Dobbiamo trovare qualcuno!»
«Lo faccio io!»
Nami e io ci scambiamo un’occhiata prima di girarci verso Usopp, le sopracciglia corrugate.
«Come?» domanda Nami perplessa.
«Mi fingo io il tuo ragazzo! Diciamo che non volevamo dirlo subito ma viste le circostanze ci abbiamo ripensato. È la soluzione più pratica per te.» afferma convinto, assumendo quell’espressione determinata che tanto raramente si vede ma che tanto bene gli sta. «Io sono bravo a inventarmi storie, recito bene e ti conosco da una vita! Può funzionare!»
Lo fissiamo mute qualche attimo prima di prendere a muovere simultaneamente il capo a destra e a sinistra.
«No.»
«Non penso proprio!»
Usopp strabuzza gli occhi.  «Come sarebbe?!» protesta, indignato.
«Vorrei evitare di uccidere Sanji di crepacuore.» comincia Nami, incrociando le braccia sotto il seno e Usopp si adombra.
«Tanto vorrà fare la solita recita, non illudetevi.»
«Nami intende che Sanji morirebbe di crepacuore a immaginare lei fidanzata con te non il contrario.» chiarisco con assolutamente zero tatto mentre afferro il mio cellulare che vibra rumoroso e sconnesso sul ripiano liscio della mia scrivania.
Lo sblocco e inserisco la sequenza di sicurezza, prestando solo un orecchio alla loro conversazione.  
«E poi cosa vuoi fare? Giocarti del tutto la possibilità di fare coming out?» insiste Nami, particolarmente sensibile a questa faccenda di Usopp e Sanji.
Apro Whatsapp e pigio sulla mia chat con Law, dove lampeggia una notifica.

“Per favore, dimmi che non ha già mandato l’e-mail di invito per questo fine settimana.”

«Se dici di stare con me, anche dopo che avremo fatto finta di esserci lasciati come lo spieghi che hai improvvisamente scoperto di essere bisessuale e di essere innamorato di Sanji?»
«Non è così impossibile!» si stringe nelle spalle Usopp, portando una mano alla nuca.
Torno a concentrarmi sul mio telefonino e digito rapida: “Non ha mandato l’email di invito per questo fine settimana.”
«Ma allungherebbe ulteriormente i tempi.» insiste lapidaria e irremovibile Nami.
Il cellulare vibra di nuovo tra le mie mani.

“Lo sapevo. Merda.”

Sorrido e scuoto il capo, divertita.
«Ti dico che non è un problema!»
“Cosa ti aspettavi quando lo hai scelto come testimone?” scrivo con la mente già oltre, nuovamente focalizzata sul problema più impellente. 
«Usopp, al di là di tutto, non sarebbe credibile. Nami ha rivelato di essere fidanzata per giustificare uno scambio di messaggi durante la cena dell’altra sera. Tu eri seduto accanto a lei. Che senso avrebbe avuto?»
«Se volevamo tenerlo nascosto…»
«Allora Nami non lo avrebbe sbandierato ai quattro venti.» lo interrompo.
Il cellulare vibra.

“Non lo so. Un miracolo, probabilmente.”

Ridacchio e chiudo la chat. Gli rispondo più tardi.
«Davvero Nami, dì che ha un impegno irrevocabile di lavoro.» propongo di nuovo ma lei scuote la testa caparbia. Sospiro rassegnata.
«Sarebbe troppo sospetto. E poi comunque qualcuno da portare al matrimonio lo dovevo già trovare.»
«Sì ma avresti più tempo!»
«No! Non voglio fare la figura della patetica!»
«Perché? Finora che hai fatto?» domanda Usopp.
«Beh allora non ci sono molte alternative.» mi stringo nelle spalle.
«Ci vuole un accompagnatore.» chiarisce Usopp, annuendo con aria solenne.
«Cosa?!» esclama Nami, quasi scioccata. «Ma io non ho intenzione di pagare!» mette in chiaro.
La osserviamo atoni per qualche secondo. Non è che la cosa ci stupisca ma stavolta non ha nessun’altra opzione.
«Nami…»
«No! Assolutamente no!» ci punta contro l’indice. «Devo trovare qualcuno di disponibile, credibile e soprattutto gratuito!»
Io e Usopp ci scambiamo uno sguardo rassegnato. Inutile discutere tanto sappiamo già entrambi chi la spunta sempre, quando si parla di soldi. Meglio analizzare con cura la faccenda e scovare una soluzione. 
«Informazioni su di lui non ne hai date. Questo gioca a nostro vantaggio.»  
«Ma ci vuole qualcuno che sia bravo a inventare bugie sul momento o, in alternativa, che sia poco loquace.» fa presente Usopp con aria esperta.
«E bravo a non lasciar trasparire le proprie emozioni.» aggiungo io.  
Spalanchiamo gli occhi tutti e tre, colpiti in simultanea dallo stesso pensiero.
«State pensando quello che penso io?» chiede Usopp con un sorriso di trionfo. Io e Nami facciamo segno di sì con la testa, prima di scattare tutti e tre verso la porta.
 
  
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